RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno XLIX n.
15 - Testo della trasmissione sabato
15 gennaio 2005
IL
PAPA E LA SANTA SEDE:
OGGI IN PRIMO PIANO:
L’immagine dell’Africa attraverso i media occidentali:
ce ne parla Giulio Cederna
Il
Vangelo di domani: il commento di padre Marko Ivan Rupnik
CHIESA E SOCIETA’:
Appello della Chiesa
anglicana per la carestia in Burundi
che sta provocando morti ogni giorno
La Chiesa in Mongolia
raccoglie i frutti del proprio impegno nel Paese
Oltre novemila i siti
cattolici italiani su Internet
Prevista per la prossima primavera nella Corea del Sud
l’uscita della nuova traduzione della Bibbia
Abu Mazen, nuovo
presidente palestinese, dopo la cerimonia di investitura oggi a Ramallah.
Intanto 6 palestinesi sono stati uccisi in raid israeliani a Gaza
In Italia inaugurazione
dell’Anno giudiziario tra le polemiche. Magistrati contro la
riforma della giustizia e contro la riduzione dei fondi
15 gennaio 2005
IL PAPA PLAUDE I
SIGNIFICATIVI PROGRESSI NEL CAMMINO DI RICERCA
PER LA PIENA UNITA’ DEI CRISTIANI:
RICEVENDO UNA DELEGAZIONE
ECUMENICA DELLA FINLANDIA,
GIOVANNI PAOLO II HA INCORAGGIATO IL POPOLO DI QUESTO PAESE,
A VALORIZZARE LE COMUNI
RADICI CRISTIANE DELL’EUROPA
Ci sono segni evidenti di un “significativo progresso nella ricerca per
la piena unità dei Cristiani”: così il Papa ricevendo stamane una delegazione
ecumenica della Finlandia, giunta a Roma in occasione della festa di
Sant’Enrico, patrono del Paese nordeuropeo. Il servizio di Roberta Gisotti:
**********
Giovanni
Paolo II ha plaudito le cordiali relazioni tra la Chiesa cattolica, la Chiesa
ortodossa finnica e la Chiesa evangelica luterana della Finlandia. “Nel corso
degli anni – ha sottolineato – il nostro dialogo è stato rafforzato da visite
reciproche, da preghiere condivise e, in modo particolare, dalla Dichiarazione
congiunta sulla dottrina della Giustificazione”, sottoscritta - lo ricordiamo -
tra la Chiesa cattolica e la Federazione luterana mondiale nell’ottobre del
’99. Un documento salutato da parte cattolica come tappa significativa “nella
mutua comprensione e nell’avvicinamento della parti in dialogo”, “su una
questione così controversa durante i secoli”. Ma che cosa fare ancora perché i
Cristiani siano più uniti? Ascoltiamo mons. Eleuterio Fortino, sottosegretario
del Pontificio Consiglio per la promozione dell’unità dei Cristiani, al microfono
di Giovanni Peduto:
“Attualmente,
nel contesto delle relazioni fraterne, delle relazioni di dialogo, occorre
un’intensificazione della ricerca dell’unità e soprattutto un’intensificazione
della preghiera per l’unità, perché la piena unità – come ha detto il Concilio
– supera le forze umane”.
Il
Santo Padre ha quindi incoraggiato il popolo finlandese, che celebra 850 anni
dall’evangelizzazione, a costruire sulle radici cristiane dell’Europa, “così vitali
per il futuro di questo Continente”. In una società sempre più secolarizzata i
cristiani in Europa, possono infatti ritrovarsi nella riscoperta delle loro
comuni radici, come spiega lo stesso mons. Fortino:
“I
cristiani devono riscoprire la grande tradizione cristiana che ha dato un
contributo decisivo alla formazione e alla costruzione dell’Europa con tutti i
suoi valori di rispetto dell’individuo, di rispetto della persona, di
formazione della comunità, di promozione della condizione umana. Il Vangelo,
Gesù Cristo – che è fondamento della Chiesa ed è professato da tutte le Chiese
cristiane - deve spingere i cristiani ad un sempre maggiore avvicinamento e ad
una testimonianza. Occorre soprattutto una testimonianza di unità, una testimonianza
di rispetto reciproco, una testimonianza di cooperazione. Più che le parole e i
proclami, nelle comunità cristiane serve una vita concreta di unità in crescita”.
**********
I CRISTIANI PARTECIPINO
CON SEMPRE PIU’ VIVO FERVORE ALLA MESSA,
SPECIALMENTE LA DOMENICA. GESU’ NELL’EUCARISTIA CI
SOSTIENE NELLE PROVE:
COSI’ IL PAPA OGGI ALL’ISPETTORATO DI PUBBLICA
SICUREZZA IN VATICANO
“Nel corso di questo anno,
dedicato particolarmente all’Eucaristia, tutti i fedeli sono chiamati a
partecipare con sempre più vivo fervore alla celebrazione della Santa Messa,
specialmente alla Domenica”. E’ quanto ha detto il Papa ricevendo oggi i
funzionari e gli agenti dell’Ispettorato di Pubblica Sicurezza presso il
Vaticano.
“Per i cristiani – ha detto
Giovanni Paolo II - il dono più grande è certamente Gesù, nostra salvezza.
Nell’Eucaristia Egli ha voluto restare con noi: si è fatto nostro “viatico”,
cioè nostro spirituale nutrimento per il cammino della vita. Egli ci sostiene
nelle prove e nelle difficoltà; ci rende saldi nella speranza e nell’impegno di
ogni giorno”.
Quindi il Pontefice ha auspicato
che la Messa domenicale possa costituire per tutti i fedeli “un’occasione
privilegiata per un personale incontro con Cristo!”
Infine ha espresso ai funzionari
e agli agenti dell’Ispettorato il suo apprezzamento per il servizio svolto “con
abnegazione e fedeltà”.
ALTRE
UDIENZE E NOMINE
Nel corso della mattina il Papa
ha ricevuto anche in successive udienze il cardinale Francis Arinze, prefetto
della Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti;
l’arcivescovo Pedro Lopez Quintana, nunzio apostolico in India e in Nepal; il
cardinale Giovanni Battista Re, prefetto della Congregazione per i Vescovi.
Il Santo Padre ha accettato la
rinuncia al governo pastorale dell’arcidiocesi di Kansas City, negli Stati
Uniti, presentata da mons. James Patrick Keleher, in conformità al canone 401 §
2 del Codice di Diritto Canonico. Gli succede mons. Joseph F. Naumann, finora
arcivescovo coadiutore della medesima sede.
In
Tanzania il Papa ha poi accettato la rinuncia al governo pastorale della
Diocesi di Dodoma presentata da mons. Mathias Joseph Isuja, per raggiunti
limiti di età. Gli succede mons. Juda Thaddaeus Ruwa’ichi, dei Frati Minori
Cappuccini, finora vescovo di Mbulu.
Infine
il Santo Padre ha nominato vescovo Ordinario Militare per le Filippine mons. Leopoldo
S. Tumulak, finora vescovo di Tagbilaran. Mons. Leopoldo S. Tumulak è nato il
29 settembre 1944 a Santander nell’arcidiocesi di Cebu. È stato ordinato
sacerdote il 30 marzo 1971.
SUL
SIGNIFICATO DELL’INDULGENZA PLENARIA,
ANNUNCIATA
IERI PER QUEST’ANNO DELL’EUCARISTIA,
LA
RIFLESSIONE DELL’ARCIVESCOVO BRUNO FORTE
Un
tempo di grazia e purificazione per tutti i fedeli: in occasione dell’Anno
dell’Eucaristia - proclamato da Giovanni Paolo II il 7 ottobre del 2004 - la
Penitenzieria Apostolica ha pubblicato ieri il decreto in cui si annuncia la
concessione dell’Indulgenza plenaria per particolari atti di culto e di
venerazione verso il Santissimo Sacramento. Per comprendere a pieno il
significato dell’indulgenza, è necessario capire a fondo la natura del peccato.
A sottolinearlo è il teologo Bruno Forte, arcivescovo di Chieti-Vasto,
intervistato da Alessandro Gisotti:
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R. – La colpa,
il peccato, è l’atto consapevole e libero con cui si disobbedisce alla volontà
di Dio. La pena invece è la conseguenza dovuta alla colpa. La colpa viene
rimessa dalla misericordia di Dio, attraverso il dono del perdono che, mediante
il ministero della Chiesa, viene dato. Ogni volta che noi ci confessiamo ci
vengono rimesse le nostre colpe, se siamo sinceramente pentiti. Tuttavia c’è la
pena, che è necessario superare, cioè quella conseguenza che il male ha avuto
sulla nostra piena realizzazione di figli di Dio. Anche qui la Chiesa ci viene
in soccorso. Anzitutto indicandoci dei sentieri penitenziali, dopo ogni
confessione. Ma proprio perché nessuno di noi si salva da solo e siamo nella
comunione della Chiesa, allora la Chiesa oltre a poterci dare, attraverso il
ministero della riconciliazione, il perdono delle colpe, ci dà anche un aiuto
per superare il peso della pena. Questo aiuto è l’indulgenza. Ecco allora il
senso dell’indulgenza: nella comunione dei Santi c’è l’aiuto dato dalla Chiesa
per superare la pena, conseguenza della colpa.
D. – L’indulgenza viene concessa
se la Confessione, la Comunione eucaristica e la preghiera, secondo
l’intenzione del Pontefice, sono vissute con un animo totalmente distaccato
dall’affetto verso qualunque peccato. Si richiede, dunque, al fedele un impegno
davvero speciale?
R. – Certo, perché non si tratta
di qualcosa di meccanico, si tratta di un aiuto che viene dato ad una coscienza
pentita del peccato e aperta sinceramente all’azione misericordiosa di Dio.
Ecco perché la penitenza ha un valore importantissimo come cammino di vita e
non soltanto come singolo momento. E’ una conversione del cuore. Ed ecco perché
l’Eucaristia è di tanto aiuto in questo cammino. Noi siamo nell’anno
eucaristico e l’Eucaristia, pane di vita, pane dei pellegrini, è quella che nutrendo
la sete sostiene anche l’impegno di conversione, e quindi anche quel cammino di
purificazione che è appunto il cammino dell’indulgenza, il cammino della conversione.
D. - Qual è l’atteggiamento con
il quale il fedele deve vivere questo tempo di grazia, di purificazione?
R. – E’ l’atteggiamento di chi
vuole amare Dio con tutto il cuore, di chi vuole crescere sia purificandosi dal
non amore che come peccato ha pesato nel passato, sia aprendosi ad un
superamento di tutte le conseguenze negative del peccato; è una crescita di
gioia, di grazia, di bellezza.
D. – Cosa si deve invece evitare
per non rendere puramente formale, esteriore, questo momento?
R. – Evitare del tutto l’idea
quasi fiscalista che si faccia qualcosa e si ottenga in cambio qualche altra
cosa. Il do ut des non fa parte della relazione fra l’uomo e Dio, non fa
parte dell’eccesso di misericordia con cui Dio supera sempre tutti i nostri
peccati, se noi pentiti ritorniamo a Lui.
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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”
Nella
prima pagina un articolo di Marco Impagliazzo dal titolo "Per i credenti
la memoria nasce dal cuore": il discorso di Giovanni Paolo II al Corpo
Diplomatico.
Nelle
vaticane, l'udienza di Giovanni Paolo II ad una delegazione ecumenica dalla Finlandia;
nell'occasione il Papa ha ricordato con forza che le radici cristiane dell'Europa
sono vitali per il futuro del Continente.
L'udienza
del Santo Padre ai Dirigenti e agli Agenti dell'Ispettorato di Pubblica Sicurezza
presso il Vaticano.
Una
pagina - a cura di Eleuterio F. Fortino - dedicata alla preghiera per l'unità
dei cristiani.
Una
pagina del cammino della Chiesa in Africa.
Nelle
estere, Medio Oriente: Israele interrompe i contatti con l'Autorità Palestinese
dopo il sanguinoso attentato di Karni.
Nella
pagina culturale, un elzeviro di Mario Gabriele Giordano dal titolo "Un epicedio
per il fumo che muore".
Nelle
pagine italiane, tra i temi in rilievo quello delle tariffe: tra le più care in
Europa per luce e gas.
15
gennaio 2005
TIMORI
PER L’IMMENSO COMPITO DELLA RICOSTRUZIONE IN ASIA DOPO IL MAREMOTO. CRITICHE
PER LE DECISIONI DEI PAESI CREDITORI
Si
levano critiche per i provvedimenti presi dai 19 Paesi creditori durante il
loro incontro a Parigi per far fronte all’emergenza del Sud-Est asiatico. A più
di due settimane dal terribile maremoto che lo scorso 26 dicembre ha provocato
oltre 163 mila morti, continua a preoccupare l’immenso compito della
ricostruzione. Il servizio di Rita Anaclerio.
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“Insufficiente”
è stata definita la risposta del Club di Parigi sul debito estero dei Paesi
colpiti dal maremoto. E’ il giudizio espresso dalla Fondazione Giustizia e
Solidarietà della Conferenza Episcopale Italiana (CEI). I provvedimenti presi -
secondo l’organismo - si limitano al congelamento dei pagamenti fino a che non
saranno calcolate le necessità finanziarie dell'emergenza e della
ricostruzione, ma rinvia ai Paesi debitori l'iniziativa di chiedere la
successiva riduzione effettiva del debito. Nonostante la difficoltà di
coordinamento degli aiuti, l’effetto “tsunami” della solidarietà continua a muoversi.
La Caritas Internationalis ha raccolto oltre 63 milioni di dollari nel vari
Paesi del mondo, riuscendo, con le sedi in loco, a raggiungere le zone più
remote. Infatti la stessa Caritas rende noto che sono tre i problemi
principali: la difficoltà di coordinamento tra le ONG e le agenzie del Governo,
i problemi di trasporto e l’urgenza di sostegni psicologici. E secondo il
coordinatore del Programma Alimentare Mondiale, Gerald Bourke, tra una settimana
si dovrebbero riuscire a portare soccorsi a circa 600.000 persone, nonostante
il governo dello Sri Lanka abbia impedito la sua visita nella zona dei ribelli
Tamil. Anche la prevenzione delle epidemie è una preoccupazione costante.
Numerose persone residenti nella regione indonesiana di Aceh, una delle zone
più colpite dallo tsunami, hanno contratto il tetano rovistando tra i detriti.
Lo ha denunciato l’organizzazione “Medici senza Frontiere”, secondo la quale il
numero delle infezioni è destinato ad aumentare nelle prossime settimane. Il
maremoto sta favorendo anche la collaborazione interreligiosa. “I volontari
cristiani stanno lavorando a fianco dei colleghi musulmani, in una sorta di
dialogo profetico in azione”. E’ quanto riferisce all’agenzia Misna padre John
Mansford Prior, missionario verbita in Indonesia. E proprio ieri a Londra nella
cattedrale di Westminster, anglicani e cattolici hanno pregato insieme per le
vittime dello tsunami”.
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I
VESCOVI DEL CONGO CHIEDONO ELEZIONI LIBERE E TRASPARENTI
-
Intervista con don Valerio Shango -
“La Chiesa congolese vuole elezioni
libere e trasparenti”. Lo scrive il cardinale Frédéric Etsou, arcivescovo di
Kinshasa, in una lettera inviata a tutte le parrocchie della sua diocesi. Nel
testo – che verrà letto, oggi e domani, ai fedeli - il porporato denuncia il
clima di violenza che, nei giorni scorsi, non ha risparmiato i religiosi e le
strutture ecclesiastiche. Al microfono di Andrea Sarubbi, don Valerio Shango,
portavoce in Italia dei vescovi congolesi:
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R. –
Sua Eminenza ha voluto ricordare che la Chiesa cattolica si è sempre schierata
con la persona umana, con le famiglie povere e sofferenti della città di
Kinshasa. Si rammarica del fatto che una parte della popolazione abbia
danneggiato, nei giorni scorsi, strutture ecclesiastiche, causando danni anche
alle persone. Dopo aver richiamato la popolazione di Kinshasa alla vigilanza,
il cardinale ha ribadito che la Chiesa vuole le elezioni, ma queste dovranno
svolgersi senza violenza e senza saccheggi. Certi che la verità verrà proprio
dalle urne, i vescovi non vedono per quale motivo si debba rinviare il voto: la
speranza è che per il mese di giugno il governo dia una risposta precisa. Censimento
o non censimento, si vada alle urne!
D. – Perché in questi giorni ci
sono state manifestazioni contro la Chiesa?
R. – Perché il presidente della
Commissione elettorale indipendente – che è un ecclesiastico, padre Apollinaire
Malu Malu – ha rilasciato una dichiarazione poco felice, sostenendo che
probabilmente il voto verrà rimandato ad ottobre. Il popolo ha allora
sospettato che la Chiesa fosse complice dello status quo in Congo ed
acconsentisse al mantenimento di questa brutta situazione di sfruttamento del
popolo. C’è poi il ricordo degli anni della Conferenza nazionale sovrana: un
periodo in cui probabilmente mancò la fermezza di dire “basta” a Mobutu. Il
popolo ora teme che la cosa si possa ripetere con chi è attualmente al potere.
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L’IMMAGINE DELL’AFRICA
ATTRAVERSO I MEDIA OCCIDENTALI
- Intervista con Giulio Cederna
-
Mentre
l’emergenza che ha colpito il Sud-Est asiatico concentra l’attenzione dei
media, ci si chiede se un continente come l’Africa rischierà di essere ancora
più ignorato. Proprio in questi giorni sono stati presentati i risultati del
monitoraggio realizzato, tra gli altri, da AMREF - Fondazione Africana per la
Medicina e la Ricerca, in cui si è analizzata l’immagine che i media
occidentali rimandano del grande Continente. Ma quanto rimane nella sensibilità
mediatica una volta che i riflettori della cronaca si spengono. Rita Anaclerio
lo ha chiesto al portavoce dell’AMREF, Giulio Cederna:
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R. – C’è poca attenzione in
questo momento su altri problemi. Tutta l’attenzione è concentrata, purtroppo,
solo sulle emergenze. Tanti problemi, che chiamiamo le emergenze croniche, cioè
i problemi quotidiani, non hanno voce.
D. – Quale immagine i mezzi di
comunicazione trasmettono e quale grado di attenzione riservano all’Africa?
R. – Purtroppo l’attenzione per
l’Africa è discontinua. E’ un’immagine in parte tutta in negativo, cioè basata
sulle catastrofe. E dall’altra parte tutta in positivo, cioè mette in rilievo
soltanto le attività che vengono svolte dalle organizzazioni di volontariato
che vanno in Africa. Emerge sempre molto poco l’altro aspetto: cioè l’Africa che si auto-organizza, l’Africa
delle comunità locali che cercano dall’interno con pochi mezzi, ma con grande
coraggio, di risolvere i loro problemi. Emerge da una ricerca che abbiamo
condotto in parallelo a Nairobi sull’informazione africana. Ci siamo resi conto
come l’auto- rappresentazione dell’Africa in questi giornali sia debitrice
moltissimo alle agenzie occidentali. I giornali africani fanno questo strano
giro: partono dall’Occidente, ritornano in Africa e danno un’immagine
dell’Africa che però viene elaborata nelle redazioni occidentali.
D. – Il rapporto che voi avete
presentato in fondo può anche essere un monito nei confronti dei mezzi di
comunicazione, per tenere sempre desta l’attenzione anche una volta spento il
televisore e chiuso il giornale?
R. –
Pensiamo all’Aids che è un’emergenza, ma è anche un’emergenza cronica. Pensiamo
alla malaria, alle siccità, alle inondazioni che non sono spettacolarizzabili
perché non ci sono immagini che le raccontino. Mi ha scritto recentemente
Arundhati Roy: “Non esistono popoli senza voce. Sono popoli deliberatamente
azzittiti o preferibilmente inascoltati”.
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Domani, 16 gennaio, 2a Domenica
del Tempo Ordinario, la liturgia ci ripresenta il Vangelo del Battesimo di Gesù
nel Giordano. Giovanni Battista vedendo Gesù venire verso di lui dice:
«Ecco l'agnello di Dio, ecco
colui che toglie il peccato del mondo!... Io non lo conoscevo, ma chi mi ha
inviato a battezzare con acqua mi aveva detto: L'uomo sul quale vedrai scendere
e rimanere lo Spirito è colui che battezza in Spirito Santo. E io ho visto
e ho reso testimonianza che questi è il Figlio di Dio».
Su questo brano evangelico
ascoltiamo il commento del teologo gesuita padre Marko Ivan Rupnik:
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La testimonianza di Giovanni Battista avviene nello
scenario di penitenza, di conversione, di lavacro al fiume Giordano. La prima
parola che Giovanni pronuncia riguardo a Gesù Cristo è: “Ecco l’agnello di
Dio”. E’ l’agnello della grande tradizione liturgica spirituale ebraica.
L’agnello su cui si caricava il peccato di Israele e che mandato nel deserto,
al di là del Giordano, ha portato via questo peccato.
Giovanni non fa un discorso
difficile, complesso per identificare Gesù Cristo come Messia, perché chi sente
il bisogno di salvezza lo riconoscerà. La questione importante è di non
fraintendere la salvezza perché questo significa mancare il Messia e rimanere
nella morte. La radice di tutto ciò che l’uomo può sperimentare come male, come
prigionia, come fallimento e morte è il peccato, ma il peccato può essere
tolto, assunto e annullato solo da Dio. Perciò Giovanni il Battista conclude
con la sua testimonianza che questo agnello di Dio è il Figlio di Dio.
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15
gennaio 2005
IL BURUNDI STA
AFFRONTANDO UNA GRAVE CRISI,
CHE PROVOCA MORTI OGNI
GIORNO.
COSI’ I VESCOVI
ANGLICANI, CHIEDENDO AIUTO ALLA COMUNITA’ INTERNAZIONALE
PER LA CARESTIA CHE HA
COLPITO IL NORD DEL PAESE AFRICANO
BUJUMBURA. = Occorre al più presto
affrontare il problema della carestia, che ha colpito le province
settentrionali del Burundi. Questo, in sintesi, l’appello che ha lanciato la
Conferenza episcopale della Chiesa anglicana del Paese africano, rivolgendosi
al governo, alle organizzazioni non governative e alle agenzie umanitarie.
“Mentre il mondo ha risposto prontamente alla perdita di vite umane e alla devastazione
causata dal maremoto nei Paesi del Sud-Est asiatico – si legge nel comunicato
dei vescovi anglicani – il Burundi sta affrontando un’altra crisi che provoca
morti ogni giorno”. Nell’ultimo mese sono morte di inedia un centinaio di
persone, riferisce l’agenzia MISNA, soprattutto nel distretto Kirundo e nei
vicini Muyinga e Ngozi. “La situazione è particolarmente dura per quelli che
ancora vivono nei campi profughi”, continua la nota, spiegando che in molti
hanno scelto di restare negli accampamenti per un maggior senso di sicurezza.
La carestia è stata provocata dalla lunga siccità che ha colpito l’area:
“Occorre – si legge, infine – dare risposte appropriate alla gente in termini
di cibo e beni di prima necessità, ma anche sviluppare efficaci strategie per
lo sviluppo agricolo in futuro”. (B.C.)
LA CHIESA IN MONGOLIA
RACCOGLIE I FRUTTI DEL PROPRIO IMPEGNO NEL PAESE.
AD OLTRE UN ANNO DALL’ELEVAZIONE DELLA MISSIONE DI
ULAANBAATAR
A PREFETTURA, LA COMUNITA’ CATTOLICA HA ATTIRATO
SIMPATIE DA PIU’ PARTI
ULAANBAATAR. = L’anno appena
trascorso è stato molto positivo per i cattolici mongoli. Lo ha annunciato il
nuovo nunzio apostolico, l’arcivescovo Emil Paul Tscherring, specificando che
“gli sforzi dei missionari e della Chiesa cattolica in Mongolia rimangono
focalizzati sulle tematiche sociali e sull’educazione dei giovani”.
L’elevazione della missione di Ulaanbaatar a prefettura apostolica, dunque,
avvenuta nel 2003, sta dando i suoi frutti. La comunità cattolica mongola è
nata da 11 anni ed ora comprende 216 battezzati, un grande numero di credenti
espatriati e 51 missionari, che provengono da otto congregazioni. Nella casa
dei Missionari della Carità di Dari Ekh, alla periferia di Ulaanbaatar, i
cattolici si prendono cura delle ragazze di strada; mentre a Bayanhoshuu, una
delle aree più povere della capitale, un nuovo centro per i giovani
compie attività socialmente utili per la zona ed i suoi abitanti. Ci sono
lavori anche nella cattedrale dei santi Pietro e Paolo: preti e studenti
mongoli studiano le radici del cristianesimo e traducono in mongolo libri e preghiere,
seguendo gli insegnamenti di padre Antoine Mostaert. In un’ala della Cattedrale
è stato aperto anche un ospedale, la clinica di San Luca. Qui vengono curati
gratuitamente quanti lo richiedono. Lo staff è mongolo, sotto la supervisione
di medici coreani. Lo sforzo educativo della comunità, inoltre, riferisce
l’agenzia Asianews, ha avuto un ottimo riscontro nei risultati conseguiti dai
ragazzi della scuola vocazionale “Don Bosco”: per la prima volta gli studenti
hanno affrontato e superato gli esami statali in tutte le materie. Il lavoro
svolto dalla comunità ha attirato sui cattolici simpatie multilaterali. I
buddisti hanno invitato i cristiani alla cerimonia di benvenuto per le spoglie
di Buddha in maggio, all’interno del monastero di Gandantegchiling, il più
importante del Paese, ed il presidente, Natsagiin Bagabandi, ha espresso una
“sincera gratitudine” per l’operato della comunità. (B.C.)
OLTRE NOVEMILA I SITI CATTOLICI
ITALIANI SU INTERNET.
WWW.SITICATTOLICI.IT
OFFRE UN PANORAMA COMPLETO DI QUANTO
SI MUOVE NEL MONDO CATTOLICO. AL PRIMO POSTO I
SITI PARROCCHIALI
ROMA.
= I siti cattolici italiani sono oltre novemila. All’indirizzo www.siticattolici.it
è possibile trovare un panorama completo di quanto si muove nel mondo cattolico:
dalle parrocchie alle associazioni e ai movimenti ecclesiali, dalle banche dati
agli istituti religiosi, dalle notizie su santi e testimoni ai siti personali,
a quelli diocesani, alle radio e tv cattoliche. I siti cattolici in Internet
sono sempre più numerosi: dall’estate 1999 al 14 gennaio 2005 i siti sono
quintuplicati. Cresce soprattutto la qualità complessiva della loro presenza in
Rete, frutto delle riflessioni condivise dalla chiesa italiana in questi anni
sugli aspetti culturali e pastorali di questa nuova forma di missione. La parte del leone la fanno i siti parrocchiali,
che sono 2.127, quasi un quarto del totale. Il maggior incremento lo hanno
registrato gli indirizzi riconducibili alle radio e alle tv cattoliche, con un
+18 per cento, seguiti da quelli di università e centri culturali, con +15,7
per cento. Sono continue le richieste di essere presenti su www.siticattolici.it, nonostante
l’inserimento sia consentito solo dopo il vaglio di un’apposita “Equipe di
supporto dottrinale”, che vigila sui criteri che la Lista si è data: che siano
siti rispondenti ai criteri di ecclesialità stabiliti dal codice di diritto
canonico. Della commissione fanno parte un moralista, un liturgista, un
biblista, un teologo dogmatico, un esperto della comunicazione e un
vicedirettore della Conferenza episcopale italiana. Questo spiega perché sono
quasi 2.500 i siti che non hanno superato la soglia della verifica di
preinserimento nella lista di questi i moltissimi incompleti o “in costruzione”
ricevono l’incoraggiamento a completare contenutisticamente le loro proposte.
(B.C.)
PREVISTA PER LA PROSSIMA
PRIMAVERA NELLA COREA DEL SUD
L’USCITA DELLA NUOVA TRADUZIONE DELLA BIBBIA.
L’OPERA HA RICHIESTO 17 ANNI DI LAVORO
SEOUL. =
A breve i fedeli della Corea del Sud avranno una nuova traduzione della Bibbia.
E’ prevista per la prossima primavera, infatti, la pubblicazione dell’edizione
delle Sacre Scritture messa a punto dalla Commissione Biblica della Conferenza
episcopale della Corea. La Commissione, guidata da mons. John Chrysostom Kwon
Hyok-ju, vescovo di Andong, ha lavorato al testo per 17 anni, ed ora è nelle
ultime fasi di revisione. L’opera ha seguito un criterio fondamentale:
elaborare una traduzione più adeguata alla lingua coreana corrente, nel
rispetto della fedeltà al testo originale. Oltre cento, fra sacerdoti, specialisti,
teologi, traduttori, intellettuali e linguisti, hanno partecipato all’opera.
Secondo un sondaggio condotto in tutto il territorio nazionale, inoltre, oltre
l’80 per cento dei fedeli si sono mostrati favorevoli all’uso della nuova
traduzione come versione ufficiale della Bibbia per la Chiesa della Corea del
Sud. (B.C.)
ENNESIMO SUCCESSO DELL’UOMO NELLO SPAZIO. LA SONDA HUYGENS
HA INIZIATO AD INVIARE LE PRIME IMMAGINI E I PRIMI
SUONI DA TITANO,
LA LUNA PIU’ GRANDE DI SATURNO
- A cura di Barbara Castelli -
DARMSTADT. = Lo Spazio continua a svelare all’uomo
i suoi segreti. L’Agenzia spaziale europea (ESA) ha brindato ieri al successo
della missione che ha portato la sonda Huygens sulla più grande luna di
Saturno, Titano. Gli esperti sono euforici. Già in serata, infatti, sono
arrivate le prime immagini dalla seconda luna per grandezza del Sistema solare,
subito dopo il satellite di Giove, Ganimede. Dai primi fotogrammi, trasmessi
grazie all’antenna italiana ad alto guadagno della sonda-madre Cassini, si vede
che Titano è un pianeta vivo. L’immagine mostra un massiccio dal quale sembrano
scendere numerosi fiumi, forse canali creati da idrocarburi liquidi, ognuno di
essi ricco di affluenti ed estremamente ramificato. Sulla destra si vede poi il
profilo di una costa che si affaccia su un lago, o forse su un mare. Le
immagini, alle quali questa mattina si sono affiancati i suoni di Titano, sono
la testimonianza unica di un nuovo successo della missione Cassini-Huygens, partita
sette anni fa all’insegna della collaborazione fra NASA, ESA e Agenzia spaziale
italiana (ASI). Scoperto dall’astronomo olandese Christiaan Huygens nel 1655,
Titano è l’unica luna del Sistema solare ad avere un’atmosfera simile a quella
di un pianeta. Anzi, la sua atmosfera, composta da azoto, metano, etano, argon
e tracce di ammoniaca, è molto simile a quella presente sulla Terra circa 4
miliardi di anni fa, prima che cominciassero a comparire le prime forme di
vita. Il giorno su Titano, distante dalla Terra oltre 1,2 miliardi di
chilometri, è lunghissimo: ha una durata pari a 16 giorni terrestri. Con una
temperatura di meno 180 gradi, sicuramente non è un mondo ospitale per la vita.
Tuttavia, una delle domande che più stanno affascinando gli studiosi è come mai
su Titano esistano quantità così grandi di metano, un gas associato alla vita.
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15
gennaio 2005
- A cura di Fausta Speranza -
Abu Mazen ha giurato oggi a
Ramallah da presidente palestinese. Nel discorso di investitura ha confermato
la fiducia al premier Abu Ala, sottolineando che Abu Ala avrà in particolare il
compito di formare il nuovo governo e di guidare la riforma dei servizi di
sicurezza. Ma sulle parole pronunciate dal nuovo presidente palestinese, il
nostro servizio:
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Abu Mazen parla di rilancio del
negoziato di pace con Israele indicando l'obiettivo finale di ''due Stati
vicini'' e di una ''soluzione globale'' della crisi. Auspicando anche un
cessate-il-fuoco', afferma che si deve discutere insieme uno Statuto e, proprio
rivolto ai dirigenti dello Stato ebraico, chiarisce: ''siamo due popoli condannati
a vivere insieme''. Abu Mazen è il secondo presidente dell'ANP dopo Yasser
Arafat. Ha 69 anni e ha vinto domenica scorsa le presidenziali palestinesi con
il 62,5% dei voti. Non si può dimenticare che la sua investitura viene
all'indomani del sanguinoso attentato di Karni, al confine fra la Striscia di
Gaza e Israele, che ha provocato la morte di sei civili israeliani e che è
stato rivendicato da tre gruppi armati palestinesi. Ma anche in concomitanza
con l’uccisione stamattina di sei palestinesi, colpiti dal fuoco di soldati
israeliani nel corso di un'incursione dell'esercito nel quartiere Zaitun di
Gaza City. E anche in contemporanea con le dichiarazioni di Hamas: il movimento
integralista fa sapere che di cessate il fuoco non si parla se Israele non
mette fine alle sue aggressioni. E va detto che in seguito all’attentato di
ieri, il premier israeliano, Sharon, ha deciso di sospendere ogni contatto con
la nuova leadership palestinese. Forte la dichiarazione da parte di fonti
dell'amministrazione israeliana: Abu Mazen – sostengono - ''sa chi ha commesso
questo attentato terroristico, perché i servizi di sicurezza preventiva
palestinesi, che dipendono da lui, ne conoscono i responsabili''. Ma forti
anche le parole oggi di Hamas: il movimento integralista fa sapere che “di
cessate il fuoco non si parla se Israele non mette fine alle sue aggressioni''.
Considerando che durante la campagna elettorale lo stesso Abu Mazen si è pronunciato
per la fine della violenza da parte dei gruppi armati palestinesi e per una
ripresa delle trattative di pace con Israele, l'attacco contro il terminale di
Karni viene interpretato da diversi analisti come una sfida lanciata dai gruppi
armati al nuovo presidente.
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● Il soldato USA, Charles
Graner, uno degli aguzzini del carcere iracheno di Abu Ghraib, è stato
giudicato colpevole di tutti i capi d'imputazione a suo carico (dieci), tranne
uno. Il verdetto della giuria è stato pronunciato dopo poche ore di Camera di
Consiglio. Graner rischia una condanna ad oltre 17 anni di carcere.
In Iraq, i cadaveri di un imprenditore
e tre operai, tutti iracheni che lavoravano per un’azienda straniera, sono
stati trovati su una strada nella regione di Kut, 60 km a sud di Baghdad.
Intanto, un rapporto del British Museum, riportato dal giornale britannico “The
Guardian” denuncia che le forze della coalizione in Iraq, guidate dagli
americani, che hanno usato l'antica città di Babilonia come base militare,
hanno arrecato ''danni rilevanti'' a uno dei tesori archeologici più rinomati
del mondo. I veicoli militari americani e polacchi - è scritto nel rapporto -
hanno frantumato pavimenti della gloriosa città che risalgono a 2.600 anni fa.
Hanno inoltre usato frammenti di reperti archeologici per riempire sacchi di sabbia
per alzare barriere protettive. I comandanti USA hanno allestito una base a
Babilonia nell'aprile del 2003 e l'hanno data cinque mesi dopo alle truppe polacche.
L'area archeologica viene consegnata nella giornata di oggi al ministro della
cultura iracheno.
Domani in Croazia ballottaggio
per eleggere il nuovo capo dello Stato. In lizza il presidente uscente, Stipe
Mesic e la vicepremier Jadranka Kosor, esponente del partito di governo di
centro destra HDZ. I sondaggi danno come superfavorito Mesic, che il 2 gennaio
scorso ha sfiorato la vittoria con oltre il 49 per cento dei voti. Ma quali
sono i suoi obiettivi in questo probabile suo secondo mandato? Giancarlo La
Vella lo ha chiesto a Federico Eicheberg, esperto di questioni balcaniche:
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R. – Il punto principale del
secondo mandato di Mesic è quello di rappresentare un contrappeso ideale al
governo a guida HDZ. Non dobbiamo dimenticarci che il presidente Mesic nelle
scorse elezioni vinse a sorpresa proprio per la sua capacità di non essere
legato ai partiti e di non essere legato ai filoni tradizionali del decennio di
indipendenza croata. Per cui Mesic continuerà ad essere pro UE, con
l’intenzione chiara dell’ingresso nell’Unione Europea della Croazia entro pochi
anni, ma continuerà ad essere soprattutto il garante di una Croazia che guarda
all’integrazione europea.
D. – Venendo a Jadranka Kosor,
gli osservatori affermano che il suo programma non si discosta così tanto da
quello di Mesic. Perché gli elettori dovrebbero votare lei?
R. – Probabilmente confluiranno
su di lei i voti che al primo turno si erano dispersi su candidati a destra
dell’ HDZ o comunque in questa galassia intorno al partito che fondò Tudjman.
Se questa confluenza di voti contribuirà a formare questo divario è difficile
prevederlo, sicuramente sarà importante per l’HDZ attestarsi su quella soglia
alle politiche che aveva garantito una notevole visibilità, in qualità di primo
partito, cioè la soglia del 35 per cento, e più in generale sarà importante per
la Kosor rappresentare, comunque, un bacino compatto di voti che confermano
l’oggettiva buona performance del governo croato a guida HDZ.
D. – In Croazia è ancora vivo il
ricordo della guerra civile all’inizio degli anni Novanta. Oggi il Paese ha
superato quel triste evento?
R. – Il Paese lo ha superato e
Mesic rappresenta proprio, in qualche misura, l’incarnazione. Ne ha fatto una
propria bandiera: una Croazia matura, una Croazia che supera gli anni Novanta e
si può quindi guardare con fiducia anche ad una più stabile politica dei Paesi
limitrofi, in particolar modo Bosnia Erzegovina, Serbia e Montenegro.
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Inaugurato questa mattina tra le
polemiche l'anno giudiziario nei 26 distretti di Corte d'appello. I magistrati
dell'ANM - l'Associazione nazionale di categoria - si sono presentati con la
costituzione sotto braccio, in segno di protesta contro la riforma della
giustizia e contro la riduzione dei fondi. E a Palermo - dove è intervenuto il
ministro Castelli - hanno disertato la cerimonia. Per il guardasigilli questo
clima impedisce un confronto costruttivo. Il servizio di Giampiero Guadagni:
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E' un coro di insoddisfazione,
spesso di protesta, quello che si è levato oggi dalle Corti d'Appello di tutta
Italia. Nel mirino dei magistrati, ancora una volta, la riforma
dell'ordinamento giudiziario targata Polo. Una riforma, viene detto, che limita
l'indipendenza e l'autonomia della categoria e lede i diritti dei cittadini.
La tesi è stata ribadita con
forza dal presidente dell'ANM Bruti Liberati, presente a Milano, che ha
osservato come il Governo abbia accolto con freddezza il rinvio alle Camere
della legge da parte del capo dello Stato. Il procuratore generale di Milano
Blandini ha anche sottolineato come l'Italia sia l'unico Paese a non aver
recepito il mandato d'arresto europeo. A Roma giudici e pubblici ministeri hanno
partecipato alla cerimonia indossando toghe nere in segno di lutto. Uno Stato
muore se i giudici vengono vilipesi, ha affermato il procuratore Vecchione. A Palermo,
il procuratore generale Celesti ha parlato naturalmente anche della lotta alla
mafia. Ci sono ancora zone grigie, ha detto, cioè legami all'interno della politica
e della pubblica amministrazione. Proprio a Palermo, dove è intervenuto il
ministro Castelli, c'è stata la protesta più accesa con i magistrati dell'ANM
che hanno disertato la cerimonia d'apertura.
Secondo il guardasigilli è
questo clima aspro e conflittuale ad impedire il confronto costruttivo
sollecitato da Ciampi. Castelli ha definito la riforma dell'ordinamento
giudiziario non solo necessaria ma anche doverosa. La priorità, ha aggiunto, è
ridurre la durata dei processi. Castelli ha poi contestato le accuse sulla
riduzione di risorse per il settore. In questo senso forti critiche sono giunte
oggi soprattutto dal procuratore generale di Torino Caselli. Il ministro
ribatte che la spesa è raddoppiata dal 1983 ad oggi. Ma secondo una denuncia
che arriva dall'Associazione nazionale dei dirigenti amministrativi del
ministero della giustizia, i soldi stanziati per il bilancio 2005 diminuiscono
di 700 milioni di euro, ed è la prima volta dal 1992.
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Arnaldo Otegi, leader di
Batasuna, il partito disciolto perché considerato l'ala politica del
separatismo armato basco, ha invitato il premier José Luis Rodriguez Zapatero a trasformarsi nel ''Tony
Blair spagnolo'', promuovendo un accordo
fra tutti i partiti, e ad aprire un
negoziato con l'ETA per la sua smilitarizzazione. Otegi ha inviato, con
un gesto a carattere chiaramente propagandistico, una lettera aperta in
occasione dell'odierna visita di Zapatero nel Paese Basco. La proposta di
Batasuna avviene mentre Zapatero e il leader dell'opposizione popolare Mariano
Rajoy hanno raggiunto ieri un accordo per una risposta comune al piano
nazionalista del premier basco Juan José Ibarretxe per ''una libera adesione di
Euskadi alla Spagna''. Zapatero e Rajoy hanno deciso la costituzione di una commissione
congiunta per decidere insieme la forma delle riforme costituzionali e delle
autonomie.
Due arresti sono stati
effettuati in Iran per un incendio scoppiato giovedì in una scuola elementare
nella regione centrale del Paese che, secondo
l'ultimo bilancio, ha provocato 15 morti. In carcere, secondo quanto
scrive oggi il quotidiano “Aftab”, sono finiti il direttore della scuola e uno
dei maestri. Tredici bambini erano morti asfissiati all'interno della scuola,
mentre due insegnanti, anch'essi gravemente intossicati, sono deceduti
successivamente in ospedale. Ma anche un altro maestro è in gravissime
condizioni. Non si conoscono le accuse che hanno portato ai due arresti, ma i
risultati dell'inchiesta dovrebbero essere resi pubblici non più tardi di
domani.
Con un accordo di portata
storica, la Cina e Taiwan hanno deciso oggi di istituire voli di collegamento
diretti in occasione del Capodanno cinese. Si tratterà dei primi collegamenti
diretti tra la terraferma e l'isola dal 1949, quando i dirigenti nazionalisti
si rifugiarono a Taiwan dopo essere stati sconfitti dai comunisti nella guerra
civile. Da allora l'isola è indipendente di fatto ma Pechino continua a considerarla
una provincia ''ribelle''. ‘'Abbiamo raggiunto l'accordo dopo una discussione
molto breve, in un'atmosfera cordiale'', ha detto Pu Zhaozhou, direttore
dell'Associazione per l'aviazione civile di Pechino. Milioni di cinesi partono
per festeggiare in famiglia il Capodanno cinese, che quest'anno cade il 9
febbraio.
Un mercenario di origine
araba è stato ucciso in Cecenia, nella
regione meridionale di Vedeno. E’ quanto ha riferito il capo dei servizi di
sicurezza del presidente ceceno
filo-russo Alu Alkhanov. L'uomo aveva opposto resistenza armata nel corso di
un’operazione della polizia nel sud. ''Era in Cecenia da diverso tempo'', ha
detto il responsabile dei servizi di sicurezza
Bekmerd Ibraguimov, e ''tre dei suoi fratelli sono morti in precedenti scontri'' tra separatisti e forze
filo-russe.
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