RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno XLIX n.
159 - Testo della trasmissione di mercoledì 8 giugno 2005
IL PAPA E LA SANTA SEDE:
IN PRIMO PIANO:
CHIESA E SOCIETA’:
Il governo di Orissa, nell’India
orientale, demolisce 109 case di tribali cristiani
In Iraq, 5 morti stamani a Bakuba per l’esplosione di un’autobomba presso una stazione di benzina
Clementina Cantoni “è viva e sta bene”: le parole del
ministro degli Esteri italiano, Gianfranco Fini, alimentano la speranza per la
liberazione della cooperante italiana, rapita in Afghanistan.
8 giugno 2005
ESSERE GRATI A DIO, ATTRAVERSO LA PREGHIERA, PER LE
COSE BUONE DELLA VITA:
LA CATECHESI DI BENEDETTO XVI ALL’UDIENZA GENERALE DEDICATA AL SALMO 110
Le grandi opere del Signore: le
ha ricordate Benedetto XVI nella catechesi rivolta alle migliaia di pellegrini
di tutto il mondo - circa 35 mila - riuniti stamani in Piazza San Pietro per
partecipare all’udienza generale. Il Santo Padre è giunto tra la folla festante
a bordo della sua jeep bianca scoperta salutando e benedicendo i fedeli, che lo
hanno a lungo acclamato. Il servizio di Roberta Gisotti.
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“Oggi sentiamo molto il vento, il vento forte nella Sacra
Scrittura è simbolo dello Spirito Santo”: cosi il Papa, parlando a braccio, ha
aperto l’incontro con i fedeli in una piazza San Pietro, sferzata appunto da un
vento freddo, insolito per questo periodo tardo primaverile, nonostante il
cielo azzurro. “Speriamo che lo Spirito ci illumini”, ha detto Benedetto XVI commentando
il Salmo 110, dove la preghiera è “contemplazione del mistero di Dio e delle
meraviglie che egli opera nella storia della salvezza”. E sono tanti i termini
che in questo “inno di lode e ringraziamento” definiscono le caratteristiche
del Signore:
“Si parla di ‘pietà’, di
‘tenerezza’, di ‘giustizia’, di ‘potenza’, di ‘verità’, di ‘rettitudine’, di
‘fedeltà’, di ‘alleanza’, di ‘opere’, di ‘prodigi’, persino di ‘cibo’ che egli
dona e, alla fine, del suo ‘nome’ glorioso, ossia della sua persona’”.
E se giustizia nel
linguaggio biblico indica prima di tutto l’amore che genera salvezza, ha
spiegato il Santo Padre, qui si configura “il legame intimo che vincola Dio al
suo popolo”, con un “patto speciale”, laddove egli “stabilì la sua alleanza per
sempre”.
Il Salmo si chiude con la
contemplazione del volto divino, e l’invito del salmista a coltivare il “timore
del Signore”, quale “inizio della vera sapienza”. Un timore particolare, come ha chiarito Benedetto XVI:
“Sotto questo termine non
si cela la paura e il terrore, ma il rispetto serio e sincero, l’adesione genuina
e operosa al Dio liberatore.”
E da qui l’invito del
Papa alla gratitudine, all’ottimismo:
“Noi vediamo più
facilmente gli aspetti negativi della nostra vita; il Salmo ci invita invece a
vedere anche gli aspetti positivi, le cose buone che ci capitano, e trovare
così il sentimento della gratitudine, perché solo un cuore grato può celebrare
degnamente la liturgia della gratitudine che è l'Eucaristia”.
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UDIENZE E NOMINA
Benedetto XVI ha ricevuto nel
corso della mattinata, in successive udienze, l’arcivescovo Albert Malcolm
Ranjith Patabendige Don, nunzio apostolico in Indonesia e in Timor Orientale,
l’arcivescovo François Bacqué, nunzio apostolico nei Paesi Bassi, l’arcivescovo
Jean Paul Gobel, nunzio apostolico in Nicaragua, l’arcivescovo Luigi Gatti,
nunzio apostolico in Libano, e l’arcivescovo Alberto Bottari de Castello,
nunzio apostolico in Giappone.
In Polonia, il Papa ha nominato ausiliare di Elk il
sacerdote Romuald Kaminski, del
clero della diocesi di Warszawa-Praga, finora cancelliere della medesima
diocesi.Il neo presule, 50 anni, è stato ordinato sacerdote nel 1981. Oltre
agli incarichi di vicario parrocchiale e di segretario particolare
dell’Arcivescovo di Varsavia, mons. Kaminski è passato alla nuova diocesi di
Warszawa-Praga, eretta in quello stesso anno, svolgendo fino ad oggi la
funzione di cancelliere, oltre che di membro del Consiglio presbiterale e del
Collegio dei Consultori. Nel 1998 è stato nominato Cappellano di Sua Santità.
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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”
Apre
la prima pagina l’udienza generale.
Sempre in prima l’avviso che domenica prossima in
omaggio a tutti gli abbonati vi è il fascicolo con il discorso di Benedetto XVI
all’apertura del Convegno della diocesi di Roma su “Famiglia e comunità cristiana:
formazione della persona e trasmissione della fede”.
Nelle
vaticane, una pagina con le lettere pastorali dei vescovi italiani.
Nelle
estere, Stati Uniti-Gran Bretagna: al vertice tra Bush e Blair, a Washington,
in vista della riunione del “G-8”, annunciato un piano per azzerare il debito
estero dei Paesi africani impegnati sulla via delle riforme.
Bolivia:
il Presidente dimissionario sollecita elezioni immediate; ancora disordini a La
Paz.
Nella
pagina culturale, un articolo di Roberto Bernabei dal titolo “Riflessioni di un
medico sull’eutanasia”.
Nelle
pagine italiane, in primo piano il tema dei conti pubblici.
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8
giugno 2005
RENDERE
TESTIMONIANZA AL VALORE DELLA VITA UMANA
FIN
DAL SUO CONCEPIMENTO: COSÌ OLTRE 200 SCIENZIATI ITALIANI
NEL
MANIFESTO “MEDICI PER IL NON VOTO”,
IN
VISTA DEL REFERENDUM SULLA PROCREAZIONE ASSISTITA
- Con
noi, il prof. Luigi Frati -
“Non è possibile considerare il
concepito anche nella fase iniziale, soltanto un tessuto, un insieme di cellule
e perciò nessuno può esserne proprietario o avere il potere di distruggerlo”: è
uno dei passaggi chiave del Manifesto dei Medici per il non voto, in
vista dell’imminente referendum italiano sulla procreazione assistita. Il
documento, firmato da oltre 200 scienziati italiani, è stato presentato oggi in
una conferenza stampa all’hotel Nazionale di Piazza Montecitorio. I medici sottolineano
come in oltre 20 anni di ricerche in tutto il mondo, dalle cellule staminali
non sia stato possibile ricavare alcuna cura per le malattie genetiche, mentre
ottimi risultati sono stati ottenuti attraverso gli studi sulle cellule staminali
adulte, che vanno dunque incoraggiati. Sulle ragioni che hanno spinto così
tanti uomini di scienza a decidere per il non voto al referendum abrogativo
della legge 40, Alessandro Gisotti ha intervistato il prof. Luigi Frati,
presidente della conferenza italiana dei Presidi delle Facoltà di Medicina e
Chirurgia, e tra i promotori del Manifesto:
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R. – La
scienza è libera: deve dire le cose come stanno e non deve mistificare o promettere
cose che oggi non ci sono. Se questo è il fine della scienza, che non presenta
alcuna contraddizione con la religione, dobbiamo dire chiaramente che oggi non
c’è nessuna applicazione clinica di efficacia dimostrata delle cellule staminali
embrionali umane. Ci sono invece buoni studi relativi alle cellule staminali
adulte e del cordone ombelicale. L’altra mistificazione che ho sentito dire è
che se non si fa decadere la legge, non sarà possibile, se un domani avremo un
farmaco biotecnologico, utilizzarlo in Italia. Questo è falso, perché tutti i
farmaci biotecnologici sono registrati all’Agenzia europea del farmaco a Londra
per tutta l’Europa! Questa è, quindi, una mistificazione. Infine una battuta:
non ho mai sentito il macellaio parlare male della carne o il pescivendolo del
pesce. Credo quindi che temi riguardanti tutta la società debbano essere
trattati dalla società… Gli scienziati fanno parte della società e devono
quindi contribuire al dibattito, ma la loro esclusiva su questi temi non è
accettabile.
D. – E’ corretto affermare che
nella ricerca sulle cellule staminali embrionali ci sono dietro degli interessi
economici eccezionali?
R. – Sì, ci sono certamente
interessi economici e questo non mi scandalizza più di tanto. Direi, però, che
i pubblici poteri devono controbilanciare gli interessi altrimenti questi finiscono
per diventare dominanti rispetto a riflessioni profonde rispetto alla nostra
società. Ho molto apprezzato quanto ha detto sul Corriere della Sera, Walter
Veltroni: la conclusione mia è diversa dalla sua nel senso che lui dice
aboliamo la legge e rifacciamola, io dico modifichiamola perché una volta che
l’abbiamo abolita, abbiamo di nuovo un far west nel quale quello che va
in televisione a propagandare, poi fa la mamma-nonna, una donna di 64 anni e
questo naturalmente nel privato… Se sono onesti, devono cominciare a dire che
la fertilizzazione assistita si fa soltanto nel pubblico, pagando un ticket di
35 euro.
D. – Sulla vita non si vota.
Qualcuno, che peraltro non ha votato ad altri referendum, parla di disimpegno…
R. – Io non voto, perché ritengo
che sulla vita non si voti. Ritengo che su alcuni fatti e sulla morale non si
fanno referendum, perché riguardano la coscienza delle persone. Non è che
attraverso una legge, gli esperimenti del dottor Menghele possono diventare
legittimi...
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GLI OPERATORI PASTORALI A
SERVIZIO DELLE FAMIGLIE:
UNA FIGURA DIOCESANA DA COSTRUIRE PER TESTIMONIARE IL VANGELO
NELLA SEMPLICITA’ DELLA
VITA PARROCCHIALE
- Intervista con Marcello
Lo Faro -
Sono iniziati ieri i lavori al convegno ecclesiale della diocesi di Roma
su “Famiglia e educazione alla fede”, che si concluderà domani con l’intervento
del cardinale vicario Camillo Ruini. All’incontro, hanno partecipato 36
comunità provenienti dalle diverse parrocchie della capitale, che
successivamente si sono divise in differenti gruppi di lavoro. Tema comune,
quello di una riflessione sui compiti che la chiesa di Roma deve assumere, aprendosi
alle esigenze del territorio e aiutando i religiosi e i laici ad essere
disponibili verso la testimonianza e la trasmissione della fede. Ascoltiamo
Marcello Lo Faro formatore diocesano, al microfono di Marina Tomarro.
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R. – Nel
gruppo dove mi trovavo il clima era molto sereno, molto disteso. Era evidente
la voglia di fare delle proposte, con la possibilità di migliorare, di vivere
meglio la vita all’interno delle parrocchie, proprio perché il Convegno si
propone di avanzare su una linea che ormai da un paio di anni è stabile nella
nostra diocesi.
D. – Quali sono state le
tematiche che avete affrontato?
R. – E’ stato evidenziato
chiaramente che la possibilità di avvicinare le famiglie mette poi in contatto
con esse degli operatori, che diventano dunque un riferimento, una persona da
contattare per sapere, avere informazioni. Quindi, c’è una coscienza di fondo
degli operatori che va formata, proprio perché questa accoglienza non sia solo
formale, ma diventi un’autentica testimonianza, un modo di aiutare la
personalità della famiglia che si ha di fronte. La strada più semplice è proprio
quella dell’amicizia diretta. C’è stato un discorso, abbastanza diffuso, fra
tutti i partecipanti: presentarsi con l’incontro ufficiale parrocchiale, in
vesti ufficiali, mette sempre in difesa. Viceversa, un incontro occasionale
nell’oratorio, nel cortile, in una situazione di festività della parrocchia
apre molto di più la famiglia. La conclusione è stata quella di avviare gli
operatori ad una appropriata formazione in questo ruolo di riferimento - se non
vogliamo usare la parola “guida” – che li renda capaci di trasmettere un
messaggio corretto e ben chiaro, che è quello dell’amore di Dio verso ogni
creatura. Soprattutto, devono riuscire a mediarlo attraverso un linguaggio di
amicizia, di semplicità, che però non deve tradire quello che è il contenuto
vero del messaggio.
D. – Oggi c’è la giornata di
pausa. Su cosa verte la vostra riflessione? Quali sono i punti su cui sarebbe
bene tornare, magari domani, quando gli incontri riprenderanno?
R. – Sicuramente, c’è da
approfondire meglio il pensiero che è stato portato ieri sera: come integrare e
come vedere i diversi punti di vista e come trasformarli in azioni concrete, in
azioni propositive.
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L’INCHIESTA DELLA CORTE PENALE
DELL’AJA SUI CRIMINI COMMESSI NEL DARFUR:
UNA PRESSIONE INTERNAZIONALE DELL’ONU PER FAR
CESSARE LE ATROCITA’
- Intervista con Stefano Squarcina -
E’ partito oggi da Milano alla
volta del Darfur un carico di generi di prima necessità, allestito dalla Croce
Rossa Italiana. Gli aiuti saranno consegnati alla popolazione locale da Barbara
Contini, inviato speciale del governo italiano per la regione sudanese.
Intanto, il Paese africano si prepara a fronteggiare l’iniziativa del Tribunale
penale internazionale dell’Aja, che due giorni fa ha annunciato l’apertura di
un’inchiesta per far luce sui responsabili delle stragi e delle atrocità
commesse negli ultimi due anni nel Darfur. Crimini per i quali sono indagate
una cinquantina di persone. Fabio Colagrande ha chiesto al giornalista Stefano
Squarcìna, collaboratore del mensile dei Missionari Comboniani “Nigrizia”,
quale importanza rivesta la decisione assunta dalla Corte dell’Aja:
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R. – Si
tratta certamente di una decisione che ha un valore storico per il Sudan,
perché per la prima volta la comunità internazionale, su mandato del Consiglio
di Sicurezza delle Nazioni Unite, apre una procedura giudiziaria di carattere
penale contro 51 persone almeno, gente che nel Darfur ha commesso crimini
contro l’umanità: delitti che riguardano lo sterminio, che riguardano la
tortura, le persecuzioni per motivi razziali o etnico-sociali. Si tratta, lo
voglio ricordare, di una regione, quella del Darfur, dove si calcola ci siano
stati almeno tra i 200 e i 300 mila morti.
D. – Perché, in questo caso, è
dovuta intervenire una corte penale internazionale?
R. – Sul piano regionale non c’era e non c’è una soluzione per mettere
fine al conflitto in Sudan o per fare una pressione sul governo sudanese
affinché si impegni per la fine delle ostilità nel Darfur. Ecco perché è
importante che intervenga la comunità internazionale con i suoi elementi di
civiltà più avanzati - quelli cioè del diritto e della salvaguardia dei diritti
umani - perché il governo sudanese metta la parola fine a questa violenza nel
Darfur. Non dimentichiamo che venerdì prossimo, 10 giugno, ad Abuja, in
Nigeria, si riaprono i negoziati per trovare una soluzione politica alla
situazione in Darfur e ovviamente l’apertura di questa procedura giudiziaria penale
rappresenta un’ulteriore forma di pressione politica nei confronti del governo
sudanese.
D. – Il procuratore capo del
Tribunale dell’Aja, Luis Momeno Ocampo, ha affermato che l’inchiesta cercherà
la cooperazione duratura delle autorità nazionali e internazionali. Ma lei ci
ha già fatto capire che non sarà facile questa cooperazione…
R. – Molto spesso i governi
coinvolti non collaborano con le istanze giuridiche e giudiziarie
internazionali. Ecco perché è importante l’indipendenza della Corte penale,
ecco perché è importante che non dipenda dai governi locali. In questo caso,
inoltre, vorrei far osservare perché è storica la decisione adottata dall’Aja
sul Sudan: per la prima volta il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite ha
imposto una procedura giudiziaria contro un Paese che non è firmatario del
trattato istitutivo della Corte penale internazionale. C’è, dunque, una volontà
reale della comunità internazionale - in particolare delle Nazioni Unite e del
suo segretario generale, che è stato anche recentemente in Sudan - di
contribuire a che questa situazione insostenibile abbia fine.
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6 MILIONI DI EURO PER
COSTRUIRE IN INDONESIA 200 SCUOLE TEMPORANEE
A FAVORE DI 40 MILA
BAMBINI. È LA RISPOSTA DELL’UNICEF ALLO TSUNAMI
CHE LO SCORSO 26
DICEMBRE HA SCONVOLTO IL SUDEST ASIATICO.
- Intervista con
Gianfranco Rotigliano -
Circa 6 milioni di euro: è questa
la somma che UNICEF Italia ha raccolto in questi mesi per sostenere la
popolazione dell’Indonesia, colpita dallo tsunami del 26 dicembre scorso. Lo ha
dichiarato l’agenzia delle Nazioni Unite che si occupa dell’infanzia, in un
incontro che si è svolto lunedì nella sede dell’UNICEF a Roma. Durante
l’incontro, Gianfranco Rotigliano, rappresentante UNICEF in Indonesia, ha
illustrato le opere portate a termine e i progetti che, nei prossimi 2 anni, saranno
realizzati nella zona di Banda Aceh. Inoltre, è stato presentato un dossier che
illustra, con dati differenziati Paese per Paese, l’impegno dell’UNICEF nei tre
mesi successivi al maremoto. Nell’occasione, il vicedirettore generale vicario
del gruppo bancario Monte dei Paschi di Siena, Pier Luigi Corsi, ha consegnato
a Rotigliano un assegno di 470 mila euro raccolti in parte grazie alla generosità
dei correntisti. Ma, attualmente, qual è la situazione generale degli aiuti?
Eugenio Bonanata lo ha chiesto proprio a Gianfranco Rotigliano:
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R. – Gli aiuti stanno arrivando.
Il numero delle persone sfollate è diminuito: oggi dal 450 mila siamo passati a
poco più di 230-240 mila, quindi questo è già un successo. Molti sono tornati
nelle case che si sono costruiti o nelle loro vecchie case. Non abbiamo avuto
nessuna epidemia: abbiamo vaccinato 140 mila bambini, diamo acqua potabile ogni
giorno a migliaia di famiglie, abbiamo distribuito zanzariere impregnate per
combattere la malaria... penso che, insomma, nel complesso, non ci si possa
lamentare...
D. – Parliamo dei vostri
progetti: attenzione all’infanzia, quindi da una parte le scuole temporanee...
R. – Sì, l’infanzia ma da tutti
i punti di vista: sanitario, educativo... bisogna che i bambini vadano a
scuola, perché è un modo di ridare loro una normalità di vita fondamentale per
la situazione psicologica nella quale si trovano. Noi abbiamo riportato i
bambini a scuola già il 26 gennaio, un mese dopo lo tsunami. Ora stiamo facendo
delle scuole temporanee per permettere loro di riprendere la scuola nel modo
migliore e poi cominceremo la ricostruzione definitiva delle scuole.
D. – Quante sono queste
scuole, e come vengono costruite?
R. – Quelle definitive vengono
costruite con tecniche normali, mentre quelle tem-poranee sono prefabbricate,
ma con prefabbricati costruiti in loco, quindi si dà lavoro, si cerca di
aiutare l’economia locale.
D. – Un numero?
R. – Di scuole temporanee penso
ne faremo circa 200, le altre sono 500.
D. – Attenzione anche agli
orfani?
R. – Certo. Attenzione agli
orfani che si trovano in famiglie di accoglienza. Dobbiamo sostenere queste
famiglie; abbiamo dei centri in cui questi bambini vengono a giocare, a
trovarsi tra loro, dove sono seguiti da personale specializzato, da psicologi,
da psichiatri, da assistenti sociali, eccetera. Praticamente, sono pochissime
le famiglie che non hanno avuto un problema e quindi è un lavoro che va fatto
sulla società intera.
D. – Ricostruire, tenendo
d’occhio la qualità...
R. – Sì, nel senso che a noi
interessa che il sistema funzioni meglio di prima. Quindi un disegno migliore
della scuola ma anche un funzionamento migliore, una tecnica pedagogica
migliore. E poi, è molto importante fare qualcosa che possa essere utilizzato
nel resto del Paese e di non creare una parte dell’Indonesia che ha un
vantaggio sulle altre.
D. – Le terribili immagini dei
giorni immediatamente successivi allo tsunami non sono più valide, diciamo.
Allora, qual è l’immagine più rappresentativa, ad oggi?
R. – Dobbiamo prenderla
dal lato positivo, e quindi vedere la rinascita della città, il fatto che la
città è piena di traffico, di negozi che vendono di tutto, che la gente – cosa
molto importante – ha ripreso ad andare al mare: il mare era l’amico ed il
sostegno per queste popolazioni e ad un certo punto è diventato il traditore.
Quindi, oggi il rapporto riprende. Poi, certo, ci sono ancora le immagini delle
devastazioni della costa che è sparita... Non è che le ferite si siano
rimarginate, tutt’altro: sono sempre bene aperte!
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OMAGGIO MUSICALE E MARIANO A GIOVANNI PAOLO II,
IN UN CONCERTO LIRICO ALLA
BANCA D’ITALIA A ROMA
- Con noi il soprano Marcella Croce De Grandis -
Sarà un concerto in onore di Giovanni Paolo II
quello che si terrà oggi pomeriggio, alle 17.30, nella sede della Banca
d’Italia a Roma, con ingresso libero: un’esecuzione di arie sacre e d’opera
sempre di intensa spiritualità. Protagonista, il soprano Marcella Croce de Grandis,
accompagnata al pianoforte da Carmelina De Vito. A.V. ha intervistato
la cantante lirica:
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D. - Marcella Croce De Grandis:
un incontro nel ricordo, attraverso la musica, con Giovanni Paolo II. Lei,
attraverso l’arte, incontrò personalmente il Papa...
R. - Una volta è stato in
occasione di una sua visita alla mia parrocchia, la Regina degli Apostoli. Io
gli ho consegnato personalmente una grafica raffigurante la Vergine della Rivelazione,
la Madonna apparsa a Roma alle Tre Fontare, nel 1947. Lui l’ha gradita moltissimo
e si è espresso in maniera molto favorevole, ha escalmato: “Bella!” Il Papa è
sempre stato innamorato della Vergine Santissima.
D. – E proprio alla Madonna e
alla preghiera mariana sono dedicate alcune delle liriche in programma...
R. – Sono tre maniere per
inneggiare alla Madonna: l’“Ave Maria” di Gounod, l’“Ave Maria” composta da me,
per la quale ho realizzato anche la grafica raffigurante la Vergine della
Rivelazione, scrivendo pure per lei le parole. Infine, dalla Forza del Destino
di Verdi, la “Vergine degli Angeli”. Quest’ultima fa parte proprio del contesto
della trama dell’Opera, questa donna disperata che si rivolge alla Madonna.
D. – Karol Wojtyla fu attore,
poeta, drammaturgo e intonato cantore nella liturgia. Un rapporto privilegiato
lega dunque questo Papa all’arte e agli artisti?
R. – Veramente l’arte porta a
Dio. L’arte squarcia il silenzio di Dio. Io penso di fare qualcosa che porta
vicino a Dio e porta anche vicino al nostro Giovanni Paolo II perché era
innamorato dell’arte. Egli ha recitato, ha scritto poesie anche lui ed era
molto vicino agli artisti. Il fatto di dare questo concerto in suo onore è la riprova
di questo affetto che noi proviamo per lui. Ho soltanto un rimpianto: di non
aver potuto cantare in sua presenza, però io penso che facendo questo concerto
lui mi ascolterà, come se stesse vicino a noi.
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8 giugno 2005
DENUNCIA DEL PATRIARCA RUSSO ALESSIO II:
IN EUROPA, AI CRISTIANI È IMPEDITO DI PARLARE
LIBERAMENTE.
CATTOLICI E ORTODOSSI RIPORTINO INSIEME IL VANGELO
NEL VECCHIO CONTINENTE
- A cura di Sergio Centofanti -
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MOSCA. = Il Patriarca ortodosso
russo Alessio II, incontrando ieri a Mosca il presidente della Camera italiana
Pier Ferdinando Casini, ha lanciato un appello perché cattolici e ortodossi
possano affrontare insieme “le negative tendenze anti-cristiane” serpeggianti
in Europa. Per il Patriarca di Mosca e di tutte le Russie – riferisce l’agenzia
ANSA – una delle cruciali “sfide” che
cattolici e ortodossi devono affrontare insieme è quella di riportare i valori
cristiani in Europa. Alessio II ha denunciato
una “forma di tolleranza assurda” e cioè il fatto che nell'Europa laica “ai cristiani
è quasi impedito di fare pubblica professione dei propri valori”. “E' strano
che in una società che si vuole libera si impedisca ai cristiani di esprimere
liberamente la fede”, ha lamentato il Patriarca, che ha riferito al presidente
della Camera di aver seguito da vicino “il caso di Buttiglione perseguitato perché
la pensava diversamente”. Alessio II ha detto di confidare molto in Benedetto
XVI per operare insieme “contro la violenza, l'egoismo e il relativismo
morale”. Il presidente della Camera Casini, sintetizzando il suo colloquio con
il Patriarca, ha detto che “c'è un grande timore che nella nuova Europa i
cristiani siano considerati cittadini di serie B”. Alessio II è stato chiaro
nel rilevare anche “l’occasione mancata della Costituzione europea dove non c’è
un riferimento specifico all’identità cristiana”. Quasi contemporaneamente ieri
in Vaticano il cardinale segretario di Stato, Angelo Sodano, incontrava il
ministro degli Esteri russo, Sergei Lavrov. “L’incontro – ha dichiarato il
portavoce vaticano Navarro Valls – ha permesso di rilevare i cordiali rapporti
esistenti tra Russia e Santa Sede e la possibilità di svilupparli
ulteriormente.” A tale fine, il ministro Lavrov ha invitato a Mosca per il
prossimo autunno il segretario per i rapporti con gli Stati, l’arcivescovo
Giovanni Lajolo.
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il
governo DI ORISSA, NELL’INDIA ORIENTALE, demolisce 109 case di tribali
cristiani.
Dietro il
provvedimento, la mano deI FONDAMENTALISTI INDU’
- A cura di Rita Anaclerio -
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Orissa. = Rischio di tensioni interreligiose
nell’India orientale. L’amministra-zione distrettuale di Orissa, infatti, ha
deciso di demolire le case di oltre 100 famiglie cristiane. Si teme una
campagna di “purificazione” da parte dei fondamentalisti indù, che nella città
di Jeypore hanno organizzato un campo di addestramento a cui hanno partecipato,
tra gli altri, Manmohan Samal, ministro delle Finanze dell’Orissa, e Rabi
Nanda, ministro delle Risorse d’acqua. Il vescovo di Rourkela, distretto
dell’Orissa, mons. Alponse Bilung ha definito la situazione “molto tragica”. Queste case – ha spiegato il presule
all’agenzia AsiaNews – si trovano in un’area semiforestale, abitata da tribali,
una fascia di popolazione molto povera e recettiva al cristianesimo”. Secondo
il vescovo i fondamentalisti sono preoccupati perché attraverso le missioni
cristiane i “bambini dei tribali ricevono un’educazione come quelli di tutte le
altre caste e religioni ed è più difficile in futuro poterli
sfruttare come fanno ora”. I rappresentanti della comunità cristiana locale
hanno deciso di rivolgersi al governatore dell’Orissa, Naveen Patnaik, affinché
intervenga per “fermare lo sconsiderato trasferimento di questa povera gente
poco prima della stagione delle piogge monsoniche”. L’Orissa è governato dal Bharatiya Janata Party (BJP), sostenitore
di una visione fondamentalista dell’induismo. Il BJP, al potere in India fino
all’anno scorso, è spalleggiato dall’RSS, formazione paramilitare che lotta per
un’India solo indù (Hindu Rashtra) nella quale le minoranze siano
cancellate.
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DOMANI A ROMA INCONTRO SU “CONTROL ARMS”:
AMNESTY INTERNATIONAL RICHIEDE UN TRATTATO
PER REGOLAMENTARE LA DIFFUSIONE DELLE ARMI
ROMA. = Sarà lanciata domani a
Roma la campagna “Control Arms”
proposta da Amnesty International, Iansa e Oxfam. Durante l’incontro le tre associazioni umanitarie discuteranno
della possibilità di chiedere ai governi la firma di un trattato internazionale
per regolamentare la diffusione e l'esportazione incontrollata di armi leggere.
Secondo quanto riporta un recente rapporto, nel mondo una persona al minuto è
uccisa dalla violenza armata e vi è un’arma ogni dieci persone. Inoltre, in
questo rapporto viene ricordato come i cinque membri permanenti del Consiglio
di Sicurezza delle Nazioni Unite: Francia, Russia, Cina, Regno Unito e Stati Uniti, siano responsabili dell'88
per cento delle esportazioni globali di armi convenzionali. Nel 2006, ad una
riunione dell'ONU, verrà chiesto ai governi, a livello internazionale, di
promuovere misure contro questo costante rischio di conflitti, povertà,
violenze e continue violazioni dei diritti umani. (R.A.)
CRITICA LA
SITUAZIONE IN AFRICA ORIENTALE PER LE PIOGGE TORRENZIALI
CHE SI
STANNO ABBATTENDO SU KENYA ED ETIOPIA
NAIROBI. = Continua ad essere critica la situazione in Africa
orientale a causa delle forti piogge torrenziali che da quasi due mesi si
abbattono sulla regione. Secondo gli ultimi dati diffusi dall’Ufficio delle
Nazioni unite per il coordinamento degli aiuti umanitari (OCHA) più di 100
persone sono morte e molte risultano disperse. In Etiopia lo straripamento del
grande fiume ‘Wabe Shebelle’, uno dei principali corsi d’acqua del Paese, ha
travolto e distrutto 21.000 abitazioni, oltre che devastato campi e ucciso
bestiame, lasciando senza tetto e prive di tutto 100.000 persone. L’Ocha riferisce che accertare il bilancio
preciso del disastro resta impossibile per le cattive condizioni delle strade e
delle comunicazioni, stesso motivo per cui anche i soccorsi stentano ad
arrivare sul posto. Sempre difficile la situazione nei campi profughi nel Kenya
nordorientale che ospitano 53.000 rifugiati somali. Un bambino di 4 anni è
l’ultima vittima dei nubifragi che hanno abbattuto la fragile costruzione in
cui il piccolo si trovava con la sua famiglia. All’inizio di maggio, le
alluvioni avevano costretto alla fuga da un campo profughi del Kenya 25.000
persone, dopo che i loro rifugi erano stati danneggiati dall’acqua. I profughi
avevano cercato riparo negli altri accampamenti vicini o sui rilievi circostanti.
L’Alto Commissariato Onu per i
rifugiati ha espresso il timore che possano scoppiare delle epidemie a causa
delle scarse condizioni igieniche e sanitarie. (R.A.)
BAMBINI
DELLE FAVELAS BRASILIANE NELLE PIAZZE ITALIANE
PER
RACCONTARE LA LORO STORIA A PASSI DI DANZA
ROMA. = Le danze brasiliane si riversano nelle piazze italiane per
raccontare la storia del Brasile a ritmo di musica. Protagonisti gli “artisti –
bambini” delle baraccopoli di Recife. Questo è lo spettacolo presentato questo
mese in varie città italiane, organizzato da “Pè No Chao”, letteralmente “con i piedi per terra”, movimento
appoggiato dall’organizzazione non governativa “Mani Tese”. Le ragazze e i ragazzi di Recife, una delle città più
povere e violente del nordest brasiliano, partiti il 3 giugno da Catania,
stanno percorrendo l’Italia da sud a nord per portare nelle principali città la
“Historia do Brasil”. È una sorta di sintesi della storia del grande Stato
latino-americano, dalle origini delle popolazioni indigene dell’Amazzonia alla
colonizzazione portoghese, dalla tratta degli schiavi fino ai giorni nostri, il
tutto letto e interpretato attraverso la musica. Gli artisti ballano al ritmo
di samba e di maculele, danza guerriera nata a Bahia nel XVII secolo, fino a
scatenarsi nella ‘break-dance’, moderno ballo nato nei ghetti di New York come
forma di protesta delle minoranze razziali. “Historia do Brasil” - spiegano gli
educatori e i sociologici di “Pè No Chao”, che dal 1994 si occupa dei piccoli
ospiti delle “favelas” - è un’occasione per i bambini di strada della capitale
del Pernambuco di riscattarsi dall’emarginazione sociale, mostrando
l’eccellente livello artistico raggiunto grazie a un paziente e approfondito
lavoro educativo. (R.A.)
“LO STRESS: DA NEMICO QUOTIDIANO AD OCCASIONE DI
CRESCITA UMANA”.
E’ IL TEMA DI UN CONVEGNO A ROMA, QUESTO
POMERIGGIO,
PRESSO LA CASA BONUS PASTOR IN VIA AURELIA
- A cura di Giovanni Peduto -
ROMA. = Lo stress, nemico temuto e sofferto dal 54
per cento dei lavoratori italiani, può trasformarsi in un personale alleato. E’
questa una delle tematiche principali che verranno affrontate dalla dott.ssa
Liliana Casuso Ferrand, psicologa e specialista delle malattie psicosomatiche,
presso l’Università di Lovaino, in Belgio, nel corso del convegno dal titolo:
“Lo stress: da nemico quotidiano ad occasione di crescita umana”, che avrà
luogo a Roma, oggi mercoledì 8 giugno 2005, alle ore 19.00, nella Sala Convegni
della Casa Bonus Pastor, in via Aurelia. Più di 40 milioni di europei soffrono
di disturbi collegati allo stress. Secondo l’Agenzia Europea per la Salute e il
Lavoro, lo stress risulta essere una delle principali cause di disturbi
cardiovascolari e colpisce ben il 38 per cento dei lavoratori dell’Unione
Europea. In particolare compromette la salute del 22 per cento delle lavoratrici
e del 16 per cento dei lavoratori.
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8
giugno 2005
- A cura di Roberta Moretti e Donika Lafratta -
L’Iraq continua ad essere teatro
di violenti attentati. E’ di poco fa la notizia dell’uccisione di sei iracheni
e di due guardie del corpo di un deputato curdo in una serie di attacchi nei
pressi di Baghdad. E proprio a Baghdad, colpi d’arma da fuoco contro una
pattuglia della polizia hanno ucciso un civile e ferito altre sei persone. E’
di tre morti e un ferito, invece, il bilancio dell’esplosione di un’autobomba,
stamani, presso una stazione di benzina a Bakuba, 65 km a nord di Baghdad.
Intanto a Bassora, nel sud, è stato torturato e ucciso un noto imam sunnita,
sequestrato lo scorso fine settimana da un gruppo di uomini armati. Nel nord,
invece, nei pressi della città di Baiji, sabotatori hanno fatto saltare in aria
un tratto dell’oleodotto che trasporta greggio dall’Iraq alla Turchia. Sul
fronte politico, dopo la morte, ieri, di 36 persone in diversi attentati, tra
cui 3 soldati statunitensi, il presidente americano, George W. Bush, ha
ribadito che le truppe USA non si ritireranno dall’Iraq, finché gli iracheni
non saranno in grado di difendere il proprio Paese autonomamente. E di oggi,
invece, l’annuncio dello svolgimento, i prossimi 21 e 22 giugno, della
Conferenza internazionale sull'Iraq presso la sede del Consiglio dell'Unione
Europea, a Bruxelles.
Sono iniziate ieri pomeriggio le
partenze del nuovo contingente italiano in Afghanistan. I primi cento militari
si sono imbarcati a Malpensa diretti a Kabul; costituiscono la componente della
prima missione NATO a guida italiana nel Paese islamico. Nei prossimi giorni vi
saranno ulteriori partenze, che si concluderanno il 20 giugno quando in
Afghanistan il Comando ITALFOR conterà circa 600 uomini. Stamani, un soldato
americano ha perso la vita e altri otto sono rimasti feriti nel corso di un
attacco della guerriglia alla base americana di Shkin, nell’Afghanistan
sud-orientale. Intanto, aumentano le speranze di liberazione per Clementina
Cantoni, la volontaria italiana rapita in Afghanistan. Oggi è stato il ministro
degli Esteri italiano, Gianfranco Fini, ad alimentare l’ipotesi di una prossima
fine del sequestro. “E’ viva e sta bene”, ha detto Fini nel corso di una trasmissione
televisiva. “Non lasciamo nulla di intentato per riportarla a casa nel più
breve tempo possibile”. Giancarlo La Vella:
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Che fine ha fatto Clementina
Cantoni? E’ lecito chiederselo dopo 23 giorni di sequestro. Alle numerose e
ottimistiche dichiarazioni di imminente liberazione si è aggiunta oggi quella
del ministro Fini. “Per rispetto del lavoro degli investigatori – ha detto –
non posso dare troppe informazioni. C’è una grande collaborazione da parte
delle autorità afghane. Resta comunque una situazione complicata con troppi
intermediari”. “Le motivazioni del sequestro, ha poi concluso, non hanno nulla
a che vedere con il terrorismo e la politica”. Una conferma, queste parole, che
la donna è finita nelle mani di un gruppo di delinquenti comuni. E mentre in
Afghanistan la mobilitazione popolare per la fine di questo rapimento è sempre
elevatissima, continuano gli appelli: il sindaco di Roma, Walter Veltroni, sta
lavorando ad una dichiarazione dei sindaci del mondo a favore della liberazione
di Clementina: lo ha detto lo stesso Veltroni oggi ai giornalisti. E c’è stato
poi il sentito messaggio ai rapitori di tre ex ostaggi italiani in Iraq –
Cupertino, Agliana e Stefio – che verrà diffuso dalle televisioni afghane.
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Medio Oriente: alcuni detenuti palestinesi nel carcere di
Megiddo, nel nord di Israele, hanno dato inizio, questa mattina, allo sciopero
della fame per protestare contro presunti atti di oltraggio al libro del Corano
compiuti, nella prigione, da secondini israeliani. In una intervista alla radio
militare, il direttore del carcere, Sharon Shuan, ha però respinto ogni accusa.
Sul campo, non si ferma la violenza: 4 persone sono morte ed altre 6 sono rimaste
ferite ieri durante un attacco sferrato da militanti palestinesi contro un insediamento
israeliano nella Striscia di Gaza. L’aggressione è stata rivendicata da Hamas e
dalla Jihad Islamica. E sempre ieri, sul fronte politico, il ministro degli
Esteri inglese, Jack Straw, ha incontrato, a Gerusalemme, il suo collega
israeliano, Silvan Shalom. Oggi Straw dovrebbe incontrare le autorità
palestinesi.
Gli
Stati Uniti hanno annunciato che offriranno 674 milioni di dollari in aiuti alimentari
immediati per le persone che soffrono la fame nel Corno d’Africa, ma il premier
britannico Tony Blair si aspettava di più dal vertice di ieri alla Casa Bianca
con il presidente Bush. Da New York, Paolo Mastrolilli:
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Blair è
andato a Washington per preparare il vertice del G8, che ospiterà all’inizio di
luglio in Scozia, dove vorrebbe varare un piano per rilanciare l’Africa e
affrontare il problema del riscaldamento globale. Quindi, ha proposto di
cancellare tutto il debito dei Paesi più poveri, raddoppiare gli aiuti e creare
un fondo speciale per investire in sanità e istruzione. Bush ha risposto di
essere contrario al fondo e favorevole ad eliminare il debito, ma sul modo di
raggiungere questo risultato non c’è ancora intesa. Riguardo al riscaldamento
globale, Blair non ha chiesto al capo della Casa Bianca di recuperare il
protocollo di Kyoto, ma vorrebbe una dichiarazione comune per riconoscere
l’importanza del problema e un impegno a sviluppare tecnologie per l’energia
pulita. Bush ha risposto che la questione va studiata e tramite la ricerca si
possono coniugare ambiente sano e sviluppo. Secondo il premier britannico,
queste iniziative sono necessarie anche per rilanciare l’immagine degli Stati
Uniti, della Gran Bretagna e dell’intero Occidente dopo le dispute sulla guerra
in Iraq, ricomponendo le divergenze emerse tra le due sponde dell’Atlantico. I
due leader hanno smentito un documento dei Servizi segreti britannici, secondo
cui la guerra era decisa già otto mesi prima dell’intervento e le informazioni
di intelligence dovevano essere manipolate per giustificarlo. Quindi,
hanno ribadito che la strategia giusta per far prevalere la democrazia in Iraq
è addestrare le forze locali a garantire la sicurezza del Paese.
Da New York, per la Radio
Vaticana, Paolo Mastrolilli.
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“Non c'è nulla di cui essere preoccupati” se non
per la situazione economica dell’Europa. Questo il commento proprio del ministro
degli Esteri italiano, Fini, in merito alla procedura di infrazione avviata
dall’Unione Europea sul rapporto deficit-Pil italiano, salito oltre il 3%,
limite massimo indicato dal Trattato di Maastricht. Da Bruxelles, Giovanni Del
Re:
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Il
ministro dell’Economia italiano, Domenico Siniscalco, ha annunciato controriduzioni.
Del resto, la vera e propria procedura di infrazione sarà varata solo il 29
giugno dall’Esecutivo UE e dovrà essere approvata dal Consiglio dei ministri
economici il 12 luglio. La decisione di ieri giunge in un momento molto
delicato in Europa, a poco più di una settimana dal summit dei capi di Stato e
di governo, e nel pieno della crisi sulla Costituzione europea, dopo il doppio
“no” di Francia e Olanda. Certo, nonostante l’annuncio, lunedì scorso, da parte
del governo britannico della sospensione del referendum sulla Costituzione,
ieri l’Irlanda ha confermato che il proprio referendum avrà luogo regolarmente.
Lo stesso hanno fatto Portogallo e Svezia. Tuttavia, monta anche il fronte di
quanti vogliono imitare Londra. Tra i dubbiosi, innanzitutto, la Danimarca, la
Polonia e la Repubblica Ceca, orientate verso un congelamento del processo di
ratifica. Intanto, il presidente di turno dell’UE, il premier lussemburghese
Jean-Claude Juncker, sta puntando ad ottenere almeno un accordo sulla spinosa
questione del bilancio dell’Unione per il 2007-2013, su cui ancora le posizioni
restano lontane.
Da Bruxelles, Giovanni Del Re.
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E’ Laszlo Solyom il nuovo
presidente dell’Ungheria: il candidato del centrodestra ed ex presidente della
Corte costituzionale è stato eletto ieri al terzo turno della votazione con 185
voti, contro 182 del candidato socialista, Katalin Szili. Il nuovo capo di
Stato, che entrerà in carica il 3 agosto prossimo, ha prestato subito
giuramento nell’aula del Parlamento ungherese mentre, fra gli applausi dei
deputati, veniva suonato l’inno nazionale.
Sempre
alta la tensione in Bolivia per la rivolta di contadini e minatori, che chiedono
la nazionalizzazione delle risorse naturali del Paese e l’autonomia di alcune
regioni. Ieri, in un drammatico discorso televisivo, il capo dello Stato dimissionario,
Carlos Mesa, ha esortato i presidenti di Camera e Senato a rinunciare alla
successione, per evitare – ha detto – una guerra civile nel Paese e ha chiesto
la convocazione immediata di elezioni generali anticipate. Intanto, mentre la Chiesa cattolica continua la
sua opera di mediazione, il presidente del Senato boliviano, Vaca Diez, ha
convocato per domani il Congresso nazionale non a La Paz, paralizzata dei
disordini, ma a Sucre, capitale giudiziaria della Bolivia.
Scene di panico, ma nessun ferito,
in Indonesia per la forte scossa sismica che ha investito la notte scorsa
Sumatra, già terribilmente provata dallo ‘tsunami’ del 26 dicembre scorso e dal
terremoto del 27 marzo. Secondo l’Istituto nazionale di Meteorologia e Geofisica
di Giakarta, il fenomeno ha avuto un’inten-sità pari a 5,8 gradi della scala Richter,
con epicentro localizzato nell’Oceano Indiano, 95 chilometri a sud-ovest della
località di Sinabang.
“La ripresa effettiva dei
negoziati a sei sul programma nucleare nord-coreano dipende interamente dalla
risposta che gli Stati Uniti daranno alle nostre richieste di creare il clima e
le condizioni adatte alla ripresa dei colloqui”: è quanto affermato, questa
mattina, da un portavoce del Ministero degli esteri del Paese asiatico, in
seguito ai colloqui informali di lunedì scorso a New York tra le rappresentanze
diplomatiche dei due Paesi.
Immunità revocata ieri, da parte
della Corte d’appello di Santiago del Cile, all’ex dittatore cileno, Augusto
Pinochet, per 4 dei 5 capi d’accusa inerenti alla scoperta di fondi neri accumulati
all’estero.
Allarme
in Etiopia: almeno 18 persone sono morte e un centinaio sono rimaste
ferite durante una serie di scontri scoppiati stamani ad Addis Abeba tra
polizia e manifestanti, per lo più studenti, che protestavano contro i
risultati delle controverse elezioni legislative del 15 maggio scorso. Secondo risultati ancora provvisori,
la compagine del premier uscente, Meles Zenawi ,avrebbe ottenuto la maggioranza
in Parlamento.
E’ di almeno
20 morti il bilancio degli scontri avvenuti lunedì, nel sud-est del Nepal, tra
forze governative e guerriglieri maoisti. Lo ha riferito oggi la radio
ufficiale nazionale, citando fonti dell’esercito. La battaglia ha avuto luogo
nel distretto di Kailiali, poche ore dopo l’attentato dinamitardo dei ribelli
contro un autobus nei pressi di Badarmude, costato la vita a una quarantina di
persone.
In Uganda, 30
persone sono morte e altre 20 rimaste ferite nello scontro tra un autocarro ed
un autobus proveniente dal Rwanda. L'incidente è avvenuto vicino al confine con
il Rwanda nel distretto di Kabale. Il mese scorso, il governo ugandese aveva
abbassato i limiti di velocità per le corriere, spesso affollate e coinvolte in
incidenti.
L’ex presidente ecuadoriano,
Lucio Gutierrez, ha rinunciato all’asilo politico concessogli dal Brasile lo
scorso 28 aprile ed intende recarsi prima negli Stati Uniti e poi rientrare “il
più presto possibile” in Ecuador. La notizia, apparsa ieri sul quotidiano “El
Commercio” di Quito, è stata poi confermata dal Ministero degli esteri
ecuadoriano. La crisi politica in Ecuador era iniziata lo scorso 8 dicembre con
la nomina irregolare dei componenti della Corte suprema da parte della
maggioranza del Congresso vicina a Gutierrez.
In seguito ad un allarme bomba
lanciato con due telefonate minatorie, è stato evacuato questa mattina a Manila
l’edificio che ospita il Senato delle Filippine. La polizia è intervenuta
immediatamente e ha trovato in una toilette una borsa sospetta, poi risultata
essere piena solo di giornali.
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