RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno XLIX n. 13  - Testo della trasmissione giovedì 13 gennaio 2005

 

Sommario

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

Tutela della vita e della famiglia, lotta al disagio giovanile e alla tossicodipendenza, problema del traffico urbano. L’auspicio del Papa per Roma espresso all’udienza con vertici e collaboratori della Regione Lazio, della provincia e del Comune capitolino

 

Il rapporto tra fides e ratio, nelle parole rivolte dal Papa ai rappresentanti dell’Università di Slesia di Katowice, in Polonia, ricevuti stamane

 

L’attualità internazionale letta attraverso le parole del Papa sulle “sfide” per l’umanità ma anche sui “segni incoraggianti” da alcune situazioni nel mondo, pronunciate al corpo diplomatico, lunedì scorso: ai nostri microfoni il cardinale Roberto Tucci

 

“Le risorse per la pace nelle religioni tradizionali” è il tema del Convegno promosso dal Pontificio consiglio per il dialogo inter-religioso, in Vaticano

 

OGGI IN PRIMO PIANO:

Dal Club di Parigi via libera alla moratoria sul debito dei Paesi devastati dallo tsunami: con noi Alberto Quadrio Curzio, Gianfranco Rotigliano e Teresio Dutto

 

Il cardinale Carlo Maria Martini sulle dimissioni del rabbino capo di Milano Giuseppe Laras e sul dialogo tra ebrei e cattolici: con noi il porporato

 

“Le più belle fiabe popolari italiane”. E’ il titolo dell’antologia con una selezione di favole curata da Cecilia Gatto Trocchi: ce ne parla la stessa antropologa

 

CHIESA E SOCIETA’:

Sempre più drammatica la situazione dei cristiani in Iraq

 

Si conclude oggi a Caracas l’83.ma Assemblea plenaria della Conferenza episcopale del Venezuela

 

75.mo anniversario della presenza delle suore di San Carlo Borromeo nel subcontinente indiano

 

Padre Coli confermato custode del Sacro Convento di Assisi

 

Al via oggi l’Anno internazionale della fisica

 

Corsi di islam in Cecenia per combattere il terrorismo

 

24 ORE NEL MONDO:

Ancora violenze in Medio Oriente: ucciso nella Striscia di Gaza un palestinese che accompagnava in ospedale la moglie incinta

 

Tra gli episodi di violenza in Iraq, uccisi due collaboratori del Grande Ayatollah Ali Sistani

 

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

13 gennaio 2005

 

TUTELA DELLA VITA E DELLA FAMIGLIA, LOTTA AL DISAGIO GIOVANILE E ALLA

TOSSICODIPOENDENZA, IL PROBLEMA DEL TRAFFICO URBANO. L’AUSPICIO DEL PAPA

PER ROMA ESPRESSO ALL’UDIENZA CON VERTICI E COLLABORATORI

DELLA REGIONE LAZIO, DELLA PROVINCIA E DEL COMUNE CAPITOLINO

- Servizio di Alessandro De Carolis -

 

         Una Regione modellata giuridicamente sul rispetto della persona e della famiglia, che ha scelto di collaborare più strettamente con il Vicariato, riconoscendo alla Chiesa un ruolo chiave anche in ambito sociale e culturale. Giovanni Paolo II si è espresso oggi in questi termini nei confronti degli amministratori della Regione Lazio, della Provincia e del Comune di Roma. In udienza dal Papa sono andati il presidente della Regione, Francesco Storace; il sindaco della capitale, Walter Veltroni; il presidente della Provincia romana, Enrico Gasbarra, insieme con i loro consiglieri e collaboratori. Sull’intervento del Pontefice, il servizio di Alessandro De Carolis:

 

**********

         Roma come “centro” del cattolicesimo, la vita e la persona umana come valori fondamentali, la famiglia fondata sul matrimonio come soggetto da tutelare nei suoi diritti e sostenere nella sua “funzione sociale”. I cardini sui quali è imperniato il nuovo Statuto della Regione Lazio, approvato recentemente, hanno suscitato il “vivo compiacimento” di Giovanni Paolo II. Il Papa ha voluto subito esprimere la propria soddisfazione per un codice che vede le istituzioni regionali farsi garanti, tra l’altro, anche del “diritto allo studio e la libertà di scelta educativa”. Ma l’apprezzamento del Papa nei riguardi delle tre amministrazioni locali è andato anche alla firma del Protocollo d’intesa tra il Vicariato di Roma, Regione e Comune, relativo alla costruzione di nuove parrocchie nelle periferie della capitale. “Tale accordo, giustamente ispirato al principio di sussidiarietà – ha osservato - renderà più agevole la costruzione di nuove parrocchie che, oltre a provvedere alla cura pastorale, svolgono la funzione di centri di aggregazione sociale e di riqualificazione urbana”.

 

Nel Protocollo d’intesa, inoltre, è prevista anche – ha ricordato il Papa – la collaborazione tra la Chiesa e le istituzioni locali “per la promozione di eventi culturali che valorizzino il nostro grande patrimonio artistico, storico e spirituale”. Lo sguardo del Pontefice si è poi spostato su alcune problematiche sociali che interessano Roma e il suo hinterland provinciale e regionale. La soluzione del problema della casa – ha detto – merita uno “sforzo congiunto”, soprattutto in favore delle famiglie “con modeste risorse economiche”. Così come – ha aggiunto –  un’attenta vigilanza è doverosa per arginare “i tristi fenomeni della tossicodipendenza e, più ampiamente, del disagio giovanile”. Infine, il traffico urbano, sempre più “congestionato e faticoso” che rappresenta una questione che Giovanni Paolo II ha auspicato possa essere “affrontata in modo organico” dagli enti interessati. Infine l’augurio del Papa:

 

“Il mio pensiero va, poi, a tutti gli abitanti della città, della Provincia e della Regione, ai quali auguro con affetto un anno di serenità, di crescita spirituale e civile, di pace”.

**********

 

 

IL RAPPORTO TRA FIDES E RATIO, NELLE PAROLE RIVOLTE DAL PAPA

AI RAPPRESENTANTI DELL’UNIVERSITÀ DI SLESIA DI KATOWICE, IN POLONIA,

RICEVUTI STAMANE

 

Questa mattina, il Papa ha ricevuto in udienza anche i rappresentanti dell’Università di Slesia di Katowice (Polonia) e ha parlato del rapporto tra fides e ratio. “Nella concezione classica l’università non poteva esistere senza la facoltà teologica: sarebbe stata come incompleta” – ha detto Giovanni Paolo II – oggi questo è cambiato”. E ha spiegato che “la presenza delle scienze teologiche tra gli altri settori di approfondimento nell’università crea le possibilità di un valido scambio del pensiero”. “Fides et ratio si incontrano nella ricerca della sapienza”, ha aggiunto ricordando che “si servono di diversi strumenti e metodi, ma si arricchiscono a vicenda sulla via della scoperta delle molteplici dimensioni della verità”.

 

 

ALTRE UDIENZE

 

Giovanni Paolo II ha ricevuto anche Walter Greinert, ambasciatore d’Austria, e James R. Nicholson, ambasciatore degli Stati Uniti d’America, entrambi in visita di congedo.

 

 

L’ATTUALITÀ INTERNAZIONALE LETTA ATTRAVERSO LE PAROLE DEL PAPA

SULLE “SFIDE” PER L’UMANITÀ MA ANCHE SUI “SEGNI INCORAGGIANTI”

CHE VENGONO DA ALCUNE SITUAZIONI NEL MONDO,

PRONUNCIATE NEL DISCORSO AL CORPO DIPLOMATICO, LUNEDÌ SCORSO

 

Leggendo le notizie dell’attualità internazionale tornano le parole che il Papa ha rivolto, lunedì scorso, al Corpo diplomatico ricevuto per il tradizionale scambio di auguri ad inizio anno. Giovanni Paolo II, con uno sguardo globale, ha indicato le quattro sfide per l’umanità intera: la vita, il pane, la pace e la libertà. Ha poi  ricordato le tragedie vissute nel 2004 e le crisi ancora aperte,  come quella in Iraq,  ma ha anche  sottolineato che “non mancano, d’altro canto, i segni incoraggianti”. Ha citato l’Europa come modello di pace possibile e ha fatto altri esempi di regioni del mondo dove si intravedono nuove prospettive di speranza. Torniamo a riflettere su queste parole del Papa con l’aiuto del cardinale Roberto Tucci, intervistato da Rosario Tronnolone:

 

**********

Dà speranza il fatto che Sharon ed Abu Mazel si siano incontrati. Mi ha fatto molta impressione il giudizio positivo, ottimista anche se prudente, di mons. Sambi, nunzio apostolico in Israele, che ritengo, conoscendolo, sia molto in gamba e molto prudente nelle sue esternazioni. Credo che sia stato fatto un passo molto importante con l’elezione di Abu Mazel. L’essenziale è – vorrei ribadirlo – che non si dica: “prima voi palestinesi fate cessare ogni atto di terrorismo e poi discutiamo”. E questo perché quando ci sono gravi problemi tra due entità, che sono l’una contro l’altra armata, bisogna, se si vuole veramente arrivare alla pace, sedersi al tavolo delle trattative, prima ancora di aver risolto anche i problemi gravi. Capisco le domande e le esigenze di Sharon, ma non devono rappresentare delle condizioni che impediscano di sedersi e discutere. Non si può aspettare che l’altro attua tutto.

 

Un altro fatto molto positivo riguarda il sud Sudan. E’ rappresentato dal regolamento della situazione, veramente critica e con tanti milioni di sfollati e, credo, milioni di morti, tra il governo centrale arabo e musulmano e la parte cristiana, animista e nera, prevalente nel Sud. Non vorrei che questo facesse, però dimenticare il problema del Darfur: nella regione occidentale del Sudan, ai confini col Ciad, è stato riconosciuto dall’ONU e dalle autorità statunitensi che è stato compiuto un genocidio o che comunque c’è il rischio di un genocidio.

 

E’ stato poi un grande segno di speranza la solidarietà in seguito al disastro, la catastrofe che ha colpito il Sud-Est Asiatico. Speriamo, però, che queste promesse vengano ora mantenute e soprattutto che questi aiuti, una volta che sono stati accordati, vengano usati in maniera pulita e che non vadano cioè a finire da qualche parte a favorire governi corrotti, senza arrivare alle popolazioni che hanno sofferto tanto in questa situazione.

**********

 

 

PROSEGUE IN VATICANO IL CONVEGNO PROMOSSO DAL PONTIFICIO CONSIGLIO

PER IL DIALOGO INTER-RELIGIOSO SUL TEMA:

 LE RISORSE PER LA PACE NELLE RELIGIONI TRADIZIONALI

- Servizio di Jean-Baptiste Sourou -

 

**********

Il sacro ha sempre un forte impatto sulla vita delle popolazioni e non si possono accantonare le religioni se si vuol costruire un mondo più fraterno, più giusto e dove la vita umana sia rispettata. Lo ha sottolineato ieri padre Ardura Bernard, segretario del Pontificio Consiglio della Cultura. Questa mattina si è parlato principalmente delle religioni tradizionali africane. I vari relatori hanno individuato nella ricerca dell’armonia l’essenza della vita in Africa. Armonia come sinonimo di pace. Vivere in pace, infatti, per l’africano significa vivere in armonia con Dio e con la comunità e avere pienezza di vita: ha spiegato il padre Nigeriano Godfrey Onah. Per mantenere l’armonia, si deve essere disposti alle discussioni per arrivare al consenso, evitando termini come maggioranza e minoranza. Inoltre, in Africa, la pace è strettamente legata alla giustizia, come dicono gli Ashanti del Ghana e gli Ibo della Nigeria: “Non puoi avere pace se non sei giusto col tuo prossimo” oppure “la pace non cala dal cielo ma viene dalla giustizia”. Essa è anche dono del Creatore, per questo trovano un senso i riti di espiazione per rimuovere il male fatto, che distrugge l’armonia con Dio e gli antenati. Nei diattiti, i partecipanti hanno parlato anche dei punti di incontro tra il concetto di pace nel cattolicesimo e nelle religioni tradizionali africane.

**********

 

 

=======ooo=======

 

 

OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”

 

 

Apre la prima pagina l’udienza di Giovanni Paolo II ai rappresentanti della Regione Lazio, del Comune di Roma e della Provincia di Roma. Nell’occasione, il Santo Padre ha richiamato l’urgenza di un’attenzione e di un impegno sempre più vigili per preservare il più possibile il futuro della gioventù.

Sempre in prima, la notizia dell’incendio, in Iran, in una scuola, che ha fatto strage di bambini.  

 

Nelle vaticane, l’udienza del Papa ai rappresentanti dell’Università di Slesia a Katowice (Polonia).

Due pagine dedicate al cammino della Chiesa in Italia.

Una pagina in occasione del XXV della morte di mons. Gioacchino Pedicini, vescovo di Avellino dal 1949 al 1967.

 

Nelle estere, Medio Oriente: sei morti nei Territori in un’altra ondata di violenze; Abu Mazen chiede una tregua.

Iraq: gli USA dichiarano conclusa la ricerca delle armi di distruzione di massa; nessuna traccia dell’arsenale proibito di Saddam Hussein.

 

Nella pagina culturale, un articolo di Gaetano Vallini in merito al volume di Don Oreste Benzi “Gesù è una cosa seria”. Il titolo dell’articolo è “Un ‘infiltrato’ di Dio tra le miserie umane”.

 

Nelle pagine italiane, in primo piano il tema della competitività. Palazzo Chigi: incontro Governo-parti sociali.

Un articolo di Marco Bellizi dal titolo “Morire in un container nel gelo della burocrazia”: si è spenta Amelia Putignani; la sua casa era stata abbandonata dopo il terremoto del ’97.

 

 

=======ooo=======

 

 

OGGI IN PRIMO PIANO

13 gennaio 2005

 

IL CLUB DI PARIGI DA’ IL VIA LIBERA ALLA MORATORIA SUL DEBITO

DEI PAESI DEVASTATI DALLO TSUNAMI, MA ALCUNI SOLLEVANO PERPLESSITA’.

SODDISFAZIONE DELL’ONU PER I FONDI RACCOLTI IN FAVORE DELLE POPOLAZIONI

COLPITE, MENTRE RESTA L’EMERGENZA DEI BAMBINI RIMASTI ORFANI

- Con noi, il prof. Alberto Quadrio Curzio, Gianfranco Rotigliano e Teresio Dutto -

 

 

Si rafforza l’impegno della comunità internazionale per aiutare il sudest  asiatico, devastato dallo tsunami. Ieri, i 19 Paesi creditori del Club di Parigi hanno annunciato una moratoria “immediata e senza condizioni” del debito per i Paesi colpiti che lo vorranno. Tuttavia, India, Malesia e Thailandia hanno già fatto sapere che preferiscono rinunciare alla moratoria per evitare un abbassamento del loro rating, che renderebbe più costoso l’accesso ai mercati internazionali dei capitali. Sugli effetti della decisione del Club di Parigi per la ricostruzione dei Paesi afflitti dal maremoto, Alessandro Gisotti ha intervistato il prof. Alberto Quadrio Curzio, docente di economia politica all’Università Cattolica di Milano:

 

**********

R. – Credo si tratti di una decisione importante, anche se forse non come quanto ci si poteva aspettare. E’ tuttavia utile per dare a questi Paesi un momento di respiro e recuperare parzialmente quella funzionalità minima necessaria per poi affrontare nel medio e lungo termine la ricostruzione. La questione del debito esterno è una questione estremamente delicata, perché comunque si interseca con la dinamica dei mercati: e ogni decisione non è solo assunta da chi ha responsabilità governative, ma costoro debbono anche tener conto delle reazioni dei mercati.

 

D. – Alcuni Paesi colpiti hanno annunciato che rinunceranno alla moratoria. Non è un controsenso?

 

R. – Apparentemente può sembrare tale, tuttavia immagino che si tratti di quei Paesi che hanno, quanto meno nelle loro aspettative, condizioni finanziarie migliori e che quindi vogliano mantenere sul mercato una forte credibilità, per l’assunzione di crediti sul mercato medesimo.

 

D. – Quanto la devastazione provocata dallo tsunami influirà sulla crescita economica di un’area che già nel recente passato ha subito degli enormi scossoni, come crisi finanziarie ed epidemie, quali l’influenza aviaria?

 

R. – Ci vorrà del tempo per fare una valutazione del genere. In questo caso, comunque ci vorranno tempi consistenti. Credo che la solidarietà internazionale, ma anche la capacità di questi Paesi di impegnarsi a fondo nella loro ricostruzione, sia cruciale.

**********

 

Se, dunque, prosegue la mobilitazione internazionale per portare aiuti ai sopravvissuti, l'Indonesia ha deciso di chiedere il ritiro, da completarsi al massimo entro tre mesi, delle forze militari e delle organizzazioni umanitarie straniere impegnate nelle operazioni di soccorso nel nord dell’isola di Sumatra. D’altro canto, il vicepresidente indonesiano, Jusuf Kalla, ha accettato il cessate-il-fuoco offerto dai ribelli indipendentisti della regione di Banda Aceh, l’area maggiormente devastata dallo tsunami del 26 dicembre scorso. Tra le 160 mila vittime del maremoto, molti sono purtroppo bambini. Tanti, poi, sono i piccoli rimasti orfani, in particolare in Indonesia. Ma quanti sono i minori che necessitano di aiuto? Risponde Gianfranco Rotigliano, responsabile dell’Unicef in Indonesia, intervistato da Roberta Gisotti:

 

**********

R. - Parliamo di una popolazione di circa 800 mila persone. Se noi vediamo la piramide di età, in Indonesia, il 40-45 per cento sono soggetti sotto i 15 anni.

 

D. – Quali sono al momento le maggiori minacce?

 

R. – La prima sono le epidemie, che vanno tenute sotto controllo. Stiamo vaccinando contro il morbillo, quindi ci auguriamo che questa sia ormai una minaccia passata. Direi, poi, che è fondamentale mettere questi bambini in condizioni il più possibile normali. Gli ostacoli sono soprattutto di natura logistica. E’ difficile arrivare dappertutto, in tempo. Perché alcune zone si possono raggiungere solo in elicottero e l’elicottero è un mezzo straordinario, che però ha dei limiti.

 

D. – Ci sono conferme o rischi di traffico illecito di bambini?

 

R. – Conferme non ne abbiamo. Sappiamo che ci sono alcune persone che sono state arrestate dalle autorità indonesiane. Non abbiamo notizie, però, né ufficiali né ufficiose, che ci sia un’impennata del traffico dei bambini.

 

D. – Quando si potrà parlare di normalità di vita?

 

R. – Questa è la scommessa: è lì che ci dobbiamo impegnare. Appena finita questa prima fase, che stimo finirà in un paio di settimane, bisogna rimboccarsi le maniche. E’ ovvio che la ricostruzione richiederà tanto tempo. La riapertura delle scuole in maniera organica, la riapertura di certi centri sanitari, il funzionamento degli ospedali, credo, però che in qualche mese dovrebbero riprendere. Certo dipenderà anche dal governo indonesiano, perché quei medici, quegli infermieri, quei maestri che non ci sono più devono essere sostituiti.

********** 

 

Su un altro fronte, in una conferenza a Ginevra, i Paesi donatori si sono impegnati a versare 717 milioni di dollari alle Nazioni Unite per gli aiuti immediati a favore delle vittime. E’ la prima volta che il Palazzo di Vetro raccoglie una tale somma in così poco tempo. Il risultato è stato accolto con grande soddisfazione dal segretario generale dell’Onu, Annan. Intanto, si moltiplicano le iniziative per la messa a punto di un sistema d'allerta che individui il pericolo di maremoti: l’Unesco, che coordina l'unico centro allerta tsunami esistente nell’Oceano Pacifico, si è detto pronto a realizzarne entro il 2006 uno simile per l’area dell'Oceano Indiano. E prosegue senza sosta il lavoro delle organizzazioni umanitarie per riportare alla normalità le zone colpite. In India è particolarmente attiva la Caritas Internationalis. Massimiliano Menichetti ha intervistato Teresio Dutto, responsabile dell’organizzazione nelle zone indiane colpite dallo tsunami:

 

**********

R. – La distruzione è stata pesantissima, se non totale. Abbiamo potuto constatare i servizi che sono stati offerti immediatamente ai pescatori dalle strutture della Chiesa cattolica, che è quella più vicina a questa gente.

 

D. – In questo momento quindi che cosa si sta facendo?

 

R. – Si stanno trasferendo tutte le persone che non hanno casa, che hanno perso la casa, sotto casupole fatte di plastica. Alla fine di questa settimana saranno trasferite sotto queste case di fortuna 120 mila persone.

 

D. – Per quello che lei ha potuto vedere, gli aiuti sono efficaci?

 

R. – Direi che gli aiuti sono senza dubbio a livello delle necessità. La Caritas India, insieme alla Caritas americana, stanno coordinando la distribuzione. Ma anche localmente le varie diocesi si stanno organizzando veramente in modo ottimale.

**********

 

 

IL CARDINALE CARLO MARIA MARTINI SULLE DIMISSIONI DEL RABBINO CAPO

DI MILANO GIUSEPPE LARAS E SUL DIALOGO TRA EBREI E CATTOLICI

- Intervista con il porporato -

 

Il prossimo 17 gennaio si celebrerà in Italia la Giornata per l’approfon-dimento e lo sviluppo del dialogo tra cattolici ed ebrei sul tema “Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore e il tuo prossimo come te stesso”. Il testo di riferimento della Giornata, dedicato alla misericordia di Dio, porta la firma congiunta del vescovo di Terni-Amelia Vincenzo Paglia, presidente della Commissione CEI per l’ecumenismo e il dialogo, e del prof. Giuseppe Laras, rabbino capo di Milano e presidente dell’Assemblea rabbinica nazionale.  Alcuni giorni fa il prof. Laras ha annunciato le sue prossime dimissioni dall’incarico che ricopre da tanti anni a Milano: un ruolo che lo ha portato spesso ad incontrare il cardinale Carlo Maria Martini, che oggi vive a Gerusalemme. Sergio Centofanti ha raggiunto telefonicamente il porporato chiedendogli un ricordo di quegli anni:

 

**********

R. – Il rabbino Laras è stato per 25 anni alla guida della comunità ebraica di Milano, ed è più o meno il tempo in cui io sono stato arcivescovo a Milano, quindi abbiamo vissuto insieme questa stagione e abbiamo avuto molte occasioni di incontro. Fin dall’inizio, ho sempre molto apprezzato la sua personalità spirituale e insieme aperta, dialogante, molto oggettiva, molto equilibrata ... Abbiamo fatto un buon cammino insieme, abbiamo portato avanti sempre nuove iniziative di incontro e di dialogo e possiamo dire che a Milano i rapporti tra la comunità cattolica e la comunità ebraica sono veramente molto buoni. Ricordo in particolare un momento celebrativo, quando abbiamo concluso – nella festa di Pentecoste di alcuni anni fa – il nostro Sinodo diocesano in Duomo; siamo usciti poi in piazza del Duomo dove il rabbino Laras ci attendeva con rappresentanti della comunità ebraica, e abbiamo piantato un ulivo per mandarlo a Gerusalemme come segno di pace. Così pure ricordo una mia visita ufficiale alla Sinagoga, in cui fui accolto appunto in maniera molto simpatica, molto benevola, aperta dal rabbino Laras e tenni io stesso un discorso alla Sinagoga. Ricordo anche le letture bibliche che abbiamo iniziato insieme e che ora continuano: entrambi prendevamo un testo – lui dell’Antico Testamento, io del Nuovo, che però si corrispondevano: era il testo, concretamente, dell’amore del prossimo – e ciascuno lo commentava secondo la propria tradizione. Di queste iniziative ne sono nate moltissime. E poi, ricordo la mia partecipazione ad alcune feste ebraiche che si celebravano solennemente anche in pubblico, come la Hanukkà ... Devo dire quindi che è stata una stagione di grande dialogo e incontro, e questo è dovuto molto alla personalità così aperta, così dialogante del rabbino Laras.

 

D. – Fra pochi giorni, il 17 gennaio, in Italia si celebrerà la Giornata del dialogo ebraico-cattolico. A che punto è questo dialogo?

 

R. – Mi sembra che ci siano stati notevoli progressi, lo stesso fatto di questa Giornata lo dice. Sempre più le comunità cattoliche dialogano con le comunità ebraiche, là dove si trovano; e anche cresce l’attenzione per il mondo ebraico e l’attenzione anche per Gerusalemme.

 

D. – Lei vive a Gerusalemme. In questo momento storico particolare come vede il dialogo tra ebrei, cristiani e musulmani?

 

R. – Io sono testimone, a Gerusalemme, di molte iniziative  di dialogo tra  ebrei, cristiani e musulmani.  Sono molti i gesti di buona volontà, di attenzione reciproca, anche se purtroppo non raggiungono il livello dell’opinione pubblica e quindi non sono valorizzati come dovrebbero a livello politico. Però ci sono le premesse per un dialogo reale che certamente porterà a risultati positivi: lo speriamo molto!

**********

 

 

“LE PIU’ BELLE FIABE POPOLARI ITALIANE”. E’ IL TITOLO DELL’ANTOLOGIA

DI FAVOLE CURATA DALL’ANTROPOLOGA CECILIA GATTO TROCCHI

- Intervista con l’antropologa -

 

La magia e le trame delle favole sono un richiamo fortissimo per i bambini. Le fiabe italiane, in particolare, sono tra le più ricche di creatività dell’intera produzione mondiale e compongono un patrimonio di inestimabile valore. Un tesoro formato da migliaia di racconti magici, in origine resi e tramandati nei dialetti. Nell’antologia “Le più belle fiabe popolari italiane”, edito dalla “Newton & Compton”, viene proposta un’accurata selezione di favole di tutte le regioni d’Italia. Ascoltiamo la curatrice dell’opera, l’antropologa Cecilia Gatto Trocchi, intervistata da Amedeo Lomonaco:

 

**********

R. – Gli italiani vantano una gloria primaria: la prima grande raccolta di fiabe popolari, rese bellissime nella veste della lingua barocca, spetta a Giambattista Basile. Questo autore scrisse a Napoli, nel 1628, “Lo cunto de li cunti”. Queste sono favole con orchi, streghe, maghi, incantamenti e sono un monumento alla cultura popolare.

 

D. – Le fiabe italiane sono, dunque, tra le più ricche di fantasia e di creatività dell’intera produzione mondiale. Ma questo patrimonio di straordinario valore è conosciuto dai bambini?

 

R. – Dalla voce viva dei parenti, dei nonni, delle nonne e dei genitori, che talvolta raccontavano le fiabe si è passati ad una nuova realtà: oggi le fiabe sono raccontate soprattutto dalle voci metalliche dei supporti magnetici. Questa tendenza rappresenta una grande perdita, perché la fiaba deve essere detta e raccontata. Nella magia della parola esiste una sorta di comunicazione affettiva molto più forte anche delle immagini, del cinema o dei cartoni animati.

 

D. – Oggi, quindi, i bambini ascoltano sempre meno le favole dalla viva voce dei genitori ed i momenti di raccoglimento intorno al focolare vengono così sostituiti da sguardi vuoti davanti a scatole avanzate dal punto di vista tecnologico, ma spesso vuote di significato…

 

R. – E’ importante condividere con i bambini queste esperienze. Si può anche commentare una fiaba televisiva, ma si deve sempre accrescere quello che i bambini vedono attraverso le immagini delle comunicazioni di massa con la presenza e l’affetto.

 

D. - Leggendo, raccontando e citando una fiaba popolare, riscopriamo speranza e ottimismo. Infatti, come dice una canzone siberiana, “un popolo che non racconta più fiabe è destinato a morire di freddo”.

 

R. – Le fiabe hanno sempre svolto una funzione di trasmissione e di conoscenze di culture diverse. Molte favole passano da una regione all’altra, da una nazione all’altra, al punto che si potrebbe dire che la patria delle fiabe è il mondo. Questo io credo e sia il vero messaggio della fiaba: la possibilità, cioè, di conoscerci e di apprezzarci malgrado le grandi differenze e le incomprensioni attraverso racconti veramente universali.

**********

 

 

=======ooo=======

 

 

 

CHIESA E SOCIETA’

13 gennaio 2005

 

 

SEMPRE PIU’ DRAMMATICA LA SITUAZIONE DEI CRISTIANI IN IRAQ.

LE MINACCE DEL FONDAMENTALISMO COSTRINGONO MOLTI FEDELI AD EMIGRARE

 

BAGHDAD. = “Viviamo in una situazione molto pericolosa. Non possiamo nemmeno uscire per andare alla Santa Messa. Sacerdoti e religiosi sono perseguitati dentro e fuori dalle chiese. Restiamo barricati in casa”. E’ il grido di aiuto delle suore Domenicane della Presentazione di Mosul, lanciato attraverso l’agenzia Fides. La Congregazione ha 7 case in Iraq, per un totale di 40 religiose, dedite all’istruzione, all’accoglienza di bambini e ragazzi e all’assistenza sanitaria. La situazione per i cristiani in Iraq, dunque, si aggrava di giorno in giorno. Ne è prova anche il recente episodio che ha riguardato due monaci Caldei del monastero di Dora, a Sud di Baghdad, rapiti pochi giorni fa da sconosciuti e poi liberati dopo due giorni. “In Iraq sogniamo pace e democrazia e vogliamo dimenticare il passato – ha detto padre Waheed Gabriele Tooma, monaco caldeo, confratello dei due rapiti – purtroppo però oggi, dopo un regime oppressivo durato 35 anni e 13 anni di incubo a causa dell'embargo, ancora oggi l'Iraq soffre, perché la guerra non è finita”. “Un intero popolo muore ogni giorno – ha aggiunto – non soltanto per mancanza di cibo e medicine: muore moralmente e culturalmente, è privato della sua identità, della libertà e del suo diritto a vivere in pace come gli altri popoli della terra. Il cammino di questo popolo è oscuro, sembra senza futuro: i bambini muoiono appena nati, senza un sorriso”. Dinanzi a questo scenario, la gente fugge: oltre 3 milioni sono emigrati all’estero, fra questi, diversi cristiani. Solo negli ultimi mesi, oltre 50.000 iracheni cristiani sono emigrati verso la Siria, la Giordania e la Turchia, a causa delle minacce ricevute dai fondamentalisti islamici. (B.C.)

 

 

SI CONCLUDE OGGI A CARACAS L’83.ESIMA ASSEMBLEA PLENARIA

DELLA CONFERENZA EPISCOPALE DEL VENEZUELA.

 DIRITTI UMANI, RIFORME   E FORMAZIONE AL CENTRO DELL’APPUNTAMENTO

 

CARACAS. = Diritti umani, riforme e formazione: sono questi i tre temi al centro dell’83.ma assemblea plenaria ordinaria dei vescovi venezuelani. Dopo gli approfondimenti sulla difesa dei diritti umani e sul rilancio del Paese, proposti rispettivamente dal presidente della CEV, mons. Baltasar Enrique Porras Cardozo, e dal nunzio apostolico, mons. André Dupuy, è stata la volta del segretario generale, mons. José Luis Azuaje Ayala, che durante il suo intervento si è soffermato soprattutto sull’educazione, considerata tema fondamentale per i presuli. “Ci attendiamo molto dalle decisioni del governo in materia di formazione. Per noi rimane un impegno pastorale e non politico”: ha detto il presule, auspicando che l’esecutivo “si preoccupi soprattutto della difesa della persona e della sua crescita”. Il segretario generale della CEV ha anticipato all’assemblea che la Chiesa venezuelana valuterà con l’associazione nazionale per l’educazione cattolica le nuove norme del governo, per verificare se effettivamente andranno ad apportare migliorie al sistema o, invece, “saranno solo un ulteriore strumento per accrescere il consenso politico”. “Tutte quelle iniziative promosse per aumentare la conoscenza del popolo sono buone”: ha osservato, “a patto che consentano lo sviluppo di un pensiero libero e che concorrano alla formazione di uomini e donne responsabili”. “Pubblicheremo un documento ufficiale che renderà nota tutta la nostra attività”: ha continuato il presule, sottolineando che la Chiesa in Venezuela si occupa della formazione di mezzo milione di giovani. Per quel che riguarda l’altro tema importante all’ordine del giorno, quello appunto dei diritti umani, mons. Azuaje si è detto preoccupato per “i troppi delitti non puniti” e per “il lavoro degli organi investigativi”. (D.D.)

 

 

CORSI DI ISLAM PER COMBATTERE IL TERRORISMO.

E’ L’INIZIATIVA LANCIATA IN ALCUNE SCUOLE DELLA CECENIA

PER DIFFONDERE NELLE NUOVE GENERAZIONI UNA CULTURA DI PACE E DI TOLLERANZA

 

ALLEROI. = Per costruire un futuro di vera pace occorre combattere il terrorismo alle radici. Con questo scopo il governo ceceno ha introdotto nei programmi scolastici un corso di “Fondamenti dell’Islam”. Il presidente della Repubblica cecena, Alu Alchanov, infatti, ha dichiarato che l’insegnamento delle basi dell’Islam è molto importante per difendere i giovani dal terrorismo, che si maschera dietro gli “slogan di estremismo religioso”. “I terroristi – ha aggiunto, durante la cerimonia di apertura di una scuola nel villaggio di Alleroi – cercano di distorcere l’Islam per i propri fini, mentre questo professa la pace e la tolleranza verso le altre religioni”. Il presidente ha, infine, sottolineato che il governo presterà d’ora in poi particolare attenzione alle nuove generazioni, dalle quali “dipende il futuro della Cecenia e la sua reale ripresa”. La scuola, inaugurata l’11 gennaio scorso, è stata intitolata a Achmad Kadyrov, ex presidente ceceno ucciso in un attentato a Grozny nel maggio 2004. (B.C.)

 

 

“UN ANNO DI GRAZIA, UN GIUBILEO DI PLATINO

 PER CUI INTENDIAMO RINGRAZIARE IL SIGNORE”.

COSI’ LE SUORE DI SAN CARLO BORROMEO DELLA COMUNITA’ DI BANGALORE,

NELL’INDIA SUDOCCIDENALE, IN OCCASIONE DEL 75.ESIMO

ANNIVERSARIO DELLA LORO PRESENZA NEL SUBCONTINENTE INDIANO

 

BANGALORE. = Tutto cominciò con l’appello di Papa Pio XI ad “inviare missionari in ogni angolo della Terra”: così nel 1929 le prime cinque suore di San Carlo Borromeo si misero in viaggio dal Belgio per evangelizzare il subcontinente indiano. Oggi la presenza delle religiose in India segna il 75.esimo anniversario, celebrato nei giorni scorsi a Bangalore, capitale dello Stato sudoccidentale del Karnataka, con una messa solenne presieduta dall’arcivescovo della città, mons. Bernard Moras. Nella sua omelia, il presule ha sottolineato l’urgenza della missione nell’attuale contesto dell’India: “Il Signore risorto ci invita a portare il suo messaggio di amore al nostro popolo. La missione non è propaganda, ma piuttosto testimonianza di amore con la nostra vita, su cosa noi siamo e come viviamo”. “La nostra vita dovrebbe essere il messaggio – ha sottolineato – tutte le nostre istituzioni dovrebbero diventare uno strumento di evangelizzazione. La priorità va data a portare la testimonianza della nostra vita in Cristo”. Mons. Moras ha, quindi, evidenziato il ruolo fondamentale dei missionari nel mondo: “Gesù Cristo ha bisogno dei nostri piedi per arrivare in tutti gli angoli della Terra. Ha bisogno della nostra bocca per proclamare la sua Buona Novella ai poveri. Ha bisogno del nostro cuore per mostrare il suo messaggio di amore e compassione”. L’arcivescovo ha concluso l’omelia con un invito: “Mentre ringraziamo il Signore per tutte le benedizioni ricevute in 75 anni di lavoro pastorale, rinnoviamo con vigore il nostro spirito missionario. Guardiamo al passato con gratitudine, viviamo il presente con entusiasmo, guardiamo il futuro con speranza, confidando in Dio”. Le suore di San Carlo Borromeo, la cui casa generalizia è a Tornai, in Belgio, sono 485 e operano in 67 comunità in tutto il mondo. In India sono oggi impegnate nel lavoro pastorale, nell’istruzione, nell’assistenza sociale ai bambini e ai giovani. (R.M.)

 

 

PADRE COLI CONFERMATO CUSTODE DEL SACRO CONVENTO DI ASSISI.

LA NOMINA OGGI NEL CORSO DEL CAPITOLO CUSTODIALE

 

ASSISI. = Padre Vincenzo Coli sarà per altri quattro anni il custode del Sacro convento di Assisi. La nomina è stata confermata oggi dai frati del capitolo custodiale, oltre 60, di 16 Paesi, riuniti da qualche giorno ad Assisi. “Vogliamo continuare a gettare semi di speranza e di gioia – ha sottolineato padre Coli – per gli assisani, gli umbri e i cittadini del mondo, nello spirito di Francesco”. (B.C.)

 

 

AL VIA L’ANNO INTERNAZIONALE DELLA FISICA.

A PARIGI UNA TRE GIORNI DI STUDIO PER SCANDAGLIARE

IL RUOLO DELLA DISCIPLINA NELLA SOCIETA’ ODIERNA

 

PARIGI. = Si svolge oggi a Parigi la Conferenza inaugurale dell’Anno internazionale della Fisica 2005, indetto dalla 58.ma Assemblea generale delle Nazioni Unite, su richiesta dell’UNESCO. Il programma della tre giorni, sul tema “La fisica per il futuro”, prevede, oltre alla cerimonia di lancio dell’Anno, dibattiti e tavole rotonde, animati da premi Nobel e da altri noti scienziati sul ruolo della fisica nella società e sulla sua incidenza nella vita quotidiana. Nel corso dell’incontro, inoltre, verrà discussa l’influenza di Einstein sulla scienza del XX e del XXI secolo, nel centenario della pubblicazione di alcuni suoi articoli sulla teoria della relatività, la teoria quantistica e quella sul moto browniano, che avrebbero gettato le basi dei successivi sviluppi in molti ambiti della fisica. (B.C.)

 

 

=======ooo=======

 

 

24 ORE NEL MONDO

13 gennaio 2005

- A cura di Amedeo Lomonaco e Rita Anaclerio -

 

Ancora violenze in Medio Oriente: soldati israeliani hanno ucciso un palestinese nel nord della Striscia di Gaza. Secondo fonti palestinesi, la vittima era un civile che stava recandosi in ospedale con la moglie incinta. Fonti militari israeliane hanno riferito che l’autista ha ignorato l’ordine di fermarsi impartito dai soldati che stavano dando la caccia ad un militante estremista. Si moltiplicano, intanto, i commenti sull’elezione di Mahmud Abbas, detto Abu Mazen, come presi-dente palestinese. Il servizio di Amedeo Lomonaco:

 

**********

“E' tempo di giocare a carte scoperte. Tatticismi, furbizie, fughe dagli impegni assunti, non servono a niente. Ci deve essere serietà tra tutte le parti in causa. Soprattutto gli Stati Uniti devono dimostrare di essere credibili come mediatori”. Con queste parole il primo ministro palestinese, Abu Ala, auspica una svolta nelle trattative per la soluzione del conflitto israelo-palestinese. “Arafat non è mai stato un ostacolo per il processo di pace - aggiunge il premier – ed è stato l’uomo che ha avuto più coraggio nello scegliere la via della riconciliazione”. Abu Ala invoca, inoltre, l’eliminazione dei posti di blocco nei Territori e la cessazione della costruzione del muro. L’apertura dell’amministrazione palestinese ad un dialogo con Israele continua, però, ad essere ostacolata dai movimenti estremisti. Il capo delle Brigate al Quds di Gaza ha dichiarato in una intervista rilasciata al quotidiano “Avvenire” che l’ala militare della Jihad islamica continuerà a colpire in Israele. “Siamo pronti ad accettare una tregua – ha aggiunto – solo se termineranno gli attacchi dell’esercito israeliano contro cittadini palestinesi”. Marwan Barghuti, leader di al Fatah in Cisgiordania che sta scontando l’ergastolo in Israele, ha indicato inoltre le priorità per il neo presidente palestinese Abu Mazen: lavorare per la riconciliazione elaborando una piattaforma politica tra tutte le componenti islamiche, attuare delle riforme in grado di contrastare il fenomeno della corruzione, porre fine a fasi transitorie e sperimentali. In Israele, infine, il premier Ariel Sharon ha chiesto al presidente russo Vladimir Putin di tener fede alla promessa di non vendere alla Siria missili sofisticati. Secondo Sharon, tale vendita potrebbe compromettere la sicurezza di Israele e provocare un deterioramento della situazione nella regione mediorientale.

**********

 

Escalation di violenza in Iraq. Uomini armati hanno attaccato questa mattina un albergo al centro di Baghdad. Inoltre, due collaboratori del grande ayatollah sciita Ali Al-Sistani sono stati assassinati. Il servizio di Rita Anaclerio:

 

**********

Sette iracheni sono stati uccisi e un imprenditore turco è stato sequestrato davanti ad un albergo situato nel cuore di Bagdad. Cinque delle vittime erano iracheni assunti dall'imprenditore, proprietario di una società di costruzioni che lavora in Iraq per conto degli americani. Intanto, a poco più di due settimane dalle elezioni, la situazione è sempre più critica e la guerriglia non sembra concedere tregua: il braccio destro del grande ayatollah sciita iracheno Ali Al-Sistani, Sheick Mahmud al Madahaini, è stato assassinato insieme con il figlio e quattro guardie del corpo. Il vice di Sistani avrebbe già ricevuto in passato numerose minacce. Anche un altro religioso collaboratore dell’ayatollah sciita è stato trovato morto a Najaf. Sistani si è esposto molto in questo periodo esortando gli iracheni ad andare a votare. Violenze anche a Baquba dove un rappresentante del partito comunista iracheno, Muayad Sami, è stato ucciso da uomini armati. A Kirkuk, intanto, le forze americane hanno catturato 31 presunti militanti, 17 dei quali accusati di coinvolgimento in azioni di guerriglia. Nel corso dell’operazione condotta dai militari statunitensi sono stati inoltre trovati quattro depositi di armi e sequestrati mortai e granate.

**********

 

In Iran almeno sedici persone, tra le quali diversi bambini e alcuni insegnanti, sono morte per un incendio divampato in una scuola nel villaggio di Safilan, nel centro del Paese. Secondo l’agenzia Irna, il rogo è stato causato dall’uso improprio di una stufa.

 

Il filorusso Serghiei Bagpash è stato eletto presidente del territorio separatista georgiano dell’Abkhazia con il 90,1 per cento dei voti. Sulla consultazione, che ha visto la partecipazione di circa il 58 per cento degli elettori, ascoltiamo Giuseppe d’Amato:

 

**********

Dopo la crisi ucraina, trova soluzione anche quella abkaza: la Repubblica secessionista della Georgia ha un nuovo presidente: Serghiei Bag-pash, già vincitore delle prime consultazioni tenutesi in ottobre. Il Paese caucasico, affacciato sul Mar Nero, era precipitato in una profonda crisi ed i sostenitori di Bagpash hanno persino preso d’assalto il Palazzo del governo a Sokhumi. Il compromesso fra i due rivali è stato raggiunto dopo che Mosca aveva minacciato sanzioni economiche. Estesa quanto l’Umbria, l’Ab-kazia è solo formalmente parte della Georgia da cui si è separata tra il ’92 e il ’93, dopo la sanguinosa guerra con migliaia di morti e centinaia di migliaia di profughi. Una forza di interposizione russa garantisce la tregua. Il presidente georgiano Saakashvili non ha nascosto di voler riunire il Paese.

 

Per la Radio Vaticana, Giuseppe D’Amato.

**********

 

Scade oggi in Nepal l’ultimatum lanciato dalle autorità di Kathmandu ai ribelli maoisti per tornare al tavolo negoziale col governo. I guerriglieri - impegnati dal ’96 in una lotta separatista che ha già causato più di 11 mila morti - hanno però già ribadito la loro volontà di disertare le trattative. Di fronte allo stallo, il premier Sher Bahadur Deuba si è detto pronto a indire nuove elezioni per il prossimo aprile: già in corso le consultazioni. Ma perché questo netto rifiuto dei maoisti? Giada Aquilino lo ha chiesto ad Aldo Daghetta, della Onlus italiana Pangea, impegnata in operazioni umanitarie in Nepal:

 

**********

R. – Negli ultimi giorni la crisi si era acutizzata, anche perché era stato imposto questo termine ultimo per andare al tavolo dei negoziati, entro oggi. Erano stati minacciati degli scioperi, in parte attuati dai maoisti nella zona di Kathmandu. Ma si era capito che da parte dei ribelli non c’era l’intenzione reale di andare a trattare, perché l’interlocutore, che sarebbe stato il governo, non veniva ritenuto valido e credibile: di fatto, in Nepal, chi comanda è il re Gyanendra. Quindi, la proposta di negoziare con il primo ministro è stata letta dai maoisti come una sorta di doppio gioco.

 

D. – Cosa chiedono i maoisti al re?

 

R. – Chiedono soprattutto il riconoscimento e l’attestazione delle regioni di cui, di fatto, hanno già il controllo. La loro visione è quella di riuscire a creare una repubblica popolare di stampo cinese. Ovviamente questo non è assolutamente accettato né dal governo nepalese, né dal re.

 

D. – Il premier ha deciso di indire nuove elezioni. I maoisti andranno alle urne?

 

R. – E’ difficile dirlo. Sarebbe la prima volta in cui davvero potrebbero essere i nepalesi, la gente comune, le tantissime donne che vivono in una situazione difficile in Nepal - dove non viene neanche riconosciuta la loro cittadinanza in quanto donne - a scegliere di creare un Nepal nuovo. Il rischio, purtroppo, è quello che i maoisti da una parte e l’esercito dall’altra cerchino di forzare il voto a loro favore.

**********

 

In Italia, i giudici della Corte Costituzionale hanno dichiarato inammissibile il quesito referendario proposto dai Radicali e dall’associazione “Luca Coscioni” per l’abrogazione totale della legge n. 40 sulla procreazione assistita. La Consulta ha invece giudicato ammissibili gli altri quattro referendum di abrogazione parziale della legge. Questi quattro quesiti referendari riguardano il limite alla ricerca sperimentale sugli embrioni, le norme sui limiti all’accesso alla procreazione medicalmente assistita, le norme sui diritti dei soggetti coinvolti ed il divieto di fecondazione eterologa.

Spostiamoci in Spagna, dove il presidente basco Ibarretxe incontrerà oggi pomeriggio il premier spagnolo Zapatero per discutere la situazione dopo l’approvazione da parte del parlamento regionale del piano sull’ampia autonomia del Paese basco da Madrid. Il progetto è passato lo scorso 30 dicembre con tre voti di deputati del partito Batasuna, posto fuori legge perché considerato ala politica dell’ETA. Il piano deve ora andare al vaglio del parlamento spagnolo, dove sia il governo socialista che l’opposizione popolare e di sinistra si sono dette contrarie. Ibarretxe ha tuttavia affermato che sottoporrà, comunque, a referendum il suo progetto.

 

In Kosovo un agente nigeriano della polizia dell’Onu è rimasto ucciso per l’esplosione della vettura sulla quale viaggiava. Le Nazioni Unite hanno dispiegato più di 3.000 poliziotti in Kosovo. 

 

Salgono a quattro, da fine dicembre, le persone morte per l’influenza dei polli in Vietnam. I medici hanno confermato che anche la 18.enne deceduta lunedì scorso era stata contagiata dal virus. Al momento altre due persone sono in cura per influenza aviaria all’ospedale di Ho Chi Minh City.

 

Il figlio dell’ex primo ministro britannico, Margaret Thatcher, ha ammesso davanti al tribunale di Città del Capo di aver finanziato un tentativo di colpo di Stato nella Guinea Equatoriale. Mark Thatcher, che pagherà un’ammenda di circa 380 mila euro, potrà raggiungere la propria famiglia negli Stati Uniti.

 

 

 

 

=======ooo=======