RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno XLIX n. 162 - Testo della trasmissione di sabato 11 giugno 2005

 

 

Sommario

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

Iniziata la visita ad Limina dei vescovi del Madagascar, un Paese all’inizio della sua rinascita istituzionale e sociale

 

IN PRIMO PIANO:

Si svolge domani e dopodomani in Italia il referendum per l’abrogazione parziale della legge 40 sulla procreazione medicalmente assistita: con noi, Claudio Manna, Francesco D’Agostino, Antonio Maria Baggio, Giovanni Giacobbe e Luca Volontè

 

Accordo del G8 oggi a Londra  sulla cancellazione del debito estero dei Paesi poveri: ce ne parla Riccardo Moro

 

Questa notte il pellegrinaggio a piedi Macerata-Loreto promosso da Comunione e Liberazione: intervista con mons. Giancarlo Vecerriga

 

Il Vangelo di domani: il commento di padre Marko Ivan Rupnik

 

CHIESA E SOCIETA’:

“No” deciso della Conferenza episcopale della Corea del Sud alla ricerca sulla produzione di embrioni attraverso la clonazione

 

Adesione della Conferenza episcopale della Spagna alla manifestazione del 18 giugno a Madrid, promossa dal “Forum spagnolo della famiglia”, contro il progetto di legge sulle unioni omosessuali

 

Appello al rafforzamento della lotta contro il traffico illegale di diamanti

 

Argentina: triplicati negli ultimi 10 anni i casi di violenza familiare a  Buenos Aires

 

Festeggiamenti in Iraq per il cinquantenario delle missioni delle Piccole Sorelle di Gesù, ispirate al carisma di Charles De Foucauld

 

24 ORE NEL MONDO:

        Decine di morti in Iraq in vari attentati kamikaze

 

Il nuovo presidente boliviano Eduardo Rodríguez al lavoro per superare la grave crisi del Paese

 

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

11 giugno 2005

 

 

 

INIZIATA LA VISITA AD LIMINA DEI VESCOVI DEL MADAGASCAR,

UN PAESE ALL’INIZIO DELLA SUA RINASCITA ISTITUZIONALE E SOCIALE

- Servizio di Alessandro De Carolis -

 

Dopo Rwanda, Burundi, Sudafrica e Stati limitrofi, da oggi è la volta dei vescovi del Madagascar riunirsi a Roma per la visita ad Limina, un appuntamento che ha finora visto Benedetto XVI impegnato quasi esclusivamente sul versante africano. Oltre che a rappresentare il primo incontro con il nuovo Papa, la visita in Vaticano dell’episcopato malgascio è anche la prima dall’inizio degli Anni duemila: una nuova era che solo da poco ha visto l’isola africana imboccare la via di una non facile rinascita sociale e politica. Per comprendere meglio la situazione del Madagascar, ecco la scheda di Alessandro De Carolis:

 

**********

(musica)

 

Il nuovo secolo per il Madagascar è iniziato con qualche anno di ritardo. Solo quando è stato possibile arginare l’onda lunga del regime marxista di Didier Ratsiraka - che aveva dominato, tra alterne vicende, gli ultimi 25 anni della vita politica dell’isola – la Repubblica malgascia ha potuto iniziare a fare davvero i conti con le esigenze della democrazia. Da quasi due anni, la guida del Paese è nelle mani del presidente Ravalomanana, vincitore delle elezioni del 2001 ma solo dal 2002, con la fuga di Ratsiraka in Francia, effettivamente a capo di un governo in grado di realizzare le riforme di cui il Paese ha bisogno. Riforme che hanno visto, come misure principali, l’introduzione nel 2003 della moneta nazionale, l’ariary, al posto del franco malgascio, e la progressiva liberalizzazione dell’economia, compreso il risanamento dell’apparato amministrativo e giudiziario, per lunghi anni ricettacolo di corruzione.

 

In questo contesto, la Chiesa locale è una delle parti attive, oltre che antiche – i primi tentativi missionari risalgono alla metà del Cinquecento - della rinascita del Madagascar. Nelle ultime due visite ad Limina dei vescovi malgasci – avvenute nel 1982 e poi nel ‘98 – Giovanni Paolo II spronò in particolare l’episcopato isolano alla formazione dei giovani, categoria sociale fondamentale per il Madagascar, se si considera che il tasso di natalità arriva al 50%, che la mortalità infantile raggiunge l’84%, mentre la speranza media di vita (dati 2001) supera di poco i 50 anni. Papa Wojtyla ribadì, tra l’altro, anche l’importanza dell’inculturazione e lodò, in occasione della seconda visita a Roma, anche i buoni rapporti di collaborazione esistenti nell’isola tra le diverse denominazioni cristiane. Del resto, in Madagascar i cristiani – che rappresentano il 23 % dei 16 milioni e mezzo di abitanti totali – quasi si equivalgono con i membri delle Chiese protestanti che arrivano al 18%. E tuttavia entrambe non raggiungono la metà dei credenti di una popolazione che per il 52% resta ancorata alla tradizione dei riti animisti.

 

Guardando al presente e al futuro – attualità e speranze che da oggi sono oggetto di esame e di confronto al cospetto di Benedetto XVI – i vescovi del Madagascar sono impegnati nella ristrutturazione di varie diocesi secondo i principi dell’affinità culturale, geografica e amministrativa. La formazione religiosa, oltre agli spunti offerti dall’Anno dell’Eucaristia, punta anche su quelli offerti dall’Anno della Bibbia che si celebra in Africa. C’è poi l’impegno sociale, che vede da sempre la Chiesa malgascia in prima linea nel campo dell’educazione. A questo, si aggiunge l’istituzione di una Commissione di lotta all’AIDS e il gioco di sponda tra Chiesa e governo nella guerra alla povertà. Ma l’appoggio pieno che i vescovi avevano dato al presidente Ravalomanana all’indomani della sua elezione, durante i giorni bui e violenti del colpo di coda del dittatore sconfitto, si è raffreddato col tempo fino a trasformarsi in una critica presa di distanze. In particolare, quando l’episcopato malgascio, nella lettera pastorale del novembre 2003, ha espresso forti preoccupazioni per la situazione generale del Paese e, nello specifico, per un “uso strumentale” della religione da parte del capo dello Stato.

 

(musica)

**********

 

 

ALTRE UDIENZE

 

Il Papa stamane ha ricevuto in successive udienze anche Sua Beatitudine Ignace Moussa I Daoud, prefetto della Congregazione per le Chiese Orientali, padre Peter-Hans Kolvenbach, preposito generale della Compagnia di Gesù, e l’arcivescovo  Nikola Eterović, segretario generale del Sinodo dei Vescovi.

 

 

=======ooo=======

 

 

OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”

 

 

La prima pagina si apre con un articolo sulla proposta congiunta – da parte degli Stati Uniti e della Gran Bretagna – per la cancellazione del debito estero di diciotto Paesi in via di sviluppo.

Allegato all’edizione odierna il fascicolo – in omaggio a tutti gli abbonati – con il discorso di Benedetto XVI all’apertura del Convegno della diocesi di Roma su “Famiglia e comunità cristiana: formazione della persona e trasmissione della fede”.

 

Nelle vaticane, una pagina dedicata al cammino della Chiesa in Asia.

 

Nelle estere, Cina-Unione Europea: raggiunta un’intesa per scongiurare una “guerra commerciale” sui prodotti tessili; Pechino limiterà le esportazioni nel triennio 2005-2007 “ad una crescita ragionevole”.

Nella pagina culturale, un elzeviro di Mario Gabriele Giordano sull’inflazione di lauree “ad honorem”.

 

Nelle pagine italiane, in primo piano il referendum: si vota per abrogare alcuni punti della legge sulla fecondazione assistita; i vescovi invitano all’astensione.

 

 

=======ooo=======

 

 

OGGI IN PRIMO PIANO

11 giugno 2005

 

 

 

SI SVOLGE DOMANI E DOPODOMANI IN ITALIA IL REFERENDUM PER L’ABROGAZIONE PARZIALE DELLA LEGGE 40 SULLA PROCREAZIONE MEDICALMENTE ASSISTITA

- Il servizio di Sergio Centofanti -

 

**********

Sono quattro i quesiti del referendum per l’abrogazione parziale della Legge 40 sulla procreazione medicalmente assistitita: con il primo i referendari vogliono togliere il limite alla ricerca sugli embrioni, rimuovendo il divieto di congelamento e della cosiddetta clonazione terapeutica che mira alla produzione di embrioni-copia per utilizzarne le cellule staminali a scopo curativo. In questo modo gli embrioni utilizzati vengono distrutti. “Andate a votare pensando ai malati” dice il Comitato del sì. Il fronte dell’astensione invece denuncia la strumentalizzazione di chi soffre e ricorda che finora nessun malato è stato mai curato dalle cellule staminali embrionali. Ascoltiamo il prof. Claudio Manna, docente di fisio- patologia della riproduzione umana all’Università romana di Tor Vergata, al microfono di Massimiliano Menichetti:

 

R. – Non esiste neanche ancora una malattia curata attraverso le cellule staminali embrionali: questa è la verità!

 

D. – Quindi la ricerca verso che cosa si rivolge: le staminali adulte?

 

R. – Non solo queste. Ci sono delle novità. Per esempio: le staminali totipotenti provenienti da aborti spontanei; oppure ci sono nuovissime prospettive per cui il “DNA” adulto potrebbe essere riprogrammato attraverso cellule cosiddette “artificiali” in modo tale da produrre cellule staminali totipotenti. Quindi, ci sono moltissime prospettive, non solamente le cellule staminali embrionali.

 

D. – Professore, allora perché si fa un gran parlare, anche nel mondo scientifico, di cellule staminali embrionali?

 

R. – Uno dei motivi principali è che queste cellule staminali embrionali sono “facili” da avere perché effettivamente se ne producono molte in tutto il mondo nei centri di riproduzione assistita e dunque, probabilmente, c’è anche una ragione economica dietro all’interesse per queste cellule.

 

D. – Professore, dove inizia la vita umana?

 

R. – Quando i due patrimoni genetici si uniscono in modo indissolubile: questo è un dato scientifico, è un dato biologico assolutamente inconfutabile.

 

Con il secondo quesito i referendari vogliono abolire il divieto di creare in vitro più di tre embrioni, nonché il divieto di accesso alla fecondazione alle coppie prima di aver accertato effettivamente la sterilità. Intenderebbero così salvaguardare la salute della donna. Tutto il contrario per il fronte dell’astensione che ricorda come i bombardamenti  ormonali cui sarebbero sottoposte le donne rappresentano un serio rischio sanitario. Con il terzo quesito si intende cancellare il riferimento ai diritti del concepito. Secondo i referendari questo riferimento potrebbe mettere in pericolo la legge sull’aborto. Ma non è così -  afferma il presidente del Comitato Nazionale di Bioetica il prof. Francesco D’Agostino, intervistato da Massimiliano Menichetti:

 

R. – L’embrione non ha uno statuto giuridico esplicitamente definito nel nostro ordinamento. Ciò però che viene sottaciuto sistematicamente dal movimento dei referendari, è che esiste un’importantissima sentenza della Corte Costituzionale italiana, la n. 37 del 1997, che venne redatta da Giuliano Vassalli, illustre uomo politico della sinistra, come tutti sanno, nella quale si affermava che esistono ragioni costituzionali per affermare che il concepito ha diritto alla vita e che il diritto alla vita del concepito, nel nostro ordinamento, trova un limite solo attraverso la legge che legalizza l’aborto e quindi solo nel caso di conflitto tra la salute del nascituro con quella della madre.

 

D. – Ed in questo non c’è conflitto con la 194, la legge sull’aborto?

 

R. – Non esiste questo conflitto, perché la donna attiva la fecondazione assistita in una condizione di piena salute fisica. Io ritengo, da giurista, che sia assolutamente coerente l’affermazione dell’art. 1 della legge 40 che dice che i centri di fecondazione assistita devono tener conto dei diritti di tutti i soggetti coinvolti, ivi compresi i diritti del concepito.

 

Con il quarto quesito infine i referendari vogliono consentire la fecondazione eterologa puntando a far cadere il divieto di utilizzare gameti di soggetti estranei alla coppia richiedente. Il fronte dell’astensione denuncia i pericoli della fecondazione eterologa. Ce ne parla il prof. Antonio Maria Baggio, docente di etica politica all’Università Gregoriana di Roma. L’intervista è di Paolo Ondarza:

 

R. -  Ci sono conseguenze sia per il bambino sia per i genitori. Il bambino ha diritto di avere genitori certi e conosciuti. Invece, il donatore vuole rimanere sconosciuto. Un bambino nato dall’eterologa e magari ha una malattia tale per cui il medico che gli sta davanti gli chiede se la causa della malattia viene da fuori o se è una cosa ereditaria, perché cambia il modo in cui lo deve curare, la risposta non c’è perché il padre non si conosce! Accettiamo di mettere al mondo un figlio sapendo già di dovergli negare i diritti essenziali. Francamente, questa non è giustizia! E poi, ci sono conseguenze pesanti, spesso anche per i genitori. Quando la coppia attraversa un periodo di difficoltà e di incomprensione, normalmente il figlio è qualcuno che unisce i due. Quando si è avuto un bambino con l’eterologa, il padre comincia a pensare che quel figlio è figlio soltanto della moglie e non suo, e in molti casi questi padri chiedono il disconoscimento del figlio, poi è un figlio – questo – che non eredita ... Invece, per la donna può succedere che appaia il fantasma di quest’uomo che è il padre biologico del bambino che l’ha fecondata ma che non c’è ....

 

Secondo i  referendari l’astensione  è diseducativa ed equivale ad un disimpegno civile. Ma tutte le forze politiche a suo tempo hanno utilizzato questa possibilità. Pannella con i suoi radicali nell’85 sulla “scala mobile”, Fassino con i DS nel 2003 sull’articolo 18. Chi invita a non andare al voto, tra cui la Chiesa Cattolica Italiana ma anche tanti laici non credenti, chiede che l’astensione sia attiva e consapevole per stare dalla parte dei più deboli e dell’uomo. Una possibilità quella dell’astensione assolutamente legittima e riconosciuta dalla Costituzione, come conferma il preside della Facoltà di giurisprudenza presso l’Università della LUMSA di Roma Giovanni Giacobbe:

 

R. – Nella seconda parte della Costituzione, dove è inserita la norma sul referendum, viene trattato il processo di  formazione delle leggi e il referendum abrogativo rientra nel processo di formazione delle leggi. Ora, rispetto al referendum abrogativo, non c’è una disposizione che prevede che sia un dovere civico il voto al referendum, anzi avendo la Costituzione richiesto il quorum, la mancata partecipazione al referendum è una possibile scelta proprio per contestare la utilizzazione del referendum in questa determinata materia. Chi si astiene dal partecipare al referendum sulla legge n. 40, non è che se ne lava le mani, come si dice, o peggio ancora realizza un trucco o addirittura una scorrettezza costituzionale, al contrario manifesta in modo esplicito la propria posizione contraria all’abrogazione della legge, favorevole alla tutela della vita e quindi l’astensione rappresenta una doppia manifestazione di volontà diretta ad impedire che la legge venga modificata, anche attraverso il mancato raggiungimento del quorum.

 

L’astensione si presenta dunque, per i suoi promotori,  come una battaglia civile in difesa di chi non ha voce, contro la disumanizzazione della civiltà. Benedetto XVI, incoraggiando i vescovi italiani,  ha detto che qui non sono in gioco interessi cattolici ma quelli dell’uomo. Per Luca Volontà deputato dell’UDC  e presidente del comitato “Non votare” l’astensione è contrastare l’idea che l’embrione umano sia assimilato per dignità ad un vegetale o a un animale:

 

R. – Tutti gli esponenti del ‘sì’ considerano gli esperimenti sull’embrione umano meno di quanto non siano gli esperimenti sui topolini o sul mais transgenico. Il principio di precauzione vale per il mais, che mangiamo, vale per il pomodoro, vale per il topolino, ma non può valere – dal loro punto di vista – per l’embrione umano, cioè per l’inizio della vita mia e di chiunque ci ascolti! Questo è francamente sconvolgente!.

**********

 

 

SU PROPOSTA DI STATI UNITI, GRAN BRETAGNA E CANADA APPROVATO

STAMANE A LONDRA, DAI MINISTRI FINANZIARI DEL G8,

UN ACCORDO PER CANCELLARE IL DEBITO ESTERO DI 18 PAESI POVERI.

SODDISFAZIONE MA ANCHE RISERVE SULL’INTESA: NON BASTA – DICONO GLI ESPERTI – PER RILANCIARE LO SVILUPPO NEL SUD DEL MONDO

- Intervista con Riccardo Moro -

 

La proposta è arrivata da Stati Uniti, Gran Bretagna e Canada ed è stata approvata stamani a Londra dai ministri finanziari del G8. L’intesa fra i ‘grandi’ del mondo è di annullare il debito estero di 18 Paesi più poveri al mondo, per un ammontare di oltre 16 miliardi di dollari. Dopo anni ed anni di trattative e di campagne su questo tema questo annuncio appare clamoroso. Ma si tratta davvero di un passo storico o piuttosto di un atto dovuto di grande effetto ma ancora di poca sostanza? Roberta Gisotti lo ha chiesto al dott. Riccardo Moro, economista, direttore della Fondazione  “Giustizia e solidarietà”, promossa dalla Chiesa italiana.

 

**********

R. – Secondo me non è un passo clamoroso e non è un passo storico. E’ francamente un piccolo passo nella direzione che venne, non solo auspicata, ma venne promessa durante il Giubileo. La ragione di questo tono che raffredda un possibile entusiasmo o la retorica intorno alla notizia, è legata al fatto che un’iniziativa più consistente è già stata assunta ed è l’iniziativa HIPIC (Paesi poveri altamente indebitati), lanciata nel ’96, rilanciata e aggiornata tra il ’99 e il 2000, che proprio sotto la pressione delle campagne proponeva la cancellazione per una quarantina di Stati, tra i 70 circa Paesi a basso reddito. Questa cancellazione, però, ha riguardato sinora solo il debito bilaterale, cioè quello tra Paese e Paese, Paesi del nord e Paesi debitori del sud. La novità di questa intesa è che si parla finalmente oggi di cancellazione anche del debito multilaterale, cioè si prende in considerazione la cancellazione del debito verso la Banca Mondiale e il Fondo Monetario Internazionale.

 

D. – Dott. Moro, ma in termini economici quanto vale questa cancellazione?

 

R. – Le cifre in gioco non sono in realtà così elevate. Già oggi l’ordine di grandezza delle cancellazioni è intorno ai 27-30 miliardi, effettuate o promesse. E a oggi, 27 dei 40 Paesi che sono candidati all’iniziativa hanno ricevuto una cancellazione. Quello che però va detto e va aggiunto è che si parla sì di qualche decina di miliardi, 18 il primo calcolo, che poi cresceranno e si potrebbe arrivare ad un orizzonte di 40-50 miliardi di dollari cancellati. Non dobbiamo dimenticare però che stiamo parlando del capitale cancellato. In termini di risorse finanziarie liberate ciò che si libera è il servizio del debito, cioè quanto questi Paesi avrebbero pagato di interessi e di restituzione del capitale. Se la cancellazione multilaterale venisse estesa a tutti e 40 noi avremmo una liberazione di risorse grossomodo di un paio di miliardi di dollari l’anno. Ora, l’ammontare totale dell’aiuto che il nord del mondo dà in termini di sviluppo al sud del mondo è stato nel 2004 di 78 miliardi. Le Nazioni Unite calcolano che ne occorrono altri 50 all’anno. Quindi, voi capite che due miliardi in un anno sono una cifra molto, molto piccola rispetto al reale fabbisogno.

 

D. – E’ un passo dovuto, ma certamente non risolutivo, dunque, forse anche un atto che va accompagnato da politiche di sviluppo…

 

R. – Assolutamente sì. Secondo me è corretto quello che lei dice, è un atto certamente dovuto. Per cui certamente c’è soddisfazione per questo. Credo, però, sia importante ricordare che se non arrivano altri finanziamenti, altri denari, se non arrivano politiche di sviluppo adeguate questo intervento diventa un intervento sterile.

**********   

 

 

QUESTA NOTTE IL PELLEGRINAGGIO A PIEDI MACERATA-LORETO

PROMOSSO DA COMUNIONE E LIBERAZIONE

- Intervista con mons. Giancarlo Vecerrica -

 

Con la Santa Messa presieduta dal cardinale Angelo Scola, patriarca di Venezia, nello Stadio Helvia Recina di Macerata, prende il via questa sera il XXVII pellegrinaggio a piedi da Macerata a Loreto, promosso da Comunione e Liberazione. Il percorso si snoda nella notte per 26 chilometri tra canti e preghiere, per culminare intorno alle 6.30 del mattino con l’atto di affidamento alla Vergine nella Basilica Lauretana. Quest’anno l’evento è dedicato a Giovanni Paolo II e a Don Giussani, il fondatore del Movimento ecclesiale di Comunione e Liberazione. Ma cosa conserva il cammino odierno dell’antica devozione mariana da cui è nato? Lo spiega al microfono di Gabriella Ceraso l’ideatore del pellegrinaggio mons. Giancarlo Vecerrica, vescovo di Fabriano-Matelica:


***********

R. – Conserva il desiderio di poter vivere i fatti della vita con una tensione ideale. E oggi è ancora più urgente di ieri, perché questo relativismo di cui ha parlato Benedetto XVI è sempre più concreto ed evidente e le prime vittime sono i giovani. Il pellegrinaggio vuole ridestare il desiderio della verità, della bellezza, il desiderio dell’incontro con Dio su questa terra.

 

D.– Due figure chiave: quest’anno voi affiancate Giovanni Paolo II e don Giussani, con due frasi molto significative del loro modo di pensare. Ce le spiega?

 

R. – Giovanni Paolo II può essere definito dal suo primo annuncio alla Messa di inizio Pontificato: “Non abbiate paura! Spalancate la porte a Cristo”. Questo oggi è l’annuncio più necessario per tutti, in modo particolare per i giovani, perché non basta parlare di ideali, occorre che l’ideale sia una persona, una presenza viva e che renda possibile l’impossibile. Di don Giussani ricordiamo l’invocazione “O Madonna, sei la nostra sicurezza”. Se non c’è qualcuno che ci indica chi è Cristo e dove è Cristo, è come se ci mancasse tutto. Perciò la Madonna è la strada per poter incontrare il senso della vita su questa terra.

 

D. – Anche quest’anno il tema è legato a quella della Giornata mondiale della gioventù di Colonia: “Siamo venuti per adorarlo”…

 

R. – Ogni anno scegliamo come tema quello della giornata mondiale della gioventù. Quest’anno il tema è bellissimo perché riporta Cristo al centro della vita. Perciò anche quest’anno noi ci leghiamo alla Giornata mondiale dei giovani in modo particolare con la fiaccola della pace del pellegrinaggio che è stata benedetta dal  Papa a Bari, al Congresso eucaristico, e che poi viene portata allo stadio di Macerata e quindi a Loreto e poi percorrerà, portata dai podisti le strade di Colonia.

*********

 

 

IL VANGELO DI DOMANI

 

 

Domani, 12 giugno, 11ma Domenica del Tempo Ordinario, la liturgia ci presenta il Vangelo in cui Gesù, vedendo le folle, ne sente compassione, perché erano stanche e sfinite, come pecore senza pastore. Allora sceglie i 12 apostoli e dà loro il potere di scacciare gli spiriti immondi e di guarire ogni sorta di malattie e d'infermità, dicendo: “Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date”. Quindi aggiunge:

 

“La messe è molta, ma gli operai sono pochi! Pregate dunque il padrone della messe che mandi operai nella sua messe!”.

 

Su questo brano evangelico ascoltiamo il commento del teologo gesuita padre Marko Ivan Rupnik:

 

**********

Vedendo le folle, ne sentì la compassione. Trovarsi sotto il suo sguardo, vuol dire essere bagnati di misericordia. Le testimonianze che ci vengono dal Vangelo, come per esempio San Pietro nel cortile del sommo sacerdote, ci dicono che basta un solo sguardo del Signore per sentirsi lavati, perdonati e abbracciati, per passare dalla morte alla vita. Il Signore, quando ci guarda, prova compassione, la qualità materna dell’amore divino: Dio si commuove come la madre, vedendo il proprio figlio nelle difficoltà. Essendo amore Lui stesso, non ci forza, non ci costringe a camminare sulla retta via, ma freme nell’amore per noi e questa sua compassione diventa per noi motivo della vita nuova. Nella missione dei discepoli, lui vuole che trasmettano la stessa compassione. Cristiani siamo nel mondo non per giudicarlo, ma per commuovere qualcuno con uno sguardo che fa trapelare la compassione di Dio, la stessa che ha toccato noi.

**********

 

 

=======ooo=======

 

 

CHIESA E SOCIETA’

11 giugno 2005

 

 

“NO” DECISO DELLA CONFERENZA EPISCOPALE DELLA COREA DEL SUD ALLA RICERCA SULLA PRODUZIONE DI EMBRIONI ATTRAVERSO LA CLONAZIONE, IN CORSO NEL PAESE: “SONO ATTI GRAVEMENTE IMMORALI”

 

SEUL. = “L’uomo non può essere sottomesso ad una scienza senza limiti, la libertà di ricerca va orientata e la scienza deve essere al servizio della vita umana e del bene per l’intera umanità”: lo affermano i vescovi della Corea del Sud che, in un documento dal titolo “L’embrione umano è una vita. Tutti eravamo embrioni”, respingono le conclamate ricerche del prof. Hwang Woo-suuk, dell’Universitò Nazionale di Seul, sulla produzione in laboratorio di cellule staminali embrionali attraverso un processo di clonazione. La Conferenza episcopale coreana critica tali esperimenti come atti gravemente immorali, perché sfruttano l’essere umano, riducendolo a un mero mezzo, e non ne rispettano la dignità umana. Sebbene tutta la Nazione sia in attesa di studi sulle cellule staminali embrionali, nella speranza che possano condurre a terapie utili per curare pazienti con gravi malattie degenerative, la Chiesa non può tacere le questioni di principio che implica tale ricerca: “Questo non significa che la Chiesa cattolica chiuda gli occhi verso la sofferenza di pazienti con malattie incurabili e le loro famiglie – si legge nel documento – ma le cellule staminali embrionali non sono l’unica strada per trattare quelle malattie incurabili. Si può infatti incrementare, in modo alternativo, la ricerca sulle cellule staminali adulte” che, secondo studi scientifici, ha già dato risultati clinici e non solleva alcuna controversia dal punto di vista etico. (R.M.)

 

ADESIONE DELLA CONFERENZA EPISCOPALE DELLA SPAGNA ALLA MANIFESTAZIONE

 DEL 18 GIUGNO PROSSIMO A MADRID, PROMOSSA DAL “FORUM SPAGNOLO

 DELLA FAMIGLIA”, CONTRO IL PROGETTO DI LEGGE SULLE UNIONI OMOSESSUALI,

AL VAGLIO NEL PAESE

 

MADRID. = La legislazione in preparazione in questo momento in Spagna, che “permette il matrimonio tra persone della stesso sesso” e “l’adozione congiunta di minori da parte di queste coppie” è una “questione della massima importanza morale e sociale che esige dai cittadini, e in particolare dai cattolici, una risposta chiara ed incisiva attraverso tutti i mezzi legittimi”: ad affermarlo è il Comitato esecutivo della Conferenza episcopale spagnola che, in una nota diffusa giovedì dal titolo “La famiglia sì che importa”, esprime la sua adesione alla manifestazione convocata per il 18 giugno prossimo a Madrid dal “Forum spagnolo della Famiglia” (FEF), contro il progetto di legge. Se approvato dal Senato, infatti, esso “presupporrebbe una corruzione tale del matrimonio, che questa istituzione vitale e insostituibile  per le persone  e per la  società  smetterebbe  di essere l ’unione tra un uomo e una donna”, sottolinea la nota dei vescovi. I presuli invitano la popolazione a partecipare alla manifestazione, spiegando che “i fedeli laici rispondono adeguatamente alla sfida posta, quando fanno uso dei loro diritti democratici ad esprimere il proprio disaccordo, manifestando pacificamente: è un modo legittimo di compiere il loro dovere al servizio del bene comune”. La manifestazione promossa dal FEF conta anche sul sostegno dell’imam della Grande Moschea di Madrid, Seg Munir, della Federazione delle Comunità ebraiche di Spagna e di altre confessioni religiose. (R.M.)

 

LA LOTTA CONTRO IL TRAFFICO ILLEGALE DI DIAMANTI, CHE ALIMENTA GUERRE

E VIOLAZIONI DEI DIRITTI UMANI NEL MONDO, DEVE ANCORA ESSERE RAFFORZATA:

COSÌ, LE ORGANIZZAZIONI “GLOBAL WITNESS” E “PARTNERSHIP AFRICA CANADA”,

IN UN RAPPORTO SULL’EFFICACIA DEL “KIMBERLY PROCESS”,

LA PROCEDURA INTERNAZIONALE CHE DA 5 ANNI IMPONE DI CERTIFICARE

LA PROVENIENZA DELLE PIETRE PREZIOSE

 

LONDRA/OTTAWA. = E’ “ancora lunga la strada da compiere” per il “Kimberley Process”, la procedura internazionale che certifica la provenienza dei diamanti per bloccarne il traffico illegale, prima di poter essere sicuri che le pietre preziose “non finanzieranno più guerre e violazioni dei diritti umani”. Lo affermano le organizzazioni “Global Witness” e “Partnership Africa Canada” (PAC) in un rapporto diffuso in questi giorni. A 5 anni dall’entrata in vigore del “Kimberley process certification scheme” (KPCS), gli esperti sostengono che la lotta al traffico illegale di diamanti, pur registrando qualche progresso, ha ancora bisogno di essere rafforzata. In particolare, le “gemme insanguinate”, così chiamate per il loro ruolo in alcuni conflitti africani, come quelli ormai conclusi in Sierra Leone e Liberia, continuano a costituire una delle cause delle tensioni nell’est della Repubblica democratica del Congo e in Costa d’Avorio, dove la crisi iniziata nel 2002 non è stata ancora del tutto ricomposta. Secondo il rapporto, alcuni Paesi non mantengono l’impegno di inviare dati puntuali sulle loro esportazioni di diamanti, mentre altri, tra cui Ghana, Guinea, Repubblica Centrafricana, ma anche Venezuela, Cina e Malesia, forniscono elementi incompleti che rendono impossibili le analisi. Tra gli altri, gli Stati Uniti, il più grande mercato della gioielleria di diamanti, offrono dati non comparabili con quelli di altri Paesi. Per “garantire credibilità e trasparenza al Kimberley Process – spiega Corinna Gilfillan, di “Global Witness” – è necessario rendere pubblici i risultati delle visite di controllo che vengono compiute nei diversi Paesi”. Nel 2004 la Repubblica del Congo era stata esclusa dal Kimberley Process, dopo che un gruppo di esperti aveva accertato una serie di inadempienze: dalle verifiche era risultata una massiccia discrepanza tra i diamanti grezzi esportati e la mancanza di documenti di produzione o di importazione. (R.M.)

 

 

A CAUSA DELLA GRAVE CRISI ECONOMICA IN ARGENTINA, TRIPLICATI NEGLI ULTIMI 10 ANNI I CASI DI VIOLENZA FAMIGLIARE NELLA CAPITALE, BUENOS AIRES: IL DATO,

DEL “CENTRO D’INFORMATICA DEL POTERE GIUDIZIARIO” DEL PAESE, E’ EMERSO DURANTE UN CONVEGNO ALL’UNIVERSITÀ DEL MUSEO SOCIAL ARGENTINO

 

BUENOS AIRES. = Negli ultimi 10 anni sono triplicate le violenze familiari nella capitale argentina, Buenos Aires: il dato è stato reso pubblico dai funzionari del “Centro di informatica del potere giudiziario” del Paese, durante un convegno del corso di specializzazione in Violenza familiare dell’Università del Museo Social Argentino (UMSA). Secondo il Centro, al dicembre del 1995 le denuncie per violenza familiare erano state 1.009; alla fine del 2004 sono diventate invece 3.437, ma la cosa più rilevante è che il numero di denuncie ha avuto un’impennata a partire dal 2000, quando l’Argentina è sprofondata nella crisi economica più grave della sua storia, con migliaia di famiglie rimaste senza lavoro e ridotte sul lastrico. Le vittime sono - stando ai dati forniti dagli avvocati Elsa Arias e Patricia Blanco, rispettivamente direttrice e vicedirettrice del corso dell’UMSA - nel 76 per cento dei casi donne, nel 16 per cento bambini e nell’8 per cento uomini, anziani e portatori di handicap. Inoltre, stando alle denunce e considerando che molti casi di violenza non trapelano dalle mura domestiche, le vittime con meno di 21 anni costituiscono il 44 per cento delle persone maltrattate. (R.M.)

 

 

GRANDI FESTEGGIAMENTI IN IRAQ PER IL CINQUANTENARIO DELLA MISSIONE

DELLE PICCOLE SORELLE DI GESÙ, ISPIRATE AL CARISMA DI CHARLES DE FOUCAULD

 

MOSUL. = Sono iniziati giovedì e si chiuderanno a fine luglio i festeggiamenti per il 50.mo anniversario della missione delle Piccole Sorelle di Gesù in Iraq. A Mossul, nel nord del Paese, l’apertura è stata segnata da una Messa al monastero di san Giorgio, presieduta da mons. Basile Georges Casmoussa, arcivescovo siro-cattolico della città. Dopo la celebrazione eucaristica, è stata inaugurata una mostra fotografica dedicata alla presenza delle missionarie non solo in Iraq, ma in tutto il mondo. Fondatrice dell’ordine, nel 1939, fu Magdeleine Hutin, che originariamente desiderava seguire i passi di Charles de Foucauld soprattutto in Africa del nord. “Quando la piccola sorella Magdeleine è venuta a conoscenza di cristiani in Medio Oriente che vivevano fianco a fianco con i fratelli musulmani in un unico Paese – ha raccontato all’agenzia AsiaNews suor Najeeba Jesus – ha sentito nel suo cuore il desiderio di andare da loro”. “Visitati Libano, Palestina e Siria – ha aggiunto – la fondatrice si è recata due volte in Iraq, nel 1952 e nel 1954, dove è stata accolta l’allora patriarca caldeo, Mar Yousif Ghaneema”. “Nel 1955 – ha concluso suor Jesus – Magdeleine ha mandato due suore a Aqra, nella regione di Nineveh, dove cristiani e curdi vivono insieme. Le Piccole Sorelle hanno aperto così il loro primo convento, conducendo una vita semplice e umile”. Nei Paesi in cui operano, le missionarie abbracciano il rito orientale, intenzionate a sentirsi parte integrante della Chiesa locale. Oggi l’ordine delle Piccole Sorelle di Gesù conta oltre 1.300 suore. Di queste, 18 sono irachene, ma solo nove si trovano in Iraq, le altre lavorano in Libano, Italia e Francia. L’ordine è presente anche in Afghanistan, dove dal 1994 al 2002 è stata l’unica presenza cattolica nel Paese. (R.M.)

 

=======ooo=======

 

 

24 ORE NEL MONDO

11 giugno 2005

 

 

 

- A cura di Eugenio Bonanata e Donika Lafratta -

 

In Iraq non si arresta la violenza. Questa mattina, a sud di Baghdad, 11 operai iracheni sono morti ed altri 3 sono rimasti feriti in un attacco compiuto contro un minibus. Sempre in mattinata, un attentato suicida ha colpito il quartier generale della Brigata Lupo, nel centro della città, causando la morte di 8 poliziotti ed il ferimento di altri 12. La scorsa notte, intanto, un’autobomba è esplosa alla periferia nord-ovest della capitale, uccidendo 10 persone e ferendone altre 28. Intanto, nelle ultime 24 ore, è di un ribelle ucciso e di altri 18 arrestati il bilancio dell’operazione di sicurezza che da giorni impegna forze americane e irachene, per riportare sotto controllo alcune aree di Bagdad. Infine, l’organizza-zione umanitaria Terre des Hommes ha reso noto che questa notte a Bagdad è stato sequestrato un proprio operatore, impegnato in un progetto sanitario.

 

Accompagnata dai familiari, Clementina Cantoni è atterrata ieri all’aeroporto di Ciampino, dove è stata accolta dalle autorità italiane. Stamani il Falcon della Presidenza del Consiglio ha riportato a Milano la giovane cooperante. Termina così un incubo durato 24 giorni. Intanto, le autorità di Kabul, che nei giorni scorsi avevano escluso di aver fatto alcuna concessione ai sequestratori, cominciano ad ammettere che la libertà dell’operatrice italiana è stata scambiata con quella della madre di Timor Shah, l’uomo indicato come il capo dei rapitori. Il nostro servizio:

 

**********

“Abbiamo rilasciato la madre di Timor Shah”. Ad affermarlo è stato il portavoce del Ministero dell’interno afghano, Lutfullah Mashal, specificando che la donna, assieme ad altri tre abitanti dello stesso villaggio, è stata rimessa in libertà il giorno prima del rilascio di Clementina. Ma ha spiegato che “non era stato contestato loro alcun reato: erano stati arrestati perché fornissero informazioni su Timor Shah”. I sequestratori - ha sottolineato ancora il portavoce ministeriale – avrebbero voluto il rilascio di altri prigionieri “ma noi non l’abbiamo fatto perché contestiamo loro dei reati”. Lutfullah ha anche escluso che sia stato pagato un riscatto, come invece sostengono voci che circolano insistentemente nella capitale. “Il nostro governo – ha precisato - non darà mai a denaro a bande di criminali”, specificando che “si sta facendo di tutto per assicurare alla giustizia tutti i responsabili del sequestro”. Il presidente afghano, Hamid Karzai, preoccupato per le ripercussioni interne e internazionali del caso Cantoni, ha ribadito la sua condanna del sequestro, definendo la presa di ostaggi “un atto criminale inaccettabile”. Un sequestro, questo, che appare come un nuovo colpo al governo, che non sembra in grado di esercitare la sua autorità su un Paese tuttora dominato da logiche tribali. La felice conclusione della vicenda è stata accolta con sollievo dalla comunità internazionale, angosciata dalla prospettiva di uno scenario di tipo iracheno con sequestri a ripetizione. L’Afghanistan è certamente lontano dalla spaventosa realtà irachena, ma le violenze contro gli stranieri, soprattutto da parte di militanti dell’ex regime dei Taleban, sono in continuo aumento.

**********

 

Dopo le dure proteste dei giorni scorsi, la Bolivia guarda con attenzione i primi passi di Edoardo Rodriguez. Oggi, secondo quanto riporta l’agenzia di stampa statale Abi, il nuovo presidente ha invitato i dirigenti delle proteste in atto nella combattiva città di El Alto ad un incontro nel palazzo di governo per discutere le loro rivendicazioni. Ma la scelta di Rodriguez alla carica presidenziale come viene valutata dalla Chiesa locale, che continua a svolgere un importante ruolo di mediazione nella società boliviana? Sentiamo la risposta dell’arcivescovo di Cochabamba, mons. Tito Solari, intervistato da Alina Tufani Diaz:

 

**********

R. – Grazie a Dio, abbiamo trovato un punto di intesa con una successione democratica del presidente. Auspicato che questa sia una soluzione che ci permetterà di arrivare ad una pacificazione del Paese. Però, siamo ancora al punto di partenza per affrontare i problemi e per rispondere alle aspettative e alle attese della gente. E’ un momento di partenza e di speranza.

 

D. – Sono tre, fondamentalmente, le richieste dei diversi gruppi sociali del Paese: Assemblea costituente, nazionalizzazione delle risorse naturali e le autonomie regionali. Lei pensa sia la volontà politica di rispondere a tali richieste?

 

R. – Ieri sera, a mezzanotte, quando il presidente ha preso possesso della sua carica, ha annunciato di voler fissare, in questo periodo che ci separa dalle elezioni - 150 o 180 giorni - un’agenda nella quale si possa trattare in un clima di intesa e di dialogo questi tre temi. Quindi l’orizzonte è aperto. La sfida è quella di realizzare questo accordo in un clima di maggiore fiducia tra le parti e di maggiore libertà di spirito.

 

D. – In questo momento, qual è la situazione? Le manifestazioni si sono sciolte?

 

R. – Ci pare di avvertire la pace. Fra qualche ora sentiremo i primi commenti, vedremo se gli 80 o più di 100 posti di blocco saranno stati tolti, se le città che erano circondate saranno liberate e potremo tornare alla vita normale. E’ stata un’esperienza di 20 giorni di vero assedio per La Paz ed anche per Cochabamba, dove si è cominciato a soffrire per la mancanza di cibo, di gas e di altre cose necessarie per la vita. Speriamo oggi di riprendere il cammino. E’ un giorno di speranza.

**********

 

Stati Uniti e Gran Bretagna hanno raggiunto un'intesa per azzerare il debito di 18 Paesi africani fra i più poveri. Lo ha annunciato ieri il portavoce del presidente George W. Bush, Scott Mc Clellan, mentre i ministri delle Finanze degli otto grandi ne discutono a Londra. La proposta, che verrà presentata al vertice dei capi di Stato e di governo del G8, in programma in Scozia dal 6 all’8 luglio prossimi, prevede la cancellazione del debito verso la Banca Mondiale, la Banca per lo Sviluppo Africano e il Fondo Monetario Internazionale.

 

Secondo incontro informale, ieri a Parigi, fra il presidente Chirac e il cancelliere tedesco Schroeder in vista del prossimo summit europeo del 16 e 17 giugno. Tema dei colloqui, la ricerca di un compromesso sulle prospettive finanziarie dell'Unione dei prossimi anni. Intanto, ieri Polonia, Ungheria, Slovacchia e Repubblica ceca si sono pronunciati a favore della ratifica del testo costituzionale europeo, malgrado i “no” di Francia e Olanda.

 

È di almeno 64 morti, per la maggior parte bambini, il tragico bilancio dell'inondazione che ieri ha travolto una scuola elementare nel nordest della Cina. L’inondazione è stata provocata dello straripamento di un torrente di montagna. Secondo alcune testimonianze, nell'edificio, al momento della tragedia, si trovavano circa 300 alunni.

 

A Damasco, in Siria, due integralisti islamici e un poliziotto sono morti in uno scontro a fuoco tra polizia e fondamentalisti. Lo ha riferito l’agenzia di stampa ufficiale siriana. Secondo le autorità il gruppo sgominato, che si faceva chiamare “Soldati del Levante”, stava preparando una serie di attentati terroristici nella città.

 

Ennesimo attentato in Colombia dove due agenti di polizia sono morti ed altri 8 sono rimasti feriti, ieri, per l’esplosione di una carica di dinamite. Le vittime viaggiavano su un autobus diretto a Puerto Asis, nel sud del Paese, quando la dinamite è stata fatta brillare. Dopo l’esplosione, dalle colline che costeggiano la strada sono partite una serie di raffiche di mitra contro il veicolo. Per ora nessuno ha rivendicato l’attentato.

 

Almeno 8 persone sono morte ed altre 24 sono rimaste ferite durante un attacco di guerriglieri maoisti contro un autobus. Il fatto è avvenuto nel distretto di Kavre, a 80 chilometri ad est della capitale del Nepal Katmandu. È il secondo attacco dei ribelli maoisti ad un mezzo pubblico nel giro di una settimana. Nei giorni scorsi, i guerriglieri avevano fatto saltare un autobus nel sud del Nepal, provocando la morte di 38 persone e il ferimento di altre 72.

 

Emilio Manfredi, corrispondente di Peace Reporter dall'Etiopia, è da venerdì pomeriggio ospite dell'ambasciata italiana di Addis Abeba. Il giornalista, autore di alcuni reportage sugli scontri dei giorni scorsi, sarebbe ricercato dalla polizia federale perché accusato di spionaggio e falso. Della vicenda si sta interessando l'ambasciata italiana, in contatto con le autorità etiopiche. Intanto, diminuisce la tensione nel Paese: ieri i due principali partiti dell'opposizione e la coalizione al potere hanno firmato un accordo sulle modalità di accoglimento dei ricorsi presentati alla Commissione elettorale, in seguito ai presunti brogli nelle elezioni legislative dello scorso 15 maggio.

 

Sono stati liberati questa mattina i due collaboratori di Medici senza Frontiere rapiti lo scorso due giugno nella Repubblica Democratica del Congo. La notizia è stata resa nota da alcune fonti militari e diplomatiche.

 

=======ooo=======