RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno XLIX n.
165 - Testo della trasmissione di martedì 14 giugno 2005
IL PAPA E LA SANTA SEDE:
Intervento
della Santa Sede all’OSCE contro l’antisemitismo e la discriminazione religiosa
IN PRIMO PIANO:
Si
celebra oggi la Giornata mondiale del donatori di sangue: intervista con Andrea Tieghi
CHIESA E SOCIETA’:
Viaggio del cardinale Francis
Arinze in Ucraina su invito dei vescovi cattolici di rito latino
Nuovo attentato contro
istituzioni cristiane nella Stato indiano del Bihar
Ancora
attentati e massacri nella guerra infinita dell’Iraq
Sale la tensione in Iran a tre giorni
da cruciali elezioni
presidenziali: bombe e arresti nel Paese
14
giugno 2005
DAI SACERDOTI, ALLE FAMIGLIE AI BAMBINI DELLA
PRIMA COMUNIONE:
BENEDETTO XVI CONTINUA AD INCONTRARE TUTTE LE
REALTA’ DELLA SUA DIOCESI,
ALLA QUALE CHIEDE DI ESSERE ESEMPLARE ALL’INTERNO
DELLA CHIESA UNIVERSALE
- Intervista con mons. Marco Frisina -
Il
Papa e i bambini insieme, per parlare di Gesù Eucaristia. Sarà un “catechista”
molto speciale, Benedetto XVI, a spiegare il prossimo sabato 15 ottobre ai
ragazzi e alle ragazze della Prima Comunione di Roma e del Lazio il senso del Sacramento
appena ricevuto. Un appuntamento - quello annunciato domenica scorsa dallo
stesso Pontefice all’Angelus - che si collega idealmente agli altri momenti
d’incontro presieduti dal Papa nelle ultime settimane, prima con il clero e poi
con le famiglie della diocesi di cui è a capo. Quasi una riconferma di quella
“esemplarità” chiesta da Benedetto XVI alla Chiesa capitolina, come conferma
mons. Marco Frisina, direttore dell’Ufficio liturgico del Vicariato di Roma,
intervistato da Fabio Colagrande:
**********
R. – Il recente Convegno
diocesano sulla famiglia, aperto dal Papa, è stato un momento molto bello, in
cui Benedetto XVI ha sottolineato l’aspetto della preghiera all’interno della
famiglia unita e quindi la presenza dell’Eucaristia come fulcro vitale della
famiglia stessa. L’annuncio, quindi, di questa festa dei bambini della Prima
Comunione è in linea proprio con tale insegnamento. Credo sia veramente una
proposta bellissima e sarà un grande evento, nel quale apparirà la bellezza del
primo incontro con Cristo da parte della famiglia, attraverso i bambini.
D. – L’appuntamento del 15
ottobre è anche un modo per sottolineare l’importanza che ha l’insegnamento in
vista della preparazione all’Eucaristia…
R. – Benedetto XVI è stato,
prima di essere Papa, un maestro di fede per la Chiesa e continua ad esserlo da
Pontefice in maniera ancora più grande. Dunque, il suo insegnare ai bambini a
capire la bellezza del Sacramento che dà la vita alla Chiesa è importantissimo.
D. – L’Osservatore Romano scrive
oggi in prima pagina: “Evangelicamente per entrare nel Regno dei Cieli occorre
convertirsi e diventare come bambini”….
R. – Sì, forse ciò che manca al
mondo di oggi: questa innocenza ritrovata. Farsi piccoli significa ritrovare il
proprio posto davanti a Dio, quello di essere bambini, di essere figli. Credo
sia un grande messaggio per il mondo, per tutti, anche per i non cristiani.
D. – Il Papa, fin dalla Messa di
inaugurazione del suo Pontificato, ha insistito sul fatto che si osservino
certe forme, anche estetiche, della celebrazione eucaristica e se ne ritrovi il
contenuto anche attraverso gesti importanti e simbolici. Quanto lei ritiene
possa essere aiutata la nuova evangelizzazione da una rivalutazione degli
aspetti liturgici?
R. – Sicuramente la Liturgia
manifesta la fede. La manifesta in maniera splendida e gloriosa. E’ come se la
Liturgia ci rappresentasse dal vivo la bellezza di Cristo risorto. Per cui essa
è molto importante nell’evangelizzazione: anche se uno non ne conosce gli
aspetti formali, perché nessuno lo ha istruito, vedendo una Liturgia
autenticamente celebrata, sicuramente riesce a comprendere quanto grande sia il
mistero che viene in quel momento manifestato.
D. – Anche con l’appuntamento ai
bambini della Prima Comunione, il Papa continua a chiedere alla diocesi di Roma
di essere una diocesi, in qualche modo, esemplare. E’ una grossa responsabilità?
R. – E’ una grande
responsabilità e nello stesso tempo anche una grande gioia, perché sentirsi
così vicini al proprio vescovo, che è il Papa e che annuncia al mondo la
bellezza della Chiesa universale, come se volesse indicare con la propria
diocesi la via alle altre Chiese particolari, è certo una cosa stupenda, che ci
riempie di timore ma anche di entusiasmo. Significa svolgere la propria
missione di Chiesa locale a servizio di quella universale, così come fa il
Papa, che essendo vescovo di Roma è vescovo della Chiesa universale.
**********
PLAUSO DEL PONTIFICIO CONSIGLIO “GIUSTIZIA E PACE”
ALLA DECISIONE
DEL G8 PER LA CANCELLAZIONE DEL DEBITO DEI PAESI
IN VIA DI SVILUPPO
- Servizio di Alessandro Gisotti -
Il Pontificio Consiglio
“Giustizia e Pace” plaude all’iniziativa del G8 per la cancellazione del debito
dei Paesi in via di sviluppo. In un comunicato diffuso oggi, il dicastero
vaticano presieduto dal cardinale Renato Raffaele Martino ricorda come la
Chiesa e Giovanni Paolo II, in particolare, abbia sempre messo l’accento sul
peso che il debito estero rappresenta per le speranze di sviluppo di molti popoli.
Un appello espresso con straordinario vigore da Papa Wojtyla nell’Anno del
Grande Giubileo. Il servizio di Alessandro Gisotti
**********
Il Pontificio Consiglio Giustizia e Pace accoglie con
compiacimento la decisione delle otto nazioni più ricche del pianeta di
cancellare i 40 milioni di dollari dovuti da 18 Paesi in via di sviluppo e
l’intenzione di estendere tale iniziativa ad altri 20 Stati. “Giustizia e Pace”
loda in particolare il premier britannico Tony Blair per aver sostenuto
l’approvazione dell’iniziativa alla vigilia del Summit del G8, a luglio in
Scozia. La decisione della cancellazione del debito – rileva la nota – è un
chiaro segno della solidarietà che le nazioni ricche devono mostrare per quanti
vivono nei Paesi in via di sviluppo.
D’altro canto, il Pontificio Consiglio esorta i governi del nord
del mondo ad adempiere agli impegni assunti negli ultimi 30 anni, a partire
dall’assegnazione dello 0,7 per cento del PIL alle politiche di sviluppo del
Terzo Mondo. I Paesi sviluppati, è l’avvertimento di “Giustizia e Pace”, devono
impegnarsi a centrare gli Obiettivi per lo Sviluppo, approvati al Summit Onu
del 2000. Per questo, il dicastero vaticano si augura che la cancellazione del
debito sia solo il primo di molti passi dei Paesi sviluppati sulla strada di
una vera solidarietà con i Paesi in via di sviluppo.
**********
UNA DEMOCRAZIA SANA PROMUOVE LA DIGNITA’ DELLA
PERSONA E IL RISPETTO
DEI SUOI DIRITTI, MA DEVE POGGIARE SU UNA BASE
MORALE OGGETTIVA
PER ASSICURARE PACE STABILE: IL RICHIAMO DELLA
SANTA SEDE ALLA CONFERENZA DELL’OSCE, A CORDOBA, SU “ANTISEMISTISMO ED ALTRE
FORME DI INTOLLERANZA”
- A
cura di Roberta Gisotti -
“L’enorme tragedia dell’olocausto è un
drammatico richiamo per educare, soprattutto le giovani generazioni, a non cedere
davanti alle ideologie che giustificano la possibilità di ‘calpestare’ la
dignità umana basandosi sulla diversità etnica, linguistica, nazionale o religiosa”.
Lo ha ribadito l’arcivescovo di Toledo mons. Antonio Canizares, che ha guidato
la delegazione della Santa Sede alla Conferenza internazionale, svoltasi nei
giorni scorsi a Cordoba, in Spagna, sul tema “Antisemisismo ed altre forma di
intolleranza”.
L’iniziativa,
che ha riscosso l’approvazione dalla Santa Sede per “una nuova tappa importante”
nel cammino della comunità internazionale contro ogni forma di discriminazione,
è stata organizzata dall’OSCE, l’Organizzazione per la sicurezza e la
cooperazione in Europa. Alla delegazione vaticana hanno partecipato anche mons.
Ettore Ballestrero della Segreteria di Stato, Vincenzo Bonomo, docente di
diritto internazionale e Adriana Opromolla, consulente della Commissione degli
episcopati della comunità europea (COMECE).
Nel
corso dei lavori mons. Canizares ha messo in guardia contro l'intolleranza che
''si trasforma in limitazione dei diritti e della libertà'' e che può portare
alla emarginazione ed all'oppressione della persone e delle comunità alle quali
appartengono. Il presule ha inoltre evidenziato il problema del rispetto
dell'identità religiosa in una società pluralista. ''La distinzione tra potere
spirituale e civile - ha rilevato - non comporta separazione, indifferenza o
incomunicabilità ma dialogo e confronto a servizio dell'autentico bene della persona
umana”. “Laicità non è laicismo”, ha chiarito l’arcivescovo citando Giovanni
Paolo II e indicando che “lo Stato laico assicura libero esercizio delle
attività di culto, spirituali, culturali e caritative delle comunità di
credenti. In una società pluralista, la laicità è il luogo di comunicazione fra
le diverse tradizioni spirituali della nazione''.
Il capo
della delegazione vaticana ha infine condannato il “relativismo etico, che
riconosce nulla come definitivo” e “non può essere considerato come una condizione
della democrazia, come se fosse l’unica garanzia della tolleranza, del rispetto
reciproco tra le persone e dell’adesione alle decisioni della maggioranza. Una
democrazia sana – ha sottolineato
infine il presule - promuove la dignità della persona ed il
rispetto dei suoi diritti intangibili ed inalienabili. Senza una base morale
oggettiva neanche la democrazia può assicurare una pace stabile''.
=======ooo=======
OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”
Apre
la prima pagina il tormentato Iraq, sempre segnato dalle violenze. Strage in un
mercato di Kirkuk.
Nelle vaticane, due pagine dedicate alla prossima
Giornata mondiale della Gioventù a Colonia.
Nelle
estere, i due interventi della Santa Sede alla Conferenza internazionale - a
Cordoba, in Spagna - sul tema "Antisemitismo ed altre forme di
intolleranza".
Nella
pagina culturale, una riflessone di Angelo Marchesi dal titolo " 'Pensiero
debole': quante delusioni".
Un
articolo di Vittorino Grossi in merito ad una mostra allestita al Braccio di
Carlo Magno in occasione del VII centenario della morte di san Nicola da
Tolentino.
Per
l' "Osservatore libri" un articolo di Domenico Volpi dal titolo
"C'è bisogno di un 'evento' per attirare l'attenzione sul libro":
un'analisi della produzione editoriale per ragazzi.
Nelle
pagine italiane, in primo piano il referendum sulla fecondazione assistita: il
quorum non è stato raggiunto. "Una vittoria del buon senso".
Clamorosa sconfitta per i sì.
=======ooo=======
14
giugno 2005
CATTOLICI E LAICI INSIEME PER
UNA VITTORIA DELLE CIVILTA’. FALLITO IL REFERENDUM SULLA PROCREAZIONE
ASSISTITA. SOLO IL 25,5% ALLE URNE.
IL COMMENTO DEL CARDINALE CAMILLO RUINI
Non una vittoria cattolica, ma del buon senso, una vittoria della vita umana,
che ha unito cattolici e laici. Questo in sintesi il commento del cardinale
Camillo Ruini ai referendum in Italia sulla procreazione assistita che hanno
fallito il quorum: alle urne domenica e lunedì si sono recati solo il 25,5%
degli elettori.
Un dato che ha sorpreso tutti e per primi i referendari, che stanno
cercando di capire i perché di questa sconfitta cocente. Ma quale spiegazione
dà a questa forte astensione il presidente della Conferenza episcopale
italiana? Ascoltiamo lo stesso cardinale Ruini al microfono di Luca Collodi:
**********
R. – La spiego con la maturità del popolo italiano, che si
è rifiutato di pronunciarsi su quesiti tecnici e complessi, che ama la vita e
diffida di una scienza che pretenda di manipolare la vita.
D. – Cardinale Ruini, qualcuno
ha voluto o ha provato a mettere in contrapposizione laici e cattolici. Anche
questo disegno sembra non aver funzionato?
R. – Certamente. Da una parte,
certo, il mondo cattolico è stato quanto mai compatto, ha rivelato di
comprendere fino in fondo le ragioni per le quali bisognava seguire una linea,
che è stata poi quella che si è seguita; dall’altra parte, molti laici, anche
assai significativi culturalmente, socialmente e politicamente hanno – a loro
volta – condiviso in pieno, anzi hanno portato avanti con grande coraggio la
linea della difesa del valore dell’uomo in quanto tale.
D. – Alcuni hanno parlato di
interferenze della Chiesa a ledere la laicità dello Stato?
R. – Questo è totalmente
sbagliato. Se per laicità dello Stato si intende che la Chiesa non può avere
una espressione pubblica, allora non si tratta di laicità, ma si tratta di un
laicismo che fa male allo Stato prima ancora che alla Chiesa. Se, invece, si
intende per laicità la libertà di ciascuno e la distinzione dei compiti, questa
laicità non è stata in alcun modo toccata. La Chiesa, in materia di grandissimo
rilievo umano e morale, aveva il dovere di esprimere chiaramente la sua voce,
una voce che è stata accolta e condivisa da moltissimi cittadini, anche in base
alla loro coscienza personale.
D. – Secondo lei, ora che cosa
può succedere in Parlamento alla legge sulla procreazione assistita?
R. – Credo che adesso non
succeda niente, perché ci vuole tempo per sperimentarla. Poi, se si riterranno
opportune potranno essere introdotte leggere
modifiche, ma non certo quegli stravolgimenti che avevano ipotizzato i quesiti
referendari.
D. – Cardinale Ruini,
l’esperienza del referendum a sostegno della vita ha unito il mondo laico
cattolico. Il Progetto di Scienza e Vita è destinato a proseguire su altre
tematiche?
R. – Certamente. Il Progetto di
scienza e vita rimane in piedi ed avrà un grande compito anche per il futuro.
D. – Questo risultato rilancia
il progetto culturale della Chiesa italiana?
R. – Questo risultato è
un’espressione, direi, pubblicamente la più significativa e la più rilevante di
questo progetto culturale.
D.
– Cardinale Ruini, in conclusione ha vinto il cattolicesimo popolare italiano?
R. – Io non amo l’espressione
“ha vinto”. Il cattolicesimo popolare italiano ha dato ottima testimonianza di
sé.
**********
E lo stesso cardinale Ruini rispondendo a quanti hanno ipotizzato un
intervento della Chiesa italiana contro la legge 194 sull’aborto ha definito
queste voci “una favola”. “Noi certamente siamo contro l’aborto – ha detto il
porporato – ma non vogliamo modificare la legge. Auspicheremmo soltanto – ha
concluso - che nell’applicazione della legge si tenga conto il più possibile
dell’importanza di favorire la vita”.
LE REAZIONI POLITICHE E DEL MONDO CATTOLICO PER
IL RISULTATO DEL REFERENDUM
- Interviste con Bruno
Dallapiccola, Paolo Binetti, Luisa Santolini,
Edo Patriarca e Paolo Bustaffa
-
Da un punto di vista politico il
fallimento del referendum ha spaccato trasversalmente i poli. Ma la tensione è
altissima soprattutto in Alleanza Nazionale il cui presidente Gianfranco Fini
ha votato tre sì e un no all’eterologa. Gianni Alemanno e Alfredo Mantovano si
sono dimessi dagli incarichi di partito: non si può fare finta di niente –
affermano – qui sono in gioco i valori fondanti del partito. E mentre i
radicali sfogano la loro delusione attaccando con livore la Chiesa,
ma senza capacitarsi di
come l’astensione possa essere stata così alta, grande è la soddisfazione del
mondo cattolico. Ascoltiamo in proposito il servizio di Sergio Centofanti:
**********
Secondo
le ACLI, “ha prevalso la ragionevolezza degli italiani…in difesa di una legge
che ha posto delle tutele importanti per la salute delle donne e per il
rispetto della vita umana”. I cittadini – secondo le ACLI - “hanno dimostrato
di non credere ad una scienza totalmente sganciata dall’etica e di non
accettare il ricatto di un sì e di un no su questioni che meritano, piuttosto,
la sintesi che non la contrapposizione”. Per la Comunità di Sant’Egidio, il
referendum era sbagliato alla radice e ha rischiato di provocare “uno scontro
artificiale e dannoso tra laici e cattolici”: ora si apre il tempo
dell’incontro. Comunione e Liberazione rifiuta categoricamente l’equazione
strumentale dei referendari “astensionismo=di-simpegno”: anche Pannella e Fassino
a loro tempo hanno predicato il non voto. Un’astensione tanto alta, quasi il
75%, secondo CL, non è stata indifferenza ma consapevolezza e presa di
posizione attiva. Il Movimento Cristiano Lavoratori parla di “flop laicista” e
di una “battuta d’arresto per tutti coloro che si preparavano a buttarsi nel
business della vita costruita e manipolata in laboratorio”. Per il Rinnovamento
nello Spirito “c’è una coscienza religiosa che si è ridestata, c’è un laicato
cattolico che si è messo in movimento con passo unitario” ma c’è anche “una
variegata componente laica nel Paese che ha ritrovato il gusto di dialogare
senza dogmatismi su temi etici di decisiva importanza per le generazioni a
venire”. Per Azione Cattolica gli italiani hanno detto che “un figlio non può
mai essere un diritto da rivendicare prima o contro i diritti del figlio
stesso”. E sui cattolici che hanno
votato sì al referendum interviene sul Corriere della Sera il teologo Rino Fisichella:
“Ho grandi perplessità su chi ha dichiarato che lo faceva da cattolico per una
scelta di coscienza – ha detto il rettore dell’Università Lateranense - Mi
sento di dire che ha una coscienza confusa perché erano in gioco principi etici
irrinunciabili come la difesa dell’embrione. A chi riteneva opinabile la
materia – conclude mons. Fisichella - consiglio di riprendere in mano il
catechismo”. L’arcivescovo di Lecce Cosmo Francesco Ruppi, infine afferma:
“Nessun trionfalismo, nessuna rivendicazione, ma solo rispetto per la scelta
del popolo italiano, che ha dimostrato più saggezza di quanto taluni non si
immaginassero”.
***********
“Continueremo a
difendere la vita”, lo hanno ribadito con forza, alla conferenza stampa
organizzata nella sede nazionale di “Scienza e Vita” a Roma, i due presidenti
del Comitato, la neuropsichiatra infantile, Paola Binetti e il genetista Bruno
Dallapiccola. Per noi c’era Massimiliano Menichetti.
**********
“La vita ha trionfato sulla menzogna adesso bisogna continuare a
lavorare affinché cresca sempre di più una società consapevole”: così, nella
sede nazionale, il Comitato “Scienza e vita” che si è battuto per l’astensione,
ha commentato il risultato dei referendum abrogativi in materia di fecondazione
artificiale. I due presidenti, la neuropsichiatra infantile, Paola Binetti e il
genetista Bruno Dallapiccola, hanno ribadito che non si può fare sperimentazione
sugli embrioni e che si è affermata una scienza libera ed onesta che punta al
progresso senza per questo calpestare la vita e la dignità umana. Bruno Dallapiccola:
“La ricerca non
può essere definita libera, se va a intaccare la vita dell’uomo. Quindi, in
quel momento la ricerca deve essere vigilata. Dal punto di vista pratico,
quello che è chiaro è che questa legge non sacrifica assolutamente la ricerca
scientifica. Io penso che se c’è un messaggio che dovrà venir fuori dai
politici, sarà quello di dire: ‘Noi crediamo in una ricerca che non passa
attraverso le cellule staminali dell’embrione. Aiutiamo i ricercatori italiani
a lavorare in questo settore della ricerca che non è una promessa, ma un
qualcosa di concreto che possiamo dare ai cittadini che hanno certe malattie
oggi non curabili’”.
Presenti anche i 4 membri del comitato esecutivo tra cui il professore Antonio
Maria Baggio, professore di etica politica alla Pontificia Università
Gregoriana. Affrontato il nodo dell’astensione e ribadito che tutti gli
schieramenti politici l’hanno invocata, nel tempo, per far fallire i referendum
e sul valore di questa astensione, Luisa Santolini, presidente del Forum delle
Famiglie ha ribadito...
“L’85 e oltre per cento della
gente ha dichiarato ultimamente che era consapevole dei referendum e si
dichiarava mediamente informata sui referendum. Non si può dire che questo sia
un astensionismo passivo. Questa è la gente che ha rifiutato il metodo del referendum”.
“La legge dovrà fare
il suo corso per capire dove intervenire, ma bisognerà proteggerla perché
l’embrione è uno di noi”. Lo ha evidenziato Carlo Casini presidente del
Movimento per la Vita...
“Questa battaglia vinta è una
battaglia di contenimento, ma bisognerà continuare a difendere questa legge, se
possibile a migliorarla nel senso che diciamo noi, non nel senso che dicono gli
altri”.
Per il
portavoce del Forum del Terzo Settore, Edo Patriarca, la democrazia è stata
nuovamente ancorata alla Costituzione...
“Finalmente abbiamo ricondotto
tutta la tradizione politica che ha formato la nostra Costituzione, che è
appunto fondata sulla persona e sui diritti, l’abbiamo di nuovo riancorata lì,
perché senza questa concezione la democrazia rischia di andare in mano ai
potenti, in mano alle lobby. Invece, una democrazia fondata sulla persona
dall’inizio alla fine significa una democrazia che avrà futuro e speranza”.
**********
Per il
“sì” al referendum si sono schierati i maggiori quotidiani nazionali. Con loro
anche numerosi esponenti del mondo della cultura e dello spettacolo. Dalle urne
è emerso dunque, secondo alcuni osservatori, uno scollamento di una parte degli
intellettuali e degli operatori dei mass media dal Paese reale. Su questo aspetto
della campagna referendaria, Alessandro Gisotti ha raccolto l’opinione di Paolo
Bustaffa, direttore dell’agenzia SIR:
**********
R. –
Sicuramente c’è un problema: una informazione che ha corso il rischio ed è nel
rischio di autoconsumarsi, di essere autoreferenziale e quindi di avere perso
il contatto con il Paese reale, di avere smarrito quindi quel suo essere in
mezzo alla gente, di camminare con la gente, per condividerne le attese, le
speranze e anche le difficoltà.
D. – Quasi il 75 per cento degli
italiani non ha votato. Secondo alcuni esponenti referendari si tratta in larga
parte di astensione disimpegnata. Qualcuno ha anche aggiunto: “A casa è rimasto
chi non ha un titolo di studio”. Astensionisti ignoranti, dunque?
R. – Non credo proprio. Se
guardiamo all’esperienza dell’informazione sul territorio, quella che noi
abbiamo anche direttamente vissuto attraverso i 150 settimanali cattolici
locali, per una tiratura di oltre 900 mila copie, dove da mesi c’è stata
un’informazione serena, rigorosa, puntuale, chiamando in campo competenze
scientifiche, morali, culturali, di grande livello, credo che invece sia da
capovolgere tale riflessione. La gente, proprio perché ha capito fino in fondo
la portata del valore messo in gioco, e ritenendo che il referendum non fosse
lo strumento più adatto - consapevolmente e perché seriamente informata - ha
deciso per l’astensione.
D. – Alcuni referendari parlano
di “vittoria dello Stato Pontificio” e intanto su qualche giornale che ha
appoggiato il referendum oggi compaiono vignette e commenti offensivi nei
confronti del Papa e della Chiesa. Che cosa ne pensa?
R. – Penso che questo modo di raccontare non fa neppure sorridere. Sono
vecchie immagini, vecchi concetti. Come si fa ancora a scrivere e a rappresentare
la Chiesa in questo modo? Appartiene ormai ai secoli passati. In realtà, se noi
andiamo a rileggere quello che Benedetto XVI, e il cardinale Ruini, i vescovi,
ma anche i rappresentanti di tutte le associazioni cattoliche, hanno detto e
hanno scritto, qui noi dobbiamo davvero respingere un tipo di riflessione, di
analisi, di lettura di questo genere, per dire invece come tutto si è giocato
sul piano della ragione, sul piano della libertà, sul piano del dialogo. Credo
che questo sia stato un segnale importante, nuovo, da parte del mondo
cattolico, ma – ricordiamolo – non solo del mondo cattolico, perché poi attorno
a questa scelta sono confluiti i pensieri, le attenzioni e le scelte di molti
altri che credenti non si dichiarano.
**********
SI
CELEBRA OGGI LA GIORNATA MONDIALE DEl DONATORI DI SANGUE.
QUEST’ANNO LE MANIFESTAZIONI
CENTRALI SI TENGONO IN GRAN BRETAGNA,
PAESE CON UNA SOLIDA TRADIZIONE
NELLA RACCOLTA DEL SANGUE
- Intervista con Andrea Tieghi -
Sensibilizzare
l’opinione pubblica internazionale sull’importanza della donazione del sangue e
ringraziare i donatori per il loro atto di generosità nei confronti del
prossimo. E’ il duplice obiettivo dell’odierna Giornata mondiale del donatore
di sangue, ricordata anche dal Papa domenica scorsa dopo l’Angelus. “Cristo che
ci ha redenti con il suo Sangue - ha detto il Santo Padre salutando i donatori
del mondo intero - sia sempre il modello del vostro volontariato”. Il saluto
del Papa è stato accolto con grande commozione dai donatori presenti in piazza
San Pietro. Ascoltiamo il presidente nazionale dell’AVIS, Andrea Tieghi,
intervistato da Amedeo Lomonaco:
**********
R. – Ringraziamo naturalmente il
Santo Padre per averci ricordato, anche quest’anno, come già fece Giovanni
Paolo II l’anno scorso, in questa seconda occasione mondiale di Giornata del
riconoscimento del valore e della funzione dei donatori volontari di sangue nel
mondo. Abbiamo assolutamente bisogno di crescere e di moltiplicarci. Il mondo
non è autosufficiente dal punto di vista del sangue e dei suoi derivati ed anche
in Italia.
D. – Milioni di persone devono
la loro vita a donatori che non incontreranno mai. Ma cosa vuol dire essere
generosi e non ricevere alcuna ricompensa in un mondo che invece diffonde
valori contrari, quali quelli del profitto e dell’individualismo?
R. – Vuol dire credere in un
mondo diverso e in un mondo dove la solidarietà è il valore primario, non tanto
il profitto o il bene per se stessi. La soddisfazione che ha il donatore di
sangue è quella di sapere, alla fine della sua donazione, che quel sangue verrà
utilizzato per chi ne ha bisogno. E’ vero che andiamo controcorrente, però ci
fa piacere di andare controcorrente rispetto all’andamento globale di questo sistema.
D. – Quali sono i Paesi con il
più alto numero di donatori?
R. – Sono naturalmente i Paesi
industrializzati, i più ricchi. Anche in questo caso i Paesi poveri pagano il
fatto di avere pochi donatori, poca sensibilizzazione e di dover ricorrere ai
datori di sangue. In molti Paesi il sangue viene ancora comprato e questa è una
cosa indegna di Paesi civili e la nostra azione deve essere proprio rivolta al
fatto di propagandare a livello mondiale l’idea che il mondo del sangue debba
essere assolutamente non remunerato, deve essere un gesto d’amore, deve essere
un’azione che viene dal profondo del proprio cuore. E questo si fa solamente
attraverso un’educazione culturale innanzitutto di questi Paesi, aiutandoli a
crescere anche da questo punto di vista.
D. – Oltre all’atto generoso poi
è importante garantire la sicurezza del sangue donato…
R. - I passi avanti che ha fatto
l’Unione Europea da questo punto di vista sono di esempio anche a tutti gli
altri Paesi. Noi abbiamo una legislazione europea, e poi a livello delle varie
singole nazioni, che ha messo al centro della propria azione, da una parte la
donazione non remunerata e dall’altra parte la sicurezza di chi riceve il
sangue donato, che deve essere la maggiore possibile, data anche dalle tecniche
e dalle ricerche attuali della scienza moderna.
D. – In molti Paesi i donatori
sono soprattutto familiari o amici dei pazienti, ma sono moltissimi anche i
donatori anonimi. Ecco, come valorizzare questa categoria di donatori che sono
poi la risorsa più preziosa?
R. – Noi dobbiamo fare in modo
che diventi sempre più normale andare a donare il proprio sangue per tutti, in
maniera anonima, gratuita e volontaria. Questo ci permetterà di raggiungere,
anche in Italia questa agognata autosufficienza nazionale che ancora non
abbiamo raggiunto.
**********
=======ooo=======
14
giugno 2005
LA RICERCA SCIENTIFICA DIVENTA
SEMPRE DI PIÚ UN BUSINESS MILIARDARIO.
SECONDO UN’INDAGINE CONDOTTA DALLA “HEALTH
PARTNERS RESEARCH FOUNDATION” DI MINNEAPOLIS UN NUMERO SEMPRE MAGGIORE DI
SCIENZIATI AMERICANI COMMETTONO PICCOLE SCORRETTEZZE ETICHE PER OTTENERE FINANZIAMENTI
- A cura di Donika Lafratta -
WASHINGTON.
= “La scienza è cambiata molto. C’è tanta competizione e le pressioni
commerciali sono sempre più forti”. Con queste parole, Brian Martinson ha cercato
di spiegare i risultati dell’indagine condotta su un campione di circa tremila
scienziati, dall’Health Partners Research Foundation di Minneapolis. Secondo
quanto emerso dall’inchiesta, la ricerca scientifica sarebbe viziata da
scorrettezze etiche dettate dalla necessità di rispondere ad un sistema di
finanziamento ormai inadeguato. “Non si tratta di grandi frodi scientifiche” –
si difendono gli intervistati - ma di piccole correzioni ormai abituali”. Ma di
fatto questi trucchi contrastano con le norme etiche dello scienziato e
rischiano di minare la credibilità e l’integrità della scienza stessa. I dati
dell’indagine sono davvero preoccupanti. Più del 5 per cento dei ricercatori
ammette, infatti, di aver eliminato dei dati perché in contraddizione con quelli
di uno studio precedente. Il 10 per cento ammette di aver incluso il proprio
nome come autore di ricerche cui era estraneo. Più del 15 per cento, invece,
riconosce di aver modificato i risultati per soddisfare le esigenze di uno
sponsor. È evidente che di fronte all’atteggiamento dei ricercatori disposti a
ricorrere a stratagemmi per contrastare un sistema di assegnazione dei fondi
ingiusto bisogna correre ai ripari e, come afferma Raymond De Vries tra i promotori dell’indagine, ripensare
radicalmente il modo di finanziare la ricerca, ma forse anche richiamare alla
responsabilità personale gli scienziati.
JAN ELIASSON, DIPLOMATICO
SVEDESE, E’ STATO ELETTO IERI PRESIDENTE
DELLA PROSSIMA ASSEMBLEA GENERALE DELL’ONU, CHE SI
APRIRA’ IL 13 SETTEMBRE
NEW
YORK. = Sarà il diplomatico svedese Jan Eliasson a presiedere la 60ma Assemblea
generale delle Nazioni Unite, che si riunirà a New York a partire dal prossimo
13 settembre, alla presenza di oltre 150 tra capi di Stato e di Governo.
Attuale ambasciatore di Stoccolma negli Stati Uniti, ex rappresentante svedese
al Palazzo di Vetro dal 1988 al 1992, ex sottosegretario generale dell'Onu per
gli Affari umanitari, candidato dal gruppo dell'“Europa occidentale”, Eliasson
è stato eletto ieri per acclamazione dai 191 Paesi membri delle Nazioni Unite,
in sostituzione del ministro degli Esteri del Gabon, Jean Ping. Nella sua nuova
veste il diplomatico svedese dovrà pilotare l'Assemblea generale in un periodo
in cui l'Onu è impegnato nell'ambizioso progetto di riforme auspicato dal
segretario generale, Kofi Annan, per il sessantesimo anniversario dalla
fondazione delle Nazioni Unite. (R.G.)
VIAGGIO DEL CARDINALE FRANCIS
ARINZE IN UCRAINA SU INVITO
DEI VESCOVI CATTOLICI DI RITO LATINO
- A cura di Giovanni Peduto -
LEOPOLI.= I vescovi cattolici di rito latino
dell’Ucraina invitano ogni anno nel loro Paese un cardinale della Curia Romana
a trattare gli argomenti inerenti al Dicastero di loro competenza. Essendo
questo l’Anno dell’Eucaristia hanno rivolto l’invito al prefetto della
Congregazione per il culto divino e la disciplina dei sacramenti, il cardinale
Francis Arinze. Il porporato vi si è soffermato per quattro giorni, affrontando
il tema del posto centrale dell’Eucaristia nel culto cristiano e nella vita del
sacerdote, assieme a 11 presuli e al nunzio apostolico. L’incontro si è svolto
nella sede del seminario di Leopoli, per cui il cardinale Arinze ha tenuto una
specifica conferenza per loro. Ha partecipato altresì a diverse celebrazioni
eucaristiche, rimanendo quanto mai sorpreso per la fede viva e profonda del
popolo di quel Paese che ha molto sofferto durante gli anni del comunismo. I
cattolici di rito latino in Ucraina sono un milione, mentre quelli di rito
bizantino sono 5 milioni, e intessono buone relazioni con i loro fratelli ortodossi.
NELL’IRAQ DEL DOPO SADDAM E’
IN FORTE ESPANSIONE IL TRAFFICO INTERNAZIONALE
DI DROGA
ED IL CONSUMO LOCALE DI STUPEFACENTI:
LA DENUNCIA DI HAMID GHODSE, PRESIDENTE DELLA
COMMISSIONE ONU
PER IL CONTROLLO DEI NARCOTICI
BAGHDAD.
= L'Iraq del dopo Saddam Hussein è diventato uno dei nodi del transito
dell'eroina e dell'hashish che dall'Afghanistan e dall'Iran sono diretti verso
i Paesi del Golfo e l'Europa. Lo ha denunciato Hamid Ghodse, presidente della Commissione internazionale per il
controllo sui narcotici delle Nazioni
Unite, sottolineando che il transito ha provocato un drastico aumento del consumo locale, a Baghdad e nel
resto del Paese. Lo scorso mercoledì, le autorità irachene hanno arrestato a
Najaf venti trafficanti con una quantità significativa di hashish, per un
valore valutato in dieci milioni di dollari, diretto, a bordo di camioncini,
verso l'Arabia saudita. A testimoniarlo, in un’intervista al Washington Post, è
il capo della polizia di frontiera, il generale Hussein Ghazali. “Il modello è
simile a quello già registrato in altre situazioni post belliche.
L'indebolimento dei controlli alla frontiera e delle infrastrutture della
sicurezza rendono i Paesi punti di transito favorevoli, non solo per i
terroristi internazionali ma anche per i trafficanti di droga”: è quanto
afferma Ghodse, sollecitando le autorità irachene e la comunità internazionale
ad adottare misure per contrastare il fenomeno prima che si ingigantisca. Il
problema non viene ancora riconosciuto dalle autorità irachene a Baghdad. Ma da
quelle giordane sì, per esempio. Il mese scorso Amman ha denunciato l'aumento
del traffico di stupefacenti in arrivo dall'Iraq, il sequestro, lo scorso
aprile, di tre milioni di pillole di un’anfetamina, e di ''quantità
significative'' di resina di cannabis e di sostanze chimiche usate per produrre
l'eroina. (R.G.)
NUOVO ATTENTATO CONTRO
ISTITUZIONI CRISTIANE NELLA STATO INDIANO DEL BIHAR: ASSALITI NEI GIORNI SCORSI
DUE CONVENTI DI SUORE,
E FERITE DUE RELIGIOSE, UNA IN MODO GRAVE
BETTIAH.
= Allarmante serie di aggressioni nello Stato indiano del Bihar contro
sacerdoti e religiose. Ultime incursioni quelle in due conventi, apparentemente
a scopo di rapina, in uno dei quali sono state ferite due suore, una in modo grave.
Gli attacchi sono avvenuti nella notte di giovedì scorso, nel Convento
delle Suore della Carità di Nazareth a
Sokho, nella diocesi di Bhagalpur e nel Convento di Notre Dame, nella diocesi
di Bettiah, dove due religiose sono state aggredite da una banda di quindici
uomini, ed una delle due, suor Manjula, è stata poi ricoverata per le gravi
lesioni riportate. A seguito dell’azione delittuosa, il vescovo Victor Henry
Thakur ha fatto visita alla religiosa in ospedale e si è quindi recato nel
Convento per portare la sua solidarietà. Queste ultimi atti criminali si
sommano ad altri casi di violenza ai danni di esponenti cristiani, come
l’omicidio di padre Mathew Uzhuthal, di 72 anni, vicario generale
dell’arcidiocesi di Patna, accoltellato nell’aprile scorso e morto il primo
maggio scorso. A seguito di questo ennesimo delitto l’arcidiocesi di Patna ha
deciso di formare un “Forum contro la violenza”, esercitata contro leader
ecclesiali ed istituzioni gestite dalla Chiesa nello Stato indiano. (R.G.)
CHIUDE IN ITALIA, PER MANCANZA DI
FINANZIAMENTI, LA RIVISTA DEL VOLONTARIATO, DA 14 ANNI A SERVIZIO
DI UNA CULTURA DELLA SOLIDARIETA’
ROMA. = Chiude in Italia la
Rivista del Volontariato, da 14 anni a servizio di una cultura della
solidarietà, espressione della FIVOL, la Fondazione italiana per il
Volontariato, creata dalla Cassa di Risparmio di Roma. Fondazione “che sta attraversando
una difficile fase di ristrutturazione legata alle difficoltà di
finanziamento”, come spiega nell’editoriale dell’ultimo numero di maggio-giugno
2005, il direttore della rivista, Paola Springhetti. La ristrutturazione ha
portato a chiudere la rivista e a licenziare gran parte dei dipendenti, che
domani manifesteranno il loro dissenso in un sit-in a Roma, davanti alla sede della Cassa di Risparmio,
chiamando alla partecipazione tutte le organizzazioni non profit per
scongiurare un triste epilogo per la FIVOL. “Il volontariato è vivo e vitale –
scrive Paola Springhetti nel suo “arrivederci ai lettori” - e sempre più
indispensabile nella nostra società complessa, frammentata, liquida, ma anche
creativa e piena di risorse. Peccato che siano sempre meno coloro che ci
credono, in questo volontariato, e che si assottiglino le fila di coloro che
sono disposti a sostenerlo. La Rivista del Volontariato – ricorda ancora il suo
direttore - è nata con due motivazioni principali: sostenere le organizzazioni
(soprattutto quelle di base) aggiornandole, facendole partecipi dei dibattiti
in corso, offrendo materiali di approfondimento sui problemi di cui si
occupano; offrire uno spazio di confronto e conoscenza reciproca tra esperienze
diverse per obiettivi, metodi di lavoro, ambiti di impegno, forme
organizzative. Si tratta – aggiunge il direttore – di organizzazioni diverse ma
pur sempre di volontariato, secondo l’idea di esso sancita nella Carta dei
valori, che non a caso la FIVOL ha voluto e portato a definizione dopo un lungo
lavoro di discussione con l’articolato mondo del volontariato. E’ l’idea di un
volontariato gratuito, libero, ma anche consapevole e protagonista. In questo
senso, la rivista è sempre stata un “bene comune” di tutto il volontariato.
(R.G.)
=======ooo=======
- A cura di Fausta Speranza -
Almeno
28 persone sono state uccise e altre decine ferite oggi in due attentati in
Iraq settentrionale. Il più grave a Kirkuk, nel Kurdistan, dove un kamikaze ha
ucciso almeno 18 persone e ne ha ferite oltre 50. L'altro è avvenuto nei pressi
di Baquba, dove un'autobomba è esplosa uccidendo dieci persone, sia militari
sia civili, fra cui due bambini. Kirkuk è il centro dell'attività petrolifera
irachena ed è percorsa da forti tensioni tra le comunità curda, turcomanna e
araba. Intanto, la polizia irachena ha scoperto 24 corpi ad ovest di Baghdad,
in una zona dove nelle ultime settimane si sono succeduti altri ritrovamenti di
questo tipo.
Ancora
violenza in Iran, nel pieno della campagna elettorale. Tre attentati dinamitardi
hanno provocato molti feriti leggeri a Zahedan, nell’est, tra ieri sera e la
notte scorsa. Sempre ieri, inoltre, un ordigno a basso potenziale, che non ha
provocato seri danni, è stato fatto esplodere da ignoti vicino al quartier
generale di un candidato presidenziale riformista, nella città di Marivan,
mentre un suo sostenitore teneva un comizio. Domenica scorsa diversi attentati,
i primi in Iran da anni, hanno provocato la morte di 9 persone e il ferimento
di circa 90 civili a Ahvaz, nel sud-ovest del Paese, e a Teheran. Riferendosi a
questi episodi di violenza, il presidente Khatami ha dichiarato che ‘'alcuni
arresti'' sono stati effettuati, auspicando che ''gli elementi dietro a queste azioni vengano presto identificati''. Ma
come guardare al prossimo appuntamento elettorale in Iran, nell’equilibrio internazionale
e in particolare in quello del Medio Oriente? Lo abbiamo chiesto a Lucio Caracciolo,
direttore della rivista di geopolitica “Limes”.
**********
R. – Si
tratta di un voto molto importante, perché se dovesse vincere, come è nei pronostici,
il cosiddetto “pragmatico” ayatollah Rafsanjani, l’Iran potrebbe in qualche
modo rientrare in un gioco negoziale a vasto raggio, che dovrebbe portare allo
scambio tra la sua rinuncia al nucleare militare e la riammissione nei circuiti
virtuosi della finanza e del commercio internazionale. Questo, naturalmente,
aiuterebbe a stabilizzare la situazione nella regione mediorientale a cominciare
dall’Iraq.
D. –
Quale può essere a suo avviso la radice di questi episodi di violenza?
R. –
Sono sicuramente radici molto misteriose, anche se vi sono in particolare per
quanto riguarda il Kudestan, la regione di confine iraniana con l’Iraq, delle
regioni di carattere etnico. Quella regione, infatti, è sostanzialmente araba e
quindi ha una specifica refrattarietà a farsi ricomprendere nell’universo
iraniano, che come sappiamo è a dominanza persiana.
**********
Il
comitato israeliano-palestinese che coordinerà il ritiro israeliano da Gaza, previsto
per agosto, si riunirà per la prima volta stamattina. Lo hanno annunciato le
forze armate israeliane e la radio pubblica. Il capo di Stato maggiore aggiunto
israeliano, Moshe Kaplinsky, deve incontrare il viceministro dell'Interno
palestinese, Jamal Abu Zeid, per discutere del ritiro di tutte le forze
israeliane e di più di 8.000 coloni ebrei che si trovano nella Striscia di
Gaza. Il calendario di queste riunioni era stato fissato la settimana scorsa,
durante colloqui fra il ministro della Difesa israeliana, Shaul Mofaz, e il
ministro dell'Interno palestinese,
Nasser Yussuf.
Oggi,
con l’incontro tra il presidente di turno dell’UE, Juncker, e il premier britannico
Blair, e poi il faccia a faccia tra Blair e Chirac, si avvia alla stretta finale il tentativo di trovare un accordo
sulle prospettive finanziarie dell'UE al Consiglio europeo di questa settimana.
Il servizio di Fausta Speranza:
**********
Dai ministri degli Esteri dei 25 non sono venuti segnali di ammorbidimento
delle rispettive posizioni e la questione
è ora nelle mani dei leader europei. Per il premier lussemburghese, Jean
Claude Juncker, è cominciata la stretta finale prima del Consiglio di giovedì e
venerdì. Oggi ha incontrato il premier britannico Tony Blair, a chiudere il suo
giro di consultazioni fra i 25. Il faccia a faccia è stata l’occasione per
sondare se vi siano margini di trattativa, anche se minimi, sullo sconto del
quale la Gran Bretagna gode da circa vent'anni e che ammonta quest'anno a circa
cinque miliardi di euro. Blair, stamane a colazione con il presidente francese
Chirac, afferma che la Gran Bretagna è disposta a mettere in discussione il
rimborso solo a condizione che si rimetta in forse tutto, in particolare la
politica agricola comune, sulla quale fa muro la Francia sostenuta dalla
Germania. Secondo i conti del premier britannico, il 40% delle finanze europee
''va sempre all'agricoltura'', malgrado in questo settore lavori appena il 5%
degli attivi. Dopo l'incontro cruciale con Blair, Juncker comunque metterà mano
alla sua bozza di proposte per presentarne mercoledì un’ultima versione alle
delegazioni dei 25. Le sue capacità diplomatiche sono note, ma è anche vero che
Juncker deve affrontare la questione dei soldi dell'Unione di pari passo con
quella della battuta d'arresto della Costituzione Europea.
**********
È di
ventuno morti il bilancio dell’operazione militare condotta dall’esercito ugandese
contro i ribelli dell’Armata della resistenza del signore (LRA), nel Nord del
Paese. I fatti risalgono a domenica scorsa, ma la notizia è stata resa nota
solo questa mattina. Secondo quanto riferito da fonti militari, l’esercito
nazionale sarebbe intervenuto contro il gruppo di ribelli ritenuto responsabile
dell’attacco perpetrato il mese scorso nella località di Koch Goma, causando la
morte di sedici persone. L’Armata della resistenza del signore vuole spodestare
il presidente ugandese Yoweri Museveni e dar vita ad un regime fondato sui
dieci comandamenti della Bibbia.
Nuovo giro di vite in Nepal
dove, ieri, sono stati arrestati 50 giornalisti. La loro liberazione è stata
chiesta oggi nel corso di una grande manifestazione che si è svolta nella
capitale, Khatmandu. Dopo il colpo di Stato del primo febbraio scorso, con il
quale il re nepalese Gyanendra ha licenziato il governo e ha richiamato a sé
tutti i poteri, sulla stampa è stata imposta la censura reale. Solo un paio di
settimane fa il re ha riaperto tutti i canali dell'informazione e ripristinato
i collegamenti telefonici sia fissi che cellulari. La situazione è tornata
incandescente: alle richieste da parte di stampa e cittadini sul ripristino
della democrazia hanno fatto seguito arresti di massa di politici e giornalisti
da parte dell'esercito.
Una
forte scossa di terremoto di magnitudo 7.9 della scala Richter ha fatto tremare
ieri sera il Cile settentrionale. Il sisma, avvertito anche in Bolivia e in Perù,
ha causato la morte di otto persone ed ingenti danni alle abitazioni. Il ministro
degli Interni, Jorge Correa, ha annunciato che il bilancio delle vittime
rischia di aumentare. Intanto il presidente cileno, Ricardo Lagos, in visita
ufficiale in Europa, ha deciso di sospendere il suo viaggio e di rientrare nel
Paese.
Il
presidente sudafricano, Thabo Mbeki, ha licenziato il vicepresidente, Jacob
Zuma, poche ore prima che una seduta congiunta delle Camere del Parlamento
prendesse una decisione in merito. Lo ha detto il quotidiano sudafricano Star.
Il giornale ha detto che autorevoli funzionari del governo hanno confermato la
notizia. L'alta corte di Durban questo mese ha riconosciuto colpevole di corruzione
e frode l'ex consigliere finanziario di Zuma, Schabir Shaik, con una sentenza che
chiama in causa anche il vicepresidente
Zuma, affermando che i due uomini politici
intrattenevano rapporti di corruzione.
La Corte
suprema del Myanmar (ex Birmania) ha dato il via al processo segreto a carico
dell'ex primo ministro birmano, il generale Khin Nyunt, rimosso dalla carica lo
scorso ottobre e ufficialmente imputato di appropriazione indebita. Lo ha reso
noto oggi un esperto giudiziario. Il tribunale, che si riunisce a porte chiuse,
ha ascoltato ieri le accuse formulate contro l'ex uomo forte della giunta
militare al potere a Yangoon, ma non sono trapelate informazioni dettagliate.
L'ex primo ministro, secondo altre fonti, dovrebbe rispondere di alto
tradimento, abuso di potere e appropriazione indebita.
Il
presidente del Pakistan, Pervez Musharraf, è giunto ieri sera a Canberra per
una visita ufficiale di quattro giorni, la prima di un capo di Stato pachistano
in Australia, durante la quale è prevista la firma di un accordo di
cooperazione contro il terrorismo, con la condivisione di informazioni di
intelligence del massimo livello. La firma è in programma domani, nel corso di
colloqui con il premier conservatore, John Howard, che si prevede saranno
nominati dal tema della lotta al terrorismo nella regione. Canberra è inoltre
interessata a promuovere legami commerciali più stretti con Islamabad, in
particolare l'esportazione di gas naturale e carbone, oltre alla cooperazione
nei settori dell'agricoltura e dei servizi finanziari. Musharraf ha detto che
l'Australia può imparare lezioni importanti dal Pakistan, in particolare sui
modi in cui i tentacoli dei gruppi terroristici islamici si estendono nel sud
est asiatico e anche in Australia.
La
polizia haitiana ha creato un’unità speciale di intervento per lottare contro i
sequestri di persona, che si moltiplicano nella capitale Port-au-Prince.
L’iniziativa rientra tra le nuove misure adottate per combattere i rapimenti e
la criminalità, in aumento nella capitale. Ieri un poliziotto è stato ucciso
nel quartiere di Bel Air, presunta roccaforte dei sostenitori dell’ex presidente,
Jean Bertrand Aristide.
Undici
soldati sono stati uccisi e altri tre feriti in un attacco al loro convoglio da
parte di guerriglieri comunisti nel nord delle Filippine. Il convoglio è caduto
in un'imboscata tesa dal Nuovo esercito del popolo (NPA, braccio armato dei
comunisti) nel comune di Bessang Pass, nella provincia di Ilocos Sur. Non ci sarebbero
morti fra i guerriglieri. L'agguato segue di pochi giorni l'uccisione di 14
ribelli da parte dell'esercito, avvenuta il 12 giugno scorso. Dal 1969, i guerriglieri comunisti di sette
fazioni rivali stanno conducendo separatamente una guerra all'interno del Paese
per rovesciare il governo filippino. I colloqui per porre fine al conflitto,
che ha provocato la morte di oltre 40.000 persone, sono attualmente sospesi. I
ribelli, per riprenderli formalmente, vogliono la rimozione dell'etichetta di
terroristi che è stata loro attribuita da Washington.
L'Ucraina
non accetterà per qualche tempo nuove richieste di adozione in arrivo dall'estero:
la sospensione ''provvisoria'' è stata annunciata ieri a Kiev ed è stata
giustificata con la necessità di dar via ad una nuova struttura che meglio
protegga i diritti dei bambini. Secondo il ministero della Gioventù e dello
Sport, ci vorranno circa due mesi per creare, su decisione del Parlamento, la
nuova struttura pubblica che sorveglierà le adozioni. Nel frattempo, continuerà
l'esame delle richieste già inoltrate. ''Faremo il possibile perchè non un solo
bambino abbia a soffrire. Il nostro obiettivo è rendere la procedura
trasparente e corretta”, ha sottolineato il ministro della Gioventù e dello
Sport, Yuri Pavlenko. La sospensione è stata decisa a Kiev, mentre a Mosca
l'adozione da parte di stranieri è al centro di crescenti polemiche, sulla scia
di alcuni casi veri e presunti di
maltrattamenti subiti dai bambini russi, portati fuori dei confini
nazionali. Nel 2004, 2.081 bambini ucraini sono stati adottati da genitori
stranieri e 1.536 da genitori locali.
=======ooo=======