RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno XLIX n. 155 - Testo della trasmissione di sabato 4 giugno 2005

 

 

Sommario

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

La Messa domenicale e la famiglia fondata sul matrimonio indissolubile siano segno visibile della testimonianza cristiana anche nei tempi attuali di difficoltà e condizionamenti sociali:  è l’incorag-giamento del Papa ai fedeli di Verona, al termine del loro sinodo diocesano

 

IN PRIMO PIANO:

Oriana Fallaci e Paola Bignardi: due donne con storie diverse, unite nella scelta del non voto ai referendum sulla procreazione assistita. Ai nostri microfoni il prof. Enzo Tiezzi: la fecondazione assistita è un affare per le multinazionali delle biotecnologie. Molti i casi di bambini malformati

 

Nella Memoria del Cuore Immacolato di Maria gruppi e associazioni mariane oggi pomeriggio nella Basilica Vaticana affidano alla Vergine la causa della vita: intervista con padre Ermanno Toniolo

 

“Misericordia voglio e non sacrificio”: le parole di Gesù nel Vangelo di domani: il commento di padre Marko Ivan Rupnik

 

CHIESA E SOCIETA’:

12 mila civili si rifugiano nella missione salesiana di Duekoué, in Costa d’Avorio, dopo gli attacchi contro due villaggi nell’area occidentale del Paese da parte di uomini armati di machete

 

Blocchi e manifestazioni in tutta la Bolivia contro il decreto presidenziale per indire un referendum elettivo della Corte Costituzionale

 

Secondo la Croce Rossa per i Paesi colpiti dallo tsunami dieci anni per tornare alla normalità

 

Artisti e sportivi daranno vita domani sera allo Stadio Olimpico di Roma alla manifestazione: “Vivere da campione” dedicata a Papa Giovanni Paolo II

 

Domani al Castello Orsini di Castel Madama una festa interculturale di solidarietà

 

24 ORE NEL MONDO:

Dopo i recenti “no” al Trattato costituzionale in Francia e in Olanda, Barroso invoca per l’Unione Europea una posizione condivisa da tutti gli Stati membri. Per Ciampi non si torna indietro

 

In Libano si sono tenuti oggi i funerali del giornalista antisiriano ucciso due giorni fa. Domani si torna a votare per il secondo turno delle legislative

 

In Cina, 16.mo anniversario della strage di piazza Tienanmen, presidiata in queste ore dalla polizia

 

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

4 giugno 2005

 

 

LA MESSA DOMENICALE E LA FAMIGLIA FONDATA SUL MATRIMONIO INDISSOLUBILE

SIANO SEGNO VISIBILE DELLA TESTIMONIANZA CRISTIANA

 ANCHE NEI TEMPI ATTUALI DI DIFFICOLTA’ E CONDIZIONAMENTI SOCIALI: L’INCORAGGIAMENTO DEL PAPA AI FEDELI DI VERONA,

 AL TERMINE DEL LORO SINODO DIOCESANO

 

“Perseverare nell’impegno di testimonianza cristiana nel mondo di oggi”: la consegna di Benedetto XVI a tutti i partecipanti al pellegrinaggio della diocesi di Verona alle Tombe degli Apostoli. 5 mila tra sacerdoti, religiosi, laici, responsabili di associazioni e movimenti ecclesiali, famiglie e giovani, insieme ad autorità civili della città scaligera sono stati ricevuti stamane dal Papa, nell’Aula Paolo VI in Vaticano, al termine del loro Sinodo diocesano. Il servizio di Roberta Gisotti:

 

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Un cammino sinodale iniziato tre anni fa, ed era dal lontano 1782 che non si celebrava questo evento nella Chiesa veronese, ha ricordato il vescovo Flavio Roberto Carraro, nel suo indirizzo di saluto al Papa. Un evento tanto più significativo perché culminato nell’Anno dell’Eucaristia. “Una felice coincidenza” – ha osservato Benedetto XVI – per comprendere come sia “l’Eucaristia il cuore della Chiesa e della vita cristiana”, dove “Cristo è realmente presente tra noi”. Una presenza non “statica”, ma “dinamica”, ha sottolineato il Santo Padre: “Cristo ci attira a sé, ci fa uscire da noi stessi per fare di noi tutti una cosa sola con Lui”. Ecco perché “la Chiesa vive dell’Eucaristia”:

 

“Senza di essa la fede e la speranza si spengono, la carità si raffredda. Per questo, cari amici, vi esorto a curare sempre più la qualità delle celebrazioni eucaristiche, specialmente di quelle domenicali, affinché la domenica sia veramente il Giorno del Signore e conferisca pienezza di significato alle vicende e alle attività di tutti i giorni.”

 

Altro tema al centro del Sinodo a Verona, ma anche della Chiesa in Italia e nel mondo intero, ha ricordato il Santo Padre, è la famiglia. Se sono aumentati i divorzi e le unioni irregolari - ha ammonito il Papa - “ciò costituisce per i cristiani un urgente richiamo a testimoniare in tutta la sua interezza il Vangelo della vita e della famiglia”, “fondata sul matrimonio indissolubile.”:

 

“Nonostante le difficoltà e i condizionamenti sociali e culturali dell’attuale momento storico, gli sposi cristiani non cessino di essere con la loro vita segno dell’amore fedele di Dio; collaborino attivamente con i sacerdoti nella pastorale dei fidanzati, delle giovani coppie, delle famiglie e nell’educazione delle nuove generazioni.”

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ALTRE UDIENZE

 

Stamane Benedetto XVI ha ricevuto anche alcuni presuli della Conferenza Episcopale del Sud Africa, in visita "ad Limina”: mons. George Francis Daniel, arcivescovo di Pretoria; mons. Buti Joseph Tlhagale, arcivescovo-vescovo di Johannesburg; mons. Zithulele Patrick Mvemve, vescovo di Klerksdorf ; mons. Pius Miungisi Dlungawama, vescovo tit. di Altino, amministratore apostolico "sede vacante et ad nutum Sanctae Sedis" di Marianhill.

 

Ieri pomeriggio il Papa ha ricevuto mons. William Joseph Levada, arcivescovo emerito di San Francisco, prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, con il segretario del medesimo dicastero mons. Angelo Amato, arcivescovo titolare di Sila.

 

 

NOMINE

 

Il Papa ha accettato la rinuncia al governo pastorale della diocesi di San Vicente, nel Salvador, presentata da mons. José Oscar Barahona Castillo, in conformità al can. 401 §2 del Codice di Diritto Canonico. Gli succede monsignor José Luis Escobar Alas, finora vescovo titolare di Tibica ed ausiliare della stessa diocesi di San Vicente. Mons. José Luis Escobar Alas è nato a Suchitoto, nell’arcidiocesi di San Salvador,  il 10 marzo 1959. Ha ottenuto la Licenza in Filosofia presso la Pontificia Università Gregoriana di Roma. E’ stato ordinato sacerdote il 15 agosto 1982.  Ha ricevuto la consacrazione episcopale il 23 marzo 2002.

 

Il Santo Padre ha poi  accettato la rinuncia al governo pastorale della Diocesi di Dédougou, in Burkina Faso, presentata da mons. Zéphyrin Toé, per raggiunti limiti di età. Gli succede il rev. Judes Bicaba, vicario generale della medesima diocesi. Il rev. Judes Bicaba, è nato nel 1947 a Wakara, nell’attuale diocesi di Dèdougou. Ha studiato in patria e in Costa d'Avorio presso l'Institut Catholique d'Abidjan dove ha conseguito la licenza in Teologia Pastorale. E' stato ordinato sacerdote il 12 luglio 1975.

 

 

 

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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”

 

 

Apre la prima pagina il titolo “Il matrimonio e la famiglia secondo il progetto di Dio sono insostituibili e non ammettono alternative”: in una lettera al cardinale Lopez Trujillo, Benedetto XVI rinnova la convocazione del V Incontro mondiale delle famiglie, in programma nel luglio 2006 a Valencia.

 

Nelle vaticane, il discorso di Benedetto XVI ai partecipanti al pellegrinaggio della Chiesa di Verona, ricevuti a conclusione del Sinodo diocesano. Il Papa ha sottolineato che la diocesi deve vivere l’Eucaristia in tutte le sue espressioni ed ha richiamato l’urgenza di proclamare in tutta la sua interezza il Vangelo della vita e della famiglia.

 

Nelle estere, Medio Oriente: Abu Mazen decide il rinvio delle elezioni politiche palestinesi.

 

Nella pagina culturale, un articolo di Franco Pelliccioni dal titolo “Sulle tracce della Compagnia delle Indie Orientali alla scoperta della ‘grande Olanda’ del XVIII secolo”: le preziose testimonianze dell’“epoca d’oro” conservate ad Amsterdam.

 

Nelle pagine italiane, in primo piano il coro di reazioni negative alla proposta della Lega di abolire l’euro e di tornare alla lira.

 

 

 

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OGGI IN PRIMO PIANO

4 giugno 2005

 

 

DUE DONNE CON STORIE DIVERSE,

UNITE NELLA SCELTA DEL NON VOTO AI REFERENDUM

SULLA PROCREAZIONE ASSISTITA: ORIANA FALLACI E PAOLA BIGNARDI ESPRIMONO

LE LORO RAGIONI IN DIFESA DELL’EMBRIONE UMANO

CON DUE INTERVENTI SULLA STAMPA

- Con noi il prof. Enzo Tiezzi -

 

“La fondamentale esigenza di tutela della vita umana sin dal concepimento ci spinge a indicare come via più credibile proprio il non voto”. Ad esprimersi così non sono i vescovi italiani, ma oltre novanta eminenti giuristi italiani che lunedì mattina a Roma, in una conferenza stampa presso l'Hotel Nazionale, illustreranno il loro “Manifesto” dal titolo “Giuristi per la scelta del non voto”. L’incontro sarà presieduto da Riccardo Chieppa, presidente emerito della Corte Costituzionale. Ad una settimana dal voto sui referendum per l’abrogazione della legge 40 sulla procreazione medicalmente assistita, il dibattito in Italia si fa sempre più acceso e coinvolge non solo il mondo politico, ma anche gli ambiti della cultura e la società civile. Il servizio di Alessandro Gisotti:

 

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Due donne, due storie diverse, due differenti visioni della vita. E che pure si ritrovano a camminare sulla stessa via se la meta è la difesa dell’essere umano. Oriana Fallaci, Paola Bignardi. La giornalista laica e l’attivista cattolica. In due interventi - ieri la Fallaci sul Corriere della Sera, oggi la Bignardi su Avvenire – spiegano, con toni e stile che non potrebbero essere più lontani, le ragioni forti dell’astensione ai referendum del 12 e 13 giugno sulla procreazione medicalmente assistita. Un’astensione che non è disimpegno, ma anzi scelta di volontà, atto di coerenza.

 

“No, non mi piace questo referendum al quale i mecenati dei dottor Frankenstein voteranno per semplice partigianeria politica o miopia morale”. Inizia così il fondo di Oriana Fallaci, corrosiva come sempre. “La libertà illimitata cioè privata d’ogni freno e d’ogni senso morale non è più libertà ma licenza. Incoscienza. Arbitrio”. Alla giornalista, questi referendum ricordano le “oscenità dell’eugenetica” hitleriana. Le scorge nel “proposito di sostituirsi alla Natura”, manipolarla, “disumanizzarla massacrando le creature più inermi e indifese”. La Fallaci, malata da tempo, confida ai lettori i suoi sentimenti: “Dio sa se amo vivere, se vorrei vivere più a lungo possibile”. “Ma a guarire i mie cancri iniettandomi la cellula d’un bambino mai nato mi parrebbe d’essere un cannibale. Una Medea che uccide i propri figli”. Benedetto XVI, scrive Fallaci, ha ragione quando “dice che con gli esperimenti sugli embrioni umani la dignità dell’Uomo viene vilipesa, anzi negata. Ha ragione anche – aggiunge – quando dice che se non vogliamo perder il rispetto per l’Uomo bisogna demistificare la ricerca scientifica, demitizzare la Scienza, cioè smettere di considerarla un idolo o una divinità”.

 

La campagna referendaria sta procedendo per slogan più che per idee, constata con amarezza Paola Bignardi, che da pochi giorni ha lasciato l’incarico di presidente dell’Azione Cattolica. Eppure, riscontra anche una nota positiva. Questo confronto, afferma la Bignardi “è un’occasione per pensare al valore della maternità, in una stagione culturale in cui sembra aver perso molto del suo intenso significato umano”. “L’impossibilità di avere un figlio – scrive su Avvenire – è motivo di profonda sofferenza per molte donne e per molte coppie, una sofferenza di cui avere rispetto, di cui farsi solidali, senza mai dimenticare, tuttavia, che nemmeno in nome del dolore certi limiti possono essere forzati, se non a costo di mortificare il valore stesso della vita”. Un punto questo molto caro alla Bignardi: “Volere un figlio a tutti i costi, con qualsiasi mezzo – sottolinea – forza un limite che mi pare trasformi lo stesso modo di pensare la vita, introduca un criterio di onnipotenza incompatibile con la vita umana”.

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Paola Bignardi trova dunque il confronto sull’embrione caratterizzato più da slogan che da idee. Concorda il prof. Enzio Tiezzi, ordinario di Chimica Fisica all’Università di Siena, secondo il quale i quesiti referendari “propongono in realtà solo illusioni”. Ascoltiamolo, nell’intervista di Fabio Colagrande:

 

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R. – La manipolazione dell’embrione - che è già vita - e la manipolazione genetica danno grandi illusioni alle donne. In realtà questo non è un referendum a favore delle donne, ma a favore dei manipolatori genetici, i quali spingeranno questa scienza sempre più tecnocratica, nella direzione di dare delle illusioni, perché poi i risultati che abbiamo, anche in Inghilterra, questa spinta a fare figli con embrioni manipolati, porta in moltissimi casi a bambini malformati e con malattie genetiche, ad aborti e via dicendo. Sostanzialmente, quindi, si dà anche l’illusione alle donne di poter aver un bambino a tutti i costi contro natura e spesso questo non avviene.

 

D. – A questo proposito, prof. Tiezzi, ricordo che il cardinale Ruini ha detto che: “La ricerca sugli embrioni senza regole e limiti produrrà probabilmente prima del previsto problemi che susciteranno orrore e paura”…

 

R. – Una scienza senza vincoli non è scienza; è solo un affare per le multinazionali delle biotecnologie. Forse c’è di più. La ragione fondamentale per cui io non vado a votare è che non si può trattare l’embrione come una fabbrica. Quando la scienza è ridotta a tecnologia scende veramente in basso. Si dà alle persone un sogno falso di eternità. In questa terra l’uomo è mortale: potrà campare di più, è giusto che la vita si allunghi, è giusto che vengano fatte ricerche per curare le malattie; che vengano fatte ricerche per lenire il dolore. Tutto questo è molto bello, ma non bisogna portare questo all’esasperazione e volere in tutti i modi sopravvivere, andando addirittura a comprare degli organi in questo mercato immondo dei bambini che vengono ammazzati per gli organi, oppure lavorare sulle cellule staminali, degli embrioni, cioè su altre vite per dare ad un vecchio ricco occidentale la possibilità di curare quella malattia che si può curare soltanto geneticamente.

 

D. - Però il mondo scientifico non è affatto compatto su una posizione o sull’altra?

 

R. – Dietro alla ricerca genetica ci sono molti, molti soldi e probabilmente – e purtroppo – la maggioranza degli scienziati sarà a favore dell’apertura, con questo referendum, di una infinita ricerca di manipolazioni genetiche. Ritorno al discorso basilare: come scienziato io rispetto la sacralità della natura e non mi piace trattare le cellule degli embrioni come fossero una fabbrica di macchine. Questa visione meccanicista col sogno di eternità che ci sta dietro – ripeto – è da apprendisti stregoni e non da scienziati. Ritengo che una grossa fetta, non so dire le percentuali, del mondo scientifico laico sia per l’astensione.

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NELLA MEMORIA ODIERNA DEL CUORE IMMACOLATO DI MARIA,

GRUPPI E ASSOCIAZIONI MARIANE SI RIUNISCONO OGGI POMERIGGIO

 NELLA BASILICA VATICANA PER AFFIDARE ALLA VERGINE LA CAUSA DELLA VITA

- Intervista con padre Ermanno Toniolo -

 

Oggi la Chiesa celebra la Memoria del Cuore Immacolato di Maria. In questa occasione oltre 6 mila esponenti di associazioni e movimenti mariani si riuniscono, questo pomeriggio, nella Basilica Vaticana per affidare alla Vergine le sorti dell’umanità e in particolare la “causa della vita”. Alla presenza della statua della Madonna di Fatima, l’arcivescovo Angelo Comastri guiderà il Rosario meditato. Alle 17.00 la celebrazione presieduta dal cardinale vicario Camillo Ruini. Ma quali sono le origini della devozione al Cuore Immacolato di Maria? Alessandro De Carolis lo ha chiesto a padre Ermanno Toniolo, dei Servi di Maria:

 

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R.- La devozione al Cuore Immacolato di Maria è nata nel XVII secolo. San Giovanni Eudes è stato uno dei promotori più accesi dell’amore ai due Cuori, al Cuore di Gesù e al Cuore di Maria. Naturalmente, poi, il Cuore di Gesù ha avuto una incentivazione molto superiore quando con le apparizioni a Margherita Alacoque il Signore è apparso dicendo: ecco il Cuore che ha tanto amato gli uomini. Ne è nata la grande devozione che è stata divulgata e di cui noi ieri abbiamo celebrato la solennità, la grande devozione al Cuore Sacratissimo di Gesù, che è il vertice dell’amore perché egli è veramente il solo capace di amare a misura divina e a misura pienamente umana. Maria, dunque, entra all’ombra del Cuore Sacratissimo di Gesù e anche la sua memoria si fa il giorno dopo la solennità del Cuore Sacratissimo di Gesù appunto per ricordare che è indissolubilmente a Lui unita. Dietro tutta l’opera di quell’amore misericordioso di cui è portatore il Cristo c’è la Madre, la Madre nell’Annuncia-zione, la Madre del cammino umile, la Madre soprattutto ai piedi della Croce, la Madre fedele davanti a un sepolcro, che sa attendere con fede e con un cuore indubitato, vigilante perciò, la risurrezione del Figlio. Possiamo dire ancora che il Cuore di Maria è il cuore materno, misericordioso verso tutti, verso ognuno dei figli che Dio le ha affidato con testamento di Gesù sulla Croce.

 

D. – Anche le apparizioni di Fatima storicamente hanno contribuito alla diffusione di questa devozione?

 

R. – Le apparizioni di Fatima moltissimo, anche perché è apparsa appunto con una proposta immensa, quella cioè di collaborare a questo progetto storico salvifico perché nessuno vada perduto, nessuno entri per così dire nei baratri della perdizione eterna e tutti siano perciò pienamente salvi. E qui ha giocato molto suor Lucia. Lucia, dopo le apparizioni ufficiali del 1917, nel 1925 ha avuto un’apparizione della Vergine proprio col Cuore Immacolato che chiedeva la devozione al Cuore Immacolato e ha sollecitato i Pontefici per consacrare al Cuore Immacolato di Maria soprattutto quella parte che si era staccata, per così dire, dalla cristianità ed era diventata atea, la Russia in modo speciale. Per questo Pio XII ha assunto il compito di consacrare la Russia e tutto il mondo al Cuore immacolato di Maria nel 1942, secondo la richiesta di Fatima. Poi Giovanni Paolo II ha ancora una volta consacrato tutto il mondo al Cuore Immacolato di Maria.

 

D. – Il Cuore Immacolato di Maria quale impegno richiede ai cristiani?

 

R. – Esorta a diventare portatori di misericordia, di pace, di bontà dovunque ciascuno di noi si trovi a lavorare. Questo allora ci dice Maria: dammi il tuo cuore, perché anch’io possa, come te, amare ed essere sempre presente accanto alla storia di tutta l’umanità.

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IL VANGELO DI DOMANI

 

 

Domani, 5 giugno, 10.ma  Domenica del Tempo Ordinario, la liturgia ci presenta la chiamata di Matteo, detto anche Levi, da parte di Gesù. Matteo, è un esattore delle imposte ed è ritenuto pubblicamente un peccatore, ma segue senza indugio il Signore.  Segue quindi la scena in cui i farisei criticano Gesù, perché mangia insieme con molti pubblicani e peccatori. Il Maestro allora dice:

 

“Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati. Andate dunque e imparate che cosa significhi: Misericordia io voglio e non sacrificio. Infatti non sono venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori”.

 

Su questo brano evangelico ascoltiamo il commento del teologo gesuita padre Marko Ivan Rupnik:

 

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(musica)

 

Cristo chiama Levi dal posto dove lui, di fatto, peccava. La vocazione è la salvezza. L’esperienza di essere salvati diventa il fondamento della vocazione. La memoria del Salvatore ci stringe fortemente a Lui e accresce l’amore per Lui. E’ tale amore che ci rende fedeli e pronti a sopportare molto per il Signore, ma allo stesso tempo la memoria di dove Cristo ci ha chiamati ci fa umili. Come giudicare gli altri se ancora è così vivo il ricordo di come ero io stesso prima dell’incontro con il Signore? Come non essere misericordiosi se ho sperimentato io per primo tanta misericordia. Anzi, chi ha conosciuto la misericordia sa che nessun sacrificio la può sostituire. La misericordia genera l’amore, la bontà e la vera fede agisce nell’amore. Il credente traduce verso gli altri il rapporto che Cristo ha avuto verso di lui.

 

(musica)

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CHIESA E SOCIETA’

4 giugno 2005

 

 

DOPO GLI ATTACCHI CONTRO DUE VILLAGGI NELL’AREA OCCIDENTALE

DELLA COSTA D’AVORIO, 12 MILA PERSONE SI SONO RIFUGIATE

NELLA MISSIONE SALESIANA DI DUEKOUE’. AIUTI UMANITARI IN RITARDO,

SITUAZIONE SANITARIA AL LIMITE DELLA SOPPORTAZIONE

- A cura di Salvatore Sabatino -

 

DUEKOUE’ (COSTA D’AVORIO). = Sono più di 12 mila i civili che hanno cercato rifugio nella missione salesiana di Duekouè, dopo gli attacchi ai villaggi di Guitrozon e di Petit Duekouè da parte di alcuni uomini armati di machete. “Gli abitanti sono terrorizzati”, ha riferito all’Agenzia missionaria MISNA il parroco di Ste Therere, padre Francois Ubach, il quale ha raccontato di aver visitato in prima persona Guitrozon, e di aver visto i corpi carbonizzati di sei persone, tra cui alcuni neonati. Secondo fonti ufficiali delle Nazioni Unite sarebbero oltre una cinquantina le vittime del duplice attacco, tutti cittadini inermi, colti nel sonno dagli uomini armati. Ignota, invece, l’identità dei responsabili. “Molte persone non mangiano da giorni e l’aiuto delle organizzazioni umanitarie tarda ad arrivare”, ha riferito il missionario, secondo cui ieri un gruppo di uomini armati di machete ha tentato di entrare nella struttura per attaccare i rifugiati. Nella missione salesiana è arrivata ieri anche Simone Gbagbo, moglie del presidente Laurent Gbagbo, la quale ha portato ai rifugiati la sua solidarietà e promesso l’invio di aiuti umanitari. Durante una conferenza stampa il comandante dell’ONUCI, la missione delle Nazioni Unite in Costa d’Avorio, generale Abdoulaye Fall, ha dichiarato che la quasi totalità delle vittime sarebbe d’etnia Guéré, popolazione autoctona della regione”. Il generale ha poi aggiunto che “questo fenomeno ricorrente di scontri tra diverse etnie è precedente all’arrivo della missione ONU nel teatro di guerra”. I conflitti interetnici, o intercomunitari, sono un fenomeno antico nel Paese, e soprattutto nella regione occidentale, dove la terra è più fertile.

 

 

BLOCCHI E MANIFESTAZIONI IN TUTTA LA BOLIVIA CONTRO IL DECRETO PRESIDENZIALE PER INDIRE UN REFERENDUM ELETTIVO DELLA CORTE COSTITUZIONALE.

LA CHIESA CATTOLICA ACCETTA LA MEDIAZIONE CHIESTA DAL PRESIDENTE MESA

 

LA PAZ. = La Conferenza episcopale boliviana ha reso noto che Chiesa cattolica locale ha accettato la richiesta del presidente Carlos Mesa di agire da mediatrice tra governo e rappresentanti della protesta in corso da quasi due settimane nella capitale La Paz e in altre zone del Paese latino-americano. L’ufficializzazione si è avuta con un comunicato di cui ha dato pubblica lettura il Segretario generale della CEB, monsignor Jesús Juárez. Giovedì sera il presidente Mesa aveva chiesto l’intervento della Chiesa proprio mentre veniva diffuso il documento pastorale ecumenico “Pónganse todos de acuerdo” (mettetevi tutti d’accodo), diretto al parlamento, al governo, ai movimenti sociali, ai partiti politici e ai dirigenti di istituzioni civiche dalle Chiese Cattolica, Evangelica, Metodista, Luterana, Pentecostale e Presbiteriana. Nel comunicato letto ieri sera a Santa Cruz - sede della Conferenza Episcopale Boliviana - si pone come unica condizione per la mediazione della Chiesa la rinuncia alle attitudini di violenza e di intransigenza e alle richieste radicali, “nel rispetto della persona e delle diverse opinioni”. I vescovi, affermando di essere disposti a contribuire alla pace e all’unità del Paese, si dicono anche “coscienti che sono i poteri dello Stato a dover trovare le soluzioni tecniche concrete in ambito costituzionale”. Mesa, accettando una le richieste principali dei manifestanti, giovedì aveva anche annunciato un suo decreto speciale per un referendum sulla convocazione dell’Assemblea Costituente da tenersi il 16 ottobre. Dubbi e contestazioni sono stati sollevati da più parti, provocando nel giro di poche ore una vera e propria paralisi del Paese. Secondo fonti locali il 60% delle strade boliviane sarebbe interrotto da blocchi stradali e a La Paz, a causa dei blocchi stradali e dei disordini cittadini, comincerebbe a scarseggiare cibo e carburante. (S.S.)

 

 

LA CROCE ROSSA AVVERTE: PER I PAESI COLPITI DALLO TSUNAMI CI VORRANNO ALMENO DIECI ANNI PER TORNARE ALLA NORMALITÀ. NEI PROSSIMI 5 ANNI

UN MILIARDO DI EURO INVESTITI IN INFRASTRUTTURE E SISTEMI SANITARI

 

GIAKARTA. = Saranno necessari almeno 10 anni, forse 12, prima che i Paesi colpiti dallo tsunami, lo scorso 26 dicembre, possano tornare alla normalità. Lo ha dichiarato a Giakarta, in Indonesia, Juan Manuel Suárez del Toro, presidente della Croce Rossa internazionale. Il maremoto di sei mesi fa ha colpito le zone costiere di 11 Paesi e provocato più di 300.000 tra morti e dispersi. “Uno dei principali problemi per la regione – ha aggiunto Suárez del Toro – è rappresentato dalle migliaia di bambini orfani e senza un tetto, ai quali deve essere offerto un futuro”. Annunciato, inoltre, che la Croce Rossa intende investire nei prossimi cinque anni circa un miliardo di euro per ricostruire case, infrastrutture e sistemi sanitari nei Paesi devastati dal maremoto, considerato una delle peggiori catastrofi degli ultimi 100 anni. (S.S.)

 

 

ARTISTI E SPORTIVI DARANNO VITA DOMANI SERA

ALLO STADIO OLIMPICO DI ROMA

ALLA MANIFESTAZIONE: “VIVERE DA CAMPIONE”,

 DEDICATA A PAPA GIOVANNI PAOLO II

 

ROMA. = "Vivere da campione" in memoria di Giovanni Paolo II. Questo il titolo della manifestazione promossa dal CONI, il Comitato Olimpico Nazionale Italiano, in collaborazione con Rai International e la Fondazione Papaboys, domani sera allo Stadio Olimpico di Roma. L’evento, oltre ad essere un grande omaggio a Papa Wojtyła, che nel 2000 celebrò il Giubileo degli Sportivi, è anche un’occasione per esaltare i valori dello sport attraverso la partecipazione spontanea di sportivi e di artisti. Con il contributo degli spettatori sarà sostenuta l'attività di “Smile again”, una Onlus impegnata nell’aiuto alle donne del Bangladesh, Pakistan e India sfigurate con l'acido da uomini respinti. Prendono parte allo spettacolo, condotto da Lillo & Greg, la band AL McKay-Earth, Wind & Fire experience ALL STARS, 50 campioni di tutte le discipline sportive, il cantante inglese Paul Young, Francesco Renga, i Nomadi e altri protagonisti del panorama musicale italiano ed internazionale. Nell’ambito della stessa manifestazione, domattina alle 11 presso l’Hotel Columbus di Roma, avverrà la cerimonia di consegna dei premi “Vivere da Campione”, assegnati a personalità del mondo sportivo che si sono distinte per la particolare attenzione verso i valori etici dello sport; invitati a partecipare l’arcivescovo Angelo Comastri, vicario generale del Santo Padre per la Città del Vaticano, e il sottosegretario ai Beni Culturali Mario Pescante. (S.S.)

 

 

DOMANI, DOMENICA 5 GIUGNO AL CASTELLO ORSINI DI CASTEL MADAMA

 UNA FESTA INTERCULTURALE, CARATTERIZZATA DA STAND GASTRONOMICI

 DAI SAPORI ETNICI. IL RICAVATO TUTTO IN BENEFICENZA

- A cura di Jean-Baptiste Sourou -

 

CASTEL MADAMA. = Castel Madama incontra il mondo. Domani, domenica 5 giugno il Castello Orsini farà da scenario alla "Festa della Solidarietà e della Condivisione", organizzata dall'Amministrazione comunale insieme alle diverse comunità di cittadini stranieri presenti a Castel Madama. La festa è la conclusione di una serie di incontri sul tema della pace e della solidarietà che ha visto dibattere e confrontarsi in una tavola rotonda castellani e cittadini stranieri. Il progetto mira ad accelerare le dinamiche di integrazione culturale e di confronto tra etnie diverse, per rimuovere le cause che portano all'intolleranza, all'esclusione sociale e alla diffidenza. La festa inizierà alle ore 16 e ospiterà diversi stand dedicati alla gastronomia di Albania, Bolivia, Filippine, Liberia, Perù e Romania. E grazie alla collaborazione delle diverse ambasciate si potranno conoscere meglio questi Paesi consultando materiale informativo e quant'altro verrà messo a disposizione. Il programma però non prevede solo la parte gastronomica. Ad animare il pomeriggio ci sarà un gruppo di ballerini filippini e, infine, per concludere la serata si potrà assistere ad un concerto di musica Gospel. Tutti i ricavati, della serata saranno devoluti a don Claudio Piccinini, sacerdote missionario, per la costruzione di una scuola Materna a Santa Cruz in Bolivia. “L'iniziativa - spiega il Sindaco Alfredo Scardala - fa parte del programma di apertura e integrazione promosso dall'Amministrazione comunale. Ora noi siamo chiamati a comprendere ed accogliere chi arriva qui per inserirsi regolarmente nel nostro ambiente sociale e lavorativo. Riteniamo necessario ed opportuno che, a piccoli passi, si cerchi di crescere insieme”.

 

 

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24 ORE NEL MONDO

4 giugno 2005

 

- A cura Amedeo Lomonaco -

 

“E’ necessario giungere ad una posizione condivisa da tutti gli Stati membri dell’Unione Europea per rispondere collettivamente ai problemi creati dal risultato dei referendum in Francia e nei Paesi Bassi”. E’ quanto si legge in una nota diffusa dal governo italiano al termine dell’incontro a Messina tra  il ministro degli Esteri, Gianfranco Fini, ed il presidente della Commissione europea, Manuel Barroso. E nel messaggio redatto in occasione del 50.mo anniversario della Conferenza di Messina, vertice che pose le basi per la ratifica dei Trattati di Roma del 1957, il presidente italiano Ciampi ha dichiarato che è necessario rafforzare la stabilità dell’euro. Sulla situazione dell’Unione, alla quale sarà dedicato il Consiglio europeo del 16 e del 17 giugno, si moltiplicano intanto dichiarazioni e commenti. Il nostro servizio:

 

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Barroso sottolinea come sia importante che il Consiglio europeo invii un messaggio chiaro a tutti gli europei. “Quello che le istituzioni europee non devono fare – sostiene - è di rifugiarsi nella paralisi”. Sull’attuale momento dell’Unione, osserva poi che è prematuro trarre delle conclusioni. Il presidente di turno dell’Unione Europea, il premier lussemburghese, Jean-Claude Juncker, ribadisce inoltre che il doppio ‘no’ franco–olandese al Trattato europeo non deve interrompere il processo di ratifica della Costituzione. Juncker sottolinea anche l’urgenza di comprendere e arginare la recente ondata di euroscetticismo. Dopo la valanga di no, uscita dalle urne francesi e olandesi, si teme infatti un effetto domino per le prossime consultazioni popolari: in Lussemburgo, ad esempio, i sondaggi rivelano che i ‘no’, dopo le votazioni in Francia e in Olanda, sono passati dal 24 al 41 per cento. Il referendum nel Granducato si terrà il prossimo 10 luglio e Juncker ha già annunciato che si dimetterà dall’incarico di primo ministro lussemburghese se non vincerà il fronte del ‘si’. I risultati dei recenti referendum sulla Costituzione europea non condannano, comunque, il progetto di un’Europa unita. “Nelle votazioni in Francia e in Olanda – sostiene infatti l’ex presidente sovietico e premio Nobel per la pace, Mikhail Gorbaciov – sono confluite componenti diverse e bisogna capire quali sono le cause di questi risultati”. Il Commissario degli Affari economici dell’Unione Europea Almunia, rispondendo alla proposta del ministro italiano del Welfare Roberto Maroni di tornare alla Lira, precisa che il matrimonio degli europei con la moneta unica è solido. Almunia, che nei prossimi giorni presenterà un rapporto sul deficit eccessivo dell’Italia, rimarca che gli obiettivi prioritari sono: il contenimento dei tassi di disoccupazione, l’adeguamento dello stato sociale, l’incremento della competitività, una più efficace gestione del processo di allargamento ed il miglioramento dei rapporti con Cina, India e Paesi emergenti.

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In Iraq le forze di sicurezza irachene continuano ad essere colpite dalla guerriglia: tre militari sono stati uccisi a Balad ed un altro soldato è morto per l’esplosione di una bomba nel centro di Falluja. A Mosul, tre poliziotti sono rimasti uccisi in seguito ad un attentato suicida. Ieri sera, un farmacista è stato assassinato a Baquba e un’autobomba, esplosa all’esterno di una base americana a Tikrit, ha provocato la morte di cinque soldati iracheni. Intanto, a quattro mesi dalle elezioni generali si riunisce oggi, per la prima volta a Erbil, il parlamento della regione autonoma curda.

 

In Afghanistan due militari americani sono stati uccisi ieri, per la deflagrazione di un ordigno nella provincia di Paktika, nel sudest del Paese. Un terzo soldato statunitense e un interprete afgano sono rimasti feriti. Le vittime viaggiavano su un convoglio di mezzi americani quando il loro veicolo è stato colpito dall’esplosione. Negli Stati Uniti, intanto, il Pentagono ha confermato almeno un caso di profanazione del Corano nella base americana di Guantanamo.

 

Si terrà a Gerusalemme il vertice fissato per il prossimo 21 giugno tra il primo ministro israeliano, Ariel Sharon, ed il presidente palestinese, Abu Mazen. Lo ha reso noto il governo di Tel Aviv. Nei Territori, intanto, il presidente palestinese ha annunciato il rinvio delle elezioni parlamentari previste per il 17 luglio. Lo slittamento è stato deciso per risolvere un contrasto sulle leggi di riforma del sistema di voto. Hamas ha contestato la decisione di Abu Mazen sostenendo che è stata presa senza un accordo con le fazioni palestinesi.

 

Davanti alla sede del quotidiano An-Nahar, a Beirut, si sono svolti stamani i funerali di Samir Kassir, il giornalista antisiriano ucciso giovedì nella capitale libanese. Sull’omicidio, il presidente degli Stati Uniti, George Bush, ha invocato l’apertura di un’inchiesta dell’ONU. Domani, intanto, si vota per il secondo dei quattro turni delle legislative: si prevede una vittoria degli sciiti. Ascoltiamo il giornalista libanese Camille Eid, intervistato da Giada Aquilino:

 

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R. – I risultati del secondo turno sembrano scontati i due maggiori partiti della componente sciita – Amal e Hezbollah – scendono in campo con una lista unificata, riducendo ogni possibilità di concorrenza o di competizione elettorale. I nomi dei futuri 23 deputati sembrano dunque scontati. Si deve però osservare che gli elettori della città cristiana di Jezin non avranno diritto di scelta in quanto i loro rappresentanti sono già stati scelti. Questo, ovviamente, non è molto democratico. Il motivo è sempre lo stesso: sono state create due ampie circoscrizioni elettorali in base ad una legge sbagliata. Questa legge, appoggiata dalla Siria e approvata dal Parlamento libanese, aveva già regolato le elezioni del 2000.

 

D. – Ma dopo questo secondo turno all’insegna degli sciiti, si può prevedere per i prossimi appuntamenti elettorali un’altra vittoria di Hariri?

 

R. – Al terzo turno si prevede la vittoria di Hariri in un paio di seggi. La zona interessata al voto, che comprende anche la valle della Bekaa, è sostanzialmente cristiano-drusa ma ci sono anche gli sciiti. Nell’ultima tornata elettorale, il 19 giugno, invece, Hariri riconquisterà ulteriori seggi perché la tornata si terrà nel Nord del Libano dove ci sono molti sunnti, soprattutto a Tripoli e nella provincia di Akar.

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“Ahora el pueblo, ahora la paz”: è il tema della manifestazione che si terrà oggi pomeriggio a Bilbao. La marcia organizzata dal partito nazionalista Batasuna, dichiarato illegale dal 2003, era stata convocata per rilanciare il dialogo con le autorità di Madrid. Sempre oggi a Madrid si mobilitano le associazioni delle vittime del terrorismo. Sostenuti dal partito popolare, i manifestanti sfileranno per le vie della capitale per protestare contro la decisione del governo di avviare un dialogo con l’ETA nel caso in cui i terroristi decidano di deporre le loro armi. Intanto, è giunta stamani la notizia della morte di Jon Idigoras, fondatore e leader storico del partito basco Herri Batasuna. Idigoras era stato, negli anni Ottanta e nei primi anni Novanta uno dei volti più noti del partito, bandito dalle autorità di Madrid che lo consideravano il braccio politico dell’ETA.

 

Alberto Gonzales, ministro della giustizia degli Stati Uniti, ha annunciato che non perseguirà l’ex numero 2 dell’FBI, Mark Felt che, all’età di 91 anni, ha rivelato essere la ‘gola profonda di Watergate’ . Fu lui, infatti, la fonte segreta del quotidiano ‘Washington Post’. Le informazioni raccolte fecero emergere lo scandalo Watergate e condussero alle dimissioni del presidente Nixon. “I fatti in questione sono accaduti molto tempo fa ed il Dipartimento ha altre priorità”, ha dichiarato Gonzales, commentando la vicenda.

 

Arresti di giornalisti stranieri accusati di revisionismo storico, massiccio schieramento di polizia per evitare manifestazioni: la Cina sembra voler cancellare ogni traccia della strage di piazza Tienanmen, avvenuta esattamente 16 anni fa. Nelle ultime settimane sono finiti in carcere anche due intellettuali dell’Accademia delle Scienze, per aver rivelato “segreti di Stato” su quanto accadde fra il 3 e il 4 giugno 1989. Ed in queste ore la piazza è rimasta deserta. Il commento di padre Bernardo Cervellera, direttore di AsiaNews, raccolta da Andrea Sarubbi:

 

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R. – La Cina ancora adesso si difende da questa memoria. Infatti, la polizia è tutta distribuita in Piazza Tienanmen per evitare che ci sia qualunque gruppo di persone che si fermi in silenzio, a pregare... Tutta la piazza è presidiata. La città è controllata dai militari, ma la cosa triste è che – come hanno detto le “Madri di Tienanmen”, in un appello al presidente Hu Jintao – in questo periodo la Cina sta criticando il Giappone perché non affronta il suo passato, i massacri compiuti nella Seconda Guerra mondiale… però anche i leader cinesi, in fondo, non affrontano il massacro che hanno compiuto soltanto 16 anni fa.

 

D. – Lo stesso atteggiamento della Cina si è visto anche con la morte di Zhao Ziyang ...

 

R. – Sì. Zhao Ziyang è stato il premier che all’epoca, nel 1989, era il più vicino agli studenti. Quando è morto, pochi mesi fa, hanno cercato di svuotare la sua memoria da tutti i ricordi di Tienanmen. Addirittura, non hanno permesso alla popolazione di rendere omaggio a questo grandissimo e coraggioso statista, non hanno permesso di offrire nessun segno di memoria.

 

D. – C’è Hong Kong, invece, che ricorda Piazza Tienanmen. E questo dà fastidio alla Cina...

 

R. – Dal tempo del massacro, tutti gli anni, la notte del 4 giugno Hong Kong ricorda sempre questi morti di Tienanmen con una veglia di preghiera e di raccoglimento. Dobbiamo ricordare che, all’epoca, l’ex colonia britannica aiutò moltissimo il movimento degli studenti, degli operai e dei contadini di Piazza Tienanmen, e successivamente ha anche cercato di liberare tantissime persone detenute in prigione. Hong Kong, naturalmente, è la spina nel fianco della Cina, perché è un Paese democratico: per questo, la Cina si difende, perché ha paura che la democrazia da Hong Kong si propaghi poi in tutto il Paese!

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In Etiopia sarà rinviato di oltre un mese l’annuncio dei risultati ufficiali delle elezioni parlamentari tenute lo scorso 15 maggio. Secondo l’agenzia di informazione di stato ENA, i risultati saranno comunicati il prossimo otto luglio. La commissione elettorale ha attribuito il ritardo alle indagini in corso sulle denunce di irregolarità commesse nelle operazioni di voto.

 

Gli ex ribelli hutu delle Forze per la difesa della democrazia sono in testa nelle municipali di ieri in Burundi. È quanto emerge dalle proiezioni, che danno al secondo posto il principale partito hutu, il Fronte democratico del Burundi, ed al terzo i tutsi dell’Unione per il progresso nazionale. Le Forze per la difesa della democrazia hanno siglato, due anni fa, un accordo di pace con il governo, e si sono poi trasformate in partito politico.

 

 

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