RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno XLIX n.
161 - Testo della trasmissione di venerdì 10 giugno 2005
IL PAPA E LA SANTA SEDE:
IN PRIMO PIANO:
CHIESA E SOCIETA’:
Accordo per prevenire il traffico di
minori nella zona di confine fra il Benin e la Nigeria
In
Cina le scuole cristiane criticano le nuove proposte del governo in tema di
educazione
Nominato in Bolivia il
nuovo presidente: è il capo della Corte Suprema di giustizia, Eduardo Rodriguez
Concluso ieri a Damasco,
in Siria, il 10.mo Congresso del Baath, partito al potere da oltre 40 anni
10 giugno 2005
LA SOCIETA’ AFRICANA E’ MINACCIATA DA MALI COME ABORTO, PROSTITUZIONE
E TRAFFICO DI ESSERI
UMANI: COSI’ BENEDETTO XVI AD UN GRUPPO DI VESCOVI DELL’AFRICA AUSTRALE,
RICEVUTI AL TERMINE DELLA VISITA AD LIMINA. IL PAPA RIBADISCE L’IMPEGNO
E LE PROPOSTE DELLA CHIESA PER SCONFIGGERE L’AIDS:
CURA DEI MALATI E
PREVENZIONE, MA ANCHE FEDELTA’ MATRIMONIALE E CASTITA’
-
Servizio di Alessandro Gisotti -
La
Chiesa guarda con preoccupazione alle minacce a cui è sottoposta la famiglia in
Africa. E’ la riflessione offerta da Benedetto XVI ad un gruppo di vescovi di
Sud Africa, Botswana, Swaziland, Namibia e Lesotho, ricevuti stamani nella Sala
dei Papi in Vaticano, al termine della visita ad Limina. Il Papa ha
sottolineato con forza che gli insegnamenti cattolici sono l’unico strumento
per prevenire la diffusione dell’Aids, vera piaga dell’Africa sub sahariana. Il
servizio di Alessandro Gisotti:
**********
IT IS OF GREAT CONCERN THAT THE FABRIC…
“E’ davvero preoccupante –
rileva Benedetto XVI – che il tessuto della vita africana, la sua fonte di
speranza e stabilità, sia minacciata dal divorzio, l’aborto, la prostituzione,
il traffico di essere umani e da una mentalità contraccettiva”. Mali, è il
richiamo del Papa, che “contribuiscono a scardinare la morale sessuale” e a
colpire la famiglia “elemento unificante della società africana”. Quindi, si
sofferma sulla pandemia dell’Aids, che tante sofferenze arreca al popolo
africano:
“L’insegnamento tradizionale
della Chiesa offre l’unico modo sicuro per prevenire la diffusione dell’Aids”..
Per questo, afferma riecheggiando l’Ecclesia in Africa deve essere messo
l’accento con i fedeli, specie giovani, sulla gioia, la serenità che danno il
matrimonio cristiano e la fedeltà coniugale, così come la protezione garantita
dalla castità.
“La
Chiesa cattolica – prosegue – è sempre stata in prima linea sia nella prevenzione
che nella cura di questa malattia”. Esorta così i presuli “a combattere questo
virus che non solo uccide, ma minaccia la stabilità sociale ed economica del
continente”. Il Papa assicura le sue preghiere per le vedove e gli orfani, per
tutti coloro che sono stati “scossi da questa crudele epidemia”. Il Pontefice
non manca di dedicare particolare attenzione alla centralità delle vocazioni
sacerdotali per la Chiesa africana:
A WORLD FILLED WITH TEMPTATIONS…
“Un
mondo pieno di tentazioni – afferma - ha bisogno di sacerdoti che siano totalmente
dedicati alla loro missione”. Questi dunque sono chiamati “in modo speciale ad
aprirsi totalmente al servizio degli altri come Cristo fece abbracciando il
dono del celibato”. I vescovi devono perciò assistere i sacerdoti “assicurando
che questo dono non diventi mai un peso”. Il Papa non manca, d’altro canto, di
esprimere il suo compiacimento per il gran numero di vocazioni che caratterizza
l’Africa sub-sahariana. I cattolici, constata poi, sono una minoranza nella
vostra regione. Aspetto, questo, che presenta numerose sfide alla Chiesa. I
presuli, è l’esortazione di Benedetto XVI, devono allora promuovere “il lavoro
cruciale della catechesi così da assicurare che il popolo di Dio sia preparato
a testimoniare l’autentico insegnamento del Vangelo”. L’Eucaristia ribadisce il
Papa è “il cuore della vita cristiana e la fonte della missione
evangelizzatrice della Chiesa”. Deve dunque essere sempre al centro del
ministero episcopale.
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I MASS MEDIA ORIENTATI ALLA RICERCA DELLA VERITA’
E DELLA GIUSTIZIA
CREANO PONTI DI DIALOGO E SOLIDARIETA’ NEL MONDO.
L’INTERVENTO DI MONS. FOLEY ALLA 10.MA CONFERENZA
CRISTIANA SU INTERNET
- A cura di Alessandro De Carolis -
La “nuova cultura” imposta dai
media può fornire un “grande contributo” al dialogo tra i popoli se
opportunamente fondata su criteri etici e orientata alla verità e alla
giustizia. L’auspicio dell’arcivescovo John Foley, presidente del Pontificio
Consiglio delle Comunicazioni sociali, è contenuto nel discorso che il presule
ha tenuto oggi durante la decima Conferenza cristiana su Internet (ECIC), ospitata
dallo stesso dicastero vaticano. L’incontro, intitolato “La Chiesa nella
società digitale”, ha permesso a mons. Foley di riprendere e ribadire alcuni
concetti espressi poco prima della sua morte da Giovanni Paolo II, nella
Lettera apostolica Il rapido sviluppo,
indirizzata lo scorso febbraio ai responsabili delle comunicazioni sociali..
Riconoscendo il forte potere di
condizionamento della “nuova cultura mediale” sulla mentalità umana, mons.
Foley ha subito chiarito la necessità che essa sia “basata sui valori
universalmente validi e finalizzata al bene comune”, oltre che guidata dal
“principio etico di rispetto della dignità umana”. I mass media - formando le
opinioni ed echeggiando gli interrogativi fondamentali dell’uomo, compresi
quelli religiosi – offrono, con il loro continuo sviluppo, “nuove possibilità
di approfondimento” per la stessa fede. Tuttavia, ha obiettato il presidente
del dicastero vaticano, tale caratteristica rende urgente “la necessità di un
approccio critico e di un vero discernimento”. In particolare, ha osservato
mons. Foley, serve “un’opportuna formazione degli operatori dei media, non solo
cattolici”, che renda l’esercizio della professione libero e responsabile, a
servizio dei “supremi criteri della verità e della giustizia”. La Chiesa, chiamata da tempo a dialogare con
l’universo dei media, “vuole varcare questa soglia che conduce ad una nuova
epoca, valorizzando – ha concluso mons. Foley - gli strumenti donati da Dio
all’uomo, capaci di mantenere aperto il dialogo tra le genti, facendosi
strumento di conoscenza, comprensione reciproca e solidarietà”.
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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”
La
prima pagina si apre con la lieta notizia della liberazione, in Afghanistan, di
Clementina Cantoni. Era stata rapita a Kabul lo scorso 16 maggio.
Nelle
vaticane, il discorso di Benedetto XVI ai vescovi di Sud Africa, Botswana,
Swaziland, Namibia e Lesotho. Nell’occasione il Papa ha esortato a proseguire
gli sforzi per combattere l’Aids, che non solo uccide ma attenta seriamente
alla stabilità economica e sociale del Continente. Il Santo Padre ha poi
sottolineato che preoccupa il fatto che la famiglia, tessuto della vita
africana, sia minacciata dal divorzio, dall’aborto e dalla mentalità a favore
della contraccezione.
Nelle estere, Bolivia: il presidente della Corte Suprema
nominato Capo dello Stato in vista di elezioni anticipate.
Iraq:
l’Unione Europea aprirà una rappresentanza a Baghdad.
Nella pagina culturale, un articolo di Marco Testi dal
titolo “La sonorità ‘seriale’ dei versi di Holan”: tradotta la silloge poetica
“A tutto silenzio”.
Nelle
pagine italiane, in primo piano le reazioni e i commenti dopo la liberazione
della giovane volontaria in Afghanistan. La soddisfazione del Capo dello Stato.
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10 giugno 2005
GRANDE GIOIA NELLA CHIESA PER L’ANNUNCIO DEL
CARDINALE RUINI
SULL’APERTURA DELLA CAUSA DI BEATIFICAZIONE DI
GIOVANNI PAOLO II
IL PROSSIMO 28 GIUGNO. IL
PORPORATO, SULL’ASTENSIONE AI REFERENDUM
SULLA FECONDAZIONE ASSISTITA, AFFERMA CHE LA
CHIESA
NON VUOLE FORZARE LE COSCIENZE MA SOLO DIFENDERE
LA VITA NASCENTE
Grande gioia in tutta la Chiesa
per l’annuncio dato ieri sera dal cardinale vicario Camillo Ruini sull’apertura
ufficiale il prossimo 28 giugno della Causa di beatificazione e canonizzazione
di Giovanni Paolo II. Il porporato ha dato la notizia in San Giovanni in
Laterano a conclusione del Convegno della diocesi di Roma su famiglia e
comunità cristiana. Una notizia attesa fin dal 13 maggio scorso, giorno in cui
Benedetto XVI aveva annunciato, sempre nella Basilica Lateranense, la dispensa
dei 5 anni canonici di attesa per l’avvio del processo di beatificazione per
Papa Wojtyla. Il cardinale Ruini, concludendo i lavori del convegno, ha poi ringraziato
coloro che si stanno impegnando in favore “della scelta consapevole del ‘non
voto’” ai prossimi referendum sulla fecondazione assistita sottolineando che la
Chiesa non forza le coscienze ma vuole solo difendere la vita umana. Il servizio
è di Paolo Ondarza:
**********
E’ grande la gioia e l’emozione
nella Basilica Lateranense all’annuncio del cardinale Ruini:
“Martedì
28 giugno, alle ore 19.00, in questa Basilica di San Giovanni in Laterano, nei
primi vespri della solennità dei Santi Apostoli Pietro e Paolo, apriremo
ufficialmente la causa di beatificazione e canonizzazione (applausi) del nostro
amatissimo vescovo e Papa, Giovanni Paolo II. Il vostro applauso testimonia
ancora una volta il bene che tutti gli vogliamo e il bene che egli ci ha fatto.
Sarà per tutti noi un grandissimo dono e uno straordinario motivo di rendere
grazie al Signore. (Applausi)
Parole forti anche sui prossimi
referendum: “Non siamo stati noi a volerli – ha detto il cardinale Ruini - non
siamo e non saremo noi ad esacerbare i contrasti e le contrapposizioni. Non
vogliamo forzare le coscienze ma soltanto illuminarle; non siamo contro
nessuno, lavoriamo invece per qualcuno, ha spiegato ancora il porporato: per la
vita umana nascente per i figli che hanno diritto a conoscere i propri
genitori, per le donne e gli uomini di oggi e di domani, che devono sempre
essere considerati persone e non prodotto di laboratorio o oggetto di
sperimentazione, e che anche nel loro giusto desiderio di essere genitori vanno
aiutati a non dimenticare che il figlio è prima che una propria soddisfazione,
una persona da accogliere in dono”.
Nella logica di servizio e di
amore del prossimo che il Signore ci ha insegnato. Il cardinale Ruini ha tirato
poi le somme dei tre giorni di lavoro del congresso diocesano a Roma.
Richiamandosi al lungo messaggio introduttivo di Benedetto XVII sul tema del
convegno “Famiglia e comunità cristiana: formazione della persona e
trasmissione della fede”, il cardinale vicario ha ricordato come la missione e
missionarietà debbano essere scelte permanenti. La famiglia centro costante
della pastorale diocesana ha indicato il porporato,ponendo come obbiettivo
prioritario l’educazione delle nuove generazioni in particolare per quanto
concerne libertà - spesso vissuta in un
orizzonte consumistico, non come dono di sé, e sessualità, una grande forza che
promuove la comunione e la vita.
“Occorre ribaltare un
pregiudizio diffuso e far comprendere che la fede cristiana non è affatto
ostile al corpo e alla sessualità, ma al contrario ci aiuta a scoprire
pienamente il loro genuino valore. E’ importante ha detto il porporato
risvegliare nei giovani, speranza della Chiesa e spesso esposti al pericolo di
essere sballottati dalle onde, la fiducia nella Chiesa e il senso – spesso
debole – di appartenenza ad essa. Altrettanto fondamentale secondo il cardinale
Ruini un “progetto culturale orientato in senso cristiano”. Come il Papa,
lunedì scorso, il porporato ha ripreso il tema delle vocazioni ricordando
l’importanza della preghiera, della testimonianza dei consacrati e della
famiglia come luogo in cui queste maturano.
**********
Con la
relazione conclusiva del cardinale vicario Camillo Ruini, si è, dunque, chiuso
ieri sera a Roma il Convegno della Diocesi su “Famiglia e comunità cristiana: formazione
della persona e trasmissione della fede”. Per un bilancio delle tre giornate di
lavori, Paolo Ondarza ha sentito il vice-gerente della diocesi di Roma,
l’arcivescovo Luigi Moretti.
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R. – C’è stato un grande scambio
di esperienze. L’esigenza che è nata è quella di ricostruire dei rapporti tra
le famiglie, in modo che si possano costituire comunità di famiglie, dentro
quella che è un po’ la confusione dell’orizzonte culturale nel quale ci
troviamo.
D. – Le parrocchie offrono
strumenti validi per la famiglia o c’è qualcosa di più che si potrebbe ancora
fare?
R. – Spesso e volentieri la
parrocchia è un grande centro che presta servizi, dove ci sono molti volontari,
molta disponibilità. Il cambiamento, invece, che si sta cercando di fare è
proprio quello di farlo diventare un’esperienza di comunità, dove si cresce la
coscienza di una corresponsabilità complessiva che legge la realtà e cerca le
risposte.
D. – Il Papa ha aperto i lavori
con un messaggio molto denso. In particolare possiamo citare alcuni aspetti che
hanno fatto un po’ da guida in questi tre giorni di lavori?
R. – Insieme alla comunità
cristiana la famiglia può e deve recuperare la capacità di svolgere anche
quello che è il ruolo educativo. Spesso si fa fatica a mettersi in atteggiamento
di guidare, di orientare. Siamo infatti figli della cultura del vietato
vietare. E quindi di riuscire a metterci accanto alle persone per aiutarle a
scoprire, aiutarle ad orientarsi e quindi a scegliere con responsabilità quello
che è il loro bene e credo che questo sia stato uno dei contributi che ha avuto
più risonanza all’interno dei gruppi.
D. – A conclusione dei lavori si
possono tracciare delle linee programmatiche per l’anno pastorale prossimo,
2005-2006?
R. – Cercheremo anzitutto di non
disperdere il cammino già fatto finora e cercheremo anche di affrontare aspetti
nuovi a livello educativo, accompagnando le giovani famiglie che portano i
bambini per il Battesimo, nel cammino che li porta fino alle prime Comunioni,
che era un periodo della vita nel quale le famiglie in qualche modo si
perdevano.
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“L’ASTENSIONE
CONSAPEVOLE” AI REFERENDUM SULLA FECONDAZIONE ASSISTITA
PER
STARE DALLA PARTE DI CHI NON HA VOCE
-
Intervista con Luisa Santolini -
“Dalla
parte della vita senza nessuna strumentalizzazione” lo ribadisce il comitato
nazionale “Scienza e Vita” per il non voto al referendum sulla procreazione
artificiale. Oggi è il giorno conclusivo della campagna referendaria. Intanto a
sostegno dell’astensione, ieri, si sono schierati anche i lavoratori cattolici
delle ACLI che, nella sede nazionale romana, hanno proposto un incontro con
quattro rappresentanti di organizzazioni di lavoratori e ribadito che
l'astensione e' un modo per dare voce ai più deboli. Massimiliano Menichetti:
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Mancano solo due
giorni e l’Italia sarà chiamata ad esprimersi sui referendum abrogativi della
legge 40 sulla fecondazione artificiale. Il fronte referendario ha
duramente attaccato la scelta di chi ha ritenuto l’astensione il modo più
efficace per dire “no”. Paladino di questa lotta il leader dei Radicali,
Pannella, che nel 1985 però invitava l'elettorato a disertare le
urne contro i referendum sulla Scala Mobile, scrivendo “Basta non votare: il referendum
cadrà”. Anni in cui tutti gli schieramenti politici si sono avvicendati nello
scegliere l’astensione come strumento di contrasto.
Nel 2003, sul
referendum riguardante l'articolo 18 dello Statuto dei lavoratori, il
segretario Ds Piero Fassino coniò la formula “astensione attiva”; oggi la considera
“un trucco”. Intanto ieri a Roma si sono incontrati nella sede delle Acli il
presidente Bobba, Paolo Bedoni presidente Coldiretti; Luigi
Marino, presidente Confcooperative, e a titolo personale il segretario della Cisl Savino Pezzotta. I
rappresentanti di quattro organizzazioni di lavoratori hanno ribadito, contro
il “potere crescente delle grandi fabbriche genetiche” che la vita è ''la nuova frontiera del
sociale ed è terreno di lotta per chi decide di stare dalla parte dei più
deboli e gli dà voce”. E che sulla vita è meglio scegliere di non votare.
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I quattro referendum
partono dall’assunto che malattie come ’Alzheimer, il Parkinson, le sclerosi,
il diabete, le cardiopatie, i tumori potranno essere curate grazie alla
sperimentazione sugli embrioni. Ma esistono prove scientifiche dell’efficacia
delle staminali embrionali? Massimiliano Menichetti lo ha chiesto a Luisa
Santolini presidente del Forum delle Famiglie e del Comitato “Scienza e Vita”...
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R. – E’ esattamente
il contrario: il trattamento di malattie da parte delle cellule staminali
adulte arriva alla cura di 58 malattie, mentre il trattamento con cellule
staminali embrionali è a zero. Si illudono le persone come se ci fosse la
guarigione dietro l’angolo, mentre è vero esattamente il contrario.
D. – La tutela della
donna è il punto centrale – diciamo – del secondo referendum…
R. – La tutela della
donna è una cosa molto seria e non può essere contrabbandata con degli slogan.
La tutela della donna è garantita da questa legge, proprio perché
l’Associazione mondiale di medicina riproduttiva ha dichiarato, pochi mesi fa,
che il 50 per cento delle fecondazioni in vitro possono essere evitate. Il che
significa che le donne si trovavano in mano a medici senza scrupoli, che le avviano
a queste pratiche, costose, invasive ed anche pericolose, senza aver prima
cercato altre soluzione alla sterilità.
D. – Passiamo al
terzo quesito, che insieme di fatto al secondo mira ad abrogare completamente
l’art. 1 della legge: quello che definisce ed assicura cioè i diritti di tutti
i soggetti coinvolti, compreso il concepito. In questo caso c’è chi ravvisa la
possibilità che poi potrebbe essere abrogata la legge sull’aborto, la 194?
R. – Non è vero che
la legge 40 va in conflitto con la 194. La legge 194 non è stata mai applicata
nell’art. 1, che dice testualmente: la Repubblica riconosce il valore sociale
della maternità e tutela la vita umana fin dal suo inizio. Allora la legge 40
tutela la vita umana fin dal suo inizio. La legge 194 non nega l’umanità del
concepito, dice solo che quando ci sono dei conflitti tra la salute del bambino
e la sua vita e ci sono conflitti con la salute della mamma, in un certo senso
prevale la salute della mamma. Le speculazioni in questo campo e la
disinformazione in questi giorni hanno regnato sovrane.
D. – Stiamo
assistendo a diversi Manifesti firmati da Premi Nobel o scienziati che
affermano la possibilità di sperimentare sull’embrione, di fatto non considerando
questo un uomo…
R. – Hanno tutto
l’interesse ad avere a disposizione embrioni da sperimentare e quindi a far
finta che quell’embrione sia una cosa. Però, in questo caso, mi viene voglia di
dire a questi scienziati: applichiamo il principio di precauzione.
D. – Quindi lei mi
dice che nel dubbio non si tocchino gli embrioni…
R. – Non si tocchino
gli embrioni; la legge si ferma e fra tre anni la legge sarà stata applicata,
sarà stata studiata nei suoi aspetti positivi e negativi, si sarà visto quali saranno
gli esiti: a quel punto il Parlamento è il luogo giusto per discuterne insieme
agli scienziati.
D. – E’ possibile
quantificare degli interessi economici?
R. – Si parlava di
svariate e svariate decine di miliardi all’anno. Noi in Italia abbiamo – a
parità di popolazione – per milione di abitanti ci sono 6 volte i centri che ci
sono in Gran Bretagna e negli Stati Uniti e questi centri sono tutti privati.
Perché? Sarebbe allora molto più onesto dire che la fecondazione assistita si
fa gratis e in strutture pubbliche garantite.
D. – Il quarto
referendum parla di fecondazione eterologa…
R. – Non è possibile
pensare di avere un figlio e metterlo al mondo soltanto in base ai propri
desideri, ai propri bisogni o al proprio egoismo. Questo bambino ha diritto ad
avere una propria identità genetica. Ci sono dei Paesi all’estero che stanno
tornando indietro: tanto è vero che in Inghilterra e in Svezia hanno adesso
imposto l’obbligo che il donatore del seme sia noto. Questo ha fatto crollare,
tra l’altro, il numero dei donatori. Aggiungo inoltre che sono alti i casi di
ricusazione del bambino che nasce sia da parte del padre, sia da parte della
madre, perché questo genitore fantasma diventa un’ossessione e ci sono molti
casi di una grande e grave crisi della coppia dopo che sono arrivati alla
fecondazione eterologa. Sottolineo che il donatore non è per niente un
donatore, perché si fa pagare. Ricordo che in Inghilterra una donna che dà gli
ovociti viene pagata mille sterline per ogni ovocita donato e siccome costava
troppo questa operazione, adesso vanno in Romania e le donne romene, che sono
notoriamente più povere, danno gli ovociti a 150 sterline. Ci siamo quindi
inventanti un nuovo metodo di sfruttamento delle donne.
D. – Si è dibattuto
molto sulla liceità dell’astensione…
R. – Qui non si
tratta soltanto di un problema di contenuti, che abbiamo spiegato finora, noi
rifiutiamo il metodo del referendum e rimarremo a casa anche se si raggiunge il
quorum. Ricordo che tutti i partiti – cominciando da Fassino, due anni
fa – hanno predicato l’astensione per fermare dei referendum che ritenevano
sbagliati, Radicali in testa. Non si capisce perché allora la nostra astensione
è immorale e l’astensione degli altri va benissimo…
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CLEMENTINA CANTONI E’ LIBERA.
LA VOLONTARIA ITALIANA RIENTRERA’ OGGI POMERIGGIO
IN ITALIA.
SODDISFAZIONE E SOLLIEVO SONO STATI ESPRESSI
DALLE AUTORITA’ ITALIANE E
AFGHANE
- Intervista con Guido Olimpio -
È decollato stamattina
dall’aeroporto di Kabul l’aereo della Presidenza del Consiglio italiano con a
bordo Clementina Cantoni, l’operatrice umanitaria milanese rilasciata ieri. Il
velivolo arriverà a Ciampino intorno alle 16. Ad accogliere Clementina ci
saranno i genitori e diverse autorità. Il servizio di Amedeo Lomonaco:
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“Ci vediamo a casa”. Con queste
prime parole rivolte da Clementina Cantoni ai genitori in una telefonata subito
dopo il rilascio, è terminato per la famiglia della cooperatrice italiana un
incubo iniziato lo scorso 16 maggio a Kabul. Il padre ha poi rassicurato i
giornalisti sulle condizioni di salute di Clementina:
“Clementina
sta bene. Le abbiamo parlato: ha ancora il senso dell’umor che aveva prima e
che ha sempre avuto”.
Il
padre di Clementina ha anche criticato l’operato di alcuni giornalisti:
“Il
fatto che qualche giornalista a Kabul si sia intromesso per avere degli scoop,
mettendo a repentaglio, non dico la vita dell’ostaggio, ma anche quella dei
negoziatori, rischiando di far saltare i negoziati stessi, mi sembra sia veramente un aspetto disgustoso”.
Le autorità afghane non hanno
voluto rendere note le richieste dei rapitori né la loro identità, salvo
precisare che non erano militanti islamici, ma criminali. Il presidente
dell’Afghanistan, Hamid Karzai, “ha lodato l’operato del ministero dell’Interno
e delle altre forze di sicurezza, gli sforzi degli ulema e delle donne di
Kabul. Il ministro degli Esteri italiano, Gianfranco Fini, ha dichiarato che si
è trattato di “un sequestro anomalo, collegato a motivazioni di carattere
estorsivo-criminale”, precisando che a gestire la trattativa è stato il governo
di Kabul:
“Il
governo afgano ha tenuto fede all’impegno che Karzai aveva preso personalmente
con me. Per noi l’unica vera grande preoccupazione era quella di riportarla a
casa senza correre alcun rischio”.
Gianfranco Fini ha anche
rivelato l’unica contropartita per la liberazione di Clementina: la giovane –
ha detto - è stata messa in libertà dopo il rilascio della madre di Timor Shah,
il capo della banda dei rapitori. La donna afgana era in stato di fermo perché
coinvolta in un precedente sequestro di persona. Oltre alle trattative, grande
peso hanno avuto durante i 24 giorni del sequestro, i numerosi appelli lanciati
per ottenere la liberazione della cooperatrice italiana. Tra questi, ha
ricevuto vasta eco quello di domenica scorsa del Santo Padre. La dolorosa
esperienza di questa nostra sorella - aveva detto Papa Benedetto XVI
all’Angelus - sia di stimolo a ricercare con ogni mezzo la pacifica e fraterna
intesa tra gli individui e le nazioni.
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Quello di Clementina Cantoni è
stato un sequestro atipico, diverso da quelli operati in Iraq. Lo spiega al
microfono di Roberto Piermarini l’esperto di terrorismo del Corriere della
Sera, Guido Olimpio:
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R. – La banda responsabile del sequestro è dedita al
brigantaggio, sia pure con venature politiche. Il capo, Timor Shah, era legato
in qualche modo all’ex regime dei talebani e quindi la banda si è mossa con
l’obiettivo di ottenere la liberazione di alcuni amici e parenti. Ha anche
chiesto un riscatto.
D. – Come possiamo inquadrare
questo sequestro nella realtà afgana?
R. – Con questo sequestro si è
introdotta in Afghanistan una pratica che potremmo chiamare irachena. E’,
quindi, un segnale abbastanza negativo. Il secondo elemento è che la soluzione
positiva non può far dimenticare che ci sono molte realtà in Afghanistan
pericolose e in evoluzione. Ci sono segnali concreti di un ritorno all’attività
dei talebani. Alcune richieste della banda sono state accettate e cioè potrebbe
spingere ad altre operazioni di questo tipo. In questo caso c’è stata una
copertura mediatica minore rispetto a quella dell’Iraq. Se ci fosse stata una
pressione maggiore dei media, se ci fossero stati più video – invece di uno
solo – sicuramente la posta in gioco sarebbe stata più alta.
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QUESTA SERA ALLE 21.00 IN PIAZZA SAN PIETRO VEGLIA
DI PREGHIERA
PER IL PAPA PROMOSSA DAL
MOVIMENTO DELL’AMORE FAMILIARE
- Intervista con don Stefano Tardani -
Si
svolge questa sera alle 21, in Piazza San Pietro, una veglia di preghiera per
Benedetto XVI e il suo Pontificato. L’arcivescovo Oscar Rizzato, elemosiniere
di sua Santità, guiderà la recita del Santo Rosario seguita dalla processione
aux flambeaux fino alla Chiesa di Santo Spirito in Sassia dove la preghiera e
l’adorazione eucaristica si protrarranno fino a mezzanotte. L’iniziativa è
promossa dal Movimento dell’Amore Familiare. Ma perché questa veglia? Giovanni
Peduto lo ha chiesto all’assistente spirituale del movimento, don Stefano
Tardani:
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R. – Appena eletto, il Santo
Padre ha chiesto che si pregasse per lui e per il suo ministero nella “vigna
del Signore”, come ha detto lui stesso. Questo suo invito ha suscitato subito
familiarità e simpatia; era una richiesta vera, autentica, che chiamava
all’unità e alla collaborazione. E’ stato subito sentito come un invito, uniti
nella fede e nell’amore a Gesù, a proseguire sulle orme del suo beneamato
predecessore Giovanni Paolo II. Non potevamo disattendere un desiderio del
Santo Padre, né rimandarlo più oltre. Così, con i laici e le famiglie del nostro
Movimento dell’Amore Familiare, abbiamo organizzato questa veglia di preghiera per Benedetto XVI e per il suo
Pontificato. Sono stati invitati i fedeli delle parrocchie con i loro pastori,
le associazioni, i movimenti e invitiamo ora, anche per radio, quanti si
vorranno unire nella preghiera e nella lode al Signore.
D. – La veglia termina a Santo
Spirito in Sassia, perché?
R. – Stiamo celebrando l’Anno
dell’Eucaristia, abbiamo voluto così che la veglia avesse il suo epilogo con la
processione fino alla Chiesa che è lì vicino, di Santo Spirito in Sassia, dove
ci sarà una breve adorazione al Santissimo Sacramento e al termine la
benedizione eucaristica.
D. – La causa della vita e della
famiglia sono tra le priorità della Chiesa in questo momento storico ...
R. – Stiamo vivendo un’epoca di
nuove applicazioni tecnologiche. E’ la prima volta che tutto questo passa non
accanto all’uomo, ma dentro l’uomo stesso, toccando i fondamenti della vita
umana e della famiglia. Questo significa che la potenza della scienza e della
cultura possono essere per il bene e per il progresso della civiltà che
chiamiamo appunto civiltà della vita, della verità e dell’amore. Viceversa, la
potenza della scienza e della cultura possono essere per la morte, l’inganno e
la prevaricazione appunto della potenza sulla verità e sull’amore. L’amore e il
rispetto che si deve alla vita umana, dal suo concepimento fino al suo termine
naturale, come anche il valore unico e insostituibile della famiglia fondata
sul matrimonio, sono due realtà inscindibili che si illuminano a vicenda e che
segnano il cammino dell’umanità. E’ proprio qui che si pone il grande servizio
della Chiesa al mondo come l’ha voluta Gesù Cristo. Una vicinanza umana della
Chiesa alle realtà, alle sofferenze e ai bisogni dell’uomo ma anche una guida,
una luce di Dio creatore e redentore, indispensabile perché il mondo non si
perda in una felicità illusoria ma costruisca il regno di Dio progredendo in un
vero umanesimo. E’ un’opera veramente grande quella della Chiesa, per questo il
Papa ha chiesto preghiere ed è quanto faremo con la veglia di questa sera alle
ore 21 in Piazza San Pietro.
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EMANUELE STABLUM, UN PROFESSIONISTA E UN MODELLO
DI CARITA’:
CONCLUSA A ROMA LA FASE DIOCESANA
DEL PROCESSO DI BEATIFICAZIONE,
DEL PRIMO MEDICO RELIGIOSO DEI FIGLI
DELL’IMMACOLATA CONCEZIONE
- Intervista con padre Giovanni Cazzaniga -
Medico, sacerdote, uomo di
carità: per Emanuele Stablum, religioso della Congregazione dei Figli
dell’Immacolata Concezione, si avvicinano gli onori degli altari, dopo la
conclusione della fase diocesana del processo di beatificazione. Nato nel 1895
da un’umile famiglia della provincia di Trento, allora parte del Tirolo
austriaco, Stablum entra ben presto nell’Istituto al quale consacrerà la
propria esistenza, ma il suo desiderio di diventare sacerdote deve attendere: i
suoi superiori gli chiedono di laurearsi in medicina per poter curare i
dermopazienti di un nascente sanatorio. E’ l’inizio di una straordinaria
parabola esistenziale. Emanuele Stablum diventa il primo religioso medico della
Congregazione, sperimenta con successo nuovi metodi curativi, fa compiere un
balzo di qualità all’Istituto Dermopatico dell’Immacolata (IDI) nel quale,
durante la seconda Guerra mondiale, trarrà in salvo dai nazisti anche 51 ebrei.
In memoria di questo gesto, dal 2001 il nome di Emanuele Stablum – morto nel
1950 - è inciso sul Muro dello Yad Vashem, a Gerusalemme, e una medaglia
ebraica lo onora come “Giusto fra le Nazioni”. Padre Giovanni Cazzaniga,
postulatore della Causa di beatificazione, lo ricorda così al microfono di Giovanni
Peduto:
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R. – Un religioso molto fedele
alla volontà di Dio; un religioso che nell’obbedienza a Dio e ai superiori ha
realizzato il progetto della sua consacrazione, e soprattutto la sua
personalità di medico-santo, che incide parecchio nella testimonianza di fede,
di vita cristiana e religiosa. Ha abbinato molto bene la scienza e la fede.
Quando i superiori l’hanno chiamato ad essere medico, tutto quello che aveva
convogliato in se stesso per il sacerdozio, lo riversò nella scienza e
soprattutto nella professione medica: la sua è diventata una missione di
medico-sacerdote.
D. – Emanuele Stablum ha
rischiato la vita per salvare numerosi ebrei...
R. – Sì. Di fatto, per obbedire
alla sollecitazione di Papa Pio XII, Stablum ha aperto le porte a numerosi
rifugiati politici perseguitati, tra cui anche ad oltre 50 ebrei che furono
salvati dalla Shoah proprio per merito suo, a rischio della vita sua e della
comunità. E gli ebrei sono stati molto coerenti conferendogli, alla memoria,
l’onorificenza di “Giusto tra le nazioni”.
D. – Quale messaggio dà al mondo
di oggi Emanuele Stablum?
R. – Il messaggio che rivolge a
tutti i cristiani è che la volontà di Dio è sempre una volontà di pace. Ma,
nello stesso tempo, è anche la realizzazione stessa della libertà della
persona, perché chi si tuffa nella volontà di Dio agisce proprio in una grande
libertà. Poi, soprattutto al mondo medico, il messaggio che arriva da Stablum -
cofondatore dell’Associazione Medici Cattolici italiani - riguarda la visione
del malato. Oltre che scorgere in lui il Cristo sofferente, vedeva nel malato
una persona: prima di una terapia, aveva colloqui lunghissimi con il malato,
proprio perché voleva capire quale interferenza ci fosse tra la malattia dello
spirito e la patologia del corpo, e quindi dava due terapie.
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10 giugno 2005
Appello dei vescovi della
regione del nord est del messico contro
la violenza e il consumo di stupefacenti che minacciano la regione.
Con un documento, diffuso
nei giorni scorsi, i presuli si rivolgono
alla comunità ecclesiale
e a tutta la società affinché si ponga fine
a questa situazione di
insicurezza
MONTERREY. = I vescovi della regione pastorale
nord est del Messico con una dichiarazione intitolata “Narcotraffico e violenza
sociale”, affermano di non poter restare impassibili “dinanzi al fragore della
violenza che seguita a bagnare di sangue questa regione e all’onda silenziosa,
ma non meno distruttiva, che continua a provocare il consumo di stupefacenti”.
Nel documento, i vescovi offrono un quadro della situazione di violenza, caratterizzata
da frequenti esecuzioni di civili, sequestri, irruzioni nelle case private o
nei luoghi pubblici, e lamentano la crescita di quanti si dedicano al traffico
di stupefacenti. I presuli denunciano, inoltre, come anche alcune autorità
siano complici del traffico e della distribuzione di stupefacenti. Di fronte a
questo panorama che riflette una cultura di morte - caratterizzata dal
disprezzo della vita umana, dallo svilimento della dignità della persona, dalla
perdita di coscienza del valore del lavoro onesto, dalla corruzione e
dall’impunità - è a rischio – sostengono - “la perdita dei valori umani trascendenti,
che danno coesione e stabilità alle società”. Per i presuli, dunque, soltanto
la conversione a Dio può far assumere consapevolezza delle conseguenze della
collaborazione con il narcotraffico.
Una situazione - proseguono il documento – che ci pone dinanzi alla
sfida di lasciar entrare Dio nelle nostre vite, nella famiglia e in tutta la
società. E’ con profonda preoccupazione che i vescovi si rivolgono alla
comunità ecclesiale e a tutta la società, perché si metta fine alla sofferenza
di tanti esseri umani e così si freni la distruzione del tessuto sociale
provocata dal narcotraffico. Alle autorità, a cui si riconosce l’impegno per
contrastare questa piaga, si ricorda che una delle radici del problema è la
disuguaglianza sociale, che nega le opportunità di sviluppo alla maggior parte
della popolazione. La corruzione e l’impunità, inoltre, ledono lo Stato di
diritto, lasciando spazi a vuoti di potere che aprono le porte
all’ingovernabilità. Non manca un riferimento agli operatori dei media ai quali
viene sollecitato l’impegno a promuovere quanto contribuisca a rafforzare i
valori e la qualità morale della popolazione. Alle famiglie si chiede
di accompagnare i loro figli in ogni tappa della loro vita, nella
consapevolezza che i principali destinatari del narcotraffico sono proprio
giovani e bambini. Un appello dei vescovi messicani a tutti gli operatori
pastorali, infine, perché nell’evangelizzazione e nella catechesi si annunci
con forza Gesù Cristo, unico Salvatore. “Formiamo un fronte comune per promuovere
i valori della vita, la dignità della persona e del lavoro, la responsabilità
cittadina, l’onestà, la giustizia e la pace, per agevolare la ricostruzione del
tessuto sociale”. (E. B.)
in india, nello stato di orissa, grazie all’impegno della chiesa locale,
le autorità interrompono
la demolizione di oltre cento case abitate
da cristiani. ma in tutto
il paese continuano gli episodi di intolleranza contro i cristiani
- A cura di Eugenio Bonanata -
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NUOVA
DELHI. = Ogni giorno, dai diversi stati dell’Unione Indiana, le associazioni
cristiane, le Chiese, i semplici fedeli, denunciano casi di discriminazione e
di violenza contro i cristiani. Nei giorni scorsi, infatti, nello stato del
Karnataka – nell’India sud occidentale - due donne cristiane, accusate di
convertire la gente al cristianesimo, sono state aggredite da un gruppo di
residenti. Le due stavano distribuendo inviti e opuscoli per un incontro di
preghiera in programma nelle vicinanze. L’episodio è stato l’occasione per
attivisti indù di inscenare proteste in strada, con slogan e grida contro i
cristiani e i loro tentativi di proselitismo. Secondo fonti della Chiesa
locale, il clima che si respira in tutta l’area non promette nulla di buono: la
tensione resta alta, i pregiudizi e l’odio anti-cristiano sono facilmente
percepibili fra la gente. Il timore è che la campagna di intolleranza, fomentata
da gruppi estremisti, possa sfociare in fatti di violenza concreta su persone o
istituzioni cristiane. Intanto, dall’India orientale, arrivano buone
notizie. L’Amministrazione distrettuale di Koraput, nello stato di Orissa, ha
fatto sapere di aver interrotto “per ora” la demolizione delle case di un
centinaio di famiglie cristiane, in seguito all’intervento delle autorità
locali. Un intervento fortemente richiesto dai rappresentanti della comunità
cristiana locale, che hanno definito “sconsiderato” il trasferimento “di questa
povera gente poco prima della stagione delle piogge monsoniche”. Appena saputo
del provvedimento, i cristiani hanno cercato di posticipare la
demolizione. Dal canto suo, l’Amministrazione distrettuale aveva però
respinto la richiesta e, venuta a conoscenza delle tensioni, aveva ordinato un
“pesante dispiegamento di polizia” nella cittadina. Così l’amministrazione aveva
ordinato alle famiglie di “ricollocarsi” per procedere alla demolizione,
ufficialmente parte di un progetto di miglioramento della città di Jeypore. Secondo
la comunità cristiana locale, invece, il provvedimento era ispirato dal
Partito nazionalista “Bharatiya Janata Party” che per mezzo del braccio armato
il “Corpo nazionale di volontari”, promuove, anche con la violenza, la propria
ideologia estremista. (E. B.)
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Prevenire il
traffico di minori nella zona di confine fra il Benin
e la Nigeria.
è quanto prevede un accordo firmato nei giorni scorsi
dalle
autorità dei due paesi africani. l’obiettivo è arginare il fenomeno
che interessa
migliaia di bambini ogni anno
COTONOU. = Un’intesa di cooperazione su
“prevenzione, repressione e soppressione” della tratta di esseri umani, con
particolare riferimento a donne e bambini, è stato firmato a Cotonou dalle
autorità di Benin e Nigeria. L’urgenza di un accordo tra i due Paesi confinanti
per arginare il traffico di persone, era emersa già nel 2003, quando le
autorità di frontiera avevano fermato un “carico” di 300 minori del Benin,
destinati a essere sfruttati per lavori pesanti. “Si tratta chiaramente di un
problema transfrontaliero, soprattutto per la tratta di minori, e dunque lo
strumento migliore è un accordo bilaterale come quello appena firmato”, ha
detto il ministro degli Esteri beninese, Ragatine Biaou. A gennaio, pattuglie
miste dei due Paesi avevano iniziato la propria attività nella zona di
frontiera “per garantire sicurezza a tutta la fascia di confine”. Da tempo, il
Benin è crocevia di una vera e propria “tratta”: famiglie povere vendono i
minori per poche decine di euro a bande organizzate che promettono di farsi
carico della loro educazione ma che in realtà gestiscono questo traffico
soprattutto con la Nigeria, ma anche con Camerun, Gabon e Costa d’Avorio, dove
i ragazzi vengono rivenduti a prezzi dieci volte superiori. Secondo statistiche
del locale Ministero per la Protezione sociale, sono oltre seimila i bambini
del Benin sfruttati in Nigeria nelle coltivazioni, soprattutto di cacao, e
nelle cave per l’estradizione di minerali. L’organizzazione “Brigata di
protezione dei minori” di Cotonou sostiene che ogni anno, dal 2000, almeno
4.000 piccoli schiavi siano stati intercettati alle frontiere del Benin. (E.
B.)
In cina, le scuole cristiane criticano le nuove
proposte del governo in tema di educazione che
ridimensionerebbero il loro ruolo. e si dicono pronte
ad intraprendere una battaglia legale contro le
autorita’
HONG
KONG. = I responsabili delle comunità cristiane di Hong Kong sono pronti a
citare in giudizio il governo locale per discriminazione contro le scuole
cristiane, ree di non accettare la nuove legge sull’educazione, varata nel
luglio dello scorso anno. Il Dipartimento dell’educazione cinese, infatti, ha
approntato – secondo l’agenzia Asia News -
un decreto che offre diversi benefici per le scuole che attuano da
subito la legge. Tali benefici comprendono: assicurazione al personale della
scuola, elasticità nella gestione dei fondi, un bonus annuale di 350 mila
dollari di Hong Kong. Le chiese cristiane, invece, hanno criticato a suo tempo
la nuova legge perché emargina il loro ruolo educativo, e stanno ostacolando la
sua attuazione che dovrebbe essere obbligatoria entro il 2008. Non riceveranno,
dunque, dei benefici previsti. I rappresentanti cristiani definiscono
discriminante la proposta e chiedono che il godimento dei benefici venga esteso
a tutti oppure cancellato. Avvocati e penalisti danno ragione alle comunità cristiane
e dicono che se le Chiese citano in tribunale il governo, di sicuro vinceranno
la causa. La stessa proposta, infatti, ammette un ritardo nell’attuazione è
legale: motivo valido, quindi, per considerare discriminante il decreto sui
benefici concessi solo a chi attua la legge. Secondo l’agenzia di stampa Asia
News, il governo, accortosi della mossa errata, sta tentando un compromesso con
le Chiese e ha invitato i capi cristiani a un incontro pubblico in programma
per la prossima settimana. (E. B.)
L’UNIVERSITA’ CATTOLICA DI ROMA PREMIA IL
PRESIDENTE DELLA CAMERA,
PIER FERDINANDO CASINI, E MONS.
LEONARDO SANDRI,
SOSTITUTO DELLA SEGRETERIA DI STATO
ROMA. =
Il presidente della Camera Pierferdinando Casini e il sostituto della Segreteria
di Stato mons. Leonardo Sandri sono “due grandi amici dell'Università
Cattolica, due personalità della Chiesa e del Paese che hanno testimoniato una
comunanza ideale con la missione dell’ateneo dei cattolici italiani”. Il
rettore della Cattolica, Lorenzo Ornaghi, ha introdotto così la sessione
accademica per la consegna dello speciale riconoscimento della sede di Roma
all’arcivescovo Sandri e all’onorevole Casini. “Con questo omaggio - si legge
nella motivazione del premio attribuito a mons. Sandri - intendiamo
testimoniarle la nostra stima e rinnovarle tutta la nostra gratitudine, in
particolare quella dei degenti e del personale sanitario del Policlinico
Agostino Gemelli, per essere stato la voce di Giovanni Paolo II durante la
recita dell'Angelus nei suoi ultimi due ricoveri”. Un compito prezioso “svolto
con grande umanità e semplicità, che ha permesso al mondo intero di ascoltare
gli ultimi insegnamenti di un Pontefice, la cui eredità resterà un tesoro
inesauribile per ognuno di noi”. “Perseguendo una visione che lega saldamente
la maturità e la vitalità democratica di un Paese con il prestigio interno e il
rango internazionale delle istituzioni dello Stato, il presidente della Camera
- si legge invece nella motivazione del premio conferito a Casini - ha
costantemente operato affinché l’Italia ricopra un ruolo da protagonista sia
nell’Unione Europea, sia nei nuovi e spesso inattesi scenari geo-politici che
l’età della globalizzazione giorno dopo giorno va disegnando. Attraverso il suo
impegno istituzionale si è consolidata quella tradizione di democrazia che,
ispirata dalla concezione cristiana dei valori e della politica, ha le sue
radici nei padri fondatori dell’Italia repubblicana e della comune casa
d’Europa”. Una tradizione di cultura e di azione, che “è sempre risultata
indispensabile nelle fasi decisive della nostra storia e che ha sempre prodotto
le innovazioni sociali e istituzionali più durature e più vantaggiose per
l’intero Paese”. All’onorevole Casini, infine, la Cattolica ha voluto esprimere
un sentito riconoscimento per la sua speciale vicinanza al Policlinico Agostino
Gemelli e a tutta la comunità universitaria, durante le settimane delle ultime
degenze di Giovanni Paolo II. Altri attestati sono andati poi, per la loro
carriera ventennale, a dipendenti non medici dell’Università. Alla cerimonia
era presente il nunzio in Italia, mons. Paolo Romero. (E. B.)
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- A cura di Amedeo Lomonaco e Donika Lafratta -
In Iraq sono stati rinvenuti,
nella parte occidentale del Paese, i corpi di 16 persone barbaramente uccise.
Molte delle vittime avevano le mani legate dietro la schiena ed alcune erano
bendate. Gli inquirenti hanno dichiarato che potrebbe trattarsi di alcuni
soldati rapiti due giorni fa a Qaim, roccaforte sunnita vicino al confine
siriano. A Bassora, intanto, uomini armati hanno assassinato un alto funzionario
della polizia.
Un cauto
pacchetto di riforme, ma nessun netto cambiamento politico. Questa la
conclusione, ieri a Damasco, del decimo congresso del Baath, il partito al
potere da 42 anni in Siria. C’era per noi Barbara Schiavulli:
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Finisce il monopolio del partito unico. Verranno accettati
altri partiti purché non siano confessionali o etnici. E’ un modo per evitare
che i movimenti curdi o religiosi si insinuino nel governo. Verrà alleggerito
lo stato di emergenza, in vigore dal ’63, e la stampa per la prima volta potrà
essere indipendente. E sullo stato di emergenza sono anche intervenuti gli intellettuali
iracheni con una lettera firmata da 225 dissidenti che hanno chiesto al partito
di liberare tutti i detenuti politici, tra cui scrittori e legislatori
arrestati solo per aver criticato il governo. Qualche passo avanti è stato
fatto, anche se tutte le decisioni prese durante il Congresso dovranno passare
attraverso il filtro del Parlamento. Sul fronte estero, la Siria dovrà migliorare
le relazioni con l’Iraq, che spesso accusa di lasciar passare la militanza attraverso
i suoi confini. Dovrà trovare una soluzione al problema dei curdi e impegnarsi
in una strategia di pace nei territori occupati.
Barbara Schiavulli da Damasco,
per Radio Vaticana.
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Il presidente dell’ANP,
Abu Mazen,ha incontrato ieri a Gaza gli esponenti dei principali movimenti
palestinesi: gli integralisti di Hamas, della Jihad Islamica, e di Al Fatah, il
partito del presidente. Scopo di questi colloqui è quello di salvare la tregua
informale in vigore da tre mesi con Israele, dopo le violenze degli ultimi
giorni.
Una violenta esplosione
è avvenuta questa mattina a trecento metri dal terminal dell’aeroporto di
Saragozza, in Spagna. Secondo alcune fonti locali, non ci sarebbero vittime.
L’attentato sarebbe stato preannunciato dall’ETA attraverso una telefonata
anonima giunta al quotidiano basco ‘Gara’ qualche minuto prima della
deflagrazione.
Un
deputato del Parlamento del Kirghizistan, vicino all’ex presidente Akaiev, è
stato assassinato oggi nel centro di Bishkek. Torna dunque la tensione nella ex
Repubblica sovietica, dopo le elezioni svoltesi tra
febbraio e marzo, considerate inquinate da frodi. Il voto aveva scatenato la
cosiddetta ‘rivoluzione dei tulipani’, che portò alla caduta del regime di
Akaiev. Il prossimo 10 luglio si terranno le presidenziali.
In Cecenia,
sette poliziotti sono stati uccisi in un agguato compiuto da ribelli, ieri sera
nel sudest del Paese. Secondo quanto riferito dall'agenzia Interfax, l’auto
nella quale viaggiavano i poliziotti è stata attaccata e colpita da
lanciarazzi.
È salito a oltre 400 il
numero delle persone infettate dall'epidemia di epatite A, diffusasi negli
ultimi giorni nella regione russa di Tver, duecento chilometri circa a
nord-ovest di Mosca. Secondo l'istituto superiore di sanità russo, l’epidemia
sarebbe stata originata dalla violazione di norme igienico-sanitarie da parte
un’azienda locale produttrice di bevande. La direzione dello stabilimento e
fonti locali hanno dal canto loro sollevato ieri il sospetto di un ipotetico
sabotaggio.
Colpo di scena in Bolivia: dopo la crisi politica
che ha paralizzato il Paese negli ultimi giorni, il Parlamento di La Paz ha
scelto il nuovo presidente. Si tratta di Eduardo Rodriguez, già capo della
Corte Suprema di giustizia, subentrato al posto del dimissionario Carlos Mesa.
Il servizio di Maurizio Salvi:
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Tutti sembravano rassegnati
all’apertura di una nuova stagione di violenza e di caos in Bolivia. Ma dopo il
decesso di un minatore in scontri con le forze dell’ordine, c’è stato un colpo
di scena notturno, frutto di un accordo dell’ultimo minuto. Questo accordo, di
cui non si conoscono i termini, ha permesso di risolvere il problema della
presidenza. Così il posto lasciato vacante da Carlos Mesa è stato occupato dal
presidente della Corte Suprema, Eduardo Rodriguez, che aveva già dichiarato che
in caso di designazione si sarebbe occupato unicamente dell’organizzazione di
elezioni anticipate. Rodriguez è, fra l’altro, l’uomo che tutte le forze
sociali, politiche e sindacali, impegnate nelle proteste, avevano designato
come unico possibile successore di Mesa. Per gran parte della giornata gruppi
parlamentari si erano riuniti, ieri, per studiare una via di uscita. Le difficoltà
sembravano insormontabili. Il presidente del Senato, Hormando Vaca Diez, primo
nella linea di successione costituzionale alla presidenza, aveva infatti lasciato
intendere di non volersi fare da parte come tutti gli chiedevano. Ma poi Vaca
Diez ha fatto dietrofront e Rodriguez è stato designato capo di Stato.
Maurizio Salvi, per la Radio
Vaticana.
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Folle gesto in un liceo
di Yamaguchi, nel Giappone occidentale: uno studente ha lanciato una bomba
molotov nella sua classe e ha ferito almeno 58 compagni. Il diciottenne,
arrestato poco dopo dalla polizia, ha ammesso la sua responsabilità senza
fornire alcuna spiegazione.
Dovrebbero riprendere
oggi ad Abuja, in Nigeria, i negoziati per la soluzione della crisi in Darfur.
La regione occidentale sudanese è teatro da diversi anni di una sanguinosa
guerra civile tra gruppi di ribelli e l’esercito governativo. Dall’inizio del
conflitto, sono morte circa duecentocinquanta mila persone e due milioni e
mezzo sono state costrette a fuggire nei paesi vicini.
Violenti scontri si
sono registrati questa mattina ad Harare, in Zimbabwe, dove le forze
dell’ordine sono intervenute contro gli aderenti allo sciopero generale che sta
paralizzando il Paese da ieri. La protesta è stata indetta dal principale
partito di opposizione, il Movimento per il cambio democratico, contro la
campagna di repressione del governo nei confronti dei commercianti ambulanti e
l’abbattimento di molte baracche.
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