RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno XLIX n.
4 - Testo della trasmissione martedì
4 gennaio 2005
IL
PAPA E LA SANTA SEDE:
OGGI IN PRIMO PIANO:
CHIESA E SOCIETA’:
In Germania, 500 mila bambini mobilitati per gli aiuti alle popolazioni disastrate del maremoto
Dilaga la violenza nello
Stato del Salvador
In Iraq, assassinato il governatore di Baghdad.
Nella capitale anche 11 morti per un nuovo attentato contro il quartier
generale della polizia. Smentita la notizia della cattura di Al Zarqawi
Almeno dieci palestinesi uccisi in due distinti
attacchi condotti dall’esercito israeliano nella Striscia di Gaza
Arrestato in Perù il capo dei riservisti che, a
capodanno, hanno preso possesso di una caserma di Andahuaylas. La vicenda si è conclusa
senza ulteriore spargimento di sangue
4
gennaio 2005
DOPO
LO SBIGOTTIMENTO GENERALE PER IL MAREMOTO NEL SUD EST ASIATICO
L’OPERA DI SOLIDARIETA’
MATERIALE E SPIRITUALE DELLA CHIESA
A SOSTEGNO DEI
SOPRAVVISSUTI
- Intervista con
l’arcivescovo Silvano Tomasi -
Sappiamo come la tragedia immane provocata dallo tsunami preoccupi
il Santo Padre, così come tutti noi che abbiamo assistito e assistiamo ormai da
9 giorni alla sofferenza di milioni di persone che piangono i propri morti ed
hanno perso ogni cosa. Ma bisogna fare presto per aiutare queste popolazioni,
ed è una corsa contro il tempo. Giovedì prossimo a Giakarta, in Indonesia, si
svolgerà un vertice internazionale per pianificare gli aiuti, presieduto dal
segretario generale delle Nazioni Unite, Kofi Annan, e si attende un appello
senza precedenti alla mobilitazione generale. Ma che cosa può fare la Chiesa,
in collaborazione anche con l’ONU, per fronteggiare quest’emergenza che investe
una regione - lo ricordiamo - grande circa quanto l’Europa? Roberta Gisotti lo
ha chiesto all’arcivescovo Silvano Tomasi, osservatore permanente della Santa
Sede presso l’ONU di Ginevra.
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R. - E’ un momento che richiede l’impegno di tutta la società civile e
quindi anche le Chiese e in particolare la Chiesa cattolica si sentono spinte a
collaborare e a dare il loro apporto immediato, per esempio il Catholic
Relief Service degli Stati Uniti ha già impegnato 25 milioni dollari. Il
coordinamento delle forze cattoliche, che sono impegnate a portare aiuti
concreti - dalle Caritas alle iniziative di enti particolari o addirittura di
individui - mi pare essenziale per far in modo che non vi sia una
sovrapposizione di aiuti nella stessa zona e per evitare la confusione. Si
tratta di aprire il cuore ad una sensibilità veramente mondiale. Tutto quello
che è stato fatto dalle Chiese particolari, dalle diocesi, che si sono
mobilitate, dalle Conferenze episcopali e dagli organismi cattolici un po’ in
tutto il mondo ha dimostrato che il senso di solidarietà che ispira i cristiani
è non soltanto una semplice astrazione, ma si traduce in un’azione concreta ed
immediata che porta un aiuto visibile ed efficace in questo momento di grande
tragedia.
D. - A questo proposito possiamo dire che siamo di fronte ad una
emergenza certo materiale, ma anche spirituale. Molti, in questi giorni di
disorientamento anche esistenziale, cercano una risposta trascendente a tanto
male che si è abbattuto sul mondo in pochi minuti. Da dove ripartire per ridare
fiducia nella vita a queste persone e al contempo suscitare la necessaria solidarietà
dal resto del mondo, una solidarietà che si dovrà protrarre per lungo tempo?
R. - Dopo lo sbigottimento iniziale per i sopravvissuti di questa immane
tragedia, cominciano a sorgere ora delle domande: perché Dio ha permesso questo
male? Perché stiamo soffrendo così tanto ed abbiamo perso quasi tutti i membri
della famiglia? E così via. E’ una delle antiche domande che si fa l’uomo
davanti al problema del male. Il primo passo è quello di vedere questa tragedia
in un contesto ampio dell’azione della provvidenza nel mondo e poi di essere
vicini non soltanto con aiuti materiali, ma essere vicini con il calore umano
di una amicizia, di una solidarietà che viene espressa da queste persone che
sono già sul posto e che rappresentano un po’ tutti noi che in qualche modo
partecipiamo alla sofferenza di questi nostri fratelli e sorelle che sono stati
colpiti tanto duramente.
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NOMINE
In Messico, Giovanni Paolo II ha
nominato vescovo di Matamoros il sacerdote Faustino Armendáriz Jiménez, finora vicario generale
dell’arcidiocesi di Hermosillo. Il neo presule, 49 anni, è originario della
medesima arcidiocesi. Dal 1980 all’83 ha frequentato il Pontificio Istituto
Biblico di Roma, conseguendo la licenza in Sacra Scrittura. In seguito, ha
ottenuto il diploma in Scienze biblico-orientali presso l’Istituto Biblicum Franciscanum a Gerusalemme. Ha
svolto il ministero parrocchiale ed è stato, tra l’altro, professore di Sacra
Scrittura nel Seminario maggiore di Hermosillo, direttore e professore del
Seminario minore della stessa città. Dal 1999 è parroco di Sant’Antonio di
Padova.
Sempre
in Messico, il Papa ha nominato vescovo di Tarahumara padre Rafael Sandoval
Sandoval, dei Missionari della Natività di Maria, finora parroco a Monterrey e
già superiore generale del suo istituto. Mons. Sandova, 58 anni, ha studiato in
patria, al Teresianum di Roma, dove
ha conseguito la Licenza in Spiritualità, e a Bogotà. E’ stato, tra l’atro,
direttore spirituale del Seminario della propria Congregazione e parroco
nell’arcidiocesi di Monterrey.
La
diocesi di Tarahumara (1994) era vacante dal 27 dicembre 2003. Ha una superficie
di oltre 31 mila km quadrati, con 227 mila abitanti, di cui il 40 % indigeni. I
cattolici sono 216 mila, distribuiti in 12 parrocchie, con 32 sacerdoti, 125
religiose e 13 seminaristi maggiori.
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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”
L'apertura
della prima pagina è dedicata agli sviluppi della tragedia consumatasi nel
Sud-Est dell'Asia.
Il
titolo dell'articolo principale è "Una nuova sfida globale: soccorrere
milioni di persone".
Il
coordinamento operativo degli aiuti all'esame del vertice straordinario
dell'ASEAN in programma a Jakarta tra i principali Paesi donatori e le Nazioni
Unite.
Nelle
vaticane, due pagine sulla celebrazione della Giornata Mondiale della Pace
nelle varie diocesi del mondo.
Nelle
estere, in rilievo l'Iraq: assassinato il governatore di Baghdad.
Nella
pagina culturale, d'apertura un articolo di Paolo Miccoli dal titolo "Il
cielo di cartapesta comincia a rompersi": uno sguardo disincantato sul nichilismo
moderno.
Un
articolo di Luciana Frapiselli dedicato alla mostra "Nolli, Vasi,
Piranesi", allestita nel Palazzo di Fontana di Trevi. Il titolo
dell'articolo è "La maestà di Roma vista dal secolo dei Lumi".
Nell'"Osservatore
libri", un articolo di Claudio Toscani in merito a "Tutte le opere"
di Italo Svevo raccolte in tre volumi dei Meridiani.
Nelle
pagine italiane, il maremoto in Asia.
Diminuisce il numero degli italiani dispersi; venti i morti accertati.
In
rilievo il tema della camorra, con la visita del capo dello Stato a Scampia, in
Campania, "epicentro" della guerra fra clan.
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4
gennaio 2005
MOBILITAZIONE SENZA PRECEDENTI IN FAVORE DELLE POPOLAZIONI
DEL SUD EST ASIATICO
COLPITE DALLO TSUNAMI: IL 6 GENNAIO A GIAKARTA
IL VERTICE PER COORDINARE
GLI AIUTI INTERNAZIONALI. DOMANI, GIORNATA DI LUTTO IN EUROPA PER COMMEMORARE
LE VITTIME DEL MAREMOTO
- Con noi, il cardinale
Christoph Schönborn, Donata Lodi e Teresio Dutto -
Una mobilitazione senza precedenti: in tutto il mondo, prosegue la
campagna di solidarietà per aiutare le popolazioni del Sudest asiatico, colpite
dallo tsunami, mentre il bilancio delle vittime parla ora di 145 mila
morti e – secondo fonti OMS - almeno 500 mila feriti. Intanto, a
Giakarta fervono i preparativi per il vertice internazionale, che, il 6
gennaio, farà il punto sulla macchina degli aiuti umanitari. All’ordine del
giorno, anche la proposta da parte thailandese di allestire un sistema di
allarme per i maremoti nell'Oceano Indiano. Al Summit, promosso dall’Asean
- l’Associazione economica dei Paesi del Sudest asiatico – parteciperanno anche
Kofi Annan, Colin Powell e il presidente della Commissione europea, Manuel
Barroso. Il servizio di Alessandro Gisotti:
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Bandiere a mezz’asta a Bruxelles
e a Washington: il mondo intero rende omaggio alle vittime dello tsunami nel
Sudest asiatico. Domani 5 gennaio, l’Unione Europea osserverà una giornata di
lutto. Alle ore 12, i cittadini del Vecchio Continente si fermeranno per tre
minuti di silenzio. Tuttavia, accanto ai sentimenti di viva commozione, la
comunità internazionale sta mostrando un impegno davvero senza precedenti per
soccorrere i sopravvissuti. Le Nazioni Unite hanno già raccolto contributi per
una cifra record di 1,5 miliardi di dollari. Una somma che corrisponde a quanto
l’Onu raccoglie generalmente in un anno per le sue operazioni umanitarie.
Intanto, il segretario di Stato americano, Colin Powell, è in visita in
Thailandia dove ha assicurato la solidarietà fattiva degli Stati Uniti. Proprio
in Thailandia riaprono oggi le scuole, segno di un tentativo di ritorno alla
normalità.
Stasera, Powell partirà alla
volta dell’Indonesia, dove parteciperà al vertice promosso dall'Asean per
affrontare l'emergenza e coordinare gli aiuti. Dal canto suo, il presidente
americano George W. Bush ha affidato a suo padre e all'ex
presidente Bill Clinton, la direzione della campagna nazionale per la raccolta
dei fondi privati in favore dei superstiti nei Paesi afflitti dallo tsunami.
Bush ha inoltre sollecitato il Congresso a ratificare i
350 milioni di aiuti stanziati dalla Casa Bianca. Su un altro fronte, il gruppo dei Paesi creditori del Club di
Parigi valuterà, nel prossimo vertice del 12 gennaio, una moratoria sul debito
per Indonesia e Sri Lanka. Dal canto suo, il premier britannico Blair intende
proporre al gruppo del G8 una “moratoria immediata” sul debito per i Paesi
colpiti dal maremoto in Asia. Intanto, prosegue la drammatica verifica delle
vittime straniere. Secondo gli ultimi dati forniti dai governi dei Paesi
colpiti, sarebbero almeno 384 i morti tra i turisti, mentre i dispersi sono
approssimativamente 10.500. In queste ore, d’altro canto, si moltiplicano gli
appelli alla solidarietà con le vittime del maremoto, in particolare dai
vescovi in Sri Lanka, India, Vietnam e Taiwan.
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La zona
più disastrata rimane la provincia indonesiana di Aceh, nel nord dell’isola di
Sumatra. Elicotteri ed elefanti stanno trasportando i primi soccorsi, che però
faticano ad essere distribuiti per mancanza di volontari. La situazione è
drammatica, come rivela il cardinale Christoph Schönborn, arcivescovo di
Vienna, appena rientrato da una missione nell’isola. Andrea Sarubbi lo ha raggiunto
telefonicamente a Giakarta:
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R. – Abbiamo tutti visto le
immagini in televisione; ma quando poi ci si trova sul posto, e si parla con la
gente, con i sopravvissuti, tutto diventa più toccante, più immediato. Ogni
sopravvissuto al disastro è un miracolato, perché la devastazione è stata di
una portata tale che sopravvivere è veramente un fatto miracoloso. Ho potuto
parlare con molte persone che hanno avuto la fortuna di riuscire a fuggire -
alcune di loro erano rimaste ferite - ma quasi tutte avevano da piangere la
morte di un congiunto. Ricordo un padre, che ha visto scomparire la moglie e
due bambini tra le onde ed ora è rimasto solo. Moltissimi hanno vissuto
esperienze simili.
D. – Tra i sopravvissuti che
avete incontrato ad Aceh, c’era anche padre Ferdinando Severi, il missionario
italiano…
R. – Anche lui è sopravvissuto,
mentre è morta la sua catechista, giovane e brava. Lui è rimasto profondamente
colpito da questo evento e penso che anche lui abbia bisogno di aiuto...
D. – Il nunzio ci ha detto che i
pochi cattolici presenti si stanno dando da fare insieme ai musulmani, per
aiutare la popolazione…
R. – Siamo andati proprio per
questo, insieme all’arcivescovo di Medan e con il nunzio: per capire quali
potessero essere i primi passi da compiere, da parte della piccola comunità
cattolica. Poi, una volta giunti sul luogo, ci si rende conto che la dimensione
del disastro non è nemmeno immaginabile, e che la critica secondo cui gli aiuti
sono troppo lenti è ingiustificata: chi parla lo fa senza sapere di cosa parla!
È una crisi dalla quale si emerge lentamente, e ci vorrà molto tempo prima di
tornare ad una situazione di quasi normalità.
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La Chiesa, dunque, in prima
linea accanto alle popolazioni colpite dal maremoto. Tra i progetti attivati,
quello della Caritas Internationalis a Madras in India. Un team di
esperti è arrivato ieri a Chennai. Qui, Massimiliano Menichetti ha raggiunto
telefonicamente, Teresio Dutto, capo progetto Caritas:
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R. – Direi che qui c’è una dimostrazione
di come si dovrebbero fare le cose, anche perché la Caritas ha
costituito delle “social societies”, delle comunità locali, le quali hanno
preso in mano la situazione e stanno gestendo in proprio tutta la disponibilità
che Caritas dà loro. Per cui sono gli stessi beneficiari che si
coordinano: hanno già installato due o tre serbatoi, ripristinato anche dei
pali elettrici che si erano rotti... Direi che c’è un formicolio positivo, qui,
almeno per quello che ho visto finora. Domani potrebbe essere diverso...
D. – Nell’immediato, voi avete
distribuito già diversi pacchi con generi di prima necessità. Nei prossimi
giorni, dove sarete?
R. – Dunque, domani sarò nella
punta estrema dell’India dove lo tsunami è stato devastante. Andrò a
visitare un centinaio di campi, però sappiamo già che il problema dei pescatori
della costa è un problema di alimentazione per il prossimo mese, in quanto il
governo ha bloccato la pesca sulla costa per evidenti ragioni igieniche.
Pertanto, i pescatori se non pescano non mangiano. Sarà quindi necessario che
l’approvvigionamento del cibo continui per almeno un mese. Poi, bisognerà
passare alla seconda parte, cioè all’abitazione e alle cure psicologiche per i
traumatizzati.
D. – La Caritas ha anche
progetti a lunga scadenza?
R. – Dunque, abbiamo tre passi
da compiere: la nostra visita serve per definire il primo impatto da tre fino
ad un massimo di sei mesi, però è già in preparazione un’operazione di medio e
lungo termine che potrebbe durare anche due o tre anni. Questo è già nel
quadro, nello scenario che abbiamo davanti.
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Dal
rischio epidemie alla ricostruzione delle infrastrutture, sono molte e urgenti
le emergenze da affrontare per le popolazioni del sud-est asiatico. Intanto, la
polizia indonesiana ha aperto un’inchiesta per verificare se le molte
segnalazioni di minori rapiti corrispondano a verità. Le organizzazioni
umanitarie ribadiscono però che non ci sono conferme, anche se esistono rischi
concreti che dei bambini siano vittime della tratta. Dal canto suo, l’agenzia
vaticana Fides, citando fonti nella nunziatura apostolica di Colombo, riferisce
di non avere al momento notizie di bambini spariti. Stessa valutazione da parte
dell’UNICEF, come sottolinea Donata Lodi, portavoce di UNICEF Italia,
intervistata da Massimiliano Menichetti:
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R. – Finora non abbiamo nessuna
conferma specifica, però l’esperienza di altre emergenze ci insegna che zone
come quella di Pukhet, in Thailandia, o come lo stesso Sri Lanka, in cui
purtroppo esistono reti di trafficanti che sfruttano i bambini al fine di
accattonaggio ma anche ai fini di prostituzione, è pensabile che tentino di
approfittare di questa situazione. Quindi l’allarme c’è e siamo molto
preoccupati anche di questa eventualità, anche se finora nessuno caso è stato
confermato.
D. – I molti orfani che dormono
all’aperto sono, comunque, vulnerabili?
R. – Stiamo cercando, anche per
questo, di riunificare il prima possibile tutti i bambini a qualche componente
del loro nucleo familiare. Se questo non è possibile allora bisogna cercare di
collocare i bambini presso le famiglie del villaggio di provenienza. Il vero
problema – ce lo insegna l’esperienza del terremoto in India – è che quasi
sempre si tratta di bambini che non sono protetti dal network della solidarietà
familiare e della comunità locale.
D. – Quali sono, per adesso, le
vostre priorità di intervento?
R. – Anzitutto la sopravvivenza
di questi bambini e quindi fornire loro acqua potabile, impianti igienici per
evitare la contaminazione delle acque esistenti, dare compresse per rendere
potabile le acque, fornire taniche, serbatoi, cucine da campo; ma è anche
necessario distribuire sali reidratanti contro le diarree infantili che, tra
l’altro, rappresentano nell’area la prima causa di morte infantile.
D. – UNICEF ritiene che servono
più di 81 milioni di dollari per fronteggiare la prima emergenza…
R. – Sì, e questo calcolando che
noi stiamo lavorando in tutti i Paesi colpiti e contiamo sulla solidarietà
internazionale, che si sta rivelando assolutamente straordinaria e soprattutto
da parte dei privati cittadini. Offro solo un dato: la donazione media che noi
riceviamo con la carta di credito, sul nostro sito, è raddoppiata. Non solo
stanno dando tutti, ma danno anche molto di più di quanto non diano normalmente
nelle emergenze. La seconda cosa molto importante è la solidarietà in loco: il
fatto che l’India abbia immediatamente mandato una nave nello Sri Lanka carica
di soccorsi, pure avendo un’emergenza interna; o il fatto che Paesi come la
Cina e il Giappone si siano mobilitati in misura assolutamente straordinaria
per le loro abitudini è un segnale positivo. Vuol dire che nella
globalizzazione ci sono anche dei nuovi protagonisti di solidarietà che
emergono.
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“DINAMISMO
VOCAZIONALE DELL’EUCARISTIA NEL GIORNO DEL SIGNORE. COME ?”:
E’ IL
TITOLO DELL’ANNUALE CONVEGNO DEL CENTRO NAZIONALE VOCAZIONI,
IN
CORSO IN QUESTI GIORNI A ROMA
-
Intervista con suor Marcella Farina -
In
sintonia con la Chiesa universale, che celebra in questi mesi l’Anno
dell’Eucaristia, si pone l’annuale Convegno del Centro nazionale vocazioni, su
tema “Dinamismo vocazionale dell’Eucaristia nel Giorno del Signore. Come?”, in
corso in questi giorni a Roma. La riflessione sull’Eucaristia domenicale come
elemento essenziale dell’annuncio e della proposta vocazionale proietta la
Chiesa italiana verso il 24.mo Congresso eucaristico nazionale, in programma a
Bari dal 21 al 29 maggio prossimi, sul tema: “Senza la domenica non possiamo
vivere”. Al microfono di Roberta Moretti, suor Marcella Farina, relatrice del
Convegno e docente di teologia fondamentale alla Pontificia Facoltà di Scienze
dell’Educazione “Auxilium” di Roma:
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R. –
Ogni vocazione cristiana nasce proprio dall’Eucaristia, perché nell’Eucaristia
la Chiesa nasce nel suo essere e nella sua missione. Don Bosco diceva: “Volete
molte vocazioni? Alimentate molto l’amore per l’Eucaristia”.
D. – Cos’è la domenica per il
cristiano?
R. – E’ come il sole che deve
illuminare tutta la settimana. Nell’esperienza cristiana il tempo di Dio dà
senso al tempo umano, in quanto in Gesù di Nazareth Dio assume la nostra storia
e quindi il nostro tempo. La domenica è come far entrare la nostra storia e il
nostro tempo nel tempo di Dio, perché Dio possa riscattarlo e salvarlo.
D. – Quali sono le difficoltà
dell’uomo di oggi nel vivere la domenica in questo modo?
R. – Difficoltà di tipo
culturale, la secolarizzazione, il fatto che è caduta una società rurale, che
si organizzava secondo ritmi del tempo, della natura… Ci sono, senz’altro,
delle difficoltà. Ma queste difficoltà sono anche una purificazione
dell’esperienza della domenica, nel senso che sempre più hanno eliminato dalla
domenica quella funzione semplicemente civile, per farla risplendere come la
presenza del mistero di Dio nella nostra vita.
D. – Che cosa possono fare i
sacerdoti, i religiosi, gli animatori vocazionali per aiutare, specialmente i
più giovani, a vivere la domenica in modo pieno?
R. – Prima di tutto dobbiamo
testimoniare la bellezza dell’Eucaristia e la bellezza della vocazione. Deve
poi venire una progettualità pastorale, che aiuti i giovani ad organizzare la
propria vita nella fedeltà, per vedere che cosa Dio vuole da loro. Far capire
ai giovani questo: dove potete trovare il coraggio, la luce, la forza per
accogliere la vocazione e rispondervi fedelmente? Nell’Eucaristia.
D. – La riflessione
sull’Eucaristia domenicale ci proietta verso l’imminente Congresso eucaristico
nazionale, sul tema “Senza la domenica non possiamo vivere” …
R. – Che davvero questa
espressione dei martiri di Abitine diventi anche il desiderio e la professione
di fede della comunità cristiana e di ciascun credente.
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L’ONU
PROMUOVE IL 2005 ANNO INTERNAZIONALE DELLO SPORT
- Ai
nostri microfoni Maria Aiello e Pietro Mennea -
Il 2005 Anno internazionale dello Sport e dell’Educazione Fisica.
L’iniziativa è dell’ONU che vuole evidenziare la potenzialità dell’attività
agonistica a promuovere valori come il dialogo, l’aggregazione di persone
diverse per razza, cultura e religione e quindi ad essere valido strumento di
pace. Il servizio di Giancarlo La Vella:
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(musica)
Lo sport rimane al centro
dell’attenzione internazionale. Dopo il 2004, anno europeo dell’educazione
attraverso lo sport, ora le Nazioni Unite riconoscono all’attività agonistica
di ogni livello potenzialità positive fondamentali per il mondo di oggi: lealtà
e rispetto delle regole sono valori essenziali per realizzare il dialogo e
quindi la pace. Ma come è possibile aspirare a quello che oggi sembra un
obiettivo così difficile? Lo abbiamo chiesto a Maria Aiello, autrice del testo
“Viaggio nello Sport attraverso i secoli”, edito da Le Monnier:
“Ritengo che si debbano comunque prendere le mosse
da un approccio di tipo culturale per poter promuovere un’attività sportiva e,
se vogliamo, anche di educazione motoria sana e vicina ai valori che l’uomo –
soprattutto nella società in cui noi viviamo, caratterizzata da una forte crisi
di valori – è chiamato a svolgere. Il ruolo che può rivestire lo sport in un
momento di “apocalisse epocale” è quello di promuovere un grande valore:
l’unione tra popoli, la fratellanza, il superamento delle disparità e delle
discriminazioni etniche. Con una considerazione, però: che non bisogna guardare
allo sport come attività di punta, ma bisogna guardare allo sport come attività
di crescita e soprattutto allo sport dei giovani”.
Sentiamo ora il parere
sull’iniziativa dell’ONU per il 2005 di un grande campione del passato, che poi
ha ricoperto anche cariche istituzionali: Pietro Mennea. In questi giorni,
nelle librerie, è presente il suo volume dal titolo “Le Olimpiadi del
centenario”, dedicato ai recenti Giochi di Atene 2004:
“E’ un fatto positivo perché sta
a dimostrare come lo sport rimanga un’attività sociale al centro del mondo e
quindi della società internazionale. Lo sport insegna a vincere ma non solo. Lo
sport è un fenomeno di integrazione sociale dove si possono apprendere valori
come il rispetto dell’avversario, il fair-play, la solidarietà, valori
importanti per la società di oggi. Perché stiamo dimenticando molte cose, ma
bisogna partire da questi valori. Ma soprattutto, io dico che forse oggi la
gioventù, la società ha dimenticato come si arriva ai vertici. Io dico che con
lo sport si riscoprono valori come il sacrificio, cioè insegna che per arrivare
bisogna applicarsi molto, bisogna fare molti sacrifici.
(musica)
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4
gennaio 2005
OCCORRE CHE GLI AIUTI
INTERNAZIONALI SIANO MIRATI, PER EVITARE SPRECHI.
COSI’ IL CARDINALE DI
BANGKOK, PARLANDO DELLE OPERAZIONI DI SOCCORSO
NELLE AREE COLPITE DAL DISASTRO DELLO SCORSO
26 DICEMBRE
BANGKOK. = La comunità internazionale prosegue
nella sua generosa opera di solidarietà a favore dei Paesi colpiti dalla
violenza del maremoto dello scorso 26 dicembre. Ma dinanzi a tutto questo
occorre esaminare attentamente le varie realtà, per impedire che avvengano
sprechi. Lo ha sottolineato ieri il cardinale Michael Michai Kitbunchu, arcivescovo
di Bangkok. “Molti Paesi vicini sono più in difficoltà di noi – ha detto il
presidente della Conferenza episcopale della Thailandia – non approfitteremo
della situazione, ma considereremo i bisogni primari della popolazione e
sottoporremo le richieste ai vari donatori, specificando per quali progetti
saranno investiti i loro soldi”. Per la diocesi più colpita, quella di Surat
Thani, riferisce l’agenzia Asianews, il porporato ha detto che la Conferenza
episcopale lavorerà prima di tutto per assicurare “un riparo ai poveri
sfollati”. Il cardinale ha, inoltre, ricordato che tra le prime necessità c’è
la ricostruzione delle scuole “per tutti i bambini e specialmente per quelli
che hanno perso i genitori”. L’arcivescovo di Bangkok si è poi soffermato sulla
possibilità di trarre insegnamento dalla catastrofe del sud-est asiatico.
“Questa emergenza – ha detto – ci deve insegnare ad essere responsabili del
destino di ogni uomo, a saper tendere la mano a chi soffre al di là della sua
razza o confessione religiosa”. In Thailandia, ha raccontato il cardinale Kitbunchu,
“ogni religione sta pregando e piangendo le sue vittime con riti diversi,
ma questa tragedia ha unito il Paese in una solidarietà mai vista”. Giungono,
intanto, notizie rassicuranti sulla situazione dei bambini in Thailandia.
Missionari del PIME hanno riferito ad AsiaNews
che diversi bambini stanno ritrovando i genitori, grazie alle foto trasmesse in
continuazione dalle emittenti televisive, e che di molti altri si stanno
occupando le famiglie del posto. (B.C.)
IL LAVORO DEI MISSIONARI
CRISTIANI IN INDIA E’ “ENCOMIABILE”.
LO HANNO SOTTOLINEATO I
FONDAMENTALISTI INDU’ NEL PAESE, CELEBRANDO
LA STRAORDIANARIA SOLIDARIETA’ FIORITA TRA
TUTTE LE CONFESSIONI RELIGIOSE
NEW DELHI. = Fondamentalisti indù hanno lodato ieri
il lavoro svolto dai missionari cristiani nelle operazioni di soccorso alle
vittime dello tsunami in India. Il Rashtriya Swayamsevak Sangh (RSS), braccio
armato del Bharatiya Janata Party (BJP), partito nazionalista indù ostile
alle minoranze religiose, ha definito “encomiabile” l’impegno delle organizzazioni
cristiane nel sud del Paese. La Conferenza episcopale dell’India (CBCI),
infatti, è stata una delle prime a soccorrere le vittime del maremoto. Il
segretario della CBCI mons. Percival Joseph Fernandez ha sottolineato che “la
Chiesa è al servizio di tutti al di là dell’appartenenza religiosa”. Il vescovo
ha poi aggiunto che “tutte le organizzazioni sono invitate a collaborare con la
Chiesa e le sue istituzioni per raccogliere aiuti e distribuirli alla gente”.
Mons. Michael Augustine, arcivescovo di Pondicherry-Cuddalore (nello Stato
indiano del Tamil Nadu, India sudorientale), ha confermato all’agenzia AsiaNews la “straordinaria”
solidarietà interreligiosa tra indù, cristiani e musulmani, che convivono nei
campi d’accoglienza “senza alcuna discriminazione”. “Questo momento di crisi ha
unito le persone nella sofferenza – ha concluso il presule – i nostri volontari
non fanno differenza tra la gente bisognosa”. Padre Anthony Sampathkumar,
sacerdote cattolico, sta ospitando 300 indù nella sua chiesa a Puthukuppam, un
villaggio a 20 km dall’ex colonia francese di Pondicherry “Qui – racconta padre
Anthony – ogni persona ha perso 2 o più familiari tra le onde e l’intero
villaggio dei pescatori è distrutto”. Il lavoro dei soccorritori nella zona di
Pondicherry, intanto, è reso difficile dai continui falsi allarmi su un nuovo
maremoto. (B.C.)
IN GERMANIA 500 MILA BAMBINI MOBILITATI PER GLI
AIUTI ALLE POPOLAZIONI
DISASTRATE DEL MAREMOTO. RACCOLTI LO SCORSO ANNO
DAI
“CANTANTI DELLE STELLE” 34 MILIONI DI EURO
PER
PROGETTI A FAVORE DELL’INFANZIA
BERLINO. = Anche l’infanzia si
mobilita per le popolazioni colpite dal maremoto. In Germania, circa 4 mila
bambini hanno dato il via ieri alla campagna annuale di raccolta di aiuti ad
opera dei cosiddetti “Sternsinger” (cantanti delle stelle). Quest’anno
l’iniziativa di solidarietà – che mobiliterà in tutto il Paese almeno 500 mila
bambini e ragazzi – avrà come obiettivo la raccolta di aiuti per le vittime del
sud-est asiatico. Vestiti per lo più da Re Magi, gli “Sternsinger” si impegnano
ogni anno, in coincidenza con la festa dell’Epifania, in azioni di colletta e
raccolta di fondi a sostegno di progetti a favore dell’infanzia. A dare il via
all’operazione è stato il cardinale Joachim Meisner, nel corso di una messa nel
Duomo di Colonia. Lo scorso anno la colletta degli “Sternsinger” aveva fruttato
circa 34 milioni di euro. In Germania, oltre ai 20 milioni di euro stanziati
finora dal governo come aiuti urgenti per le popolazioni disastrate, sono in
corso, come in altri Paesi, azioni di raccolta fondi da parte di numerose organizzazioni
umanitarie. (B.C.)
DILAGA LA VIOLENZA NELLO
STATO DE EL SALVADOR. IL 2004 HA REGISTRATO
UN NUOVO RECORD
NELL’ESPANSIONE DEL CRIMINE ORGANIZZATO. NONOSTANTE L’OPERAZIONE “MANO
SUPERDURA”,
LA MEDIA PARLA DI 7 OMICIDI AL GIORNO
SAN SALVADOR. = Il 2004 è stato il più violento degli ultimi cinque
anni per la società de El Salvador, impegnata ad arginare la notevole
espansione del crimine organizzato, in particolare quello delle “pandillas”, le
bande giovanili dedite ai rapimenti, al commercio di armi e stupefacenti e ad
altre attività illecite. E’ quanto si apprende da un bilancio di fine anno
diffuso dalla polizia di San Salvador, secondo cui, dal 1° gennaio alla fine di
novembre 2004, gli omicidi nel Paese centroamericano sono stati quasi 3.000. I
dati sono ancora più preoccupanti per i poco più di 6,5 milioni di cittadini
salvadoregni – la metà dei quali vive sotto la soglia di povertà – se si pensa
che proprio nel 2004 il governo di San Salvador ha fatto approvare e provveduto
ad attuare due progetti anti-criminalità, “Mano Dura” e “Mano Superdura”, che
però non hanno saputo impedire la morte violenta di una media di 7 persone al
giorno. Le cifre della polizia, inoltre, non coincidono con quelle diffuse in
precedenza dalla Procura della Repubblica, secondo cui le vittime di atti
violenti sarebbero più di 3.000. Anche la Procura punta la sua attenzione sulle
“pandillas”. A questo proposito, nonostante i dati allarmanti, il presidente
della Repubblica, Elías Antonio Saca, in un messaggio di fine anno al Paese, ha
sottolineato l’utilità del suo piano, che nel 2004 avrebbe permesso di
arrestare circa 3.000 “pandilleros”. Secondo le organizzazioni per la difesa
dei diritti umani, tuttavia, molte persone sono state arrestate solo perché
tatuate o vestite come appartenenti alle bande e non perchè colte in flagranza
di reato. (B.C.)
NEL PROSSIMO CAPITOLO GENERALE DEL SACRO CONVENTO
DI ASSISI,
VERRA’ NOMINATO IL NUOVO CUSTODE DEL SANTUARIO.
L’INCONTRO SI SVOLGERA’ TRA IL 10 E IL 14 GENNAIO
PROSSIMI
ASSISI. = Si svolgerà dal 10 al
14 gennaio prossimi, il capitolo della Custodia generale del Sacro Convento di
Assisi. A conclusione dell’incontro, secondo quanto ha riferito il portavoce della
comunità religiosa, padre Enzo Fortunato, si nominerà il nuovo padre custode
del santuario per i prossimi quattro anni. Secondo le attuali norme dell’ordine
dei Frati minori conventuali, il mandato del padre custode può durare quattro
anni, con la possibilità di rinnovo per lo stesso periodo. Nella storia del
successore di padre Elia, solo padre Giulio Berrettoni ha ricoperto l’incarico
per dieci anni consecutivi, dal 1990 al 2000. L’attuale padre custode, Vincenzo
Coli, che può essere riconfermato, era stato già padre custode dal 1981 al
1990, oltre che dal 2001 ad oggi, superando, comunque, i suoi predecessori come
longevità di carica. Nel corso del capitolo della Custodia, al quale sarà presente
anche il ministro generale dei Frati minori conventuali, padre Joachim Giermek,
verrà compiuta una verifica del cammino svolto per poi procedere all’elezione
del padre custode. Una seconda parte del capitolo è in programma da 7 al 12
febbraio, quando saranno gettate le basi programmatiche per il nuovo mandato.
(B.C.)
4
gennaio 2005
- A cura
di Amedeo Lomonaco e Rita Anaclerio -
Ennesima giornata di sangue a
Baghdad. Il governatore della capitale irachena, Ali Al-Haidri, è stato
assassinato in un agguato. La notizia è stata diffusa poco dopo quella di un
nuovo attentato kamikaze che ha provocato undici morti nei pressi della cosiddetta
‘Zona Verde’. Intanto, un giornale degli Emirati Arabi, citando fonti curde,
riferisce che sarebbe stato catturato Al Zarqawi, leader di Al Qaeda in Iraq.
Ma la notizia è stata smentita da fonti militari americane. Il servizio di
Amedeo Lomonaco:
**********
Il
governatore di Baghdad, Ali Al Haidri, è stato assassinato da uomini armati
mentre si trovava a bordo della sua auto nella zona ovest della città. Al
Haidri, uscito illeso da un attentato avvenuto lo scorso mese di settembre e
costato la vita a due delle sue guardie del corpo, è il più
alto esponente dell’amministrazione irachena ucciso dalla guerriglia dopo
l’assassinio, nel maggio scorso, del capo del Consiglio di governo, Ezzedim
Salim. L’assassinio del governatore è stato rivendicato da un gruppo legato ad
Al Zarqawi. La capitale è stata colpita
anche da un attacco contro il quartier generale della polizia: l’esplosione di
un camion bomba ha causato la morte di almeno 11 persone. A Samara, tre
militari iracheni sono rimasti uccisi per l’esplosione di un ordigno e un
camionista turco è stato assassinato in un’imboscata tesa da guerriglieri.
Fonti del comando statunitense hanno smentito, intanto, la notizia data dal
quotidiano degli Emirati Arabi “Al Bayane”, secondo il quale sarebbe stato
catturato a Baquba il leader di Al Qaeda in Iraq, il giordano Al Zarqawi. La
notizia del presunto arresto del terrorista, sul quale gli Stati Uniti hanno
posto una taglia di 10 milioni di dollari, è stata rilanciata anche dalla radio
curda, la prima emittente che ha riferito della cattura di Saddam Hussein. Sul
fronte politico continua, infine, il dibattito sulle elezioni del prossimo 30
gennaio. Il governo provvisorio di Allawi cerca di mediare di fronte all’aut
aut posto dalle fazioni sunnite che minacciano il boicottaggio totale del voto.
A proporre il dialogo è stato ieri il ministro della Difesa, Hazem Shaalan, che
ha espresso la possibilità di posticipare la consultazione, se i sunniti si
impegneranno a parteciparvi. Oggi il segretario di Stato americano, Powell, ha
ribadito che il voto si terrà come previsto. Per il presidente iracheno, Ghazi
Yawar, l’ondata di violenza che sta sconvolgendo il Paese, deve invece indurre
le Nazioni Unite a prendere in considerazione un rinvio delle elezioni.
**********
Restiamo in Medio Oriente dove
si inaspriscono i toni della campagna elettorale palestinese. L’ex premier Abu
Mazen ha duramente criticato Israele condannando l’attacco avvenuto questa
mattina a Beit Lahiya che avrebbe provocato la morte di 8 persone tra le quali
diversi civili. Il servizio di Rita Anaclerio:
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Ha abbandonato i toni della
moderazione il leader dell'OLP Abu Mazen. Il favorito alle presidenziali di
domenica prossima, ha aspramente criticato Israele parlando di fronte a
migliaia di sostenitori a Khan Younis, ultima tappa della sua campagna
elettorale. Abu Mazen ha condannato l’ultima operazione dell’esercito
israeliano condotta nella città settentrionale di Beit Lahiya, nella Striscia
di Gaza, dove sarebbero morti almeno 8 palestinesi, fra i quali 4 adolescenti
tra gli undici e i sedici anni. Sempre nella Striscia di Gaza, due palestinesi
sono rimasti uccisi da quello che in un primo momento sembrava un attacco aereo
israeliano compiuto nel campo profughi di Jabalia. Subito la smentita
dell’esercito israeliano che ha parlato di “incidente di volo”. Sul luogo si
trovava anche Abu Mazen che non ha riportato ferite. L’ex premier ha ribadito,
inoltre, la propria posizione sugli attacchi contro obiettivi israeliani
ritenendoli dannosi per la causa nazionale palestinese. In questo modo ha
voluto rispondere alle critiche ricevute giorni fa dai quadri militari
dell'intifada che hanno emesso un documento congiunto di censura nei confronti
di Abu Mazen. “Le sue parole - si legge nel testo - sono come un pugnale alla
schiena per la resistenza palestinese”. Controversa, comunque la ricostruzione
dello scontro avvenuto a Khan Younis. Secondo una prima versione, l’incidente è
iniziato quando una cellula di Hamas ha sparato quattro colpi di mortaio contro
la vicina zona industriale di Erez. Uno dei colpi è esploso accanto ad uno
scuola-bus israeliano. Alla versione israeliana, si contrappongono quelle dei
numerosi testimoni, che insistono sulla presenza di civili fra i morti e i feriti.
Uno dei consiglieri del primo ministro israeliano Ariel Sharon, ha risposto che
“i terroristi palestinesi continuano non solo a usare i civili israeliani come
obiettivo, ma non esitano a sfruttare i loro stessi civili come scudo”.
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“La
prima di una lunga serie di cambiamenti ai vertici dell’ONU”. Con queste parole
il segretario generale delle Nazioni Unite, Kofi Annan, ha annunciato la
nomina del nuovo capo di gabinetto. Si tratta dell’inglese Malloch Brown attualmente amministratore del programma per lo
sviluppo dell’ONU che diventerà il braccio destro di Annan dal prossimo 19
gennaio. Prenderà il posto di Iqbal Riza, che si è dimesso prima di
Natale mentre negli Stati Uniti e all'ONU infuriavano le polemiche sullo
scandalo per presunte tangenti nell'amministrazione del programma umanitario
“Petrolio in cambio di cibo” in Iraq.
Si è
chiusa senza ulteriore spargimento di sangue la vicenda di Andahuaylas, la
località andina del Perù meridionale in cui a Capodanno un gruppo di riservisti
aveva preso possesso di una caserma della polizia. Poco fa, l’esercito ha
arrestato Antauro Humala, il capo del miliziani che chiedevano le dimissioni
del presidente Toledo. Ma non sono mancati momenti di tensione, come ci
riferisce Maurizio Salvi:
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Il governo ha decretato il
coprifuoco e inviato nella cittadina molte centinaia di agenti della polizia e
soldati addestrati a risolvere difficili situazioni come quella determinata da
Humala e dai suoi uomini, tutti militari di grande esperienza che hanno
partecipato alla guerra contro l’Ecuador e alla repressione della guerriglia di
Sendero Luminoso. Le autorità avrebbero voluto chiudere la vicenda già ieri,
magari con un blitz, ma i piani del presidente Toledo si sono complicati quando
la popolazione di Andahuaylas, e di altre località del sud del Perù, ha manifestato
solidarietà ai rivoltosi. La gente che appoggia Humala ha addirittura
sequestrato quattro militari pesantemente armati e li ha consegnati ai
riservisti che già avevano nelle loro mani una decina di agenti di polizia. Per
evitare uno spargimento di sangue, la Chiesa cattolica e l’Ufficio del
difensore del popolo hanno lavorato a tempo pieno grazie anche ai buoni uffici
di padre José Domingo Paniza, parroco di San Geronimo.
Maurizio Salvi, per la Radio
Vaticana.
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In Argentina il padre di una
delle 188 vittime del rogo scoppiato nella discoteca di Buenos Aires si è dato
fuoco durante i funerali che si sono svolti ieri nella capitale. Ma non è stato
l’unico atto di protesta. Migliaia di argentini hanno manifestato, infatti,
nelle strade di Buenos Aires per chiedere le dimissioni del sindaco, Anibal
Ibarra, e per invocare il rafforzamento delle norme di sicurezza nelle sale di
spettacolo. Gli inquirenti ritengono che qualcuno abbia acceso un fuoco di
bengala nella folla, incendiando il soffitto. Al momento dell’incendio, le
uscite di sicurezza erano bloccate.
Pace fatta tra il presidente del
Consiglio italiano, Silvio Berlusconi, e Roberto Del Bosco, il muratore
mantovano che la sera dell’ultimo dell’anno aveva scagliato un cavalletto
contro il premier a Piazza Navona. I due si sono sentiti oggi per telefono dopo
che lo stesso presidente del Consiglio ha ricevuto una lettera di scuse del
giovane. Il premier ha deciso di non sporgere querela nei confronti del
mantovano.
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