RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno XLIX n.
17 - Testo della trasmissione lunedì
17 gennaio 2005
IL
PAPA E LA SANTA SEDE:
OGGI IN PRIMO PIANO:
CHIESA E SOCIETA’:
Sale ad oltre 175 mila morti il bilancio delle vittime del maremoto in Asia
Medio Oriente: Abu Mazen vara il piano per fermare la violenza degli
estremisti palestinesi e ordina alle forze di sicurezza di proteggere il confine tra Israele e Gaza
Non si fermano gli attentati della guerriglia in Iraq: almeno 20 morti
solo questa mattina
Stipe Mesic rieletto presidente della Croazia: dovrebbe
portare nel 2009 il Paese nell’Unione Europea.
17
gennaio 2005
LO
SPORT, SE PRATICATO NEL RISPETTO DELLE REGOLE, E’ UN VALIDO STRUMENTO
EDUCATIVO
PER I GIOVANI: E’ QUANTO SOTTOLINEATO DA GIOVANNI PAOLO II NELL’UDIENZA AL TEAM
DELLA FERRARI, RICEVUTO STAMANI IN SALA CLEMENTINA
- Servizio di Alessandro Gisotti -
Per la Chiesa lo sport è un valido strumento educativo soprattutto per le
giovani generazioni. E’ quanto affermato da Giovanni Paolo II nell’udienza al
team Ferrari, ricevuto stamani in Sala Clementina. Rivolgendosi ai
piloti Schumacher, Barrichello e ai dirigenti e tecnici della “Rossa di
Maranello”, il Papa si è complimentato per il successo ottenuto nell’ultimo
campionato mondiale di Formula Uno. Il campione del mondo in carica, Schumacher,
ha definito l’incontro “un’emozione unica”. Dal canto suo, la società sportiva Ferrari
- nella persona del presidente Luca di Montezemolo - ha donato al Pontefice il
primo modellino della F2004 in scala 1:5. Il servizio di Alessandro Gisotti:
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“La Chiesa considera l’attività
sportiva, praticata nel pieno rispetto delle regole, un valido strumento
educativo specialmente per le giovani generazioni”. E’ la riflessione offerta
dal Papa alla “grande famiglia della Ferrari”, in un incontro cordiale e
affettuoso con gli uomini della Rossa più famosa nel mondo. Il Pontefice ha
sottolineato come la Scuderia di Maranello rappresenti “una singolare comunità
di uomini al cui interno vige una grande intesa”. In questo spirito, il Pontefice
ha indicato il segreto del successo della casa automobilistica fondata da Enzo
Ferrari:
“E’ soprattutto all’entusiasmo
derivante dallo spirito comunitario che essa deve i suoi notevoli risultati
sportivi ed industriali”.
Ha così esortato il team Ferrari
a coltivare sempre “questo stile di lavoro” facendo “della crescita costante
nella solidarietà uno dei vostri principali obiettivi”. Con questo impegno, ha
aggiunto, diffonderete i “valori dello sport e contribuirete, al tempo stesso,
a costruire una società più giusta e solidale”. Dal canto suo, il presidente
Montezemolo ha voluto proprio evidenziare come quello della comunità sia un
tratto distintivo della Ferrari al pari del Cavallino rampante:
“Comunità è la formula chiave,
vorrei dire la “formula 1” dei nostri successi. Questo spirito comunitario,
questo saper stare insieme, che sentiamo profondamente nostro, è il motore che
ci ha portato a vincere tante competizioni, mettendo in comune gli sforzi, la
creatività, la ricerca e la passione”.
All’udienza ha preso parte anche
Piero Ferrari, figlio del fondatore, che nel 1988 ebbe l’onore di guidare la
“Rossa” sulla quale Papa Wojtyla fece un giro sulla pista di Fiorano in
occasione della visita agli stabilimenti di Maranello. A margine dell’udienza,
il direttore generale della Ferrari, Jean Todt, ha dichiarato che al Papa è
stato promesso anche l’equivalente in denaro di una vettura “Enzo Super Limited
Edition”. L’annuncio riguarda l’iniziativa dell’azienda di Maranello di mettere
all’asta, a favore delle vittime del maremoto del Sudest Asiatico - attraverso
la Caritas Internationalis - l’auto numero 400 della serie attualmente
più prestigiosa, che ha come prezzo di listino, e quindi base dell’asta, 640
mila euro.
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UDIENZE E NOMINE
Nel
corso della mattina, Giovanni Paolo II ha ricevuto in successive udienze il
cardinale Sergio Sebastiani, presidente della Prefettura degli Affari Economici
della Santa Sede e un gruppo di vescovi spagnoli in visita ad Limina Apostolorum.
In Francia, Il Santo Padre ha nominato vescovo di Agen il
reverendo Hubert Herbreteau, del clero della diocesi di Luçon, finora vicario
episcopale per la “Côte et Marais Breton”.
Nello
Sri Lanka, il Papa ha nominato vescovo coadiutore della diocesi di Chilaw, il
reverendo Warnakulasurya Wadumestrige Devasritha Valence Mendis, del clero
della diocesi di Chilaw, rettore del seminario nazionale di Kandy.
IERI IL PRESIDENTE ITALIANO CIAMPI CON LA MOGLIE
FRANCA A PRANZO
CON IL PAPA IN VATICANO: “UN INCONTRO MOLTO
CORDIALE”
“Un incontro molto cordiale e di carattere privato in occasione
dell'inizio del nuovo anno”. Così il direttore della Sala Stampa della Santa
Sede Joaquin Navarro Valls si è espresso sul pranzo ieri in Vaticano tra il
Papa e il Presidente della Repubblica Italiana Carlo Azeglio Ciampi, che era
accompagnato dalla moglie Franca. Con il pranzo di ieri in Vaticano, sono
undici gli incontri tra il Papa e Carlo Azeglio Ciampi in varie circostanze. Il
primo risale al 24 giugno '93 quando Ciampi, allora presidente del Consiglio,
si recò in visita in Vaticano.
LE CONCLUSIONI DEL
CONVEGNO IN VATICANO SULLE RELIGIONI TRADIZIONALI:
LA CHIESA CATTOLICA
RILANCIA IL DIALOGO CON I CULTI TRIBALI
- Interviste con
l’arcivescovo Michael Fitzgerald e padre Theodore Mudiji -
Si è concluso sabato scorso in Vaticano un convegno
mondiale di quattro giorni promosso dal Pontificio Consiglio per il Dialogo
Inter-Religioso, sul tema “Le risorse per la pace nelle religioni
tradizionali”. Durante i lavori si è preso in esame il contributo che
possono dare alla pace i seguaci dei culti tribali. Sulle conclusioni del
convegno ascoltiamo l’arcivescovo Michael Fitzgerald, presidente del
dicastero promotore, al microfono di Jean-Baptiste Sourou:
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R. – La
conclusione generale è che troviamo nelle religioni tradizionali delle vere risorse
per la pace nel nostro mondo. Ci sono dei valori che devono essere accolti e
riconosciuti e questo richiede un lavoro di dialogo con le persone che
appartengono a queste religioni tradizionali o con le persone che provengono
dalle religioni tradizionali, che sono adesso cristiani e vogliono però
conservare quei valori che sono nella loro tradizione etnica e culturale. Noi
invieremo il nostro messaggio alle Chiese locali e alle Commissioni per il
dialogo. Starà a loro poi riprendere la questione e andare avanti nella direzione
del dialogo, per far sì che tutte le tradizioni religiose possano contribuire
alla pace.
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Le
religioni tradizionali sono
diffuse soprattutto in Africa dove sono
seguite da circa 60 milioni di seguaci. Ma qual è attualmente la situazione?
Giovanni Peduto lo ha chiesto a padre Theodore Mudiji, direttore del Centro
studi di religioni africane e docente all’Università Cattolica di Kinshasa,
nella Repubblica Democratica del Congo:
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R. – Le religioni tradizionali in Africa sono ancora ben vive, anche
se con la diffusione del cristianesimo e dell’islam molti africani si sono convertiti a queste religioni. In fondo
però c’è sempre quell’aspetto africano, religioso, tradizionale che rimane in
tutti. D’altra parte Gesù non è venuto per cancellare ciò che era buono
nell’uomo, ma è venuto proprio per risuscitare nell’uomo ciò che è buono in lui, e che viene da Dio.
E’ questo che abbiamo cercato di vedere: ciò che è buono e può aiutare il
cristiano ed ogni uomo ad essere migliore, specialmente nel campo della pace.
D. – Che rapporto c’è oggi in Africa tra cristianesimo e religioni
tradizionali?
R. – In questi ultimi tempi c’è un grande sforzo e qualcosa di
positivo. C’è infatti un dialogo, attraverso il quale si cercano i valori
comuni per andare avanti nella fraternità umana.
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TRE MESI FA, L’APERTURA DELL’ANNO DELL’EUCARISTIA
ORA C’E’ ANCHE L’INDULGENZA PLENARIA
- Intervista con padre Ildebrando Scicolone -
“Un mistero di Luce e di Vita che chiama i cristiani ad
aprirsi alla logica dell’amore e della condivisione in un tempo sconvolto dalla
violenza”. Questa, l’Eucaristia secondo il Santo Padre, che esattamente 3 mesi
fa, il 17 ottobre scorso, dava l’avvio all’Anno eucaristico. Ma come sta
vivendo la Chiesa questo periodo particolare? Roberta Moretti lo ha chiesto a
padre Ildebrando Scicolone, docente di Liturgia al Pontificio Ateneo
Sant’Anselmo di Roma:
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R. – Sicuramente bene perché è stata una notizia che credo
il popolo cristiano aspettasse. La mia paura è che l’Anno Eucaristico si veda
più come un anno di esposizioni, adorazioni e non come un anno in cui si prende
meglio coscienza della celebrazione dell’Eucaristia. Se non si darà al popolo
cristiano una occasione forte per capire qual è il senso della celebrazione,
che è la cena della comunità cristiana, il popolo di Dio che è convocato per
incontrare il Signore risorto, l’Anno Eucaristico sarà un anno in cui abbiamo
moltiplicato le pratiche ma non abbiamo cambiato la vita.
D.– Nei giorni scorsi la Penitenzieria Apostolica ha
annunciato per questo Anno dell’Eucaristia l’indulgenza plenaria per
particolari atti di culto e di venerazione verso il Santissimo Sacramento ...
R.– Certo l’indulgenza plenaria non è semplicemente un do
ut des, cioè tu fai questo ed io ti perdono. Giustamente il decreto della
Penitenzieria Apostolica ricorda che innanzitutto bisogna distaccarsi
dall’affetto al peccato, cioè uno deve rinunciare al peccato. Ci vuole un
impegno di conversione. Poi è necessario fare una pratica, una preghiera o un
pio esercizio davanti al Santissimo Sacramento solennemente esposto, oppure
anche nel tabernacolo. Il distacco dal peccato si manifesta con una Confessione
entro l’arco di una settimana, o prima o dopo, nell’arco di otto giorni e poi
la Comunione frequente. Cioè sono delle occasioni che vogliono ricordare ai
fedeli quello che è il dovere di sempre. E’ un modo perché uno possa essere
attratto a fare sempre meglio. Non si può dire semplicemente ho fatto
l’indulgenza e sono a posto. E’ un invito a fare sempre meglio. Va comunque
ricordato che nel Manuale delle Indulgenze, pubblicato da Paolo VI dopo il
Concilio, si dice chiaramente che per chi fa una mezz’ora di adorazione davanti
al Santissimo Sacramento anche col tabernacolo chiuso c’è già l’indulgenza
plenaria.
D. – L’indulgenza plenaria presuppone, oltre alla comunione
eucaristica e la preghiera secondo le intenzioni del Papa, la confessione
sacramentale. Ci dà delle linee guida per vivere con pienezza tale sacramento?
R. – Io penso che si possa capire bene se si ha un retto
concetto di Chiesa come comunità cristiana. Molto spesso molti cristiani non si
confessano dicendo:“ io mi confesso direttamente con Dio”, perché non sanno che
cosa è la Chiesa. Dio ama la Chiesa, il Corpo di Cristo. Ogni cristiano, quando
col peccato si separa dal corpo ecclesiale, è come un membro che si stacca dal
corpo. Per riavere la vita questo membro staccato non può dire “io mi rivolgo
direttamente a Dio”, bisogna che si riattacchi al corpo. Dunque la dimensione
ecclesiale fa capire la necessità di una riconciliazione con la Chiesa e una
volta che uno è in comunione con la Chiesa è automaticamente in comunione con
Dio perché Dio ama la sua Chiesa, ama il Corpo del Figlio suo.
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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”
Apre
la prima pagina l'Iraq dove non si fermano le sanguinose violenze.
Nelle
vaticane, all'Angelus Giovanni Paolo II ha esortato i cristiani a formare un
cuore solo e un'anima sola ed ha auspicato che tutti gli uomini crescano nella
solidarietà per costruire un mondo di pace.
L'udienza
del Papa a dirigenti, piloti, meccanici e operai della Casa Automobilistica
"Ferrari". Nell'occasione il Santo Padre ha ricordato che la Chiesa
considera l'attività sportiva, praticata nel pieno rispetto delle regole, un
valido strumento educativo, specialmente per le nuove generazioni.
Una
pagina dedicata al solenne ingresso in Diocesi di mons. Francesco Marino,
vescovo di Avellino. L'articolo dell'inviato Francesco M. Valiante.
Nelle
estere, Medio Oriente: Sharon intensifica la lotta al terrorismo; l'Olp chiede
una tregua ad Hamas.
Nella
pagina culturale, d'apertura un articolo di Franco Patruno dal titolo "Il
'trash' non può essere supinamente accettato": né in Tv, né sulla carta
stampata.
Nelle
pagine italiane, elezioni: accuse e slogan lontani dai bisogni dei cittadini;
polemiche per alcune frasi di Berlusconi.
Camorra:
fermati gli assassini della madre di uno "scissionista": decisive le
testimonianze dei cittadini; sempre più brutale la faida di Scampia.
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17
gennaio 2005
OGGI IN ITALIA GIORNATA DEL
DIALOGO EBRAICO-CATTOLICO
- Intervista a mons. Vincenzo
Paglia e al rabbino di Torino Alberto Moshe Somekh -
Oggi in Italia è la XVI Giornata del
dialogo-ebraico-cattolico: un’occasione di scambio e di approfondimento fra le
due religioni. Domani poi 160 rabbini di tutto il mondo, riuniti dalla
fondazione Pave The Way,
incontreranno in Vaticano Giovanni Paolo II per ringraziarlo per tutti gli
sforzi sostenuti nei 26 anni di Pontificato per riconciliare le due fedi. Il
tema scelto quest’anno per la Giornata del dialogo fra ebrei e cattolico,
propone le parole della Scrittura: “Amerai il Signore Dio Tuo con tutto il
cuore … Amerai il prossimo tuo come te stesso”. Sentiamo in proposito il
vescovo di Terni, mons. Vincenzo Paglia, presidente della Commissione per
l’ecumenismo e il dialogo della CEI, al microfono di Debora Donnini.
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R. – Il grande albero ebraico-cristiano ha le sue radici più profonde
in queste parole. Ritornare alle nostre comuni radici significa guardare con
verità a questo rapporto inseparabile che c’è tra gli ebrei e i cristiani.
D. – Voi parlate anche di un impegno comune sulla giustizia e la
carità. Ci può spiegare più concretamente questi punti? Per esempio, un impegno
comune nella difesa della vita?
R. – Esattamente. Io potrei citare l’esempio della diocesi qui a
Terni, dove per la difesa della vita ci siamo trovati assieme in varie
occasioni, o per iniziative comuni di carità o per approfondire insieme la
grande tradizione spirituale ebraico-cristiana.
D. – Lei sottolineava anche che il cristianesimo ha raccolto il
messaggio della prima alleanza e che nel cristianesimo Cristo stesso rivela
l’amore del Padre…
R. – Noi restiamo custodi delle stesse Scritture del Vecchio
Testamento. Gesù stesso si sente pienamente ebreo e ha insegnato a noi tutti a
chiamare “Papà” il Dio di Abramo, di Isacco e di Giacobbe. Ci ha insegnato a
vedere in questo Dio un Dio che sa mischiarsi nella sfera degli uomini. Questa
tradizione di paternità di Dio, un Padre che si commuove, è la grande eredità
che noi abbiamo ricevuto e che Gesù stesso ha vissuto per primo, fino a diventare
Lui il “Compassionevole”, l’immagine più vera del Padre. Tutta l’attenzione
alla persona umana nasce dal monoteismo ebraico-cristiano. In questo senso io
credo che tutta la tradizione ebraico-cristiana debba ritrovare la sua forza e
quindi anche la sua audacia nel proporre al nichilismo contemporaneo la
bellezza di una paternità come quella di Dio, che non ci abbandona mai.
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E sempre sul tema di questa giornata e sul dialogo ebraico-cristiano sentiamo
ora iLrabbino capo di Torino Alberto Moshe Somekh.
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R. – Il dialogo ebraico-cristiano
ha un’estrema importanza per il progresso della società e della civiltà nei
suoi valori migliori, in un momento in cui sembra che questi valori passino in
secondo piano rispetto a dei “contro-valori”, essenzialmente. Quindi, merita
senz’altro di essere portato avanti e di essere riaffermato. I valori ai quali
alludono i versetti che sono stati scelti per questa giornata sono incentrati
sull’amore, l’amore di Dio e l’amore del prossimo, che nella tradizione ebraica
sono strettamente connessi anche ai valori della giustizia e della legalità.
Per il principio ebraico effettivamente la giustizia, e il diritto in
particolare, sono il veicolo fondamentale per la realizzazione dell’amore di
Dio sulla Terra. “Ama il prossimo tuo come te stesso”, è accompagnato nel
capitolo 19.mo del Levitico da altri versetti non meno significativi su questo
piano: “Non molesterai il forestiero”, e nello stesso tempo anche “non
mentire”, “non rubare”, non commettere atti immorali nei confronti del proprio
prossimo e della società nella quale si viene ospitati. Si ha il dovere di dare
amore, ma chi riceve amore deve anche mostrare gratitudine quanto meno, nei
confronti delle persone che glielo offrono. Questo doppio rapporto è alla base
dell’etica ebraica.
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SI E’ SPENTO L’EX LEADER DEL PARTITO COMUNISTA
CINESE ZHAO ZIYANG
- Intervista con Francesco Sisci e p. Bernardo
Cervellera -
È morto stanotte in un ospedale di
Pechino l’ex segretario generale del Partito comunista cinese Zhao Ziyang, caduto
in disgrazia oltre 15 anni fa per aver sostenuto la rivolta degli studenti di
piazza Tiananmen, nel 1989. Zhao, che aveva compiuto 85 anni nell'ottobre
scorso, si era opposto a quell'intervento militare contro gli studenti che,
nella notte tra il 3 ed il 4 giugno, causò la morte di centinaia e centinaia di
giovani. Ma cosa portò Zhao ad opporsi alla repressione? Al microfono di Giada
Aquilino risponde Francesco Sisci, direttore dell’Istituto italiano di cultura
a Pechino:
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R. – Allora era un momento molto delicato, in cui in realtà si stava
svolgendo una lotta politica interna, per il controllo del partito. Da una
parte, possiamo dire, c’era Deng Xiaoping e
dall’altra parte c’era Ziyang. In qualche modo gli studenti erano in mezzo ed
erano l’incidente di percorso, l’occasione di questa lotta. In realtà, non
erano veramente il fine, né per Ziyang, che si batteva contro questo intervento
militare, né per Deng Xiaoping, che
era invece a favore dell’intervento.
D. – Celebre la sua frase pronunciata in un accampamento degli
studenti: “Sono venuto troppo tardi”, disse. Poi di lui non si seppe più
niente…
R. – Lui arrivò il 19 maggio a Piazza Tienanmen per cercare di
convincere di persona gli studenti. Però gli studenti non si fecero smuovere.
Tornò a casa senza alcun successo e fu la sua fine politica, insieme anche alla
fine del movimento di Tienanmen.
D. – Cosa rimane alla Cina di oggi di Zhao Ziyang?
R. – Le riforme economiche nelle città. Lui varò l’idea che la Cina
doveva svilupparsi a partire dalle città, a partire dalle zone costiere. Oggi
le zone costiere della Cina producono oltre il 70 per cento del prodotto
interno lordo. A metà degli anni Ottanta, Zhao Ziyang studiò le riforme di
Reagan e quelle di Margareth Thatcher. Il liberismo economico doveva essere la
bandiera del successo cinese. Oggi a 15 anni dalla sua deposizione queste cose
stanno avvenendo.
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Ma allora Zhao Ziyang può essere ricordato come l’uomo delle prime
riforme economiche in Cina o come colui che disse no alla repressione militare
contro gli studenti? Giada Aquilino ha sentito padre Bernardo Cervellera,
direttore di Asia News:
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R. – Ha voluto entrambe le cose. Ha voluto cioè le riforme economiche,
ma ha voluto anche le riforme politiche. Il partito comunista si è preso il suo
progetto di riforme economiche e lo ha portato avanti e adesso la Cina è potente,
è grande, è una “riverita” potenza economica internazionale. Ha sempre però
rigettato le sue proposte di riforme politiche.
D. – Quali erano queste riforme politiche?
R. – Voleva anzitutto eliminare la corruzione dal partito comunista e
in questo il partito comunista ha ancora gli stessi problemi. La seconda cosa
era quella di riuscire a distinguere lo Stato dal partito comunista, in modo
tale che ci fosse un potere giudiziario, un potere legislativo indipendente dal
partito. Ma anche di mettere l’esercito non sotto il partito, ma sotto lo
Stato. Queste riforme sono ancora tutte da fare.
D. – Quando scoppiò la rivolta di Tienanmen scese tra gli studenti,
rendendo palese una spaccatura interna al regime cinese. In piazza con Zhao
scese allora Wen Jiabao, quello che oltre un decennio dopo sarebbe diventato
premier. Come è cambiata allora la Cina?
R. – Wen Jiabao è diventato un uomo di potere anche se probabilmente
si tratta di una persona ancora piena di gratitudine verso Zhao Ziyang,
purtroppo però all’interno di un mondo in cui le regole del partito vanno
rispettate e quindi non si può – come nell’89 – mostrare una differenza di
opinioni. Quello che è importante è che Wen Jiabao sostiene, comunque, tutto un
mondo di intellettuali, di personalità accademico e personalità della base cinese
che tuttora vogliono le riforme che Zhao Ziyang aveva richiesto.
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17
gennaio 2005
Sale AD OLTRE 175.000 MORTI
il numero delle vittime del maremoto
che lo scorso 26 dicembre
ha colpito i Paesi del sud est asiatico.
Intanto, l’ORGANIZZAZIONE
‘Human Rights Watch’ denuncia
CASI DI discriminazionE
NELLA DISTRIBUZIONE DEGLI aiuti umanitari
- A cura di Rita Anaclerio -
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GIAKARTA.=
E’ salito ad oltre 175.000 il numero complessivo delle vittime del maremoto. Il
tributo più pesante è stato pagato dallo Sri Lanka che da quasi 31.000 morti è
passato a oltre 38.000. Intanto, alcune ONG del Myanmar che hanno sede in
Thailandia hanno rotto il muro di silenzio che da tre settimane il governo di
Rangoon aveva innalzato. Le organizzazioni umanitarie locali, infatti, hanno
denunciato che sono almeno 2500 gli immigrati morti a causa del maremoto e 4
mila sono i dispersi. Si sapeva che molti lavoratori della zona provenivano da
oltre confine, ma finora nessuno sembrava essersi interessato al loro destino.
La stessa denuncia è stata lanciata da Steven
Forrester, direttore delle comunicazioni del Comitato americano per i rifugiati
e gli immigrati (USCRI). L’operatore dell’ONG ha riferito all’agenzia AsiaNews
che “queste persone non ricevono un’assistenza adeguata per paura di essere
arrestate o rimpatriate se escono allo scoperto”. E a chi sostiene che i
diritti umani valgono per tutti, replica l’organizzazione ‘Human Rights Watch’ secondo la quale in India c’è discriminazione
nella distribuzione degli aiuti umanitari che non raggiungono lo strato più
povero della società, i cosiddetti “intoccabili”. Il governo locale smentisce
ma il direttore di HWR, Brad Adams, ribadisce che le zone dove vivono i paria
“sono state le ultime a ricevere l’elettricità e l’acqua”.
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IL CARDINALE CAMILLO RUINI INAUGURERÀ OGGI
POMERIGGIO, A BARI,
LA
RIUNIONE DEL CONSIGLIO PERMANENTE DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA. DOMANI
E’ PREVISTA LA RIAPERTURA DELLA CATTEDRALE DOPO I LAVORI DI RESTAURO
BARI. = Oggi pomeriggio si
aprono, a Bari, i lavori del Consiglio permanente della Conferenza episcopale
italiana (CEI) in vista del Congresso eucaristico nazionale che si terrà nel
capoluogo pugliese dal 21 al 29 maggio prossimo sul tema “Senza la domenica non
possiamo vivere”. La riunione, che sarà inaugurata con la prolusione del
presidente della CEI, cardinale Camillo Ruini, è incentrata sulle prospettive
della pastorale carceraria in Italia e sulla questione dell’assistenza spirituale
agli emigrati italiani. Durante i lavori, che si protrarranno fino a giovedì
prossimo, è prevista anche una solenne cerimonia eucaristica per la riapertura,
domani, della cattedrale di Bari. Rivolgendosi ai sacerdoti e ai fedeli in
occasione di questo evento, l’arcivescovo di Bari – Bitonto, mons. Francesco Cacucci,
sottolinea come “la cattedrale restaurata sia segno di una Chiesa che rinnova se stessa
alle fonti perenni del sacrificio eucaristico del Cristo”. Sulla
riapertura della cattedrale il provicario generale, mons. Vito Angiuli, osserva
anche come il paziente lavoro di restauro, mettendo in evidenza gli ornamenti
della pietra mirabilmente incastonati in armonica composizione, “consenta di
ammirare l’eleganza della costruzione, la proporzione delle parti, il gioco
delle luci, lo splendore della forma”. La bellezza dell’opera architettonica -
aggiunge mons. Angiuli - richiama la bellezza della comunità cristiana:
“soffermarsi a guardare la costruzione del tempio è come volgere lo sguardo ad
un’icona nella quale si può vedere rappresentato o evocato il fascino del
Signore”. Ogni oggetto artistico della cattedrale è stato restaurato per essere
riproposto ai fedeli, agli studiosi e ai visitatori. Per gli studenti, in
particolare, sono stati predisposti diversi itinerari didattici. (A.L.)
PRESENTATA OGGI A ROMA LA “CAMPAGNA SUGLI
OBIETTIVI DI SVILUPPO
DEL MILLENNIO” PROMOSSA DA VOLONTARI NEL
MONDO-FOCSIV,
DA CARITAS ITALIANA E DALLE PRINCIPALI
ASSOCIAZIONI DEL MONDO CATTOLICO
ROMA. =
L’associazione Volontari nel mondo–FOCSIV e Caritas Italiana in collaborazione
con le ACLI, Azione Cattolica, Comunità Papa Giovanni XXIII ed il Movimento
giovani salesiani, hanno presentato stamani a Roma, presso la sala Stampa Estera,
la “Campagna sugli Obiettivi di Sviluppo del Millennio”. L’iniziativa intende
rispondere alle parole pronunciate da Giovanni Paolo II nel messaggio per la
celebrazione della Giornata mondiale della pace. In quell’occasione il Papa ha
esortato la comunità internazionale a porsi come obiettivi prioritari la lotta
alla povertà e la ricerca della pace: “Quando a tutti i livelli si coltiva il
bene comune - si legge nel testo - si coltiva la pace.” Nata con l’intento di
far sentire la voce della società civile ai governi perché rispettino gli
impegni internazionali che hanno assunto proprio contro la povertà, la Campagna
si colloca nell’ambito della mobilitazione mondiale lanciata per il 2005 dalla
società civile internazionale, la “Global
Call for Action Against Poverty”. In tal senso, la campagna rappresenta un
momento di grande mobilitazione dell’associazionismo cattolico per riaffermare
un impegno unitario nella promozione e nella difesa della dignità di ogni uomo.
(A.L.)
LA DELEGAZIONE ECUMENICA
DELLA FINLANDIA,
RICEVUTA IN UDIENZA DAL
PAPA SABATO SCORSO, APRE
QUESTO POMERIGGIO,ASSIEME
AI RESPONSABILI DEL DICASTERO VATICANO
PER L’UNITA’ DEI CRISTIANI,
LA SETTIMANA DI PREGHIERA PER L’UNITA’
PRESSO LA CHIESA DI
SANTA BRIGIDA, IN PIAZZA FARNESE, A ROMA
- A cura di Giovanni
Peduto -
ROMA.=
Domani inizia la Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani e questo pomeriggio
alle 17.00 una speciale celebrazione si svolgerà in Piazza Farnese, presso la
chiesa delle Suore di Santa Brigida, che è da molti decenni un attivo centro di
ecumenismo soprattutto per il dialogo tra cattolici e luterani. Vi parteciperà
la delegazione ecumenica della Finlandia, ricevuta sabato scorso in udienza dal
Papa e composta dal vescovo cattolico di Helsinki, in Finlandia, mons, Jozef
Wrobel; dall’arcivescovo Jukka Paarma della Chiesa luterana di Turku, in Finlandia;
dal vescovo Leo della Chiesa ortodossa, sempre di Finlandia; e dal pastore
luterano a Roma, Alf Lindh. Ricordiamo che quest’anno si celebra l’850.mo anniversario
di presenza del cristianesimo in Finlandia. Alla celebrazione ecumenica di
questo pomeriggio in Piazza Farnese interverrà il segretario del Pontificio Consiglio
per la promozione dell’Unità dei cristiani, l’arcivescovo Brian Farrell,
assieme ad altri esponenti del dicastero. Santa Brigida è veneratissima sia dai
cattolici che dai luterani del nord Europa. L’Ordine Brigidino attuale è stato
rifondato da una luterana convertita al cattolicesimo, la Beata Maria Elisabetta
Hesselblad, che tanto si adoperò in tutta la sua vita per la causa dell’unità
assieme ad un insigne sacerdote, mons. Lino Lozza, da poco scomparso (il 28
dicembre scorso), fondatore del Centro Unitas, presso la basilica romana di
Santa Maria in Via Lata, su Via del Corso, di cui era rettore e dove per 25
anni egli ha promosso l’Ottavario di preghiere per l’unità con una speciale
celebrazione ogni sera in un diverso rito orientale cattolico. Le Suore Figlie
della Chiesa, che hanno cura della basilica, in sua memoria anche quest’anno
hanno organizzato l’Ottavario: a partire da domani sera si succederanno alle
ore 20.00 le celebrazioni eucaristiche nei riti bizantino-romeno,
bizantino-greco, siro-maronita, armeno, bizantino-ucraino, romano,
siro-malabarese e bizantino-russo.
IL GENIO DI LEONARDO DA VINCI NELLA MOSTRA
VISITABILE A FIRENZE,
FINO A GIOVEDÌ PROSSIMO, INCENTRATA SUL TEMA
“LEONARDO, I GIOCHI E LO SPORT”
FIRENZE. = “Leonardo, i giochi e
lo sport”. E’ il titolo della mostra allestita a Firenze nel palazzo
Panciatichi e aperta al pubblico fino al prossimo 20 gennaio. L’esposizione
artistico-documentaria analizza gli studi di Leonardo da Vinci su diverse
attività sportive: si tratta di schizzi stenografici su archi, giostre di
cavalieri, barche a vela, carri e deltaplani. La mostra, curata dal museo
ideale Leonardo da Vinci e sponsorizzata dalla fondazione Monte dei Paschi di
Siena, ha anche offerto lo spunto per illustrare affreschi, di probabile scuola
leonardesca, trovati nei pressi del convento della Santissima Annunziata. E’
esposto, inoltre, un crittografo realizzato grazie alle istruzioni contenute in
un manoscritto leonardesco del 1487. La mostra propone anche testi di Leonardo
sulla forza e sul movimento e illustrazioni tratte dal suo manoscritto seicentesco
apocrifo intitolato “Trattato della pittura”. (A.L.)
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17
gennaio 2005
- A cura
di Fausta Speranza -
Il presidente palestinese Abu
Mazen vara il piano per fermare la violenza degli estremisti e gli attacchi
contro Israele. Ce ne parla Fausta Speranza:
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Il presidente Abu Mazen ordina alla forze di sicurezza dell'ANP di
proteggere i punti di passaggio fra la Striscia di Gaza e Israele: lo indicano
fonti autorevoli dell'ANP, al termine della riunione del consiglio di sicurezza
palestinese, con la partecipazione di Abu Mazen e del premier Abu Ala. Già prima della conclusione, il ministro
delle telecomunicazioni confermava l’approvazione di un piano ''volto a
ripristinare la sicurezza e la legalità nelle aree palestinesi''. Nessuna conferma
di un altro dei punti in discussione: l'ipotesi di un’integrazione dei
miliziani delle brigate Al Aqsa nei nuovi servizi di sicurezza riformati
dell'ANP, già più volte evocata da Abu Mazen nelle ultime settimane. Da parte
israeliana, anche oggi la richiesta della fine degli attacchi: questa volta
affidata alle parole del viceministro della difesa, intervenuto a Radio
Gerusalemme. Ma proprio in queste ore un dirigente del movimento integralista
islamico palestinese Hamas ha respinto l'appello per uno stop alla violenza
lanciato ieri dall'Organizzazione di Liberazione della Palestina (OLP). Ieri il
comitato esecutivo dell' OLP aveva invitato tutti i gruppi palestinesi a
sospendere gli attacchi contro Israele, appoggiando gli appelli in questo senso
del presidente Abu Mazen. Resta da riferire di due palestinesi uccisi da
reparti israeliani al valico di Kissufim, nel sud della striscia di Gaza. Fonti
militari a Tel Aviv precisano che i due si apprestavano a sparare contro un
convoglio israeliano con un lanciarazzi.
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Ancora
sangue in Iraq: almeno dieci persone morte per attentato kamikaze contro il
quartier generale della polizia a Baiji, circa 180 chilometri a nord di
Baghdad. Sette soldati iracheni uccisi nell'attacco contro un posto di blocco
della Guardia nazionale a Baquba, da uomini armati che hanno poi ucciso un
guardiano del vicino palazzo della TV di stato irachena, assalito mentre stava
pregando. A Ramadi tre civili sono morti, colpiti dal fuoco americano dopo che
un uomo si è fatto esplodere presso una pattuglia USA.
Scontri
a sud della capitale del Kuwait tra le forze di sicurezza e presunti
integralisti islamici. L'operazione della polizia ha portato all’arresto di
oltre dieci sospetti tra cui alcuni sauditi. Ieri le forze di sicurezza hanno ucciso
un attivista saudita e due agenti sono rimasti feriti.
La
Premio Nobel per la pace iraniana
Shirin Ebadi ha ribadito che non si presenterà
alla Corte rivoluzionaria di Teheran, che l'aveva convocata nei giorni scorsi minacciandola di arresto se
avesse rifiutato di comparire davanti
ai giudici. Parlando in una conferenza
stampa convocata per criticare l'uso della detenzione in stato di isolamento
dei dissidenti da parte della
magistratura, l'avvocatessa iraniana ha anche ribadito di ritenere ''non
corretta in termini di legge'' la
convocazione perchè non vengono specificate le accuse contestate.
Il presidente Stipe Mesic,
liberale di centro, è stato rieletto con il 66% dei voti al ballottaggio
presidenziale che si è tenuto ieri. Il servizio di Emiliano Bos:
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“Sono maturate le condizioni affinché
la Croazia raggiunga tutti gli standard europei”. Se ne è detto convinto Stipe
Mesic, presidente, rieletto ieri a grande maggioranza, con il 66 per cento dei
consensi. Toccherà a lui ora il compito di guidare l’ultima tappa di
avvicinamento tra Zagabria e Bruxelles. Fra due mesi esatti inizieranno i
colloqui di adesione per l’iscrizione al club dell’Unione Europea che
potrebbe avvenire entro il 2009, chiudendo così i conti – in modo definitivo –
con il periodo di lguerra degli anni Novanta. Nel 2000, al posto di Franjo
Tudjman, fu eletto a sorpresa proprio Mesic e ieri i croati hanno voluto
riconfermare piena fiducia al presidente che nel suo primo mandato aveva
consolidato le istituzioni democratiche del Paese, facendosi anche apprezzare
per i modi semplici e la battuta sempre pronta. Bocciata, senza mezzi termini, Jadranka Kosor, attuale vice premier e
ministro per la famiglia ed i veterani di guerra, ferma al 34 per cento dei
consensi. “Sono fiero della maturità della democrazia croata, ragione per cui
oggi ci troviamo oggi alle porte dell’Europa unita” ha dichiarato ancora Mesic.
Una vittoria, la sua, a cui guardano con favore le cancellerie occidentali, ma
prima di staccare il biglietto di sola andata per Bruxelles vogliono dalla
Croazia una ancor più decisa collaborazione con il Tribunale Penale per l’ex
Jugoslavia.
Per la Radio Vaticana, Emiliano Bos.
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Primo giorno in Marocco per il Re
di Spagna Juan Carlos e per la Regina Sofia. E' la prima volta dal 1979 che
avviene un evento del genere. Si tratta di una nuova tappa nelle relazioni tra
i due Paesi dopo l'arrivo al potere di Jose Luis Rodriguez Zapatero. I rapporti
tra Spagna e Marocco avevano raggiunto il loro punto più basso nel 2002 quando
l'esercito spagnolo cacciò i gendarmi marocchini dall'isolotto di Perejil, rivendicato
da entrambi.
Il dibattito sulla riforma del
Patto di stabilità entra ''in una fase importante e critica'', ma la
Commissione Europea è ''fiduciosa che si possa trovare un compromesso entro
marzo'', prima del vertice UE di primavera. Lo ha detto la portavoce del
commissario europeo agli Affari monetari ed economici Joaquin Almunia, Amelia
Torres. Interpellata sull'intervento del cancelliere tedesco Gerard Schroeder,
che chiede una riforma ampia del Patto e una interpretazione non meccanica
delle regole, inclusa quella che limita al 3% il rapporto deficit-pil, Torres
ha detto: ''Si tratta di un contributo importante e costruttivo al dibattito''.
Le
forze speciali russe hanno raso al suolo a cannonate una casa in Daghestan,
dove c'era un gruppo di guerriglieri islamici. Nel blitz sono rimasti uccisi i
cinque guerriglieri e un membro del reparto speciale. La cellula era al
servizio della causa indipendentista cecena e si era asserragliata in seguito
ad un sanguinoso conflitto a fuoco con la polizia.
Un centinaio di passeggeri
sono rimasti feriti oggi durante una
collisione tra due treni della
metropolitana di Bangkok, all'ora di punta, ha annunciato la polizia della capitale thailandese. Un treno
vuoto è andato a sbattere contro la coda di un altro su cui viaggiavano 700
persone, ha precisato la fonte. ''I primi rapporti parlano di circa cento
feriti. Tutti i passeggeri sono usciti dai vagoni'', ha spiegato il generale
Dusistan Terephat, numero due della polizia di Bangkok, parlando alla
televisione.
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