RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno XLIX n. 4  - Testo della trasmissione martedì 4 gennaio 2005

 

Sommario

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

La Chiesa in prima linea nell’opera di aiuto materiale e spirituale nel Sud-Est asiatico. Intervista con l’arcivescovo Silvano Tomasi, osservatore della Santa Sede presso l’ONU di Ginevra

 

OGGI IN PRIMO PIANO:

Mobilitazione senza precedenti in favore delle popolazioni colpite dallo tsunami: il 6 gennaio, a Giakarta, il vertice per coordinare gli aiuti internazionali. Domani, giornata di lutto in Europa per commemorare le vittime del maremoto: con noi il cardinale Christoph Schönborn, Donata Lodi e Teresio Dutto

 

“Dinamismo vocazionale dell’eucaristia nel giorno del Signore. Come?”: è il titolo del Convegno del Centro nazionale vocazioni, in corso a Roma: ne parliamo con suor Marcella Farina

 

L’ONU promuove il 2005 anno internazionale dello sport: ai nostri microfoni Maria Aiello e Pietro Mennea

 

CHIESA E SOCIETA’:

Occorre che gli aiuti internazionali siano mirati, per evitare sprechi. Così il cardinale di Bangkok, sulle operazioni di soccorso nelle aree colpite dal disastro del 26 dicembre

 

Il lavoro dei missionari cristiani in India è “encomiabile”: lo hanno sottolineato i fondamentalisti indù nel Paese

 

In Germania, 500 mila bambini mobilitati per gli aiuti alle popolazioni disastrate del maremoto

 

Dilaga la violenza nello Stato del Salvador

 

Nel prossimo Capitolo generale del Sacro Convento di Assisi, verrà nominato il nuovo custode del santuario

 

24 ORE NEL MONDO:

In Iraq, assassinato il governatore di Baghdad. Nella capitale anche 11 morti per un nuovo attentato contro il quartier generale della polizia. Smentita la notizia della cattura di Al Zarqawi

 

Almeno dieci palestinesi uccisi in due distinti attacchi condotti dall’esercito israeliano nella Striscia di Gaza

 

Arrestato in Perù il capo dei riservisti che, a capodanno, hanno preso possesso di una caserma di Andahuaylas. La vicenda si è conclusa senza ulteriore spargimento di sangue

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

4 gennaio 2005

 

 

DOPO LO SBIGOTTIMENTO GENERALE PER IL MAREMOTO NEL SUD EST ASIATICO

L’OPERA DI SOLIDARIETA’ MATERIALE E SPIRITUALE DELLA CHIESA

A SOSTEGNO DEI SOPRAVVISSUTI

- Intervista con l’arcivescovo Silvano Tomasi -

 

Sappiamo come la tragedia immane provocata dallo tsunami preoccupi il Santo Padre, così come tutti noi che abbiamo assistito e assistiamo ormai da 9 giorni alla sofferenza di milioni di persone che piangono i propri morti ed hanno perso ogni cosa. Ma bisogna fare presto per aiutare queste popolazioni, ed è una corsa contro il tempo. Giovedì prossimo a Giakarta, in Indonesia, si svolgerà un vertice internazionale per pianificare gli aiuti, presieduto dal segretario generale delle Nazioni Unite, Kofi Annan, e si attende un appello senza precedenti alla mobilitazione generale. Ma che cosa può fare la Chiesa, in collaborazione anche con l’ONU, per fronteggiare quest’emergenza che investe una regione - lo ricordiamo - grande circa quanto l’Europa? Roberta Gisotti lo ha chiesto all’arcivescovo Silvano Tomasi, osservatore permanente della Santa Sede presso l’ONU di Ginevra.

 

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R. - E’ un momento che richiede l’impegno di tutta la società civile e quindi anche le Chiese e in particolare la Chiesa cattolica si sentono spinte a collaborare e a dare il loro apporto immediato, per esempio il Catholic Relief Service degli Stati Uniti ha già impegnato 25 milioni dollari. Il coordinamento delle forze cattoliche, che sono impegnate a portare aiuti concreti - dalle Caritas alle iniziative di enti particolari o addirittura di individui - mi pare essenziale per far in modo che non vi sia una sovrapposizione di aiuti nella stessa zona e per evitare la confusione. Si tratta di aprire il cuore ad una sensibilità veramente mondiale. Tutto quello che è stato fatto dalle Chiese particolari, dalle diocesi, che si sono mobilitate, dalle Conferenze episcopali e dagli organismi cattolici un po’ in tutto il mondo ha dimostrato che il senso di solidarietà che ispira i cristiani è non soltanto una semplice astrazione, ma si traduce in un’azione concreta ed immediata che porta un aiuto visibile ed efficace in questo momento di grande tragedia.

 

D. - A questo proposito possiamo dire che siamo di fronte ad una emergenza certo materiale, ma anche spirituale. Molti, in questi giorni di disorientamento anche esistenziale, cercano una risposta trascendente a tanto male che si è abbattuto sul mondo in pochi minuti. Da dove ripartire per ridare fiducia nella vita a queste persone e al contempo suscitare la necessaria solidarietà dal resto del mondo, una solidarietà che si dovrà protrarre per lungo tempo?

 

R. - Dopo lo sbigottimento iniziale per i sopravvissuti di questa immane tragedia, cominciano a sorgere ora delle domande: perché Dio ha permesso questo male? Perché stiamo soffrendo così tanto ed abbiamo perso quasi tutti i membri della famiglia? E così via. E’ una delle antiche domande che si fa l’uomo davanti al problema del male. Il primo passo è quello di vedere questa tragedia in un contesto ampio dell’azione della provvidenza nel mondo e poi di essere vicini non soltanto con aiuti materiali, ma essere vicini con il calore umano di una amicizia, di una solidarietà che viene espressa da queste persone che sono già sul posto e che rappresentano un po’ tutti noi che in qualche modo partecipiamo alla sofferenza di questi nostri fratelli e sorelle che sono stati colpiti tanto duramente.

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NOMINE

 

In Messico, Giovanni Paolo II ha nominato vescovo di Matamoros il sacerdote Faustino Armendáriz Jiménez, finora vicario generale dell’arcidiocesi di Hermosillo. Il neo presule, 49 anni, è originario della medesima arcidiocesi. Dal 1980 all’83 ha frequentato il Pontificio Istituto Biblico di Roma, conseguendo la licenza in Sacra Scrittura. In seguito, ha ottenuto il diploma in Scienze biblico-orientali presso l’Istituto Biblicum Franciscanum a Gerusalemme. Ha svolto il ministero parrocchiale ed è stato, tra l’altro, professore di Sacra Scrittura nel Seminario maggiore di Hermosillo, direttore e professore del Seminario minore della stessa città. Dal 1999 è parroco di Sant’Antonio di Padova.

 

Sempre in Messico, il Papa ha nominato vescovo di Tarahumara padre Rafael Sandoval Sandoval, dei Missionari della Natività di Maria, finora parroco a Monterrey e già superiore generale del suo istituto. Mons. Sandova, 58 anni, ha studiato in patria, al Teresianum di Roma, dove ha conseguito la Licenza in Spiritualità, e a Bogotà. E’ stato, tra l’atro, direttore spirituale del Seminario della propria Congregazione e parroco nell’arcidiocesi di Monterrey.

 

La diocesi di Tarahumara (1994) era vacante dal 27 dicembre 2003. Ha una superficie di oltre 31 mila km quadrati, con 227 mila abitanti, di cui il 40 % indigeni. I cattolici sono 216 mila, distribuiti in 12 parrocchie, con 32 sacerdoti, 125 religiose e 13 seminaristi maggiori.

 

 

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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”

 

 

L'apertura della prima pagina è dedicata agli sviluppi della tragedia consumatasi nel Sud-Est dell'Asia.

Il titolo dell'articolo principale è "Una nuova sfida globale: soccorrere milioni di persone".

Il coordinamento operativo degli aiuti all'esame del vertice straordinario dell'ASEAN in programma a Jakarta tra i principali Paesi donatori e le Nazioni Unite.

 

Nelle vaticane, due pagine sulla celebrazione della Giornata Mondiale della Pace nelle varie diocesi del mondo.

 

Nelle estere, in rilievo l'Iraq: assassinato il governatore di Baghdad.

 

Nella pagina culturale, d'apertura un articolo di Paolo Miccoli dal titolo "Il cielo di cartapesta comincia a rompersi": uno sguardo disincantato sul nichilismo moderno.

Un articolo di Luciana Frapiselli dedicato alla mostra "Nolli, Vasi, Piranesi", allestita nel Palazzo di Fontana di Trevi. Il titolo dell'articolo è "La maestà di Roma vista dal secolo dei Lumi".

Nell'"Osservatore libri", un articolo di Claudio Toscani in merito a "Tutte le opere" di Italo Svevo raccolte in tre volumi dei Meridiani.

 

Nelle pagine italiane,  il maremoto in Asia. Diminuisce il numero degli italiani dispersi; venti i morti accertati.

In rilievo il tema della camorra, con la visita del capo dello Stato a Scampia, in Campania, "epicentro" della guerra fra clan.

 

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OGGI IN PRIMO PIANO

4 gennaio 2005

 

 

MOBILITAZIONE SENZA PRECEDENTI IN FAVORE DELLE POPOLAZIONI

DEL SUD EST ASIATICO COLPITE DALLO TSUNAMI: IL 6 GENNAIO A GIAKARTA

IL VERTICE PER COORDINARE GLI AIUTI INTERNAZIONALI. DOMANI, GIORNATA DI LUTTO IN EUROPA PER COMMEMORARE LE VITTIME DEL MAREMOTO

- Con noi, il cardinale Christoph Schönborn, Donata Lodi e Teresio Dutto -

 

Una mobilitazione senza precedenti: in tutto il mondo, prosegue la campagna di solidarietà per aiutare le popolazioni del Sudest asiatico, colpite dallo tsunami, mentre il bilancio delle vittime parla ora di 145 mila morti e – secondo fonti OMS - almeno 500 mila feriti. Intanto, a Giakarta fervono i preparativi per il vertice internazionale, che, il 6 gennaio, farà il punto sulla macchina degli aiuti umanitari. All’ordine del giorno, anche la proposta da parte thailandese di allestire un sistema di allarme per i maremoti nell'Oceano Indiano. Al Summit, promosso dall’Asean - l’Associazione economica dei Paesi del Sudest asiatico – parteciperanno anche Kofi Annan, Colin Powell e il presidente della Commissione europea, Manuel Barroso. Il servizio di Alessandro Gisotti:

 

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Bandiere a mezz’asta a Bruxelles e a Washington: il mondo intero rende omaggio alle vittime dello tsunami nel Sudest asiatico. Domani 5 gennaio, l’Unione Europea osserverà una giornata di lutto. Alle ore 12, i cittadini del Vecchio Continente si fermeranno per tre minuti di silenzio. Tuttavia, accanto ai sentimenti di viva commozione, la comunità internazionale sta mostrando un impegno davvero senza precedenti per soccorrere i sopravvissuti. Le Nazioni Unite hanno già raccolto contributi per una cifra record di 1,5 miliardi di dollari. Una somma che corrisponde a quanto l’Onu raccoglie generalmente in un anno per le sue operazioni umanitarie. Intanto, il segretario di Stato americano, Colin Powell, è in visita in Thailandia dove ha assicurato la solidarietà fattiva degli Stati Uniti. Proprio in Thailandia riaprono oggi le scuole, segno di un tentativo di ritorno alla normalità.

 

Stasera, Powell partirà alla volta dell’Indonesia, dove parteciperà al vertice promosso dall'Asean per affrontare l'emergenza e coordinare gli aiuti. Dal canto suo, il presidente americano George W. Bush ha affidato a suo padre e all'ex presidente Bill Clinton, la direzione della campagna nazionale per la raccolta dei fondi privati in favore dei superstiti nei Paesi afflitti dallo tsunami. Bush ha inoltre sollecitato il Congresso a ratificare i 350 milioni di aiuti stanziati dalla Casa Bianca. Su un altro fronte, il gruppo dei Paesi creditori del Club di Parigi valuterà, nel prossimo vertice del 12 gennaio, una moratoria sul debito per Indonesia e Sri Lanka. Dal canto suo, il premier britannico Blair intende proporre al gruppo del G8 una “moratoria immediata” sul debito per i Paesi colpiti dal maremoto in Asia. Intanto, prosegue la drammatica verifica delle vittime straniere. Secondo gli ultimi dati forniti dai governi dei Paesi colpiti, sarebbero almeno 384 i morti tra i turisti, mentre i dispersi sono approssimativamente 10.500. In queste ore, d’altro canto, si moltiplicano gli appelli alla solidarietà con le vittime del maremoto, in particolare dai vescovi in Sri Lanka, India, Vietnam e Taiwan.

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La zona più disastrata rimane la provincia indonesiana di Aceh, nel nord dell’isola di Sumatra. Elicotteri ed elefanti stanno trasportando i primi soccorsi, che però faticano ad essere distribuiti per mancanza di volontari. La situazione è drammatica, come rivela il cardinale Christoph Schönborn, arcivescovo di Vienna, appena rientrato da una missione nell’isola. Andrea Sarubbi lo ha raggiunto telefonicamente a Giakarta:

 

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R. – Abbiamo tutti visto le immagini in televisione; ma quando poi ci si trova sul posto, e si parla con la gente, con i sopravvissuti, tutto diventa più toccante, più immediato. Ogni sopravvissuto al disastro è un miracolato, perché la devastazione è stata di una portata tale che sopravvivere è veramente un fatto miracoloso. Ho potuto parlare con molte persone che hanno avuto la fortuna di riuscire a fuggire - alcune di loro erano rimaste ferite - ma quasi tutte avevano da piangere la morte di un congiunto. Ricordo un padre, che ha visto scomparire la moglie e due bambini tra le onde ed ora è rimasto solo. Moltissimi hanno vissuto esperienze simili.

 

D. – Tra i sopravvissuti che avete incontrato ad Aceh, c’era anche padre Ferdinando Severi, il missionario italiano…

 

R. – Anche lui è sopravvissuto, mentre è morta la sua catechista, giovane e brava. Lui è rimasto profondamente colpito da questo evento e penso che anche lui abbia bisogno di aiuto...

 

D. – Il nunzio ci ha detto che i pochi cattolici presenti si stanno dando da fare insieme ai musulmani, per aiutare la popolazione…

 

R. – Siamo andati proprio per questo, insieme all’arcivescovo di Medan e con il nunzio: per capire quali potessero essere i primi passi da compiere, da parte della piccola comunità cattolica. Poi, una volta giunti sul luogo, ci si rende conto che la dimensione del disastro non è nemmeno immaginabile, e che la critica secondo cui gli aiuti sono troppo lenti è ingiustificata: chi parla lo fa senza sapere di cosa parla! È una crisi dalla quale si emerge lentamente, e ci vorrà molto tempo prima di tornare ad una situazione di quasi normalità.

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La Chiesa, dunque, in prima linea accanto alle popolazioni colpite dal maremoto. Tra i progetti attivati, quello della Caritas Internationalis a Madras in India. Un team di esperti è arrivato ieri a Chennai. Qui, Massimiliano Menichetti ha raggiunto telefonicamente, Teresio Dutto, capo progetto Caritas:

 

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R. – Direi che qui c’è una dimostrazione di come si dovrebbero fare le cose, anche perché la Caritas ha costituito delle “social societies”, delle comunità locali, le quali hanno preso in mano la situazione e stanno gestendo in proprio tutta la disponibilità che Caritas dà loro. Per cui sono gli stessi beneficiari che si coordinano: hanno già installato due o tre serbatoi, ripristinato anche dei pali elettrici che si erano rotti... Direi che c’è un formicolio positivo, qui, almeno per quello che ho visto finora. Domani potrebbe essere diverso...

 

D. – Nell’immediato, voi avete distribuito già diversi pacchi con generi di prima necessità. Nei prossimi giorni, dove sarete?

 

R. – Dunque, domani sarò nella punta estrema dell’India dove lo tsunami è stato devastante. Andrò a visitare un centinaio di campi, però sappiamo già che il problema dei pescatori della costa è un problema di alimentazione per il prossimo mese, in quanto il governo ha bloccato la pesca sulla costa per evidenti ragioni igieniche. Pertanto, i pescatori se non pescano non mangiano. Sarà quindi necessario che l’approvvigionamento del cibo continui per almeno un mese. Poi, bisognerà passare alla seconda parte, cioè all’abitazione e alle cure psicologiche per i traumatizzati.

 

D. – La Caritas ha anche progetti a lunga scadenza?

 

R. – Dunque, abbiamo tre passi da compiere: la nostra visita serve per definire il primo impatto da tre fino ad un massimo di sei mesi, però è già in preparazione un’operazione di medio e lungo termine che potrebbe durare anche due o tre anni. Questo è già nel quadro, nello scenario che abbiamo davanti.

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Dal rischio epidemie alla ricostruzione delle infrastrutture, sono molte e urgenti le emergenze da affrontare per le popolazioni del sud-est asiatico. Intanto, la polizia indonesiana ha aperto un’inchiesta per verificare se le molte segnalazioni di minori rapiti corrispondano a verità. Le organizzazioni umanitarie ribadiscono però che non ci sono conferme, anche se esistono rischi concreti che dei bambini siano vittime della tratta. Dal canto suo, l’agenzia vaticana Fides, citando fonti nella nunziatura apostolica di Colombo, riferisce di non avere al momento notizie di bambini spariti. Stessa valutazione da parte dell’UNICEF, come sottolinea Donata Lodi, portavoce di UNICEF Italia, intervistata da Massimiliano Menichetti:

 

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R. – Finora non abbiamo nessuna conferma specifica, però l’esperienza di altre emergenze ci insegna che zone come quella di Pukhet, in Thailandia, o come lo stesso Sri Lanka, in cui purtroppo esistono reti di trafficanti che sfruttano i bambini al fine di accattonaggio ma anche ai fini di prostituzione, è pensabile che tentino di approfittare di questa situazione. Quindi l’allarme c’è e siamo molto preoccupati anche di questa eventualità, anche se finora nessuno caso è stato confermato.

 

D. – I molti orfani che dormono all’aperto sono, comunque, vulnerabili?

 

R. – Stiamo cercando, anche per questo, di riunificare il prima possibile tutti i bambini a qualche componente del loro nucleo familiare. Se questo non è possibile allora bisogna cercare di collocare i bambini presso le famiglie del villaggio di provenienza. Il vero problema – ce lo insegna l’esperienza del terremoto in India – è che quasi sempre si tratta di bambini che non sono protetti dal network della solidarietà familiare e della comunità locale.

 

D. – Quali sono, per adesso, le vostre priorità di intervento?

 

R. – Anzitutto la sopravvivenza di questi bambini e quindi fornire loro acqua potabile, impianti igienici per evitare la contaminazione delle acque esistenti, dare compresse per rendere potabile le acque, fornire taniche, serbatoi, cucine da campo; ma è anche necessario distribuire sali reidratanti contro le diarree infantili che, tra l’altro, rappresentano nell’area la prima causa di morte infantile.

 

D. – UNICEF ritiene che servono più di 81 milioni di dollari per fronteggiare la prima emergenza…

 

R. – Sì, e questo calcolando che noi stiamo lavorando in tutti i Paesi colpiti e contiamo sulla solidarietà internazionale, che si sta rivelando assolutamente straordinaria e soprattutto da parte dei privati cittadini. Offro solo un dato: la donazione media che noi riceviamo con la carta di credito, sul nostro sito, è raddoppiata. Non solo stanno dando tutti, ma danno anche molto di più di quanto non diano normalmente nelle emergenze. La seconda cosa molto importante è la solidarietà in loco: il fatto che l’India abbia immediatamente mandato una nave nello Sri Lanka carica di soccorsi, pure avendo un’emergenza interna; o il fatto che Paesi come la Cina e il Giappone si siano mobilitati in misura assolutamente straordinaria per le loro abitudini è un segnale positivo. Vuol dire che nella globalizzazione ci sono anche dei nuovi protagonisti di solidarietà che emergono.

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“DINAMISMO VOCAZIONALE DELL’EUCARISTIA NEL GIORNO DEL SIGNORE. COME ?”:

E’ IL TITOLO DELL’ANNUALE CONVEGNO DEL CENTRO NAZIONALE VOCAZIONI,

IN CORSO IN QUESTI GIORNI A ROMA

- Intervista con suor Marcella Farina -

 

In sintonia con la Chiesa universale, che celebra in questi mesi l’Anno dell’Eucaristia, si pone l’annuale Convegno del Centro nazionale vocazioni, su tema “Dinamismo vocazionale dell’Eucaristia nel Giorno del Signore. Come?”, in corso in questi giorni a Roma. La riflessione sull’Eucaristia domenicale come elemento essenziale dell’annuncio e della proposta vocazionale proietta la Chiesa italiana verso il 24.mo Congresso eucaristico nazionale, in programma a Bari dal 21 al 29 maggio prossimi, sul tema: “Senza la domenica non possiamo vivere”. Al microfono di Roberta Moretti, suor Marcella Farina, relatrice del Convegno e docente di teologia fondamentale alla Pontificia Facoltà di Scienze dell’Educazione “Auxilium” di Roma:

 

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R. – Ogni vocazione cristiana nasce proprio dall’Eucaristia, perché nell’Eucaristia la Chiesa nasce nel suo essere e nella sua missione. Don Bosco diceva: “Volete molte vocazioni? Alimentate molto l’amore per l’Eucaristia”.

 

D. – Cos’è la domenica per il cristiano?

 

R. – E’ come il sole che deve illuminare tutta la settimana. Nell’esperienza cristiana il tempo di Dio dà senso al tempo umano, in quanto in Gesù di Nazareth Dio assume la nostra storia e quindi il nostro tempo. La domenica è come far entrare la nostra storia e il nostro tempo nel tempo di Dio, perché Dio possa riscattarlo e salvarlo.

 

D. – Quali sono le difficoltà dell’uomo di oggi nel vivere la domenica in questo modo?

 

R. – Difficoltà di tipo culturale, la secolarizzazione, il fatto che è caduta una società rurale, che si organizzava secondo ritmi del tempo, della natura… Ci sono, senz’altro, delle difficoltà. Ma queste difficoltà sono anche una purificazione dell’esperienza della domenica, nel senso che sempre più hanno eliminato dalla domenica quella funzione semplicemente civile, per farla risplendere come la presenza del mistero di Dio nella nostra vita.

 

D. – Che cosa possono fare i sacerdoti, i religiosi, gli animatori vocazionali per aiutare, specialmente i più giovani, a vivere la domenica in modo pieno?

 

R. – Prima di tutto dobbiamo testimoniare la bellezza dell’Eucaristia e la bellezza della vocazione. Deve poi venire una progettualità pastorale, che aiuti i giovani ad organizzare la propria vita nella fedeltà, per vedere che cosa Dio vuole da loro. Far capire ai giovani questo: dove potete trovare il coraggio, la luce, la forza per accogliere la vocazione e rispondervi fedelmente? Nell’Eucaristia.

 

D. – La riflessione sull’Eucaristia domenicale ci proietta verso l’imminente Congresso eucaristico nazionale, sul tema “Senza la domenica non possiamo vivere” …

 

R. – Che davvero questa espressione dei martiri di Abitine diventi anche il desiderio e la professione di fede della comunità cristiana e di ciascun credente.

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L’ONU PROMUOVE IL 2005 ANNO INTERNAZIONALE DELLO SPORT

- Ai nostri microfoni Maria Aiello e Pietro Mennea -

 

Il 2005 Anno internazionale dello Sport e dell’Educazione Fisica. L’iniziativa è dell’ONU che vuole evidenziare la potenzialità dell’attività agonistica a promuovere valori come il dialogo, l’aggregazione di persone diverse per razza, cultura e religione e quindi ad essere valido strumento di pace. Il servizio di Giancarlo La Vella:

 

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(musica)

 

Lo sport rimane al centro dell’attenzione internazionale. Dopo il 2004, anno europeo dell’educazione attraverso lo sport, ora le Nazioni Unite riconoscono all’attività agonistica di ogni livello potenzialità positive fondamentali per il mondo di oggi: lealtà e rispetto delle regole sono valori essenziali per realizzare il dialogo e quindi la pace. Ma come è possibile aspirare a quello che oggi sembra un obiettivo così difficile? Lo abbiamo chiesto a Maria Aiello, autrice del testo “Viaggio nello Sport attraverso i secoli”, edito da Le Monnier:

 

“Ritengo che si debbano comunque prendere le mosse da un approccio di tipo culturale per poter promuovere un’attività sportiva e, se vogliamo, anche di educazione motoria sana e vicina ai valori che l’uomo – soprattutto nella società in cui noi viviamo, caratterizzata da una forte crisi di valori – è chiamato a svolgere. Il ruolo che può rivestire lo sport in un momento di “apocalisse epocale” è quello di promuovere un grande valore: l’unione tra popoli, la fratellanza, il superamento delle disparità e delle discriminazioni etniche. Con una considerazione, però: che non bisogna guardare allo sport come attività di punta, ma bisogna guardare allo sport come attività di crescita e soprattutto allo sport dei giovani”.

 

Sentiamo ora il parere sull’iniziativa dell’ONU per il 2005 di un grande campione del passato, che poi ha ricoperto anche cariche istituzionali: Pietro Mennea. In questi giorni, nelle librerie, è presente il suo volume dal titolo “Le Olimpiadi del centenario”, dedicato ai recenti Giochi di Atene 2004:

 

“E’ un fatto positivo perché sta a dimostrare come lo sport rimanga un’attività sociale al centro del mondo e quindi della società internazionale. Lo sport insegna a vincere ma non solo. Lo sport è un fenomeno di integrazione sociale dove si possono apprendere valori come il rispetto dell’avversario, il fair-play, la solidarietà, valori importanti per la società di oggi. Perché stiamo dimenticando molte cose, ma bisogna partire da questi valori. Ma soprattutto, io dico che forse oggi la gioventù, la società ha dimenticato come si arriva ai vertici. Io dico che con lo sport si riscoprono valori come il sacrificio, cioè insegna che per arrivare bisogna applicarsi molto, bisogna fare molti sacrifici.

 

(musica)

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CHIESA E SOCIETA’

4 gennaio 2005

 

 

OCCORRE CHE GLI AIUTI INTERNAZIONALI SIANO MIRATI, PER EVITARE SPRECHI.

COSI’ IL CARDINALE DI BANGKOK, PARLANDO DELLE OPERAZIONI DI SOCCORSO

 NELLE AREE COLPITE DAL DISASTRO DELLO SCORSO 26 DICEMBRE

 

BANGKOK. = La comunità internazionale prosegue nella sua generosa opera di solidarietà a favore dei Paesi colpiti dalla violenza del maremoto dello scorso 26 dicembre. Ma dinanzi a tutto questo occorre esaminare attentamente le varie realtà, per impedire che avvengano sprechi. Lo ha sottolineato ieri il cardinale Michael Michai Kitbunchu, arcivescovo di Bangkok. “Molti Paesi vicini sono più in difficoltà di noi – ha detto il presidente della Conferenza episcopale della Thailandia – non approfitteremo della situazione, ma considereremo i bisogni primari della popolazione e sottoporremo le richieste ai vari donatori, specificando per quali progetti saranno investiti i loro soldi”. Per la diocesi più colpita, quella di Surat Thani, riferisce l’agenzia Asianews, il porporato ha detto che la Conferenza episcopale lavorerà prima di tutto per assicurare “un riparo ai poveri sfollati”. Il cardinale ha, inoltre, ricordato che tra le prime necessità c’è la ricostruzione delle scuole “per tutti i bambini e specialmente per quelli che hanno perso i genitori”. L’arcivescovo di Bangkok si è poi soffermato sulla possibilità di trarre insegnamento dalla catastrofe del sud-est asiatico. “Questa emergenza – ha detto – ci deve insegnare ad essere responsabili del destino di ogni uomo, a saper tendere la mano a chi soffre al di là della sua razza o confessione religiosa”. In Thailandia, ha raccontato il cardinale Kitbunchu, “ogni religione sta pregando  e piangendo le sue vittime con riti diversi, ma questa tragedia ha unito il Paese in una solidarietà mai vista”. Giungono, intanto, notizie rassicuranti sulla situazione dei bambini in Thailandia. Missionari del PIME hanno riferito ad AsiaNews che diversi bambini stanno ritrovando i genitori, grazie alle foto trasmesse in continuazione dalle emittenti televisive, e che di molti altri si stanno occupando le famiglie del posto. (B.C.)

 

 

IL LAVORO DEI MISSIONARI CRISTIANI IN INDIA E’ “ENCOMIABILE”.

LO HANNO SOTTOLINEATO I FONDAMENTALISTI INDU’ NEL PAESE, CELEBRANDO

 LA STRAORDIANARIA SOLIDARIETA’ FIORITA TRA TUTTE LE CONFESSIONI RELIGIOSE

 

NEW DELHI. = Fondamentalisti indù hanno lodato ieri il lavoro svolto dai missionari cristiani nelle operazioni di soccorso alle vittime dello tsunami in India. Il Rashtriya Swayamsevak Sangh (RSS), braccio armato del Bharatiya Janata Party (BJP), partito nazionalista indù ostile alle minoranze religiose, ha definito “encomiabile” l’impegno delle organizzazioni cristiane nel sud del Paese. La Conferenza episcopale dell’India (CBCI), infatti, è stata una delle prime a soccorrere le vittime del maremoto. Il segretario della CBCI mons. Percival Joseph Fernandez ha sottolineato che “la Chiesa è al servizio di tutti al di là dell’appartenenza religiosa”. Il vescovo ha poi aggiunto che “tutte le organizzazioni sono invitate a collaborare con la Chiesa e le sue istituzioni per raccogliere aiuti e distribuirli alla gente”. Mons. Michael Augustine, arcivescovo di Pondicherry-Cuddalore (nello Stato indiano del Tamil Nadu, India sudorientale), ha confermato all’agenzia AsiaNews la “straordinaria” solidarietà interreligiosa tra indù, cristiani e musulmani, che convivono nei campi d’accoglienza “senza alcuna discriminazione”. “Questo momento di crisi ha unito le persone nella sofferenza – ha concluso il presule – i nostri volontari non fanno differenza tra la gente bisognosa”. Padre Anthony Sampathkumar, sacerdote cattolico, sta ospitando 300 indù nella sua chiesa a Puthukuppam, un villaggio a 20 km dall’ex colonia francese di Pondicherry “Qui – racconta padre Anthony – ogni persona ha perso 2 o più familiari tra le onde e l’intero villaggio dei pescatori è distrutto”. Il lavoro dei soccorritori nella zona di Pondicherry, intanto, è reso difficile dai continui falsi allarmi su un nuovo maremoto. (B.C.)

 

 

IN GERMANIA 500 MILA BAMBINI MOBILITATI PER GLI AIUTI ALLE POPOLAZIONI

DISASTRATE DEL MAREMOTO. RACCOLTI LO SCORSO ANNO

 DAI “CANTANTI DELLE STELLE” 34 MILIONI DI EURO

 PER PROGETTI A FAVORE DELL’INFANZIA

 

BERLINO. = Anche l’infanzia si mobilita per le popolazioni colpite dal maremoto. In Germania, circa 4 mila bambini hanno dato il via ieri alla campagna annuale di raccolta di aiuti ad opera dei cosiddetti “Sternsinger” (cantanti delle stelle). Quest’anno l’iniziativa di solidarietà – che mobiliterà in tutto il Paese almeno 500 mila bambini e ragazzi – avrà come obiettivo la raccolta di aiuti per le vittime del sud-est asiatico. Vestiti per lo più da Re Magi, gli “Sternsinger” si impegnano ogni anno, in coincidenza con la festa dell’Epifania, in azioni di colletta e raccolta di fondi a sostegno di progetti a favore dell’infanzia. A dare il via all’operazione è stato il cardinale Joachim Meisner, nel corso di una messa nel Duomo di Colonia. Lo scorso anno la colletta degli “Sternsinger” aveva fruttato circa 34 milioni di euro. In Germania, oltre ai 20 milioni di euro stanziati finora dal governo come aiuti urgenti per le popolazioni disastrate, sono in corso, come in altri Paesi, azioni di raccolta fondi da parte di numerose organizzazioni umanitarie. (B.C.)

 

 

DILAGA LA VIOLENZA NELLO STATO DE EL SALVADOR. IL 2004 HA REGISTRATO

UN NUOVO RECORD NELL’ESPANSIONE DEL CRIMINE ORGANIZZATO. NONOSTANTE L’OPERAZIONE “MANO SUPERDURA”,

 LA MEDIA PARLA DI 7 OMICIDI AL GIORNO

 

SAN SALVADOR. = Il 2004 è stato il più violento degli ultimi cinque anni per la società de El Salvador, impegnata ad arginare la notevole espansione del crimine organizzato, in particolare quello delle “pandillas”, le bande giovanili dedite ai rapimenti, al commercio di armi e stupefacenti e ad altre attività illecite. E’ quanto si apprende da un bilancio di fine anno diffuso dalla polizia di San Salvador, secondo cui, dal 1° gennaio alla fine di novembre 2004, gli omicidi nel Paese centroamericano sono stati quasi 3.000. I dati sono ancora più preoccupanti per i poco più di 6,5 milioni di cittadini salvadoregni – la metà dei quali vive sotto la soglia di povertà – se si pensa che proprio nel 2004 il governo di San Salvador ha fatto approvare e provveduto ad attuare due progetti anti-criminalità, “Mano Dura” e “Mano Superdura”, che però non hanno saputo impedire la morte violenta di una media di 7 persone al giorno. Le cifre della polizia, inoltre, non coincidono con quelle diffuse in precedenza dalla Procura della Repubblica, secondo cui le vittime di atti violenti sarebbero più di 3.000. Anche la Procura punta la sua attenzione sulle “pandillas”. A questo proposito, nonostante i dati allarmanti, il presidente della Repubblica, Elías Antonio Saca, in un messaggio di fine anno al Paese, ha sottolineato l’utilità del suo piano, che nel 2004 avrebbe permesso di arrestare circa 3.000 “pandilleros”. Secondo le organizzazioni per la difesa dei diritti umani, tuttavia, molte persone sono state arrestate solo perché tatuate o vestite come appartenenti alle bande e non perchè colte in flagranza di reato. (B.C.)

 

 

NEL PROSSIMO CAPITOLO GENERALE DEL SACRO CONVENTO DI ASSISI,

VERRA’ NOMINATO IL NUOVO CUSTODE DEL SANTUARIO.

L’INCONTRO SI SVOLGERA’ TRA IL 10 E IL 14 GENNAIO PROSSIMI

 

ASSISI. = Si svolgerà dal 10 al 14 gennaio prossimi, il capitolo della Custodia generale del Sacro Convento di Assisi. A conclusione dell’incontro, secondo quanto ha riferito il portavoce della comunità religiosa, padre Enzo Fortunato, si nominerà il nuovo padre custode del santuario per i prossimi quattro anni. Secondo le attuali norme dell’ordine dei Frati minori conventuali, il mandato del padre custode può durare quattro anni, con la possibilità di rinnovo per lo stesso periodo. Nella storia del successore di padre Elia, solo padre Giulio Berrettoni ha ricoperto l’incarico per dieci anni consecutivi, dal 1990 al 2000. L’attuale padre custode, Vincenzo Coli, che può essere riconfermato, era stato già padre custode dal 1981 al 1990, oltre che dal 2001 ad oggi, superando, comunque, i suoi predecessori come longevità di carica. Nel corso del capitolo della Custodia, al quale sarà presente anche il ministro generale dei Frati minori conventuali, padre Joachim Giermek, verrà compiuta una verifica del cammino svolto per poi procedere all’elezione del padre custode. Una seconda parte del capitolo è in programma da 7 al 12 febbraio, quando saranno gettate le basi programmatiche per il nuovo mandato. (B.C.)

 

 

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24 ORE NEL MONDO

4 gennaio 2005

 

                  

- A cura di Amedeo Lomonaco e Rita Anaclerio -

 

Ennesima giornata di sangue a Baghdad. Il governatore della capitale irachena, Ali Al-Haidri, è stato assassinato in un agguato. La notizia è stata diffusa poco dopo quella di un nuovo attentato kamikaze che ha provocato undici morti nei pressi della cosiddetta ‘Zona Verde’. Intanto, un giornale degli Emirati Arabi, citando fonti curde, riferisce che sarebbe stato catturato Al Zarqawi, leader di Al Qaeda in Iraq. Ma la notizia è stata smentita da fonti militari americane. Il servizio di Amedeo Lomonaco:

 

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Il governatore di Baghdad, Ali Al Haidri, è stato assassinato da uomini armati mentre si trovava a bordo della sua auto nella zona ovest della città. Al Haidri, uscito illeso da un attentato avvenuto lo scorso mese di settembre e costato la vita a due delle sue guardie del corpo, è il più alto esponente dell’amministrazione irachena ucciso dalla guerriglia dopo l’assassinio, nel maggio scorso, del capo del Consiglio di governo, Ezzedim Salim. L’assassinio del governatore è stato rivendicato da un gruppo legato ad Al Zarqawi. La capitale è stata colpita anche da un attacco contro il quartier generale della polizia: l’esplosione di un camion bomba ha causato la morte di almeno 11 persone. A Samara, tre militari iracheni sono rimasti uccisi per l’esplosione di un ordigno e un camionista turco è stato assassinato in un’imboscata tesa da guerriglieri. Fonti del comando statunitense hanno smentito, intanto, la notizia data dal quotidiano degli Emirati Arabi “Al Bayane”, secondo il quale sarebbe stato catturato a Baquba il leader di Al Qaeda in Iraq, il giordano Al Zarqawi. La notizia del presunto arresto del terrorista, sul quale gli Stati Uniti hanno posto una taglia di 10 milioni di dollari, è stata rilanciata anche dalla radio curda, la prima emittente che ha riferito della cattura di Saddam Hussein. Sul fronte politico continua, infine, il dibattito sulle elezioni del prossimo 30 gennaio. Il governo provvisorio di Allawi cerca di mediare di fronte all’aut aut posto dalle fazioni sunnite che minacciano il boicottaggio totale del voto. A proporre il dialogo è stato ieri il ministro della Difesa, Hazem Shaalan, che ha espresso la possibilità di posticipare la consultazione, se i sunniti si impegneranno a parteciparvi. Oggi il segretario di Stato americano, Powell, ha ribadito che il voto si terrà come previsto. Per il presidente iracheno, Ghazi Yawar, l’ondata di violenza che sta sconvolgendo il Paese, deve invece indurre le Nazioni Unite a prendere in considerazione un rinvio delle elezioni.

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Restiamo in Medio Oriente dove si inaspriscono i toni della campagna elettorale palestinese. L’ex premier Abu Mazen ha duramente criticato Israele condannando l’attacco avvenuto questa mattina a Beit Lahiya che avrebbe provocato la morte di 8 persone tra le quali diversi civili. Il servizio di Rita Anaclerio:

 

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Ha abbandonato i toni della moderazione il leader dell'OLP Abu Mazen. Il favorito alle presidenziali di domenica prossima, ha aspramente criticato Israele parlando di fronte a migliaia di sostenitori a Khan Younis, ultima tappa della sua campagna elettorale. Abu Mazen ha condannato l’ultima operazione dell’esercito israeliano condotta nella città settentrionale di Beit Lahiya, nella Striscia di Gaza, dove sarebbero morti almeno 8 palestinesi, fra i quali 4 adolescenti tra gli undici e i sedici anni. Sempre nella Striscia di Gaza, due palestinesi sono rimasti uccisi da quello che in un primo momento sembrava un attacco aereo israeliano compiuto nel campo profughi di Jabalia. Subito la smentita dell’esercito israeliano che ha parlato di “incidente di volo”. Sul luogo si trovava anche Abu Mazen che non ha riportato ferite. L’ex premier ha ribadito, inoltre, la propria posizione sugli attacchi contro obiettivi israeliani ritenendoli dannosi per la causa nazionale palestinese. In questo modo ha voluto rispondere alle critiche ricevute giorni fa dai quadri militari dell'intifada che hanno emesso un documento congiunto di censura nei confronti di Abu Mazen. “Le sue parole - si legge nel testo - sono come un pugnale alla schiena per la resistenza palestinese”. Controversa, comunque la ricostruzione dello scontro avvenuto a Khan Younis. Secondo una prima versione, l’incidente è iniziato quando una cellula di Hamas ha sparato quattro colpi di mortaio contro la vicina zona industriale di Erez. Uno dei colpi è esploso accanto ad uno scuola-bus israeliano. Alla versione israeliana, si contrappongono quelle dei numerosi testimoni, che insistono sulla presenza di civili fra i morti e i feriti. Uno dei consiglieri del primo ministro israeliano Ariel Sharon, ha risposto che “i terroristi palestinesi continuano non solo a usare i civili israeliani come obiettivo, ma non esitano a sfruttare i loro stessi civili come scudo”.

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“La prima di una lunga serie di cambiamenti ai vertici dell’ONU”. Con queste parole il segretario generale delle Nazioni Unite, Kofi Annan, ha annunciato la nomina del nuovo capo di gabinetto. Si tratta dell’inglese Malloch Brown attualmente amministratore del programma per lo sviluppo dell’ONU che diventerà il braccio destro di Annan dal prossimo 19 gennaio. Prenderà il posto di Iqbal Riza, che si è dimesso prima di Natale mentre negli Stati Uniti e all'ONU infuriavano le polemiche sullo scandalo per presunte tangenti nell'amministrazione del programma umanitario “Petrolio in cambio di cibo” in Iraq.

 

Si è chiusa senza ulteriore spargimento di sangue la vicenda di Andahuaylas, la località andina del Perù meridionale in cui a Capodanno un gruppo di riservisti aveva preso possesso di una caserma della polizia. Poco fa, l’esercito ha arrestato Antauro Humala, il capo del miliziani che chiedevano le dimissioni del presidente Toledo. Ma non sono mancati momenti di tensione, come ci riferisce Maurizio Salvi:

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Il governo ha decretato il coprifuoco e inviato nella cittadina molte centinaia di agenti della polizia e soldati addestrati a risolvere difficili situazioni come quella determinata da Humala e dai suoi uomini, tutti militari di grande esperienza che hanno partecipato alla guerra contro l’Ecuador e alla repressione della guerriglia di Sendero Luminoso. Le autorità avrebbero voluto chiudere la vicenda già ieri, magari con un blitz, ma i piani del presidente Toledo si sono complicati quando la popolazione di Andahuaylas, e di altre località del sud del Perù, ha manifestato solidarietà ai rivoltosi. La gente che appoggia Humala ha addirittura sequestrato quattro militari pesantemente armati e li ha consegnati ai riservisti che già avevano nelle loro mani una decina di agenti di polizia. Per evitare uno spargimento di sangue, la Chiesa cattolica e l’Ufficio del difensore del popolo hanno lavorato a tempo pieno grazie anche ai buoni uffici di padre José Domingo Paniza, parroco di San Geronimo.

 

Maurizio Salvi, per la Radio Vaticana.

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In Argentina il padre di una delle 188 vittime del rogo scoppiato nella discoteca di Buenos Aires si è dato fuoco durante i funerali che si sono svolti ieri nella capitale. Ma non è stato l’unico atto di protesta. Migliaia di argentini hanno manifestato, infatti, nelle strade di Buenos Aires per chiedere le dimissioni del sindaco, Anibal Ibarra, e per invocare il rafforzamento delle norme di sicurezza nelle sale di spettacolo. Gli inquirenti ritengono che qualcuno abbia acceso un fuoco di bengala nella folla, incendiando il soffitto. Al momento dell’incendio, le uscite di sicurezza erano bloccate.

 

Pace fatta tra il presidente del Consiglio italiano, Silvio Berlusconi, e Roberto Del Bosco, il muratore mantovano che la sera dell’ultimo dell’anno aveva scagliato un cavalletto contro il premier a Piazza Navona. I due si sono sentiti oggi per telefono dopo che lo stesso presidente del Consiglio ha ricevuto una lettera di scuse del giovane. Il premier ha deciso di non sporgere querela nei confronti del mantovano.

 

 

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