RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno XLIX n. 22 - Testo della trasmissione sabato 22 gennaio 2005

 

Sommario

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

Pace e giustizia ma anche i valori sacri della vita, al centro del discorso del Papa al nuovo ambasciatore dei Paesi Bassi

 

Studio della teologia e dialogo con Dio, per servire i poveri nella Chiesa e nel mondo: l’esortazione del Papa agli studenti dell’Almo Collegio Capranica

 

Tra i motivi di preghiera in questa Settimana per l’unità dei cristiani, il dialogo tra cattolici e luterani: con noi il reverendo Mathias Türk

 

A San Gregario di Narek, teologo e mistico armeno, il Pontificio istituto orientale dedica un Simposio internazionale, da questa mattina a sabato prossimo, a Roma: ce ne parla l’arcivescovo Claudio Gugerotti

 

OGGI IN PRIMO PIANO:

Domani, il giuramento di Yushenko, nuovo presidente dell’Ucraina: intervista con mons. Ivan Jurkovic

 

Sospesi nello Sri Lanka i combattimenti tra ribelli ed esercito: ai nostri microfoni Teresio Dutto  

 

Nella faida tra i clan della Camorra nel napoletano arresto ieri del boss di Secondigliano: con noi il cardinale Michele Giordano

 

Il Vangelo di domani: il commento di padre Marko Ivan Rupnik

 

CHIESA E SOCIETA’:

Ancora lontana la piena riconciliazione in Costa d'Avorio

 

Sempre alta la tensione in Bolivia, dove proseguono le manifestazioni di protesta contro l’innalzamento del prezzo del carburante

 

Aumentano in Nepal i bambini sottratti ai genitori e arruolati a forza con i ribelli maoisti

 

Nelle facoltà di teologia e filosofia occorre studiare anche le materie scientifiche: così il teologo mons. Coda in occasione di un seminario a Roma

 

Le Pontificie Opere Missionarie della Spagna hanno presentato un gioco interattivo per bambini in occasione della Giornata dell’infanzia missionaria 2005

 

24 ORE NEL MONDO:

In Iraq rilasciati gli otto ostaggi cinesi. Uccisi almeno 12 sciiti ad una festa nuziale e 15 agenti iracheni

 

Le Brigate dei martiri di Al Aqsa disponibili ad una tregua con Israele: primo risultato politico del neo presidente palestinese.

 

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

22 gennaio 2005

 

IL VALORE SACRO DELLA VITA DAL CONCEPIMENTO ALLA MORTE NATURALE

E LA CORRETTA PRATICA DELLA SESSUALITA’ PER PREVENIRE L’AIDS: TEMI CENTRALI

NEL DISCORSO STAMANE DEL PAPA AL NUOVO AMBASCIATORE DEI PAESI BASSI

 

La pace e la giustizia internazionali, ma anche le sfide particolari poste dalla secolarizzazione e le gravi minacce al valore sacro della vita: temi toccati dal Papa questa mattina nel discorso al nuovo ambasciatore dei Paesi Bassi, la signora Monique Patricia Antoinette Frank, che ha presentato le Lettere credenziali. Il servizio di Roberta Gisotti:

 

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“Ogni giorno le notizie dal mondo ricordano a tutti il bisogno imperioso di costruire un avvenire di pace tra gli uomini, di consolidare un ordine internazionale stabile, garantito in particolare da una migliore ripartizione delle risorse a livello internazionale e da una politica attiva d’aiuto allo sviluppo”. Il Pontefice è partito dallo scenario mondiale per indicare il ruolo particolare e le sfide che sono di fronte ai Paesi Bassi, toccati recentemente da “tensioni nuove, che risultano dalla trasformazione rapida delle nostre società, in un mondo sempre più aperto alla diversità delle culture.” E’ proprio là – ha sottolineato Giovanni Paolo II – che si evidenzia “la necessità e l’urgenza di un dialogo approfondito tra i differenti gruppi che compongono la nazione, perché tutti imparino a conoscersi e rispettarsi. Questa apertura è indispensabile per superare le frontiere di ciascun gruppo.”

 

Parlando poi del “ruolo importante” svolto dai Paesi Bassi, ed illustrato dall’ambasciatrice, nella lotta contro la fame e la povertà nel mondo e il suo impegno in favore delle popolazioni più esposte all’epidemia di AIDS, Giovanni Paolo II ha ribadito gli orientamenti della Santa Sede che reputa “necessario prima di tutto, per combattere tale malattia in modo responsabile, accrescere la prevenzione, soprattutto attraverso l’educazione al rispetto del valore sacro della vita e la formazione alla pratica corretta della sessualità, che suppone castità e fedeltà”.

 

“Da diversi anni – ha notato poi il Santo Padre – la società olandese, segnata dal fenomeno della secolarizzazione, ha avviato una nuova politica legislativa “concernente l’inizio e la fine della vita umana.” E “la Santa Sede – ha chiarito il Papa – non ha mancato, allora, di far conoscere la sua chiara posizione e d’invitare i cattolici dei Paesi Bassi a testimoniare sempre più il rispetto assoluto della persona umana, dal concepimento alla morte naturale”. “Io invito ancora una volta – ha ripetuto stamane Giovanni Paolo II – le Autorità e il personale medico, ed anche tutte le persone che esercitano un ruolo educativo, a misurare la gravità di tali questioni e dunque l’importanza delle scelte che si prendono al fine di costruire una società sempre più attenta alle persone e alla loro dignità.”

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STUDIO DELLA TEOLOGIA E DIALOGO CON DIO,

ATTRAVERSO LA GRAZIA DELL’EUCARISTIA,

PER SERVIRE I POVERI NELLA CHIESA E NEL MONDO: L’ESORTAZIONE DEL PAPA

AGLI STUDENTI DELL’ALMO COLLEGIO CAPRANICA, RICEVUTI IN UDIENZA

- Servizio di Alessandro De Carolis -

 

L’Eucaristia come fonte di grazia nell’agire quotidiano e vertice di perfezione verso il quale tendere, per saper rispondere alle attese della Chiesa e del mondo. E’ lo spunto di riflessione che Giovanni Paolo II ha lasciato questa mattina, ricevendoli in udienza, agli alunni e ai formatori dell’Almo Collegio Capranica, antica istituzione ecclesiale fondata nel 1457 dal cardinale omonimo per la formazione di seminaristi e presbiteri, in particolare quelli meno abbienti di Roma. Il servizio di Alessandro De Carolis.

 

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Una fucina di Papi e di ministri della Chiesa a vario livello, per una storia lunga oltre cinque secoli. Nei giorni della memoria liturgica di Sant’Agnese, patrona dell’Almo Collegio Capranica, si è rinnovato l’incontro di Giovanni Paolo II con il rettore, gli studenti e i collaboratori di quello che è, a tutt’oggi, uno degli istituti di formazione per seminaristi più prestigiosi di Roma, che vanta tra i suoi ex alunni Giacomo della Chiesa ed Eugenio Pacelli, ovvero i futuri Pontefici Benedetto XV e Pio XII. Ai 52 studenti attualmente al Collegio, guidati oggi in udienza dal cardinale vicario, Camillo Ruini, e dal rettore, mons. Ermenegildo Manicardi, il Papa ha dispensato consigli e indicazioni per rendere fruttuoso un periodo di studi che – ha detto – “modella la vostra personalità, in vista di una incisiva presenza nella comunità cristiana e nella società”.

 

“Restate in docile ascolto della tradizione cristiana, facendo vostri, in particolar modo, i precipui valori tipici della ‘Famiglia Capranicense’”, è stata l’esortazione del Pontefice, che ha aggiunto: “Allo studio delle scienze teologiche unite poi la meditazione della Parola di Dio e un intenso colloquio personale con Gesù”. “Sia soprattutto il sacramento dell’Eucaristia il punto di riferimento della vostra vita”, ha affermato ancora Giovanni Paolo II. Essa “diventi nella realtà di tutti i giorni la sorgente di grazia da cui scaturisce il vostro agire e il vertice di perfezione a cui costantemente tendete”, così da avere una “costante attenzione alle attese della Chiesa e del mondo, e specialmente dei poveri”. L’attuale Pontefice si è recato due volte in visita all’Almo Collegio Capranica, la prima esattamente il 21 gennaio del 1980: un avvenimento che il Collegio ha voluto celebrare con un convegno dedicato alla teologia del sacerdozio. Una ricorrenza sottolineata anche dal Papa:

 

“Venticinque anni fa ebbi modo di visitare il vostro Almo Collegio (...) Questo significativo anniversario costituisca per voi un ulteriore stimolo per crescere nella comunione col Successore di Pietro e nell’amore alla Chiesa”.

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ALTRE UDIENZE

 

Giovanni Paolo II ha ricevuto nel corso della mattinata, in successive udienze, il cardinale Giovanni Battista Re, prefetto della Congregazione per i Vescovi; l’arcivescovo Józef Kowalczyk, nunzio apostolico in Polonia; il vescovo di Teruel y Albarracín (Spagna), mons. José Manuel Lorca Planes, in visita ad Limina.

 

         In Spagna, il Papa ha nominato vescovo di Ibiza il sacerdote Vicente Juan Segura, del clero dell’arcidiocesi di Valencia, finora capo della Sezione spagnola della Segreteria di Stato. Il nuovo presule, 50 anni, ha compiuto gli studi di giurisprudenza nella Facoltà di Diritto Civile, successivamente si è preparato al sacerdozio nel Seminario metropolitano di Valencia. Dopo alcuni anni di ministero sacerdotale, ha frequentato la Pontificia Accademia Ecclesiastica, iniziando il servizio diplomatico della Santa Sede. Ha prestato la sua opera nelle nunziature apostoliche di Costa Rica, Marocco e Mozambico. Dal 1994 è capo della Sezione spagnola della Segreteria di Stato e svolge il ministero anche come collaboratore della parrocchia di San Melchiade a Roma e presso le Piccole Suore degli Anziani Abbandonati. Dal 10 giugno 2000 è Prelato d’Onore di Sua Santità. Ha il titolo di dottore in Diritto Canonico, conseguito nella Pontificia Università di San Tommaso in Urbe, e quello in Diritto Civile nell’Università di Valencia. Poliglotta, oltre allo spagnolo, parla il francese, il portoghese e l’italiano.

 

Il Pontefice ha nominato segretario aggiunto della Congregazione per     l'Evangelizzazione dei Popoli e presidente delle Pontificie Opere Missionarie il sacerdote polacco Henryk Hoser, dei Padri Pallottini, elevandolo in pari tempo alla dignità di arcivescovo. Il neo presule, 63 anni, originario di Varsavia, ha conseguito il diploma in medicina, prima di entrare nella Società dell'Apostolato Cattolico (Pallottini). E’ stato missionario per 20 anni in Rwanda. Nel 1978 ha fondato a Kigali il Centro Medico‑Sociale, guidandolo per 17 anni, ed il Centro di Formazione Familiare (Action Familiale). In quel periodo ha anche ricoperto per 10 anni l’ufficio di Superiore regionale del suo Istituto. Nel 1994, in assenza del nunzio apostolico in Rwanda, la Santa Sede lo nominò visitatore apostolico nel Paese africano. Dal 2004 è rettore della Procura missionaria pallottina, a Bruxelles, in Belgio, ed è impegnato nella pastorale nell’ambito della Comunità Europea.

 

 

CHIARIMENTI IN TEMA DI ”IDEA DI CHIESA E DI MINISTERO ECCLESIALE”, PRESUPPOSTO DELLA QUESTIONE PASTORALE DELLA COMUNIONE EUCARISTICA NEL

DIALOGO TRA CATTOLICI E LUTERANI: TRA I MOTIVI DI PREGHIERA

IN QUESTA SETTIMANA PER L’UNITA’ DEI CRISTIANI

- Intervista con il reverendo Mathias Türk -

 

         Al quinto giorno della Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani, ci soffermiamo oggi sul dialogo tra cattolici e luterani. Giovanni Peduto ha intervistato il reverendo Mathias Türk che, nel Pontificio Consiglio per la promozione del-l’unità dei cristiani, si occupa delle relazioni tra Roma e la Federazione luterana mondiale:

 

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L’attuale situazione ecumenica si può paragonare forse a un’escursione in montagna. Nella rapida ascesa fino alle alte cime di una comunione ecumenica, acquisita nel corso degli anni ’70 e ’80 dello scorso secolo, sono stati approvati un gran numero di testi ecumenici congiunti. E’ apparsa vicinissima la vetta di una piena e visibile comunione della Chiesa nel riconoscimento di fede, nella vita sacramentale, nell’idea di Chiesa e di servizio ministeriale. Oggi, dopo il raggiungimento di questo primo elevato livello attraverso la normalizzazione e l’intensificazione della comunione ecumenica, secondo alcuni si procede in modo incredibilmente lento. Sono sorti nuovi ostacoli di tipo teologico e politico-ecclesiale, che ancora non si sa come superare. Dunque, in base al consenso differenziato raggiunto finora sulla Dichiarazione Congiunta sulla dottrina della Giustificazione (Augusta 1999) fra la Federazione Luterana Mondiale e la Chiesa Cattolica, bisogna continuare a chiarire soprattutto la diversità dell’idea di Chiesa e di servizio ministeriale. Per i cattolici e gli ortodossi un consenso su tale questione costituisce il presupposto della possibilità di una celebrazione comune dell’Eucaristia. Il Presidente del Consiglio per l’unità dei cristiani, il cardinale Walter Kasper, ha sottolineato: “Secondo la Dichiarazione sui principi della Dottrina della Giustificazione, sono soprattutto le questioni ecclesiologiche a essere in dialogo con le Chiese riformate. Secondo i cattolici e gli ortodossi, sono le chiavi per affrontare la pesante questione pastorale della comunione eucaristica. Questa è la situazione attuale”.

 

D. – Quale il cammino da compiere e quali gli ostacoli da superare?

 

R. – Da parte evangelica si chiede prima di tutto l’intercomunione, che permetterebbe di affrontare anche le altre questioni. Invece, bisogna affermare che senza la comunione ecclesiale non può esistere alcuna comunione eucaristica reale e veritiera come, viceversa, senza Eucaristia non può esistere alcuna piena comunione ecclesiale. D’altra parte,in seno a molte Chiese locali luterane è di nuovo in primo piano la questione della propria identità confessionale. Il dialogo con l’interlocutore ecumenico conduce prima o poi a interrogativi sulla propria identità. Rientrano evidentemente in questo contesto i seguenti documenti: La comunione ecclesiale nell’ottica evangelica della Chiesa Evangelica in Germania (EKD) 2001; Sacerdozio comune, Ordinazione e Incarico nell’ottica evangelica della Chiesa Unita evangelica luterana in Germania (VELKD 2004), che ad esempio non considera un presupposto irrinunciabile l’ordinazione attraverso la preghiera e l’imposizione delle mani per la celebrazione dell’Eucaristia e della comunione. Con questa idea di servizio ministeriale più funzionale che sacramentale e legata alla grazia, tali tesi tendono a rimettere in dubbio i testi ecumenici congiunti finora redatti. L’autoaccertamento confessionale va senz’altro compreso e accolto perché l’incontro e il dialogo presuppongono una propria identità e sono una ricchezza e una sfida. A dire il vero,però, questo diventa più difficile laddove, al posto della convinzione, affermatasi costantemente negli scorsi decenni, che ciò che ci unisce è maggiore di ciò che ci divide, si innesca un processo nel quale si sottolineano i tratti distintivi e si trascura invece ciò  che è stato raggiunto. Di conseguenza, negli ultimi tempi, sono sorte infinite distinzioni in questioni etiche, come quelle legate alla famiglia e alla sessualità, insieme con sfide bioetiche e socioetiche, non solo fra cattolici e luterani, ma anche in seno allo stesso luteranesimo internazionale. Un ulteriore problema è costituito dal grande contrasto fra l’ecumenismo della comunità ecclesiale e quello della Teologia e della direzione ecclesiale, la cosiddetta frattura fra ecumenismo “dall’alto” ed ecumenismo “dal basso”. L’attuale contesto sociale non fa altro che contribuirvi. A causa della mentalità dominante che privilegia il gusto individuale e pluralistico, svanisce l’idea dell’esigenza ecumenica fondamentale della ricerca di unità visibile della Chiesa di Gesù Cristo.

 

D. – In sintesi, a che punto siamo?

 

R. – Anche nell’anno 2004 il dialogo ecumenico si è concentrato soprattutto sui temi di ”idea di Chiesa e di ministero ecclesiale”, il cui chiarimento è il presupposto della pressante questione pastorale della comunione eucaristica. Al contempo, l’ecumenismo vive di un determinato impegno spirituale, che trova la sua autentica motivazione nell’anelito a vivere la fede comune in Gesù Cristo, il Signore, sempre più in unità con gli interlocutori ecumenici.

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A SAN GREGARIO DI NAREK, TEOLOGO E MISTICO ARMENO,

IL PONTIFICIO ISTITUTO ORIENTALE HA DEDICATO UN SIMPOSIO INTERNAZIONALE,

CHE SI CONCLUDE OGGI, A ROMA

- Intervista con l’arcivescovo Claudio Gugerotti -

 

         Alla figura di San Gregorio di Narek, vissuto tra il 905 e il 1005, il Pontificio Istituto Orientale ha dedicato un Simposio internazionale, che si conclude oggi a Roma. Tra gli oratori chiamati a ricordare il dottore mistico della Chiesa armena, anche l’arcivescovo Claudio Gugerotti, nunzio apostolico in Armenia, Azerbaigian e Georgia, nonché esperto di spiritualità orientale. Giovanni Peduto gli ha chiesto come è nata l’iniziativa del convegno:

 

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R. – Il Patriarca armeno-cattolico lo ha promosso con l’intento di approfondire la figura di San Gregorio di Narek, che è stata studiata per molti aspetti e dal punto di vista filologico, ma poco approfondita dal punto di vista teologico e spirituale. Lo scopo del convegno è quindi quello di fare di questo mistico degli inizi del secondo millennio un’esperienza conosciuta di rapporto personale con Dio, attraverso la poesia, attraverso l’esperienza del lamento, della compunzione interiore e attraverso l’esperienza della bellezza.

 

D. – Uno sguardo, dunque, alla figura di Gregorio di Narek, al suo insegnamento e al suo messaggio …

 

R. – Gregorio di Narek è un uomo molto semplice. E’ un monaco che praticamente non lascia mai il suo monastero, ma le sue finestre si spalancano sul mondo. Nel suo libro “Mirabile”, che comprende più di 90 elegie, preghiere ed invocazioni, piange sul peccato di tutto il mondo e ne parla in relazione ai fenomeni della natura, alla situazione storica ed internazionale del suo tempo, alla situazione della sua anima. Entrando nel contesto di coloro che secondo la tradizione invocavano il dono delle lacrime, Gregorio di Narek afferma che questo dono è un secondo Battesimo per il mondo attraverso il lavaggio dell’anima, fatto proprio attraverso le lacrime. Tutto questo, con uno stile letterario assolutamente inedito e con la creazione di neologismi, di forme particolarmente complesse ed inedite di espressività linguistica, fa della sua figura veramente un monumento della spiritualità mondiale.

 

D. – La sua attualità, il suo insegnamento per l’uomo d’oggi?

 

R. – Io credo che anzitutto questo insegnamento già parla al popolo armeno che, pur non comprendendo più direttamente le parole del testo, vista la distanza di tempo, continua ad usarlo mettendolo sotto il cuscino, dando una benedizione ai malati. Sente cioè il potere taumaturgico di questa parola che invoca Dio e in qualche modo lo costringe ad essere presente. Il messaggio che noi conserviamo  è il grande valore dell’interiorità, la capacità di esaminare la propria coscienza con rettitudine e linearità in modo da invocare il perdono di Dio e non in nome di un perbenismo generale o di un perdonismo anonimo, ma partendo dalla coscienza precisa del proprio limite. Dio è proclamato come grande amore, ma anche come grande medico di un’anima malata. Credo che questo sia un messaggio estremamente avvincente dal punto di vista spirituale, anche se qualche volta un po’ ostico a certe sensibilità che preferiscono essere molto più morbide, molto più attraenti, molto più calorose o molto più vaporose rispetto all’impegno di un confronto reale e senza maschere con la propria povertà per invocare la misericordia di Dio.

 

D. – Lei è il rappresentante della Santa Sede in Armenia. Vogliamo volgere lo sguardo ai cristiani in questo Paese?

 

R. – Devo dire anzitutto che il ritorno alla fede, nel senso della pratica religiosa che era stata impedita per tanti decenni dal potere comunista o resa comunque molto difficile, sta crescendo. L’impegno della Chiesa, sia della Chiesa armena apostolica che della Chiesa cattolica, si profonde con grande generosità anche se si tratta di un’area che non è sempre molto presente all’attenzione mondiale. I rapporti ecumenici sono forse i migliori esistenti tra la Chiesa cattolica ed una Chiesa orientale. Francamente, si tratta di un’area di grandi promesse e di collaborazioni già iniziate ed attuate, dove devo dire che anche l’atteggiamento stesso di onore, di amore, di rispetto per la figura del Santo Padre è una realtà di fatto, che non distingue cattolici e non cattolici, che si registra nella gerarchia anche della Chiesa Apostolica con un’apertura e direi con uno spirito di figliolanza che sono davvero unici e veramente molto edificanti.

 

D. – Vuole spendere una parola sulla situazione sociale, politica ed economica dell’Armenia?

 

R. – La situazione socio-politica è in lento miglioramento. Le sacche di povertà sono ancora molto numerose. Il passaggio dall’economia socialista all’economia di mercato è difficile, con tratti di disagi sociali molto elevati, dovuti anche alla necessità di ricostruire un’etica dell’economia che è purtroppo abbastanza assente. Però, anche grazie al contributo massiccio della diaspora armena, che per le sue capacità imprenditoriali ha fatto molta strada nel mondo ed intende ora investire nella madrepatria, le condizioni sono in visibile miglioramento. Naturalmente il miglioramento sarà tanto più efficace quanto più – ripeto – crescerà la coscienza del bene comune e la capacità di lavorare per il bene di tutti e non per la ricchezza di pochi.

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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”

 

 

Apre la prima pagina l’Iraq: dodici morti, a Baghdad, per un attentato compiuto con un’ambulanza-bomba. Il dolore per l’uccisione - ieri, a Nassiriya - del maresciallo Simone Cola. Decapitati due civili iracheni. Liberati gli otto ostaggi cinesi.

 

Nelle vaticane, l’udienza del Papa al nuovo ambasciatore dei Paesi Bassi: nell’occasione il Papa ha richiamato l’ineludibile esigenza del rispetto assoluto della persona umana dal suo concepimento alla sua morte naturale.

L’udienza di Giovanni Paolo II alla comunità dell’Almo Collegio Capranica: sia soprattutto l’Eucaristia - ha affermato il Santo Padre - il punto di riferimento della vostra vita.  

Due articoli dedicati alla Settimana di Preghiera per l’Unità dei Cristiani.

 

Nelle estere, Giappone: le Nazioni Unite coordineranno gli sforzi per realizzare un sistema anti-tsunami; si è conclusa a Kobe la conferenza per la prevenzione dei disastri.

 

Nella pagina culturale, un elzeviro di Mario Gabriele Giordano dal titolo “Il nodo delle ginestre a Montevergine”: un viaggio di Renato Fucini. 

 

Nelle pagine italiane, la tragica vicenda dell’uccisione, in Iraq, del maresciallo Cola.

 

 

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OGGI IN PRIMO PIANO

22 gennaio 2005

 

DOMANI, IL GIURAMENTO DI VIKTOR YUSHENKO QUALE NUOVO PRESIDENTE DELL’UCRAINA. SI CHIUDE LA FASE DI GRAVE TENSIONE

APERTASI CON L’ANNULLAMENTO DEL VOTO DEL 21 NOVEMBRE

- Intervista con mons. Ivan Jurkovic -

 

Dopo mesi di tensioni fortissime, l’Ucraina è oggi alla vigilia di una svolta: domani, a mezzogiorno, l’ex capo dell’opposizione, Viktor Yushenko, giurerà da presidente davanti al Parlamento riunito. Si chiude così un periodo drammatico per il Paese. Dalle elezioni del 21 novembre, poi annullate dalla Corte suprema e quindi ripetute a dicembre, è stata sfiorata più volte la guerra civile. Andrea Sarubbi ne ha parlato con il nunzio apostolico a Kiev, mons. Ivan Jurkovic:

 

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R. – L’Ucraina ha vissuto un periodo di grande importanza che si potrà giudicare probabilmente meglio in una prospettiva storica. E’ stato un periodo difficile, ricco di tensioni e di paura che le cose potessero andar male. D’altro lato, però, si è evitato il conflitto forte, si è cercato anche strada facendo di ricucire le tensioni e di superare le difficoltà, così che mi sembra che questo momento di presa di possesso del nuovo presidente dovrebbe essere la festa di tutti.

 

D. – Tra novembre e dicembre, l’Ucraina ha addirittura sfiorato la guerra civile. Erano prevedibili, secondo lei, queste tensioni? Si prevedeva che sarebbero scoppiate? Potrebbero scoppiare ancora?

 

R. – Forse, conoscendo l’Ucraina, che è un Paese molto complesso, sarebbe stata quasi una sorpresa che queste tensioni potessero determinare una divisione con gravi conseguenze politiche. Però, bisogna sempre tenere presente che l’Ucraina è un Paese molto più compatto di quanto appaia dall’esterno. Certo, il pericolo sempre rimane. Saremo responsabili un po’ tutti noi, specialmente la Chiesa. Non dimentichiamo mai che le relazioni umane hanno bisogno di una cura costante!

 

D. – E che cosa si aspetta adesso la Chiesa dal governo del nuovo presidente Yushenko?

 

R. – Bisognerebbe cominciare un nuovo periodo di vita dell’Ucraina, con l’obiettivo di dialogare in maniera nuova anzitutto con il vicino russo, che rappresenta un fattore storico importantissimo, ma anche con l’Occidente e con l’Unione Europea, come interlocutore principale. Quello che si attende la Chiesa è che il Paese rinasca anche con una nuova dignità, con un nuovo ottimismo ...

 

D. – Yushenko ha puntato molto sull’Unione Europea mentre Yanukovic sembrava puntare di più sulla Russia. Lei se la immagina, per il prossimo futuro, un’Ucraina più occidentale e più distante da Mosca?

 

R. – Io sono convinto che le costanti della storia sono molto più importanti che le variabili. Noi non possiamo immaginare un Paese con un tale patrimonio storico, con tale complessità di legami con quello che si dice “l’Oriente europeo”, che possa cambiare nel corso di un mese. Noi dobbiamo sempre vedere questa parte del mondo in una coesistenza costruttiva, positiva per noi, che viviamo qui, in Ucraina, e per tutto il continente, perché questo portano i nuovi equilibri ...

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NEL SUD EST ASIATICO, DURAMENTE COLPITO DAL MAREMOTO, SONO STATI SOSPESI NELLO SRI LANKA I COMBATTIMENTI TRA RIBELLI ED ESERCITO. SI E’ CHIUSA, INTANTO, CON UN NULLA DI FATTO LA CONFERENZA DI KOBE IN GIAPPONE SUI DISASTRI NATURALI

- Intervista con Teresio Dutto -

 

Continuano gli sforzi per fronteggiare la crisi umanitaria del sud est asiatico colpito, lo scorso 26 dicembre, dal maremoto che ha causato, finora, oltre 226 mila morti. Nello Sri Lanka una nuova tornata negoziale tra ribelli e governo di Colombo, mediata dalla Norvegia, ha portato ad una sospensione temporanea dei combattimenti. Anche le Maldive cercano la normalità: la popolazione dell’arcipelago si sta recando alle urne per le legislative che sono considerate un importante test sulla popolarità del presidente Gayoom, al potere da più di 25 anni. In Thailandia è stata identificata, inoltre, la 21.ma vittima italiana. Sulle coste meridionali dell’India la situazione sta lentamente tornando alla normalità ma l’economia locale è ancora ferma. E’ quanto conferma il delegato della Caritas Internationalis, Teresio Dutto, che sta coordinando sul posto gli aiuti provenienti da tutto il mondo. L’intervista è di Roberto Piermarini:

 

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R. – La gente che ha perso la casa è sistemata in strutture temporanee che sono state fornite dal governo locale. La Chiesa cattolica ha dato una grossa mano per questa operazione. Adesso il governo sta distribuendo anche viveri. La situazione però è difficilissima: la pesca non è ancora ricominciata e questo si sta ripercuotendo anche su persone che non sono state direttamente danneggiate dal maremoto. Si spera che i disagi siano temporanei. Oggi abbiamo incontrato i primi pescatori che si avventurano in mare. C’è ancora molta paura. Il mare, dopo la tragedia dello scorso 26 dicembre, è visto  come un nemico, un assassino.

 

D. – Qual è la maggiore necessità in questo momento per la popolazione?

 

R. – La popolazione deve avere certezze sull’utilizzo delle risorse. La necessità prioritaria è quella di assicurare il cibo e la distribuzione è stata rivolta alle persone che sono state colpite direttamente dallo tsunami. E’ necessario, però, ampliare gli aiuti perché il volano economico della pesca è bloccato. Bisogna prima di tutto aumentare la quantità di cibo da offrire alla popolazione in difficoltà. Poi si può passare a proposte di “cash for work”, cioè minime, ma necessarie, retribuzioni in cambio di lavoro.

 

D. – C’è ancora confusione per quanto riguarda la distribuzione degli aiuti, o ormai c’è un coordinamento?

 

R. – No, no: devo dire che su questo piano ormai qui c’è un’organizzazione chiara. Si sa chi deve aiutare. Il governo ha emanato norme, due-tre giorni fa, in base alle quali chi vuole aiutare deve prendersi carico di 50 persone e mettere a disposizione 18 mila euro. Il coordinamento di queste cose viene fatto in queste zone qui dalle autorità governative locali che stanno, a quanto possiamo vedere, funzionando. Certamente ci saranno delle carenze ma c’è anche una certa fiducia. La gente deve essere aiutata a non perdere la speranza.

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Brusca frenata, intanto, sul fronte della prevenzione degli tsunami. Nonostante le buone intenzioni e le numerose proposte per creare un sistema di allerta, la conferenza di Kobe, in Giappone, si è chiusa con un nulla di fatto. Il servizio di Maria Grazia Coggiola:

 

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Gli oltre 4 mila delegati hanno approvato un generico piano di azione per limitare i danni e le vittime dei disastri naturali e per far fronte al pericolo degli tsunami. Non hanno fissato però obiettivi concreti e soprattutto non hanno indicato metodi e mezzi finanziari per raggiungerli. I progetti per proteggere i Paesi dell’Oceano Indiano dagli effetti di un maremoto, attraverso un sistema di boe da realizzarsi nei prossimi 12-18 mesi, rimangono quindi sulla carta. Stati Uniti, Giappone, Germania e Francia     avevano avanzato numerose proposte nei giorni scorsi ma nonostante l’intenso lavoro diplomatico non è stato possibile trovare un’intesa a causa delle forti pressioni politiche e anche militari. In particolare, hanno pesato la presenza su molte isole di installazioni militari e nucleari indiane, cinesi e americane. Ma a causare il fallimento sarebbe stata anche la rivalità tra le varie agenzie dell’ONU.

 

Per la Radio Vaticana, Maria Grazia Coggiola.

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IL GIORNO DOPO L’ARRESTO A NAPOLI DEL BOSS DI SECONDIGLIANO,

L’ARCIVESCOVO DELLA CITTA’, CARDINALE MICHELE GIORDANO,

CI PARLA DEL DIFFICILE MOMENTO VISSUTO DALLA CITTÀ DEL SUD

 

Il boss Cosimo Di Lauro, reggente dell’omonimo clan di Secondigliano, è al carcere di Poggioreale. Di Lauro è stato arrestato ieri sera nel corso di un’operazione condotta dai Carabinieri. Intanto si è appreso che l’uomo ucciso e decapitato questa notte a Scampia era proprio un uomo del clan che fa capo a Di Lauro. Secondo il ministro degli Interni, Giuseppe Pisanu, “le forze dell’ordine vinceranno la battaglia contro il crimine, ma serve un impegno profondo per aggredire alle radici gli aspetti politici, economici e culturali che formano la questione napoletana. Dunque, si è intensificata in questi giorni l’azione delle forze dell’ordine contro le cosche, in lotta fra loro. Ma è possibile intravedere una luce di speranza in questo momento difficile per la città? Alessandro Guarasci lo ha chiesto al cardinale Michele Giordano, arcivescovo di Napoli:

 

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R. – Non è che il momento attuale sia più difficile del passato, se non per questa mattanza tra i vari clan, che si mettono in proprio. Direi che questo momento, per la camorra, è un momento di debolezza, di frantumazione. In questo senso, il momento è favorevole, sia per le forze dell’ordine, le quali stanno dimostrando che si può fare ciò che prima non sono riuscite a fare, sia per la gente, che non appartiene a queste associazioni criminali, perché prende coraggio dalla presenza maggiore delle forze dell’ordine. Credo che questo possa essere l’inizio di un progetto di intervento sia dal punto di vista di presenza della forza pubblica, sia dal punto di vista dello sviluppo sociale ed economico, sia dal punto di vista educativo e culturale.

 

D. – Eminenza, ma lei ritiene che oggi sia necessaria comunque una nuova alleanza tra le forze sociali in campo, istituzioni, Chiesa e così via?

 

R. – Quello che spiace è che, nonostante le sollecitazioni, non ci sia stata nel passato. Credo che oggi esistano le condizioni per fare questo e io sollecito le istituzioni, a qualunque schieramento appartengano, proprio a guardare in questa direzione, al bene comune della città, cercando non interventi episodici, magari faraonici, ma un progetto complessivo che dia risposta a questi problemi sia di occupazione, sia di educazione delle coscienze. La Chiesa è l’unica presenza cui la gente si rivolge ed è quella che conosce di fatto la situazione.

 

D. – Dunque, la Chiesa in questo momento ha un ruolo fortemente attivo con tutte le sue parrocchie sul territorio ...

 

R. – Questo l’ha sempre avuto: lo vorrei sottolineare. I parroci hanno anche levato la voce verso le istituzioni. Direi che sono quelli che hanno il polso della situazione.

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IL VANGELO DI DOMANI

 

 

Domani, 23 gennaio, terza domenica del tempo ordinario, la liturgia ci presenta il passo del Vangelo in cui Gesù annuncia che il Regno dei cieli è vicino e invita alla conversione. Il Maestro chiama i primi apostoli. Sono semplici pescatori: Pietro, Andrea, Giacomo e Giovanni. E dice loro:

 

“Seguitemi, vi farò pescatori di uomini”.

 

Ed essi subito, lasciate le reti, lo seguirono.

 

Ascoltiamo in proposito il commento del teologo gesuita padre Marko Ivan Rupnik:

 

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Dio si è fatto uomo in Gesù Cristo avvicinandosi così a noi uomini affinché partecipassimo alla sua vita divina. Cristo ci coinvolge con la vocazione in una stretta relazione con lui per rimanervi. Ci chiama entrando nel nostro modo di pensare. Si avvicina a noi nella maniera in cui siamo in grado di capire.

 

Pietro e suo fratello erano pescatori. Cristo li chiama: “Seguitemi! Vi farò pescatori di uomini”. Un pescatore capisce questo linguaggio perché è il suo. Immaginiamo come avrebbe reagito Pietro se Cristo gli avesse detto: “Seguimi! Ti farò apostolo. Lascerai la Palestina, la tua famiglia e mi seguirai fino ad una morte simile alla mia. Mi sarai testimone con il martirio”. Pietro non lo avrebbe seguito. Cristo lo chiama all’interno della sua mentalità, coinvolgendolo nell’amore salvifico e, piano piano, Pietro comprende e aderisce ad un amore che si realizza sacrificando se stessi.

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CHIESA E SOCIETA’

22 gennaio 2005

 

 

 

ANCORA LONTANA LA PIENA RICONCILIAZIONE IN COSTA D'AVORIO.

A DUE ANNI DALLA FIRMA DEGLI ACCORDI DI PACE, IL PAESE RESTA DIVISO

E I RIBELLI NON HANNO ANCORA ABBANDONATO LE ARMI

 

ABIDJAN. = La Costa d’Avorio è “un Paese sempre più diviso, nel quale la pace stenta a decollare”. A due anni dalla firma degli accordi di Marcoussis, sottoscritti per mettere fine alla guerra civile scoppiata nel settembre del 2002, la situazione nel Paese africano resta, dunque, drammatica. A sottolinearlo, in un’intervista all’agenzia Fides, fonti della Chiesa a Bouaké. Tutti affermano di volere rispettare gli accordi di Marcoussis e quelli di Accra, in Ghana – hanno detto – ma tutti li interpretano a modo loro. “Il presidente, Laurent Gbagbo, afferma di aver rispettato gli impegni assunti e che ora sta ai ribelli disarmare – hanno spiegato le fonti – mentre i ribelli rispondono che il disarmo al momento è impossibile e che se Gbabgo lo vuole può imporlo solo con la forza”. Uno dei punti più importanti degli accordi di Marcoussis, dal nome della località francese dove il 24 gennaio 2003 sono state sottoscritte le intese, riguarda la formazione del governo di unità nazionale, al quale partecipano rappresentanti del partito del presidente, dell’opposizione e dei ribelli. Il Paese, tuttavia, resta diviso in due parti. Il nord-ovest, in particolare, è in mano ad una serie di gruppi ribelli, che si sono riuniti sotto la sigla “Forze Nuove”. (B.C.)

 

 

SEMPRE ALTA LA TENSIONE IN BOLIVIA, DOVE PROSEGUONO LE MANIFESTAZIONI

DI PROTESTA CONTRO L’INNALZAMENTO DEL PREZZO DEL CARBURANTE.

IL MONITO DEI VESCOVI ALLE PARTI PER RICERCARE LA VIA DEL DIALOGO

 

LA PAZ. = Appello dei vescovi boliviani a tutte le parti sociali affinché lavorino insieme per il bene comune e per un’immediata soluzione della profonda crisi che sta mettendo in ginocchio il Paese. Durante una conferenza stampa, il segretario generale della Conferenza episcopale e vescovo di El Alto, mons. Jesús Juárez Párraga, ha ribadito la “piena disponibilità della Chiesa locale a mediare tra le parti, a patto che venga richiesto un esplicito interessamento”. Il presule ha auspicato un incontro tra governo e parti sociali perché “attraverso il dialogo si giunga al superamento dell’attuale momento di stallo”. All’esecutivo il segretario dei vescovi ha chiesto di “studiare vie alternative”, che possano ridurre gli effetti causati dall’innalzamento del prezzo del carburante. “La decisione del governo – ha detto mons. Juárez Párraga – va a colpire direttamente la popolazione”. “Se si vogliono alzare i prezzi, bisogna anche incrementare gli stipendi, perché qui tutto aumenta tranne i salari”. Il vescovo di El Alto, inoltre, si è detto convinto che “lasciare che i problemi si risolvano da soli è da irresponsabili, così come è da incoscienti credere che facendo pressioni fino ad arrivare a gesti estremi si ottenga giustizia”. I vescovi temono, infatti, che la scelta della protesta ad oltranza delle organizzazioni politiche, sociali e sindacali, possa condizionare fortemente il futuro democratico ed istituzionale della Bolivia. Intanto, il presidente, Carlos Mesa, ha disposto la riduzione del prezzo del gasolio del 6 per cento. La decisione del capo di Stato, tuttavia, non ha convinto i dimostranti, che da una settimana hanno avviato una durissima protesta in tutto il Paese. (D.D.)

 

 

AUMENTANO IN NEPAL I BAMBINI SOTTRATTI AI GENITORI E ARRUOLATI A FORZA

CON I RIBELLI MAOISTI. LA DENUNCIA DEI SALESIANI E DI NUMEROSE ONG

 

KATHMANDU. = “I bambini del distretto di Simikot vivono col timore che i ribelli maoisti possano giungere nei loro villaggi per portarli via dai loro genitori e arruolarli nelle loro fila”. Questa, in sintesi, la denuncia dei religiosi salesiani e delle organizzazioni non governative in Nepal, a pochi giorni dalla visita dell’Alto Commissario Onu per i Diritti Umani, Louise Arbour. I ribelli, tra le 10 mila e 15 mila unità, sono attivi in tutto il Paese asiatico e intere zone sono sotto il loro controllo. Mirano a rovesciare la monarchia costituzionale nepalese e ad istituire una repubblica comunista. La guerra civile, che attraversa il Nepal da oltre nove anni, ha causato la morte di oltre 10 mila persone. Secondo un rapporto di un’importante organizzazione nazionale di difesa dei diritti umani, l’INSEC, almeno 268 bambini sotto i 17 anni sono stati costretti ad unirsi all’esercito maoista, mentre numerosi ragazzi sono morti nel corso di combattimenti. A Simikot, circa 750 km a nord-ovest della capitale - racconta l’organizzazione - i bambini affollano la città in cerca della protezione del governo. La cittadina è l’unico posto dell’intera regione sotto l’influenza delle autorità di Kathmandu. Molti giovani fuggono da casa, attraversando difficili strade di montagna per trovare rifugio. E’ dall’inizio del 2004 che i maoisti hanno lanciato la campagna di arruolamento: “Metti le scarpe, porta il fucile e preparati alla guerra”. (B.C.)

 

 

NELLE FACOLTA’ DI TEOLOGIA E FILOSOFIA OCCORRE STUDIARE ANCHE LE MATERIE SCIENTIFICHE. COSI’ IL TEOLOGO MONS. CODA, DURANTE UN SEMINARIO

PROMOSSO DALL’AREA DI RICERCA IN SCIENZE E FEDE SULL’INTERPRETAZIONE

DEL REALE DELL’UNIVERSITÀ LATERANENSE

 

ROMA. = Inserire le materie scientifiche negli studi di teologia e filosofia  delle  Università Pontificie. La proposta è stata lanciata dal teologo mons. Piero Coda, durante un seminario su “Istanze epistemologiche e ontologiche emergenti dalle scienze matematiche”. L’incontro, che si chiude oggi, è stato organizzato dall’Area di ricerca in “Scienze e Fede sull'interpretazione del Reale dell’Università Lateranense”, collegata al Progetto Culturale della Conferenza Episcopale Italiana. “Le tematiche scientifiche, anche quelle più rigorose ed astratte come la matematica, risultano di grande interesse per il progetto culturale – ha detto mons. Coda – perché si avverte la necessità, da parte di tutte le discipline, di ritrovare i rapporti con la totalità del sapere”. “Abbiamo assistito finora ad un'epoca di grande frammentazione dei saperi – ha aggiunto – per  rispondere all’esigenza di autonomia espressa dai singoli ambiti scientifici. Ma oggi ci troviamo in un momento in cui le autonomie devono entrare in relazione tra di loro, perché le sfide del sapere oramai arrivano a chiedersi quale sia il senso ultimo della conoscenza,  che è docente presso l’Università Lateranense, “la tradizione universitaria cristiana ha sempre dato largo spazio alle materie scientifiche”, basta esaminare i curricula della Compagnia di Gesù”. Paradossalmente, nel Novecento, forse per la polemica contro il Positivismo scientista, sono venute meno le materie scientifiche nelle Università Cattoliche. Oggi si nota un’inversione di tendenza per inserire le materie scientifiche nelle facoltà di teologia e filosofia, come hanno cominciato a fare a Roma l’Ateneo della Santa Croce ed anche l’Ateneo Regina Apostolorum”. (B.C.)

 

 

UN GIOCO INTERATTIVO SU INTERNET PER RISVEGLIARE NEI BAMBINI

LO SPIRITO MISSIONARIO. E’ LA PROPOSTA DELLE PONTIFICIE OPERE SPAGNOLE

 ALLA VIGILIA DELLA GIORNATA DELL’INFANZIA MISSIONARIA 2005

 

MADRID. = Le Pontificie Opere Missionarie della Spagna hanno presentato un gioco interattivo per bambini in occasione della Giornata dell’Infanzia Missionaria 2005, che si celebrerà in Spagna il prossimo 23 gennaio. Si tratta di un gioco formativo ed informativo dal punto di vista missionario, secondo quanto afferma don Anastasio Gil, vicedirettore nazionale delle Pontificie Opere Missionarie della Spagna. La partecipazione al gioco, presentato in forma interattiva attraverso Internet, ha diverse modalità: si può giocare da soli, in coppia o a squadre. I giocatori, lanciando un dado virtuale, percorrono diverse caselle di un tracciato, nelle quali dovranno rispondere ad una serie di domande che si riferiscono alle missioni, alla situazione dei bambini nel mondo e ai valori evangelici. Le risposte indovinate permettono di continuare il percorso che presenta diversi gradi di difficoltà. Gli errori, invece, portano a caselle che riflettono su situazioni negative come guerre e bambini sfruttati. Secondo gli ideatori dell’iniziativa, si tratta di un gioco semplice che vuole ottenere qualcosa di importante: accrescere tra i giovani lo spirito missionario, affinché i bambini aiutino i bambini, secondo il motto dell’Infanzia Missionaria. Il gioco si può consultare nella pagina delle Pontificie Opere Missionarie della Spagna. (B.C.)

 

 

 

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24 ORE NEL MONDO

22 gennaio 2005

 

 

- A cura di Amedeo Lomonaco -

 

In Iraq, mentre venivano liberati gli otto ostaggi cinesi rapiti martedì scorso, il gruppo ‘Ansar Al Sunna’ rivendicava l’uccisione di 15 agenti della Guardia nazionale. Il nostro servizio:

 

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Il rilascio è stato confermato anche da funzionari dell’ambasciata cinese a Baghdad. Ieri i rapitori avevano chiesto al governo di Pechino di proibire ai cinesi di recarsi in Iraq in cambio della liberazione degli ostaggi. Subito dopo questa richiesta, la Cina ha ricordato di aver più volte avvertito i cittadini della Repubblica Popolare chiedendo loro di non andare nel Paese arabo. Ma sul fronte dei sequestri si devono registrare anche notizie tragiche: su un sito integralista islamico è stato pubblicato il video della decapitazione di due civili iracheni rapiti da un gruppo guidato dal terrorista giordano Al Zarqawi. Sul terreno, inoltre, la situazione è sempre più incandescente: dopo il drammatico attentato compiuto ieri a Baghdad e costato la vita ad almeno 15 persone, la comunità sciita è stata sconvolta da un nuovo episodio di violenza. Un’ambulanza guidata da un kamikaze è esplosa ieri sera nei pressi della capitale davanti ad un edificio dove si stava svolgendo una festa nuziale. La deflagrazione ha causato almeno 12 morti, tutti sciiti. Il ministro dell’Interno iracheno ha annunciato che l’aeroporto di Baghdad resterà chiuso per motivi di sicurezza il 29 e 30 gennaio, date delle vigilia e delle elezioni. In Italia, infine, arriverà domani all’aeroporto romano di Ciampino la salma di Simone Cola, il maresciallo ucciso ieri in Iraq. Dopo aver incontrato la moglie Alessandra, il vescovo della diocesi di Frosinone, Veroli e Ferentino, mons. Salvatore Boccaccio, ha sottolineato come con la fede sia possibile superare questo drammatico momento. “Si deve invocare il perdono – ha aggiunto il presule - perchè è fondamentale per uscire da una  situazione come questa”.

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Le Brigate dei martiri di Al Aqsa sono disponibili ad una tregua con Israele. È il primo risultato politico di rilievo ottenuto dal neopresidente palestinese, Abu Mazen, nei colloqui avviati con gli estremisti. Il leader dell’ANP ha anche ricevuto i complimenti del vicepremier israeliano Peres per lo spiegamento delle forze di sicurezza nella Striscia di Gaza. Il servizio di Graziano Motta:

 

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Abu Mazen ha conseguito un importante risultato sul terreno del conflitto ma non ancora un’intesa politica dopo tre giorni di colloqui con i capi delle organizzazioni fondamentaliste. La Jihad islamica ha reso noto che un cessate-il-fuoco dipende dalla fine delle operazioni militari da parte di Israele e dalla liberazione dei prigionieri. Hamas avrebbe modificato una sua posizione di principio, riconoscendo per la prima volta i confini del 1967, condividendo la politica di Al-Fatah per la nascita dello Stato palestinese con Gerusalemme capitale. Hamas ha anche riconosciuto la necessità di una leadership comune tra gruppi palestinesi, pur non rinunciando “alla legittima lotta armata contro il nemico sionista”. Nel tentativo di aiutare Abu Mazen a superare i contrasti con Hamas, l’Egitto ha riproposto la sua mediazione: i colloqui si svolgerebbero al Cairo la settimana prossima in concomitanza con l’arrivo nella regione del sottosegretario di Stato americano William Burns, segno del concreto sostegno ad Abu Mazen del presidente Bush.

 

Per la Radio Vaticana, Graziano Motta.

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È salito ad almeno 40 morti e 19 feriti il bilancio di un grave incidente stradale nel Nepal sud-occidentale, dove un pullman è uscito di strada ed è precipitato in un torrente. Nella sciagura hanno perso la vita gran parte degli invitati ad una festa nuziale.

 

In Iran, il Consiglio dei guardiani della rivoluzione ha autorizzato la candidatura di donne alle presidenziali. Lo ha annunciato la televisione di stato della Repubblica islamica.

 

In Spagna, il premier Jose Luis Rodriguez Zapatero ha mantenuto la promessa fatta agli ex “bambini della guerra” civile spagnola che aveva incontrato a Mosca all'inizio di dicembre: ha concesso loro la pensione e l’assistenza sanitaria.

 

Rischia di tardare l’arrivo dei 10 mila caschi blu nel sud Sudan, in programma a partire dalla fine di febbraio. I Paesi che hanno offerto finora disponibilità, Pakistan, Bangladesh e Malaysia, sono infatti tutti musulmani: un aspetto non gradito alla leadership locale, che teme tensioni con la popolazione animista e cristiana. Intanto, a Rumbek è stata aperta la prima delegazione diplomatica che rappresenta Gran Bretagna e Paesi Bassi.

 

L'Organizzazione mondiale della sanità (Oms) teme che il mortale virus dei polli possa trasmettersi da umano a umano. Il nuovo allarme giunge dopo la conferma che due fratelli vietnamiti hanno contratto la malattia e uno è morto. L'Oms ha reso noto che i risultati degli esami di laboratorio mostrano che due fratelli del Vietnam settentrionale sono stati infettati dal H5N1, il virus dell'influenza aviaria.                   

 

 

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