RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno XLIX n.
166 - Testo della trasmissione di mercoledì 15 giugno 2005
IL PAPA E LA SANTA SEDE:
IN PRIMO PIANO:
CHIESA E SOCIETA’:
Espulsi
dall’India 8 missionari cristiani statunitensi
In Corea del Sud, aumenta il numero dei
cattolici, ma diminuisce quello dei praticanti
Oggi, 90 anni dalla fondazione delle Figlie di
San Paolo, apostole della comunicazione
In Iraq, liberato
l’ostaggio australiano, mentre 23 soldati iracheni muoiono in un attentato
suicida
In Argentina la Corte Suprema annulla le leggi
dell’impunità e riapre oltre 100 processi per crimini commessi
sotto la dittatura militare
15 giugno 2005
LA BENEVOLENZA DI DIO NON DELUDE LE ATTESE DEGLI
UOMINI E DEI POPOLI
CHE VIVONO NEL BISOGNO: ALL’UDIENZA GENERALE
DEDICATA AL SALMO 122,
IL PAPA CHIEDE DI PREGARE E DI AIUTARE
GLI UMILIATI DELLE NAZIONI IN DIFFICOLTA’
- Servizio di Alessandro De Carolis -
Oltre trentamila persone hanno
sfidato a lungo la pioggia per ascoltare questa mattina, in Piazza San Pietro,
la catechesi di Benedetto XVI, all’udienza generale del mercoledì, dedicata
oggi al Salmo 122: una supplica a Dio per invocarne l’aiuto nella miseria umana
e spirituale. Il servizio di Alessandro De Carolis:
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(canto Salmo)
Una preghiera per i popoli
umiliati dalla superbia delle nazioni dei “gaudenti”. E una richiesta di aiuto,
nella certezza che Dio stesso non resta “indifferente” alle loro sofferenze,
“né delude la loro speranza”. E’ un appello alla solidarietà verso le nazioni
che vivono situazioni di disagio quello che Benedetto XVI inserisce tra i
concetti spirituali suggeriti dalle strofe del Salmo 122. Un componimento che
suona come una “supplica”: ha spiegato alle migliaia di pellegrini il Papa,
sottolineando come nella sequenza di versetti sia racchiuso “un intrecciarsi di
sguardi”: quelli del “fedele che leva gli occhi al Signore e attende una
reazione divina, per cogliervi un gesto d’amore, un’occhiata di benevolenza”.
“L’orante
è in attesa che le mani divine si muovano, perché esse opereranno secondo
giustizia, distruggendo il male (...) Il Salmo 122 è una supplica in cui la
voce di un fedele si unisce a quella dell’intera comunità (…) Viene espressa la
speranza che le mani del Signore si aprano per effondere doni di giustizia e di
libertà”.
E “quanto sia importante lo
sguardo amoroso di Dio”, il Salmo lo rivela nella seconda parte, quando gli
occhi del servo e della schiava implorano pietà dal Signore:
“I fedeli hanno bisogno di un intervento di Dio perché si trovano in
una situazione penosa di disprezzo e di scherni da parte di gente prepotente”.
Subito dopo, parlando a braccio,
Benedetto XVI ha attualizzato questo pensiero:
“Sappiamo
come oggi tante nazioni, tanti individui, realmente sono troppo colmati di
scherno, troppo sazi degli scherni dei gaudenti, del disprezzo dei superbi.
Preghiamo per loro e aiutiamo questi umiliati”.
La sazietà di cibo e di anni -
ha affermato il Pontefice - stava ad indicare nella Bibbia “un segno della
benedizione divina”. Ma ora, pur “intollerabile”, quella “sazietà costituita da
un carico esorbitante di umiliazioni” non resta – ha assicurato - senza
risposta dal cielo:
“Per questo i giusti hanno affidato la loro causa al Signore ed egli
non rimane indifferente a quegli occhi imploranti, non ignora la loro invocazione,
né delude la loro speranza”.
D’altra parte, anche un raggio
di sole può parlare della benevolenza di Dio. All’inizio dell’udienza, Benedetto
XVI si era mostrato solidale con i pellegrini radunati sotto le nuvole: “Avete
purtroppo sofferto sotto la pioggia, ora speriamo che il tempo migliori”. Al
termine, con il cielo più aperto, ha ripreso la considerazione iniziale
dicendo: “Un po’ di sole. Il Signore ci ha dato questo segno di tenerezza nel
quale avevamo sperato”.
(canto Salmo)
Salutando i vari gruppi
linguistici, oggi provenienti da tutti i continenti, il Papa ha rivolto, tra
gli altri, un saluto speciale ad un gruppo di 500 ferrovieri di Trenitalia, che
ad aprile avevano permesso al flusso ininterrotto di pellegrini di partecipare
ai funerali di Giovanni Paolo II. Inoltre, Benedetto XVI ha rivolto un saluto
agli studenti appartenenti alle Chiese orientali Cattoliche, invitandoli ad
essere “coraggiosi testimoni del Vangelo” nei loro Paesi. Un saluto ai 400
ufficiali della Marina Militare italiana e agli oltre 600 membri dell’Azione
Cattolica delle diocesi di Acerra e Nola, guidati dal vescovo Gianni Rinaldi.
Da registrare anche un simpatico episodio, al termine dell’udienza: un disabile
in carrozzella, dopo aver salutato Benedetto XVI, gli ha passato un telefono
cellulare. Il Papa ha accettato di buon grado e ha parlato qualche istante al
telefonino, sotto lo sguardo divertito dei collaboratori e i flash ininterrotti
dei fotografi.
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SODDISFAZIONE DELLA SANTA SEDE PER LA
CANCELLAZIONE
DEL DEBITO ESTERO DI 18 PAESI SOPRATTUTTO AFRICANI
E LATINOAMERICANI
- Intervista con mons. Karel Kasteel -
“Compiacimento” della Santa Sede per gli effetti dell’accordo raggiunto
sabato scorso a Londra dalle 8 Nazioni più ricche del mondo, che hanno deciso
di cancellare con effetto immediato il debito estero di 18 Paesi più poveri del
Pianeta, per un ammontare di 40 miliardi di dollari. L’intesa prevede poi
ulteriori cancellazioni per 11 miliardi di dollari a favore di altri 9 Paesi
entro un anno. Dovranno invece attendere di avere soddisfatto alcuni requisiti
di buon governo e lotta alla corruzione altri 11 Paesi ancora, che potranno
scontare altri 4 miliardi di dollari del loro debito estero. Una decisione che
è un “chiaro segno” di “solidarietà”, secondo il Pontificio Consiglio della
Giustizia e della Pace. Anche il Pontificio Consiglio “Cor Unum” ha espresso
soddisfazione, per voce del suo segretario mons. Karel Kasteel, intervistato da
Giovanni Peduto:
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R. – Il significato è molto importante, perché si tratta di una parte
consistente del debito ed è un segnale interessante per questi 18 Paesi che sono
per la maggior parte africani. Ricordo che negli ultimi 10 anni in tutte le
riunioni di agenzie di sviluppo cattoliche si è parlato di questo problema e
sempre si è tentato di fare tutto il possibile per ottenere questa volontà
politica internazionale che, finalmente, ha deciso questa bella notizia. Noi
speriamo che la voce delle agenzie cattoliche venga ascoltata sempre di più,
perché sappiamo quanto siamo vicini noi, Chiesa cattolica, alla gente e soprattutto
ai più poveri. Comunque, questa decisione è una tappa di un processo da
continuare, non è la conclusione. Bisogna auspicare ulteriori remissioni di
debiti almeno di una ventina di Paesi. Quello che potrebbe essere interessante
è anche pensare alla dimensione sociale dello sviluppo dei programmi educativi,
sanitari, anche della promozione delle persone.
D. –
Quali responsabilità hanno, dal canto loro, i Paesi in via di sviluppo?
R. – Di monitorare molto
attentamente le nuove rimesse, i nuovi aiuti che avranno, in modo che vi sia
sempre più trasparenza. Il popolo, non solo del Paese dove si deve aiutare, ma
anche altri popoli, possano vedere che effettivamente si tratta di aiutare le
persone a sviluppare la nazione e creare maggiori basi per la pace, per la giustizia
e anche per la concordia.
D. – Tuttavia, le guerre e il
commercio delle armi vanificano i tanti sforzi che sono intrapresi sul fronte
dello sviluppo. Cosa fare?
R. – In alcuni Paesi sì,
purtroppo questo esiste, ma non dappertutto. Io conosco molti luoghi dove non
esiste questo traffico d’armi e quindi dobbiamo fare tutto il possibile per
promuovere la pace mediante la concordia nazionale. Queste guerre, in genere,
hanno come origine la divisione dei beni, dei beni nazionali. Quindi, nella misura
in cui si potrà ottenere una maggiore concordia nazionale, anche queste brutte
guerre potranno diminuire molto.
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AL CARDINALE PAUL POUPARD, PRESIDENTE DEL
PONTIFICIO CONSIGLIO
DELLA CULTURA, IL DOTTORATO HONORIS CAUSA
DELL’UNIVERSITA’ DI SALTA,
IN ARGENTINA: CERIMONIA A MARGINE DEL SECONDO
INCONTRO
DEI CENTRI CULTURALI CATTOLICI DEL CONO SUD
- A cura di Roberta Moretti -
“L’identità cattolica dei popoli
dell’America, speranza per il futuro”: è il titolo della lezione che il
cardinale Paul Poupard, presidente del Pontificio consiglio della Cultura,
terrà oggi presso l’Università di Salta, in Argentina, dopo aver ricevuto il
Dottorato Honoris Causa. Il conferimento avviene a margine del secondo Incontro
dei Centri culturali cattolici del Cono Sud, in corso fino a domani nella
stessa città. L’iniziativa, sul tema “L’identità cattolica dei Centri culturali
e i giovani nella vita pubblica”, è promossa dal dicastero della Santa Sede,
con lo scopo di proporre iniziative concrete di trasmissione della fede e
d’integrazione dei giovani nella società, attraverso il contributo concreto dei
Centri culturali cattolici. Ieri, nel suo intervento inaugurale intitolato
“L’identità cattolica dei centri culturali e i giovani alla ricerca della
Bellezza che cattura”, il cardinale Poupard si è ispirato alla mitica figura di
Ulisse, attratto dalle sirene, per presentare la figura di Gesù, portatore di
una bellezza capace di attrarre. Il porporato ha analizzato, poi, la situazione
dei giovani, “tra la Bellezza di Gesù Cristo e il narcotico canto delle
sirene”, e i nuovi linguaggi e le situazioni con cui si confrontano. A chiudere
l’intervento del porporato, la proposta di un programma di azione per i Centri
culturali a partire da una forte identità cattolica. I “canti delle sirene” –
ha sottolineato - richiedono un nuovo
linguaggio personalista esistenziale”, che mostri la bellezza di Cristo e
dell’essere suoi discepoli.
SARÀ
PRESENTATO IL 28 GIUGNO, NEL CORSO DI UNA SOLENNE CELEBRAZIONE
LITURGICA, ALLA PRESENZA DI BENEDETTO XVI, IL
NUOVO COMPENDIO
DEL CATECHISMO DELLA CHIESA CATTOLICA
- Servizio di Roberta Gisotti -
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“Un testo di riferimento sicuro e autentico”: con queste parole Giovanni
Paolo II consegnava ai fedeli di tutto il mondo nel dicembre del ’92 il Catechismo
della Chiesa cattolica. Da allora sono passati quasi 13 anni e in questo tempo
si era evidenziata l’esigenza di esprimere in forma “più sintetica e dialogica”
quegli stessi “contenuti della fede e della morale cattolica”. Tale esigenza
era emersa in particolare nel Congresso catechistico internazionale del 2002,
cosicché il Papa l’anno dopo aveva istituito una Commissione speciale,
presieduta dall’allora prefetto della Congregazione per la dottrina della fede,
il cardinale Joseph Ratzinger.
Due anni di preparazione per il nuovo Compendio, sottoposto all’esame di
tutti i cardinali e presidenti delle Conferenze episcopali, che giunge a 40
anni dalla conclusione del Concilio Vaticano II e nel cuore dell’Anno
dell’Eucaristia. “Un prezioso sussidio – come sottolinea una nota – per
soddisfare la fame di verità che ogni persona umana di qualunque età e
condizione avverte”. E non a caso la diffusione del Compendio avverrà a partire
dal 29 giugno, Festa dei santi Pietro e Paolo, “colonne della Chiesa
universale”, “evangelizzatori esemplari”.
Il Compendio, 150 pagine rispetto alle 900 del Catechismo, viene
pubblicato dalla Libreria Editrice Vaticana, che ne curerà la diffusione in
Italia, mentre le edizioni nelle varie lingue saranno affidate ai rispettivi
episcopati.
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UDIENZE E NOMINE
Benedetto
XVI ha ricevuto oggi, in successive udienze, l’arcivescovo Augustine Kasujja,
nunzio apostolico in Madagascar, in Mauritius e nelle Seychelles, nonché
delegato apostolico nelle Isole Comore, con funzioni di delegato apostolico in
La Riunione. Ha poi ricevuto l’arcivescovo Joseph Chennoth, nunzio apostolico
nella Repubblica Centroafricana e in Ciad, e l’arcivescovo Giuseppe De Andrea, nunzio apostolico in Kuwait,
Bahrein, Yemen e Qatar, delegato apostolico nella Penisola Arabica.
In
Tanzania, il Papa ha nominato nunzio apostolico l’arcivescovo Joseph Chennoth,
finora nunzio apostolico nella Repubblica Centroafricana e in Ciad.
In Brasile, il Pontefice ha
accettato la rinuncia al governo pastorale della diocesi di Teixeira de Freitas
– Caravelas, presentata per raggiunti limiti di età dal vescovo Antônio Eliseu
Zuqueto, francescano Cappuccino. Al suo posto, Benedetto XVI ha nominato il
sacerdote Carlos Alberto dos Santos, del clero dell’arcidiocesi di Aracaju,
finora parroco della Parrocchia São José. Il
neo presule, 50 anni, ha computo gli studi di filosofia e teologia presso
il Seminario dei Salesiani di Lorena, nello Stato di São Paulo. Dopo
l’ordinazione sacerdotale, ha svolto, tra l’altro, gli incarichi di rettore del
Seminario minore di Aracaju, primo rettore del nuovo Seminario maggiore di
Filosofia in São Cristovão, coordinatore della pastorale vocazionale e dei ministeri,
responsabile per la formazione dei Diaconi Permanenti, oltre che più volte il
ministero di parroco.
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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”
Apre la prima pagina l'udienza generale.
Sempre
in prima l'Iraq: liberato l'ostaggio australiano rapito il 29 aprile scorso. Il
Parlamento approva il programma di Governo.
Nelle
vaticane, una pagina dedicata al tema dell'Eucaristia.
Nelle
estere, per la rubrica dell'"Atlante geopolitico" un articolo di
Giuseppe Fiorentino dal titolo "Novant'anni fa l'inizio delle indicibili
sofferenze del popolo armeno".
Unione
Europea: l'incontro tra Chirac e Blair conferma le distanze e i contrasti; si
profila difficile nel vertice a Bruxelles un compromesso su bilancio
comunitario e finanziamenti all'agricoltura.
Nella
pagina culturale, in merito alla Biennale di Venezia una riflessione di Mario
Gabriele Giordano dal titolo "Quando l'arte è 'cosa loro' ".
Un
articolo di Franco Patruno sulla mostra "Nel segno di Guercino" alla
Pinacoteca Civica di Cento.
Nelle
pagine italiane, in primo piano l'Irap: riduzioni in tre anni a partire dal
2006; il Consiglio dei Ministri vara la riforma.
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15
giugno 2005
A DUE GIORNI DALLE ELEZIONI
PRESIDENZIALI IN IRAN ANCORA EPISODI DI VIOLENZA
- Intervista con Caren Davidkhanian -
A due
giorni dalle elezioni presidenziali, continuano in Iran gli episodi di violenza
dove gruppi di integralisti islamici cercano, ormai da diversi giorni, di
minare la campagna elettorale del candidato riformista alle elezioni
presidenziali Mostafa Moin. Intanto si aggrava la posizione dell’Iran di fronte all’Agenzia internazionale
per l’energia atomica che ha giudicato insufficienti le informazioni fornite da
Teheran sul proprio programma nucleare. Ma della tensione legata
all’appuntamento elettorale ci parla Donika Lafratta:
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In un
clima di forte tensione l’Iran si prepara alle elezioni presidenziali di
venerdì. Ieri, intanto, nuovi incidenti sono stati registrati nel sud-est del
Paese. Secondo quanto riferito dall’agenzia Irna, l'ex presidente del
Parlamento, sarebbe stato aggredito da un gruppo di fondamentalisti islamici
mentre nella città di Kerman teneva un comizio in favore di Mostafa Moin. Moin,
ex ministro della Ricerca scientifica e dell’Università nel governo del
presidente uscente Khatami, è dato dagli ultimi sondaggi al secondo posto tra i
candidati favoriti alle presidenziali, alle spalle dell'ex presidente
Rafsanjani. Intanto la magistratura iraniana informa che otto persone sono
state arrestate con l’accusa di aver partecipato all’organizzazione degli attentati
che domenica scorsa hanno causato la morte di dieci persone.
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In questo clima di tensione,
crescono i timori per un forte astensionismo alle elezioni di venerdì prossimo.
Giada Aquilino ne ha parlato col collega iraniano Caren Davidkhanian,
giornalista de ‘Il Riformista’:
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R. –
L’astensione prevista è dovuta al fatto che alle ultime due elezioni presidenziali,
nel 1997 e nel 2001, gli elettori avevano scelto a stragrande maggioranza il
loro candidato, ma questo candidato, cioè Khatami, non è stato in grado di portare
a termine il programma di riforme annunciato. La possibile assenza degli elettori
alle urne è legata anche al fatto che, alle consultazioni legislative dell’anno
scorso, il Consiglio dei Guardiani escluse i candidati riformisti. E’ evidente,
quindi, che in queste condizioni le elezioni appaiono ininfluenti nella scelta della direzione che prenderà il Paese.
Da diverse settimane si susseguono i sondaggi che proverebbero questa tendenza,
sondaggi secondo cui non più del 30 per cento degli oltre 40 milioni di aventi
diritto andrebbe a votare.
D. – L’ex presidente Rafsanjani
appare favorito rispetto all’ex capo della polizia Baqer Qalifab e al candidato
riformista Moin. Perché?
R. – Va detto innanzitutto che se
Rafsanjani dovesse vincere, questa sua affermazione andrebbe rapportata al
numero dei partecipanti al voto del 17. L’astensionismo, quindi, andrà a ridimensionare
il tutto.
D. – Ma come appare il
Rafsanjani candidato?
R. – Rafsanjani è una persona
che ha avuto già due mandati nel passato, per un totale di 8 anni. Durante il
suo governo, c’è stata comunque repressione in Iran e l’economia del Paese,
contrariamente a quello che dicono i suoi sostenitori, non è stata brillante.
D. – Però sembra che a livello
internazionale sia in un certo senso accettato…
R. – Perché è la persona con cui
si è chiaramente fatto affari quando era al potere. Rafsanjani, poi, è ben
conscio che anche all’interno dell’Iran, la maggior parte dei possibili
elettori è a favore di rapporti pacifici con l’estero, soprattutto con gli
Stati Uniti.
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“AFIA TOGETHER”: DEL PROGRAMMA DI SALUTE
PER L’AFRICA CHE IMPEGNA MEDICI
ITALIANI E AFRICANI, PRESENTATI IERI A ROMA GLI
INTERESSANTI RISULTATI
- Intervista con Paolo Arullani -
Presentati ieri al Campidoglio,
a Roma, i risultati del programma di salute per l’Africa “Afia together” che
sta impegnando medici italiani ed africani per la cooperazione nella ricerca.
Diversi progetti avviati fino ad oggi danno speranza di vita a circa mille
malati di Aids. Il servizio di Tiziana Campisi:
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E’ nato
il 21 novembre del 2002 dall’intesa tra la Farmindustria e l’Università Campus
Bio-Medico di Roma per la formazione alla sanità nell’Africa SubSahariana.
“Afia together”, questo il nome del progetto, ha avviato una collaborazione tra
mondo universitario ed imprenditoriale coinvolgendo due ospedali, in Uganda e
nella Repubblica Democratica del Congo. I risultati: 80 ore di corsi per 50
ricercatori, l’attivazione di ricerche sull’anemia falciforme, sul diabete e
sull’Aids. Per una solidarietà del progresso scientifico, medici ed operatori
sanitari si stanno avvalendo di formazione on-line, forum e stage. Ora il progetto
si avvia verso la seconda fase che prevede tra l’altro missioni per ricercatori
e la fornitura di attrezzature per la diagnosi delle malattie più diffuse in
Africa. Paolo Arullani, presidente del Campus Bio-Medico, illustra i traguardi
raggiunti fino ad ora:
R. – “Afia together” vuol dire insieme per la salute, insieme per la
promozione dell’uomo, della vita, della sanità. Noi ci proponiamo di aiutarli a
risolvere i loro problemi di salute, cominciando forse dall’alto anziché dal
basso, per diffondere più facilmente quella che può essere una nuova cultura,
una cultura che deve essere la loro cultura, per la ricerca sull’uomo e la
ricerca sulla salute. Per questo, quindi, partiamo da alcuni centri in grado di
poter essere diffusori nel loro ambito.
D. – Che tipo di prospettive
offrono i risultati fino ad ora raggiunti?
R. – Già ora si vedono
le ripercussioni nei nostri colleghi africani, medici, infermieri, ed anche di
altre professionalità che collaborando insieme acquistano un’identità di
vedute. Per cui una ricerca nord-sud, una ricerca assieme Africa e Italia, aiuta
senz’altro ad acquisire conoscenze alla stregua di come noi acquisiamo
conoscenze andando in alcuni centri degli Stati Uniti o di altri Paesi. Ed anche
noi acquisiamo conoscenze di quelle malattie tropicali, di quelle esigenze di
igiene cui noi non pensiamo più, perché pensiamo superate.
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PARROCCHIE TERRITORIO E CARITAS PARROCCHIALI”:
TEMA DEL XXX CONVEGNO
NAZIONALE DELLA CARITAS ITALIANA
- Intervista con Marco Toti e don Pierantonio
Bodini -
“Parrocchie territorio e Caritas parrocchiali”: è il tema del XXX
Convegno nazionale della Caritas Italiana, che si sta svolgendo in questi
giorni a Fiuggi e che si concluderà domani. L’incontro rappresenta un’occasione
importante per confrontarsi con esperienze e riflessioni sul ruolo delle Caritas
diocesane di fronte ai cambiamenti
delle parrocchie e del territorio. Marina Tomarro ha sentito Marco Toti,
coordinatore nazionale del convegno, e don Pierantonio Bodini, direttore della
Caritas di Brescia:
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R. - La Caritas parrocchiale spesso
è visibile soprattutto per le azioni che promuove: un’azione di vicinanza alle
famiglie in difficoltà, alla persona, allo straniero, ma la Caritas
parrocchiale ha anche un ruolo fondamentale d’animazione complessiva della
comunità per fare in modo che non solo gli operatori della Caritas siano coloro
che si adoperano per andare incontro ai bisogni, ma che ogni appartenente alla
comunità sia promotore di carità, vicino all’uomo che soffre.
D. - Qual è la formazione che
deve avere oggi un animatore parrocchiale Caritas?
R. – Veniamo da una tradizione
in cui l’animatore Caritas era il volontario per eccellenza, colui che faceva
delle cose. Oggi la caratteristica essenziale è saper fare rete. L’animatore
Caritas deve essere una persona che sa fare rete, cioè che sa collegare le
esperienze già esistenti nella realtà parrocchiale. Cioè un uomo di comunione,
sostanzialmente.
D. – Uno dei temi principali di
questo incontro è l’aumento delle richieste nei centri di ascolto. Perché c’è
questo bisogno?
R. - Il Centro di ascolto è
tradizionalmente il luogo in cui si presentano dei bisogni e bisogna
riconoscere che negli ultimi tempi i bisogni materiali, rispetto alle
possibilità reali di una famiglia, sono anche aumentati. Questo crea un bisogno
diffuso nella famiglia, che magari è
spinta a rivolgersi ad un centro di ascolto inizialmente per soddisfare un
bisogno materiale, poi da lì spesso si comprende come dietro quella difficoltà
materiale ci sia invece una difficoltà più profonda, che richiede un
accompagnamento nel tempo. Da queste spie noi ci accorgiamo che il lavoro va
fatto sempre più in profondità e anche gli operatori, che una volta forse
davano dei pacchi, oggi devono essere accompagnatori dentro la vita della
gente.
Ma che in modo le Caritas
diocesane cercano di andare incontro ai bisogni del territorio? Ascoltiamo don
Pierantonio Boghini, direttore della Caritas di Brescia:
R. – La Caritas, innanzitutto,
cerca di offrire, secondo il mandato proprio, dei percorsi di formazione e
animazione sul territorio. In questi anni, poi, partendo in modo particolare
dal Giubileo, condividendo con altre realtà sempre presenti in diocesi, abbiamo
proposto ed offerto anche una mensa per i più bisognosi, una casa di
accoglienza per le ragazze tolte dalla strada. Il nostro intento principale è
appunto quello di condividere e di ampliare sempre di più una rete di carità e
solidarietà che trova nei centri di ascolto zonali un punto di riferimento
importante collegato col centro diocesano. Quindi attraverso queste antenne cerchiamo
di avere un’idea sui problemi delle povertà presenti sul territorio e cerchiamo
anche in qualche maniera di offrire delle risposte, non certo da soli ma consapevoli
di dover condividere anche le istituzioni un cammino di risposta adeguata ai problemi
delle persone.
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“CIBO DEL PELLEGRINO”: È IL TITOLO DEL LIBRO DI
MARCO CARDINALI,
RESPONSABILE DI “ORIZZONTI
CRISTIANI” DELLA RADIO VATICANA,
PRESENTATO NEI GIORNI SCORSI A ROMA, PRESSO LA
SEDE DELLA NOSTRA EMITTENTE
- Intervista con l’autore -
“Un viaggio alla scoperta delle
varie sfaccettature del dono eucaristico”: così l’arcivescovo di Tegucigalpa,
nell’Honduras, cardinale Oscar Andrés Rodríguez Maradiaga, ha definito, nella
sua prefazione, il libro “Cibo del pellegrino” di Marco Cardinali, responsabile
di ‘Orizzonti Cristiani’ della Radio Vaticana. Il volume, presentato nei giorni
scorsi presso la sede della nostra emittente, raccoglie 26 meditazioni sul
Corpo e il Sangue di Cristo, preparate per gli ascoltatori della Radio del Papa
in questo anno dedicato proprio all’Eucaristia. Roberta Moretti ha intervistato
Marco Cardinali:
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R. –
Tutti noi siamo pellegrini nella nostra esistenza su questa terra. Stiamo,
dunque, viaggiando verso una patria, quella del cielo. Come pellegrini abbiamo
bisogno di un sostegno, di un cibo, un cibo che nutra il nostro spirito, la
nostra anima. E quale cibo più alto del Corpo e Sangue di Cristo?
D. – E proprio il mistero
eucaristico viene esaminato e descritto nel libro, da diversi punti di vista…
R. – Alcune relazioni, che per
noi sono importanti, ho voluto leggerle alla luce dell’Eucaristia: il rapporto
padre-figlio, lo stesso pellegrinare, nel senso dell’essere in cammino; anche
un aspetto più specifico, ad esempio quello della Messa domenicale. A volte la
messa viene vista come un obbligo, come un qualcosa da fare, mentre è appunto
necessaria: ci deve dare la forza e la gioia per andare avanti.
D. – Nel testo ricorre spesso il
riferimento alla Terra Santa. Cosa rappresentano questi luoghi di pellegrinaggio
per il cristiano?
R. – La Terra Santa è il luogo
dove Gesù è stato pellegrino su questa terra, come uomo e come Dio. Dove ha
agito, dunque, ha operato, dove è semplicemente vissuto. La Terra Santa,
dunque, per un pellegrino come il cristiano non può non essere riferimento continuo.
Poi, lì c’è stato il dono dell’Eucaristia, la passione, la morte, la vita degli
apostoli, la vita di Maria soprattutto, che è stata il primo tabernacolo, colei
che per prima ha portato il corpo del Signore.
D. – Tra le meditazioni raccolte
in questo volume ce n’è una che ritieni particolarmente significativa?
R. – Ci sono delle meditazioni,
specie nell’ultima parte, in cui nasce una preghiera, che è quella di un
cristiano che si mette di fronte al proprio Signore. Vorrei realmente che questa
preghiera fosse semplice, però vera davanti al Signore, che ci vuole comunque
veri fino in fondo e ci ama così come siamo. Ci ha dato il suo corpo nella
morte e nella risurrezione, ma ce lo dà ogni giorno attraverso l’Eucaristia.
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AL
FESTIVAL DEL CINEMA DI TAORMINA, PELLICOLE DI GIOVANI
REGISTI
SUI
MOLTI RISVOLTI DI UNA SOCIETÀ IN CRISI
Al
Festival del Cinema di Taormina si susseguono pellicole di giovani registi che
già affrontano, con personalità e sicurezza stilistica, i molti segreti
racchiusi da una società in crisi. I segreti del cinema sono svelati, invece,
dai protagonisti delle sempre affollate lezioni di cinema: dopo Virna Lisi, ed
in attesa di Irene Papas e Laura Morante, è toccato a Malcom McDowell confessare,
ai tanti giovani studenti presenti in sala, gli alti e bassi della sua
prolifica carriera. Da Taormina, rinomata località siciliana, Luca Pellegrini:
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E’ il tempo dei segreti, al Filmfest di
Taormina. Sono stati raccontati da alcune dense pellicole in concorso nella
sezione “Cinema del mondo” e dall’attore Malcom McDowell nel corso di una sua
applauditissima ed estroversa lezione di cinema, nella quale ha soprattutto
ricordato il suo indelebile rapporto con il grande Stanley Kubrik per il quale
interpretò il protagonista di “Arancia Meccanica”, controverso e profetico film
sulla violenza nella società. “Mi propose il ruolo di Alex parlandomi di cose
stupide, - ha raccontato l’attore – ma la sceneggiatura era incomprensibile e
geniale. Lavorai senza progettare ma proiettando la personalità di Alex nelle
diverse scene, quasi improvvisando. Uscito il film non si fece mai più
sentire”.
In
realtà conosciamo il carattere singolare del grande regista inglese. Emergono
segreti, anche, di molti mondi frutto di storie sbagliate e drammatiche e di
una contemporaneità problematica. Colpisce il primo film italiano in concorso,
“Apnea”, opera prima e già di carattere, del giovane regista veneziano Roberto
Dordit. Nella ricca provincia del nord est italiano, l’apparenza di vite di
successo nasconde inquietanti segnali di corruzione e sfruttamento. Ne fa le
spese Paolo, interpretato da Claudio Santamaria, che si spingerà oltre la
soglia del lecito per scoprire l’illecito di vite e lavori. Ma di società in
crisi raccontano anche “Guy X” di Saul Metzstein: una base americana in
Groelandia nasconde le follie della concomitante guerra del Vietnam; “Schiza”,
film del Kazakistan in cui le passioni sono legate ai combattimenti illegali di
giovani e dove è difficile per la pietà fare breccia. Infine, il romantico
“Bye-bye blackbird”, anch’esso opera prima del francese Robinson Savary, per il
quale il mondo del circo, già in crisi nel primo decennio del ‘900, racchiude
passioni, amori e follie degne del più lacrimevole dei feuiletton.
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15
giugno 2005
ESPULSI DALL’INDIA 8 MISSIONARI CRISTIANI
STATUNITENSI:
LA CERIMONIA RELIGIOSA A CUI
PARTECIPAVANO ERA STATA SCAMBIATA
PER UN RITO DI CONVERSIONE AL CRISTIANESIMO
MUMBAI. = Un
gruppo di 8 missionari cristiani di nazionalità statunitense è stato costretto
a lasciare l’India per “violazioni delle condizioni del visto”. Gli uomini
erano stati assaliti domenica notte da 40 persone in un sobborgo di Mumbai, nello
Stato del Maharastra, durante una cerimonia religiosa, scambiata per un rito di
conversione al Cristianesimo. Nell’agguato, due di loro sono rimasti feriti, ma
le forze di sicurezza hanno fermato solo due assalitori, subito rilasciati su
cauzione. I missionari, invece, sono stati condotti dalla polizia di
Malsani, all’Ufficio regionale registrazione stranieri, e interrogati per 4
ore. Dopo l’interrogatorio, il gruppo è stato diviso: 4 missionari sono stati
allontanati subito, mentre gli altri hanno lasciato il Paese per gli Stati
Uniti il giorno dopo. Un ufficiale di polizia ha dichiarato all’agenzia AsiaNews: “Se sono venuti in India
per pregare dovevano richiedere un visto da missionario, non da turista!”.
Sempre ad AsiaNews, John Dayal,
presidente dell’All India
Christian Union (AICU), ha dichiarato: “Il governo americano ha
fatto in fretta a togliere l’India dalla lista degli Stati canaglia: l’AICU
condurrà in maniera autonoma un’inchiesta su questo grave incidente”. “La
violenza contro i cristiani – ha concluso – sta aumentando, anche nello stato
del Maharashtra”. Il sito della Conferenza episcopale indiana (CBCI) “condanna
l’attacco ad un pacifico incontro religioso”: “E’ molto triste constatare come
questa Nazione, che ha una grande tradizione di ospitalità, non tratti più bene
i suoi visitatori”, ha dichiarato Babu Joseph Svd, portavoce della CBCI. “E’
triste inoltre – ha aggiunto – che in questi tempi ogni raduno tenuto da
cristiani sia visto con sospetto”. (R.M.)
GRANDE PARTECIPAZIONE, NEI GIORNI SCORSI IN CINA,
AL PRIMO CONGRESSO EUCARISTICO DELL’ARCIDIOCESI DI
TAI YUAN,
NELLA
PROVINCIA DI SHAN XI, SUL TEMA:
“ECCO, IO
SONO CON VOI TUTTI I GIORNI, FINO ALLA FINE DEL MONDO”
TAI
YUAN. = “Ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo”: su
questo tema si è svolto nei giorni scorsi in Cina il primo Congresso eucaristico
dell’arcidiocesi di Tai Yuan, capoluogo della provincia di Shan Xi.
Un’occasione per celebrare il centenario della fondazione della Cattedrale
della città, dedicata all’Immacolata Concezione. Secondo il bollettino
cattolico di He Bei, “Faith”, più di 1.400 sacerdoti, religiose, seminaristi,
laici e catecumeni hanno preso parte all’incontro, scandito dalla Processione
Eucaristica, dall’Adorazione del Santissimo Sacramento e dalla Santa Messa. Al
termine del Congresso, i partecipanti hanno lanciato, poi, una “Proposta di
devota adorazione dell’Eucaristia”, invitando tutti i fedeli ad adorare
quotidianamente il Santissimo. Secondo il “Manuale della Chiesa cattolica in
Cina”, pubblicato dall’He Bei Faith Press, attualmente l’arcidiocesi di Tai
Yuan è costituita da 25 parrocchie con circa 90, fra chiese e cappelle. La
comunità è composta da oltre 70 mila fedeli, 45 sacerdoti, di cui 37 giovani;
30 suore e 47 seminaristi. Nel territorio sorgono due Santuari mariani, quello
della Madonna della Grazie e della Madonna Addolorata. La comunità cattolica ha
anche aperto un Centro di servizio della carità, un biblioteca con sala di
lettura e un piccolo negozio di oggetti sacri. (R.M.)
IN COREA DEL SUD, AUMENTA IL NUMERO DEI CATTOLICI, MA DIMINUISCE QUELLO
DEI PRATICANTI: NE DA’ NOTIZIA LA CONFERENZA EPISCOPALE COREANA,
PUBBLICANDO I DATI DEL 2004 SULLA
COMUNITA’ CATTOLICA NEL PAESE
SEOUL. = Le statistiche del 2004 sulla comunità
cattolica in Corea del Sud mettono in luce che la Chiesa nel Paese è a un punto
di svolta cruciale e necessita di nuovi programmi di orientamento pastorale.
Secondo i dati pubblicati di recente dalla Conferenza episcopale coreana, il
numero totale di cattolici è di 4.537.844, cifra pari al 9,3 per cento della
popolazione, il 2,4 per cento in più rispetto all’anno precedente. È cresciuto
quindi il numero dei battezzati che, inclusi i neonati, è stato di 138.715,
rispetto ai 135.379 del 2003. La diocesi più numerosa è quella di Seoul, con
1.276.634 fedeli. Il rapporto tra cattolici uomini e donne è di 4 a 6, mentre
sul totale della popolazione è quasi paritario: 50,2 per centro gli uomini e
49,8 per cento le donne. Solo un quarto della comunità cattolica, però, si può
dire praticante: alla Messa dominicale partecipa infatti il 28,1 per cento, di
cui il 24,1 per cento si confessa durante l’Avvento e la Quaresima. Di pari
passo è salito il numero di cattolici definiti “apatici”: dal 35,7 per cento
del 2003 al 36 per cento. Si presenta dunque la necessità, nel Paese, di
studiare una nuova strategia pastorale per la ri-evangelizzazione dei fedeli.
Secondo le statistiche, il 51,3 per cento dei cattolici vive in 7 grandi città:
per far fronte a questa urbanizzazione, i vescovi sottolineano la necessità di
promuovere scambi tra le aree rurali e cittadine. (R.M.)
PRESENTATO IERI POMERIGGIO A
BOLOGNA, PRESSO L’ISTITUTO
“VERITATIS SPLENDOR”, IL LIBRO “TOTUS TUUS: IL MAGISTERO
MARIANO
NEGLI
SCRITTI DI PAPA WOJTYLA”. IL VOLUME, IN ITALIANO E IN SPAGNOLO, E’ IL
PRIMO DI UNA PRESTIGIOSA COLLANA DEDICATA AGLI SCRITTI DI GIOVANNI PAOLO II
- A cura di Stefano Andrini -
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BOLOGNA.=
“Nel suo cammino verso l’uomo, nel suo camminare sulla ‘via che è l’uomo’,
Giovanni Paolo II non poteva non essere con Maria”: lo ha ricordato
l’arcivescovo di Bologna, Carlo Caffarra, nel corso della presentazione del volume
“Totus Tuus: il Magistero Mariano negli scritti di Papa Wojtyla”, edito in
tiratura limitata da Fmr- Art'è e realizzato in collaborazione con l’Istituto
Veritatis Splendor. L’opera apre una nuova collana, dedicata alla raccolta
antologica delle testimonianze di dottrina, di vita e di fede di Giovanni Paolo
II. Per il primo volume, il maestro
Floriano Bodini ha realizzato due bassorilievi, incastonati rispettivamente
sulla prima e sulla quarta di copertina; l’artista lombardo ha anche realizzato
in esclusiva, con tecnica litoserigrafica, la tavola fuori testo intitolata “Mater
Ecclesiae”. Nella prefazione, l’arcivescovo di Bologna sottolinea: “Giovanni
Paolo II vede Maria nel mistero di Cristo che redime l’uomo, nel mistero
dell’uomo affidato ad una libertà, la sua, che può distruggerne l’umanità; e
quindi finalmente nel mistero di un affidamento dell’uomo a una maternità senza
limiti. Ritroviamo nello sguardo su Maria tutte le caratteristiche del suo
servizio petrino”. Mons. Arthur Burton Calkins, officiale della Pontificia
Commissione Ecclesia Dei, che ha curato la scelta antologica e le introduzioni,
annota: “Ci sono nel libro tante pagine belle ma quella che rimane
per me sempre un capolavoro è il discorso di Giovanni Paolo II a Fatima del 13
maggio 1982. In quell’omelia si trova la chiamata alla conversione, la dottrina
della maternità spirituale, il ruolo di Maria nell’opera della salvezza, la
teologia del Cuore di Maria e della consacrazione”.
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OGGI, 90 ANNI DALLA
FONDAZIONE DELLE FIGLIE DI SAN PAOLO,
APOSTOLE DELLA COMUNICAZIONE
ALBA. = Diffondere il messaggio
cristiano attraverso le tecnologie della comunicazione: è la missione della
congregazione delle Figlie di San Paolo, fondata il 15 giugno di 90 anni fa ad
Alba, in provincia di Cuneo, dal giovane don Giacomo Albertone, proclamato
beato nel 2003. Costituita un anno dopo la Società di San Paolo, la Congregazione
propone iniziative di animazione nelle diocesi, nelle parrocchie, negli
istituti di cultura e nelle scuole, realizzando Centri multimediali e curando
la crescita umano-spirituale degli operatori della comunicazione e della
cultura. Attualmente le Figlie di San Paolo sono presenti in 52 nazioni con
2540 membri effettivi e circa 240 giovani in formazione; 250 sono le comunità,
oltre 300 i centri apostolici e più di 30 i siti web delle Paoline.
L’espansione missionaria è stata costante, culminata nel 1994, in occasione del
centenario della nascita della cofondatrice, Sr Tecla Merlo, quando è stato
realizzato il “Progetto missionario”, con 15 nuove fondazioni. Sono state così
raggiunte alcune Nazioni dell’Europa dell’Est: Russia, Romania, Repubblica Ceca;
dell’Asia: Singapore, Tailandia; dell’Africa: Angola, Costa d’Avorio, Nigeria,
Sud Africa, Zambia; dell’America Latina: Paraguay, Repubblica Dominicana.
Cominciano a portare i primi frutti, inoltre, i tentativi anche per una presenza
nella Cina continentale, nella Corea del Nord e in Vietnam. (R.M.)
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- A cura di Amedeo Lomonaco -
In Iraq, dove un nuovo
attentato kamikaze ha devastato un ristorante a nord di Baghdad, è stato
liberato un ostaggio australiano grazie ad un blitz delle forze della
coalizione. Il nostro servizio:
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Douglas Wood, il
63.enne ingegnere australiano rapito lo scorso 29 aprile in Iraq, è stato
liberato. Lo ha annunciato poco fa al parlamento di Canberra il premier John
Howard. La radio australiana ‘ABC’ ha precisato che l’ostaggio è stato
rilasciato grazie ad un’operazione militare. Ma all’esito positivo di questa
vicenda si contrappone uno scenario sempre più inquietante. Almeno 23 soldati
iracheni sono morti per l’esplosione di una bomba in una mensa militare di
Khalis, cittadina a nord di Baghdad. L’attentatore suicida, che indossava una
divisa da soldato, è riuscito ad entrare nel locale durante l’ora del pranzo.
Numerosi soldati britannici sono rimasti feriti per un attacco dinamitardo
compiuto a Baghdad. La morte di un soldato americano per un agguato teso da
ribelli a Falluja ha fatto poi salire a 1700 il numero di militari statunitensi
rimasti uccisi nel Paese arabo dal mese di marzo del 2003, quando ebbe inizio l’offensiva
per rovesciare l’allora regime di Saddam Hussein. Da alcuni mesi le truppe
americane, appoggiate da forze governative irachene, sono impegnate in continue
operazioni anti guerriglia ma la situazione resta difficile. Il segretario
statunitense alla Difesa, Donal Rumsfel, ha ammesso che la cornice di sicurezza
in Iraq non è migliorata dopo la caduta del governo di Saddam. Rumsfeld ha
anche denunciato l’arrivo di ribelli in Iraq attraverso il confine siriano e ha
accusato il governo iraniano di intromettersi nella politica irachena. In
Italia, infine, i risultati del primo esame del Dna effettuato su presunti
resti umani di Enzo Baldoni, il giornalista italiano ucciso in Iraq lo scorso
26 agosto, sono incompatibili con il codice genetico del padre del reporter.
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Intanto, nella prima conferenza
stampa dopo la liberazione, la giornalista francese Florence Aubenas ha
rivelato ieri alcuni particolari dei 5 mesi di prigionia. L’inviata del quotidiano
“Liberation”, in un clima disteso, ha spiegato le varie fasi e i punti ancora
oscuri del sequestro. Il servizio di Francesca Pierantozzi:
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In una
sala stampa gremita, piena di amici e colleghi, Florence Aubenas ha raccontato
i suoi 157 giorni in Iraq. Lo ha fatto con un umorismo e un’energia che hanno
strappato applausi e risate ai giornalisti presenti a Parigi. Ma la sua è stata
una prigionia dura. Sono stati 5 mesi durante i quali ha vissuto su un
materasso, steso in terra, bendata con l’obbligo di non parlare e il permesso
di fare soltanto una doccia al mese. Cinque mesi durante i quali è stata anche
picchiata e minacciata. Florence Aubenas ed il suo interprete sono stati rapiti
insieme. Poi sono stati separati, bendati e costretti al silenzio. Non hanno
saputo fin quasi alla fine di aver condiviso la stessa cella. Di riscatto la
Aubenas non ha mai sentito parlare. Mi piacerebbe sapere – ha detto – perché
sono stata liberata e perché c’è voluto tanto tempo. La reporter di
“Liberation” ha raccontato tutti gli incontri con un uomo, presumibilmente il
capo dei sequestratori. E’ con lui che ha trattato il testo dei video girati.
E’ lui che le ha chiesto di fare appello al discusso deputato neogollista Didier Julia, già coinvolto nelle trattative per la
liberazione dei due giornalisti francesi Chesnot e
Malbrunot, rilasciati lo scorso 21 novembre.
Da Parigi, Francesca
Pierantozzi, per la Radio Vaticana.
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In Afghanistan, sette
presunti militanti taleban sono rimasti uccisi nell’ambito di un’operazione
condotta dall’esercito afghano a sud-est di Kandahar, nel sud del Paese. Lo
hanno riferito oggi fonti dell'esercito afghano.
Dopo la guerra degli anni ’80
tra Iran e Iraq, è stato annunciato un collegamento aereo tra Teheran e
Baghdad. Entro i prossimi due mesi comincerà, infatti, un servizio di voli
diretti fra i due Paesi. Lo ha reso noto il ministero dei Trasporti della
Repubblica islamica. La maggioranza degli iraniani è sciita e i voli serviranno
soprattutto a trasferire pellegrini verso le città sante irachene di Najaf e Kerbala.
In Israele, il presidente del
parlamento, Reuven Rivlin, ha chiesto lo scioglimento dell’Assemblea e la
convocazione di elezioni anticipate dopo tre mozioni di sfiducia al governo di
Ariel Sharon. Intanto, si è svolta ieri la prima riunione della commissione
mista israelo-palestinese incaricata di coordinare il ritiro dei coloni ebrei
dalla Striscia di Gaza. Lo Stato
Ebraico e l’Autorità nazionale palestinese si sono accordati, inoltre, per
completare il passaggio del controllo della città cisgiordana di Jenin ai
palestinesi prima del ritiro israeliano da Gaza.
La Corte Suprema argentina ha
annullato, ieri, le cosiddette leggi dell'impunità. Si tratta di quelle
disposizioni che permisero ai responsabili della dittatura, colpevoli di aver
messo in atto una repressione che tra il ’76 e l’83 provocò 30.000 desaparecidos,
di sfuggire alla giustizia. Da Buenos Aires, Maurizio Salvi:
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Anche
se non ha colto di sorpresa l’opinione pubblica, la sentenza della Corte Suprema,
che ha un indubbio valore storico, ha suscitato viva emozione in Argentina,
dove esiste un attivo movimento per la difesa dei diritti umani. Il massimo
tribunale ha impiegato oltre tre anni per esprimersi sulla questione. Lo ha
fatto solo quando, per volontà del presidente
Néstor Kirchner, la Corte è stata
rinnovata nella maggioranza dei suoi componenti. Il capo dello Stato ha sostenuto
che queste leggi riempivano di vergogna l’Argentina per tutte le persone che
hanno sofferto gli atroci tormenti generati dalla dittatura. L’annullamento
delle leggi di obbedienza dovuta avrà come principale risultato la riapertura
di oltre 100 processi e il coinvolgimento di un numero non ancora precisato,
tra 500 e 1000, di militari che hanno svolto mansioni specifiche durante la
dittatura militare. Poco prima della diffusione della sentenza, sono circolate
voci di un diffuso malessere nei ranghi delle forze armate. Ma il comandante in
capo dell’esercito, Roberto Bendini, le ha smentite. Nell’esercito – ha
assicurato – sappiamo che questo primo passo era necessario per intraprendere
la riconciliazione tra gli argentini.
Maurizio Salvi per la Radio
Vaticana.
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“Sono quasi sicuro che non verrà trovato un accordo sulle
prospettive finanziarie 2007-2013”. Lo ha detto il presidente di turno
dell’Unione Europea, il premier lussemburghese Jean-Claude Juncker, parlando
dei negoziati sul bilancio comunitario alla vigilia del Consiglio europeo che
si aprirà domani a Bruxelles. Il presidente della Commissione, Josè Manuel
Durao Barroso, ha precisato che è “meglio un accordo imperfetto rispetto ad un
mancato accordo”.
Una forte scossa di terremoto di 7 gradi sulla scala
Richter è stata registrata in California. L’epicentro del sisma è stato localizzato a poco
meno di 500 chilometri a nord-ovest di San Francisco. Le autorità hanno lanciato un allarme tsunami, poi annullato. Gli
abitanti della cittadina costiera di Crescent City sono stati invitati ad
evacuare la zona.
Sedici sospetti estremisti islamici, cinque dei quali
ritenuti coinvolti nelle stragi di Madrid dell’11 marzo 2004, sono stati
arrestati nelle ultime ore dalla polizia spagnola. Nella duplice operazione,
condotta simultaneamente in Catalogna e in Andalusia, hanno preso parte circa
cinquecento agenti.
Nel cimitero ebraico di Budapest, 130 tombe sono state
profanate da un gruppo di vandali. Secondo Gusztav Zoltai, direttore
dell’organizzazione ebraica Mazsihisz, i vandali avrebbero approfittato della
chiusura di lunedì e martedì per la festività ebraica dello Shavuot. Sulle
tombe non sono stati ritrovati né slogan né graffiti.
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