RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno XLIX n. 159 - Testo della trasmissione di mercoledì 8 giugno 2005

 

 

Sommario

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

Essere grati a Dio per le cose buone della vita, attraverso la contemplazione e la preghiera: la catechesi di Benedetto XVI all’udienza generale dedicata al Salmo 110.

 

IN PRIMO PIANO:

Rendere testimonianza al valore della vita umana fin dal suo concepimento: così oltre 200 scienziati italiani nel manifesto “Medici per il non voto”, presentato a Roma in vista del referendum sulla procreazione assistita: con noi il prof. Luigi Frati

 

La figura degli operatori pastorali a servizio delle famiglie: al centro del Convegno diocesano di Roma. Ai nostri microfoni, Marcello Lo Faro

 

L’inchiesta della Corte penale dell’Aja sui crimini commessi nel Darfur: intervista con Stefano Squarcina

 

Sei milioni di euro per costruire in Indonesia 200 scuole temporanee. E’ la risposta dell’UNICEF allo tsunami nel sudest asiatico: ce ne parla Gianfranco Rotigliano

 

Omaggio musicale e mariano a Giovanni Paolo II, alla Banca d’Italia a Roma: con noi il soprano Marcella Croce De Grandis.  

 

CHIESA E SOCIETA’:

“In Europa ai cristiani è impedito di parlare liberamente”. Questa la denuncia del Patriarca russo Alessio II

 

Il governo di Orissa, nell’India orientale, demolisce 109 case di tribali cristiani

 

Campagna “Control Arms”. Amnesty International richiede ai governi un trattato per regolamentarne la diffusione delle armi

 

Emergenza in Africa orientale. Le piogge torrenziali che da due mesi si abbattono su Kenya ed Etiopia hanno causato almeno 100 morti e 21 mila abitazioni distrutte

 

Bambini delle favelas brasiliane nelle piazze italiane per raccontare la loro storia a passi di danza

 

“Lo stress: da nemico quotidiano ad occasione di crescita umana”: se ne parla oggi a Roma in un convegno.

 

 

24 ORE NEL MONDO:

In Iraq, 5 morti stamani a Bakuba per l’esplosione di un’autobomba presso una stazione di benzina

 

Clementina Cantoni “è viva e sta bene”: le parole del ministro degli Esteri italiano, Gianfranco Fini, alimentano la speranza per la liberazione della cooperante italiana, rapita in Afghanistan.

 

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

8 giugno 2005

 

 

ESSERE GRATI A DIO, ATTRAVERSO LA PREGHIERA, PER LE COSE BUONE DELLA VITA:

LA CATECHESI DI BENEDETTO XVI ALL’UDIENZA GENERALE DEDICATA AL SALMO 110

 

Le grandi opere del Signore: le ha ricordate Benedetto XVI nella catechesi rivolta alle migliaia di pellegrini di tutto il mondo - circa 35 mila - riuniti stamani in Piazza San Pietro per partecipare all’udienza generale. Il Santo Padre è giunto tra la folla festante a bordo della sua jeep bianca scoperta salutando e benedicendo i fedeli, che lo hanno a lungo acclamato. Il servizio di Roberta Gisotti.

 

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“Oggi sentiamo molto il vento, il vento forte nella Sacra Scrittura è simbolo dello Spirito Santo”: cosi il Papa, parlando a braccio, ha aperto l’incontro con i fedeli in una piazza San Pietro, sferzata appunto da un vento freddo, insolito per questo periodo tardo primaverile, nonostante il cielo azzurro. “Speriamo che lo Spirito ci illumini”, ha detto Benedetto XVI commentando il Salmo 110, dove la preghiera è “contemplazione del mistero di Dio e delle meraviglie che egli opera nella storia della salvezza”. E sono tanti i termini che in questo “inno di lode e ringraziamento” definiscono le caratteristiche del Signore:

 

“Si parla di ‘pietà’, di ‘tenerezza’, di ‘giustizia’, di ‘potenza’, di ‘verità’, di ‘rettitudine’, di ‘fedeltà’, di ‘alleanza’, di ‘opere’, di ‘prodigi’, persino di ‘cibo’ che egli dona e, alla fine, del suo ‘nome’ glorioso, ossia della sua persona’”. 

 

E se giustizia nel linguaggio biblico indica prima di tutto l’amore che genera salvezza, ha spiegato il Santo Padre, qui si configura “il legame intimo che vincola Dio al suo popolo”, con un “patto speciale”, laddove egli “stabilì la sua alleanza per sempre”.

 

Il Salmo si chiude con la contemplazione del volto divino, e l’invito del salmista a coltivare il “timore del Signore”, quale “inizio della vera sapienza”.  Un timore particolare, come ha chiarito Benedetto XVI:

 

“Sotto questo termine non si cela la paura e il terrore, ma il rispetto serio e sincero, l’adesione genuina e operosa al Dio liberatore.”

 

E da qui l’invito del Papa alla gratitudine, all’ottimismo:

 

“Noi vediamo più facilmente gli aspetti negativi della nostra vita; il Salmo ci invita invece a vedere anche gli aspetti positivi, le cose buone che ci capitano, e trovare così il sentimento della gratitudine, perché solo un cuore grato può celebrare degnamente la liturgia della gratitudine che è l'Eucaristia”.

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UDIENZE E NOMINA

 

Benedetto XVI ha ricevuto nel corso della mattinata, in successive udienze, l’arcivescovo Albert Malcolm Ranjith Patabendige Don, nunzio apostolico in Indonesia e in Timor Orientale, l’arcivescovo François Bacqué, nunzio apostolico nei Paesi Bassi, l’arcivescovo Jean Paul Gobel, nunzio apostolico in Nicaragua, l’arcivescovo Luigi Gatti, nunzio apostolico in Libano, e l’arcivescovo Alberto Bottari de Castello, nunzio apostolico in Giappone.

 

In Polonia, il Papa ha nominato ausiliare di Elk il sacerdote Romuald Kaminski, del clero della diocesi di Warszawa-Praga, finora cancelliere della medesima diocesi.Il neo presule, 50 anni, è stato ordinato sacerdote nel 1981. Oltre agli incarichi di vicario parrocchiale e di segretario particolare dell’Arcivescovo di Varsavia, mons. Kaminski è passato alla nuova diocesi di Warszawa-Praga, eretta in quello stesso anno, svolgendo fino ad oggi la funzione di cancelliere, oltre che di membro del Consiglio presbiterale e del Collegio dei Consultori. Nel 1998 è stato nominato Cappellano di Sua Santità.

 

 

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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”

 

 

Apre la prima pagina l’udienza generale.

Sempre in prima l’avviso che domenica prossima in omaggio a tutti gli abbonati vi è il fascicolo con il discorso di Benedetto XVI all’apertura del Convegno della diocesi di Roma su “Famiglia e comunità cristiana: formazione della persona e trasmissione della fede”.

 

Nelle vaticane, una pagina con le lettere pastorali dei vescovi italiani.

 

Nelle estere, Stati Uniti-Gran Bretagna: al vertice tra Bush e Blair, a Washington, in vista della riunione del “G-8”, annunciato un piano per azzerare il debito estero dei Paesi africani impegnati sulla via delle riforme.

Bolivia: il Presidente dimissionario sollecita elezioni immediate; ancora disordini a La Paz.

 

Nella pagina culturale, un articolo di Roberto Bernabei dal titolo “Riflessioni di un medico sull’eutanasia”.

 

Nelle pagine italiane, in primo piano il tema dei conti pubblici.

 

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OGGI IN PRIMO PIANO

8 giugno 2005

 

RENDERE TESTIMONIANZA AL VALORE DELLA VITA UMANA

FIN DAL SUO CONCEPIMENTO: COSÌ OLTRE 200 SCIENZIATI ITALIANI

NEL MANIFESTO “MEDICI PER IL NON VOTO”,

IN VISTA DEL REFERENDUM SULLA PROCREAZIONE ASSISTITA

- Con noi, il prof. Luigi Frati -

 

“Non è possibile considerare il concepito anche nella fase iniziale, soltanto un tessuto, un insieme di cellule e perciò nessuno può esserne proprietario o avere il potere di distruggerlo”: è uno dei passaggi chiave del Manifesto dei Medici per il non voto, in vista dell’imminente referendum italiano sulla procreazione assistita. Il documento, firmato da oltre 200 scienziati italiani, è stato presentato oggi in una conferenza stampa all’hotel Nazionale di Piazza Montecitorio. I medici sottolineano come in oltre 20 anni di ricerche in tutto il mondo, dalle cellule staminali non sia stato possibile ricavare alcuna cura per le malattie genetiche, mentre ottimi risultati sono stati ottenuti attraverso gli studi sulle cellule staminali adulte, che vanno dunque incoraggiati. Sulle ragioni che hanno spinto così tanti uomini di scienza a decidere per il non voto al referendum abrogativo della legge 40, Alessandro Gisotti ha intervistato il prof. Luigi Frati, presidente della conferenza italiana dei Presidi delle Facoltà di Medicina e Chirurgia, e tra i promotori del Manifesto:

 

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R. – La scienza è libera: deve dire le cose come stanno e non deve mistificare o promettere cose che oggi non ci sono. Se questo è il fine della scienza, che non presenta alcuna contraddizione con la religione, dobbiamo dire chiaramente che oggi non c’è nessuna applicazione clinica di efficacia dimostrata delle cellule staminali embrionali umane. Ci sono invece buoni studi relativi alle cellule staminali adulte e del cordone ombelicale. L’altra mistificazione che ho sentito dire è che se non si fa decadere la legge, non sarà possibile, se un domani avremo un farmaco biotecnologico, utilizzarlo in Italia. Questo è falso, perché tutti i farmaci biotecnologici sono registrati all’Agenzia europea del farmaco a Londra per tutta l’Europa! Questa è, quindi, una mistificazione. Infine una battuta: non ho mai sentito il macellaio parlare male della carne o il pescivendolo del pesce. Credo quindi che temi riguardanti tutta la società debbano essere trattati dalla società… Gli scienziati fanno parte della società e devono quindi contribuire al dibattito, ma la loro esclusiva su questi temi non è accettabile.

 

D. – E’ corretto affermare che nella ricerca sulle cellule staminali embrionali ci sono dietro degli interessi economici eccezionali?

 

R. – Sì, ci sono certamente interessi economici e questo non mi scandalizza più di tanto. Direi, però, che i pubblici poteri devono controbilanciare gli interessi altrimenti questi finiscono per diventare dominanti rispetto a riflessioni profonde rispetto alla nostra società. Ho molto apprezzato quanto ha detto sul Corriere della Sera, Walter Veltroni: la conclusione mia è diversa dalla sua nel senso che lui dice aboliamo la legge e rifacciamola, io dico modifichiamola perché una volta che l’abbiamo abolita, abbiamo di nuovo un far west nel quale quello che va in televisione a propagandare, poi fa la mamma-nonna, una donna di 64 anni e questo naturalmente nel privato… Se sono onesti, devono cominciare a dire che la fertilizzazione assistita si fa soltanto nel pubblico, pagando un ticket di 35 euro.

 

D. – Sulla vita non si vota. Qualcuno, che peraltro non ha votato ad altri referendum, parla di disimpegno…

 

R. – Io non voto, perché ritengo che sulla vita non si voti. Ritengo che su alcuni fatti e sulla morale non si fanno referendum, perché riguardano la coscienza delle persone. Non è che attraverso una legge, gli esperimenti del dottor Menghele possono diventare legittimi...

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GLI OPERATORI PASTORALI A SERVIZIO DELLE FAMIGLIE:

UNA FIGURA DIOCESANA DA COSTRUIRE PER TESTIMONIARE IL VANGELO

NELLA SEMPLICITA’ DELLA VITA PARROCCHIALE

- Intervista con Marcello Lo Faro -

 

Sono iniziati ieri i lavori al convegno ecclesiale della diocesi di Roma su “Famiglia e educazione alla fede”, che si concluderà domani con l’intervento del cardinale vicario Camillo Ruini. All’incontro, hanno partecipato 36 comunità provenienti dalle diverse parrocchie della capitale, che successivamente si sono divise in differenti gruppi di lavoro. Tema comune, quello di una riflessione sui compiti che la chiesa di Roma deve assumere, aprendosi alle esigenze del territorio e aiutando i religiosi e i laici ad essere disponibili verso la testimonianza e la trasmissione della fede. Ascoltiamo Marcello Lo Faro formatore diocesano, al microfono di Marina Tomarro.

 

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R. – Nel gruppo dove mi trovavo il clima era molto sereno, molto disteso. Era evidente la voglia di fare delle proposte, con la possibilità di migliorare, di vivere meglio la vita all’interno delle parrocchie, proprio perché il Convegno si propone di avanzare su una linea che ormai da un paio di anni è stabile nella nostra diocesi.

 

D. – Quali sono state le tematiche che avete affrontato?

 

R. – E’ stato evidenziato chiaramente che la possibilità di avvicinare le famiglie mette poi in contatto con esse degli operatori, che diventano dunque un riferimento, una persona da contattare per sapere, avere informazioni. Quindi, c’è una coscienza di fondo degli operatori che va formata, proprio perché questa accoglienza non sia solo formale, ma diventi un’autentica testimonianza, un modo di aiutare la personalità della famiglia che si ha di fronte. La strada più semplice è proprio quella dell’amicizia diretta. C’è stato un discorso, abbastanza diffuso, fra tutti i partecipanti: presentarsi con l’incontro ufficiale parrocchiale, in vesti ufficiali, mette sempre in difesa. Viceversa, un incontro occasionale nell’oratorio, nel cortile, in una situazione di festività della parrocchia apre molto di più la famiglia. La conclusione è stata quella di avviare gli operatori ad una appropriata formazione in questo ruolo di riferimento - se non vogliamo usare la parola “guida” – che li renda capaci di trasmettere un messaggio corretto e ben chiaro, che è quello dell’amore di Dio verso ogni creatura. Soprattutto, devono riuscire a mediarlo attraverso un linguaggio di amicizia, di semplicità, che però non deve tradire quello che è il contenuto vero del messaggio.

 

D. – Oggi c’è la giornata di pausa. Su cosa verte la vostra riflessione? Quali sono i punti su cui sarebbe bene tornare, magari domani, quando gli incontri riprenderanno?

 

R. – Sicuramente, c’è da approfondire meglio il pensiero che è stato portato ieri sera: come integrare e come vedere i diversi punti di vista e come trasformarli in azioni concrete, in azioni propositive.

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L’INCHIESTA DELLA CORTE PENALE DELL’AJA SUI CRIMINI COMMESSI NEL DARFUR:

UNA PRESSIONE INTERNAZIONALE DELL’ONU PER FAR CESSARE LE ATROCITA’

- Intervista con Stefano Squarcina -

 

E’ partito oggi da Milano alla volta del Darfur un carico di generi di prima necessità, allestito dalla Croce Rossa Italiana. Gli aiuti saranno consegnati alla popolazione locale da Barbara Contini, inviato speciale del governo italiano per la regione sudanese. Intanto, il Paese africano si prepara a fronteggiare l’iniziativa del Tribunale penale internazionale dell’Aja, che due giorni fa ha annunciato l’apertura di un’inchiesta per far luce sui responsabili delle stragi e delle atrocità commesse negli ultimi due anni nel Darfur. Crimini per i quali sono indagate una cinquantina di persone. Fabio Colagrande ha chiesto al giornalista Stefano Squarcìna, collaboratore del mensile dei Missionari Comboniani “Nigrizia”, quale importanza rivesta la decisione assunta dalla Corte dell’Aja:

 

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R. – Si tratta certamente di una decisione che ha un valore storico per il Sudan, perché per la prima volta la comunità internazionale, su mandato del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, apre una procedura giudiziaria di carattere penale contro 51 persone almeno, gente che nel Darfur ha commesso crimini contro l’umanità: delitti che riguardano lo sterminio, che riguardano la tortura, le persecuzioni per motivi razziali o etnico-sociali. Si tratta, lo voglio ricordare, di una regione, quella del Darfur, dove si calcola ci siano stati almeno tra i 200 e i 300 mila morti.

 

D. – Perché, in questo caso, è dovuta intervenire una corte penale internazionale?

 

R. – Sul piano regionale non c’era e non c’è una soluzione per mettere fine al conflitto in Sudan o per fare una pressione sul governo sudanese affinché si impegni per la fine delle ostilità nel Darfur. Ecco perché è importante che intervenga la comunità internazionale con i suoi elementi di civiltà più avanzati - quelli cioè del diritto e della salvaguardia dei diritti umani - perché il governo sudanese metta la parola fine a questa violenza nel Darfur. Non dimentichiamo che venerdì prossimo, 10 giugno, ad Abuja, in Nigeria, si riaprono i negoziati per trovare una soluzione politica alla situazione in Darfur e ovviamente l’apertura di questa procedura giudiziaria penale rappresenta un’ulteriore forma di pressione politica nei confronti del governo sudanese.

 

D. – Il procuratore capo del Tribunale dell’Aja, Luis Momeno Ocampo, ha affermato che l’inchiesta cercherà la cooperazione duratura delle autorità nazionali e internazionali. Ma lei ci ha già fatto capire che non sarà facile questa cooperazione…

 

R. – Molto spesso i governi coinvolti non collaborano con le istanze giuridiche e giudiziarie internazionali. Ecco perché è importante l’indipendenza della Corte penale, ecco perché è importante che non dipenda dai governi locali. In questo caso, inoltre, vorrei far osservare perché è storica la decisione adottata dall’Aja sul Sudan: per la prima volta il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite ha imposto una procedura giudiziaria contro un Paese che non è firmatario del trattato istitutivo della Corte penale internazionale. C’è, dunque, una volontà reale della comunità internazionale - in particolare delle Nazioni Unite e del suo segretario generale, che è stato anche recentemente in Sudan - di contribuire a che questa situazione insostenibile abbia fine.

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6 MILIONI DI EURO PER COSTRUIRE IN INDONESIA 200 SCUOLE TEMPORANEE

A FAVORE DI 40 MILA BAMBINI. È LA RISPOSTA DELL’UNICEF ALLO TSUNAMI

CHE LO SCORSO 26 DICEMBRE HA SCONVOLTO IL SUDEST ASIATICO.

- Intervista con Gianfranco Rotigliano -

 

Circa 6 milioni di euro: è questa la somma che UNICEF Italia ha raccolto in questi mesi per sostenere la popolazione dell’Indonesia, colpita dallo tsunami del 26 dicembre scorso. Lo ha dichiarato l’agenzia delle Nazioni Unite che si occupa dell’infanzia, in un incontro che si è svolto lunedì nella sede dell’UNICEF a Roma. Durante l’incontro, Gianfranco Rotigliano, rappresentante UNICEF in Indonesia, ha illustrato le opere portate a termine e i progetti che, nei prossimi 2 anni, saranno realizzati nella zona di Banda Aceh. Inoltre, è stato presentato un dossier che illustra, con dati differenziati Paese per Paese, l’impegno dell’UNICEF nei tre mesi successivi al maremoto. Nell’occasione, il vicedirettore generale vicario del gruppo bancario Monte dei Paschi di Siena, Pier Luigi Corsi, ha consegnato a Rotigliano un assegno di 470 mila euro raccolti in parte grazie alla generosità dei correntisti. Ma, attualmente, qual è la situazione generale degli aiuti? Eugenio Bonanata lo ha chiesto proprio a Gianfranco Rotigliano:

 

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R. – Gli aiuti stanno arrivando. Il numero delle persone sfollate è diminuito: oggi dal 450 mila siamo passati a poco più di 230-240 mila, quindi questo è già un successo. Molti sono tornati nelle case che si sono costruiti o nelle loro vecchie case. Non abbiamo avuto nessuna epidemia: abbiamo vaccinato 140 mila bambini, diamo acqua potabile ogni giorno a migliaia di famiglie, abbiamo distribuito zanzariere impregnate per combattere la malaria... penso che, insomma, nel complesso, non ci si possa lamentare...

 

D. – Parliamo dei vostri progetti: attenzione all’infanzia, quindi da una parte le scuole temporanee...

 

R. – Sì, l’infanzia ma da tutti i punti di vista: sanitario, educativo... bisogna che i bambini vadano a scuola, perché è un modo di ridare loro una normalità di vita fondamentale per la situazione psicologica nella quale si trovano. Noi abbiamo riportato i bambini a scuola già il 26 gennaio, un mese dopo lo tsunami. Ora stiamo facendo delle scuole temporanee per permettere loro di riprendere la scuola nel modo migliore e poi cominceremo la ricostruzione definitiva delle scuole.

 

D. – Quante sono queste scuole, e come vengono costruite?

 

R. – Quelle definitive vengono costruite con tecniche normali, mentre quelle tem-poranee sono prefabbricate, ma con prefabbricati costruiti in loco, quindi si dà lavoro, si cerca di aiutare l’economia locale.

 

D. – Un numero?

 

R. – Di scuole temporanee penso ne faremo circa 200, le altre sono 500.

 

D. – Attenzione anche agli orfani?

 

R. – Certo. Attenzione agli orfani che si trovano in famiglie di accoglienza. Dobbiamo sostenere queste famiglie; abbiamo dei centri in cui questi bambini vengono a giocare, a trovarsi tra loro, dove sono seguiti da personale specializzato, da psicologi, da psichiatri, da assistenti sociali, eccetera. Praticamente, sono pochissime le famiglie che non hanno avuto un problema e quindi è un lavoro che va fatto sulla società intera.

 

D. – Ricostruire, tenendo d’occhio la qualità...

 

R. – Sì, nel senso che a noi interessa che il sistema funzioni meglio di prima. Quindi un disegno migliore della scuola ma anche un funzionamento migliore, una tecnica pedagogica migliore. E poi, è molto importante fare qualcosa che possa essere utilizzato nel resto del Paese e di non creare una parte dell’Indonesia che ha un vantaggio sulle altre.

 

D. – Le terribili immagini dei giorni immediatamente successivi allo tsunami non sono più valide, diciamo. Allora, qual è l’immagine più rappresentativa, ad oggi?

 

R. – Dobbiamo prenderla dal lato positivo, e quindi vedere la rinascita della città, il fatto che la città è piena di traffico, di negozi che vendono di tutto, che la gente – cosa molto importante – ha ripreso ad andare al mare: il mare era l’amico ed il sostegno per queste popolazioni e ad un certo punto è diventato il traditore. Quindi, oggi il rapporto riprende. Poi, certo, ci sono ancora le immagini delle devastazioni della costa che è sparita... Non è che le ferite si siano rimarginate, tutt’altro: sono sempre bene aperte!

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OMAGGIO MUSICALE E MARIANO A GIOVANNI PAOLO II,

IN UN CONCERTO LIRICO ALLA BANCA D’ITALIA A ROMA

- Con noi il soprano Marcella Croce De Grandis -

 

Sarà un concerto in onore di Giovanni Paolo II quello che si terrà oggi pomeriggio, alle 17.30, nella sede della Banca d’Italia a Roma, con ingresso libero: un’esecuzione di arie sacre e d’opera sempre di intensa spiritualità. Protagonista, il soprano Marcella Croce de Grandis, accompagnata al pianoforte da Carmelina De Vito. A.V. ha intervistato la cantante lirica:

 

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D. - Marcella Croce De Grandis: un incontro nel ricordo, attraverso la musica, con Giovanni Paolo II. Lei, attraverso l’arte, incontrò personalmente il Papa...

 

R. - Una volta è stato in occasione di una sua visita alla mia parrocchia, la Regina degli Apostoli. Io gli ho consegnato personalmente una grafica raffigurante la Vergine della Rivelazione, la Madonna apparsa a Roma alle Tre Fontare, nel 1947. Lui l’ha gradita moltissimo e si è espresso in maniera molto favorevole, ha escalmato: “Bella!” Il Papa è sempre stato innamorato della Vergine Santissima.

 

D. – E proprio alla Madonna e alla preghiera mariana sono dedicate alcune delle liriche in programma...

 

R. – Sono tre maniere per inneggiare alla Madonna: l’“Ave Maria” di Gounod, l’“Ave Maria” composta da me, per la quale ho realizzato anche la grafica raffigurante la Vergine della Rivelazione, scrivendo pure per lei le parole. Infine, dalla Forza del Destino di Verdi, la “Vergine degli Angeli”. Quest’ultima fa parte proprio del contesto della trama dell’Opera, questa donna disperata che si rivolge alla Madonna.

 

D. – Karol Wojtyla fu attore, poeta, drammaturgo e intonato cantore nella liturgia. Un rapporto privilegiato lega dunque questo Papa all’arte e agli artisti?

 

R. – Veramente l’arte porta a Dio. L’arte squarcia il silenzio di Dio. Io penso di fare qualcosa che porta vicino a Dio e porta anche vicino al nostro Giovanni Paolo II perché era innamorato dell’arte. Egli ha recitato, ha scritto poesie anche lui ed era molto vicino agli artisti. Il fatto di dare questo concerto in suo onore è la riprova di questo affetto che noi proviamo per lui. Ho soltanto un rimpianto: di non aver potuto cantare in sua presenza, però io penso che facendo questo concerto lui mi ascolterà, come se stesse vicino a noi.

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CHIESA E SOCIETA’

8 giugno 2005

 

DENUNCIA DEL PATRIARCA RUSSO ALESSIO II:

IN EUROPA, AI CRISTIANI È IMPEDITO DI PARLARE LIBERAMENTE.

CATTOLICI E ORTODOSSI RIPORTINO INSIEME IL VANGELO NEL VECCHIO CONTINENTE

- A cura di Sergio Centofanti -

 

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MOSCA. = Il Patriarca ortodosso russo Alessio II, incontrando ieri a Mosca il presidente della Camera italiana Pier Ferdinando Casini, ha lanciato un appello perché cattolici e ortodossi possano affrontare insieme “le negative tendenze anti-cristiane” serpeggianti in Europa. Per il Patriarca di Mosca e di tutte le Russie – riferisce l’agenzia ANSA – una   delle cruciali “sfide” che cattolici e ortodossi devono affrontare insieme è quella di riportare i valori cristiani in Europa.  Alessio II ha denunciato una “forma di tolleranza assurda” e cioè il fatto che nell'Europa laica “ai cristiani è quasi impedito di fare pubblica professione dei propri valori”. “E' strano che in una società che si vuole libera si impedisca ai cristiani di esprimere liberamente la fede”, ha lamentato il Patriarca, che ha riferito al presidente della Camera di aver seguito da vicino “il caso di Buttiglione perseguitato perché la pensava diversamente”. Alessio II ha detto di confidare molto in Benedetto XVI per operare insieme “contro la violenza, l'egoismo e il relativismo morale”. Il presidente della Camera Casini, sintetizzando il suo colloquio con il Patriarca, ha detto che “c'è un grande timore che nella nuova Europa i cristiani siano considerati cittadini di serie B”. Alessio II è stato chiaro nel rilevare anche “l’occasione mancata della Costituzione europea dove non c’è un riferimento specifico all’identità cristiana”. Quasi contemporaneamente ieri in Vaticano il cardinale segretario di Stato, Angelo Sodano, incontrava il ministro degli Esteri russo, Sergei Lavrov. “L’incontro – ha dichiarato il portavoce vaticano Navarro Valls – ha permesso di rilevare i cordiali rapporti esistenti tra Russia e Santa Sede e la possibilità di svilupparli ulteriormente.” A tale fine, il ministro Lavrov ha invitato a Mosca per il prossimo autunno il segretario per i rapporti con gli Stati, l’arcivescovo Giovanni Lajolo.

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il governo DI ORISSA, NELL’INDIA ORIENTALE, demolisce 109 case di tribali

cristiani. Dietro il provvedimento, la mano deI FONDAMENTALISTI INDU’

- A cura di Rita Anaclerio -

 

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Orissa. = Rischio di tensioni interreligiose nell’India orientale. L’amministra-zione distrettuale di Orissa, infatti, ha deciso di demolire le case di oltre 100 famiglie cristiane. Si teme una campagna di “purificazione” da parte dei fondamentalisti indù, che nella città di Jeypore hanno organizzato un campo di addestramento a cui hanno partecipato, tra gli altri, Manmohan Samal, ministro delle Finanze dell’Orissa, e Rabi Nanda, ministro delle Risorse d’acqua. Il vescovo di Rourkela, distretto dell’Orissa, mons. Alponse Bilung ha definito la situazione “molto tragica”. Queste case – ha spiegato il presule all’agenzia AsiaNews – si trovano in un’area semiforestale, abitata da tribali, una fascia di popolazione molto povera e recettiva al cristianesimo”. Secondo il vescovo i fondamentalisti sono preoccupati perché attraverso le missioni cristiane i “bambini dei tribali ricevono un’educazione come quelli di tutte le altre caste e religioni ed è più difficile in futuro poterli sfruttare come fanno ora”. I rappresentanti della comunità cristiana locale hanno deciso di rivolgersi al governatore dell’Orissa, Naveen Patnaik, affinché intervenga per “fermare lo sconsiderato trasferimento di questa povera gente poco prima della stagione delle piogge monsoniche”. L’Orissa è governato dal Bharatiya Janata Party (BJP), sostenitore di una visione fondamentalista dell’induismo. Il BJP, al potere in India fino all’anno scorso, è spalleggiato dall’RSS, formazione paramilitare che lotta per un’India solo indù (Hindu Rashtra) nella quale le minoranze siano cancellate.

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DOMANI A ROMA INCONTRO SU “CONTROL ARMS”:

AMNESTY INTERNATIONAL RICHIEDE UN TRATTATO

PER REGOLAMENTARE LA DIFFUSIONE DELLE ARMI

 

ROMA. = Sarà lanciata domani a Roma la campagna “Control Arms” proposta da Amnesty International, Iansa e Oxfam. Durante l’incontro le tre associazioni umanitarie discuteranno della possibilità di chiedere ai governi la firma di un trattato internazionale per regolamentare la diffusione e l'esportazione incontrollata di armi leggere. Secondo quanto riporta un recente rapporto, nel mondo una persona al minuto è uccisa dalla violenza armata e vi è un’arma ogni dieci persone. Inoltre, in questo rapporto viene ricordato come i cinque membri permanenti del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite: Francia, Russia, Cina, Regno Unito  e Stati Uniti, siano responsabili dell'88 per cento delle esportazioni globali di armi convenzionali. Nel 2006, ad una riunione dell'ONU, verrà chiesto ai governi, a livello internazionale, di promuovere misure contro questo costante rischio di conflitti, povertà, violenze e continue violazioni dei diritti umani. (R.A.)

 

 

CRITICA LA SITUAZIONE IN AFRICA ORIENTALE PER LE PIOGGE TORRENZIALI

CHE SI STANNO ABBATTENDO SU KENYA ED ETIOPIA

 

NAIROBI. = Continua ad essere critica la situazione in Africa orientale a causa delle forti piogge torrenziali che da quasi due mesi si abbattono sulla regione. Secondo gli ultimi dati diffusi dall’Ufficio delle Nazioni unite per il coordinamento degli aiuti umanitari (OCHA) più di 100 persone sono morte e molte risultano disperse. In Etiopia lo straripamento del grande fiume ‘Wabe Shebelle’, uno dei principali corsi d’acqua del Paese, ha travolto e distrutto 21.000 abitazioni, oltre che devastato campi e ucciso bestiame, lasciando senza tetto e prive di tutto 100.000 persone. L’Ocha riferisce che accertare il bilancio preciso del disastro resta impossibile per le cattive condizioni delle strade e delle comunicazioni, stesso motivo per cui anche i soccorsi stentano ad arrivare sul posto. Sempre difficile la situazione nei campi profughi nel Kenya nordorientale che ospitano 53.000 rifugiati somali. Un bambino di 4 anni è l’ultima vittima dei nubifragi che hanno abbattuto la fragile costruzione in cui il piccolo si trovava con la sua famiglia. All’inizio di maggio, le alluvioni avevano costretto alla fuga da un campo profughi del Kenya 25.000 persone, dopo che i loro rifugi erano stati danneggiati dall’acqua. I profughi avevano cercato riparo negli altri accampamenti vicini o sui rilievi circostanti. L’Alto Commissariato Onu per i rifugiati ha espresso il timore che possano scoppiare delle epidemie a causa delle scarse condizioni igieniche e sanitarie. (R.A.)

 

 

BAMBINI DELLE FAVELAS BRASILIANE NELLE PIAZZE ITALIANE

PER RACCONTARE LA LORO STORIA A PASSI DI DANZA

 

ROMA. = Le danze brasiliane si riversano nelle piazze italiane per raccontare la storia del Brasile a ritmo di musica. Protagonisti gli “artisti – bambini” delle baraccopoli di Recife. Questo è lo spettacolo presentato questo mese in varie città italiane, organizzato da “Pè No Chao”, letteralmente “con i piedi per terra”, movimento appoggiato dall’organizzazione non governativa “Mani Tese”. Le ragazze e i ragazzi di Recife, una delle città più povere e violente del nordest brasiliano, partiti il 3 giugno da Catania, stanno percorrendo l’Italia da sud a nord per portare nelle principali città la “Historia do Brasil”. È una sorta di sintesi della storia del grande Stato latino-americano, dalle origini delle popolazioni indigene dell’Amazzonia alla colonizzazione portoghese, dalla tratta degli schiavi fino ai giorni nostri, il tutto letto e interpretato attraverso la musica. Gli artisti ballano al ritmo di samba e di maculele, danza guerriera nata a Bahia nel XVII secolo, fino a scatenarsi nella ‘break-dance’, moderno ballo nato nei ghetti di New York come forma di protesta delle minoranze razziali. “Historia do Brasil” - spiegano gli educatori e i sociologici di “Pè No Chao”, che dal 1994 si occupa dei piccoli ospiti delle “favelas” - è un’occasione per i bambini di strada della capitale del Pernambuco di riscattarsi dall’emarginazione sociale, mostrando l’eccellente livello artistico raggiunto grazie a un paziente e approfondito lavoro educativo. (R.A.)

 

 

“LO STRESS: DA NEMICO QUOTIDIANO AD OCCASIONE DI CRESCITA UMANA”.

E’ IL TEMA DI UN CONVEGNO A ROMA, QUESTO POMERIGGIO,

PRESSO LA CASA BONUS PASTOR IN VIA AURELIA

- A cura di Giovanni Peduto -

 

ROMA. = Lo stress, nemico temuto e sofferto dal 54 per cento dei lavoratori italiani, può trasformarsi in un personale alleato. E’ questa una delle tematiche principali che verranno affrontate dalla dott.ssa Liliana Casuso Ferrand, psicologa e specialista delle malattie psicosomatiche, presso l’Università di Lovaino, in Belgio, nel corso del convegno dal titolo: “Lo stress: da nemico quotidiano ad occasione di crescita umana”, che avrà luogo a Roma, oggi mercoledì 8 giugno 2005, alle ore 19.00, nella Sala Convegni della Casa Bonus Pastor, in via Aurelia. Più di 40 milioni di europei soffrono di disturbi collegati allo stress. Secondo l’Agenzia Europea per la Salute e il Lavoro, lo stress risulta essere una delle principali cause di disturbi cardiovascolari e colpisce ben il 38 per cento dei lavoratori dell’Unione Europea. In particolare compromette la salute del 22 per cento delle lavoratrici e del 16 per cento dei lavoratori.

 

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24 ORE NEL MONDO

8 giugno 2005

- A cura di Roberta Moretti e Donika Lafratta -

 

L’Iraq continua ad essere teatro di violenti attentati. E’ di poco fa la notizia dell’uccisione di sei iracheni e di due guardie del corpo di un deputato curdo in una serie di attacchi nei pressi di Baghdad. E proprio a Baghdad, colpi d’arma da fuoco contro una pattuglia della polizia hanno ucciso un civile e ferito altre sei persone. E’ di tre morti e un ferito, invece, il bilancio dell’esplosione di un’autobomba, stamani, presso una stazione di benzina a Bakuba, 65 km a nord di Baghdad. Intanto a Bassora, nel sud, è stato torturato e ucciso un noto imam sunnita, sequestrato lo scorso fine settimana da un gruppo di uomini armati. Nel nord, invece, nei pressi della città di Baiji, sabotatori hanno fatto saltare in aria un tratto dell’oleodotto che trasporta greggio dall’Iraq alla Turchia. Sul fronte politico, dopo la morte, ieri, di 36 persone in diversi attentati, tra cui 3 soldati statunitensi, il presidente americano, George W. Bush, ha ribadito che le truppe USA non si ritireranno dall’Iraq, finché gli iracheni non saranno in grado di difendere il proprio Paese autonomamente. E di oggi, invece, l’annuncio dello svolgimento, i prossimi 21 e 22 giugno, della Conferenza internazionale sull'Iraq presso la sede del Consiglio dell'Unione Europea, a Bruxelles.

 

Sono iniziate ieri pomeriggio le partenze del nuovo contingente italiano in Afghanistan. I primi cento militari si sono imbarcati a Malpensa diretti a Kabul; costituiscono la componente della prima missione NATO a guida italiana nel Paese islamico. Nei prossimi giorni vi saranno ulteriori partenze, che si concluderanno il 20 giugno quando in Afghanistan il Comando ITALFOR conterà circa 600 uomini. Stamani, un soldato americano ha perso la vita e altri otto sono rimasti feriti nel corso di un attacco della guerriglia alla base americana di Shkin, nell’Afghanistan sud-orientale. Intanto, aumentano le speranze di liberazione per Clementina Cantoni, la volontaria italiana rapita in Afghanistan. Oggi è stato il ministro degli Esteri italiano, Gianfranco Fini, ad alimentare l’ipotesi di una prossima fine del sequestro. “E’ viva e sta bene”, ha detto Fini nel corso di una trasmissione televisiva. “Non lasciamo nulla di intentato per riportarla a casa nel più breve tempo possibile”. Giancarlo La Vella:

 

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Che fine ha fatto Clementina Cantoni? E’ lecito chiederselo dopo 23 giorni di sequestro. Alle numerose e ottimistiche dichiarazioni di imminente liberazione si è aggiunta oggi quella del ministro Fini. “Per rispetto del lavoro degli investigatori – ha detto – non posso dare troppe informazioni. C’è una grande collaborazione da parte delle autorità afghane. Resta comunque una situazione complicata con troppi intermediari”. “Le motivazioni del sequestro, ha poi concluso, non hanno nulla a che vedere con il terrorismo e la politica”. Una conferma, queste parole, che la donna è finita nelle mani di un gruppo di delinquenti comuni. E mentre in Afghanistan la mobilitazione popolare per la fine di questo rapimento è sempre elevatissima, continuano gli appelli: il sindaco di Roma, Walter Veltroni, sta lavorando ad una dichiarazione dei sindaci del mondo a favore della liberazione di Clementina: lo ha detto lo stesso Veltroni oggi ai giornalisti. E c’è stato poi il sentito messaggio ai rapitori di tre ex ostaggi italiani in Iraq – Cupertino, Agliana e Stefio – che verrà diffuso dalle televisioni afghane.

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Medio Oriente: alcuni detenuti palestinesi nel carcere di Megiddo, nel nord di Israele, hanno dato inizio, questa mattina, allo sciopero della fame per protestare contro presunti atti di oltraggio al libro del Corano compiuti, nella prigione, da secondini israeliani. In una intervista alla radio militare, il direttore del carcere, Sharon Shuan, ha però respinto ogni accusa. Sul campo, non si ferma la violenza: 4 persone sono morte ed altre 6 sono rimaste ferite ieri durante un attacco sferrato da militanti palestinesi contro un insediamento israeliano nella Striscia di Gaza. L’aggressione è stata rivendicata da Hamas e dalla Jihad Islamica. E sempre ieri, sul fronte politico, il ministro degli Esteri inglese, Jack Straw, ha incontrato, a Gerusalemme, il suo collega israeliano, Silvan Shalom. Oggi Straw dovrebbe incontrare le autorità palestinesi.

 

Gli Stati Uniti hanno annunciato che offriranno 674 milioni di dollari in aiuti alimentari immediati per le persone che soffrono la fame nel Corno d’Africa, ma il premier britannico Tony Blair si aspettava di più dal vertice di ieri alla Casa Bianca con il presidente Bush. Da New York, Paolo Mastrolilli:

 

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Blair è andato a Washington per preparare il vertice del G8, che ospiterà all’inizio di luglio in Scozia, dove vorrebbe varare un piano per rilanciare l’Africa e affrontare il problema del riscaldamento globale. Quindi, ha proposto di cancellare tutto il debito dei Paesi più poveri, raddoppiare gli aiuti e creare un fondo speciale per investire in sanità e istruzione. Bush ha risposto di essere contrario al fondo e favorevole ad eliminare il debito, ma sul modo di raggiungere questo risultato non c’è ancora intesa. Riguardo al riscaldamento globale, Blair non ha chiesto al capo della Casa Bianca di recuperare il protocollo di Kyoto, ma vorrebbe una dichiarazione comune per riconoscere l’importanza del problema e un impegno a sviluppare tecnologie per l’energia pulita. Bush ha risposto che la questione va studiata e tramite la ricerca si possono coniugare ambiente sano e sviluppo. Secondo il premier britannico, queste iniziative sono necessarie anche per rilanciare l’immagine degli Stati Uniti, della Gran Bretagna e dell’intero Occidente dopo le dispute sulla guerra in Iraq, ricomponendo le divergenze emerse tra le due sponde dell’Atlantico. I due leader hanno smentito un documento dei Servizi segreti britannici, secondo cui la guerra era decisa già otto mesi prima dell’intervento e le informazioni di intelligence dovevano essere manipolate per giustificarlo. Quindi, hanno ribadito che la strategia giusta per far prevalere la democrazia in Iraq è addestrare le forze locali a garantire la sicurezza del Paese.

 

Da New York, per la Radio Vaticana, Paolo Mastrolilli.

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“Non c'è nulla di cui essere preoccupati” se non per la situazione economica dell’Europa. Questo il commento proprio del ministro degli Esteri italiano, Fini, in merito alla procedura di infrazione avviata dall’Unione Europea sul rapporto deficit-Pil italiano, salito oltre il 3%, limite massimo indicato dal Trattato di Maastricht. Da Bruxelles, Giovanni Del Re:

 

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Il ministro dell’Economia italiano, Domenico Siniscalco, ha annunciato controriduzioni. Del resto, la vera e propria procedura di infrazione sarà varata solo il 29 giugno dall’Esecutivo UE e dovrà essere approvata dal Consiglio dei ministri economici il 12 luglio. La decisione di ieri giunge in un momento molto delicato in Europa, a poco più di una settimana dal summit dei capi di Stato e di governo, e nel pieno della crisi sulla Costituzione europea, dopo il doppio “no” di Francia e Olanda. Certo, nonostante l’annuncio, lunedì scorso, da parte del governo britannico della sospensione del referendum sulla Costituzione, ieri l’Irlanda ha confermato che il proprio referendum avrà luogo regolarmente. Lo stesso hanno fatto Portogallo e Svezia. Tuttavia, monta anche il fronte di quanti vogliono imitare Londra. Tra i dubbiosi, innanzitutto, la Danimarca, la Polonia e la Repubblica Ceca, orientate verso un congelamento del processo di ratifica. Intanto, il presidente di turno dell’UE, il premier lussemburghese Jean-Claude Juncker, sta puntando ad ottenere almeno un accordo sulla spinosa questione del bilancio dell’Unione per il 2007-2013, su cui ancora le posizioni restano lontane.

 

Da Bruxelles, Giovanni Del Re.

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E’ Laszlo Solyom il nuovo presidente dell’Ungheria: il candidato del centrodestra ed ex presidente della Corte costituzionale è stato eletto ieri al terzo turno della votazione con 185 voti, contro 182 del candidato socialista, Katalin Szili. Il nuovo capo di Stato, che entrerà in carica il 3 agosto prossimo, ha prestato subito giuramento nell’aula del Parlamento ungherese mentre, fra gli applausi dei deputati, veniva suonato l’inno nazionale.

 

Sempre alta la tensione in Bolivia per la rivolta di contadini e minatori, che chiedono la nazionalizzazione delle risorse naturali del Paese e l’autonomia di alcune regioni. Ieri, in un drammatico discorso televisivo, il capo dello Stato dimissionario, Carlos Mesa, ha esortato i presidenti di Camera e Senato a rinunciare alla successione, per evitare – ha detto – una guerra civile nel Paese e ha chiesto la convocazione immediata di elezioni generali anticipate. Intanto, mentre la Chiesa cattolica continua la sua opera di mediazione, il presidente del Senato boliviano, Vaca Diez, ha convocato per domani il Congresso nazionale non a La Paz, paralizzata dei disordini, ma a Sucre, capitale giudiziaria della Bolivia.

 

Scene di panico, ma nessun ferito, in Indonesia per la forte scossa sismica che ha investito la notte scorsa Sumatra, già terribilmente provata dallo ‘tsunami’ del 26 dicembre scorso e dal terremoto del 27 marzo. Secondo l’Istituto nazionale di Meteorologia e Geofisica di Giakarta, il fenomeno ha avuto un’inten-sità pari a 5,8 gradi della scala Richter, con epicentro localizzato nell’Oceano Indiano, 95 chilometri a sud-ovest della località di Sinabang.

 

“La ripresa effettiva dei negoziati a sei sul programma nucleare nord-coreano dipende interamente dalla risposta che gli Stati Uniti daranno alle nostre richieste di creare il clima e le condizioni adatte alla ripresa dei colloqui”: è quanto affermato, questa mattina, da un portavoce del Ministero degli esteri del Paese asiatico, in seguito ai colloqui informali di lunedì scorso a New York tra le rappresentanze diplomatiche dei due Paesi.

 

Immunità revocata ieri, da parte della Corte d’appello di Santiago del Cile, all’ex dittatore cileno, Augusto Pinochet, per 4 dei 5 capi d’accusa inerenti alla scoperta di fondi neri accumulati all’estero.

    

Allarme in Etiopia: almeno 18 persone sono morte e un centinaio sono rimaste ferite durante una serie di scontri scoppiati stamani ad Addis Abeba tra polizia e manifestanti, per lo più studenti, che protestavano contro i risultati delle controverse elezioni legislative del 15 maggio scorso. Secondo risultati ancora provvisori, la compagine del premier uscente, Meles Zenawi ,avrebbe ottenuto la maggioranza in Parlamento.

 

E’ di almeno 20 morti il bilancio degli scontri avvenuti lunedì, nel sud-est del Nepal, tra forze governative e guerriglieri maoisti. Lo ha riferito oggi la radio ufficiale nazionale, citando fonti dell’esercito. La battaglia ha avuto luogo nel distretto di Kailiali, poche ore dopo l’attentato dinamitardo dei ribelli contro un autobus nei pressi di Badarmude, costato la vita a una quarantina di persone.

 

In Uganda, 30 persone sono morte e altre 20 rimaste ferite nello scontro tra un autocarro ed un autobus proveniente dal Rwanda. L'incidente è avvenuto vicino al confine con il Rwanda nel distretto di Kabale. Il mese scorso, il governo ugandese aveva abbassato i limiti di velocità per le corriere, spesso affollate e coinvolte in incidenti.

 

L’ex presidente ecuadoriano, Lucio Gutierrez, ha rinunciato all’asilo politico concessogli dal Brasile lo scorso 28 aprile ed intende recarsi prima negli Stati Uniti e poi rientrare “il più presto possibile” in Ecuador. La notizia, apparsa ieri sul quotidiano “El Commercio” di Quito, è stata poi confermata dal Ministero degli esteri ecuadoriano. La crisi politica in Ecuador era iniziata lo scorso 8 dicembre con la nomina irregolare dei componenti della Corte suprema da parte della maggioranza del Congresso vicina a Gutierrez.

In seguito ad un allarme bomba lanciato con due telefonate minatorie, è stato evacuato questa mattina a Manila l’edificio che ospita il Senato delle Filippine. La polizia è intervenuta immediatamente e ha trovato in una toilette una borsa sospetta, poi risultata essere piena solo di giornali.

 

 

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