RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno XLIX n. 26 - Testo della trasmissione mercoledì 26 gennaio 2005

 

Sommario

 

        IL PAPA E LA SANTA SEDE:

Occorre ridare alla preghiera il suo ruolo essenziale nella vita di tutti i giorni: chi prega scopre il volto amorevole di Dio che non ci abbandona mai, neanche nella prova più difficile. Così il Papa oggi durante l’udienza generale in Vaticano

 

“L’ecumenismo avanzerà solo se costruiamo sull’unico fondamento che è Gesù Cristo, e non sulla sapienza del mondo”. E’ quanto ha detto ieri pomeriggio, nella basilica di San Paolo fuori le Mura, il cardinale Walter Kasper, a conclusione della Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani.

 

IN PRIMO PIANO:

In Iraq a quattro giorni dalle elezioni, si intensificano gli episodi di violenza: numerosi morti in in tutto il Paese: la testimonianza del nunzio a Baghdad, mons. Fernando Filoni

 

Un mese dopo la tragedia che ha colpito il Sud-Est asiatico, si contano ancora le vittime dello tsunami: l’ultimo bilancio e’ di quasi 300 mila morti. Le popolazioni colpite lavorano alla ricostruzione, con il sostegno fattivo della Comunità internazionale. Ai nostri microfoni, padre Bernardo Cervellera di AsiaNews

 

Inizia oggi a Porto Alegre, in Brasile il Forum sociale mondiale: oltre 100 mila partecipanti per dire che un altro mondo è possibile: ce ne parla Paolo Beccegato

 

CHIESA E SOCIETA’:

In India sale a 330 il numero delle vittime dell’incendio scoppiato ieri durante una processione induista nello Stato di Maharashtra

 

Iniziate ieri a Napoli le manifestazione per celebrare il 1700.mo anniversario del martirio di San Gennaro

 

L’UNICEF denuncia che in Sri Lanka le Tigri Tamil reclutano bambini, non rispettando l’accordo siglato a Colombo nel 2003 che prevedeva il rilascio dei piccoli soldati

 

I Vangeli tradotti in Ashuar. L’iniziativa è di don Luis Bolla che da oltre 50 anni predica la Parola di Dio nella foresta amazzonica

 

Annunciate a Los Angeles le  nomination agli Oscar

 

24 ORE NEL MONDO:

 

Israeliani e palestinesi riallacciano il dialogo: ma a Gaza una bambina palestinese è uccisa dagli spari dei soldati israeliani

 

Tre cooperanti sudanesi rapiti nella regione sudanese del Darfur

 

Tornati in Gran Bretagna i 4 britannici detenuti a Guantanamo

 

 

 

 

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

26 gennaio 2005

 

 

OCCORRE RIDARE ALLA PREGHIERA IL SUO RUOLO ESSENZIALE NELLA VITA:

CHI PREGA SCOPRE IL VOLTO AMOREVOLE DI DIO CHE NON ABBANDONA MAI,

 NEANCHE NELLA PROVA PIU’ DIFFICILE.

COSI’ IL PAPA OGGI DURANTE L’UDIENZA GENERALE IN VATICANO

 

Bisogna ridare alla preghiera il suo ruolo essenziale nella vita di tutti i giorni: è quanto ha affermato Giovanni Paolo II oggi durante l’udienza generale in Vaticano dedicata alla liturgia dei Vespri. Il Papa ha svolto la sua catechesi sul Salmo 114 che descrive l’uomo nell’ora della prova più dura. E’ proprio nella preghiera – ha detto - che si scopre il volto amorevole di Dio che non ci abbandona mai. Il servizio di Sergio Centofanti:

 

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Il Salmo 114 esprime “l’abisso tragico” dell’uomo oppresso dalla tristezza e dall’angoscia: “l’immagine – dice il Papa - è quella di una preda caduta nella trappola di un inesorabile cacciatore. La morte è come una morsa che stringe”. Siamo di fronte ad “un incubo mortale” accompagnato “da un’esperienza psichica dolorosa”. L’uomo non può far altro che gridare: “Ti prego, Signore, salvami!”. “E’ un grido – dice il Papa - lanciato verso l’unico che può stendere la mano” e liberare “da quel groviglio inestricabile”. “È una preghiera – ha aggiunto - breve ma intensa dell’uomo che, trovandosi in situazione disperata, si aggrappa all’unica tavola di salvezza. Così nel Vangelo gridarono i discepoli nella tempesta così implorò Pietro quando, camminando sul mare, cominciava ad affondare”:

 

“La fede autentica sente sempre Dio come amore, anche se in qualche momento è difficile intuire il percorso del suo agire”. 

 

Nella fede dunque - ha proseguito Giovanni Paolo II - rimane la certezza che “il Signore protegge gli umili”: “nella miseria e nell’abbandono si può sempre contare su di lui, che è padre degli orfani e difensore delle vedove”. Chi invoca Dio fa allora l’esperienza della salvezza e proclama con gratitudine che il Signore è “buono e giusto”, anzi “misericordioso” e ha la tenerezza di una madre.

        

Il Papa invita a ridare alla preghiera il suo “posto essenziale” nella vita: la preghiera ridona la pace, fa “riscoprire il volto amorevole di Dio che non abbandona mai i suoi fedeli e attesta che alla fine nonostante le prove e le sofferenze il bene trionferà”.

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“L’ECUMENISMO AVANZERÀ SOLO SE COSTRUIAMO SULL’UNICO FONDAMENTO

CHE È GESÙ CRISTO, E NON SULLA SAPIENZA DEL MONDO”.

E’ QUANTO HA DETTO IERI POMERIGGIO,

 NELLA BASILICA DI SAN PAOLO FUORI LE MURA, IL CARDINALE WALTER KASPER,

A CONCLUSIONE DELLA SETTIMANA DI PREGHIERA PER L’UNITÀ DEI CRISTIANI

 

“La costruzione ecumenica della piena unità dei cristiani resisterà solo se costruiamo sull’unico fondamento che è Gesù Cristo, e non sulla sapienza del mondo”. E’ quanto espresso ieri pomeriggio nella Basilica romana di San Paolo fuori le Mura dal cardinale Walter Kasper, presidente del Pontificio Consiglio per la promozione dell’unità dei cristiani, che ha presieduto in nome del Santo Padre la celebrazione dei Vespri, in chiusura dell’annuale settimana di Preghiera per l’unità dei cristiani. Cominciata martedì scorso, la settimana ha avuto come tema il passo della prima lettera di San Paolo ai Corinzi: “Cristo unico fondamento della Chiesa”. Il servizio è di Gabriella Ceraso:

 

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(canto)

 

“Pregare insieme pregustando la gioia della piena comunione: così è stato durante la settimana e anche ieri sera, nel corso della celebrazione dei Vespri in cui i rappresentanti – tra gli altri – del Patriarcato Ecumenico di Costantinopoli, della Chiesa luterana, copta-ortodossa e anglicana si sono alternati tra letture e orazioni.

 

Ad accoglierli, la Basilica intitolata all’infaticabile Apostolo delle Genti, Paolo, nel giorno della sua conversione. E non c’è vero ecumenismo senza conversione interiore, come è scritto nella Unitatis Redintegratio, il documento citato anche dal cardinale Kasper nella sua omelia.

 

“Oggi bisogna guardare al futuro del movimento ecumenico – ha detto il porporato – su cui gravano reticenze e frustrazioni. Certo non mancano proposte innovative ma quella che viene dalla lettera di Paolo ai Corinzi – tema della Settimana di quest’anno – è diversa”:

 

“Paolo ci invita a riflettere di nuovo sul fondamento del nostro lavoro. La sua risposta è chiarissima: nessuno può porre un fondamento diverso da quello che già vi si trova, che è Gesù Cristo”.

 

La risposta alle nuove sfide è dunque una risposta di fede, cioè radicata nello spirito di Cristo, unico fondamento della Chiesa. Ciò esclude le divisioni e spiega l’impegno ecumenico:

 

“Così, Gesù Cristo non è soltanto il fondamento ma è lo scopo del nostro impegno ecumenico. In lui tutti noi saremo una sola cosa”.

 

Rafforzare il nostro comune fondamento – prosegue il cardinale Kasper – è la maggiore sfida del presente e comporta almeno tre conseguenze: tornare a nutrirsi delle Sacre Scritture, in cui è la presenza reale di Gesù Cristo; vivere conformi al vincolo battesimale che già ci unisce, senza scavare nuovi fossati che impediscono una testimonianza comune, e infine crescere nell’amore per la Chiesa, Corpo e Tempio di Cristo.

 

In chiusura quindi l’invito con l’aiuto del Signore ad essere buoni architetti nella costruzione della piena unità. E un richiamo alla responsabilità di ciascuno:

 

“Alla fine, ognuno dovrà rendere conto se ha edificato una solida casa, come l’ha edificata: se ha costruito sopra l’unico fondamento, che è Gesù Cristo, oro, argento, pietre preziose, legno, fieno o paglia ...”.

 

(canto)

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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”

 

 

Apre la prima pagina l'udienza generale. All'interno la catechesi e la cronaca.

 

Nelle vaticane, l'omelia del cardinale Walter Kasper che - a nome del Santo Padre - ha presieduto la celebrazione conclusiva della Settimana di preghiera per l'unità dei ristiani.

 

Nelle estere, Sudan: consegnato il rapporto sul Darfur chiesto dall'ONU ad una commissione di giuristi internazionali.

Iraq: ospedali in stato di massima allerta in vista delle elezioni, sulle quali grava la minaccia di attentati da parte della guerriglia.

 

La pagina cultura è dedicata ai sessant'anni dalla liberazione di Auschwitz, con un articolo di Danilo Veneruso dal titolo "Una somma di ferocia, di crudeltà e di barbarie". Viene riproposto un passo dell'omelia tenuta da Giovanni Paolo II durante il pellegrinaggio al campo di concentramento di Brzezinka, 7 giugno 1979.

 

Nelle pagine italiane, in primo piano il tema del terrorismo, con particolare riferimento al dibattito sugli islamici assolti.

Camera: sì al Trattato UE con ampia maggioranza.

 

 

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OGGI IN PRIMO PIANO

26 gennaio 2005

 

A QUATTRO GIORNI DAL VOTO, CRESCE LA TENSIONE

 E SI INTENSIFICANO GLI EPISODI DI VIOLENZA IN IRAQ

- Intervista con mons. Fernando Filoni -

 

In Iraq, i ribelli continuano a compiere azioni di sabotaggio in vista delle elezioni fissate per il prossimo 30 gennaio: a quattro giorni dal voto, diversi attentati hanno preso di mira seggi elettorali, partiti politici e forze della coalizione. Sull’importanza della consultazione per l’Iraq, è stato diffuso un documento dell’arcivescovo di Kirkuk, mons. Louis Sako. Nel testo, il presule sottolinea anche come “votare sia un dovere nazionale e religioso per contribuire alla nascita di uno Stato nuovo per tutti, capace di vivere e svilupparsi”. Sulla situazione in Iraq, il servizio di Amedeo Lomonaco:

 

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A Kirkuk la deflagrazione di un ordigno contro una stazione di polizia ha causato la morte di tre poliziotti, due militari e due civili. A Ramadi un iracheno è stato ucciso e altri due sono rimasti feriti in una sparatoria fra insorti e soldati della coalizione. Episodi di violenza si sono registrati anche a Tikrit, dove l’esplosione di una bomba ha provocato la morte di una persona. Ribelli hanno poi ucciso un soldato americano a nord di Bahdad. Sempre nei pressi della capitale, un ordigno è esploso al passaggio di un convoglio militare statunitense diretto all’aeroporto: quattro soldati sono rimasti feriti. Un elicottero americano, impegnato in un’azione contro la guerriglia nella zona occidentale del Paese, è precipitato, inoltre, nei pressi di Ar Rutbah, cittadina vicina al confine con la Giordania. La CNN ha riferito che sono morti 31 marines. Ed in questo clima di alta tensione in vista della consultazione di domenica prossima, proseguono anche gli attacchi contro le sedi di partiti politici: a Baquba un commando di uomini armati ha aperto il fuoco negli uffici del partito comunista, dell’Unione patriottica del Kurdistan e dell’Alleanza irachena unita; un poliziotto è rimasto ucciso. Nel Paese arabo la guerriglia ha anche preso d’assalto e seriamente danneggiato due scuole dove si stanno preparando i seggi per il voto. A Mosul è stato trovato inoltre il video di tre iracheni, che lavoravano per la commissione elettorale, presi in ostaggio da un gruppo di guerriglieri. Il presidente della commissione elettorale irachena ha dichiarato, infine, che l’ex presidente Saddam Hussein e i suoi gerarchi detenuti nel Paese arabo hanno dritto di partecipare alle elezioni del 30 gennaio, ma non potranno farlo per ragioni logistiche.

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Sui rischi e le aspettative di queste elezioni, Roberto Piermarini ha intervistato il nunzio apostolico a Baghdad, mons. Fernando Filoni:

 

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R. – Le elezioni non saranno perfette e non saranno come normalmente si vorrebbe in circostanze di questo genere. Si auspica una libera ed efficace partecipazione di tutte le componenti della società e quindi bisognerà anche tener conto anche di questa insicurezza per cercar di iniziare un processo che - speriamo - sia per il bene di tutto il popolo iracheno.

 

D. – I cristiani hanno creato una loro coalizione politica in queste elezioni?

 

R. – I cristiani sono una piccola minoranza, circa il 3-4 per cento, e non hanno una forza tale da poter avere partiti capaci di proporre grandi linee politiche autonome. Invece possono, attraverso altre formazioni politiche più grandi e più consistenti, dare il loro contributo in favore della pace, dello sviluppo del Paese e delle libertà sull’educazione e sulla ricostruzione del Paese. E lo fanno seguendo i principi umanamente accettati e stabiliti nella Carta delle Nazioni Unite. I vescovi in una dichiarazione pubblica, già un anno e mezzo fa, non hanno chiesto – e questo è stato sempre chiaro – che i cristiani siano trattati con privilegi, ma hanno chiesto il diritto che vivano liberamente nel Paese, e professino la loro fede contribuendo allo sviluppo dell’Iraq. Non bisogna tenere in considerazione – sostengono i presuli - il fatto di essere cristiani o non cristiani, ma il fatto di essere cittadini di un Paese dove vivono da sempre. 

 

D. – La Chiesa locale cosa sta facendo per i cattolici?

 

R. – La Chiesa partecipa da sempre allo sviluppo del Paese, attraverso le sue opere indimenticate, per esempio nel campo dell’educazione. Le scuole cristiane, fin quando non furono nazionalizzate, hanno formato un’altissima percentuale dell’apparato dello Stato e di professionisti in gran parte musulmani. Molte persone che hanno ricevuto questo privilegio di essere state educate in scuole cristiane, mi hanno chiesto quando avremmo ricominciato a fare un lavoro di educazione come quello da noi svolto in passato. Questo ovviamente non possiamo dirlo e non possiamo saperlo, ma certamente testimonia quanto in passato la Chiesa a livello non solo educativo, ma anche assistenziale, abbia realizzato. Pensiamo al piccolo e prezioso lavoro delle suore di Madre Teresa, che furono volute già nel passato regime per assistere i bambini disabili. Le suore continuano anche oggi, malgrado le violenze, quest’opera nonostante i pericoli e le preoccupazioni. C’è poi l’ospedale di San Raffaele, tenuto dalle Suore della Presentazione. Le suore Domenicane di Santa Caterina si occupano, poi, di un reparto di maternità a Baghdad. Ci sono anche dispensari in varie parti del Paese. Questi sforzi sono un sostegno per la grande maggioranza della popolazione irachena che è musulmana.

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UN MESE DOPO LA TRAGEDIA CHE HA COLPITO IL SUDEST ASIATICO,

SI CONTANO ANCORA LE VITTIME DELLO TSUNAMI:

L’ULTIMO BILANCIO E’ DI QUASI 300 MILA MORTI.

LE POPOLAZIONI COLPITE LAVORANO ALLA RICOSTRUZIONE,

CON IL SOSTEGNO FATTIVO DELLA COMUNITA’ INTERNAZIONALE

- Con noi, padre Bernardo Cervellera -

 

La natura al peggio, l’umanità al meglio: è quanto visto dal 26 dicembre scorso ad oggi. E’ passato un mese, lunghissimo, da quando lo tsunami ha devastato il Sud-Est asiatico arrivando a far sentire i suoi effetti distruttivi sino all’Africa orientale. Il senso di questa tragedia è sintetizzato da un dato: ancora oggi il bilancio delle vittime - vicino ai 300 mila morti, un terzo dei quali bambini - deve essere aggiornato quotidianamente. Centinaia di migliaia gli sfollati: nella sola Indonesia, lo Stato più colpito dal maremoto, sono 394 mila. Cinquecentomila i feriti. Fortunatamente, secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, sembra almeno scongiurato il rischio epidemie. Alla violenza della natura ha però risposto la solidarietà umana. Mai come in questa occasione, infatti, si è registrata una mobilitazione della comunità internazionale, che ha raccolto 10 miliardi di dollari per aiutare le popolazioni colpite. Ben 56 nazioni sono tuttora impegnate nelle operazioni di soccorso. Per una riflessione sulla tragedia nel Sud-Est asiatico e un bilancio degli aiuti, Alessandro Gisotti ha intervistato padre Bernardo Cervellera, direttore dell’agenzia AsiaNews:

 

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R. – Di fronte alla vastità della tragedia, tutte le popolazioni – sia quelle locali, sia la comunità internazionale – hanno risposto veramente subito e da subito si sono messi a lavorare per confortare, per seppellire, per curare i feriti ... Penso che sia veramente una tragedia naturale, globalizzata che ha generato una solidarietà, anche, della globalizzazione!

 

D. – I bambini sono, purtroppo, le prime vittime di questa catastrofe, migliaia sono gli orfani. Come aiutarli?

 

R. – L’aiuto ai bambini va anzitutto fatto attraverso le scuole, attraverso luoghi di raccolta. I governi si sono mossi molto bene, direi, ma anche le organizzazioni non governative e la Chiesa per raccogliere questi bambini, per farne un censimento e per farli vivere insieme, confortandoli soprattutto per dare più speranza nella vita.

 

D. – La comunità internazionale ha risposto come mai in precedenza; tuttavia, la ricostruzione delle zone colpite necessita di un intervento di lungo termine. C’è il rischio di un calo di attenzione? Come evitarlo?

 

R. – Per questa tragedia, la comunità internazionale ha risposto molto bene, ha risposto con tantissimi fondi. Certo, adesso il problema è vedere come fare per spenderli, questi fondi. Vedo che gli Stati e le varie protezioni civili fanno difficoltà a vedere progetti; le Chiese e le varie organizzazioni non governative che hanno personale in loco da tempo, stanno già ricostruendo. Io penso che attraverso questi rappresentanti locali, che rimangono lì oltre l’ondata di sentimento e di commozione momentanee, è attraverso questi che si può ricostruire.

 

D. – La Chiesa, con la sua capillare rete sul territorio, è intervenuta in tutte le zone colpite. Come sta procedendo questo impegno e qual è l’atteggiamento della popolazione soccorsa?

 

R. – La Chiesa è stata tra le prime ad intervenire, ed è stata anche la prima a dire che qui bisogna pensare subito alla ricostruzione. Non dateci soltanto pane e aiuti, dateci una barca perché vogliamo andare a pescare: questo dicevano. E la Chiesa sta facendo proprio questo. Il lavoro è duplice. Da una parte di tipo proprio materiale: ricostruzione delle case, della convivenza; ma anche un lavoro psicologico e spirituale, per ridare ancora certezza di vita, ridare ancora speranza per il futuro, ridare ancora la gioia di vivere a gente che ha perso tutto.

 

D. – Di fronte alla forza devastante della natura, uomini di fedi diverse si sono uniti per il bene comune. Dalla tragedia dello tsunami, può germogliare un dialogo interreligioso che sembrava impossibile in condizioni normali?

 

R. – Da questa tragedia è nato un dialogo nella carità, molto facile perché tutti ci siamo scoperti più fragili, più deboli nei confronti della natura, e tutti ci siamo scoperti come “graziati” nella vita, cioè: la vita non è di nostra proprietà, ma è una grazia e quindi va messa a buon uso: condividerla con gli altri, sostenerle la vita l’uno dell’altro. Devo dire che questo è avvenuto moltissimo nei luoghi colpiti dallo tsunami, dove ci sono musulmani, buddisti, indù che hanno collaborato insieme.

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ATTESA IN BRASILE PER L’APERTURA DELLA V EDIZIONE

DEL FORUM SOCIALE MONDIALE:

DA OGGI POMERIGGIO FINO AL 31 GENNAIO A PORTO ALEGRE

- Servizio di Roberta Gisotti -

 

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“Un altro mondo è possibile”: torna a Porto Alegre, dopo un'unica tappa in India, il grande appuntamento per oltre centomila attivisti – oltre 2000 le associazioni accreditate – chiamati a dibattere le questioni più urgenti per la salvaguardia del Pianeta ed il bene dell’umanità. Tra i leader mondiali che hanno confermato la partecipazione i presidenti del Brasile Lula da Silva e del Venezuela Chavez ed il premier spagnolo Zapatero.

 

Dall’utopia alla pratica, questa la svolta di Porto Alegre 2005, che ha bandito l’espressione ‘no global’, come pure il carattere di antitesi al parallelo Forum economico di Davos, in Svizzera. Si tratta piuttosto di realizzare in questo anno quanto emergerà dai lavori organizzati secondo 11 aree tematiche. Primo punto: “Affermazione e difesa dei beni comuni e dei popoli come alternativa alla mercificazione e al dominio delle compagnie transnazionali”. Secondo punto “Economia sovrana dei popoli e per i popoli. Contro il capitalismo neoliberista, per la pace e la smilitarizzazione”. Scendendo nel particolare si discuterà di alcune emergenze: cancellare il debito estero dei Paesi poveri, liberalizzare i medicinali anti-aids, opporsi alla privatizzazione dell’acqua.

 

Ad inaugurare i lavori alle ore 17 locali sarà la tradizionale Marcia, sotto la grande bandiera di 60 metri per 60 bandiere di tutto il mondo cucite una su l’altra; poi in chiusura il mega-show con artisti dei cinque continenti. E a poche ore dall’inizio del Forum l’annuncio oggi che la prossima edizione del 2006 si svolgerà contemporaneamente in vari Paesi oltre che a Porto Alegre. E poi ancora nel 2007 la manifestazione si sposterà in Africa. Ma colleghiamoci a Porto Alegre con Paolo Beccegato, esperto della Caritas italiana per le questioni internazionali. Che aria si respira quest’anno? Si dice che il Forum abbia perso quei caratteri di estremismo nella proposta alternativa di soluzioni ai grandi problemi dell’umanità …

 

R. – Sì. Probabilmente si sta passando sempre più da un momento di denuncia e di analisi delle situazioni di povertà, ad un momento di proposta. Il passare ad un momento di proposta costringe maggiormente ad un confronto ed anche ad una sorta di tentativo di mediazione. E’ difficile, sta diventando forse meno un momento di slogan e più un momento di elaborazione, e questo non può essere che positivo anche – ripeto – in quanto nostro essere presenti qui come Caritas e come Chiesa, confrontandoci con altre realtà però, ripeto, tutte motivate dal desiderio di globalizzare la solidarietà, come ci ricorda il Santo Padre più volte.

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CHIESA E SOCIETA’

26 gennaio 2005

 

IN INDIA E’ DI CIRCA 330 MORTI, TRA I QUALI MOLTE DONNE E BAMBINI,

L’ULTIMO BILANCIO DELLE VITTIME PROVOCATE DA UN GRAVE INCENDIO

SCOPPIATO IERI DURANTE UNA PROCESSIONE INDUISTA NELLO STATO DI MAHARASHTRA

- A cura di Maria Grazia Coggiola -

 

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NEW DELHI.= Molti dei feriti si trovano in condizioni gravissime. I soccorritori hanno lavorato tutta la notte per domare le fiamme nel tempio di Mandahar Devi, dedicato alla dea Kali, dove ogni anno, durante i giorni di luna piena, si tiene un pellegrinaggio di nove giorni. Ieri c’erano circa 300 mila pellegrini quando verso mezzogiorno è scoppiato il panico tra la processione dei fedeli che con delle lampade ad olio stavano salendo verso il tempio lungo uno stretto viottolo. Quando hanno visto le fiamme dentro il tempio, i pellegrini si sono messi a correre all’impazzata travolgendo gli altri sui gradini scivolosi. Ad essere calpestati sono stati soprattutto donne e bambini, più numerosi tra le vittime. Nella confusione, per la rabbia dei familiari delle vittime, alcune bancarelle sono finite in fiamme provocando l’esplosione di bombole a gas. Le ambulanze ed i vigili del fuoco sono arrivati con molto ritardo perché le strade erano intasate da centinaia di autobus. Simili incidenti, dovuti al sovraffollamento e alla mancanza di norme di sicurezza sono abbastanza frequenti nelle processioni religiose in India. Sempre vicino Bombay nell’agosto del 2003, morirono nella ressa circa 150 persone.

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INIZIATO IERI A NAPOLI IL CICLO DI MANIFESTAZIONI ORGANIZZATO

PER CELEBRARE IL 1700.MO ANNIVERSARIO DEL MARTIRIO DI SAN GENNARO

 

NAPOLI. = La Chiesa napoletana celebra con un ciclo di manifestazioni il 1700.mo anniversario del martirio di San Gennaro, vescovo di Benevento, decapitato presso la Solfatara di Pozzuoli nel 305 d.C. durante la persecuzione di Diocleziano. Il ciclo è stato avviato ieri con la celebrazione della Santa Messa nella cappella dedicata a Sant’Agrippino nelle catacombe di San Gennaro a Capodimonte, dove le reliquie del Santo, patrono di Napoli e della Campania, sono state traslate tra il 413 e il 432 d.C.. Nell’omelia l’arcivescovo di Napoli, cardinale Michele Giordano, ha sottolineato lo stretto rapporto che si è instaurato sin dai primi secoli dell’era cristiana tra la città e il suo patrono. “San Gennaro – ha detto il porporato - è stato il cemento, le radici della civiltà napoletana, campana e meridionale”. Le manifestazioni continueranno con un convegno internazionale previsto a Napoli dal 21 al 23 settembre e organizzato con la collaborazione con l’Università Federico II. Al centro dei lavori, il culto e l’agiografia in età antica e moderna e nella storia dell’arte e della musica. (A.L.)

 

 

L’UNICEF DENUNCIA CHE IN SRI LANKA LE TIGRI TAMIL RECLUTANO BAMBINI.

I RIBELLI NON RISPETTANO L’ACCORDO SIGLATO A COLOMBO NEL 2003

CHE PREVEDEVA IL RILASCIO DEI PICCOLI SOLDATI

 

COLOMBO. = I ribelli delle Tigri Tamil continuano a reclutare bambini-soldato a dispetto dell’accordo siglato nel 2003 con l'Unicef e del governo di Colombo che invece ne prevedeva il rilascio e la riabilitazione nella società. La denuncia, sia dell'Unicef che dell’organizzazione umanitaria Human Rights Watch, sostiene che i Tamil stiano reclutando molti bambini-soldato. La maggior parte delle giovani reclute sarebbero state prelevate nella parte orientale del Paese, una delle zone più devastate dallo tsunami dello scorso 26 dicembre. “L’arruolamento di bambini si è intensificato e il numero delle nuove reclute supera quello dei bambini rilasciati”, ha sottolineato la Human Rights Watch. Secondo l’organizzazione, molti dei ragazzini attualmente reclutati erano stati rilasciati dal comandante dissidente Vinayagamoorthy Muralitharan, che a marzo si era staccato dalla fazione principale delle Tigri Tamil insieme con 6.000 combattenti. Sono 20 anni che i ribelli Tamil combattono contro il governo centrale: il conflitto ha causato la morte di almeno 65.000 persone. Gli scontri sono stati interrotti solo nel 2002 grazie alla mediazione del governo norvegese. I negoziati di pace avviati dopo la firma della tregua, sono falliti però l’anno successivo con il ritiro dei ribelli che rivendicavano una maggiore autonomia nelle zone settentrionali e orientali. In queste aree i Tamil costituiscono la maggioranza. (R.A.)

 

 

I vangeli tradotti in Ashuar. L’INIZIATIVA E’ DI DON LUIS BOLLA

CHE DA OLTRE 50 ANNI PREDICA LA PAROLA DI DIO NELLA FORESTA AMAZZONICA


PERU’. = Per molti il nome del villaggio di Kuyuntsa è sconosciuto ma qui, nel cuore dell’Alto Amazonas in Perù, da oltre 50 anni lavora il sacerdote italiano don Luis Bolla. Il sacerdote ha preso la decisione di fermarsi per due o tre mesi nella zona di Kuyuntsa. È un’area popolata dagli indigeni Ashuar. “La zona amazzonica – dice don Diego Clavijo, missionario salesiano - ha avuto cambi profondi sia nella lingua, nel suo idioma, sia nei suoi costumi. Don Bolla vuole tradurre i Vangeli per gli Ashuar nella loro lingua nativa e per questo si fermerà alcuni mesi per condurre questa delicata missione”. Padre Bolla ha già tradotto nella lingua Ashuar tutte le Lettere del Nuovo Testamento e sta aspettando la generosità di quelle persone che desiderano contribuire economicamente per la stampa dei libri sacri nella lingua Ashuar. Allo stesso tempo, i salesiani che lavorano nella zona dell’Alto Amazonas, continuano ad impegnarsi anche nella promozione umana e cristiana di queste popolazioni attraverso l’evangelizzazione delle comunità indigene. (R.A.)

 

 

E’ L’ANNO DELLE BIOGRAFIE CINEMATOGRAFICHE: NELLE PIÙ IMPORTANTI CATEGORIE

SI ACCAPARRANO LE NOMINATION AGLI OSCAR, CHE SARANNO CONSEGNATI

IL PROSSIMO 27 FEBBRAIO. SONO OPERE CHE, ATTRAVERSO LE VITE DIFFICILI

DI GRANDI PROTAGONISTI, FANNO RIFLETTERE SULLA STORIA E LA SOCIETÀ

- A cura di Luca Pellegrini -

 

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LOS ANGELES. = E’ un grande film, ricco di tutti quegli ingredienti che fanno un’opera assolutamente appetibile per gli Oscar. Ragion per cui, “The Aviator” di Martin Scorsese, la biografia della stravagante, imprevedibile e tragica esistenza del miliardario americano Howard Hughes, divisa tra cinema, aerei, passioni e follia, conquista ben 11 nomination tra le quali quella per miglior film, migliore regia e quella per Leonardo Di Caprio quale miglior attore protagonista e per la splendida Cate Blanchett quale non protagonista nel ruolo di Katherine Hepburn. Sette nomination vanno a due ulteriori biografie: quella sontuosa, molto romanzata, del creatore di Peter Pan, lo scrittore James Barrie che con “Finding Neverland” trova in Johnny Deep un ispirato protagonista, aggiudicandosi anche lui la nomination. Jamie Foxx concorre sia come miglior attore protagonista per “Ray”, anche qui il racconto di una vita complessa, quella del cantante Ray Charles, sia come non protagonista per il thriller “Collateral”. Impianto biografico, anche se immaginario, quello di “Million Dollar Baby”, bel film di Clint Eastwood il quale, candidandosi come miglior attore oltre che come miglior regista, dimostra da alcuni anni come si possa riuscire a creare un mirabile connubio tra spettacolo e impegno. Meno scontate e più complesse le scelte che si riferiscono alle attrici protagoniste, tra le quali si segnalano Kate Winslet per il difficile “Se mi lasci ti cancello”, Annette Bening per “Being Julia” e la tragica Imelda Staunton per “Vera Drake”, già vincitrice della Coppa Volpi a Venezia. Il Gesù di “The Passion”, di Mel Gibson, ottiene soltanto la segnalazione per il trucco, la musica e la fotografia.

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24 ORE NEL MONDO

26 gennaio 2005

 

- A cura di Fausta Speranza -

 

Le forze armate israeliane sospenderanno le cosiddette 'uccisioni mirate' di militanti palestinesi nelle zone dove l'ANP, l'Autorità Nazionale Palestinese, garantirà calma e sicurezza. La promessa viene da una fonte anonima della presidenza del consiglio israeliana. Ma, intanto, gli impegni sul piano diplomatico si intrecciano a fatti di sangue: una bambina palestinese di tre anni è stata uccisa da colpi di arma da fuoco sparati da soldati israeliani nei pressi di Deir el Balah nel centro della Striscia di Gaza. Il servizio di Fausta Speranza:

 

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Un appuntamento alla prossima settimana per preparare l’incontro tra Sharon e Abu Mazen: è il frutto del faccia a faccia, stamane, tra collaboratori ad alto livello del premier israeliano e del presidente palestinese. Un contatto possibile dopo che il premier israeliano, nelle prime ore di oggi, aveva tolto il divieto di contatti con la nuova dirigenza ANP, imposto il 14 gennaio scorso dopo l’attentato costato la vita a 6 israeliani nella striscia di Gaza. A riprendere i contatti politici sono stati il consigliere del premier israeliano, Dov Weisglass, e il ministro palestinese addetto ai negoziati con Israele Saeb Erekat. Parole incoraggianti per il riavvio del processo di pace vengono da William Burns: il segretario di Stato aggiunto USA, parla di “momento pieno di promesse e di speranze” e anche di passi promettenti “realizzati dal presidente dell'Autorità Nazionale Palestinese, Abu Mazen, per ristabilire la legge''. Burns che ieri ha incontrato al Cairo il ministro degli esteri egiziano, domani incontrerà il presidente Mubarak e poi si recherà in Israele e nei territori palestinesi, dove avrà un colloquio con il premier palestinese Ahmed Qorei (Abu Ala). 

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Ratifica della Costituzione europea, allargamento dell’Unione, ma soprattutto rilancio economico dei Venticinque. Sono questi i temi principali del programma di lavoro della Commissione europea per il 2005, che verrà presentato oggi pomeriggio a Bruxelles dal presidente dell’esecutivo UE, Jose' Manuel Durao Barroso. In programma - secondo quanto comunicato stamani dalla responsabile europea alla concorrenza, l’olandese Neelie Kroes - anche una revisione delle regole sugli aiuti di Stato. Le priorità della Commissione, che dovranno essere approvate dall’Europarlamento di Strasburgo, appaiono quindi tutte economiche. Lo conferma Adriana Cerretelli, caporedattore a Bruxelles del quotidiano Il Sole24Ore, intervistata da Giada Aquilino:

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R. – Il grande problema, l’emergenza europea, si chiama ‘degrado della sua competitività’ e ‘bassa crescita e incapacità di rilanciare l’occupazione’. Allora, si vuole puntare tutto sulla riforma del patto di stabilità, da una parte, e sulla revisione della strategia di Lisbona per cercare di dare appunto la sveglia all’Europa allargata a 25 Paesi. La strategia di Lisbona per le riforme strutturali, la liberalizzazione dei mercati che fu lanciata nel 2000 e che aveva come obiettivo di fare dell’Europa l’economia più competitiva e dinamica del mondo, si è dimostrata fallimentare. Gli Stati membri non hanno rispettato gli impegni nella maggior parte dei casi, e dunque questa ‘sveglia’ all’Europa non è stata data. Allora, l’idea è di semplificare gli obiettivi della competitività e della coesione sociale, e di stringere un patto con i governi per indurli a fare queste riflessioni.

 

D. – Cosa risponde Barroso a chi chiede la revisione del patto di stabilità?

 

R. – Bisogna dare più flessibilità, senza però dimenticare la stabilità. Tanto Francia che Italia hanno insistito, a livello di governo, sulla necessità di valorizzare sempre di più la flessibilità. Bisognerà dunque vedere alla fine quale sarà il partito vincente.

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Si apre l'edizione 2005 del “Forum economico mondiale” di Davos, posto sotto il segno della “solidarietà globale”. Fino a domenica affluiranno nella località svizzera circa 2250 partecipanti provenienti da 96 Paesi, tra cui una ventina di capi di Stato e di governo e 500 patron di grandi imprese. Il servizio di Rita Anaclerio:

 

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La politica internazionale promette di rubare la scena ai businessman riuniti nella località svizzera. Si attende, infatti, la prima partecipazione di un capo di Stato francese alla tribuna di Davos. Jacques Chirac cercherà di rilanciare il suo progetto di tassa internazionale destinata a finanziare lo sviluppo dei Paesi poveri. Secondo la presidenza francese è prevista un'ampia gamma di soluzioni che va da una tassa sui gas a effetto serra ad un prelievo sugli acquisti per carta di credito. Subito dopo sarà la volta di Tony Blair che aprirà formalmente la tribuna economica mondiale. Ci sarà anche il presidente della Commissione Europea, José Manuel Barroso. Per il presidente ucraino Yushchenko Davos sarà la prima tribuna internazionale per la "nuova Ucraina" promessa a conclusione del drammatico braccio di ferro elettorale. Anche per il presidente dell'ANP, Abu Mazen, la cui venuta sembra confermata, il World Economic Forum dovrebbe segnare l'esordio internazionale. Nessuna conferma, come neppure trovano seguito le ipotesi di un arrivo a sorpresa del nuovo segretario di Stato Usa, Condoleezza Rice. Tolto l'ex presidente Bill Clinton e alcuni senatori, la politica americana non è molto rappresentata al Forum di quest'anno. Arrivano in forza, invece, i cinesi, con la regia del vice-premier Huang Ju. Il gohta della finanza quest'anno propone un tema-contenitore che esorta i potenti ad assumersi "le responsabilità di scelte difficili" e una novità organizzativa voluta dal fondatore e presidente Klaus Schwab: l'agenda è a 'votazione'. Gli argomenti più importanti da discutere, infatti, verranno messi al voto dei partecipanti, che selezioneranno sei temi 'principali'.

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La giustizia russa, nella veste del procuratore generale Vladimir Oustinov, ha dichiarato che non ha intenzione di chiudere l'indagine giudiziaria per corruzione contro Ioulia Timochenko, nominata provvisoriamente primo ministro ucraino dal neo presidente Viktor Yushchenko.

 

Tre cooperanti sudanesi che lavorano per l’ADRA, un'agenzia di aiuti internazionale, sono stati rapiti nella zona controllata dai ribelli nel Darfur, in Sudan occidentale. I tre volontari sono stati presi a dicembre a Labaro mentre erano impegnati nello scavo di pozzi di acqua. L'ONU e le altre agenzie internazionali hanno criticato i ribelli del Darfur perché già in passato hanno attaccato convogli di aiuti umanitari e rapito cooperanti. Da quando sono iniziate le operazioni umanitarie, lo scorso maggio, cinque cooperanti sono stati uccisi nel Darfur. La maggior parte di coloro che sono stati rapiti è stata poi rilasciata incolume.

 

Il presidente afgano Hamid Karzai è atteso a Teheran per una serie di incontri con il presidente iraniano Mohammad Khatami. Si tratta della prima trasferta estera di Karzai da primo presidente afgano democraticamente eletto. Karzai e Kathami domani raggiungeranno Islam Qala, una città al confine afgano, per inaugurare una strada per Herat, riparata con i soldi stanziati dall'Iran, e un nuovo canale di trasmissione per distribuire energia elettrica.

I quattro cittadini britannici liberati dal campo di detenzione USA di Guantanamo e tornati ieri in Gran Bretagna sono ancora in stato di fermo. Non è chiaro se e quando torneranno a piede libero ma il capo della polizia di Londra ha precisato che contro di loro, in ogni caso, non sarà decisa alcuna azione legale a partire dal materiale raccolto durante gli interrogatori a Guantanamo. Sbarcati ieri a Londra, Moazzam Begg, Feroz Abbasi, Martin Mubanga e Richard Belmar sono stati arrestati sulla base della legge antiterrorismo per “coinvolgimento nella decisione, preparazione e nell'istigazione di azioni di terrorismo”. Ma per la giustizia inglese i materiali d’accusa raccolti sono “inammissibili” e saranno utilizzate “solo eventuali ammissioni rilasciate nelle aule di tribunali britannici. Altrimenti verranno rilasciati il prima possibile”.

Sospetti militanti hanno fatto esplodere due ordigni durante le celebrazioni per la festa della Repubblica indiana nella capitale dell'Assam, Gauhati, ferendo due persone e provocando il panico tra le circa 900 persone che stavano partecipando alla parata. Il governatore dello Stato, Ajai Singh, ha accusato i gruppi ribelli che hanno chiesto alla gente di boicottare le celebrazioni che ricordano l'approvazione della costituzione indiana nel 1950. Nella vicina isola di Sialmari, invece, i soldati hanno ucciso otto ribelli.

 

 

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