RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno XLIX n. 153 - Testo della trasmissione di Giovedì 2 giugno 2005

 

 

Sommario

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

Educazione e cultura, un diritto per ogni uomo: così  Benedetto XVI nel messaggio all’Unesco, per il colloquio,  oggi, a  25 anni dalla  visita di Giovanni Paolo II.  Con noi l’Osservatore Permanente presso l’organismo delle Nazioni Unite, mons. Francesco Follo

 

La relazione introduttiva di Benedetto XVI inaugurerà il convegno della diocesi di Roma sul rapporto tra famiglia e comunità cristiana

 

La storia del Cristianesimo al centro del seminario che prenderà il via domani in Vaticano, su iniziativa del Pontificio Comitato di Scienze Storiche. Intervista con mons. Walter Brandmuller

 

IN PRIMO PIANO:

Nuovo attentato in Libano: l’esplosione di una bomba in un quartiere cristiano provoca la morte di un giornalista antisiriano. Ai nostri microfoni Camille Eid

 

Dopo i ‘no’ di Francia e Olanda alla Costituzione europea: il ‘sì’ oggi  del parlamento della Lettonia. Ai nostri microfoni Marc Leijendekker

 

In un’unica struttura gli enti italiani, che operano nel sociale, collegati alla Compagnia di Gesù. E’ nata la federazione “Jesuit Social Network”: con noi il neo presidente p. Francesco di Luccia

 

Il cervello e l’intelligenza “miracoli” di Dio: presentati a Roma gli ultimi libri di Tony Buzan, esperto nel campo dell’apprendimento. Intervista con l’autore

 

CHIESA E SOCIETA’:

Appello dei vescovi boliviani per una soluzione democratica della crisi politica e sociale del Paese

 

Conclusi i lavori della commissione cilena incaricata di redigere un rapporto sulle vittime della dittatura di Pinochet

 

Festeggiati ieri ad Atlanta i 25 anni della nascita della CNN

 

            Dal 13 al 15 giugno l’Assemblea plenaria dei vescovi francesi

 

In vista delle prossime elezioni in Spagna per l’autonomia della Galizia, i presuli della regione invitano i cattolici ad esprimere scelte in armonia con i valori del Vangelo

 

Scoperti in Argentina i resti di una nuova specie di dinosauro

 

24 ORE NEL MONDO:

Almeno 50 morti in scontri in Costa d’Avorio: a rischio l’accordo di pace tra governo e guerriglia

 

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

2 giugno 2005

 

CULTURA ED EDUCAZIONE SONO DIRITTI DI OGNI UOMO:

COSI’ BENEDETTO XVI NEL MESSAGGIO AL COLLOQUIO DELL’UNESCO,

CHE COMMEMORA OGGI IL 25.MO ANNIVERSARIO

DELLA STORICA VISITA DI GIOVANNI PAOLO II

- Con noi, mons. Francesco Follo -

 

L’educazione e la cultura sono un diritto per ogni uomo. E’ quanto sottolinea Benedetto XVI in una lettera al cardinale Jean-Louis Tauran, oratore principale all’odierno colloquio dell’UNESCO, a Parigi, su cultura, religione e libertà. L’evento ricorda il XX anniversario della storica visita di Giovanni Paolo II all’UNESCO. Benedetto XVI mette l’accento sul ruolo del suo amato predecessore per la difesa dei diritti umani e la promozione della cultura. Il servizio di Alessandro Gisotti:

 

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Mobilitare le energie dell’intelligenza affinché sia garantito, specie nei Paesi più poveri, il diritto all’educazione e alla cultura. E’ l’auspicio di Benedetto XVI che ricorda l’esempio straordinario di Giovanni Paolo II in favore dell’uomo, della sua dignità fondamentale, fonte di diritti inalienabili. In un mondo sempre più sottoposto alle esigenze della mondializzazione - si legge nella lettera pontificia - la Chiesa offrirà, nell’annuncio del Vangelo, il suo contributo alla comunità umana, ribadendo con forza il legame tra ogni uomo e il Creatore. Impegno che implica la difesa della dignità dell’essere umano, dal concepimento alla morte naturale. La Chiesa - ribadisce Benedetto XVI - rinnova la fiducia negli intellettuali impegnati nella sfida esaltante della ricerca della verità. La Chiesa cattolica continuerà, dunque, “a mobilitare tutte le proprie forze, che sono soprattutto di natura spirituale, per concorrere al bene dell’uomo in tutte le dimensioni del suo essere”. All’UNESCO si ricorda dunque la memorabile visita di Giovanni Paolo II di 25 anni fa:

 

PAR MON INTERVENTION, J’ESSAIERAI D’APPORTER… .

 

Con il mio intervento - disse Papa Wojtyla - “cercherò di portare la mia modesta pietra all’edificio dell’UNESCO”. Proposito riuscito in pieno, tanto che in molti considerano quel discorso quasi un secondo atto costitutivo dell’UNESCO. Al centro dell’intervento di Giovanni Paolo II, l’uomo e il rispetto dei suoi diritti. Ancora oggi risuonano in tutta la sua forza le parole che il Papa rivolse, in quell’occasione, ai rappresentanti delle nazioni:

 

OUI! L’AVENIR DE L’HOMME DEPEND DE LA CULTURE !

 

“L’avvenire dell’uomo dipende dalla cultura. Sì, la pace del mondo dipende dal primato dello spirito. Sì, l’avvenire pacifico dell’umanità dipende dall’amore”. Un appello vibrante. Sull’eredità più duratura lasciata da Giovanni Paolo II all’Unesco e al mondo della cultura, ascoltiamo mons. Francesco Follo, osservatore permanente della Santa Sede all'UNESCO e promotore del colloquio odierno:

 

R. – Non è tanto una teoria sulla cultura, quanto una testimonianza. Il Papa ha donato, non solo all’UNESCO, ma testimonianza in favore dell’uomo, ricordando che tutte le sue dimensioni vanno tenute presenti, non solo quella materiale, ma anche quella spirituale.

 

D. – Sempre in quella occasione, Giovanni Paolo II lanciò un allarme sui pericoli per l’uomo derivanti dall’uso della scienza a fini contrari alla morale. Parole che 25 anni dopo suonano di straordinaria attualità ...

 

R. – Certamente. Ha dimostrato che un’etica che non sia fondata su riferimenti superiori, quindi in Dio, alla fine è fragile. Noi parliamo come cristiani e anche come filosofi di legge naturale, ma ovviamente la natura presuppone sempre un Creatore.

 

D. – Nel suo Pontificato, Giovanni Paolo II ha sempre sottolineato che la cultura è uno strumento per la promozione della pace, del dialogo, della comprensione fra i popoli. Si può dire che questa è una sfida che il Papa ha lasciato a tutti senza distinzioni di credo religioso?

 

R. – E’ una sfida che è stata anche raccolta. Secondo me, uno dei compiti che la Santa Sede svolge anche attraverso gli osservatori permanenti, è proprio quello di essere presente e di aiutare a nome della Chiesa la ricerca ed anche fare riferimento alla verità. Cristo ha detto: “la verità vi rende liberi”. La società contemporanea molte volte ha trasformato questo in “la libertà vi rende veri”. Il Papa ha ricordato l’insegnamento di Cristo nella sua autenticità e quindi il riferimento etico viene riproposto.

 

D. – Papa Benedetto XVI è un uomo di grande cultura. Come è stata accolta all’UNESCO l’elezione del cardinale Ratzinger alla cattedra di Pietro?

 

R. – Quando questo Papa è stato eletto, tutti hanno riconosciuto il suo grande vigore intellettuale. In quei momenti c’era il consiglio esecutivo dell’UNESCO e il presidente all’inizio dell’Assemblea plenaria ha letto una dichiarazione di felicitazioni e di stima al Papa.

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LA RELAZIONE INTRODUTTIVA DI BENEDETTO XVI INAUGURERA’

 IL CONVEGNO DELLA DIOCESI DI ROMA

SUL RAPPORTO TRA LA FAMIGLIA E LA COMUNITA’ CRISTIANA

- A cura di Alessandro De Carolis -

 

Sarà Benedetto XVI ad aprire i lavori del Convegno ecclesiale diocesano intitolato “Famiglia e comunità cristiana: formazione della persona e trasmissione della fede ”, in programma dal 6 al 9 giugno nella Basilica di San Giovanni in Laterano a Roma. La Relazione fondamentale del Pontefice darà l’avvio ad una tre giorni di riflessione in vista dell’elaborazione del programma pastorale per il prossimo anno. Al centro dell’attenzione, vi saranno dunque le famiglie, per le quali la Chiesa di Roma sta lavorando in particolare già dal biennio 2003-04 per favorirne e valorizzarne gli aspetti della soggettività, della responsabilità e della solidarietà, nell’ottica della comunità cristiana. Quest’anno, l’attenzione è centrata sui compiti che la Chiesa capitolina deve assumere rispetto alle esigenze del territorio, così da rendere le comunità cristiane – si legge in un comunicato – “sempre più disponibili alla testimonianza, all’educazione della persona e alla trasmissione della fede”.

 

Al Convegno prenderanno parte i parroci romani, i sacerdoti, le religiose e i laici impegnati nelle parrocchie, nelle associazioni e nei movimenti ecclesiali presenti sul territorio della diocesi romana.

 

 

UDIENZE

 

Questa mattina, Benedetto XVI ha ricevuto presuli della Conferenza Episcopale del Sud Africa in visita “Ad Limina Apostolorum”. Nel pomeriggio riceverà il cardinale James Francis Stafford, Penitenziere Maggiore, e il cardinale Ernesto Corripio Ahumada, arcivescovo emerito di Mexico (Messico).

 

 

LA STORIA DEL CRISTIANESIMO AL CENTRO DEL SEMINARIO

 CHE PRENDERA’ IL VIA DOMANI IN VATICANO,

SU INIZIATIVA DEL PONTIFICIO COMITATO DI SCIENZE STORICHE

- Intervista con mons. Walter Brandmuller –

 

Fare il punto sulla storia del Cristianesimo: è l’obiettivo  del seminario che prenderà il via domani in Vaticano, su iniziativa del Pontificio Comitato di Scienze Storiche. A trarre un bilancio delle ricerche recenti e soprattutto a trattare le questioni aperte saranno quattro specialisti esterni all’organismo della Santa Sede: l’accedemico linceo Manlio Simonetti, per l’antichità; il direttore dell’Istituto storico Germanico di Roma Michael Matheus, per il medioevo; Paolo Prodi dell’Università di Bologna per l’epoca moderna; Ernesto galli della Loggia dell’Università di perugina, per l’età contemporanea. Le relazioni saranno poi discusse da una settantina di studiosi che partecipano all’iniziativa. Al presidente del Pontificio Comitato di Scienze Storiche, mons. Walter Brandmuller, che è professore emerito dell’Università tedesca di Augsburg, Giovanni Peduto ha chiesto di anticiparci qualcosa del seminario e di parlarci di come è nato il Comitato stesso:

 

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R. - Si tratta del tentativo di fare un bilancio dello sviluppo della storiografia negli ultimi 50 anni, in seguito alla fondazione del Comitato. Dato che uno dei compiti principali del nostro Comitato è la promozione delle scienze storiche su tutti i vari campi di questo settore, questo bilancio ci sembra utile per sapere quali sono stati i risultati positivi e per individuare le lacune, le mancanze metodologiche, le tematiche, verificate in questi ultimi 50 anni.

 

D. - A questo proposito, qual è il ruolo peculiare del Pontificio Comitato di Scienze Storiche nell’ambito degli organismi vaticani e soprattutto poi, come opera specificamente?

 

R. – Fu un’idea di Papa Leone XIII:  dopo l’apertura degli archivi vaticani agli studiosi, volle creare una commissione cardinalizia per la promozione delle scienze storiche. Poi Papa Pio XII, alla vigilia del grande congresso degli storici, il Congresso delle scienze storiche internazionali,  creò, trasformò questa commissione cardinalizia nel Comitato di Scienze Storiche per rappresentare la Santa Sede nell’ambito internazionale delle scienze storiche. Questa rappresentanza è il secondo compito del Comitato e il terzo può considerarsi, senza dubbio, la consulenza interna agli organismi della Santa Sede.

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OGGI IN PRIMO PIANO

2 giugno 2005

 

 

NUOVO ATTENTATO IN LIBANO:

L’ESPLOSIONE DI UNA BOMBA IN UN QUARTIERE CRISTIANO

PROVOCA LA MORTE DI UN GIORNALISTA ANTISIRIANO

- Intervista con Camille Eid -

 

Torna la violenza in Libano, a quasi 4 mesi dall’assassinio dell’ex premier Rafik Hariri, ucciso il 14 febbraio scorso a Beirut. Proprio nella capitale libanese, stamani è rimasto vittima di un attentato il giornalista Samir Kassir, noto per le posizioni antisiriane. Una bomba era stata piazzata sotto la sua auto. Il leader cristiano antisiriano Aoun e il leader druso Jumblatt hanno accusato l’intelligence libanese dell’assassinio di Kassir. Molto critico è stato anche Saad Hariri, figlio di Rafik e candidato nelle legislative in corso, nel Paese dei cedri, fino alla fine di giugno. Secondo  Saad Hariri, in Libano oggi esiste un “regime criminale di polizia”. Ma come può essere interpretata l’uccisione di Samir Kassir? Giada Aquilino lo ha chiesto al collega libanese Camille Eid, esperto di questioni mediorientali del quotidiano Avvenire:

 

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R. – La stampa in Libano in questi ultimi 15 anni di tutela siriana è riuscita a resistere a molte pressioni. Samir Kassir rappresentava l’espressione di questa resistenza, essendo noto per le sue posizioni contrarie al controllo militare siriano. Colpire, quindi, Samir Kassir mi sembra – se così posso dire – un po’ fuori luogo adesso, dopo il ritiro delle truppe siriane. L’attentato intende, comunque, sconvolgere il panorama politico libanese nel momento in cui si stanno svolgendo, in più turni elettorali, le prime consultazioni dopo l’uscita dei siriani.

 

D. – E’ un caso che l’assassinio sia avvenuto in un quartiere cristiano, dove domenica scorsa era stato ascoltato l’appello dell’ex generale Aoun a non andare alle urne per le elezioni legislative?

 

R. – Preferisco pensare ad un caso, perché si è trattato di un attentato mirato. Ovviamente il fatto stesso che sia successo nel quartiere cristiano sconvolge anche gli animi, soprattutto dopo che si erano verificati, negli ultimi due mesi, quattro attentati dello stesso tipo e sempre in zone cristiane.

 

D. – Come vive Beirut queste ore di tensione, a pochi mesi dall’uccisione dell’ex premier Hariri?

 

R. – Questo fatto riaccende le tensioni in un momento abbastanza critico e delicato. Creerà ovviamente anche uno stato di paura fra la popolazione e questo perché, nonostante la formazione di un nuovo governo più attento a tagliare i ponti coi vecchi apparati della sicurezza legati a Damasco, coloro che hanno subito un danno dal ritiro siriano continuano ad avere un certo potere.

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DOPO I ‘NO’ DI FRANCIA E OLANDA AL TESTO DELLA COSTITUZIONE EUROPEA

E’ ARRIVATO OGGI IL ‘SI’ DEL PARLAMENTO DELLA LETTONIA

- Intervista con Marc Leijendekker -

 

“Un duro colpo alla classe politica”, che “non può restare senza conseguenze”. Così la stampa olandese di oggi commenta la vittoria dei no al referendum di ieri sulla Costituzione europea. Contro il trattato, già bocciato domenica in Francia, si è espresso oltre il 61 per cento degli elettori. Andrea Sarubbi ha raccolto il commento di Marc Leijendekker, giornalista del quotidiano Nrc Handelsblad:

 

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R. – Tanti avevano previsto una vittoria del ‘no’, ma non era stata prevista una vittoria così chiara ed evidente. Non era proprio nelle previsioni, anche perché i sostenitori del ‘sì’, con il governo in prima linea, avevano speso il doppio, in questa campagna, rispetto ai sostenitori del ‘no’. Eppure, il popolo ha respinto la Costituzione.

 

D. – È il secondo ‘no’ in pochi giorni da parte di un Paese fondatore. L’Olanda sta facendo marcia indietro sull’Europa?

 

R. – Questo risultato non deve essere interpretato come un ‘no’ dell’Olanda all’Europa: si tratta, piuttosto, di una pausa, di un momento di riflessione. In tanti ieri, dopo i risultati, hanno utilizzato la metafora del treno: gli olandesi hanno tirato il freno d’emergenza. Non vogliono certo scendere, ma vogliono sapere dove stanno andando e con chi.

 

D. – Qualcuno si è meravigliato per l’alta partecipazione al voto, più del 60 per cento. Questo significa che in Olanda c’è interesse per l’Europa…

 

R. – Secondo molti, l’aspetto positivo è che c’è stata una discussione molto intensa e molto ampia sull’Europa e la gente si è interessata. Gli stessi sostenitori del ‘sì’ hanno ammesso di aver compiuto, forse, il grande errore di non aver consultato prima il popolo. Molti interpretano questo risultato non come la fine del progetto europeo, ma certamente come un nuovo inizio di questo progetto, più democratico. Questo rappresenta sicuramente una grande differenza con la Francia.

 

D. – È un voto che può avere ripercussioni politiche interne sul governo di Balkenende?

 

R. – No, non credo. Questo è stato chiesto ieri anche alla gente che andava a votare, ma gli elettori hanno risposto che andavano a votare pensando unicamente all’Europa e non al governo. Questo si spiega anche nella divisione politica dei votanti per il ‘sì’ e il per il ‘no’: per tutto il mondo politico non si è trattato di una vittoria della sinistra sulla destra o della destra sulla sinistra, visto che, se il governo ha certamente perso, anche il partito dell’opposizione ha perso. Per la gente, ripeto, questo referendum non ha rappresentato un voto per il governo, ma esclusivamente un voto per l’Europa. La gente ha anche ribadito che vuole saperne di più, vuole essere coinvolta di più. Quindi è il caso di fermarsi per un po’ e parlarne.

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E dopo i due ‘no’ di Francia ed Olanda alla Costituzione europea, oggi è arrivato un ‘sì’ annunciato: quello del Parlamento della Lettonia. Giancarlo La Vella:

 

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72 dei 100 deputati hanno votato sì, per un voto passato quasi nel silenzio. La repubblica baltica è il decimo Paese dell’Unione a ratificare il testo e lo ha fatto con il metodo meno rischioso, quello parlamentare: dei tre referendum popolari svoltisi finora soltanto quello in Spagna ha dato un risultato positivo. Il futuro della Carta rimane dunque incerto: il premier italiano, Berlusconi, ha ammesso stamattina che al momento “nessuno ha una soluzione” e che una decisione verrà presa “nel Consiglio di metà giugno”. Quanto all’allargamento, invece, il commissario Olli Rehn ha ribadito che andrà avanti, come previsto, purché i Paesi candidati attuino le riforme richieste.  Proprio stamattina è stato inviato un avvertimento a Romania e Bulgaria, prossime all’ingresso nel 2007: il cammino percorso finora è giudicato insufficiente.

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Il ministro degli Esteri britannico, Jack Straw, annuncerà lunedì prossimo in Parlamento il congelamento del referendum sulla Costituzione Europea. Lo hanno rivelato fonti del ‘Foreign Office’ citate dall’agenzia Press Association. Il governo laburista di Londra aveva presentato alla Camera dei Comuni, lo scorso 24 maggio, un progetto di legge per indire il referendum il prossimo anno, ma dopo la doppia bocciatura del trattato in Francia e in Olanda ha deciso di congelare il provvedimento a tempo indeterminato.

 

 

IN UN’UNICA STRUTTURA TUTTI GLI ENTI ITALIANI, CHE OPERANO NEL SOCIALE,

COLLEGATI ALLA COMPAGNIA DI GESÙ.

E’ NATA LA FEDERAZIONE “JESUIT SOCIAL NETWORK”, PRESENTATA IERI A ROMA

- Intervista con padre Francesco Di Luccia -

 

            Raccogliere in un’unica struttura tutti gli enti italiani, che operano nel sociale, accanto ai poveri e agli emarginati, collegati alla Compagnia di Gesù. Per dare più voce alla solidarietà sociale, nasce la Federazione “Jesuit Social Network”, i cui programmi sono stati presentati ieri presso il centro “Astalli” di Roma. Degli obiettivi ci parla, al microfono di Eugenio Bonanata, padre Francesco di Luccia, presidente della Federazione:

 

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R. – Mettere insieme questi gruppi, perché le risorse possono essere messe in circolo e quindi valorizzate. Contribuire poi alla formazione degli operatori di queste realtà ed offrire una lettura del nostro contesto sociale e politico dal punto di vista di chi opera in servizi di accoglienza.

 

D. – Nei prossimi giorni al via la prima iniziativa di questo network: “Date voi stessi da mangiare”…

 

R. – Si tratta di un seminario, al quale parteciperanno oltre 100 operatori delle Associazioni finora federate. Il seminario ha come punto di riflessione il tema delle risorse: quali sono le risorse per i nostri gruppi e per i nostri territori. E si vuole poi anche cercare di comprendere qual è il ruolo delle Organizzazioni di solidarietà sociale oggi. Alla luce di queste due riflessioni, speriamo di poter formulare un progetto ed un programma di lavoro della Federazione per l’anno a venire.

 

D. – A chi si rivolge il Seminario? Chi sono i destinatari?

 

R. – Sono i quadri delle Associazioni che si sono federate. Quindi persone che siano piuttosto stabili all’interno di questi enti, che abbiamo una conoscenza anche della Compagnia di Gesù e del suo stile, che abbiamo una capacità di trasmettere all’interno del loro gruppo i contenuti che saranno poi affrontati nel Seminario.

 

D. – Quali mezzi sono utilizzati dalla Federazione?

 

R. – Sono i gruppi stessi i protagonisti, anche per quanto riguarda i mezzi e per la realizzazione delle proprie attività.

 

D. – C’è un cambiamento organizzativo nella struttura?

 

R. – La Federazione è un organismo che ha un suo statuto e dunque ha una sua democraticità. Gli organismi direttivi vengono eletti attraverso il sistema di rappresentanza dalla base. Questo significa che, da oggi in poi, l’apostolato sociale dei gesuiti italiani sarà affidato a questo organismo che decide chi deve essere il presidente, chi deve essere il comitato esecutivo e via dicendo. Naturalmente chi opera all’interno della Federazione sa che si muove nell’alveo della spiritualità e dello stile dei gesuiti italiani.

 

D. – Prima c’era un ruolo diverso da parte del Superiore dei gesuiti?

 

R. – Certo, perché finora il responsabile dell’apostolato sociale dei gesuiti italiani veniva nominato esclusivamente dal Superiore. Era una nomina che partiva dal vertice e doveva poi far riferimento all’autorità che lo aveva nominato. Ora c’è invece questo tentativo di mettere insieme il vertice dei gesuiti e la base di chi lavora sul territorio. Da una parte, si affida a chi lavora sul territorio il compito di portare avanti questo progetto; nello stesso tempo si chiede a questi gruppi di seguire una linea che è ben più antica di noi.

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IL CERVELLO E L’INTELLIGENZA, “MIRACOLI” DI DIO

CHE POSSONO ESSERE MEGLIO TUTELATI E SVILUPPATI IN ARMONIA CON IL CORPO.

PRESENTATI A ROMA GLI ULTIMI LIBRI DI TONY BUZAN, UNO DEI MAGGIORI

ESPERTI MONDIALI NEL CAMPO DELL’APPRENDIMENTO

- Intervista con l’autore -

 

Si può imparare ad essere più intelligenti? E, soprattutto, in che modo si tutela la salute del proprio cervello? Si tratta di domande tutt’altro che scontate alle quali, però, la gente comune molto spesso non sa dare una risposta. Ad illustrare da molti anni le enormi potenzialità del cervello umano, attraverso studi scientifici e opere di divulgazione, è l’inglese Tony Buzan, ritenuto una delle autorità mondiali in materia di apprendimento. Presidente della Brain Foundation e della Brain Trust Charity, Buzan è anche l’inventore delle cosiddette “Mappe mentali”, che rendono possibile l’aumento della forza fisica grazie ad una più approfondita conoscenza delle proprie capacità mentali. A Roma per presentare due suoi libri editi da Frassinelli, “Il pensiero del corpo” e “L’intelligenza fisica”, Tony Buzan è stato incontrato da Alessandro De Carolis:

 

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R. – A MINDMAP IS A NEW WAY OF THINKING AND TAKING NOTE...

La mappa mentale è un nuovo modo di pensare, di prendere nota e di organizzare il pensiero, basato sulle ultime ricerche effettuate sul cervello che dimostrano che se si usano colori e immagini e collegamenti, il cervello riesce a ricordare meglio, a creare meglio, a pensare meglio, ad essere più chiaro e controllabile. Lo stesso Leonardo da Vinci ha fatto uso delle medesime tecniche nelle sue annotazioni.

 

D. – In tema di potenziamento delle attività cerebrali “per aumentare l’efficienza fisica”, come recita il sottotitolo di un suo libro, si parla di risultati sbalorditivi nella sinergia mente-corpo. Che cosa hanno rivelato questi studi?

 

R. – MANY CENTURIES AGO, IT WAS IN FACT THE ROMANS WHO CAME UP...

Sono stati i Romani, secoli fa, a coniare l’espressione mens sana in corpore sano. La scienza moderna ha riconosciuto che questo è vero e io ho condotto ricerche specifiche per mio conto, in pre-medicina e in neurofisiologia. Nei miei libri ho scritto che sviluppando un corpo in buona armonia, un corpo che stia bene dal punto di vista fisico, anche il cervello riceve più sangue e quindi più ossigeno e pertanto lavora in maniera migliore. Si innesca un circolo virtuoso e penso che in ogni parte del mondo, dai bambini, agli adulti, agli anziani, tutti dovrebbero cercare di assumere un atteggiamento che favorisca il buon funzionamento della mente e del corpo.

 

D. – A questo proposito, quali categorie hanno risposto meglio alle sue ricerche: gli uomini più delle donne, i giovani più degli adulti, o viceversa?

 

R. – TO MY DELIGHT IT WAS ANYONE WITH A BRAIN WHO…

Con mia grande soddisfazione, mi sono reso conto che, in buona sostanza, tutti quelli che avevano un cervello mi hanno chiesto di sapere come funzionasse… Sono tante le categorie di persone attratte dal mio lavoro, che seguono la mia attività. In Cina, per fare un esempio, ho partecipato ad una trasmissione televisiva seguita da 300 milioni di persone, appartenenti a tutte le classi sociali. E’ la dimostrazione che quello che cerco di fare è un discorso che arriva a tutti.

 

D. – La nostra è un’epoca, per così dire, di salutismo sfrenato, che tende però ad escludere la sfera del cervello, del quale si parla poco e si conosce, soprattutto a livello di opinione pubblica, ancor meno. Invece si può dire, come lei afferma nel libro “L’intelligenza fisica”, che anche col cervello si può fare del fitness...

 

R. – I’M GOING TO GIVE THEM THREE DIFFERENT SHORT ANSWERS…...

Rispondo a questa domanda con tre brevi esempi. Il primo è questo. Nel passato si era soliti pensare che per raggiungere risultati, anche fisici, le percentuali fossero per l’80 per cento legate al corpo e per il 20 per cento legate alla mente. Recentemente, invece, con gli studi che sono stati condotti, ci siamo resi conto che è esattamente il contrario. Un secondo elemento che ho riscontrato nella mia ricerca è che di tutte le visite mediche condotte negli ospedali – tra l’altro questo è stato un dato pubblicato anche dalle Associazioni mediche, almeno l’80 per cento, forse anche al 90 e anche al 100 per cento, sono dovute a problemi legati allo stress e comunque ad una non corretta impostazione del pensiero. Sono totalmente dell’idea che lavorando proprio sull’impostazione del modo di pensare, si riesca ad arrivare ad una condizione ottimale sia per il corpo che per la mente. E questo porterebbe ad uno stile di vita sano, che è quello poi che Dio ci ha consegnato. Terzo punto, ho fatto un’indagine sul senso di autostima che le persone hanno nei confronti di loro stesse. Mi sono reso conto, anche tra i bambini, che la gran parte delle persone ritiene di non essere intelligente a sufficienza: proprio i bambini rispondevano alle mie domande ritenendo che i computer fossero più intelligenti di loro. Eppure, noi dobbiamo pensare che nel cervello esiste un milione di milioni di cellule e ognuna di queste cellule ha potenzialità di gran lunga superiori rispetto ad un PC. Come dicevano, Leonardo e Michelangelo, il corpo e la mente umani rappresentano dei miracoli e noi dobbiamo comprendere in che modo bisogna nutrire queste cellule e svilupparle al meglio.

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CHIESA E SOCIETA’

2 giugno 2005

 

 

 

LA CRESCENTE CRISI POLITICA E SOCIALE DELLA BOLIVIA PREOCCUPA

FORTEMENTE  LA CHIESA: APPELLO DEI VESCOVI AL GOVERNO, ALLE ISTITUZIONI

 E ALLE PARTI CIVILI MOBILITATE NELLE MANIFESTAZIONI DI PIAZZA

 A CERCARE SOLUZIONI POSSIBILI NELL’AMBITO DEMOCRATICO

 

LA PAZ. = Di fronte alla crescente crisi in Bolivia, la Conferenza Episcopale boliviana (CEB) ha lanciato un appello al governo e alle organizzazioni che si sono mobilitate per proteste di piazza negli ultimi giorni perché si assumano la responsabilità di trovare urgentemente una soluzione. La "preoccupazione" della Chiesa è stata manifestata dal vescovo di El Alto, Jesus Juarez, che ha però espresso anche la "fiducia" che si possa trovare una soluzione dei problemi sul tavolo "nell'ambito democratico". "Chiediamo ai poteri legislativo ed esecutivo che si assumano l'enorme responsabilità che hanno nei confronti del Paese. Le loro decisioni avranno un carattere storico per la messa a tema dei problemi e potranno contribuire a superare il clima di conflitto che stiamo vivendo o invece ad aggravarlo con conseguenze imprevedibili", ha dichiarato mons. Juarez. Anche i leader delle organizzazioni sociali, politiche e civili devono "assumersi le loro responsabilità attraverso un cambiamento di atteggiamento per poter determinare condizioni costruttive e pacifiche a beneficio di tutto il Paese", ha aggiunto il presule. "Da qualsiasi parte venga la violenza, provoca solo maggior dolore e sofferenza; speriamo che i mezzi di comunicazione insieme con il loro lavoro d'informazione contribuiscano a creare un'atmosfera adeguata per arrivare al compromesso che si cerca", ha sottolineato ancora il vescovo, ricordando che "le grandi sfide che ha davanti il Paese, come la povertà e l'esclusione devono essere affrontate partendo da principi di giustizia sociale, rispetto della vita, della libertà e della democrazia, di unità e solidarietà". Sulla possibilità che la Chiesa funga da mediatrice del conflitto, il presidente della Conferenza episcopale, l'arcivescovo di La Paz Edmundo Abastoflor, ha chiarito che nessuno l'ha ancora chiesto ma "se questa richiesta verrà formulata – ha detto - dovremo prenderla in considerazione, come sempre abbiamo fatto anche in altre occasioni". (R.G.) 

 

 

DOPO UN ANNO E MEZZO DI INDAGINI, HA CHIUSO I SUOI LAVORI IN CILE

LA COMMISSIONE INCARICATA DI REDIGERE IL RAPPORTO “PRIGIONE, POLITICA

 E TORTURA” DURANTE GLI ANNI DELLA DITTATURA DI PINOCHET. CIRCA 30 MILA

 I CASI ACCERTATI DI VITTIME DI VIOLAZIONI DEI DIRITTI UMANI,

TRA CUI OLTRE 80 BAMBINI SOTTO I 12 ANNI

 

SANTIAGO DEL CILE. = Nuove sconvolgenti rivelazioni in Cile: la Commissione Valech, incaricata di redigere il rapporto ''Prigione, politica e tortura'' durante gli anni della dittatura di Augusto Pinochet, ha completato il suo Dossier con altri 1201 casi di violazioni dei diritti umani ai danni di cittadini. Tra questi ci sono 87 persone che furono torturate nell'infanzia, quando avevano meno di dodici anni. Il presidente della Repubblica cilena Lagos, che ha partecipato ai lavori della Commissione, ha assicurato che il governo si occuperà di questi casi evidenziati nella prima parte del Dossier, erogando sussidi economici e garantendo che ''non si ripeterà mai una tale situazione''. La nuova parte del Dossier si aggiunge alla documentazione già approvata lo scorso autunno su 28 mila casi accertati di vittime di abusi e torture. La Commissione, presieduta da Maria Luisa Sepulveda, ha iniziato i lavori l'11 novembre del 2003 ed ha ascoltato 35 mila  testimoni da Arica a Punta Arenas, in 110 distretti ed ha analizzato casi di torture e privazione della libertà personale nel periodo compreso tra l'11 settembre del 1973 (il giorno del golpe) ed il 10 marzo del 1990. Il passo successivo alla pubblicazione del Dossier sarà la creazione dell'Istituto dei diritti umani, che avrà il compito di ''preservare nella memoria'' il riconoscimento delle  vittime. (R.G.)

 

 

FESTEGGIATI IERI AD ATLANTA I 25 ANNI DEL CELEBRE NETWORK TELEVISIVO “CNN”. L’EVENTO HA CONCISO

 CON LA XVI CONFERENZA INTERNAZIONALE DI “WALL REPORTER”,

CUI PARTECIPANO EMITTENTI DI TUTTO IL MONDO, CHIAMATE QUEST’ANNO

A RIFLETTERE SUL “GIORNALISMO CHE CONNETTE ASSIEME UN MONDO DI SAPIENZA”

- A cura di Giulio Albanese -

 

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ATLANTA.  = Festa grande ieri ad Atlanta per i 25 anni della “CNN”, il celebre Net Work televisivo fondato dal magnate statunitense Ted Turner. La data di fondazione è coincisa con la XIV Conferenza internazionale di ‘Wall Reporter’, un appuntamento annuale che ha visto riuniti nella capitale georgiana centinaia di delegati provenienti dalle Reti televisive di mezzo mondo. Giornalisti ed esperti di comunicazione globale sono venuti oltre che dagli Stati Uniti e dall’Europa, dall’Angola e all’Azerbaigian, dalla Cina e alla Lituania, dal Rwanda al Venezuela, con l’intento di condividere esperienze maturate sul campo e idee innovative nella consapevolezza, a detta degli stessi organizzatori, che il mercato televisivo è un settore fortemente propulsivo nel villaggio globale. Il tema scelto per l’assise è alquanto emblematico dello spirito che aleggia tra le mura del CNN Center, “Giornalismo che connette assieme un mondo di sapienza” è una sorta di richiamo all’etica professionale, sebbene alcuni dei partecipanti provenienti dalle testate del Sud del mondo, lo abbiano definito eccessivamente idealistico rispetto all’aggressività e la spregiudicatezza tipiche dell’arena mediatica internazionale. Si tratta in sostanza di superare la logica del sensazionalismo, dello scoop ad oltranza che troppe volte induce lo stesso giornalista a banalizzare la realtà complessiva a scapito di una comprensione effettiva degli avvenimenti.

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SI TERRA’ DAL 13 AL 15 GIUGNO, A CHEVILLE-LARUE,

L’ASSEMBLEA PLENARIA DEI VESCOVI FRANCESI.

TRA I TEMI IN AGENDA, LA RIFORMA DELLA STESSA CONFERENZA EPISCOPALE

 

PARIGI. = La prossima assemblea plenaria dei vescovi francesi si terrà dal 13 al 15 giugno a Chevilly-Larue.  L'Assemblea era prevista nella prima settimana di aprile, ma la morte di Giovanni Paolo II l'ha fatta rimandare. All'ordine del giorno sono previste, tra l'altro, la riforma della stessa Conferenza episcopale francese e la cosiddetta "questione della laicità" e del ruolo della Chiesa cattolica ad un secolo dalla adozione delle leggi, che regolano i rapporti Stato/Chiesa in Francia. (A.M.)

 

 

IN VISTA DELLE PROSSIME ELEZIONI IN SPAGNA PER L’AUTONOMIA

DELLA GALIZIA, I PRESULI DELLA REGIONE INVITANO I CATTOLICI

AD ESPRIMERE SCELTE IN ARMONIA CON I VALORI DEL VANGELO

 

MADRID. = In vista delle elezioni per l'autonomia in Galizia, il 19 di giugno, i vescovi di questa regione spagnola ribadiscono che "le scelte politiche dei cattolici debbono rimanere in armonia con i valori del Vangelo". In un comunicato diffuso ieri, i vescovi ricordano che esistono criteri che possono "aiutare a discernere". Tra questi: "difendere la vita in ogni circostanza", favorire la famiglia e "le condizioni della natalità". I vescovi galiziani, nel loro comunicato, chiedono che venga presa in debita considerazione un’educazione che promuova i valori etici e morali, un’attenzione alla situazione dei giovani, un’offerta di progetti creativi per coloro che lavorano la terra o che sono in mare. Attenzione anche per i disoccupati, ai gruppi sociali più deboli, con l’obiettivo di sostenere un sistema economico giusto. Il documento reca la firma dell'arcivescovo di Santiago, Juliàn Barrio, e dei vescovi di Mondonedo-Ferrol, di Lugo, di Tui-Vigo e di Orenze. L'ultima parola è rivolta ai politici perché usino la parola come "veicolo della verità". (A.M.)

 

 

IMPORTANTE SCOPERTA IN ARGENTINA PER GLI APPASSIONATI DI PALEONTOLOGIA:

 RECUPERATI IN PATAGONIA I RESTI DI UNA NUOVA SPECIE DI DINOSAURO,

GRAZIE ALLA SCOPERTA DI UN PASTORE

 

BUENOS AIRES. = La Patagonia restituisce ancora una volta i resti di un dinosauro. Per la seconda volta in pochi mesi, nel sud dell'Argentina sono state trovate tracce e ossa di un sauropodo, un dinosauro erbivoro che camminava a quattro zampe. La  scoperta è avvenuta a Chubut, ad opera di un’équipe mista argentino-tedesca. La nuova specie ha un collo inaspettatamente corto ed è stata battezzata ''Brachytrachelopan mesai''. Il nome mesai è tratto dal suo primo ed effettivo scopritore, Daniel Mesa, un pastore che ha trovato i resti mentre cercava il suo gregge. Letteralmente il nome del nuovo dinosauro significa:''Dio dei pastori, dal collo corto, di Mesa''. La scoperta è stata pubblicata sulla rivista Nature. (R.G.)

 

 

 

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24 ORE NEL MONDO

2 giugno 2005

 

- A cura di Amedeo Lomonaco -

 

 

Riesplode la violenza in Costa d’Avorio, Paese sconvolto dalla guerra civile in anni scorsi e diviso dal 2002 tra governativi e ribelli. Sono almeno 50 le vittime trucidate, ieri notte, nel corso di un raid di uomini armati nei pressi della città occidentale di Duekoue, situata in una zona ricca di materie prime. Il nostro servizio:

 

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L’arrivo dei soldati ed il coprifuoco notturno imposto dalle autorità ivoriane non hanno impedito la strage. Gli assalitori hanno incendiato molte case di due villaggi e diverse persone sono morte tra le fiamme. Le vittime sono tutte dell’etnia Gueré. Secondo gli inquirenti, avrebbero preso parte all’attacco miliziani e combattenti provenienti dalla Liberia. Ma la pista più accreditata resta quella di un nuovo scontro interetnico legato allo sfruttamento delle piantagioni di cacao della zona. Fonti missionarie della MISNA hanno rivelato, inoltre, che gli sfollati sono circa 10 mila. Si teme ora che questo episodio possa mettere a rischio l’accordo di pace raggiunto ad aprile tra il presidente Gbagbo e la guerriglia. Lo conferma, al microfono di Giancarlo La Vella, padre Giovanni De Franceschi, missionario del Pime a Bouakè:

 

R. - C’è il timore di una guerra etnica. Le etnie dell’ovest non accettano più gli stranieri, ovvero gli ivoriani che non sono della parte occidentale del Paese. I politici vorrebbero la pace. Ma i militari e i ribelli sono contrari al disarmo ed alla riconciliazione.  Alla base delle tensioni ivoriane c’è un interesse economico da parte di alcuni che cercano di fare andare avanti questa guerra. Tutte le materie prime della Costa d’Avorio vengono sfruttate da gruppi e lobby.

  

La zona teatro delle violenze è formalmente sotto il controllo delle truppe governative. Il centro ed il nord del Paese sono controllati, invece, da movimenti di ribelli che dopo una lunga crisi politica hanno accettato di entrare nel governo.

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Ancora una giornata di attentati in Iraq: è di almeno 18 morti e di una cinquantina di feriti il tragico bilancio di una serie di attacchi compiuti nel nord del Paese. Questa mattina dodici persone sono rimaste uccise in un attentato suicida compiuto nei pressi di Kirkuk. Nella stessa zona, un attacco contro una compagnia petrolifera ha causato la morte di un bambino e diversi feriti. Violenze si registrano anche a Baquba, dove un kamikaze si è fatto saltare in aria vicino ad convoglio di esponenti politici locali uccidendo almeno 5 persone. Dall’Italia arrivano, intanto, nuove informazioni sulla morte dei 4 militari italiani in Iraq. Il loro decesso non è stato causato dall’abbattimento dell’elicottero: l’autopsia ha rivelato, infatti, che sui loro corpi non vi sono tracce di colpi d’arma da fuoco. I funerali si svolgeranno domani all’aeroporto militare di Viterbo.

 

In Afghanistan i rappresentanti di tutte le organizzazioni umanitarie attive a Kabul si sono riunite per firmare una petizione in cui si chiede l’immediato rilascio di Clementina Cantoni. Le Nazioni Unite hanno annunciato, intanto, la sospensione delle operazioni di sminamento condotte in zone considerate a rischio. Secondo l’Onu, centinaia di migliaia di mine collocate sul territorio afghano continuano a uccidere o ferire più di cento persone ogni mese.

 

È slittato al prossimo 21 giugno il vertice tra il presidente palestinese, Abu Mazen, ad il premier israeliano, Ariel Sharon. Diversi i temi in agenda tra cui la definizione delle modalità per il ritiro israeliano da Gaza e la liberazione di oltre 8000 palestinesi detenuti in Israele. Oggi lo Stato ebraico ha iniziato a liberarne 400. Intanto, migliorano le condizioni di Abu Mazen, dopo l’intervento di angioplastica cui è stato sottoposto ad Amman, in Giordania.

 

Importante incontro quello tra ministri degli Esteri di Cina, India e Russia a Vladivostok. Tra i temi discussi: l’intensificazione della cooperazione in ambito politico ed economico e l’azione comune nella lotta al terrorismo. Il servizio di Donika Lafratta:

 

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È il primo vertice ufficiale ed indipendente quello in corso a Vladivostok, nell'estremo oriente russo, tra i ministri degli Esteri di Cina, India e Russia. I tre politici si incontrano per la prima volta al di fuori di un forum internazionale per discutere di economia, politica, agricoltura, ambiente ma soprattutto di affari internazionali. Obiettivo comune è quello di intensificare la cooperazione in questi settori ed aumentare la collaborazione nella lotta al terrorismo, al traffico di stupefacenti e ad altre forme di crimine organizzato.

 

“La democratizzazione delle relazioni internazionali e l’osservazione dei principi del multilateralismo sono elementi essenziali per garantire la sicurezza nel mondo moderno”. Così il ministro degli Esteri russo, Lavrov, sottolinea la volontà dei tre Paesi a trovare un approccio comune nella gestione degli Affari Internazionali che blocchi la politica unilaterale degli Stati Uniti. Lavrov e i suoi omologhi si sono anche pronunciati in favore di una riforma del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite. Approfittando di questo incontro, Russia e Cina hanno colto l’occasione per firmare un accordo definitivo sul confine del settore orientale della frontiera che divide i due Paesi, mettendo così fine a 40 anni di negoziati.

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Il commissario UE agli Affari Economici e monetari, Joaquin Almunia, proporrà martedì prossimo di avviare una procedura per deficit eccessivo contro l’Italia. Lo hanno dichiarato all’ANSA esperti dell’ECOFIN. In base alle revisioni compiute da EUROSTAT lo scorso 23 maggio, “il livello generale del deficit dell’Italia ha raggiunto il 3,1 per cento del Pil nel 2003 e ha fatto registrare lo stesso livello nel 2004”. Inoltre, il debito pubblico in Italia “è chiaramente al di sopra della soglia di riferimento del Trattato”.

 

“In questo giorno di festa e di ricordi, voglio esprimere un deferente pensiero a coloro che su ogni fronte, durante la guerra di liberazione e in tempo di pace, hanno donato la propria vita per la rinascita delle istituzioni democratiche nelle quali tutti ci riconosciamo”. Con queste parole il presidente italiano, Carlo Azeglio Ciampi, ha espresso il grazie dell’Italia alle forze armate in occasione del 59.mo anniversario della Repubblica.

Tragedia in Sudan: cinque persone sono morte per lo schianto di un aereo, precipitato in fase di decollo a Khartoum. Lo ha riferito la televisione satellitare al Jazeera. A bordo del velivolo c’erano complessivamente 42 passeggeri.

 

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