RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno XLIX n. 165 - Testo della trasmissione di martedì 14 giugno 2005

 

 

Sommario

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

Dai sacerdoti, alle famiglie, ai bambini della Prima Comunione: Benedetto XVI continua ad incontrare tutte le realtà della sua diocesi: il commento di mons. Marco Frisina

 

Plauso del Pontificio Consiglio “Giustizia e pace” alla decisione del G8 per la cancellazione del debito di 18  Paesi in via di sviluppo

 

Intervento della Santa Sede all’OSCE contro l’antisemitismo e la discriminazione religiosa

 

IN PRIMO PIANO:

Non una vittoria dei cattolici ma del buon senso, nel rispetto della vita umana: ai nostri microfoni il cardinale Ruini,

 

Bruno Dallapiccola, Luisa Santolini , Carlo Casini, Edo Patriarca e Paolo Bustaffa commentano il fallimento dei referendum sulla fecondazione assistita

 

Si celebra oggi la Giornata mondiale del donatori di sangue: intervista con Andrea Tieghi

 

CHIESA E SOCIETA’:

Secondo un’indagine condotta dalla “Health Partners Research Foundation” la ricerca scientifica diventa sempre di più un business miliardario

 

Jan Eliasson, diplomatico svedese, è stato eletto ieri presidente della prossima Assemblea generale dell’ONU

 

Viaggio del cardinale Francis Arinze in Ucraina su invito dei vescovi cattolici di rito latino

 

Nuovo attentato contro istituzioni cristiane nella Stato indiano del Bihar

 

Nell’Iraq del dopo Saddam in forte espansione il traffico internazionale di droga ed il consumo locale di stupefacenti

 

Chiude in Italia, per mancanza di finanziamenti, la rivista del volontariato, da 14 anni a servizio di una cultura della solidarietà

 

24 ORE NEL MONDO:

Ancora attentati e massacri nella guerra infinita dell’Iraq

 

Sale la tensione in Iran a tre giorni  da  cruciali elezioni presidenziali: bombe e arresti nel Paese

 

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

14 giugno 2005

 

 

DAI SACERDOTI, ALLE FAMIGLIE AI BAMBINI DELLA PRIMA COMUNIONE:

BENEDETTO XVI CONTINUA AD INCONTRARE TUTTE LE REALTA’ DELLA SUA DIOCESI,

ALLA QUALE CHIEDE DI ESSERE ESEMPLARE ALL’INTERNO DELLA CHIESA UNIVERSALE

- Intervista con mons. Marco Frisina -

 

         Il Papa e i bambini insieme, per parlare di Gesù Eucaristia. Sarà un “catechista” molto speciale, Benedetto XVI, a spiegare il prossimo sabato 15 ottobre ai ragazzi e alle ragazze della Prima Comunione di Roma e del Lazio il senso del Sacramento appena ricevuto. Un appuntamento - quello annunciato domenica scorsa dallo stesso Pontefice all’Angelus - che si collega idealmente agli altri momenti d’incontro presieduti dal Papa nelle ultime settimane, prima con il clero e poi con le famiglie della diocesi di cui è a capo. Quasi una riconferma di quella “esemplarità” chiesta da Benedetto XVI alla Chiesa capitolina, come conferma mons. Marco Frisina, direttore dell’Ufficio liturgico del Vicariato di Roma, intervistato da Fabio Colagrande:

 

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R. – Il recente Convegno diocesano sulla famiglia, aperto dal Papa, è stato un momento molto bello, in cui Benedetto XVI ha sottolineato l’aspetto della preghiera all’interno della famiglia unita e quindi la presenza dell’Eucaristia come fulcro vitale della famiglia stessa. L’annuncio, quindi, di questa festa dei bambini della Prima Comunione è in linea proprio con tale insegnamento. Credo sia veramente una proposta bellissima e sarà un grande evento, nel quale apparirà la bellezza del primo incontro con Cristo da parte della famiglia, attraverso i bambini.

 

D. – L’appuntamento del 15 ottobre è anche un modo per sottolineare l’importanza che ha l’insegnamento in vista della preparazione all’Eucaristia…

 

R. – Benedetto XVI è stato, prima di essere Papa, un maestro di fede per la Chiesa e continua ad esserlo da Pontefice in maniera ancora più grande. Dunque, il suo insegnare ai bambini a capire la bellezza del Sacramento che dà la vita alla Chiesa è importantissimo.

 

D. – L’Osservatore Romano scrive oggi in prima pagina: “Evangelicamente per entrare nel Regno dei Cieli occorre convertirsi e diventare come bambini”….

 

R. – Sì, forse ciò che manca al mondo di oggi: questa innocenza ritrovata. Farsi piccoli significa ritrovare il proprio posto davanti a Dio, quello di essere bambini, di essere figli. Credo sia un grande messaggio per il mondo, per tutti, anche per i non cristiani.

 

D. – Il Papa, fin dalla Messa di inaugurazione del suo Pontificato, ha insistito sul fatto che si osservino certe forme, anche estetiche, della celebrazione eucaristica e se ne ritrovi il contenuto anche attraverso gesti importanti e simbolici. Quanto lei ritiene possa essere aiutata la nuova evangelizzazione da una rivalutazione degli aspetti liturgici?

 

R. – Sicuramente la Liturgia manifesta la fede. La manifesta in maniera splendida e gloriosa. E’ come se la Liturgia ci rappresentasse dal vivo la bellezza di Cristo risorto. Per cui essa è molto importante nell’evangelizzazione: anche se uno non ne conosce gli aspetti formali, perché nessuno lo ha istruito, vedendo una Liturgia autenticamente celebrata, sicuramente riesce a comprendere quanto grande sia il mistero che viene in quel momento manifestato.

 

D. – Anche con l’appuntamento ai bambini della Prima Comunione, il Papa continua a chiedere alla diocesi di Roma di essere una diocesi, in qualche modo, esemplare. E’ una grossa responsabilità?

 

R. – E’ una grande responsabilità e nello stesso tempo anche una grande gioia, perché sentirsi così vicini al proprio vescovo, che è il Papa e che annuncia al mondo la bellezza della Chiesa universale, come se volesse indicare con la propria diocesi la via alle altre Chiese particolari, è certo una cosa stupenda, che ci riempie di timore ma anche di entusiasmo. Significa svolgere la propria missione di Chiesa locale a servizio di quella universale, così come fa il Papa, che essendo vescovo di Roma è vescovo della Chiesa universale.

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PLAUSO DEL PONTIFICIO CONSIGLIO “GIUSTIZIA E PACE” ALLA DECISIONE

DEL G8 PER LA CANCELLAZIONE DEL DEBITO DEI PAESI IN VIA DI SVILUPPO

- Servizio di Alessandro Gisotti -

 

Il Pontificio Consiglio “Giustizia e Pace” plaude all’iniziativa del G8 per la cancellazione del debito dei Paesi in via di sviluppo. In un comunicato diffuso oggi, il dicastero vaticano presieduto dal cardinale Renato Raffaele Martino ricorda come la Chiesa e Giovanni Paolo II, in particolare, abbia sempre messo l’accento sul peso che il debito estero rappresenta per le speranze di sviluppo di molti popoli. Un appello espresso con straordinario vigore da Papa Wojtyla nell’Anno del Grande Giubileo. Il servizio di Alessandro Gisotti

 

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 Il Pontificio Consiglio Giustizia e Pace accoglie con compiacimento la decisione delle otto nazioni più ricche del pianeta di cancellare i 40 milioni di dollari dovuti da 18 Paesi in via di sviluppo e l’intenzione di estendere tale iniziativa ad altri 20 Stati. “Giustizia e Pace” loda in particolare il premier britannico Tony Blair per aver sostenuto l’approvazione dell’iniziativa alla vigilia del Summit del G8, a luglio in Scozia. La decisione della cancellazione del debito – rileva la nota – è un chiaro segno della solidarietà che le nazioni ricche devono mostrare per quanti vivono nei Paesi in via di sviluppo.

 

 D’altro canto, il Pontificio Consiglio esorta i governi del nord del mondo ad adempiere agli impegni assunti negli ultimi 30 anni, a partire dall’assegnazione dello 0,7 per cento del PIL alle politiche di sviluppo del Terzo Mondo. I Paesi sviluppati, è l’avvertimento di “Giustizia e Pace”, devono impegnarsi a centrare gli Obiettivi per lo Sviluppo, approvati al Summit Onu del 2000. Per questo, il dicastero vaticano si augura che la cancellazione del debito sia solo il primo di molti passi dei Paesi sviluppati sulla strada di una vera solidarietà con i Paesi in via di sviluppo.

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UNA DEMOCRAZIA SANA PROMUOVE LA DIGNITA’ DELLA PERSONA E IL RISPETTO

DEI SUOI DIRITTI, MA DEVE POGGIARE SU UNA BASE MORALE OGGETTIVA

PER ASSICURARE PACE STABILE: IL RICHIAMO DELLA SANTA SEDE ALLA CONFERENZA DELL’OSCE, A CORDOBA, SU “ANTISEMISTISMO ED ALTRE FORME DI INTOLLERANZA”

 

- A cura di Roberta Gisotti -

 

 “L’enorme tragedia dell’olocausto è un drammatico richiamo per educare, soprattutto le giovani generazioni, a non cedere davanti alle ideologie che giustificano la possibilità di ‘calpestare’ la dignità umana basandosi sulla diversità etnica, linguistica, nazionale o religiosa”. Lo ha ribadito l’arcivescovo di Toledo mons. Antonio Canizares, che ha guidato la delegazione della Santa Sede alla Conferenza internazionale, svoltasi nei giorni scorsi a Cordoba, in Spagna, sul tema “Antisemisismo ed altre forma di intolleranza”.

 

L’iniziativa, che ha riscosso l’approvazione dalla Santa Sede per “una nuova tappa importante” nel cammino della comunità internazionale contro ogni forma di discriminazione, è stata organizzata dall’OSCE, l’Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa. Alla delegazione vaticana hanno partecipato anche mons. Ettore Ballestrero della Segreteria di Stato, Vincenzo Bonomo, docente di diritto internazionale e Adriana Opromolla, consulente della Commissione degli episcopati della comunità europea (COMECE).

 

Nel corso dei lavori mons. Canizares ha messo in guardia contro l'intolleranza che ''si trasforma in limitazione dei diritti e della libertà'' e che può portare alla emarginazione ed all'oppressione della persone e delle comunità alle quali appartengono. Il presule ha inoltre evidenziato il problema del rispetto dell'identità religiosa in una società pluralista. ''La distinzione tra potere spirituale e civile - ha rilevato - non comporta separazione, indifferenza o incomunicabilità ma dialogo e confronto a servizio dell'autentico bene della persona umana”. “Laicità non è laicismo”, ha chiarito l’arcivescovo citando Giovanni Paolo II e indicando che “lo Stato laico assicura libero esercizio delle attività di culto, spirituali, culturali e caritative delle comunità di credenti. In una società pluralista, la laicità è il luogo di comunicazione fra le diverse tradizioni spirituali della nazione''.

 

 

 

Il capo della delegazione vaticana ha infine condannato il “relativismo etico, che riconosce nulla come definitivo” e “non può essere considerato come una condizione della democrazia, come se fosse l’unica garanzia della tolleranza, del rispetto reciproco tra le persone e dell’adesione alle decisioni della maggioranza. Una democrazia  sana – ha sottolineato infine  il presule -  promuove la dignità della persona ed il rispetto dei suoi diritti intangibili ed inalienabili. Senza una base morale oggettiva neanche la democrazia può assicurare una pace stabile''.

 

 

 

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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”

 

 

 

Apre la prima pagina il tormentato Iraq, sempre segnato dalle violenze. Strage in un mercato di Kirkuk.

 

Nelle vaticane, due pagine dedicate alla prossima Giornata mondiale della Gioventù a Colonia. 

 

Nelle estere, i due interventi della Santa Sede alla Conferenza internazionale - a Cordoba, in Spagna - sul tema "Antisemitismo ed altre forme di intolleranza".

 

Nella pagina culturale, una riflessone di Angelo Marchesi dal titolo " 'Pensiero debole': quante delusioni".

Un articolo di Vittorino Grossi in merito ad una mostra allestita al Braccio di Carlo Magno in occasione del VII centenario della morte di san Nicola da Tolentino.

Per l' "Osservatore libri" un articolo di Domenico Volpi dal titolo "C'è bisogno di un 'evento' per attirare l'attenzione sul libro": un'analisi della produzione editoriale per ragazzi.  

 

Nelle pagine italiane, in primo piano il referendum sulla fecondazione assistita: il quorum non è stato raggiunto. "Una vittoria del buon senso". Clamorosa sconfitta per i sì.

 

 

 

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OGGI IN PRIMO PIANO

14 giugno 2005

 

CATTOLICI E LAICI INSIEME PER UNA VITTORIA DELLE CIVILTA’. FALLITO IL REFERENDUM SULLA PROCREAZIONE ASSISTITA. SOLO IL 25,5% ALLE URNE.

IL COMMENTO DEL CARDINALE CAMILLO RUINI

 

 

Non una vittoria cattolica, ma del buon senso, una vittoria della vita umana, che ha unito cattolici e laici. Questo in sintesi il commento del cardinale Camillo Ruini ai referendum in Italia sulla procreazione assistita che hanno fallito il quorum: alle urne domenica e lunedì si sono recati solo il 25,5% degli elettori.

 

Un dato che ha sorpreso tutti e per primi i referendari, che stanno cercando di capire i perché di questa sconfitta cocente. Ma quale spiegazione dà a questa forte astensione il presidente della Conferenza episcopale italiana? Ascoltiamo lo stesso cardinale Ruini al microfono di Luca Collodi:

 

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R. – La spiego con la maturità del popolo italiano, che si è rifiutato di pronunciarsi su quesiti tecnici e complessi, che ama la vita e diffida di una scienza che pretenda di manipolare la vita.

 

D. – Cardinale Ruini, qualcuno ha voluto o ha provato a mettere in contrapposizione laici e cattolici. Anche questo disegno sembra non aver funzionato?

 

R. – Certamente. Da una parte, certo, il mondo cattolico è stato quanto mai compatto, ha rivelato di comprendere fino in fondo le ragioni per le quali bisognava seguire una linea, che è stata poi quella che si è seguita; dall’altra parte, molti laici, anche assai significativi culturalmente, socialmente e politicamente hanno – a loro volta – condiviso in pieno, anzi hanno portato avanti con grande coraggio la linea della difesa del valore dell’uomo in quanto tale.

 

D. – Alcuni hanno parlato di interferenze della Chiesa a ledere la laicità dello Stato?

 

R. – Questo è totalmente sbagliato. Se per laicità dello Stato si intende che la Chiesa non può avere una espressione pubblica, allora non si tratta di laicità, ma si tratta di un laicismo che fa male allo Stato prima ancora che alla Chiesa. Se, invece, si intende per laicità la libertà di ciascuno e la distinzione dei compiti, questa laicità non è stata in alcun modo toccata. La Chiesa, in materia di grandissimo rilievo umano e morale, aveva il dovere di esprimere chiaramente la sua voce, una voce che è stata accolta e condivisa da moltissimi cittadini, anche in base alla loro coscienza personale.

 

D. – Secondo lei, ora che cosa può succedere in Parlamento alla legge sulla procreazione assistita?

 

R. – Credo che adesso non succeda niente, perché ci vuole tempo per sperimentarla. Poi, se si riterranno opportune potranno essere introdotte  leggere modifiche, ma non certo quegli stravolgimenti che avevano ipotizzato i quesiti referendari.

 

D. – Cardinale Ruini, l’esperienza del referendum a sostegno della vita ha unito il mondo laico cattolico. Il Progetto di Scienza e Vita è destinato a proseguire su altre tematiche?

 

R. – Certamente. Il Progetto di scienza e vita rimane in piedi ed avrà un grande compito anche per il futuro.

 

D. – Questo risultato rilancia il progetto culturale della Chiesa italiana?

 

R. – Questo risultato è un’espressione, direi, pubblicamente la più significativa e la più rilevante di questo progetto culturale.

 

D. – Cardinale Ruini, in conclusione ha vinto il cattolicesimo popolare italiano?

 

R. – Io non amo l’espressione “ha vinto”. Il cattolicesimo popolare italiano ha dato ottima testimonianza di sé.

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E lo stesso cardinale Ruini rispondendo a quanti hanno ipotizzato un intervento della Chiesa italiana contro la legge 194 sull’aborto ha definito queste voci “una favola”. “Noi certamente siamo contro l’aborto – ha detto il porporato – ma non vogliamo modificare la legge. Auspicheremmo soltanto – ha concluso - che nell’applicazione della legge si tenga conto il più possibile dell’importanza di favorire la vita”.

 

LE REAZIONI POLITICHE E DEL MONDO CATTOLICO PER

IL RISULTATO DEL REFERENDUM

- Interviste con Bruno Dallapiccola, Paolo Binetti, Luisa Santolini,

Edo Patriarca e Paolo Bustaffa -

 

 

Da un punto di vista politico il fallimento del referendum ha spaccato trasversalmente i poli. Ma la tensione è altissima soprattutto in Alleanza Nazionale il cui presidente Gianfranco Fini ha votato tre sì e un no all’eterologa. Gianni Alemanno e Alfredo Mantovano si sono dimessi dagli incarichi di partito: non si può fare finta di niente – affermano – qui sono in gioco i valori fondanti del partito. E mentre i radicali sfogano la loro delusione attaccando con livore la Chiesa,

 

 

ma senza capacitarsi di come l’astensione possa essere stata così alta, grande è la soddisfazione del mondo cattolico. Ascoltiamo in proposito il servizio di Sergio Centofanti:

 

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Secondo le ACLI, “ha prevalso la ragionevolezza degli italiani…in difesa di una legge che ha posto delle tutele importanti per la salute delle donne e per il rispetto della vita umana”. I cittadini – secondo le ACLI - “hanno dimostrato di non credere ad una scienza totalmente sganciata dall’etica e di non accettare il ricatto di un sì e di un no su questioni che meritano, piuttosto, la sintesi che non la contrapposizione”. Per la Comunità di Sant’Egidio, il referendum era sbagliato alla radice e ha rischiato di provocare “uno scontro artificiale e dannoso tra laici e cattolici”: ora si apre il tempo dell’incontro. Comunione e Liberazione rifiuta categoricamente l’equazione strumentale dei referendari “astensionismo=di-simpegno”: anche Pannella e Fassino a loro tempo hanno predicato il non voto. Un’astensione tanto alta, quasi il 75%, secondo CL, non è stata indifferenza ma consapevolezza e presa di posizione attiva. Il Movimento Cristiano Lavoratori parla di “flop laicista” e di una “battuta d’arresto per tutti coloro che si preparavano a buttarsi nel business della vita costruita e manipolata in laboratorio”. Per il Rinnovamento nello Spirito “c’è una coscienza religiosa che si è ridestata, c’è un laicato cattolico che si è messo in movimento con passo unitario” ma c’è anche “una variegata componente laica nel Paese che ha ritrovato il gusto di dialogare senza dogmatismi su temi etici di decisiva importanza per le generazioni a venire”. Per Azione Cattolica gli italiani hanno detto che “un figlio non può mai essere un diritto da rivendicare prima o contro i diritti del figlio stesso”.  E sui cattolici che hanno votato sì al referendum interviene sul Corriere della Sera il teologo Rino Fisichella: “Ho grandi perplessità su chi ha dichiarato che lo faceva da cattolico per una scelta di coscienza – ha detto il rettore dell’Università Lateranense - Mi sento di dire che ha una coscienza confusa perché erano in gioco principi etici irrinunciabili come la difesa dell’embrione. A chi riteneva opinabile la materia – conclude mons. Fisichella - consiglio di riprendere in mano il catechismo”. L’arcivescovo di Lecce Cosmo Francesco Ruppi, infine afferma: “Nessun trionfalismo, nessuna rivendicazione, ma solo rispetto per la scelta del popolo italiano, che ha dimostrato più saggezza di quanto taluni non si immaginassero”.

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“Continueremo a difendere la vita”, lo hanno ribadito con forza, alla conferenza stampa organizzata nella sede nazionale di “Scienza e Vita” a Roma, i due presidenti del Comitato, la neuropsichiatra infantile, Paola Binetti e il genetista Bruno Dallapiccola. Per noi c’era Massimiliano Menichetti.

 

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“La vita ha trionfato sulla menzogna adesso bisogna continuare a lavorare affinché cresca sempre di più una società consapevole”: così, nella sede nazionale, il Comitato “Scienza e vita” che si è battuto per l’astensione, ha commentato il risultato dei referendum abrogativi in materia di fecondazione artificiale. I due presidenti, la neuropsichiatra infantile, Paola Binetti e il genetista Bruno Dallapiccola, hanno ribadito che non si può fare sperimentazione sugli embrioni e che si è affermata una scienza libera ed onesta che punta al progresso senza per questo calpestare la vita e la dignità umana. Bruno Dallapiccola:

 

“La ricerca non può essere definita libera, se va a intaccare la vita dell’uomo. Quindi, in quel momento la ricerca deve essere vigilata. Dal punto di vista pratico, quello che è chiaro è che questa legge non sacrifica assolutamente la ricerca scientifica. Io penso che se c’è un messaggio che dovrà venir fuori dai politici, sarà quello di dire: ‘Noi crediamo in una ricerca che non passa attraverso le cellule staminali dell’embrione. Aiutiamo i ricercatori italiani a lavorare in questo settore della ricerca che non è una promessa, ma un qualcosa di concreto che possiamo dare ai cittadini che hanno certe malattie oggi non curabili’”.

 

Presenti anche i 4 membri del comitato esecutivo tra cui il professore Antonio Maria Baggio, professore di etica politica alla Pontificia Università Gregoriana. Affrontato il nodo dell’astensione e ribadito che tutti gli schieramenti politici l’hanno invocata, nel tempo, per far fallire i referendum e sul valore di questa astensione, Luisa Santolini, presidente del Forum delle Famiglie ha ribadito...

 

“L’85 e oltre per cento della gente ha dichiarato ultimamente che era consapevole dei referendum e si dichiarava mediamente informata sui referendum. Non si può dire che questo sia un astensionismo passivo. Questa è la gente che ha rifiutato il metodo del referendum”.

 

“La legge dovrà fare il suo corso per capire dove intervenire, ma bisognerà proteggerla perché l’embrione è uno di noi”. Lo ha evidenziato Carlo Casini presidente del Movimento per la Vita...

 

Questa battaglia vinta è una battaglia di contenimento, ma bisognerà continuare a difendere questa legge, se possibile a migliorarla nel senso che diciamo noi, non nel senso che dicono gli altri”.

 

Per il portavoce del Forum del Terzo Settore, Edo Patriarca, la democrazia è stata nuovamente ancorata alla Costituzione...

 

“Finalmente abbiamo ricondotto tutta la tradizione politica che ha formato la nostra Costituzione, che è appunto fondata sulla persona e sui diritti, l’abbiamo di nuovo riancorata lì, perché senza questa concezione la democrazia rischia di andare in mano ai potenti, in mano alle lobby. Invece, una democrazia fondata sulla persona dall’inizio alla fine significa una democrazia che avrà futuro e speranza”.

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Per il “sì” al referendum si sono schierati i maggiori quotidiani nazionali. Con loro anche numerosi esponenti del mondo della cultura e dello spettacolo. Dalle urne è emerso dunque, secondo alcuni osservatori, uno scollamento di una parte degli intellettuali e degli operatori dei mass media dal Paese reale. Su questo aspetto della campagna referendaria, Alessandro Gisotti ha raccolto l’opinione di Paolo Bustaffa, direttore dell’agenzia SIR:

 

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R. – Sicuramente c’è un problema: una informazione che ha corso il rischio ed è nel rischio di autoconsumarsi, di essere autoreferenziale e quindi di avere perso il contatto con il Paese reale, di avere smarrito quindi quel suo essere in mezzo alla gente, di camminare con la gente, per condividerne le attese, le speranze e anche le difficoltà.

 

D. – Quasi il 75 per cento degli italiani non ha votato. Secondo alcuni esponenti referendari si tratta in larga parte di astensione disimpegnata. Qualcuno ha anche aggiunto: “A casa è rimasto chi non ha un titolo di studio”. Astensionisti ignoranti, dunque?

 

R. – Non credo proprio. Se guardiamo all’esperienza dell’informazione sul territorio, quella che noi abbiamo anche direttamente vissuto attraverso i 150 settimanali cattolici locali, per una tiratura di oltre 900 mila copie, dove da mesi c’è stata un’informazione serena, rigorosa, puntuale, chiamando in campo competenze scientifiche, morali, culturali, di grande livello, credo che invece sia da capovolgere tale riflessione. La gente, proprio perché ha capito fino in fondo la portata del valore messo in gioco, e ritenendo che il referendum non fosse lo strumento più adatto - consapevolmente e perché seriamente informata - ha deciso per l’astensione.

 

D. – Alcuni referendari parlano di “vittoria dello Stato Pontificio” e intanto su qualche giornale che ha appoggiato il referendum oggi compaiono vignette e commenti offensivi nei confronti del Papa e della Chiesa. Che cosa ne pensa?

 

R. – Penso che questo modo di raccontare non fa neppure sorridere. Sono vecchie immagini, vecchi concetti. Come si fa ancora a scrivere e a rappresentare la Chiesa in questo modo? Appartiene ormai ai secoli passati. In realtà, se noi andiamo a rileggere quello che Benedetto XVI, e il cardinale Ruini, i vescovi, ma anche i rappresentanti di tutte le associazioni cattoliche, hanno detto e hanno scritto, qui noi dobbiamo davvero respingere un tipo di riflessione, di analisi, di lettura di questo genere, per dire invece come tutto si è giocato sul piano della ragione, sul piano della libertà, sul piano del dialogo. Credo che questo sia stato un segnale importante, nuovo, da parte del mondo cattolico, ma – ricordiamolo – non solo del mondo cattolico, perché poi attorno a questa scelta sono confluiti i pensieri, le attenzioni e le scelte di molti altri che credenti non si dichiarano.

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SI CELEBRA OGGI LA GIORNATA MONDIALE DEl DONATORI DI SANGUE.

QUEST’ANNO LE MANIFESTAZIONI CENTRALI SI TENGONO IN GRAN BRETAGNA,

PAESE CON UNA SOLIDA TRADIZIONE NELLA RACCOLTA DEL SANGUE

- Intervista con Andrea Tieghi -

 

Sensibilizzare l’opinione pubblica internazionale sull’importanza della donazione del sangue e ringraziare i donatori per il loro atto di generosità nei confronti del prossimo. E’ il duplice obiettivo dell’odierna Giornata mondiale del donatore di sangue, ricordata anche dal Papa domenica scorsa dopo l’Angelus. “Cristo che ci ha redenti con il suo Sangue - ha detto il Santo Padre salutando i donatori del mondo intero - sia sempre il modello del vostro volontariato”. Il saluto del Papa è stato accolto con grande commozione dai donatori presenti in piazza San Pietro. Ascoltiamo il presidente nazionale dell’AVIS, Andrea Tieghi, intervistato da Amedeo Lomonaco:

 

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R. – Ringraziamo naturalmente il Santo Padre per averci ricordato, anche quest’anno, come già fece Giovanni Paolo II l’anno scorso, in questa seconda occasione mondiale di Giornata del riconoscimento del valore e della funzione dei donatori volontari di sangue nel mondo. Abbiamo assolutamente bisogno di crescere e di moltiplicarci. Il mondo non è autosufficiente dal punto di vista del sangue e dei suoi derivati ed anche in Italia.

 

D. – Milioni di persone devono la loro vita a donatori che non incontreranno mai. Ma cosa vuol dire essere generosi e non ricevere alcuna ricompensa in un mondo che invece diffonde valori contrari, quali quelli del profitto e dell’individualismo?

 

R. – Vuol dire credere in un mondo diverso e in un mondo dove la solidarietà è il valore primario, non tanto il profitto o il bene per se stessi. La soddisfazione che ha il donatore di sangue è quella di sapere, alla fine della sua donazione, che quel sangue verrà utilizzato per chi ne ha bisogno. E’ vero che andiamo controcorrente, però ci fa piacere di andare controcorrente rispetto all’andamento globale di questo sistema.

 

D. – Quali sono i Paesi con il più alto numero di donatori?

 

R. – Sono naturalmente i Paesi industrializzati, i più ricchi. Anche in questo caso i Paesi poveri pagano il fatto di avere pochi donatori, poca sensibilizzazione e di dover ricorrere ai datori di sangue. In molti Paesi il sangue viene ancora comprato e questa è una cosa indegna di Paesi civili e la nostra azione deve essere proprio rivolta al fatto di propagandare a livello mondiale l’idea che il mondo del sangue debba essere assolutamente non remunerato, deve essere un gesto d’amore, deve essere un’azione che viene dal profondo del proprio cuore. E questo si fa solamente attraverso un’educazione culturale innanzitutto di questi Paesi, aiutandoli a crescere anche da questo punto di vista.

 

D. – Oltre all’atto generoso poi è importante garantire la sicurezza del sangue donato…

 

R. - I passi avanti che ha fatto l’Unione Europea da questo punto di vista sono di esempio anche a tutti gli altri Paesi. Noi abbiamo una legislazione europea, e poi a livello delle varie singole nazioni, che ha messo al centro della propria azione, da una parte la donazione non remunerata e dall’altra parte la sicurezza di chi riceve il sangue donato, che deve essere la maggiore possibile, data anche dalle tecniche e dalle ricerche attuali della scienza moderna.

 

D. – In molti Paesi i donatori sono soprattutto familiari o amici dei pazienti, ma sono moltissimi anche i donatori anonimi. Ecco, come valorizzare questa categoria di donatori che sono poi la risorsa più preziosa?

 

R. – Noi dobbiamo fare in modo che diventi sempre più normale andare a donare il proprio sangue per tutti, in maniera anonima, gratuita e volontaria. Questo ci permetterà di raggiungere, anche in Italia questa agognata autosufficienza nazionale che ancora non abbiamo raggiunto.

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CHIESA E SOCIETA’

14 giugno 2005

 

 

 

LA RICERCA SCIENTIFICA DIVENTA SEMPRE DI PIÚ UN BUSINESS MILIARDARIO.

SECONDO UN’INDAGINE CONDOTTA DALLA “HEALTH PARTNERS RESEARCH FOUNDATION” DI MINNEAPOLIS UN NUMERO SEMPRE MAGGIORE DI SCIENZIATI AMERICANI COMMETTONO PICCOLE SCORRETTEZZE ETICHE PER OTTENERE FINANZIAMENTI

- A cura di Donika Lafratta -

 

WASHINGTON. = “La scienza è cambiata molto. C’è tanta competizione e le pressioni commerciali sono sempre più forti”. Con queste parole, Brian Martinson ha cercato di spiegare i risultati dell’indagine condotta su un campione di circa tremila scienziati, dall’Health Partners Research Foundation di Minneapolis. Secondo quanto emerso dall’inchiesta, la ricerca scientifica sarebbe viziata da scorrettezze etiche dettate dalla necessità di rispondere ad un sistema di finanziamento ormai inadeguato. “Non si tratta di grandi frodi scientifiche” – si difendono gli intervistati - ma di piccole correzioni ormai abituali”. Ma di fatto questi trucchi contrastano con le norme etiche dello scienziato e rischiano di minare la credibilità e l’integrità della scienza stessa. I dati dell’indagine sono davvero preoccupanti. Più del 5 per cento dei ricercatori ammette, infatti, di aver eliminato dei dati perché in contraddizione con quelli di uno studio precedente. Il 10 per cento ammette di aver incluso il proprio nome come autore di ricerche cui era estraneo. Più del 15 per cento, invece, riconosce di aver modificato i risultati per soddisfare le esigenze di uno sponsor. È evidente che di fronte all’atteggiamento dei ricercatori disposti a ricorrere a stratagemmi per contrastare un sistema di assegnazione dei fondi ingiusto bisogna correre ai ripari e, come afferma Raymond De Vries  tra i promotori dell’indagine, ripensare radicalmente il modo di finanziare la ricerca, ma forse anche richiamare alla responsabilità personale gli scienziati.

 

 

JAN ELIASSON, DIPLOMATICO SVEDESE, E’ STATO ELETTO IERI PRESIDENTE

DELLA PROSSIMA ASSEMBLEA GENERALE DELL’ONU, CHE SI APRIRA’ IL 13 SETTEMBRE

 

NEW YORK. = Sarà il diplomatico svedese Jan Eliasson a presiedere la 60ma Assemblea generale delle Nazioni Unite, che si riunirà a New York a partire dal prossimo 13 settembre, alla presenza di oltre 150 tra capi di Stato e di Governo. Attuale ambasciatore di Stoccolma negli Stati Uniti, ex rappresentante svedese al Palazzo di Vetro dal 1988 al 1992, ex sottosegretario generale dell'Onu per gli Affari umanitari, candidato dal gruppo dell'“Europa occidentale”, Eliasson è stato eletto ieri per acclamazione dai 191 Paesi membri delle Nazioni Unite, in sostituzione del ministro degli Esteri del Gabon, Jean Ping. Nella sua nuova veste il diplomatico svedese dovrà pilotare l'Assemblea generale in un periodo in cui l'Onu è impegnato nell'ambizioso progetto di riforme auspicato dal segretario generale, Kofi Annan, per il sessantesimo anniversario dalla fondazione delle Nazioni Unite. (R.G.)

 

 

VIAGGIO DEL CARDINALE FRANCIS ARINZE IN UCRAINA SU INVITO

DEI VESCOVI CATTOLICI DI RITO LATINO

- A cura di Giovanni Peduto -

 

LEOPOLI.= I vescovi cattolici di rito latino dell’Ucraina invitano ogni anno nel loro Paese un cardinale della Curia Romana a trattare gli argomenti inerenti al Dicastero di loro competenza. Essendo questo l’Anno dell’Eucaristia hanno rivolto l’invito al prefetto della Congregazione per il culto divino e la disciplina dei sacramenti, il cardinale Francis Arinze. Il porporato vi si è soffermato per quattro giorni, affrontando il tema del posto centrale dell’Eucaristia nel culto cristiano e nella vita del sacerdote, assieme a 11 presuli e al nunzio apostolico. L’incontro si è svolto nella sede del seminario di Leopoli, per cui il cardinale Arinze ha tenuto una specifica conferenza per loro. Ha partecipato altresì a diverse celebrazioni eucaristiche, rimanendo quanto mai sorpreso per la fede viva e profonda del popolo di quel Paese che ha molto sofferto durante gli anni del comunismo. I cattolici di rito latino in Ucraina sono un milione, mentre quelli di rito bizantino sono 5 milioni, e intessono buone relazioni con i loro fratelli ortodossi.

 

 

NELL’IRAQ DEL DOPO SADDAM E’ IN FORTE ESPANSIONE IL TRAFFICO INTERNAZIONALE

 DI DROGA ED IL CONSUMO LOCALE DI STUPEFACENTI:

LA DENUNCIA DI HAMID GHODSE, PRESIDENTE DELLA COMMISSIONE ONU

PER IL CONTROLLO DEI NARCOTICI

 

BAGHDAD. = L'Iraq del dopo Saddam Hussein è diventato uno dei nodi del transito dell'eroina e dell'hashish che dall'Afghanistan e dall'Iran sono diretti verso i Paesi del Golfo e l'Europa. Lo ha denunciato Hamid Ghodse, presidente  della Commissione internazionale per il controllo sui narcotici delle  Nazioni Unite, sottolineando che il transito ha provocato un drastico  aumento del consumo locale, a Baghdad e nel resto del Paese. Lo scorso mercoledì, le autorità irachene hanno arrestato a Najaf venti trafficanti con una quantità significativa di hashish, per un valore valutato in dieci milioni di dollari, diretto, a bordo di camioncini, verso l'Arabia saudita. A testimoniarlo, in un’intervista al Washington Post, è il capo della polizia di frontiera, il generale Hussein Ghazali. “Il modello è simile a quello già registrato in altre situazioni post belliche. L'indebolimento dei controlli alla frontiera e delle infrastrutture della sicurezza rendono i Paesi punti di transito favorevoli, non solo per i terroristi internazionali ma anche per i trafficanti di droga”: è quanto afferma Ghodse, sollecitando le autorità irachene e la comunità internazionale ad adottare misure per contrastare il fenomeno prima che si ingigantisca. Il problema non viene ancora riconosciuto dalle autorità irachene a Baghdad. Ma da quelle giordane sì, per esempio. Il mese scorso Amman ha denunciato l'aumento del traffico di stupefacenti in arrivo dall'Iraq, il sequestro, lo scorso aprile, di tre milioni di pillole di un’anfetamina, e di ''quantità significative'' di resina di cannabis e di sostanze chimiche usate per produrre l'eroina.  (R.G.)

 

 

NUOVO ATTENTATO CONTRO ISTITUZIONI CRISTIANE NELLA STATO INDIANO DEL BIHAR: ASSALITI NEI GIORNI SCORSI DUE CONVENTI DI SUORE,

E FERITE DUE RELIGIOSE, UNA IN MODO GRAVE

 

BETTIAH. = Allarmante serie di aggressioni nello Stato indiano del Bihar contro sacerdoti e religiose. Ultime incursioni quelle in due conventi, apparentemente a scopo di rapina, in uno dei quali sono state ferite due suore, una in modo grave. Gli attacchi sono avvenuti nella notte di giovedì scorso, nel Convento delle  Suore della Carità di Nazareth a Sokho, nella diocesi di Bhagalpur e nel Convento di Notre Dame, nella diocesi di Bettiah, dove due religiose sono state aggredite da una banda di quindici uomini, ed una delle due, suor Manjula, è stata poi ricoverata per le gravi lesioni riportate. A seguito dell’azione delittuosa, il vescovo Victor Henry Thakur ha fatto visita alla religiosa in ospedale e si è quindi recato nel Convento per portare la sua solidarietà. Queste ultimi atti criminali si sommano ad altri casi di violenza ai danni di esponenti cristiani, come l’omicidio di padre Mathew Uzhuthal, di 72 anni, vicario generale dell’arcidiocesi di Patna, accoltellato nell’aprile scorso e morto il primo maggio scorso. A seguito di questo ennesimo delitto l’arcidiocesi di Patna ha deciso di formare un “Forum contro la violenza”, esercitata contro leader ecclesiali ed istituzioni gestite dalla Chiesa nello Stato indiano. (R.G.)

 

 

CHIUDE IN ITALIA, PER MANCANZA DI FINANZIAMENTI, LA RIVISTA DEL VOLONTARIATO, DA 14 ANNI A SERVIZIO

 DI UNA CULTURA DELLA SOLIDARIETA’

 

ROMA. = Chiude in Italia la Rivista del Volontariato, da 14 anni a servizio di una cultura della solidarietà, espressione della FIVOL, la Fondazione italiana per il Volontariato, creata dalla Cassa di Risparmio di Roma. Fondazione “che sta attraversando una difficile fase di ristrutturazione legata alle difficoltà di finanziamento”, come spiega nell’editoriale dell’ultimo numero di maggio-giugno 2005, il direttore della rivista, Paola Springhetti. La ristrutturazione ha portato a chiudere la rivista e a licenziare gran parte dei dipendenti, che domani manifesteranno il loro dissenso in un sit-in a Roma,  davanti alla sede della Cassa di Risparmio, chiamando alla partecipazione tutte le organizzazioni non profit per scongiurare un triste epilogo per la FIVOL. “Il volontariato è vivo e vitale – scrive Paola Springhetti nel suo “arrivederci ai lettori” - e sempre più indispensabile nella nostra società complessa, frammentata, liquida, ma anche creativa e piena di risorse. Peccato che siano sempre meno coloro che ci credono, in questo volontariato, e che si assottiglino le fila di coloro che sono disposti a sostenerlo. La Rivista del Volontariato – ricorda ancora il suo direttore - è nata con due motivazioni principali: sostenere le organizzazioni (soprattutto quelle di base) aggiornandole, facendole partecipi dei dibattiti in corso, offrendo materiali di approfondimento sui problemi di cui si occupano; offrire uno spazio di confronto e conoscenza reciproca tra esperienze diverse per obiettivi, metodi di lavoro, ambiti di impegno, forme organizzative. Si tratta – aggiunge il direttore – di organizzazioni diverse ma pur sempre di volontariato, secondo l’idea di esso sancita nella Carta dei valori, che non a caso la FIVOL ha voluto e portato a definizione dopo un lungo lavoro di discussione con l’articolato mondo del volontariato. E’ l’idea di un volontariato gratuito, libero, ma anche consapevole e protagonista. In questo senso, la rivista è sempre stata un “bene comune” di tutto il volontariato. (R.G.)

 

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24 ORE NEL MONDO

14 giugno 2005

 

- A cura di Fausta Speranza -

 

Almeno 28 persone sono state uccise e altre decine ferite oggi in due attentati in Iraq settentrionale. Il più grave a Kirkuk, nel Kurdistan, dove un kamikaze ha ucciso almeno 18 persone e ne ha ferite oltre 50. L'altro è avvenuto nei pressi di Baquba, dove un'autobomba è esplosa uccidendo dieci persone, sia militari sia civili, fra cui due bambini. Kirkuk è il centro dell'attività petrolifera irachena ed è percorsa da forti tensioni tra le comunità curda, turcomanna e araba. Intanto, la polizia irachena ha scoperto 24 corpi ad ovest di Baghdad, in una zona dove nelle ultime settimane si sono succeduti altri ritrovamenti di questo tipo.

Ancora violenza in Iran, nel pieno della campagna elettorale. Tre attentati dinamitardi hanno provocato molti feriti leggeri a Zahedan, nell’est, tra ieri sera e la notte scorsa. Sempre ieri, inoltre, un ordigno a basso potenziale, che non ha provocato seri danni, è stato fatto esplodere da ignoti vicino al quartier generale di un candidato presidenziale riformista, nella città di Marivan, mentre un suo sostenitore teneva un comizio. Domenica scorsa diversi attentati, i primi in Iran da anni, hanno provocato la morte di 9 persone e il ferimento di circa 90 civili a Ahvaz, nel sud-ovest del Paese, e a Teheran. Riferendosi a questi episodi di violenza, il presidente Khatami ha dichiarato che ‘'alcuni arresti'' sono stati effettuati, auspicando che ''gli  elementi dietro a queste azioni vengano presto identificati''. Ma come guardare al prossimo appuntamento elettorale in Iran, nell’equilibrio internazionale e in particolare in quello del Medio Oriente? Lo abbiamo chiesto a Lucio Caracciolo, direttore della rivista di geopolitica “Limes”. 

 

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R. – Si tratta di un voto molto importante, perché se dovesse vincere, come è nei pronostici, il cosiddetto “pragmatico” ayatollah Rafsanjani, l’Iran potrebbe in qualche modo rientrare in un gioco negoziale a vasto raggio, che dovrebbe portare allo scambio tra la sua rinuncia al nucleare militare e la riammissione nei circuiti virtuosi della finanza e del commercio internazionale. Questo, naturalmente, aiuterebbe a stabilizzare la situazione nella regione mediorientale a cominciare dall’Iraq.

 

D. – Quale può essere a suo avviso la radice di questi episodi di violenza?

 

R. – Sono sicuramente radici molto misteriose, anche se vi sono in particolare per quanto riguarda il Kudestan, la regione di confine iraniana con l’Iraq, delle regioni di carattere etnico. Quella regione, infatti, è sostanzialmente araba e quindi ha una specifica refrattarietà a farsi ricomprendere nell’universo iraniano, che come sappiamo è a dominanza persiana.

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Il comitato israeliano-palestinese che coordinerà il ritiro israeliano da Gaza, previsto per agosto, si riunirà per la prima volta stamattina. Lo hanno annunciato le forze armate israeliane e la radio pubblica. Il capo di Stato maggiore aggiunto israeliano, Moshe Kaplinsky, deve incontrare il viceministro dell'Interno palestinese, Jamal Abu Zeid, per discutere del ritiro di tutte le forze israeliane e di più di 8.000 coloni ebrei che si trovano nella Striscia di Gaza. Il calendario di queste riunioni era stato fissato la settimana scorsa, durante colloqui fra il ministro della Difesa israeliana, Shaul Mofaz, e il ministro dell'Interno palestinese,  Nasser Yussuf.

 

Oggi, con l’incontro tra il presidente di turno dell’UE, Juncker, e il premier britannico Blair, e poi il faccia a faccia tra Blair e Chirac,  si avvia alla stretta finale il tentativo di trovare un accordo sulle prospettive finanziarie dell'UE al Consiglio europeo di questa settimana. Il servizio di Fausta Speranza:

 

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Dai ministri degli Esteri dei 25 non sono venuti segnali di ammorbidimento delle rispettive posizioni e la questione  è ora nelle mani dei leader europei. Per il premier lussemburghese, Jean Claude Juncker, è cominciata la stretta finale prima del Consiglio di giovedì e venerdì. Oggi ha incontrato il premier britannico Tony Blair, a chiudere il suo giro di consultazioni fra i 25. Il faccia a faccia è stata l’occasione per sondare se vi siano margini di trattativa, anche se minimi, sullo sconto del quale la Gran Bretagna gode da circa vent'anni e che ammonta quest'anno a circa cinque miliardi di euro. Blair, stamane a colazione con il presidente francese Chirac, afferma che la Gran Bretagna è disposta a mettere in discussione il rimborso solo a condizione che si rimetta in forse tutto, in particolare la politica agricola comune, sulla quale fa muro la Francia sostenuta dalla Germania. Secondo i conti del premier britannico, il 40% delle finanze europee ''va sempre all'agricoltura'', malgrado in questo settore lavori appena il 5% degli attivi. Dopo l'incontro cruciale con Blair, Juncker comunque metterà mano alla sua bozza di proposte per presentarne mercoledì un’ultima versione alle delegazioni dei 25. Le sue capacità diplomatiche sono note, ma è anche vero che Juncker deve affrontare la questione dei soldi dell'Unione di pari passo con quella della battuta d'arresto della Costituzione Europea.

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È di ventuno morti il bilancio dell’operazione militare condotta dall’esercito ugandese contro i ribelli dell’Armata della resistenza del signore (LRA), nel Nord del Paese. I fatti risalgono a domenica scorsa, ma la notizia è stata resa nota solo questa mattina. Secondo quanto riferito da fonti militari, l’esercito nazionale sarebbe intervenuto contro il gruppo di ribelli ritenuto responsabile dell’attacco perpetrato il mese scorso nella località di Koch Goma, causando la morte di sedici persone. L’Armata della resistenza del signore vuole spodestare il presidente ugandese Yoweri Museveni e dar vita ad un regime fondato sui dieci comandamenti della Bibbia.

          Nuovo giro di vite in Nepal dove, ieri, sono stati arrestati 50 giornalisti. La loro liberazione è stata chiesta oggi nel corso di una grande manifestazione che si è svolta nella capitale, Khatmandu. Dopo il colpo di Stato del primo febbraio scorso, con il quale il re nepalese Gyanendra ha licenziato il governo e ha richiamato a sé tutti i poteri, sulla stampa è stata imposta la censura reale. Solo un paio di settimane fa il re ha riaperto tutti i canali dell'informazione e ripristinato i collegamenti telefonici sia fissi che cellulari. La situazione è tornata incandescente: alle richieste da parte di stampa e cittadini sul ripristino della democrazia hanno fatto seguito arresti di massa di politici e giornalisti da parte dell'esercito.

 

Una forte scossa di terremoto di magnitudo 7.9 della scala Richter ha fatto tremare ieri sera il Cile settentrionale. Il sisma, avvertito anche in Bolivia e in Perù, ha causato la morte di otto persone ed ingenti danni alle abitazioni. Il ministro degli Interni, Jorge Correa, ha annunciato che il bilancio delle vittime rischia di aumentare. Intanto il presidente cileno, Ricardo Lagos, in visita ufficiale in Europa, ha deciso di sospendere il suo viaggio e di rientrare nel Paese. 

 

Il presidente sudafricano, Thabo Mbeki, ha licenziato il vicepresidente, Jacob Zuma, poche ore prima che una seduta congiunta delle Camere del Parlamento prendesse una decisione in merito. Lo ha detto il quotidiano sudafricano Star. Il giornale ha detto che autorevoli funzionari del governo hanno confermato la notizia. L'alta corte di Durban questo mese ha riconosciuto colpevole di corruzione e frode l'ex consigliere finanziario di Zuma, Schabir Shaik, con una sentenza che chiama in causa anche il  vicepresidente Zuma, affermando che i due uomini politici  intrattenevano rapporti di corruzione.

 

La Corte suprema del Myanmar (ex Birmania) ha dato il via al processo segreto a carico dell'ex primo ministro birmano, il generale Khin Nyunt, rimosso dalla carica lo scorso ottobre e ufficialmente imputato di appropriazione indebita. Lo ha reso noto oggi un esperto giudiziario. Il tribunale, che si riunisce a porte chiuse, ha ascoltato ieri le accuse formulate contro l'ex uomo forte della giunta militare al potere a Yangoon, ma non sono trapelate informazioni dettagliate. L'ex primo ministro, secondo altre fonti, dovrebbe rispondere di alto tradimento, abuso di potere e appropriazione indebita.

 

Il presidente del Pakistan, Pervez Musharraf, è giunto ieri sera a Canberra per una visita ufficiale di quattro giorni, la prima di un capo di Stato pachistano in Australia, durante la quale è prevista la firma di un accordo di cooperazione contro il terrorismo, con la condivisione di informazioni di intelligence del massimo livello. La firma è in programma domani, nel corso di colloqui con il premier conservatore, John Howard, che si prevede saranno nominati dal tema della lotta al terrorismo nella regione. Canberra è inoltre interessata a promuovere legami commerciali più stretti con Islamabad, in particolare l'esportazione di gas naturale e carbone, oltre alla cooperazione nei settori dell'agricoltura e dei servizi finanziari. Musharraf ha detto che l'Australia può imparare lezioni importanti dal Pakistan, in particolare sui modi in cui i tentacoli dei gruppi terroristici islamici si estendono nel sud est asiatico e anche in Australia.

 

La polizia haitiana ha creato un’unità speciale di intervento per lottare contro i sequestri di persona, che si moltiplicano nella capitale Port-au-Prince. L’iniziativa rientra tra le nuove misure adottate per combattere i rapimenti e la criminalità, in aumento nella capitale. Ieri un poliziotto è stato ucciso nel quartiere di Bel Air, presunta roccaforte dei sostenitori dell’ex presidente, Jean Bertrand Aristide.

  

Undici soldati sono stati uccisi e altri tre feriti in un attacco al loro convoglio da parte di guerriglieri comunisti nel nord delle Filippine. Il convoglio è caduto in un'imboscata tesa dal Nuovo esercito del popolo (NPA, braccio armato dei comunisti) nel comune di Bessang Pass, nella provincia di Ilocos Sur. Non ci sarebbero morti fra i guerriglieri. L'agguato segue di pochi giorni l'uccisione di 14 ribelli da parte dell'esercito, avvenuta il 12 giugno scorso.  Dal 1969, i guerriglieri comunisti di sette fazioni rivali stanno conducendo separatamente una guerra all'interno del Paese per rovesciare il governo filippino. I colloqui per porre fine al conflitto, che ha provocato la morte di oltre 40.000 persone, sono attualmente sospesi. I ribelli, per riprenderli formalmente, vogliono la rimozione dell'etichetta di terroristi che è stata loro attribuita da Washington.

 

L'Ucraina non accetterà per qualche tempo nuove richieste di adozione in arrivo dall'estero: la sospensione ''provvisoria'' è stata annunciata ieri a Kiev ed è stata giustificata con la necessità di dar via ad una nuova struttura che meglio protegga i diritti dei bambini. Secondo il ministero della Gioventù e dello Sport, ci vorranno circa due mesi per creare, su decisione del Parlamento, la nuova struttura pubblica che sorveglierà le adozioni. Nel frattempo, continuerà l'esame delle richieste già inoltrate. ''Faremo il possibile perchè non un solo bambino abbia a soffrire. Il nostro obiettivo è rendere la procedura trasparente e corretta”, ha sottolineato il ministro della Gioventù e dello Sport, Yuri Pavlenko. La sospensione è stata decisa a Kiev, mentre a Mosca l'adozione da parte di stranieri è al centro di crescenti polemiche, sulla scia di alcuni casi veri e presunti di  maltrattamenti subiti dai bambini russi, portati fuori dei confini nazionali. Nel 2004, 2.081 bambini ucraini sono stati adottati da genitori stranieri e 1.536 da genitori locali.

 

 

 

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