RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno XLIX n. 153 - Testo della trasmissione di Giovedì 2 giugno 2005
IL PAPA E LA SANTA SEDE:
IN
PRIMO PIANO:
CHIESA E
SOCIETA’:
Appello dei vescovi boliviani per una soluzione
democratica della crisi politica e sociale del Paese
Festeggiati ieri ad Atlanta i 25 anni della nascita
della CNN
Dal 13
al 15 giugno l’Assemblea plenaria dei vescovi francesi
Scoperti in Argentina i resti di una nuova specie di
dinosauro
Almeno 50 morti in scontri in Costa d’Avorio: a rischio l’accordo di pace
tra governo e guerriglia
2 giugno 2005
CULTURA ED EDUCAZIONE SONO DIRITTI DI OGNI UOMO:
COSI’ BENEDETTO XVI NEL MESSAGGIO AL COLLOQUIO
DELL’UNESCO,
CHE COMMEMORA OGGI IL 25.MO ANNIVERSARIO
DELLA STORICA VISITA DI GIOVANNI PAOLO II
- Con noi, mons. Francesco Follo -
L’educazione
e la cultura sono un diritto per ogni uomo. E’ quanto sottolinea Benedetto XVI
in una lettera al cardinale Jean-Louis Tauran, oratore principale all’odierno
colloquio dell’UNESCO, a Parigi, su cultura, religione e libertà. L’evento
ricorda il XX anniversario della storica visita di Giovanni Paolo II
all’UNESCO. Benedetto XVI mette l’accento sul ruolo del suo amato predecessore
per la difesa dei diritti umani e la promozione della cultura. Il servizio di
Alessandro Gisotti:
**********
Mobilitare le energie dell’intelligenza affinché sia
garantito, specie nei Paesi più poveri, il diritto all’educazione e alla
cultura. E’ l’auspicio di Benedetto XVI che ricorda l’esempio straordinario di
Giovanni Paolo II in favore dell’uomo, della sua dignità fondamentale, fonte di
diritti inalienabili. In un mondo sempre più sottoposto alle esigenze della
mondializzazione - si legge nella lettera pontificia - la Chiesa offrirà,
nell’annuncio del Vangelo, il suo contributo alla comunità umana, ribadendo con
forza il legame tra ogni uomo e il Creatore. Impegno che implica la difesa
della dignità dell’essere umano, dal concepimento alla morte naturale. La
Chiesa - ribadisce Benedetto XVI - rinnova la fiducia negli intellettuali
impegnati nella sfida esaltante della ricerca della verità. La Chiesa cattolica
continuerà, dunque, “a mobilitare tutte le proprie forze, che sono soprattutto
di natura spirituale, per concorrere al bene dell’uomo in tutte le dimensioni
del suo essere”. All’UNESCO si ricorda dunque la memorabile visita di Giovanni
Paolo II di 25 anni fa:
PAR
MON INTERVENTION, J’ESSAIERAI D’APPORTER… .
Con il mio intervento - disse
Papa Wojtyla - “cercherò di portare la mia modesta pietra all’edificio
dell’UNESCO”. Proposito riuscito in pieno, tanto che in molti considerano quel
discorso quasi un secondo atto costitutivo dell’UNESCO. Al centro
dell’intervento di Giovanni Paolo II, l’uomo e il rispetto dei suoi diritti. Ancora
oggi risuonano in tutta la sua forza le parole che il Papa rivolse, in
quell’occasione, ai rappresentanti delle nazioni:
OUI! L’AVENIR DE L’HOMME
DEPEND DE LA CULTURE !
“L’avvenire dell’uomo dipende dalla cultura. Sì, la
pace del mondo dipende dal primato dello spirito. Sì, l’avvenire pacifico
dell’umanità dipende dall’amore”. Un appello vibrante. Sull’eredità più
duratura lasciata da Giovanni Paolo II all’Unesco e al mondo della cultura,
ascoltiamo mons. Francesco Follo, osservatore permanente della Santa Sede all'UNESCO
e promotore del colloquio odierno:
R. –
Non è tanto una teoria sulla cultura, quanto una testimonianza. Il Papa ha
donato, non solo all’UNESCO, ma testimonianza in favore dell’uomo, ricordando
che tutte le sue dimensioni vanno tenute presenti, non solo quella materiale,
ma anche quella spirituale.
D. –
Sempre in quella occasione, Giovanni Paolo II lanciò un allarme sui pericoli
per l’uomo derivanti dall’uso della scienza a fini contrari alla morale. Parole
che 25 anni dopo suonano di straordinaria attualità ...
R. –
Certamente. Ha dimostrato che un’etica che non sia fondata su riferimenti
superiori, quindi in Dio, alla fine è fragile. Noi parliamo come cristiani e anche
come filosofi di legge naturale, ma ovviamente la natura presuppone sempre un
Creatore.
D. –
Nel suo Pontificato, Giovanni Paolo II ha sempre sottolineato che la cultura è
uno strumento per la promozione della pace, del dialogo, della comprensione fra
i popoli. Si può dire che questa è una sfida che il Papa ha lasciato a tutti
senza distinzioni di credo religioso?
R. –
E’ una sfida che è stata anche raccolta. Secondo me, uno dei compiti che la
Santa Sede svolge anche attraverso gli osservatori permanenti, è proprio quello
di essere presente e di aiutare a nome della Chiesa la ricerca ed anche fare
riferimento alla verità. Cristo ha detto: “la verità vi rende liberi”. La
società contemporanea molte volte ha trasformato questo in “la libertà vi rende
veri”. Il Papa ha ricordato l’insegnamento di Cristo nella sua autenticità e
quindi il riferimento etico viene riproposto.
D. –
Papa Benedetto XVI è un uomo di grande cultura. Come è stata accolta all’UNESCO
l’elezione del cardinale Ratzinger alla cattedra di Pietro?
R. –
Quando questo Papa è stato eletto, tutti hanno riconosciuto il suo grande
vigore intellettuale. In quei momenti c’era il consiglio esecutivo dell’UNESCO
e il presidente all’inizio dell’Assemblea plenaria ha letto una dichiarazione
di felicitazioni e di stima al Papa.
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LA RELAZIONE INTRODUTTIVA DI BENEDETTO XVI
INAUGURERA’
IL CONVEGNO DELLA DIOCESI DI ROMA
SUL RAPPORTO TRA LA FAMIGLIA E LA COMUNITA’ CRISTIANA
- A cura di Alessandro De Carolis -
Sarà Benedetto XVI ad aprire i lavori del Convegno ecclesiale diocesano
intitolato “Famiglia e comunità cristiana: formazione della persona e
trasmissione della fede ”, in programma dal 6 al 9 giugno nella Basilica di San
Giovanni in Laterano a Roma. La Relazione fondamentale del Pontefice darà l’avvio ad una tre giorni di
riflessione in vista dell’elaborazione del programma pastorale per il prossimo
anno. Al centro dell’attenzione, vi saranno dunque le famiglie, per le quali la
Chiesa di Roma sta lavorando in particolare già dal biennio 2003-04 per
favorirne e valorizzarne gli aspetti della soggettività, della responsabilità e
della solidarietà, nell’ottica della comunità cristiana. Quest’anno,
l’attenzione è centrata sui compiti che la Chiesa capitolina deve assumere
rispetto alle esigenze del territorio, così da rendere le comunità cristiane –
si legge in un comunicato – “sempre più disponibili alla testimonianza,
all’educazione della persona e alla trasmissione della fede”.
Al Convegno
prenderanno parte i parroci romani, i sacerdoti, le religiose e i laici impegnati nelle
parrocchie, nelle associazioni e nei movimenti ecclesiali presenti sul territorio
della diocesi romana.
UDIENZE
Questa
mattina, Benedetto XVI ha ricevuto presuli della Conferenza Episcopale del Sud
Africa in visita “Ad Limina Apostolorum”. Nel pomeriggio riceverà il cardinale
James Francis Stafford, Penitenziere Maggiore, e il cardinale Ernesto Corripio
Ahumada, arcivescovo emerito di Mexico (Messico).
LA STORIA DEL
CRISTIANESIMO AL CENTRO DEL SEMINARIO
CHE PRENDERA’ IL
VIA DOMANI IN VATICANO,
SU INIZIATIVA DEL
PONTIFICIO COMITATO DI SCIENZE STORICHE
- Intervista con mons. Walter Brandmuller –
Fare il punto sulla storia del Cristianesimo: è
l’obiettivo del seminario che prenderà
il via domani in Vaticano, su iniziativa del Pontificio Comitato di Scienze
Storiche. A trarre un bilancio delle ricerche recenti e soprattutto a trattare
le questioni aperte saranno quattro specialisti esterni all’organismo della
Santa Sede: l’accedemico linceo Manlio Simonetti, per l’antichità; il direttore
dell’Istituto storico Germanico di Roma Michael Matheus, per il medioevo; Paolo
Prodi dell’Università di Bologna per l’epoca moderna; Ernesto galli della
Loggia dell’Università di perugina, per l’età contemporanea. Le relazioni
saranno poi discusse da una settantina di studiosi che partecipano
all’iniziativa. Al presidente del Pontificio Comitato di Scienze Storiche,
mons. Walter Brandmuller, che è professore emerito dell’Università tedesca di
Augsburg, Giovanni Peduto ha chiesto di anticiparci qualcosa del seminario e di
parlarci di come è nato il Comitato stesso:
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R. - Si tratta del tentativo di fare un bilancio dello sviluppo della
storiografia negli ultimi 50 anni, in seguito alla fondazione del Comitato.
Dato che uno dei compiti principali del nostro Comitato è la promozione delle
scienze storiche su tutti i vari campi di questo settore, questo bilancio ci
sembra utile per sapere quali sono stati i risultati positivi e per individuare
le lacune, le mancanze metodologiche, le tematiche, verificate in questi ultimi
50 anni.
D. - A questo proposito,
qual è il ruolo peculiare del Pontificio Comitato di Scienze Storiche
nell’ambito degli organismi vaticani e soprattutto poi, come opera specificamente?
R. –
Fu un’idea di Papa Leone XIII: dopo
l’apertura degli archivi vaticani agli studiosi, volle creare una commissione
cardinalizia per la promozione delle scienze
storiche. Poi Papa Pio XII, alla vigilia del grande congresso degli storici, il
Congresso delle scienze storiche internazionali, creò, trasformò questa commissione cardinalizia nel Comitato di
Scienze Storiche per rappresentare la Santa Sede nell’ambito internazionale
delle scienze storiche. Questa rappresentanza è il secondo compito del Comitato
e il terzo può considerarsi, senza dubbio, la consulenza interna agli organismi
della Santa Sede.
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2 giugno 2005
NUOVO ATTENTATO IN
LIBANO:
L’ESPLOSIONE DI UNA BOMBA IN UN QUARTIERE CRISTIANO
PROVOCA LA MORTE DI UN
GIORNALISTA ANTISIRIANO
- Intervista con Camille
Eid -
Torna
la violenza in Libano, a quasi 4 mesi dall’assassinio dell’ex premier Rafik Hariri,
ucciso il 14 febbraio scorso a Beirut. Proprio nella capitale libanese, stamani
è rimasto vittima di un attentato il giornalista Samir Kassir, noto per le
posizioni antisiriane. Una bomba era stata piazzata sotto la sua auto. Il leader cristiano antisiriano Aoun e il leader
druso Jumblatt hanno accusato l’intelligence libanese dell’assassinio di
Kassir. Molto critico è stato anche Saad Hariri, figlio di Rafik e candidato
nelle legislative in corso, nel Paese dei cedri, fino alla fine di giugno.
Secondo Saad Hariri, in Libano oggi
esiste un “regime criminale di polizia”. Ma come può essere interpretata
l’uccisione di Samir Kassir? Giada Aquilino lo ha chiesto al collega libanese
Camille Eid, esperto di questioni mediorientali del quotidiano Avvenire:
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R. –
La stampa in Libano in questi ultimi 15 anni di tutela siriana è riuscita a resistere
a molte pressioni. Samir Kassir rappresentava l’espressione di questa resistenza,
essendo noto per le sue posizioni contrarie al controllo militare siriano.
Colpire, quindi, Samir Kassir mi sembra – se così posso dire – un po’ fuori
luogo adesso, dopo il ritiro delle truppe siriane. L’attentato intende,
comunque, sconvolgere il panorama politico libanese nel momento in cui si
stanno svolgendo, in più turni elettorali, le prime consultazioni dopo l’uscita
dei siriani.
D. –
E’ un caso che l’assassinio sia avvenuto in un quartiere cristiano, dove domenica
scorsa era stato ascoltato l’appello dell’ex generale Aoun a non andare alle
urne per le elezioni legislative?
R. –
Preferisco pensare ad un caso, perché si è trattato di un attentato mirato.
Ovviamente il fatto stesso che sia successo nel quartiere cristiano sconvolge
anche gli animi, soprattutto dopo che si erano verificati, negli ultimi due
mesi, quattro attentati dello stesso tipo e sempre in zone cristiane.
D. –
Come vive Beirut queste ore di tensione, a pochi mesi dall’uccisione dell’ex
premier Hariri?
R. –
Questo fatto riaccende le tensioni in un momento abbastanza critico e delicato.
Creerà ovviamente anche uno stato di paura fra la popolazione e questo perché,
nonostante la formazione di un nuovo governo più attento a tagliare i ponti coi
vecchi apparati della sicurezza legati a Damasco, coloro che hanno subito un
danno dal ritiro siriano continuano ad avere un certo potere.
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DOPO
I ‘NO’ DI FRANCIA E OLANDA AL TESTO DELLA COSTITUZIONE EUROPEA
E’
ARRIVATO OGGI IL ‘SI’ DEL PARLAMENTO DELLA LETTONIA
-
Intervista con Marc Leijendekker -
“Un duro colpo alla classe politica”, che “non può
restare senza conseguenze”. Così la stampa olandese di oggi commenta la
vittoria dei no al referendum di ieri sulla Costituzione europea. Contro il
trattato, già bocciato domenica in Francia, si è espresso oltre il 61 per cento
degli elettori. Andrea Sarubbi ha raccolto il commento di Marc Leijendekker,
giornalista del quotidiano Nrc Handelsblad:
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R. – Tanti avevano previsto una vittoria del ‘no’,
ma non era stata prevista una vittoria così chiara ed evidente. Non era proprio
nelle previsioni, anche perché i sostenitori del ‘sì’, con il governo in prima
linea, avevano speso il doppio, in questa campagna, rispetto ai sostenitori del
‘no’. Eppure, il popolo ha respinto la Costituzione.
D. – È
il secondo ‘no’ in pochi giorni da parte di un Paese fondatore. L’Olanda sta facendo
marcia indietro sull’Europa?
R. –
Questo risultato non deve essere interpretato come un ‘no’ dell’Olanda
all’Europa: si tratta, piuttosto, di una pausa, di un momento di riflessione.
In tanti ieri, dopo i risultati, hanno utilizzato la metafora del treno: gli
olandesi hanno tirato il freno d’emergenza. Non vogliono certo scendere, ma
vogliono sapere dove stanno andando e con chi.
D. –
Qualcuno si è meravigliato per l’alta partecipazione al voto, più del 60 per
cento. Questo significa che in Olanda c’è interesse per l’Europa…
R. –
Secondo molti, l’aspetto positivo è che c’è stata una discussione molto intensa
e molto ampia sull’Europa e la gente si è interessata. Gli stessi sostenitori
del ‘sì’ hanno ammesso di aver compiuto, forse, il grande errore di non aver
consultato prima il popolo. Molti interpretano questo risultato non come la
fine del progetto europeo, ma certamente come un nuovo inizio di questo
progetto, più democratico. Questo rappresenta sicuramente una grande differenza
con la Francia.
D. – È
un voto che può avere ripercussioni politiche interne sul governo di Balkenende?
R. –
No, non credo. Questo è stato chiesto ieri anche alla gente che andava a votare,
ma gli elettori hanno risposto che andavano a votare pensando unicamente
all’Europa e non al governo. Questo si spiega anche nella divisione politica
dei votanti per il ‘sì’ e il per il ‘no’: per tutto il mondo politico non si è
trattato di una vittoria della sinistra sulla destra o della destra sulla sinistra,
visto che, se il governo ha certamente perso, anche il partito dell’opposizione
ha perso. Per la gente, ripeto, questo referendum non ha rappresentato un voto
per il governo, ma esclusivamente un voto per l’Europa. La gente ha anche ribadito
che vuole saperne di più, vuole essere coinvolta di più. Quindi è il caso di
fermarsi per un po’ e parlarne.
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E dopo i due ‘no’ di Francia ed
Olanda alla Costituzione europea, oggi è arrivato un ‘sì’ annunciato: quello
del Parlamento della Lettonia. Giancarlo La Vella:
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72 dei 100 deputati hanno votato
sì, per un voto passato quasi nel silenzio. La repubblica baltica è il decimo
Paese dell’Unione a ratificare il testo e lo ha fatto con il metodo meno
rischioso, quello parlamentare: dei tre referendum popolari svoltisi finora soltanto
quello in Spagna ha dato un risultato positivo. Il futuro della Carta rimane
dunque incerto: il premier italiano, Berlusconi, ha ammesso stamattina che al
momento “nessuno ha una soluzione” e che una decisione verrà presa “nel
Consiglio di metà giugno”. Quanto all’allargamento, invece, il commissario Olli
Rehn ha ribadito che andrà avanti, come previsto, purché i Paesi candidati
attuino le riforme richieste. Proprio
stamattina è stato inviato un avvertimento a Romania e Bulgaria, prossime
all’ingresso nel 2007: il cammino percorso finora è giudicato insufficiente.
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Il
ministro degli Esteri britannico, Jack Straw, annuncerà lunedì prossimo in Parlamento
il congelamento del referendum sulla Costituzione Europea. Lo hanno rivelato
fonti del ‘Foreign Office’ citate
dall’agenzia Press Association. Il governo laburista di Londra aveva presentato
alla Camera dei Comuni, lo scorso 24 maggio, un progetto di legge per indire il
referendum il prossimo anno, ma dopo la doppia bocciatura del trattato in
Francia e in Olanda ha deciso di congelare il provvedimento a tempo
indeterminato.
IN UN’UNICA STRUTTURA TUTTI GLI ENTI ITALIANI, CHE
OPERANO NEL SOCIALE,
COLLEGATI ALLA COMPAGNIA DI
GESÙ.
E’ NATA LA FEDERAZIONE “JESUIT SOCIAL NETWORK”,
PRESENTATA IERI A ROMA
- Intervista con padre Francesco Di Luccia -
Raccogliere in un’unica
struttura tutti gli enti italiani, che operano nel sociale, accanto ai poveri e
agli emarginati, collegati alla Compagnia di Gesù. Per dare più voce alla
solidarietà sociale, nasce la Federazione “Jesuit Social Network”, i cui programmi
sono stati presentati ieri presso il centro “Astalli” di Roma. Degli obiettivi
ci parla, al microfono di Eugenio Bonanata, padre Francesco di Luccia,
presidente della Federazione:
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R. –
Mettere insieme questi gruppi, perché le risorse possono essere messe in
circolo e quindi valorizzate. Contribuire poi alla formazione degli operatori
di queste realtà ed offrire una lettura del nostro contesto sociale e politico
dal punto di vista di chi opera in servizi di accoglienza.
D. –
Nei prossimi giorni al via la prima iniziativa di questo network: “Date voi
stessi da mangiare”…
R. –
Si tratta di un seminario, al quale parteciperanno oltre 100 operatori delle Associazioni
finora federate. Il seminario ha come punto di riflessione il tema delle
risorse: quali sono le risorse per i nostri gruppi e per i nostri territori. E
si vuole poi anche cercare di comprendere qual è il ruolo delle Organizzazioni
di solidarietà sociale oggi. Alla luce di queste due riflessioni, speriamo di
poter formulare un progetto ed un programma di lavoro della Federazione per
l’anno a venire.
D. – A
chi si rivolge il Seminario? Chi sono i destinatari?
R. –
Sono i quadri delle Associazioni che si sono federate. Quindi persone che siano
piuttosto stabili all’interno di questi enti, che abbiamo una conoscenza anche
della Compagnia di Gesù e del suo stile, che abbiamo una capacità di trasmettere
all’interno del loro gruppo i contenuti che saranno poi affrontati nel
Seminario.
D. –
Quali mezzi sono utilizzati dalla Federazione?
R. –
Sono i gruppi stessi i protagonisti, anche per quanto riguarda i mezzi e per la
realizzazione delle proprie attività.
D. –
C’è un cambiamento organizzativo nella struttura?
R. –
La Federazione è un organismo che ha un suo statuto e dunque ha una sua democraticità.
Gli organismi direttivi vengono eletti attraverso il sistema di rappresentanza
dalla base. Questo significa che, da oggi in poi, l’apostolato sociale dei
gesuiti italiani sarà affidato a questo organismo che decide chi deve essere il
presidente, chi deve essere il comitato esecutivo e via dicendo. Naturalmente
chi opera all’interno della Federazione sa che si muove nell’alveo della
spiritualità e dello stile dei gesuiti italiani.
D. –
Prima c’era un ruolo diverso da parte del Superiore dei gesuiti?
R. –
Certo, perché finora il responsabile dell’apostolato sociale dei gesuiti
italiani veniva nominato esclusivamente dal Superiore. Era una nomina che partiva
dal vertice e doveva poi far riferimento all’autorità che lo aveva nominato.
Ora c’è invece questo tentativo di mettere insieme il vertice dei gesuiti e la
base di chi lavora sul territorio. Da una parte, si affida a chi lavora sul
territorio il compito di portare avanti questo progetto; nello stesso tempo si
chiede a questi gruppi di seguire una linea che è ben più antica di noi.
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IL CERVELLO E
L’INTELLIGENZA, “MIRACOLI” DI DIO
CHE POSSONO ESSERE
MEGLIO TUTELATI E SVILUPPATI IN ARMONIA CON IL CORPO.
PRESENTATI A ROMA GLI ULTIMI LIBRI DI TONY BUZAN, UNO DEI MAGGIORI
ESPERTI MONDIALI NEL
CAMPO DELL’APPRENDIMENTO
- Intervista con
l’autore -
Si può
imparare ad essere più intelligenti? E, soprattutto, in che modo si tutela la
salute del proprio cervello? Si tratta di domande tutt’altro che scontate alle
quali, però, la gente comune molto spesso non sa dare una risposta. Ad illustrare
da molti anni le enormi potenzialità del cervello umano, attraverso studi
scientifici e opere di divulgazione, è l’inglese Tony Buzan, ritenuto una delle
autorità mondiali in materia di apprendimento. Presidente della Brain Foundation e della Brain Trust Charity, Buzan è anche
l’inventore delle cosiddette “Mappe mentali”, che rendono possibile l’aumento
della forza fisica grazie ad una più approfondita conoscenza delle proprie
capacità mentali. A Roma per presentare due suoi libri editi da Frassinelli,
“Il pensiero del corpo” e “L’intelligenza fisica”, Tony Buzan è stato
incontrato da Alessandro De Carolis:
**********
R. – A MINDMAP IS A NEW WAY
OF THINKING AND TAKING NOTE...
La mappa mentale è un nuovo modo
di pensare, di prendere nota e di organizzare il pensiero, basato sulle ultime
ricerche effettuate sul cervello che dimostrano che se si usano colori e
immagini e collegamenti, il cervello riesce a ricordare meglio, a creare
meglio, a pensare meglio, ad essere più chiaro e controllabile. Lo stesso Leonardo
da Vinci ha fatto uso delle medesime tecniche nelle sue annotazioni.
D. –
In tema di potenziamento delle attività cerebrali “per aumentare l’efficienza
fisica”, come recita il sottotitolo di un suo libro, si parla di risultati
sbalorditivi nella sinergia mente-corpo. Che cosa hanno rivelato questi studi?
R. – MANY CENTURIES AGO, IT
WAS IN FACT THE ROMANS WHO CAME UP...
Sono
stati i Romani, secoli fa, a coniare l’espressione mens sana in corpore sano. La scienza moderna ha riconosciuto che
questo è vero e io ho condotto ricerche specifiche per mio conto, in
pre-medicina e in neurofisiologia. Nei miei libri ho scritto che sviluppando un
corpo in buona armonia, un corpo che stia bene dal punto di vista fisico, anche
il cervello riceve più sangue e quindi più ossigeno e pertanto lavora in
maniera migliore. Si innesca un circolo virtuoso e penso che in ogni parte del
mondo, dai bambini, agli adulti, agli anziani, tutti dovrebbero cercare di assumere
un atteggiamento che favorisca il buon funzionamento della mente e del corpo.
D. – A
questo proposito, quali categorie hanno risposto meglio alle sue ricerche: gli
uomini più delle donne, i giovani più degli adulti, o viceversa?
R. – TO MY DELIGHT IT WAS
ANYONE WITH A BRAIN WHO…
Con
mia grande soddisfazione, mi sono reso conto che, in buona sostanza, tutti
quelli che avevano un cervello mi hanno chiesto di sapere come funzionasse…
Sono tante le categorie di persone attratte dal mio lavoro, che seguono la mia
attività. In Cina, per fare un esempio, ho partecipato ad una trasmissione televisiva
seguita da 300 milioni di persone, appartenenti a tutte le classi sociali. E’
la dimostrazione che quello che cerco di fare è un discorso che arriva a tutti.
D. –
La nostra è un’epoca, per così dire, di salutismo sfrenato, che tende però ad
escludere la sfera del cervello, del quale si parla poco e si conosce, soprattutto
a livello di opinione pubblica, ancor meno. Invece si può dire, come lei
afferma nel libro “L’intelligenza fisica”, che anche col cervello si può fare
del fitness...
R. – I’M GOING TO
GIVE THEM THREE DIFFERENT SHORT ANSWERS…...
Rispondo
a questa domanda con tre brevi esempi. Il primo è questo. Nel passato si era
soliti pensare che per raggiungere risultati, anche fisici, le percentuali
fossero per l’80 per cento legate al corpo e per il 20 per cento legate alla
mente. Recentemente, invece, con gli studi che sono stati condotti, ci siamo
resi conto che è esattamente il contrario. Un secondo elemento che ho
riscontrato nella mia ricerca è che di tutte le visite mediche condotte negli
ospedali – tra l’altro questo è stato un dato pubblicato anche dalle Associazioni
mediche, almeno l’80 per cento, forse anche al 90 e anche al 100 per cento,
sono dovute a problemi legati allo stress e comunque ad una non corretta
impostazione del pensiero. Sono totalmente dell’idea che lavorando proprio
sull’impostazione del modo di pensare, si riesca ad arrivare ad una condizione
ottimale sia per il corpo che per la mente. E questo porterebbe ad uno stile di
vita sano, che è quello poi che Dio ci ha consegnato. Terzo punto, ho fatto
un’indagine sul senso di autostima che le persone hanno nei confronti di loro
stesse. Mi sono reso conto, anche tra i bambini, che la gran parte delle persone
ritiene di non essere intelligente a sufficienza: proprio i bambini
rispondevano alle mie domande ritenendo che i computer fossero più intelligenti
di loro. Eppure, noi dobbiamo pensare che nel cervello esiste un milione di
milioni di cellule e ognuna di queste cellule ha potenzialità di gran lunga
superiori rispetto ad un PC. Come dicevano, Leonardo e Michelangelo, il corpo e
la mente umani rappresentano dei miracoli e noi dobbiamo comprendere in che
modo bisogna nutrire queste cellule e svilupparle al meglio.
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2
giugno 2005
LA CRESCENTE CRISI POLITICA E SOCIALE DELLA
BOLIVIA PREOCCUPA
FORTEMENTE
LA CHIESA: APPELLO DEI VESCOVI AL GOVERNO, ALLE
ISTITUZIONI
E ALLE
PARTI CIVILI MOBILITATE NELLE MANIFESTAZIONI DI PIAZZA
A CERCARE
SOLUZIONI POSSIBILI NELL’AMBITO DEMOCRATICO
LA PAZ. = Di fronte alla
crescente crisi in Bolivia, la Conferenza Episcopale boliviana (CEB) ha
lanciato un appello al governo e alle organizzazioni che si sono mobilitate per
proteste di piazza negli ultimi giorni perché si assumano la responsabilità di
trovare urgentemente una soluzione. La "preoccupazione" della Chiesa
è stata manifestata dal vescovo di El Alto, Jesus Juarez, che ha però espresso
anche la "fiducia" che si possa trovare una soluzione dei problemi
sul tavolo "nell'ambito democratico". "Chiediamo ai poteri
legislativo ed esecutivo che si assumano l'enorme responsabilità che hanno nei
confronti del Paese. Le loro decisioni avranno un carattere storico per la
messa a tema dei problemi e potranno contribuire a superare il clima di conflitto
che stiamo vivendo o invece ad aggravarlo con conseguenze imprevedibili",
ha dichiarato mons. Juarez. Anche i leader delle organizzazioni sociali,
politiche e civili devono "assumersi le loro responsabilità attraverso un
cambiamento di atteggiamento per poter determinare condizioni costruttive e
pacifiche a beneficio di tutto il Paese", ha aggiunto il presule. "Da
qualsiasi parte venga la violenza, provoca solo maggior dolore e sofferenza; speriamo
che i mezzi di comunicazione insieme con il loro lavoro d'informazione contribuiscano
a creare un'atmosfera adeguata per arrivare al compromesso che si cerca",
ha sottolineato ancora il vescovo, ricordando che "le grandi sfide che ha
davanti il Paese, come la povertà e l'esclusione devono essere affrontate partendo
da principi di giustizia sociale, rispetto della vita, della libertà e della
democrazia, di unità e solidarietà". Sulla possibilità che la Chiesa funga
da mediatrice del conflitto, il presidente della Conferenza episcopale, l'arcivescovo
di La Paz Edmundo Abastoflor, ha chiarito che nessuno l'ha ancora chiesto ma
"se questa richiesta verrà formulata – ha detto - dovremo prenderla in
considerazione, come sempre abbiamo fatto anche in altre occasioni".
(R.G.)
DOPO
UN ANNO E MEZZO DI INDAGINI, HA CHIUSO I SUOI LAVORI IN CILE
LA
COMMISSIONE INCARICATA DI REDIGERE IL RAPPORTO “PRIGIONE, POLITICA
E TORTURA” DURANTE GLI ANNI DELLA DITTATURA
DI PINOCHET. CIRCA 30 MILA
I CASI ACCERTATI DI VITTIME
DI VIOLAZIONI DEI DIRITTI UMANI,
TRA
CUI OLTRE 80 BAMBINI SOTTO I 12 ANNI
SANTIAGO DEL CILE. = Nuove
sconvolgenti rivelazioni in Cile: la Commissione Valech, incaricata di redigere
il rapporto ''Prigione, politica e tortura'' durante gli anni della dittatura
di Augusto Pinochet, ha completato il suo Dossier con altri 1201 casi di
violazioni dei diritti umani ai danni di cittadini. Tra questi ci sono 87
persone che furono torturate nell'infanzia, quando avevano meno di dodici anni.
Il presidente della Repubblica cilena Lagos, che ha partecipato ai lavori della
Commissione, ha assicurato che il governo si occuperà di questi casi
evidenziati nella prima parte del Dossier, erogando sussidi economici e
garantendo che ''non si ripeterà mai una tale situazione''. La nuova parte del
Dossier si aggiunge alla documentazione già approvata lo scorso autunno su 28
mila casi accertati di vittime di abusi e torture. La Commissione, presieduta
da Maria Luisa Sepulveda, ha iniziato i lavori l'11 novembre del 2003 ed ha
ascoltato 35 mila testimoni da Arica a
Punta Arenas, in 110 distretti ed ha analizzato casi di torture e privazione
della libertà personale nel periodo compreso tra l'11 settembre del 1973 (il
giorno del golpe) ed il 10 marzo del 1990. Il passo successivo alla
pubblicazione del Dossier sarà la creazione dell'Istituto dei diritti umani,
che avrà il compito di ''preservare nella memoria'' il riconoscimento delle vittime. (R.G.)
FESTEGGIATI
IERI AD ATLANTA I 25 ANNI DEL CELEBRE NETWORK TELEVISIVO “CNN”. L’EVENTO HA
CONCISO
CON LA XVI CONFERENZA INTERNAZIONALE DI “WALL
REPORTER”,
CUI
PARTECIPANO EMITTENTI DI TUTTO IL MONDO, CHIAMATE QUEST’ANNO
A
RIFLETTERE SUL “GIORNALISMO CHE CONNETTE ASSIEME UN MONDO DI SAPIENZA”
- A cura di Giulio Albanese -
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ATLANTA. = Festa grande ieri ad Atlanta per i 25 anni
della “CNN”, il celebre Net Work televisivo fondato dal magnate statunitense
Ted Turner. La data di fondazione è coincisa con la XIV Conferenza
internazionale di ‘Wall Reporter’, un appuntamento annuale che ha visto
riuniti nella capitale georgiana centinaia di delegati provenienti dalle Reti
televisive di mezzo mondo. Giornalisti ed esperti di comunicazione globale sono
venuti oltre che dagli Stati Uniti e dall’Europa, dall’Angola e
all’Azerbaigian, dalla Cina e alla Lituania, dal Rwanda al Venezuela, con l’intento
di condividere esperienze maturate sul campo e idee innovative nella
consapevolezza, a detta degli stessi organizzatori, che il mercato televisivo è
un settore fortemente propulsivo nel villaggio globale. Il tema scelto per
l’assise è alquanto emblematico dello spirito che aleggia tra le mura del CNN
Center, “Giornalismo che connette assieme un mondo di sapienza” è una sorta di
richiamo all’etica professionale, sebbene alcuni dei partecipanti provenienti
dalle testate del Sud del mondo, lo abbiano definito eccessivamente idealistico
rispetto all’aggressività e la spregiudicatezza tipiche dell’arena mediatica
internazionale. Si tratta in sostanza di superare la logica del
sensazionalismo, dello scoop ad oltranza che troppe volte induce lo stesso
giornalista a banalizzare la realtà complessiva a scapito di una comprensione
effettiva degli avvenimenti.
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SI TERRA’ DAL 13 AL 15 GIUGNO, A
CHEVILLE-LARUE,
L’ASSEMBLEA
PLENARIA DEI VESCOVI FRANCESI.
TRA I TEMI IN AGENDA, LA RIFORMA DELLA
STESSA CONFERENZA EPISCOPALE
PARIGI.
= La prossima assemblea plenaria dei vescovi francesi si terrà dal 13 al 15 giugno
a Chevilly-Larue. L'Assemblea era
prevista nella prima settimana di aprile, ma la morte di Giovanni Paolo II l'ha
fatta rimandare. All'ordine del giorno sono previste, tra l'altro, la riforma
della stessa Conferenza episcopale francese e la cosiddetta "questione
della laicità" e del ruolo della Chiesa cattolica ad un secolo dalla
adozione delle leggi, che regolano i rapporti Stato/Chiesa in Francia. (A.M.)
IN VISTA DELLE PROSSIME ELEZIONI IN
SPAGNA PER L’AUTONOMIA
DELLA GALIZIA, I PRESULI
DELLA REGIONE INVITANO I CATTOLICI
AD ESPRIMERE SCELTE IN ARMONIA CON I
VALORI DEL VANGELO
MADRID.
= In vista delle elezioni per l'autonomia in Galizia, il 19 di giugno, i vescovi
di questa regione spagnola ribadiscono che "le scelte politiche dei
cattolici debbono rimanere in armonia con i valori del Vangelo". In un comunicato
diffuso ieri, i vescovi ricordano che esistono criteri che possono
"aiutare a discernere". Tra questi: "difendere la vita in ogni
circostanza", favorire la famiglia e "le condizioni della
natalità". I vescovi galiziani, nel loro comunicato, chiedono che venga
presa in debita considerazione un’educazione che promuova i valori etici e morali,
un’attenzione alla situazione dei giovani, un’offerta di progetti creativi per
coloro che lavorano la terra o che sono in mare. Attenzione anche per i disoccupati,
ai gruppi sociali più deboli, con l’obiettivo di sostenere un sistema economico
giusto. Il documento reca la firma dell'arcivescovo di Santiago, Juliàn Barrio,
e dei vescovi di Mondonedo-Ferrol, di Lugo, di Tui-Vigo e di Orenze. L'ultima
parola è rivolta ai politici perché usino la parola come "veicolo della
verità". (A.M.)
IMPORTANTE
SCOPERTA IN ARGENTINA PER GLI APPASSIONATI DI PALEONTOLOGIA:
RECUPERATI IN PATAGONIA I RESTI DI UNA NUOVA
SPECIE DI DINOSAURO,
GRAZIE ALLA SCOPERTA DI UN PASTORE
BUENOS
AIRES. = La Patagonia restituisce ancora una volta i resti di un dinosauro. Per
la seconda volta in pochi mesi, nel sud dell'Argentina sono state trovate
tracce e ossa di un sauropodo, un dinosauro erbivoro che camminava a quattro
zampe. La scoperta è avvenuta a Chubut,
ad opera di un’équipe mista argentino-tedesca. La nuova specie ha un collo
inaspettatamente corto ed è stata battezzata ''Brachytrachelopan mesai''. Il
nome mesai è tratto dal suo primo ed effettivo scopritore, Daniel Mesa, un
pastore che ha trovato i resti mentre cercava il suo gregge. Letteralmente il
nome del nuovo dinosauro significa:''Dio dei pastori, dal collo corto, di
Mesa''. La scoperta è stata pubblicata sulla rivista Nature. (R.G.)
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- A cura di Amedeo Lomonaco -
Riesplode la violenza in Costa d’Avorio, Paese
sconvolto dalla guerra civile in anni scorsi e diviso dal 2002 tra governativi
e ribelli. Sono almeno 50 le vittime trucidate, ieri notte, nel corso di un
raid di uomini armati nei pressi della città occidentale di Duekoue, situata in
una zona ricca di materie prime. Il nostro servizio:
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L’arrivo dei soldati ed il coprifuoco notturno
imposto dalle autorità ivoriane non hanno impedito la strage. Gli assalitori
hanno incendiato molte case di due villaggi e diverse persone sono morte tra le
fiamme. Le vittime sono tutte dell’etnia Gueré. Secondo gli inquirenti, avrebbero preso parte
all’attacco miliziani e combattenti provenienti dalla Liberia. Ma la pista più
accreditata resta quella di un nuovo scontro interetnico legato allo
sfruttamento delle piantagioni di cacao della zona. Fonti missionarie della MISNA hanno rivelato,
inoltre, che gli sfollati sono circa 10 mila. Si teme ora che questo episodio
possa mettere a rischio l’accordo di pace raggiunto ad aprile tra il presidente
Gbagbo e la guerriglia. Lo conferma, al microfono di Giancarlo La Vella, padre
Giovanni De Franceschi, missionario del Pime a Bouakè:
R. - C’è il timore di una guerra etnica. Le etnie dell’ovest non
accettano più gli stranieri, ovvero gli ivoriani che non sono della parte
occidentale del Paese. I politici vorrebbero la pace. Ma i militari e i ribelli
sono contrari al disarmo ed alla riconciliazione. Alla base delle tensioni ivoriane c’è un interesse economico da
parte di alcuni che cercano di fare andare avanti questa guerra. Tutte le
materie prime della Costa d’Avorio vengono sfruttate da gruppi e lobby.
La zona teatro delle violenze è formalmente sotto
il controllo delle truppe governative. Il centro ed il nord del Paese sono
controllati, invece, da movimenti di ribelli che dopo una lunga crisi politica
hanno accettato di entrare nel governo.
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Ancora una
giornata di attentati in Iraq: è di almeno 18 morti e di una cinquantina di
feriti il tragico bilancio di una serie di attacchi compiuti nel nord del
Paese. Questa mattina dodici persone sono rimaste uccise in un attentato
suicida compiuto nei pressi di Kirkuk. Nella stessa zona, un attacco contro una
compagnia petrolifera ha causato la morte di un bambino e diversi feriti.
Violenze si registrano anche a Baquba, dove un kamikaze si è fatto saltare in
aria vicino ad convoglio di esponenti politici locali uccidendo almeno 5
persone. Dall’Italia arrivano, intanto, nuove informazioni sulla morte dei 4
militari italiani in Iraq. Il loro decesso non è stato causato dall’abbattimento
dell’elicottero: l’autopsia ha rivelato, infatti, che sui loro corpi non vi
sono tracce di colpi d’arma da fuoco. I funerali si svolgeranno domani all’aeroporto
militare di Viterbo.
In Afghanistan i rappresentanti
di tutte le organizzazioni umanitarie attive a Kabul si sono riunite per
firmare una petizione in cui si chiede l’immediato rilascio di Clementina
Cantoni. Le Nazioni Unite hanno annunciato, intanto, la sospensione delle operazioni
di sminamento condotte in zone considerate a rischio. Secondo l’Onu, centinaia
di migliaia di mine collocate sul territorio afghano continuano a uccidere o
ferire più di cento persone ogni mese.
È slittato al prossimo 21 giugno
il vertice tra il presidente palestinese, Abu Mazen, ad il premier israeliano,
Ariel Sharon. Diversi i temi in agenda tra cui la definizione delle modalità
per il ritiro israeliano da Gaza e la liberazione di oltre 8000 palestinesi
detenuti in Israele. Oggi lo Stato ebraico ha iniziato a liberarne 400.
Intanto, migliorano le condizioni di Abu Mazen, dopo l’intervento di
angioplastica cui è stato sottoposto ad Amman, in Giordania.
Importante incontro quello tra ministri degli Esteri di
Cina, India e Russia a Vladivostok. Tra i temi discussi: l’intensificazione
della cooperazione in ambito politico ed economico e l’azione comune nella
lotta al terrorismo. Il servizio di Donika Lafratta:
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È il primo vertice ufficiale ed
indipendente quello in corso a Vladivostok, nell'estremo oriente russo, tra i
ministri degli Esteri di Cina, India e Russia. I tre politici si incontrano per
la prima volta al di fuori di un forum internazionale per discutere di economia, politica, agricoltura,
ambiente ma soprattutto di affari internazionali. Obiettivo comune è quello di
intensificare la cooperazione in questi settori ed aumentare la collaborazione
nella lotta al terrorismo, al traffico di stupefacenti e ad altre forme di
crimine organizzato.
“La democratizzazione delle relazioni internazionali e
l’osservazione dei principi del multilateralismo sono elementi essenziali per
garantire la sicurezza nel mondo moderno”. Così il ministro degli Esteri russo,
Lavrov, sottolinea la volontà dei tre Paesi a trovare un approccio comune nella
gestione degli Affari Internazionali che blocchi la politica unilaterale degli
Stati Uniti. Lavrov e i suoi omologhi si sono anche pronunciati in favore di
una riforma del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite. Approfittando di
questo incontro, Russia e Cina hanno colto l’occasione per firmare un accordo
definitivo sul confine del settore orientale della frontiera che divide i due
Paesi, mettendo così fine a 40 anni di negoziati.
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Il commissario UE agli Affari
Economici e monetari, Joaquin Almunia, proporrà martedì prossimo di avviare una
procedura per deficit eccessivo contro l’Italia. Lo hanno dichiarato all’ANSA
esperti dell’ECOFIN. In base alle revisioni compiute da EUROSTAT lo scorso 23
maggio, “il livello generale del deficit dell’Italia ha raggiunto il 3,1 per
cento del Pil nel 2003 e ha fatto registrare lo stesso livello nel 2004”.
Inoltre, il debito pubblico in Italia “è chiaramente al di sopra della soglia
di riferimento del Trattato”.
“In questo giorno di festa e di ricordi, voglio esprimere
un deferente pensiero a coloro che su ogni fronte, durante la guerra di
liberazione e in tempo di pace, hanno donato la propria vita per la rinascita
delle istituzioni democratiche nelle quali tutti ci riconosciamo”. Con queste
parole il presidente italiano, Carlo Azeglio Ciampi, ha espresso il grazie
dell’Italia alle forze armate in occasione del 59.mo anniversario della
Repubblica.
Tragedia in Sudan: cinque
persone sono morte per lo schianto di un aereo, precipitato in fase di decollo
a Khartoum. Lo ha riferito la televisione satellitare al Jazeera. A bordo del
velivolo c’erano complessivamente 42 passeggeri.
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