RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno XLIX n. 15  - Testo della trasmissione sabato 15 gennaio 2005

 

Sommario

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

Il Papa plaude i significativi progressi nel cammino di ricerca per la piena unità dei cristiani: ricevendo una delegazione ecumenica della Finlandia, Giovanni Paolo II ha incoraggiato il popolo di questo Paese, a valorizzare le comuni radici cristiane dell’Europa: con noi mons. Eleuterio Fortino

 

I cristiani partecipino con sempre più vivo fervore alla Messa, specialmente la Domenica. Gesù nell’Eucaristia ci sostiene nelle prove: così il Papa oggi all’Ispettorato di pubblica sicurezza in Vaticano

 

Sul significato dell’Indulgenza plenaria, annunciata ieri per quest’anno dell’Eucaristia, la riflessione del vescovo Bruno Forte

 

OGGI IN PRIMO PIANO:

Timori per l’immenso compito della ricostruzione in Asia dopo il maremoto. Critiche da organismi ecclesiali sulle decisioni prese dai Paesi creditori

 

I vescovi della Repubblica Democratica del Congo chiedono elezioni libere e trasparenti:con noi don Valerio Shango

 

L’immagine dell’Africa attraverso i media occidentali: ce ne parla Giulio Cederna

 

Il Vangelo di domani: il commento di padre Marko Ivan Rupnik

 

CHIESA E SOCIETA’:

Appello della Chiesa anglicana per la carestia in Burundi  che sta provocando morti ogni giorno

 

La Chiesa in Mongolia raccoglie i frutti del proprio impegno nel Paese

 

Oltre novemila i siti cattolici italiani su Internet

 

Prevista per la prossima primavera nella Corea del Sud l’uscita della nuova traduzione della Bibbia

 

Ennesimo successo dell’uomo nello spazio. La sonda Huygens ha iniziato ad inviare le prime immagini e i primi suoni da Titano, satellite di Saturno

 

24 ORE NEL MONDO:

Abu Mazen, nuovo presidente palestinese, dopo la cerimonia di investitura oggi a Ramallah. Intanto 6 palestinesi sono stati uccisi in raid israeliani a Gaza

 

In Italia inaugurazione dell’Anno giudiziario tra le polemiche. Magistrati contro la riforma della giustizia e contro la riduzione dei fondi

 

       

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

15 gennaio 2005

 

IL PAPA PLAUDE I SIGNIFICATIVI PROGRESSI NEL CAMMINO DI RICERCA

PER LA PIENA UNITA’ DEI CRISTIANI:

RICEVENDO UNA DELEGAZIONE ECUMENICA DELLA FINLANDIA,

 GIOVANNI PAOLO II HA INCORAGGIATO IL POPOLO DI QUESTO PAESE,

A VALORIZZARE LE COMUNI RADICI CRISTIANE DELL’EUROPA

 

Ci sono segni evidenti di un “significativo progresso nella ricerca per la piena unità dei Cristiani”: così il Papa ricevendo stamane una delegazione ecumenica della Finlandia, giunta a Roma in occasione della festa di Sant’Enrico, patrono del Paese nordeuropeo. Il servizio di Roberta Gisotti:

 

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Giovanni Paolo II ha plaudito le cordiali relazioni tra la Chiesa cattolica, la Chiesa ortodossa finnica e la Chiesa evangelica luterana della Finlandia. “Nel corso degli anni – ha sottolineato – il nostro dialogo è stato rafforzato da visite reciproche, da preghiere condivise e, in modo particolare, dalla Dichiarazione congiunta sulla dottrina della Giustificazione”, sottoscritta - lo ricordiamo - tra la Chiesa cattolica e la Federazione luterana mondiale nell’ottobre del ’99. Un documento salutato da parte cattolica come tappa significativa “nella mutua comprensione e nell’avvicinamento della parti in dialogo”, “su una questione così controversa durante i secoli”. Ma che cosa fare ancora perché i Cristiani siano più uniti? Ascoltiamo mons. Eleuterio Fortino, sottosegretario del Pontificio Consiglio per la promozione dell’unità dei Cristiani, al microfono di Giovanni Peduto:

 

“Attualmente, nel contesto delle relazioni fraterne, delle relazioni di dialogo, occorre un’intensificazione della ricerca dell’unità e soprattutto un’intensificazione della preghiera per l’unità, perché la piena unità – come ha detto il Concilio – supera le forze umane”.

 

Il Santo Padre ha quindi incoraggiato il popolo finlandese, che celebra 850 anni dall’evangelizzazione, a costruire sulle radici cristiane dell’Europa, “così vitali per il futuro di questo Continente”. In una società sempre più secolarizzata i cristiani in Europa, possono infatti ritrovarsi nella riscoperta delle loro comuni radici, come spiega lo stesso mons. Fortino:

 

“I cristiani devono riscoprire la grande tradizione cristiana che ha dato un contributo decisivo alla formazione e alla costruzione dell’Europa con tutti i suoi valori di rispetto dell’individuo, di rispetto della persona, di formazione della comunità, di promozione della condizione umana. Il Vangelo, Gesù Cristo – che è fondamento della Chiesa ed è professato da tutte le Chiese cristiane - deve spingere i cristiani ad un sempre maggiore avvicinamento e ad una testimonianza. Occorre soprattutto una testimonianza di unità, una testimonianza di rispetto reciproco, una testimonianza di cooperazione. Più che le parole e i proclami, nelle comunità cristiane serve una vita concreta di unità in crescita”.

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I CRISTIANI PARTECIPINO CON SEMPRE PIU’ VIVO FERVORE ALLA MESSA,

SPECIALMENTE LA DOMENICA. GESU’ NELL’EUCARISTIA CI SOSTIENE NELLE PROVE:

COSI’ IL PAPA OGGI ALL’ISPETTORATO DI PUBBLICA SICUREZZA IN VATICANO

 

“Nel corso di questo anno, dedicato particolarmente all’Eucaristia, tutti i fedeli sono chiamati a partecipare con sempre più vivo fervore alla celebrazione della Santa Messa, specialmente alla Domenica”. E’ quanto ha detto il Papa ricevendo oggi i funzionari e gli agenti dell’Ispettorato di Pubblica Sicurezza presso il Vaticano.

 

“Per i cristiani – ha detto Giovanni Paolo II - il dono più grande è certamente Gesù, nostra salvezza. Nell’Eucaristia Egli ha voluto restare con noi: si è fatto nostro “viatico”, cioè nostro spirituale nutrimento per il cammino della vita. Egli ci sostiene nelle prove e nelle difficoltà; ci rende saldi nella speranza e nell’impegno di ogni giorno”.

 

Quindi il Pontefice ha auspicato che la Messa domenicale possa costituire per tutti i fedeli “un’occasione privilegiata per un personale incontro con Cristo!”

Infine ha espresso ai funzionari e agli agenti dell’Ispettorato il suo apprezzamento per il servizio svolto “con abnegazione e fedeltà”.

 

 

ALTRE UDIENZE E NOMINE

 

Nel corso della mattina il Papa ha ricevuto anche in successive udienze il cardinale Francis Arinze, prefetto della Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti; l’arcivescovo Pedro Lopez Quintana, nunzio apostolico in India e in Nepal; il cardinale Giovanni Battista Re, prefetto della Congregazione per i Vescovi.

 

Il Santo Padre ha accettato la rinuncia al governo pastorale dell’arcidiocesi di Kansas City, negli Stati Uniti, presentata da mons. James Patrick Keleher, in conformità al canone 401 § 2 del Codice di Diritto Canonico. Gli succede mons. Joseph F. Naumann, finora arcivescovo coadiutore della medesima sede.

 

In Tanzania il Papa ha poi accettato la rinuncia al governo pastorale della Diocesi di Dodoma presentata da mons. Mathias Joseph Isuja, per raggiunti limiti di età. Gli succede mons. Juda Thaddaeus Ruwa’ichi, dei Frati Minori Cappuccini, finora vescovo di Mbulu.

 

Infine il Santo Padre ha nominato vescovo Ordinario Militare per le Filippine mons. Leopoldo S. Tumulak, finora vescovo di Tagbilaran. Mons. Leopoldo S. Tumulak è nato il 29 settembre 1944 a Santander nell’arcidiocesi di Cebu. È stato ordinato sacerdote il 30 marzo 1971.

 

 

SUL SIGNIFICATO DELL’INDULGENZA PLENARIA,

ANNUNCIATA IERI PER QUEST’ANNO DELL’EUCARISTIA,

LA RIFLESSIONE DELL’ARCIVESCOVO BRUNO FORTE

 

Un tempo di grazia e purificazione per tutti i fedeli: in occasione dell’Anno dell’Eucaristia - proclamato da Giovanni Paolo II il 7 ottobre del 2004 - la Penitenzieria Apostolica ha pubblicato ieri il decreto in cui si annuncia la concessione dell’Indulgenza plenaria per particolari atti di culto e di venerazione verso il Santissimo Sacramento. Per comprendere a pieno il significato dell’indulgenza, è necessario capire a fondo la natura del peccato. A sottolinearlo è il teologo Bruno Forte, arcivescovo di Chieti-Vasto, intervistato da Alessandro Gisotti:

 

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R. – La colpa, il peccato, è l’atto consapevole e libero con cui si disobbedisce alla volontà di Dio. La pena invece è la conseguenza dovuta alla colpa. La colpa viene rimessa dalla misericordia di Dio, attraverso il dono del perdono che, mediante il ministero della Chiesa, viene dato. Ogni volta che noi ci confessiamo ci vengono rimesse le nostre colpe, se siamo sinceramente pentiti. Tuttavia c’è la pena, che è necessario superare, cioè quella conseguenza che il male ha avuto sulla nostra piena realizzazione di figli di Dio. Anche qui la Chiesa ci viene in soccorso. Anzitutto indicandoci dei sentieri penitenziali, dopo ogni confessione. Ma proprio perché nessuno di noi si salva da solo e siamo nella comunione della Chiesa, allora la Chiesa oltre a poterci dare, attraverso il ministero della riconciliazione, il perdono delle colpe, ci dà anche un aiuto per superare il peso della pena. Questo aiuto è l’indulgenza. Ecco allora il senso dell’indulgenza: nella comunione dei Santi c’è l’aiuto dato dalla Chiesa per superare la pena, conseguenza della colpa.

 

D. – L’indulgenza viene concessa se la Confessione, la Comunione eucaristica e la preghiera, secondo l’intenzione del Pontefice, sono vissute con un animo totalmente distaccato dall’affetto verso qualunque peccato. Si richiede, dunque, al fedele un impegno davvero speciale?

 

R. – Certo, perché non si tratta di qualcosa di meccanico, si tratta di un aiuto che viene dato ad una coscienza pentita del peccato e aperta sinceramente all’azione misericordiosa di Dio. Ecco perché la penitenza ha un valore importantissimo come cammino di vita e non soltanto come singolo momento. E’ una conversione del cuore. Ed ecco perché l’Eucaristia è di tanto aiuto in questo cammino. Noi siamo nell’anno eucaristico e l’Eucaristia, pane di vita, pane dei pellegrini, è quella che nutrendo la sete sostiene anche l’impegno di conversione, e quindi anche quel cammino di purificazione che è appunto il cammino dell’indulgenza, il cammino della conversione.

 

D. - Qual è l’atteggiamento con il quale il fedele deve vivere questo tempo di grazia, di purificazione?

 

R. – E’ l’atteggiamento di chi vuole amare Dio con tutto il cuore, di chi vuole crescere sia purificandosi dal non amore che come peccato ha pesato nel passato, sia aprendosi ad un superamento di tutte le conseguenze negative del peccato; è una crescita di gioia, di grazia, di bellezza.

 

D. – Cosa si deve invece evitare per non rendere puramente formale, esteriore, questo momento?

 

R. – Evitare del tutto l’idea quasi fiscalista che si faccia qualcosa e si ottenga in cambio qualche altra cosa. Il do ut des non fa parte della relazione fra l’uomo e Dio, non fa parte dell’eccesso di misericordia con cui Dio supera sempre tutti i nostri peccati, se noi pentiti ritorniamo a Lui.

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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”

 

 

Nella prima pagina un articolo di Marco Impagliazzo dal titolo "Per i credenti la memoria nasce dal cuore": il discorso di Giovanni Paolo II al Corpo Diplomatico.

 

Nelle vaticane, l'udienza di Giovanni Paolo II ad una delegazione ecumenica dalla Finlandia; nell'occasione il Papa ha ricordato con forza che le radici cristiane dell'Europa sono vitali per il futuro del Continente.

L'udienza del Santo Padre ai Dirigenti e agli Agenti dell'Ispettorato di Pubblica Sicurezza presso il Vaticano. 

Una pagina - a cura di Eleuterio F. Fortino - dedicata alla preghiera per l'unità dei cristiani.

Una pagina del cammino della Chiesa in Africa.

 

Nelle estere, Medio Oriente: Israele interrompe i contatti con l'Autorità Palestinese dopo il sanguinoso attentato di Karni.

 

Nella pagina culturale, un elzeviro di Mario Gabriele Giordano dal titolo "Un epicedio per il fumo che muore".

 

Nelle pagine italiane, tra i temi in rilievo quello delle tariffe: tra le più care in Europa per luce e gas.  

 

 

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OGGI IN PRIMO PIANO

15 gennaio 2005

 

 

TIMORI PER L’IMMENSO COMPITO DELLA RICOSTRUZIONE IN ASIA DOPO IL MAREMOTO. CRITICHE PER LE DECISIONI DEI PAESI CREDITORI

 

Si levano critiche per i provvedimenti presi dai 19 Paesi creditori durante il loro incontro a Parigi per far fronte all’emergenza del Sud-Est asiatico. A più di due settimane dal terribile maremoto che lo scorso 26 dicembre ha provocato oltre 163 mila morti, continua a preoccupare l’immenso compito della ricostruzione. Il servizio di Rita Anaclerio.

 

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“Insufficiente” è stata definita la risposta del Club di Parigi sul debito estero dei Paesi colpiti dal maremoto. E’ il giudizio espresso dalla Fondazione Giustizia e Solidarietà della Conferenza Episcopale Italiana (CEI). I provvedimenti presi - secondo l’organismo - si limitano al congelamento dei pagamenti fino a che non saranno calcolate le necessità finanziarie dell'emergenza e della ricostruzione, ma rinvia ai Paesi debitori l'iniziativa di chiedere la successiva riduzione effettiva del debito. Nonostante la difficoltà di coordinamento degli aiuti, l’effetto “tsunami” della solidarietà continua a muoversi. La Caritas Internationalis ha raccolto oltre 63 milioni di dollari nel vari Paesi del mondo, riuscendo, con le sedi in loco, a raggiungere le zone più remote. Infatti la stessa Caritas rende noto che sono tre i problemi principali: la difficoltà di coordinamento tra le ONG e le agenzie del Governo, i problemi di trasporto e l’urgenza di sostegni psicologici. E secondo il coordinatore del Programma Alimentare Mondiale, Gerald Bourke, tra una settimana si dovrebbero riuscire a portare soccorsi a circa 600.000 persone, nonostante il governo dello Sri Lanka abbia impedito la sua visita nella zona dei ribelli Tamil. Anche la prevenzione delle epidemie è una preoccupazione costante. Numerose persone residenti nella regione indonesiana di Aceh, una delle zone più colpite dallo tsunami, hanno contratto il tetano rovistando tra i detriti. Lo ha denunciato l’organizzazione “Medici senza Frontiere”, secondo la quale il numero delle infezioni è destinato ad aumentare nelle prossime settimane. Il maremoto sta favorendo anche la collaborazione interreligiosa. “I volontari cristiani stanno lavorando a fianco dei colleghi musulmani, in una sorta di dialogo profetico in azione”. E’ quanto riferisce all’agenzia Misna padre John Mansford Prior, missionario verbita in Indonesia. E proprio ieri a Londra nella cattedrale di Westminster, anglicani e cattolici hanno pregato insieme per le vittime dello tsunami”.

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I VESCOVI DEL CONGO CHIEDONO ELEZIONI LIBERE E TRASPARENTI

- Intervista con don Valerio Shango -

 

“La Chiesa congolese vuole elezioni libere e trasparenti”. Lo scrive il cardinale Frédéric Etsou, arcivescovo di Kinshasa, in una lettera inviata a tutte le parrocchie della sua diocesi. Nel testo – che verrà letto, oggi e domani, ai fedeli - il porporato denuncia il clima di violenza che, nei giorni scorsi, non ha risparmiato i religiosi e le strutture ecclesiastiche. Al microfono di Andrea Sarubbi, don Valerio Shango, portavoce in Italia dei vescovi congolesi:

 

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R. – Sua Eminenza ha voluto ricordare che la Chiesa cattolica si è sempre schierata con la persona umana, con le famiglie povere e sofferenti della città di Kinshasa. Si rammarica del fatto che una parte della popolazione abbia danneggiato, nei giorni scorsi, strutture ecclesiastiche, causando danni anche alle persone. Dopo aver richiamato la popolazione di Kinshasa alla vigilanza, il cardinale ha ribadito che la Chiesa vuole le elezioni, ma queste dovranno svolgersi senza violenza e senza saccheggi. Certi che la verità verrà proprio dalle urne, i vescovi non vedono per quale motivo si debba rinviare il voto: la speranza è che per il mese di giugno il governo dia una risposta precisa. Censimento o non censimento, si vada alle urne! 

 

D. – Perché in questi giorni ci sono state manifestazioni contro la Chiesa?

 

R. – Perché il presidente della Commissione elettorale indipendente – che è un ecclesiastico, padre Apollinaire Malu Malu – ha rilasciato una dichiarazione poco felice, sostenendo che probabilmente il voto verrà rimandato ad ottobre. Il popolo ha allora sospettato che la Chiesa fosse complice dello status quo in Congo ed acconsentisse al mantenimento di questa brutta situazione di sfruttamento del popolo. C’è poi il ricordo degli anni della Conferenza nazionale sovrana: un periodo in cui probabilmente mancò la fermezza di dire “basta” a Mobutu. Il popolo ora teme che la cosa si possa ripetere con chi è attualmente al potere.

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L’IMMAGINE DELL’AFRICA ATTRAVERSO I MEDIA OCCIDENTALI

- Intervista con Giulio Cederna -

 

Mentre l’emergenza che ha colpito il Sud-Est asiatico concentra l’attenzione dei media, ci si chiede se un continente come l’Africa rischierà di essere ancora più ignorato. Proprio in questi giorni sono stati presentati i risultati del monitoraggio realizzato, tra gli altri, da AMREF - Fondazione Africana per la Medicina e la Ricerca, in cui si è analizzata l’immagine che i media occidentali rimandano del grande Continente. Ma quanto rimane nella sensibilità mediatica una volta che i riflettori della cronaca si spengono. Rita Anaclerio lo ha chiesto al portavoce dell’AMREF, Giulio Cederna:

 

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R. – C’è poca attenzione in questo momento su altri problemi. Tutta l’attenzione è concentrata, purtroppo, solo sulle emergenze. Tanti problemi, che chiamiamo le emergenze croniche, cioè i problemi quotidiani, non hanno voce.

 

D. – Quale immagine i mezzi di comunicazione trasmettono e quale grado di attenzione riservano all’Africa?

 

R. – Purtroppo l’attenzione per l’Africa è discontinua. E’ un’immagine in parte tutta in negativo, cioè basata sulle catastrofe. E dall’altra parte tutta in positivo, cioè mette in rilievo soltanto le attività che vengono svolte dalle organizzazioni di volontariato che vanno in Africa. Emerge sempre molto poco l’altro aspetto: cioè  l’Africa che si auto-organizza, l’Africa delle comunità locali che cercano dall’interno con pochi mezzi, ma con grande coraggio, di risolvere i loro problemi. Emerge da una ricerca che abbiamo condotto in parallelo a Nairobi sull’informazione africana. Ci siamo resi conto come l’auto- rappresentazione dell’Africa in questi giornali sia debitrice moltissimo alle agenzie occidentali. I giornali africani fanno questo strano giro: partono dall’Occidente, ritornano in Africa e danno un’immagine dell’Africa che però viene elaborata nelle redazioni occidentali.

 

D. – Il rapporto che voi avete presentato in fondo può anche essere un monito nei confronti dei mezzi di comunicazione, per tenere sempre desta l’attenzione anche una volta spento il televisore e chiuso il giornale?

 

R. – Pensiamo all’Aids che è un’emergenza, ma è anche un’emergenza cronica. Pensiamo alla malaria, alle siccità, alle inondazioni che non sono spettacolarizzabili perché non ci sono immagini che le raccontino. Mi ha scritto recentemente Arundhati Roy: “Non esistono popoli senza voce. Sono popoli deliberatamente azzittiti o preferibilmente inascoltati”.

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IL VANGELO DI DOMANI

 

 

Domani, 16 gennaio, 2a Domenica del Tempo Ordinario, la liturgia ci ripresenta il Vangelo del Battesimo di Gesù nel Giordano. Giovanni Battista vedendo Gesù venire verso di lui dice:

 

 «Ecco l'agnello di Dio, ecco colui che toglie il peccato del mondo!... Io non lo conoscevo, ma chi mi ha inviato a battezzare con acqua mi aveva detto: L'uomo sul quale vedrai scendere e rimanere lo Spirito è colui che battezza in Spirito Santo. E io ho visto e ho reso testimonianza che questi è il Figlio di Dio». 

 

Su questo brano evangelico ascoltiamo il commento del teologo gesuita padre Marko Ivan Rupnik:

 

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La testimonianza di Giovanni Battista avviene nello scenario di penitenza, di conversione, di lavacro al fiume Giordano. La prima parola che Giovanni pronuncia riguardo a Gesù Cristo è: “Ecco l’agnello di Dio”. E’ l’agnello della grande tradizione liturgica spirituale ebraica. L’agnello su cui si caricava il peccato di Israele e che mandato nel deserto, al di là del Giordano, ha portato via questo peccato.

 

Giovanni non fa un discorso difficile, complesso per identificare Gesù Cristo come Messia, perché chi sente il bisogno di salvezza lo riconoscerà. La questione importante è di non fraintendere la salvezza perché questo significa mancare il Messia e rimanere nella morte. La radice di tutto ciò che l’uomo può sperimentare come male, come prigionia, come fallimento e morte è il peccato, ma il peccato può essere tolto, assunto e annullato solo da Dio. Perciò Giovanni il Battista conclude con la sua testimonianza che questo agnello di Dio è il Figlio di Dio.

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CHIESA E SOCIETA’

15 gennaio 2005

 

IL BURUNDI STA AFFRONTANDO UNA GRAVE CRISI,

CHE PROVOCA MORTI OGNI GIORNO.

COSI’ I VESCOVI ANGLICANI, CHIEDENDO AIUTO ALLA COMUNITA’ INTERNAZIONALE

PER LA CARESTIA CHE HA COLPITO IL NORD DEL PAESE AFRICANO

 

BUJUMBURA. = Occorre al più presto affrontare il problema della carestia, che ha colpito le province settentrionali del Burundi. Questo, in sintesi, l’appello che ha lanciato la Conferenza episcopale della Chiesa anglicana del Paese africano, rivolgendosi al governo, alle organizzazioni non governative e alle agenzie umanitarie. “Mentre il mondo ha risposto prontamente alla perdita di vite umane e alla devastazione causata dal maremoto nei Paesi del Sud-Est asiatico – si legge nel comunicato dei vescovi anglicani – il Burundi sta affrontando un’altra crisi che provoca morti ogni giorno”. Nell’ultimo mese sono morte di inedia un centinaio di persone, riferisce l’agenzia MISNA, soprattutto nel distretto Kirundo e nei vicini Muyinga e Ngozi. “La situazione è particolarmente dura per quelli che ancora vivono nei campi profughi”, continua la nota, spiegando che in molti hanno scelto di restare negli accampamenti per un maggior senso di sicurezza. La carestia è stata provocata dalla lunga siccità che ha colpito l’area: “Occorre – si legge, infine – dare risposte appropriate alla gente in termini di cibo e beni di prima necessità, ma anche sviluppare efficaci strategie per lo sviluppo agricolo in futuro”. (B.C.)

 

 

LA CHIESA IN MONGOLIA RACCOGLIE I FRUTTI DEL PROPRIO IMPEGNO NEL PAESE.

AD OLTRE UN ANNO DALL’ELEVAZIONE DELLA MISSIONE DI ULAANBAATAR

A PREFETTURA, LA COMUNITA’ CATTOLICA HA ATTIRATO SIMPATIE DA PIU’ PARTI

 

ULAANBAATAR. = L’anno appena trascorso è stato molto positivo per i cattolici mongoli. Lo ha annunciato il nuovo nunzio apostolico, l’arcivescovo Emil Paul Tscherring, specificando che “gli sforzi dei missionari e della Chiesa cattolica in Mongolia rimangono focalizzati sulle tematiche sociali e sull’educazione dei giovani”. L’elevazione della missione di Ulaanbaatar a prefettura apostolica, dunque, avvenuta nel 2003, sta dando i suoi frutti. La comunità cattolica mongola è nata da 11 anni ed ora comprende 216 battezzati, un grande numero di credenti espatriati e 51 missionari, che provengono da otto congregazioni. Nella casa dei Missionari della Carità di Dari Ekh, alla periferia di Ulaanbaatar, i cattolici si prendono cura delle ragazze di strada; mentre a Bayanhoshuu, una delle aree più povere della capitale, un nuovo centro per i giovani compie attività socialmente utili per la zona ed i suoi abitanti. Ci sono lavori anche nella cattedrale dei santi Pietro e Paolo: preti e studenti mongoli studiano le radici del cristianesimo e traducono in mongolo libri e preghiere, seguendo gli insegnamenti di padre Antoine Mostaert. In un’ala della Cattedrale è stato aperto anche un ospedale, la clinica di San Luca. Qui vengono curati gratuitamente quanti lo richiedono. Lo staff è mongolo, sotto la supervisione di medici coreani. Lo sforzo educativo della comunità, inoltre, riferisce l’agenzia Asianews, ha avuto un ottimo riscontro nei risultati conseguiti dai ragazzi della scuola vocazionale “Don Bosco”: per la prima volta gli studenti hanno affrontato e superato gli esami statali in tutte le materie. Il lavoro svolto dalla comunità ha attirato sui cattolici simpatie multilaterali. I buddisti hanno invitato i cristiani alla cerimonia di benvenuto per le spoglie di Buddha in maggio, all’interno del monastero di Gandantegchiling, il più importante del Paese, ed il presidente, Natsagiin Bagabandi, ha espresso una “sincera gratitudine” per l’operato della comunità. (B.C.)

 

 

OLTRE NOVEMILA I SITI CATTOLICI ITALIANI SU INTERNET.

WWW.SITICATTOLICI.IT OFFRE UN PANORAMA COMPLETO DI QUANTO

SI MUOVE NEL MONDO CATTOLICO. AL PRIMO POSTO I SITI PARROCCHIALI

 

ROMA. = I siti cattolici italiani sono oltre novemila. All’indirizzo www.siticattolici.it è possibile trovare un panorama completo di quanto si muove nel mondo cattolico: dalle parrocchie alle associazioni e ai movimenti ecclesiali, dalle banche dati agli istituti religiosi, dalle notizie su santi e testimoni ai siti personali, a quelli diocesani, alle radio e tv cattoliche. I siti cattolici in Internet sono sempre più numerosi: dall’estate 1999 al 14 gennaio 2005 i siti sono quintuplicati. Cresce soprattutto la qualità complessiva della loro presenza in Rete, frutto delle riflessioni condivise dalla chiesa italiana in questi anni sugli aspetti culturali e pastorali di questa nuova forma di missione. La parte del leone la fanno i siti parrocchiali, che sono 2.127, quasi un quarto del totale. Il maggior incremento lo hanno registrato gli indirizzi riconducibili alle radio e alle tv cattoliche, con un +18 per cento, seguiti da quelli di università e centri culturali, con +15,7 per cento. Sono continue le richieste di essere presenti su www.siticattolici.it, nonostante l’inserimento sia consentito solo dopo il vaglio di un’apposita “Equipe di supporto dottrinale”, che vigila sui criteri che la Lista si è data: che siano siti rispondenti ai criteri di ecclesialità stabiliti dal codice di diritto canonico. Della commissione fanno parte un moralista, un liturgista, un biblista, un teologo dogmatico, un esperto della comunicazione e un vicedirettore della Conferenza episcopale italiana. Questo spiega perché sono quasi 2.500 i siti che non hanno superato la soglia della verifica di preinserimento nella lista di questi i moltissimi incompleti o “in costruzione” ricevono l’incoraggiamento a completare contenutisticamente le loro proposte. (B.C.)

 

 

PREVISTA PER LA PROSSIMA PRIMAVERA NELLA COREA DEL SUD

L’USCITA DELLA NUOVA TRADUZIONE DELLA BIBBIA.

L’OPERA HA RICHIESTO 17 ANNI DI LAVORO

 

SEOUL. = A breve i fedeli della Corea del Sud avranno una nuova traduzione della Bibbia. E’ prevista per la prossima primavera, infatti, la pubblicazione dell’edizione delle Sacre Scritture messa a punto dalla Commissione Biblica della Conferenza episcopale della Corea. La Commissione, guidata da mons. John Chrysostom Kwon Hyok-ju, vescovo di Andong, ha lavorato al testo per 17 anni, ed ora è nelle ultime fasi di revisione. L’opera ha seguito un criterio fondamentale: elaborare una traduzione più adeguata alla lingua coreana corrente, nel rispetto della fedeltà al testo originale. Oltre cento, fra sacerdoti, specialisti, teologi, traduttori, intellettuali e linguisti, hanno partecipato all’opera. Secondo un sondaggio condotto in tutto il territorio nazionale, inoltre, oltre l’80 per cento dei fedeli si sono mostrati favorevoli all’uso della nuova traduzione come versione ufficiale della Bibbia per la Chiesa della Corea del Sud. (B.C.)

 

 

ENNESIMO SUCCESSO DELL’UOMO NELLO SPAZIO. LA SONDA HUYGENS

HA INIZIATO AD INVIARE LE PRIME IMMAGINI E I PRIMI SUONI DA TITANO,

LA LUNA PIU’ GRANDE DI SATURNO

- A cura di Barbara Castelli -

 

DARMSTADT. = Lo Spazio continua a svelare all’uomo i suoi segreti. L’Agenzia spaziale europea (ESA) ha brindato ieri al successo della missione che ha portato la sonda Huygens sulla più grande luna di Saturno, Titano. Gli esperti sono euforici. Già in serata, infatti, sono arrivate le prime immagini dalla seconda luna per grandezza del Sistema solare, subito dopo il satellite di Giove, Ganimede. Dai primi fotogrammi, trasmessi grazie all’antenna italiana ad alto guadagno della sonda-madre Cassini, si vede che Titano è un pianeta vivo. L’immagine mostra un massiccio dal quale sembrano scendere numerosi fiumi, forse canali creati da idrocarburi liquidi, ognuno di essi ricco di affluenti ed estremamente ramificato. Sulla destra si vede poi il profilo di una costa che si affaccia su un lago, o forse su un mare. Le immagini, alle quali questa mattina si sono affiancati i suoni di Titano, sono la testimonianza unica di un nuovo successo della missione Cassini-Huygens, partita sette anni fa all’insegna della collaborazione fra NASA, ESA e Agenzia spaziale italiana (ASI). Scoperto dall’astronomo olandese Christiaan Huygens nel 1655, Titano è l’unica luna del Sistema solare ad avere un’atmosfera simile a quella di un pianeta. Anzi, la sua atmosfera, composta da azoto, metano, etano, argon e tracce di ammoniaca, è molto simile a quella presente sulla Terra circa 4 miliardi di anni fa, prima che cominciassero a comparire le prime forme di vita. Il giorno su Titano, distante dalla Terra oltre 1,2 miliardi di chilometri, è lunghissimo: ha una durata pari a 16 giorni terrestri. Con una temperatura di meno 180 gradi, sicuramente non è un mondo ospitale per la vita. Tuttavia, una delle domande che più stanno affascinando gli studiosi è come mai su Titano esistano quantità così grandi di metano, un gas associato alla vita. 

 

 

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24 ORE NEL MONDO

15 gennaio 2005

 

- A cura di Fausta Speranza -

 

Abu Mazen ha giurato oggi a Ramallah da presidente palestinese. Nel discorso di investitura ha confermato la fiducia al premier Abu Ala, sottolineando che Abu Ala avrà in particolare il compito di formare il nuovo governo e di guidare la riforma dei servizi di sicurezza. Ma sulle parole pronunciate dal nuovo presidente palestinese, il nostro servizio:

 

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Abu Mazen parla di rilancio del negoziato di pace con Israele indicando l'obiettivo finale di ''due Stati vicini'' e di una ''soluzione globale'' della crisi. Auspicando anche un cessate-il-fuoco', afferma che si deve discutere insieme uno Statuto e, proprio rivolto ai dirigenti dello Stato ebraico, chiarisce: ''siamo due popoli condannati a vivere insieme''. Abu Mazen è il secondo presidente dell'ANP dopo Yasser Arafat. Ha 69 anni e ha vinto domenica scorsa le presidenziali palestinesi con il 62,5% dei voti. Non si può dimenticare che la sua investitura viene all'indomani del sanguinoso attentato di Karni, al confine fra la Striscia di Gaza e Israele, che ha provocato la morte di sei civili israeliani e che è stato rivendicato da tre gruppi armati palestinesi. Ma anche in concomitanza con l’uccisione stamattina di sei palestinesi, colpiti dal fuoco di soldati israeliani nel corso di un'incursione dell'esercito nel quartiere Zaitun di Gaza City. E anche in contemporanea con le dichiarazioni di Hamas: il movimento integralista fa sapere che di cessate il fuoco non si parla se Israele non mette fine alle sue aggressioni. E va detto che in seguito all’attentato di ieri, il premier israeliano, Sharon, ha deciso di sospendere ogni contatto con la nuova leadership palestinese. Forte la dichiarazione da parte di fonti dell'amministrazione israeliana: Abu Mazen – sostengono - ''sa chi ha commesso questo attentato terroristico, perché i servizi di sicurezza preventiva palestinesi, che dipendono da lui, ne conoscono i responsabili''. Ma forti anche le parole oggi di Hamas: il movimento integralista fa sapere che “di cessate il fuoco non si parla se Israele non mette fine alle sue aggressioni''. Considerando che durante la campagna elettorale lo stesso Abu Mazen si è pronunciato per la fine della violenza da parte dei gruppi armati palestinesi e per una ripresa delle trattative di pace con Israele, l'attacco contro il terminale di Karni viene interpretato da diversi analisti come una sfida lanciata dai gruppi armati al nuovo presidente.

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● Il soldato USA, Charles Graner, uno degli aguzzini del carcere iracheno di Abu Ghraib, è stato giudicato colpevole di tutti i capi d'imputazione a suo carico (dieci), tranne uno. Il verdetto della giuria è stato pronunciato dopo poche ore di Camera di Consiglio. Graner rischia una condanna ad oltre 17 anni di carcere.

In Iraq, i cadaveri di un imprenditore e tre operai, tutti iracheni che lavoravano per un’azienda straniera, sono stati trovati su una strada nella regione di Kut, 60 km a sud di Baghdad. Intanto, un rapporto del British Museum, riportato dal giornale britannico “The Guardian” denuncia che le forze della coalizione in Iraq, guidate dagli americani, che hanno usato l'antica città di Babilonia come base militare, hanno arrecato ''danni rilevanti'' a uno dei tesori archeologici più rinomati del mondo. I veicoli militari americani e polacchi - è scritto nel rapporto - hanno frantumato pavimenti della gloriosa città che risalgono a 2.600 anni fa. Hanno inoltre usato frammenti di reperti archeologici per riempire sacchi di sabbia per alzare barriere protettive. I comandanti USA hanno allestito una base a Babilonia nell'aprile del 2003 e l'hanno data cinque mesi dopo alle truppe polacche. L'area archeologica viene consegnata nella giornata di oggi al ministro della cultura iracheno.

 

Domani in Croazia ballottaggio per eleggere il nuovo capo dello Stato. In lizza il presidente uscente, Stipe Mesic e la vicepremier Jadranka Kosor, esponente del partito di governo di centro destra HDZ. I sondaggi danno come superfavorito Mesic, che il 2 gennaio scorso ha sfiorato la vittoria con oltre il 49 per cento dei voti. Ma quali sono i suoi obiettivi in questo probabile suo secondo mandato? Giancarlo La Vella lo ha chiesto a Federico Eicheberg, esperto di questioni balcaniche:

 

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R. – Il punto principale del secondo mandato di Mesic è quello di rappresentare un contrappeso ideale al governo a guida HDZ. Non dobbiamo dimenticarci che il presidente Mesic nelle scorse elezioni vinse a sorpresa proprio per la sua capacità di non essere legato ai partiti e di non essere legato ai filoni tradizionali del decennio di indipendenza croata. Per cui Mesic continuerà ad essere pro UE, con l’intenzione chiara dell’ingresso nell’Unione Europea della Croazia entro pochi anni, ma continuerà ad essere soprattutto il garante di una Croazia che guarda all’integrazione europea.

 

D. – Venendo a Jadranka Kosor, gli osservatori affermano che il suo programma non si discosta così tanto da quello di Mesic. Perché gli elettori dovrebbero votare lei?

 

R. – Probabilmente confluiranno su di lei i voti che al primo turno si erano dispersi su candidati a destra dell’ HDZ o comunque in questa galassia intorno al partito che fondò Tudjman. Se questa confluenza di voti contribuirà a formare questo divario è difficile prevederlo, sicuramente sarà importante per l’HDZ attestarsi su quella soglia alle politiche che aveva garantito una notevole visibilità, in qualità di primo partito, cioè la soglia del 35 per cento, e più in generale sarà importante per la Kosor rappresentare, comunque, un bacino compatto di voti che confermano l’oggettiva buona performance del governo croato a guida HDZ.

 

D. – In Croazia è ancora vivo il ricordo della guerra civile all’inizio degli anni Novanta. Oggi il Paese ha superato quel triste evento?

 

R. – Il Paese lo ha superato e Mesic rappresenta proprio, in qualche misura, l’incarnazione. Ne ha fatto una propria bandiera: una Croazia matura, una Croazia che supera gli anni Novanta e si può quindi guardare con fiducia anche ad una più stabile politica dei Paesi limitrofi, in particolar modo Bosnia Erzegovina, Serbia e Montenegro.

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Inaugurato questa mattina tra le polemiche l'anno giudiziario nei 26 distretti di Corte d'appello. I magistrati dell'ANM - l'Associazione nazionale di categoria - si sono presentati con la costituzione sotto braccio, in segno di protesta contro la riforma della giustizia e contro la riduzione dei fondi. E a Palermo - dove è intervenuto il ministro Castelli - hanno disertato la cerimonia. Per il guardasigilli questo clima impedisce un confronto costruttivo. Il servizio di Giampiero Guadagni:

 

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E' un coro di insoddisfazione, spesso di protesta, quello che si è levato oggi dalle Corti d'Appello di tutta Italia. Nel mirino dei magistrati, ancora una volta, la riforma dell'ordinamento giudiziario targata Polo. Una riforma, viene detto, che limita l'indipendenza e l'autonomia della categoria e lede i diritti dei cittadini.

 

La tesi è stata ribadita con forza dal presidente dell'ANM Bruti Liberati, presente a Milano, che ha osservato come il Governo abbia accolto con freddezza il rinvio alle Camere della legge da parte del capo dello Stato. Il procuratore generale di Milano Blandini ha anche sottolineato come l'Italia sia l'unico Paese a non aver recepito il mandato d'arresto europeo. A Roma giudici e pubblici ministeri hanno partecipato alla cerimonia indossando toghe nere in segno di lutto. Uno Stato muore se i giudici vengono vilipesi, ha affermato il procuratore Vecchione. A Palermo, il procuratore generale Celesti ha parlato naturalmente anche della lotta alla mafia. Ci sono ancora zone grigie, ha detto, cioè legami all'interno della politica e della pubblica amministrazione. Proprio a Palermo, dove è intervenuto il ministro Castelli, c'è stata la protesta più accesa con i magistrati dell'ANM che hanno disertato la cerimonia d'apertura.

 

Secondo il guardasigilli è questo clima aspro e conflittuale ad impedire il confronto costruttivo sollecitato da Ciampi. Castelli ha definito la riforma dell'ordinamento giudiziario non solo necessaria ma anche doverosa. La priorità, ha aggiunto, è ridurre la durata dei processi. Castelli ha poi contestato le accuse sulla riduzione di risorse per il settore. In questo senso forti critiche sono giunte oggi soprattutto dal procuratore generale di Torino Caselli. Il ministro ribatte che la spesa è raddoppiata dal 1983 ad oggi. Ma secondo una denuncia che arriva dall'Associazione nazionale dei dirigenti amministrativi del ministero della giustizia, i soldi stanziati per il bilancio 2005 diminuiscono di 700 milioni di euro, ed è la prima volta dal 1992.

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Arnaldo Otegi, leader di Batasuna, il partito disciolto perché considerato l'ala politica del separatismo armato basco, ha invitato il premier José Luis  Rodriguez Zapatero a trasformarsi nel ''Tony Blair spagnolo'',  promuovendo un accordo fra tutti i partiti, e ad aprire un  negoziato con l'ETA per la sua smilitarizzazione. Otegi ha inviato, con un gesto a carattere chiaramente propagandistico, una lettera aperta in occasione dell'odierna visita di Zapatero nel Paese Basco. La proposta di Batasuna avviene mentre Zapatero e il leader dell'opposizione popolare Mariano Rajoy hanno raggiunto ieri un accordo per una risposta comune al piano nazionalista del premier basco Juan José Ibarretxe per ''una libera adesione di Euskadi alla Spagna''. Zapatero e Rajoy hanno deciso la costituzione di una commissione congiunta per decidere insieme la forma delle riforme costituzionali e delle autonomie.

 

Due arresti sono stati effettuati in Iran per un incendio scoppiato giovedì in una scuola elementare nella regione centrale del Paese che, secondo  l'ultimo bilancio, ha provocato 15 morti. In carcere, secondo quanto scrive oggi il quotidiano “Aftab”, sono finiti il direttore della scuola e uno dei maestri. Tredici bambini erano morti asfissiati all'interno della scuola, mentre due insegnanti, anch'essi gravemente intossicati, sono deceduti successivamente in ospedale. Ma anche un altro maestro è in gravissime condizioni. Non si conoscono le accuse che hanno portato ai due arresti, ma i risultati dell'inchiesta dovrebbero essere resi pubblici non più tardi di domani.

 

Con un accordo di portata storica, la Cina e Taiwan hanno deciso oggi di istituire voli di collegamento diretti in occasione del Capodanno cinese. Si tratterà dei primi collegamenti diretti tra la terraferma e l'isola dal 1949, quando i dirigenti nazionalisti si rifugiarono a Taiwan dopo essere stati sconfitti dai comunisti nella guerra civile. Da allora l'isola è indipendente di fatto ma Pechino continua a considerarla una provincia ''ribelle''. ‘'Abbiamo raggiunto l'accordo dopo una discussione molto breve, in un'atmosfera cordiale'', ha detto Pu Zhaozhou, direttore dell'Associazione per l'aviazione civile di Pechino. Milioni di cinesi partono per festeggiare in famiglia il Capodanno cinese, che quest'anno cade il 9 febbraio.

 

Un mercenario di origine araba  è stato ucciso in Cecenia, nella regione meridionale di Vedeno. E’ quanto ha riferito il capo dei servizi di sicurezza del  presidente ceceno filo-russo Alu Alkhanov. L'uomo aveva opposto resistenza armata nel corso di un’operazione della polizia nel sud. ''Era in Cecenia da diverso tempo'', ha detto il responsabile dei servizi di sicurezza  Bekmerd Ibraguimov, e ''tre dei suoi fratelli sono morti in  precedenti scontri'' tra separatisti e forze filo-russe. 

 

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