RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno XLIX n.
14 - Testo della trasmissione venerdì
14 gennaio 2005
IL
PAPA E LA SANTA SEDE:
OGGI IN PRIMO PIANO:
CHIESA E SOCIETA’:
Indonesia: ucciso un sacerdote cattolico di 49 anni nella sua parrocchia
La
Chiesa sostiene le elezioni nella Repubblica democratica del Congo
Salito
ad oltre 163 mila morti il bilancio delle vittime del maremoto che ha anche
causato più di due milioni di nuovi poveri
14 gennaio 2005
UOMO DI PACE, INSTANCABILE ARTEFICE DI COMUNIONE,
TESTIMONE DELL’AMORE DI DIO:
COSI’ IL PAPA RICORDA
IL CARDINALE SCHOTTE AI FUNERALI, NELLA BASILICA
VATICANA,
DEL PORPORATO SCOMPARSO LUNEDI’ SCORSO.
E’ stato un uomo di pace: così
Giovanni Paolo II ricorda il cardinale Jan Pieter Schotte alle esequie del
porporato celebrate questa mattina nella Basilica Vaticana. La Messa, presieduta
dal Papa, è stata celebrata dal cardinale Joseph Ratzinger, prefetto della
Congregazione per la Dottrina della Fede. Il cardinale Schotte, di nazionalità
belga, era presidente
dell’Ufficio del Lavoro della Sede Apostolica. Si è spento il 10 gennaio
scorso all’età di 78 anni, dopo una breve malattia. Sulla cerimonia funebre, il
servizio di Fausta Speranza:
**********
(Canto)
Intelligenza, umanità,
spiritualità: sono queste le doti che hanno guidato il cardinale Schotte nelle
importanti mansioni all’interno della sua Famiglia religiosa, a servizio della
Chiesa universale, a disposizione della Curia Romana. E celebrando le esequie
del porporato – spiega il Papa - è di conforto l’espressione di Gesù che
riconosce “beati i costruttori di pace”. E questo perché il porporato,
scomparso lunedì scorso, “ha fatto del valore della pace uno dei
punti qualificanti del suo lungo ed intenso servizio”. Tanto che – ricorda
Giovanni Paolo II – ha scelto come motto episcopale: “Parare viam Domino pacis”.
Nel motto è riconoscibile il riferimento a san Giovanni Battista, Patrono della
Congregazione del Cuore Immacolato di Maria, alla quale egli apparteneva.
Compito del Battista, infatti, era quello di “preparare le strade al Signore”.
Il cardinale Schotte ha voluto aggiungere l’esplicita menzione della pace
“quasi a sottolineare – dice il Papa - che solo nell’accoglienza di Cristo e
del suo Vangelo si può raggiungere la vera pace”.
“Instancabile artefice di
comunione”: è un’altra espressione scelta dal Papa per ricordare oggi il
cardinale scomparso, sottolineando quanto abbia “collaborato attivamente
all’universale sollecitudine pastorale del Successore di Pietro”: in Segreteria
di Stato, poi nella Pontificia Commissione Iustitia et Pax, quale segretario
generale del Sinodo dei vescovi, quale presidente dell’Ufficio del Lavoro della
Sede Apostolica.
Ed ancora: “testimone dell’amore
che proviene da Dio e che costituisce il fondamento dell’unità della Chiesa”. E
proprio perché questo è stato il cardinale Schotte – dice il Papa – “conforta
la speranza che egli stia ora contemplando faccia a faccia il Signore della pace,
che tanto ha amato e generosamente servito durante la vita”.
“Lo accompagni – è la preghiera
di Giovanni Paolo II - la Vergine Immacolata a ricevere il premio promesso ai
servi buoni e fedeli del Vangelo”.
(Canto)
**********
ANNUNCIATA PER QUEST’ANNO DELL’EUCARISTIA
LA CONCESSIONE DELL’INDULGENZA
PLENARIA PER PARTICOLARI ATTI
DI VENERAZIONE VERSO IL SANTISSIMO SACRAMENTO
La Penitenzieria Apostolica ha
pubblicato oggi un Decreto, a firma del penitenziere maggiore, il cardinale
James Francis Stafford, in cui si annuncia per quest’Anno dell’Eucaristia la
concessione dell’Indulgenza plenaria per particolari atti di culto e di
venerazione verso il Santissimo Sacramento. Ce ne parla Sergio Centofanti.
**********
L’Indulgenza viene concessa ai
fedeli alle consuete condizioni ogni volta che “partecipino con attenzione e
pietà” a una sacra funzione o ad un pio esercizio svolti in onore
dell’Eucaristia, solennemente esposta o conservata nel Tabernacolo: è
necessaria quindi la Confessione sacramentale, la Comunione eucaristica e la
preghiera secondo le intenzioni del Papa, “con l’animo totalmente distaccato
dall’affetto verso qualunque peccato”.
E' concessa inoltre l'Indulgenza
plenaria “al Clero, ai membri degli Istituti di Vita Consacrata e delle
Società di Vita Apostolica e agli altri fedeli tenuti per legge alla recita
della Liturgia delle Ore, nonché a quelli che sono soliti dire l'Ufficio Divino
per pura devozione, ogniqualvolta, a conclusione della giornata, recitino
davanti al Signore presente nel tabernacolo, o in comune o privatamente, il Vespro
e la Compieta”.
Anche “i fedeli, che, impediti
per malattia o altre giuste cause di poter visitare il SS.mo Sacramento
dell'Eucaristia in una chiesa o oratorio, potranno conseguire l'Indulgenza
plenaria in casa propria o dovunque si trovino a motivo dell'impedimento
se, con totale riprovazione d’ogni peccato… e con l’intenzione di osservare,
non appena sarà possibile, le tre consuete condizioni, compiranno spiritualmente
con il desiderio del cuore la visita, in spirito di fede nella reale presenza
di Gesù Cristo nel Sacramento dell'Altare, e reciteranno il Padre Nostro e il
Credo, aggiungendo una pia invocazione a Gesù Sacramentato (p.e. "Sia
lodato e ringraziato ogni momento il SS.mo Sacramento")”.
“Se non potessero fare neppure
questo, otterranno l'Indulgenza plenaria, se si uniranno con desiderio
interiore a coloro che praticano nel modo ordinario l'opera prescritta per
l'Indulgenza e offriranno a Dio Misericordioso le infermità e i disagi della
loro vita, avendo anch'essi il proposito di adempiere non appena possibile le
tre solite condizioni”.
Il Decreto invita i sacerdoti a
informare i fedeli di questa disposizione della Chiesa, a prestarsi “con animo
pronto e generoso ad ascoltare le loro confessioni”, e a guidare in modo solenne
pubbliche recite di preghiere a Gesù Sacramentato.
Infine il Decreto della
Penitenzieria invita tutti “a dare spesso aperte testimonianze di fede e di
venerazione verso il Santissimo Sacramento”.
Ricordiamo che l’Indulgenza
plenaria è la remissione totale dinanzi a Dio della “pena temporale” per i
peccati, già rimessi nella Confessione quanto alla colpa. Infatti “ogni
peccato, anche veniale - leggiamo nel Catechismo della Chiesa Cattolica -
“provoca un attaccamento malsano alle creature, che ha bisogno di purificazione”. La “pena temporale” è dunque quanto rimane
da purificare del peccato: cosa che avviene in questa vita, con atti di
fervente carità, oppure in Purgatorio. L’Indulgenza plenaria, appunto libera in
tutto dalla pena temporale.
*********
UDIENZE E NOMINE
Giovanni
Paolo II ha ricevuto, stamani, in successive udienze il cardinale Joseph Ratzinger,
prefetto della congregazione per la Dottrina della Fede e il cardinale
Crescenzio Sepe, prefetto della congregazione per l’Evangelizzazione dei
Popoli.
Il Pontefice ha nominato nunzio
apostolico in Kenya ed osservatore permanente presso gli organismi delle
Nazioni Unite per l'Ambiente e gli Insediamenti Umani (U.N.E.P., UN-Habitat)
l’arcivescovo Alain Paul Lebeaupin, finora nunzio apostolico in Ecuador.
LUNEDI’ 24 GENNAIO MESSA IN SAN PIETRO PER LE VITTIME DEL MAREMOTO, PRESIEDUTA DAL
CARDINALE SODANO A NOME DEL PAPA
Lunedì 24 gennaio, alle ore
17.00, nella Basilica Vaticana, il cardinale Angelo Sodano, Segretario di
Stato, presiederà a nome del Santo Padre una solenne celebrazione eucaristica
in suffragio delle vittime del maremoto del Sud-Est asiatico. L'invito a
prendere parte al rito di suffragio, esteso a tutti i fedeli, è rivolto in
particolare a quanti provengono dai Paesi colpiti dal devastante cataclisma.
=======ooo=======
OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”
Apre
la prima pagina il Medio Oriente: sei israeliani uccisi in un attacco
palestinese; i terroristi sfidano Abu Mazen.
Nelle
vaticane, le solenni esequie del cardinale Jan Pieter Schotte presiedute da
Giovanni Paolo II. Nell'omelia il Papa ha ricordato che il porporato ha
generosamente e instancabilmente messo a disposizione della Curia Romana le sue
molteplici doti di intelligenza, di umanità e di spiritualità.
Una
pagina dedicata all'ingresso in Diocesi del nuovo vescovo di Avellino.
Una
pagina del cammino della Chiesa in Asia.
Nelle
estere, sempre in evidenza il maremoto nel Sud-Est dell'Asia con un articolo
dal titolo "Il fango restituisce in 24 ore altri 3.000 cadaveri nella sola
regione settentrionale dell'Indonesia".
Nella
pagina culturale, d'apertura un articolo di Paolo Miccoli dal titolo "Le
catastrofi non possono uccidere la speranza".
Nelle
pagine italiane, in primo piano il tema della competitività. Il governo apre
alle parti sociali; tra quindici giorni un nuovo incontro.
=======ooo=======
14 gennaio 2005
SULLA DIFESA DELL’EMBRIONE, IN ITALIA SI ACCENDE IL DIBATTITO POLITICO
E CULTURALE DOPO LA
DECISIONE DELLA CORTE COSTITUZIONALE,
CHE HA DATO IL VIA LIBERA A QUATTRO REFERENDUM PER L’ABROGAZIONE
PARZIALE DELLA LEGGE SULLA
PROCREAZIONE ASSISTITA
- Con noi, l’arcivescovo
Elio Sgreccia, il vescovo Rino Fisichella e Carlo Casini -
In Italia, si accende il dibattito politico e culturale dopo la decisione
della Corte Costituzionale, che ieri ha stabilito l’inammissibilità del quesito
referendario proposto dai Radicali per l’abrogazione totale della legge n. 40
sulla procreazione assistita. La Consulta ha, tuttavia, ritenuto ammissibili
gli altri quattro referendum di abrogazione parziale della legge. Quesiti che
riguardano il limite alla ricerca sperimentale sugli embrioni; le norme sui
limiti all’accesso alla procreazione medicalmente assistita; le norme sulle
finalità, sui diritti dei soggetti coinvolti e sui limiti all'accesso, infine
il divieto di fecondazione eterologa. Sui quesiti referendari, ammessi dalla
Corte Costituzionale, Adriana Masotti ha raccolto il commento di Carlo Casini,
presidente del Movimento per la Vita:
**********
I quesiti riguardano singoli
aspetti della legge, ma non aspetti secondari. Se venissero accolti sarebbe
reintrodotto egualmente il cosiddetto far west procreativo, perché vogliono
reintrodurre il congelamento degli embrioni, la sperimentazione sugli embrioni,
la produzione soprannumeraria, la riduzione fetale, la procreazione eterologa.
Una serie di comportamenti che sconvolgono il rapporto tra genitori e figli e
soprattutto che uccidono con premeditazione molti embrioni e cioè molti figli.
Ecco perché dovremo opporci, in tutti i modi, all’accoglimento di questo
referendum e dovremo difendere questa legge, che non è perfetta, come dicono
giustamente non è cattolica, ma rappresenta almeno una linea del Piave
che lascia ad ogni embrione una qualche speranza di vita e gli dà un padre ed
una madre certi. Questo è il contenuto essenziale della legge che dovremo difendere.
**********
Ma quali sono i riferimenti culturali per il mondo cattolico in relazione
alla cruciale questione della difesa dell’embrione? Luca Collodi lo ha chiesto
all’arcivescovo Elio Sgreccia, presidente della Pontificia Accademia per la Vita:
**********
Già prima che la legge fosse
approvata, il mondo cattolico aveva un preciso punto di riferimento. Primo: per
i cattolici la procreazione artificiale è sempre negativa e illecita… in ordine
ad una società pluralista, come è quella italiana, ci sono due punti essenziali
che il documento Donum vitae chiedeva fin dal 1987: una legge che voglia
regolare la materia sulla procreazione artificiale deve, infatti, salvaguardare
il diritto alla vita di ogni embrione fecondato e, secondo, rispettare il
concetto di famiglia fondato sul matrimonio. Ora, la legge che è passata nel
marzo scorso non rispetta compiutamente né l‘uno né l’altro punto, considerati
essenziali, e che sono anche in qualche maniera presenti nella Costituzione italiana.
Se molti deputati cattolici hanno votato, hanno utilizzato il cosiddetto principio
di evitare il peggio, ma ora qualsiasi modifica si voglia apportare, anche a
quella legge, credo non possa essere accettata dal mondo cattolico.
**********
Il confronto
sulla legge 40 si inserisce in un più ampio dibattito sulla sfida della vita,
che non riguarda solamente la società italiana. Per una riflessione su questa
stagione di confronto, e a volte scontro, di idee e valori, Alessandro Gisotti
ha raccolto la riflessione del vescovo Rino Fisichella, Rettore della Pontificia Università
Lateranense:
**********
R. – E’ una sfida su ciò che
sarà il futuro del pianeta, perché ciò che è in gioco essenzialmente è il
concetto stesso della vita e il concetto stesso dell’uomo e dell’umanità. Mi auguro
che in questo dibattito non ci sia mai una pregiudiziale nei confronti di
nessuno, soprattutto nella maniera di riflettere del mondo cattolico, ma ci sia
invece la più ampia apertura per ritrovare le ragioni fondamentali che ispirano
il concetto di vita.
D. – Lo sottolineava lei, la
difesa dell’embrione viene spesso definita come una battaglia cattolica. Non è
più giusto dire che la difesa della vita fin dall’origine è una battaglia di civiltà?
R. – Infatti è
una battaglia di civiltà. Io non condivido quando si dice che è una battaglia
tra cattolici e non cattolici. Penso che sia invece una battaglia per la
libertà. La libertà è un esercizio faticoso di chi è capace di incontrarsi, e
verificare le proprie istanze, con la verità.
D. – Nel discorso al corpo
diplomatico, Giovanni Paolo II ha affermato che una “ricerca scientifica che
degradi l’embrione a strumento di laboratorio non è degna dell’uomo”. “La
ricerca scientifica in campo genetico – ha detto ancora il Papa – va
incoraggiata e promossa, ma come ogni altra attività umana non può mai essere
esente da imperativi morali”. Perché sembra così difficile trovare un accordo
unanime su questo principio?
R. – La riflessione è che la
scienza non è mai neutrale. Quindi, non si può mai pensare che i progressi che
la scienza e la tecnica compiono prescindano da scelte che sono poste alla
base. La difficoltà sta proprio nel riconoscere che anche la scienza ha bisogno
di una istanza etica. Se noi non sottolineiamo con forza questa dimensione
rischiamo ancora una volta di fare della scienza un assoluto e di lasciare il
dominio della scienza e della tecnica nelle mani di poche persone che sono
uomini e non possono arrogarsi la pretesa di sostituirsi al Creatore.
**********
L’ESTREMISMO PALESTINESE RISPONDE CON LA VIOLENZA
AI PROGRAMMI DI PACE DI ABU MAZEN: 6 ISRAELIANI SONO MORTI AL VALICO DI KARNI
PER UN ATTENTATO
COMPIUTO
DA DUE KAMIKAZE RIMASTI UCCISI NELL’ESPLOSIONE
- Intervista con Janiki Cingoli -
Il Medio Oriente è
stato scosso dal primo grave attentato condotto da fondamentalisti palestinesi
dopo l’elezione di Abu Mazen: l’attacco, avvenuto nella Striscia di Gaza e
costato la vita a sei israeliani, è stato condannato dal nuovo presidente
palestinese. Il servizio di Amedeo Lomonaco:
**********
In Medio Oriente non
si ricompone la frattura tra i miliziani dei gruppi estremisti ed il nuovo
presidente dell’Autorità nazionale palestinese che durante la campagna
elettorale aveva chiesto, senza ricevere risposte confortanti, la fine della
violenza per rilanciare il processo di pace con Israele. Quattro giorni dopo
l’elezione di Abu Mazen, un attacco condotto la scorsa notte da un commando
palestinese al valico di Karni ha causato infatti la morte di 6 civili
israeliani. Nell’esplosione hanno perso la vita anche due attentatori ed un
altro integralista è stato ucciso durante una successiva sparatoria ingaggiata
con i soldati dello Stato ebraico. L’azione terroristica è stata rivendicata
dalle ‘Brigate dei martiri di Al Aqsa’ e da Hamas. Il ministro della Difesa israeliano, Mofaz, ha
duramente condannato l’attacco: “i palestinesi - ha dichiarato - fanno tutto il
possibile per distruggere ogni speranza di creare una nuova realtà”. Subito dopo questo ennesimo
episodio di violenza, è scattata la reazione dell’aviazione israeliana: un
elicottero ha lanciato due missili contro il campo profughi di Deir el Balah,
nella Striscia di Gaza. Al momento non si hanno notizie di vittime. Il governo
di Tel Aviv ha anche chiuso i principali valichi di
transito con la striscia di Gaza: si tratta dei varchi di Erez, Rafah e Karni.
**********
Ma
perché dopo l’elezione di Abu Mazen si registra questo aumento di violenza da
parte dell’estremismo palestinese? Giancarlo La Vella lo ha chiesto a Janiki Cingoli,
direttore del centro italiano per la pace in Medio Oriente:
**********
R. – Abu Mazen non ha la
bacchetta magica, così come non ce l’ha neanche Sharon. Ci sono forze che
cercano di intralciare e bloccare questo processo di riavvio del negoziato.
D. – Quale può essere la strada
per iniziare almeno un dialogo che accontenti un po’ tutti?
R. – Abu Mazen deve prendere una
posizione molto netta e cominciare a riorganizzarsi per bloccare questa
proliferazione di gruppi armati, portando quindi avanti la sua scelta contro
l’ala radicale dell’Intifada. Inoltre, il piano di ritiro da Gaza e da quattro
colonie della Cisgiordania, annunciato da Sharon e votato dal Parlamento
israeliano, deve perdere il suo carattere di unilateralità e deve essere
negoziato con la parte palestinese. E’ questo un punto fondamentale per far
ripartire la “road-map”.
D. – Da parte israeliana,
invece, si è pronti all’inizio di un dialogo?
R. – Israele vuole che non ci
siano solo pronunciamenti contro la violenza, ma che ci siano anche delle
iniziative concrete. E questo non vuol dire iniziare una sorta di guerra civile
tra i palestinesi ed Hamas e gli altri gruppi fondamentalisti. Un primo passo è
stata sicuramente la vittoria di Abu Mazen su una base di sconfessione della
violenza armata. Bisogna uscire dalla drammatica logica della violenza cercando
gli elementi costituitivi di uno Stato perché un Paese, per poter esistere, non
può basarsi sull’anarchia dei diversi gruppi armati.
**********
“CONTINUARE A GETTARE SEMI DI SPERANZA E DI
GIOIA”: E’ L’IMPEGNO DI PADRE COLI, RICONFERMATO IERI CUSTODE DEL SACRO
CONVENTO DI ASSISI.
GUIDERÀ LA COMUNITÀ DEI FRATI MINORI CONVENTUALI
PER ALTRI QUATTRO ANNI
-
Intervista con padre Vincenzo Coli -
Rappresenta un segnale di
continuità la conferma, avvenuta ieri, di padre Vincenzo Coli a Custode del
Sacro Convento di Assisi. Il francescano, 67 anni, toscano di Montignoso
(Massa), guiderà la comunità religiosa dei Frati minori conventuali di Assisi
per altri quattro anni. Lo aveva fatto in passato dal 1981 al 1989 e poi lo ha
fatto dal 2001 ad oggi. La decisione è stata resa nota al termine del Capitolo
della Custodia del Sacro Convento, presieduto dal ministro generale
dell’ordine, padre Joachim Giermek, presenti 61 frati di 16 nazionalità. Ma come
vive padre Coli la riconferma del suo ruolo di guida e qual è lo spirito di
sempre della comunità di Assisi? Gabriella Ceraso ha intervistato lo stesso
padre Coli:
**********
R. – La riconferma, come atto di
fiducia, fa sempre bene a tutti, no? E’
anche una nuova forza, una specie di grazia del Signore per continuare con i
fratelli nel nostro ministero. Siamo un po’ truppe ausiliarie della Chiesa, o
per lo meno come tali noi ci consideriamo. Penso all’accoglienza dei
pellegrini, al vivere il sacramento dell’Eucaristia o della riconciliazione,
all’illustrare attraverso l’arte le
meraviglie di Dio e ciò che lui soprattutto ha compiuto in Francesco, un uomo
così amabile, così credibile che oggi è diventato un punto di riferimento anche
per i non credenti.
D. – Padre Vincenzo, dopo la
riconferma lei ha dichiarato: “Noi vogliamo continuare a gettare semi di
speranza e di gioia”. Come intendete farlo?
R. – C’è un lavoro di
accoglienza dei pellegrini e dei turisti, ma c’è anche un lavoro di animazione
portando avanti la visione cristiano-francescana della vita. Facciamo riferimento
sempre a tre valori: quello sacramentale è Dio, sperimentato così da Francesco,
attraverso la vita, la gioia, la bellezza, l’essere, la pienezza del bene,
eccetera. Poi l’uomo, nella sua fragilità ma anche nella sua grandezza
vocazionale. Infine la natura o, come diciamo meglio noi, il Creato, che è un
po’ l’orizzonte per la vicenda dell’uomo, per la sua risposta a Dio e ai
fratelli. Ecco, credo che questi tre valori possano essere offerti,
nell’esperienza francescana, ai credenti cristiani, a quelli musulmani e anche
a quelli ebrei, ma anche a tanti uomini di buona volontà che sono alla ricerca
di punti di riferimento per dare un senso alla vita o per lo meno per sentirsi
più motivati a vivere in un certo modo.
**********
PRESENTATO A ROMA UN LIBRO SUI CENTO ANNI
DI PRESENZA
DELL’OPERA GUANELLIANA NELLA CAPITALE
- Intervista con don Nino Minetti e Maria Pia Garavaglia -
“Don Guanella e Roma”. E’ il titolo del volume
presentato in questi giorni nel palazzo della provincia della capitale che
raccoglie gli atti del convegno sui cento anni di presenza dell’Opera
guanelliana a Roma, svolto lo scorso novembre. Il testo, curato da Francesca
Bucci e da Fabrizio Fabrizi, ripercorre attraverso una serie di documenti
inediti le tappe fondamentali della presenza di don Guanella nella città
eterna. Ascoltiamo il servizio di
Marina Tomarro.
**********
Una città con un enorme bisogno
di aiuti umani e spirituali: questa è la Roma che trova Don Guanella al suo
arrivo nella capitale nel 1903, soprattutto nelle zone periferiche. Infatti
esisteva una realtà degradata dove non c’era spazio per chi era malato o disabile.
Don Guanella comincia immediatamente a portare soccorso, costruendo delle case
di accoglienza e di cura e aiutando la gioventù a costruirsi un futuro
dignitoso. Ma com’è cambiata nel tempo l’assistenza ai poveri da parte dei
guanelliani? Don Nino Minetti, attuale successore di Don Guanella:
“Certamente le forme sono cambiate perché altro era assistere i poveri
100 anni fa, altro è assisterli oggi con tutta l’evoluzione psicologica,
pedagogica che c’è stata intorno a questi ammalati, ma poi soprattutto la casa
il luogo dove vengono ospitati perché oggi le stesse leggi ci impongono che
deve essere come una loro casa. Prima il malato era semplicemente dentro un
camerone, dove c’era un infermiere solo. Oggi, invece, il ragazzo è seguito
continuamente da tutta una serie di professionisti che vanno dall’educatrice,
al medico, all’infermiere, allo psicanalista e via di questo passo”.
Oggi l’Opera di don Guanella
comprende a Roma 7 centri in cui ogni giorno vengono assistiti circa 1.200
malati. Ma opere come queste dei guanelliani possono rappresentare un
completamento alle strutture socio-sanitarie presenti a Roma? Il vice-sindaco
Maria Pia Garavaglia:
“Non sono un
completamento. Qualche volta sono un’integrazione dell’esistente e in certi
settori sono addirittura una sostituzione di ciò che non c’è. Vi sono delle situazioni
ancora deboli come copertura totale e l’Opera guanelliana in questi 100 anni ha
svolto abitualmente questa attività di integrazione e di completamento di ciò
che è doveroso per il sistema istituzionale che effettivamente Don Guanella,
attraverso i suoi successori, ha realizzato”.
**********
=======ooo=======
14 gennaio 2005
SOSTEGNO A QUANTI SI PRODIGANO PER IL
RAGGIUNGIMENTO DI UNA PACE GIUSTA
E DURATURA: COSI’ I VESCOVI EUROPEI E AMERICANI
DEL COORDINAMENTO EPISCOPALE PER LA TERRA SANTA,
A CONCLUSIONE DELLA LORO ASSEMBLEA ANNUALE A
GERUSALEMME
GERUSALEMME. = “Uniti ai
cristiani di Terra Santa, incoraggiamo quanti si impegnano per la giustizia e
nella ricerca della pace e sosteniamo tutti quei passi concreti che possono
permettere ai palestinesi e agli israeliani di vivere in questa Terra con
dignità, in due Stati, in sicurezza e uguaglianza”. Questo, in sintesi, quanto
sottolineano i vescovi del Coordinamento episcopale per la Terra Santa, formato
da presuli europei ed americani. In una dichiarazione di intenti, i presuli
sollecitano “la piena applicazione dell’accordo fondamentale tra Israele e
Santa Sede e di quello tra Santa Sede e Organizzazione per la Liberazione della
Palestina (OLP), senza ulteriori ritardi”. La nota è stata emessa ieri, al
termine dell’assemblea annuale con il Patriarca latino di Gerusalemme, Michel
Sabbah; il custode di Terra Santa, padre Pierbattista Pizzaballa; tutti i
vescovi cattolici locali. E’ da alcuni anni ormai che il Coordinamento si
riunisce a Gerusalemme nel mese di gennaio. Lo scopo è quello di far sentire ai
cristiani di Terra Santa la vicinanza dei cattolici di tutti i Paesi del mondo.
Nel messaggio finale, i vescovi europei e americani riaffermano “la loro
vicinanza alla Chiesa di Terra Santa, per la particolare, unica, testimonianza
che dà attraverso il Patriarca, i pastori, i religiosi ed i laici, uomini e
donne” ed il loro impegno “a sostenere la comunità cristiana che vive nella
Terra dove Gesù è nato, morto, sepolto e risorto”. “Lavoreremo – promettono –
per una giusta pace e per questo coinvolgeremo le nostre comunità locali ed i
nostri Paesi. Qui la pace è vitale per il mondo intero”. “In questo momento di
speranza – conclude il documento – le nostre preghiere sono per quanti
condividono questa Terra, israeliani, palestinesi, cristiani, ebrei, musulmani,
e perché si ponga fine alla violenza e alla ingiustizia, per raggiungere così
la riconciliazione ed una pace durevole in questa Terra che chiamiamo Santa”.
Rappresentanti americani delle tre religioni monoteiste, intanto, hanno
lanciato, ieri a Washington, un appello al presidente americano, George Bush,
chiedendogli di impegnarsi al massimo per la pace in Medio Oriente. L’appello,
firmato da esponenti cristiani, ebrei e musulmani, chiede in particolare al
capo della Casa Bianca di “nominare, nei primi giorni del nuovo mandato, un
inviato speciale impegnato a tempo pieno” nei negoziati di pace. (B.C.)
UCCISO IN INDONESIA UN SACERDOTE CATTOLICO.
SECONDO LE PRIME
RICOSTRUZIONI, IL RELIGIOSO SAREBBE STATO FERITO
MORTALMENTE
ALLA TESTA DURANTE UNA RAPINA NELLA SUA PARROCCHIA
GIAKARTA. = Thomas Harsidiyono, un sacerdote
cattolico di 49 anni, è stato assassinato questa mattina nella città di
Purwojeo, nella provincia di Java. Lo ha affermato Chairul Rasyid, capo della
polizia locale, citato dall’agenzia Ansa. Il religioso, secondo le ricostruzioni,
è stato ferito mortalmente alla testa nella sua parrocchia, probabilmente in
seguito ad un tentativo di rapina. L’omicidio non avrebbe comunque legami con
gli scontri interetnici nella regione. Un altro religioso cristiano era stato
ferito da alcuni uomini con un colpo di machete alla testa, il 24 dicembre
scorso, nella città di Poso, teatro di frequenti tensioni. (A.G.)
LA
CHIESA SOSTIENE LE ELEZIONI NELLA REPUBBLICA DEMOCRATICA DEL CONGO,
IN BASE A QUANTO
PREVISTO DALLA COSTITUZIONE. IL PRESIDENTE DELLA CONFERENZA EPISCOPALE,
COMUNQUE, CHIEDE CHE SIA CHIARA L’INTENZIONE
DI ANDARE ALLE URNE
KINSHASA.
= Al termine di una giornata di proteste contro il possibile rinvio delle
elezioni nella Repubblica Democratica del Congo, il presidente della Conferenza
episcopale locale ha confermato lunedì che “la posizione della Chiesa è che
le elezioni si svolgano come previsto
dalla Costituzione”. “Serve inoltre – ha affermato mons. Laurent Monsengwo Pasinya,
arcivescovo di Kisangani – che ognuno al proprio livello prenda decisioni e
iniziative che dimostrino realmente l’intenzione di andare al voto”. Le
elezioni dovrebbero porre fine al periodo di transizione previsto dagli accordi
di pace, che hanno dato vita ad un Governo di unità nazionale nel quale sono
rappresentati tutti i partiti politici ed i vari movimenti di guerriglia che
operano nella parte orientale del Paese africano. Venerdì scorso il presidente
della Commissione Elettorale Indipendente, padre Apolinaire Malu Malu, ha
annunciato che le elezioni politiche, previste per il prossimo mese di giugno,
potrebbero essere posticipate fino a ottobre o novembre. Lo scontento per il
possibile rinvio delle elezioni è degenerato, nella capitale congolese, in
scontri con la polizia, che hanno provocato almeno quattro morti. Dalla sede
dell’episcopato, l’arcivescovo di Kisangani ha deplorato “tutti questi atti di
violenza”, ha espresso il suo cordoglio “a tutte le vittime innocenti” ed ha
condannato “lo sfruttamento di questa situazione confusa per portare il popolo
ad una violenza cieca, che potrebbe compromettere la fermezza di tutta la
Nazione di andare alle elezioni”. Allo stesso modo, il presule ha sottolineato
che “il presidente della Commissione elettorale indipendente, padre Malu Malu,
pur essendo un sacerdote, non parla a nome della Conferenza episcopale del
Congo, ma per conto della commissione che presiede”. “Nel 2005, sulla scia
dell’anno precedente – ha concluso – la Chiesa continuerà l’impegno e la
determinazione per preparare il popolo alle elezioni democratiche, libere e
trasparenti previste dalla Carta Costituzionale”. (B.C.)
LE
SFIDE DELLA PASTORALE SCOLASTICA IN INDIA. QUESTO IL TEMA
CHE HA ACCOMPAGNATO UN RECENTE
INCONTRO A NEW DELHI TRA VESCOVI,
EDUCATORI CATTOLICI E
RESPONSABILI DELLE DIOCESI INDIANE
NEW DELHI. = Una pastorale dell’educazione che sia più
attenta ai poveri e agli emarginati, oggi penalizzati da uno Stato che investe
meno nella scuola e da un sistema scolastico sempre più mercificato. E’
l’indicazione emersa da un recente incontro che ha visto riuniti a New Delhi
vescovi, educatori cattolici e responsabili della pastorale scolastica delle
diocesi indiane. L’appuntamento è stato il primo di una serie di consultazioni
in preparazione della prossima plenaria biennale della Conferenza episcopale
dell’India (CBCI), che sarà appunto dedicata al ruolo che la Chiesa è chiamata
a svolgere nell’educazione degli esclusi. Le conclusioni di questi incontri
serviranno da base di lavoro per l’elaborazione di una nuova pastorale
scolastica, che sia più al passo con le sfide della società indiana. Come è
stato evidenziato durante questa prima
sessione, oggi essa manca “ancora di una visione chiara”. L’impostazione
tradizionale mirante ad “educare la società, ad evangeliz-zare e ad instillare
i valori evangelici” deve oggi fare i conti con la realtà di un sistema
scolastico gestito sempre più secondo criteri privatistici e poco attento alla
dimensione sociale dell’educazione. Di qui la proposta di rivedere metodi
didattici, programmi e l’offerta formativa degli istituti scolastici cattolici
in India, con un’attenzione privilegiata alle categorie escluse nella società
indiana: i poveri, i dalit, i tribali, le donne delle campagne, gli abitanti
delle bidonville, i bambini lavoratori e i lavoratori precari. (L.Z.)
UN SACERDOTE DAL CUORE PURO, DOLCE E PREMUROSO CON
TUTTI,
SOPRATTUTTO CON I POVERI. COSI’ IL CARDINALE
POUPARD HA RICORDATO
SAN GIOVANNI MARIA VIANNEY, NEL CENTENARIO DELLA
BEATIFICAZIONE
ROMA. = “L’ammirabile esempio di
rinuncia e di sacrificio di San Giovanni Maria Vianney, severo con sé e dolce
con gli altri, ci richiama tutti in modo eloquente e pressante all’esercizio
delle virtù nella nostra vita di sacerdoti, di papà e di mamme, di ragazzi e di
giovani, di adulti e di anziani”. Lo ha sottolineato il cardinale Paul Poupard,
presidente del Pontificio Consiglio della Cultura, durante l’omelia per il
centenario della beatificazione del curato d’Ars. San Giovanni Maria Vianney,
elevato agli onori degli altari domenica 8 gennaio 1905, durante il pontificato
di san Pio X, fu nominato poi Patrono dei parroci da Pio XI. Il cardinale
Poupard ha ricordato così la vita in povertà di San Giovanni Maria Vianney,
degno figlio di Francesco d’Assisi, che lo rese libero di fronte ai beni
materiali. “Il mio segreto – amava ripetere il santo – è semplicissimo: dare
tutto e non conservare niente”. Per questo motivo il curato d’Ars – ha
ricordato il presidente del Pontificio Consiglio della Cultura – “era premuroso
verso i poveri, soprattutto quelli della parrocchia, verso i quali dimostrava
un’estrema delicatezza, trattandoli con vera tenerezza, con molti riguardi, con
rispetto”. Parlando ai membri della comunità romana di San Giovanni Maria
Vianney, alla Borghesiana, il porporato si è successivamente soffermato sulla
“purezza del cuore” del santo. “Quando il cuore è puro – ha detto, ricordando
le parole del curato d’Ars – non può fare a meno di amare, poiché ha trovato la
sorgente dell’amore che è Dio. Da qui l’esortazione ai parrocchiani a
“testimoniare il perdono, il sacrificio, l’accoglienza, l’amore per il bene”.
“La preghiera e la comunione con Dio – ha concluso il cardinale Poupard – ci
aiutano a non cadere nella tentazione del fare senza contemplare, dell’attività
senza l’unione costante con Dio, pur in mezzo alla nostra vita eccessivamente
occupata”. Le celebrazioni romane per l’anniversario riprenderanno nel mese di
maggio, quando una preziosa reliquia (il cuore incorrotto del santo curato
d’Ars) per la prima volta lascerà il santuario francese e sarà esposta alla
venerazione dei fedeli nella chiesa parrocchiale dell’Urbe a lui dedicata.
(B.C.)
AL
VIA DAL PROSSIMO 18 GENNAIO, PRESSO LA CATTEDRALE CATTOLICA
LONDINESE DI WESTMINSTER, UNA
MOSTRA DEDICATA ALL’ANGLICANESIMO,
IN COINCIDENZA CON LA
SETTIMANA DI PREGHIERA PER L’UNITA’ DEI CRISTIANI
LONDRA. = In occasione
dell’annuale Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani, dal 18 al 25
gennaio prossimi, la cattedrale cattolica di Westminster, a Londra, ospiterà
per la prima volta nella sua storia una speciale mostra dedicata
all’anglicanesimo. L’iniziativa è stata organizzata dall’ambasciatore di Gran
Bretagna presso la Santa Sede, in collaborazione con il capitolo della
cattedrale di Norwich, come contributo alla promozione del dialogo
cattolico-anglicano. L’esposizione, intitolata “Anglicanesimo e tradizione occidentale cristiana: continuità e
cambiamento”, sarà solennemente inaugurata venerdì pomeriggio
dall’arcivescovo di Westminster, cardinale Cormac Murphy-O’Connor, insieme con
l’arcivescovo di Canterbury e primate della Chiesa d’Inghilterra, dottor Rowan
Williams. Un evento che è motivo di particolare gioia per il cardinale
O’Connor: “Sono molto felice – ha detto – che l’arcivescovo di Canterbury
partecipi con me all’inaugurazione della mostra che sicuramente contribuirà ad
una migliore comprensione tra cattolici e anglicani”. Nel corso della
cerimonia, i due alti esponenti religiosi pregheranno insieme per le vittime
del maremoto in Asia. Il dottor Williams parteciperà, quindi, alla celebrazione
dei vespri. (L.Z.)
=======ooo=======
14 gennaio 2005
- A cura di Amedeo Lomonaco -
In
Indonesia sale drammaticamente il bilancio dei morti a causa del maremoto. Solo nelle ultime 24 ore sono
stati scoperti tremila cadaveri. Salgono così ad oltre 163 mila le vittime del
maremoto dello scorso 26 dicembre. Il servizio di Rita
Anaclerio:
**********
Oltre alle vittime, ai feriti,
agli sfollati, il maremoto ha provocato due milioni di nuovi poveri che si sono
visti spazzare via tutti i loro averi dall’onda killer. Solo nelle Maldive
oltre il 50 per cento della popolazione potrebbe sprofondare nella miseria più
assoluta. Per un Paese che vive principalmente di pesca, le ultime stime
fornite dalla FAO sono sconfortanti: solo nello
Sri Lanka più di 13.000 pescatori sono morti
e oltre l'80 per cento delle barche da pesca è completamente distrutto.
Una ricostruzione difficile che una volta passata la prima
emergenza c'è il rischio di dimenticare. Ed è per questo che la Mentor Initiative,
il gruppo che coordina la lotta alla malaria in Indonesia, ricorda che “se non
saranno presi provvedimenti urgenti, la malaria potrebbe provocare 100 mila
vittime nelle zone colpite dallo tsunami, dove si sta formando un enorme bacino
di coltura per le zanzare”. Continua, intanto, a far discutere la decisione del
governo indonesiano di chiedere il ritiro entro pochi mesi delle truppe
straniere inviate nella regione di Aceh per soccorrere la popolazione. Un
segnale incoraggiante è giunto comunque dai guerriglieri del Movimento per
l’Aceh libero che dopo 30 anni di guerriglia hanno proposto ed ottenuto dal
governo centrale una tregua. Anche in Sri Lanka, la Norvegia cercherà di
riallacciare i negoziati tra la maggioranza singalese (in maggioranza buddista)
e la minoranza tamil (prevalentemente indù), in lotta da decenni.
L’amministrazione americana ha annunciato, infine,
un piano per la realizzazione di un sistema globale di osservazione contro gli
tsunami. GEOSS - Global Earth Observation System of Systems - questo è il nome
del progetto che conta la partecipazione di 54 nazioni, sarà presentato il mese
prossimo a Bruxelles durante il terzo Earth Observation Summit.
**********
Un appello a “prendere misure
decisive per fronteggiare i cambiamenti climatici” è stato lanciato ieri dal
segretario generale dell’ONU, Kofi Annan, durante il vertice dei piccoli Stati
insulari, in corso a Mauritius. Al centro della conferenza l’innalzamento del livello
dei mari, legato al surriscaldamento della Terra, che rischia di spazzar via
buona parte dei piccoli Stati costituiti da isole. Durante il summit, è stato
rinnovato l’invito ai Paesi più industrializzati a limitare le emissioni di gas
che provocano l’effetto serra.
Ancora violenze in Iraq.
Un’autobomba è esplosa, ieri sera, davanti ad una moschea sciita a Chan Banu
Saad, cittadina a nord di Baghdad provocando la morte di sette persone. Sempre
nei pressi della capitale, è stato assassinato stamani un membro della Commissione
elettorale istituita in preparazione al voto del prossimo 30 gennaio. Un appuntamento
per il quale il segretario generale dell’Onu Kofi Annan ha invitato
tutti gli iracheni alle urne, incoraggiando le autorità di Baghdad a
moltiplicare gli sforzi affinché tutte le comunità del Paese partecipino alle
consultazioni. Inoltre, è stata rivendicata dal gruppo terroristico le Brigate
di Saad bin Abi Waqqas, l’uccisione del braccio destro dell’ayatollah sciita
Alì Al-Sistani, assassinato ieri con il figlio e quattro guardie del corpo a
sud di Baghdad.
“Il governo provvisorio di Haiti
deve garantire lo svolgimento di elezioni eque entro quest’anno e la comunità
internazionale deve mantenere la promessa di consegnare aiuti per un miliardo
di dollari”. E’ la richiesta fatta dal Consiglio di sicurezza dell’ONU durante
la sessione speciale convocata per discutere la situazione del Paese caraibico.
Il servizio di Paolo Mastrolilli:
**********
Nel febbraio dell’anno scorso,
una rivolta armata aveva rovesciato per la seconda volta il governo del
presidente eletto Aristide. Allora, per stabilizzare la situazione,
intervennero i militari degli Stati Uniti che a giugno sono stati sostituiti
dai caschi blu forniti da nazioni sudamericane. Ora, secondo l’inviato del Consiglio
di sicurezza, Juan Gabriel Valdés, c’è stata una riduzione delle violenze e
dell’instabilità. A novembre, alcuni gruppi armati hanno cercato ancora di rovesciare
il fragile ordine ricostituito, ma secondo Valdés sono stati respinti. Però,
una larga parte del Paese, soprattutto le campagne, resta nelle mani di ribelli
ed ex soldati e quindi il Consiglio di sicurezza ha sollecitato il governo
provvisorio a creare una commissione per disarmare le fazioni e reintegrare i
guerriglieri nella società, anche attraverso compensazioni economiche. Quando
questo avverrà, Haiti dovrà tenere le elezioni, possibilmente entro l’anno in
corso, per ricostruire un esecutivo pienamente legittimo. Per raggiungere
l’obiettivo, però, servono risorse economiche: nel luglio scorso, una
conferenza dei donatori aveva promesso un miliardo dollari al Paese caraibico,
ma finora è arrivato circa il 10 per cento.
Da New York, per la Radio
Vaticana, Paolo Mastrolilli.
**********
La Corea del Nord ha annunciato di aver deciso di
riprendere i colloqui multilaterali sui suoi programmi militari nucleari.
Secondo l’agenzia ufficiale nordcoreana KCNA, il regime comunista ha precisato
di aver preso questa decisione dopo aver studiato accuratamente la linea
politica stabilita dall’amministrazione americana.
Non trova soluzione la crisi
politica in Ucraina. L’ex premier filorusso, Viktor Yanukovich, ha presentato
oggi alla Corte suprema di Kiev un appello contro l'elezione di Viktor Yushchenko
al ballottaggio presidenziale del 26 dicembre scorso. Se il ricorso verrà respinto,
Yushchenko potrà procedere all’insediamento. Lunedì scorso la Commissione
elettorale ha ufficializzato la sua vittoria.
In Gran Bretagna il principe Carlo ha ordinato al figlio
Harry di visitare il campo di sterminio nazista di Auschwitz, in Polonia.Tale
obbligo segue lo scalpore e le proteste suscitate nel mondo dalla foto di Harry
in divisa nazista che andava ad una festa in costume.
=======ooo=======