RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno XLIX n. 51 - Testo della trasmissione domenica 20 febbraio 2005

 

Sommario

 

 IL PAPA E LA SANTA SEDE:

Il ministero petrino è al servizio dell’unità della Chiesa: lo ribadisce il Papa all’Angelus, spiegando di sentire “particolarmente vivo nell’animo” l’invito di Gesù a Pietro di farsi pastore     

 

Attesa per il Documento di Giovanni Paolo II in tema di comunicazioni sociali, che sarà presentato domani: intervista con l’arcivescovo John Foley

 

Con noi, mons. Migliore commenta il voto dell’altro ieri sera sulla clonazione umana al Palazzo di Vetro di New York.

 

IN PRIMO PIANO:

La Spagna al voto sulla Costituzione europea: scontato il “si” ma si teme l’astensionismo: ai nostri microfoni, Gabriela Canas di “El Pais”

 

In Kenya, corruzione diffusa e contrasti sulla distribuzione delle terre creano tensioni: ce ne parla padre Giuseppe Caramazza

 

Dal Rapporto di “Medici Senza Frontiere” sui mass media e le emergenze umanitarie emergono ingiusti coni d’ombra : con noi Stefano Savi

 

Contrastato verdetto al Festival di Berlino tra giusti riconoscimenti e dimenticanze. Da parte sua, la Giuria “Signis” premia il film di Marc Rothemund, “Sophie Scholl – Gli ultimi giorni”.

 

CHIESA E SOCIETA’:

In occasione del Consiglio ecumenico delle Chiese, in corso a Ginevra, i delegati del Pacifico esprimono preoccupazione per le conseguenze del surriscaldamento globale

 

La Conferenza episcopale spagnola stanzia oltre 300 mila euro per progetti pastorali in 21 Paesi di missione

 

Le legge italiana sulla fecondazione artificiale è il tema della tavola rotonda promossa dai Camilliani il prossimo 24 febbraio a Roma

 

Compie 25 anni il primo corso di studi sul Cristianesimo attivato presso un ateneo statale in India

 

In Mozambico, ancora oggi solo il 17 per cento della popolazione rurale può accedere all’acqua potabile

 

Si diffonde l’epidemia segnalata lo scorso mese di dicembre nei pressi di una miniera diamantifera nella Repubblica Democratica del Congo.

 

24 ORE NEL MONDO:

Dall’Iraq notizia di un soldato americano e tre iracheni uccisi. Resta l’eco della manifestazione di ieri a Roma per la liberazione di Giuliana Sgrena, raccontata ampiamente dalle tv arabe

 

Urne aperte in Portogallo per le elezioni parlamentari. Scontata la vittoria del partito socialista.

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

20 febbraio 2005

 

“IL MINISTERO PETRINO È ESSENZIALMENTE SERVIZIO ALL’UNITÀ DELLA CHIESA”:

LO RIBADISCE GIOVANNI PAOLO II ALL’ANGELUS, SPIEGANDO DI SENTIRE

“PARTICOLARMENTE VIVO NELL’ANIMO” L’INVITO DI GESÙ A PIETRO:

 PASCI I MIEI AGNELLI… PASCI LE MIE PECORELLE

 

“Il ministero petrino è essenzialmente servizio all’unità della Chiesa”: lo ribadisce Giovanni Paolo II all’Angelus ricordando la solenne celebrazione eucaristica che, ieri nella Basilica di San Pietro, ha concluso la settimana di Esercizi Spirituali ai quali ha preso parte insieme con molti collaboratori della Curia Romana. Le parole del Papa pronunciate personalmente prima della recita della preghiera mariana in latino, affidata invece a mons. Leonardo Sandri, hanno suscitato un sentito applauso da parte di quanti erano raccolti in Piazza San Pietro. Il servizio di Fausta Speranza:

 

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Sento particolarmente vivo nell’animo l’invito di Gesù a Pietro: “Pasci i miei agnelli… Pasci le mie pecorelle”: è quanto confida il Papa spiegando che la contemplazione del Mistero eucaristico è la fonte da cui trae vigore sempre nuovo la comunione tra le membra del Corpo mistico di Cristo.

 

“E’ in questa prospettiva che acquista piena evidenza il peculiare compito affidato a Pietro e ai suoi Successori”: suggerisce Giovanni Paolo II, aggiungendo che “il ministero petrino è essenzialmente servizio all’unità della Chiesa”. E il Papa ricorda che alle parole di Gesù: “Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa” (Mt 16,18) si aggiungono altre confortanti parole: “Io ho pregato per te [Simone], che non venga meno la tua fede; e tu, una volta ravveduto, conferma i tuoi fratelli”.

 

E, dunque, da ciò nasce la preghiera del Papa:

 

“A Lui, Buon Pastore, affido l’intero Popolo di Dio in questo cammino quaresimale verso la Pasqua”.

 

Una preghiera alla quale si unisce l’invocazione del sostegno di Maria, Madre della Chiesa.  Dopo la recita dell’Angelus, il saluto, in particolare, in sloveno ai pellegrini provenienti da Murska Sabota e Stranice in Slovenia. E il pensiero ai fedeli delle parrocchie di Nostra Signora del Santissimo Sacramento e dei Santi Martiri Canadesi in Roma, come pure ai gruppi provenienti da alcune Diocesi siciliane e a quelli dalla diocesi di Anagni.

 

A tutti l’augurio di una Buona Domenica.

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ATTESA PER IL DOCUMENTO DEL PAPA IN TEMA DI COMUNICAZIONI SOCIALI

CHE SARA’ PRESENTATO DOMANI

 ALL’ASSEMBLEA PLENARIA DEL RELATIVO PONTIFICIO CONSIGLIO

- Intervista con l’arcivescovo John Foley -

 

Un nuovo documento del Papa in tema di comunicazioni sociali sarà presentato domani, giorno di avvio della Plenaria del Pontificio Consiglio delle comunicazioni sociali, in Vaticano. Si tratta di una Lettera Apostolica per il 40.mo del Decreto conciliare Inter Mirifica.  Sullo sfondo restano gli interrogativi sui nuovi orientamenti delle comunicazioni sociali nella Chiesa in questo nuovo millennio. Temi ai quali sarà dedicato prossimamente anche un congresso mondiale. Ma parlare di Dio all’uomo di oggi e come evangelizzare attraverso i mass media?  Ascoltiamo, nell’intervista di Giovanni Peduto, l’arcivescovo presidente del dicastero, mons. John Foley:

 

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R. – Gesù stesso ha fatto una comunicazione perfetta nel senso che il Verbo è diventato uomo. Penso che per tutti noi Gesù stesso dovrebbe essere il messaggio più importante nella storia e nella nostra vita. Dobbiamo diffondere di più la storia e la buona novella di Gesù.

 

D. – Eccellenza, i pregi e i difetti dei mass media oggi?

 

R. – Certamente i mass media possono unire le persone. Abbiamo visto nella tragedia dello tsunami la reazione della gente in tutto il mondo e questo grazie ai mass media che hanno reso presente questa tragedia: tutti sono venuti a conoscenza dei bisogni di quella gente e li hanno aiutati. E’ stato un trionfo dei mass media che hanno creato uno spirito di solidarietà in tutto il mondo. Il problema è che ci sono persone che lavorano nei mass media, politici o uomini che cercano di influenzare l’opinione pubblica, che possono mentire, che possono istigare la gente contro altre persone. I media possono essere usati come un mezzo per dividere piuttosto che unire. Il Santo Padre stesso ha detto una volta, quando parlai con lui a riguardo del valore dei suoi gesti simbolici, che la parola ‘simbolo’ viene da una parola greca che significa portare insieme e che la radice della parola diavolo deriva da una parola greca che significa dividere, distruggere. Per noi, i mezzi di comunicazione devono essere fonte di unità e di solidarietà, di verità e non di divisione e di menzogna.

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COMMENTI SOSTANZIALMENTE POSITIVI DELLA SANTA SEDE

AL VOTO SULLA CLONAZIONE UMANA AL PALAZZO DI VETRO DI NEW YORK

 

Commenti sostanzialmente positivi da parte dell’Osservatore permanente della Santa Sede presso le Nazioni Unite, mons. Celestino Migliore, per il voto dell’altro ieri sera al Palazzo di Vetro di New York sulla clonazione umana. La Commissione giuridica dell’Assemblea generale dell’ONU, dopo un acceso dibattito, si è pronunciata a favore di una risoluzione non vincolante che raccomanda ai governi di vietare ogni forma di clonazione umana, comprese le tecniche utilizzabili per le ricerche scientifiche sulle cellule staminali embrionali. Ma sentiamo lo stesso mons. Migliore al microfono di Stefano Leszczynski:

 

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R. – L’iniziativa nacque un paio d’anni fa e si profilò subito una polarizzazione tra fautori del bando totale della clonazione umana e fautori di un bando parziale, che proscrive la clonazione riproduttiva ma permette la terapeutica. La Santa Sede è per il bando totale perché, confortata dalle promesse della medicina, che già intravede la possibilità di usare con successo le cellule staminali adulte, non può tollerare l’uso e la distruzione di embrioni umani.

 

D. – Si tratta tuttavia di un atto non vincolante. Qual è, quindi, la reale portata di questa dichiarazione?

 

R. – L’importanza risalta anzitutto dal testo, che chiede agli Stati di proibire tutte le forme di clonazione contrarie alla dignità umana e alla protezione della vita. E in questo c’è un riferimento alla indisponibilità dell’embrione umano. Forse, però, si capisce meglio ancora dalla procedura seguita. Infatti, al termine di un tormentato dibattito vennero introdotti tre emendamenti, due dei quali miravano ad espungere dal testo ogni riferimento alla protezione della vita umana nelle tecniche della clonazione. Prima ancora dell’adozione finale del testo, non emendato, è proprio il fermo rigetto di questi due emendamenti da parte di una maggioranza dell’assemblea che ha lanciato un segnale inequivocabile.

 

D. – Lei è intervenuto anche nel contesto delle dichiarazioni di voto. Si è detto soddisfatto ...

 

R. – La Santa Sede sarebbe stata felice di vedere un’adozione consensuale e generale del testo che contiene riferimenti alla protezione e alla dignità della vita umana. Tuttavia, è confortante il segnale lanciato e premiato dalla votazione. C’è da sperare che questo venga preso come punto di partenza per promuovere senza sosta il progresso delle scienze mediche, avendo sempre presente e fermo il rispetto della vita umana.

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OGGI IN PRIMO PIANO

20 febbraio 2005

 

LA SPAGNA OGGI AL VOTO PER IL REFERENDUM

SUL TRATTATO COSTITUZIONALE EUROPEO:

SI PREVEDE LA VITTORIA DEI “SI” MA SI TEME ANCHE UN ALTO ASTENSIONISMO

- Intervista con Gabriela Canas -

 

In Spagna, oltre 34 milioni di persone sono chiamate oggi alle urne per il referendum sul Trattato costituzionale europeo, sottoscritto a Roma dai capi di Stato e di governo lo scorso 29 ottobre. I reali spagnoli sono stati tra i primi a votare. Secondo i sondaggi, dovrebbero vincere i ‘sì’ ma il governo di Madrid teme un alto astensionismo. Lo scrutinio, di cui si conosceranno i risultati già questa sera, è guardato con molto interesse perché la Spagna è il primo Paese dell’Unione a sottoporre la Costituzione europea a consultazione popolare dopo l’approvazione parlamentare in Lituania, Ungheria e Slovenia. Sul voto in Spagna, Fausta Speranza ha intervistato Gabriela Canas del quotidiano spagnolo ‘El Pais’:

 

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R. – CREO QUE LA MAYOR PARTE …

Credo che la maggior parte dei votanti sia a favore della Costituzione europea, e sia soprattutto a favore dell’Europa. E’ interessante il fatto che anche coloro che criticano la Costituzione europea, senza dubbio, chiedono “più Europa”, cioè c’è un grande europeismo. L’unica questione è il livello di   partecipazione al referendum. Si suppone che, come nelle ultime elezioni europee che hanno visto una partecipazione in Spagna di circa il 45 per cento, la partecipazione possa essere minore e questo è molto preoccupante per il governo spagnolo.

 

D. – Secondo lei, gli spagnoli come guardano a Bruxelles? Intendo, quali sono le speranze più importanti per il futuro, per quanto riguarda il ruolo dell’Unione?

 

R. – BUENO, PARA ESPANA …

Per la Spagna, il progetto europeo è stato sempre molto importante e ha comportato un aiuto ed una politica di coesione importantissima. Dopo una lunga dittatura, esiste un sentimento di grande apprezzamento del progetto europeo: viene visto come l’unione di chi lotta per la pace, per l’uguaglianza, per la democrazia e per una garanzia di sicurezza e di democrazia per i nostri figli e i nostri nipoti.

 

D. – L’anno scorso, in marzo, l’attacco terroristico a Madrid fu considerato da tutti i cittadini dell’Unione come un attacco al cuore dell’Europa stessa. Come ricorda ora questo fatto Madrid in occasione del voto?

 

R. – YO CREO QUE PRECISAMENTE …

Credo che l’attacco terroristico dell’11 marzo abbia dimostrato precisamente che l’Europa è sensibile. L’Europa ha guardato alla Spagna e ha offerto il suo aiuto in tema di terrorismo. E ha dato il via alla clausola di solidarietà che si trova nella Costituzione europea, in modo che tutti gli Stati membri diano il loro aiuto al Paese che abbia sofferto un attacco terroristico. Credo che questo concetto di solidarietà europea in Spagna sia stato apprezzato molto e credo che abbia aperto un nuovo cammino per la Spagna e per l’Europa: un nuovo modo di essere solidali quando un Paese si trova in un momento di sofferenza speciale.

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IN KENYA, LA CORRUZIONE DIFFUSA E I CONTRASTI SULLA DISTRIBUZIONE

DELLE TERRE CREANO TENSIONI ALL’INTERNO DELLA SOCIETA’ DEL PAESE AFRICANO

- Ce ne parla padre Giuseppe Caramazza -

 

“Saccheggi massicci dei fondi pubblici e corruzione gigantesca, con un impatto molto pesante sull’economia del Paese”: è il duro attacco lanciato nei giorni scorsi dall’ambasciatore britannico a Nairobi, Edward Clay, contro il governo keniano. La corruzione, secondo il diplomatico, coinvolgerebbe anche alcuni ministri. Intanto, nelle ultime settimane, scontri fra etnie hanno provocato oltre 30 vittime in diverse parti del Paese. Ma attualmente qual è la situazione in queste aree, si può parlare ancora di crisi nel Paese africano? Eugenio Bonanata lo ha chiesto a padre Giuseppe Caramazza, missionario comboniano, da diversi anni in Kenya:

 

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R. – La crisi per il momento sembra essere rientrata, però, secondo me, non è vero che questi scontri sono avvenuti a causa dell’acqua. L’acqua viene usata dai politici come una scusa. Di fatto ci sono motivazioni politiche in questi scontri. I masai dovrebbero essere coloro che controllano la terra, ma di fatto la terra è stata venduta già da molto tempo ai kiquio.

 

D. – Lei afferma che alla base di tutto c’è la questione delle terre contese?

 

R. – Soprattutto è contesa una grande estensione che il governo ha acquisito al momento dell’indipendenza. Queste terre vengono ora restituite al popolo, ma invece che essere restituite ai masai, vengono restituite alle famiglie vicine – politicamente ed economicamente – ai ministri. La distribuzione della terra viene quindi fatta secondo dei criteri che non sono corretti. Dalla parte dei masai ci sono dei politici che aizzano i giovani contro le persone già presenti sul terreno.

 

D. – Tuttavia le scarse piogge di dicembre influiranno sui raccolti e dunque la popolazione nel prossimo futuro avrà maggiori disagi di tipo alimentare?

 

R. – La crisi alimentare c’è e c’è sempre stata in Kenya. Non è però dovuta alla mancanza di pioggia, ma alla mancanza di coerenza politica. Migliaia di ettari di terreno, e tra l’altro i più fruttuosi, invece di produrre cibo per il Kenya, producono grano per l’Europa.

 

D. – Secondo una stima diffusa dal governo, Nairobi ospita circa 130 mila bambini di strada. Chi sono questi ragazzi e come vivono la propria quotidianità?

 

R. – Prima di tutto non è assolutamente vero che ci siano 130 mila bambini di strada. La cifra è – secondo me – gonfiata. E’ sufficiente girare per le strade di Nairobi per rendersi conto che questo non può essere vero. A Nairobi sono presenti più di mille ONG, che si occupano dei bambini di strada: sarebbe quindi sufficiente che ognuna di queste si desse da fare per 10 bambini e non ci sarebbe più il problema. Un problema che certamente esiste, perché ci sono bambini abbandonati o quanto meno lasciati in strada, ma non in questi numeri. I bambini di strada esistono perché non esiste il lavoro per tutti e dunque molte famiglie si vedono costrette a lasciare i figli per la strada.

 

D. – Cosa sta facendo la Chiesa in Kenya?

 

R. – La Chiesa sta cercando veramente di tappare le falle del governo. Se non ci fosse, il sistema sanitario sarebbe in ginocchio così come le scuole non funzionerebbero; la Chiesa rappresenta la coscienza del Paese.

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RAPPORTO DI MEDICI SENZA FRONTIERE SUI MASS MEDIA E LE EMERGENZE UMANITARIE: EMERGONO INGIUSTI CONI D’OMBRA

- Con noi Stefano Savi -

 

Crisi dimenticate: quando il silenzio uccide. Medici senza frontiere ha presentato in questi giorni il primo rapporto sui mass media e le emergenze umanitarie. Gli ultimi sei mesi del 2004, monitorati dall’osservatorio sulle crisi dimenticate, hanno messo in evidenza come la situazione in Iraq e la guerra contro il terrorismo abbiano rappresentato il principale interesse dei mezzi di informazione italiani. Nello stesso periodo, invece, scarsissima attenzione hanno ricevuto diverse drammatiche crisi umanitarie. Il servizio di Francesca Sabatinelli:

 

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Colombia, Indonesia, Somalia, Liberia, Etiopia, Repubblica Democratica del congo, Burundi, Nord Uganda, Afghanistan. Sono le crisi umanitarie dimenticate, alle quali si deve aggiungere la tubercolosi. Crisi, alle quali telegiornali di Rai, Mediaset e La 7 hanno dedicato complessivamente 15 minuti su 1266 ore totali di programmazione. Il che significa un vero e proprio cono d’ombra mediatico: un silenzio che uccide, spiega il direttore di Medici Senza Frontiere Italia, Stefano Savi:

 

“Si tratta delle crisi che Medici senza frontiere ritiene non siano propriamente rappresentate nei media italiani. In effetti non hanno ricevuto quella copertura necessaria per far capire al pubblico italiano quello che accade alle popolazioni del mondo. Non parlo di scelte politiche, di interventi militari o quant’altro, parlo delle malattie che stanno falciando intere popolazioni, parlo dei diritti che queste popolazioni hanno e parlo anche dei doveri che la comunità internazionale ha verso queste popolazioni”.

 

E’ quella irachena la crisi alla quale i telegiornali hanno prestato maggiore attenzione, ma anche in questo caso, tolto lo spazio dedicato al conflitto e al dibattito politico, le condizioni di vita della popolazione e gli interventi umanitari realizzati hanno occupato solo lo 0,5 per cento dello spazio totale. Anche per la carta stampata il discorso non cambia: a spiccare per il suo impegno il quotidiano cattolico Avvenire, che ha dedicato maggiore spazio all’emergenza umanitaria. Ancora Savi:

 

“Con un pubblico più attento, Medici senza frontiere può avere una capacità di intervento maggiore e i governi, magari, riescono a rendersi conto che devono intervenire anche con accordi bilaterali perché non è giusto che popolazioni non abbiano riconosciuti dei diritti che sono fondamentali. I media sono sottoposti a pressioni, per cui bisogna anche cercare di capire se è possibile intervenire in base a un interesse che è abbastanza apolitico. Non è questione di politica, è questione di umanità”.

 

Auditel, logiche politico-economiche: a questo rispondono le scelte editoriali. E le crisi umanitarie non sono certo un prodotto particolarmente spendibile.

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CONTRASTATO VERDETTO AL FESTIVAL DI BERLINO

TRA GIUSTI RICONOSCIMENTI E DIMENTICANZE.

DA PARTE SUA, LA GIURIA “SIGNIS” PREMIA IL FILM DI MARC ROTHEMUND,

“SOPHIE SCHOLL – GLI ULTIMI GIORNI”

 

Contrastato verdetto alla 55.ma edizione del Festival di Berlino, che riconosce cinematografie “nascoste” come quelle africane e orientali, dimenticandosi però dell’acclamato “Il sole” di Aleksandr Sokurov. La Giuria ecumenica “Signis”  premia l’intensa prova di Marc Rothemund “Sophie Scholl – Gli ultimi giorni”, cui va anche l’Orso d’Argento per la regia e la migliore attrice. Il servizio è di Luca Pellegrini:

 

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Una clamorosa dimenticanza a conclusione della 55.ma edizione della “Berlinale”, quella nei confronti di Aleksandr Sokurov e del suo “Il sole”, terzo capitolo della trilogia “politica” novecentesca dedicata al potere. Dopo le figure di Hitler e Lenin, l’indagine si sofferma sull’imperatore Hiroito e la scioccante perdita della sua “divinità” con le conseguenti ripercussioni sociali e politiche. Fin dai tempi dello splendido “Madre e figlio”, Sokurov lo si conosce ed apprezza per essere un autore capace di preziose indagini e acute riflessioni condotte in perfetto e raffinato stile “cameristico”. Fortunatamente gli spettatori italiani potranno valutare personalmente la pellicola che uscirà in aprile, distribuita dall’Istituto Luce.

 

Orso d’Oro assegnato, invece, dalla Giuria presieduta da Roland Emmerich, alla versione afro-musical della tragedia di “Carmen”, firmata dal sudafricano Marc Dornford-May e i due giusti riconoscimenti al tedesco “Sophie Scholl – Gli ultimi giorni”, di Marc Rothemund con una bravissima protagonista, Julia Jentsch. Film che si aggiudica anche il Premio della Giuria ecumenica “Signis”. Si raccontano gli ultimi sei giorni di vita di Sophie Scholl, una giovane donna tedesca legata al gruppo della “Rosa bianca”, che resistette al nazismo fino al tragico epilogo. I giurati “ecumenici” hanno messo in evidenza come “i giudizi umani e critici di Sophie sono incarnati nella sua visione cristiana” attraverso gli interrogativi psicologici che la oppongono ai criminali nazisti. “La risonanza contemporanea del film – recita la motivazione – è impreziosita dalla sua capacità di suscitare un dialogo sulla visione cristiana della giustizia e della libertà”. Ancora una volta, ecco un bell’esempio di coraggio civile e di “resistenza contro le avverse strutture di potere” che il cinema propone scrutando i capitoli più bui e difficili della storia umana.

 

Riconoscimenti del “Signis” vanno anche a “Va, vis et deviens” di Radu Mihaileanu, presentato nella sezione “Panorama”: toccante storia di un ragazzino etiope di radici cristiane che da un campo profughi in Sudan, spacciato per ebreo, viene condotto in Israele, un “viaggio meritevole verso la crescita spirituale, la vita e il divenire”. E riconoscimenti anche alla pellicola della regista israeliana “On the Objection Front”, nella sezione “Forum”, in cui sei soldati israeliani, dopo anni di servizio in un campo profughi, rifiutano l’annuale richiamo come riservisti, denunciando un momento di difficile conversione in una società dalle profonde tensioni e trasformazioni.

 

Per la Radio Vaticana, Luca Pellegrini.

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CHIESA E SOCIETA’

20 febbraio 2005

 

A GINEVRA, IN OCCASIONE DEL CONSIGLIO ECUMENICO DELLE CHIESE,

I DELEGATI DEL PACIFICO ESPRIMONO PREOCCUPAZIONE PER LE CONSEGUENZE

DEL SURRISCALDAMENTO GLOBALE. INOLTRE, I RELIGIOSI SOTTOLINEANO

GLI EFFETTI DEGLI ESPERIMENTI ATOMICI CONDOTTI NELLE PROPRIE REGIONI

DURANTE I DECENNI SCORSI

 

GINEVRA. = “Il cambiamento climatico è per noi una questione di vita o di morte”. E’ quanto emerge da un comunicato stampa dei delegati delle Chiese del Pacifico  riuniti in questi giorni a Ginevra in occasione del Consiglio ecumenico delle Chiese (Cec). I rappresentanti religiosi del Pacifico hanno formulato un appello congiunto alla solidarietà dei cristiani del mondo intero e hanno trasmesso le loro raccomandazioni alla Cec. Molti oratori del “continente liquido” hanno espresso pubblicamente le loro inquietudini sul riscaldamento globale, le cui conseguenze sono l’innalzamento del livello dei mari, l’erosione e la perdita di raccolti su molte delle piccole isole del Pacifico, disseminate su milioni di chilometri di oceano. Selai Cati, rappresentante della Chiesa protestante di Kiribati (arcipelago di 33 isole situato tra le Isole Marshall e le Hawai, a nord delle Isole Salomon, Tuvalu, Samoa e Cook), ha chiesto agli Stati Uniti e all’Australia di ratificare il protocollo di Kyoto (firmato da 141 Paesi, 37 dei quali industrializzati, e ufficialmente entrato in vigore il 16 febbraio scorso). In particolare, il pastore Gregor Handerson, della Chiesa Unita australiana, si è detto “umiliato” per il fatto che il suo Paese sia tra quelli che contribuiscono alla tragedia del cambiamento climatico. Oltre alla minaccia del surriscaldamento globale, i delegati delle Chiese cristiane hanno voluto sottolineare la questione dell’inquinamento nucleare, visto che tra il 1946 e il 1996 sono stati effettuati 322 esperimenti atomici nella regione e le vittime delle esplosioni ancora aspettano di essere risarcite. (E. B.)

 

 

AIUTARE LE COMUNITA’ PIU’ SVANTAGGIATE ALLA FORMAZIONE DEGLI OPERATORI

E ALLA REALIZZAZIONE DI INFRASTRUTTURE NECESSARIE PER IL PERCORSO

DI EVANGELIZZAZIONE. LA CONFERENZA EPISCOPALE SPAGNOLA, CON IL FONDO

“NUOVA EVANGELIZZAZIONE”, DESTINA OLTRE 300 MILA EURO

A PROGETTI  PASTORALI IN 21 PAESI DI MISSIONE

 

MADRID. = Il Comitato esecutivo della Conferenza Episcopale Spagnola (CEE) ha approvato nella sua ultima riunione la proposta della Commissione Consulente del Fondo “Nuova Evangelizzazione" di concedere 35 sussidi ad altrettanti progetti in diversi Paesi. Il valore complessivo dell’operazione è di oltre 300 mila euro. Il Perù, con i finanziamenti di sei progetti, è la nazione che riceverà più aiuti seguito dell'Ecuador con tre. Due progetti avranno copertura anche in Brasile, Colombia, Argentina, Filippine, Angola, Israele e Repubblica Centroafricana. Il resto degli aiuti saranno destinati, fra gli altri Paesi, ad Angola, Bolivia, Costa d’Avorio, Cile, Niger, Repubblica Dominicana, Ruanda, Russia e Venezuela. Il Fondo Nuova Evangelizzazione è stato creato nel 1997 dalla Conferenza Episcopale Spagnola per aiutare le Chiese di America Latina, Africa, Asia ed Europa dell’Est che hanno necessità di risorse economiche per portare a termine i programmi pastorali, per la formazione degli operatori e per costruire le infrastrutture necessarie all'evangelizzazione. Il Fondo costituisce uno strumento affinché tutti i fedeli partecipino alla diffusione del Vangelo aiutando le comunità ed i fratelli che vivono in situazioni di povertà. Durante l’anno, valutato ogni singolo progetto, la Commissione Consulente approva gli aiuti da assegnare. Le risorse per i sussidi vengono dai contributi annuali della Conferenza Episcopale Spagnola, delle diocesi spagnole, degli Istituti di Vita Consacrata e delle donazioni dei fedeli. Dalla sua creazione, il Fondo "Nuova Evangelizzazione" ha destinato aiuti economici per circa 700 progetti di evangelizzazione, solo l’anno scorso sono stati concessi aiuti a 100 progetti per un totale di un milione di euro. (E. B.)

 

 

LA LEGGE ITALIANA SULLA FECONDAZIONE ARTIFICIALE E’ IL TEMA

DELLA TAVOLA ROTONDA PROMOSSA DALLA CONGREGAZIONE

DEI MINISTRI DEGLI INFERMI (CAMILLIANI) IL PROSSIMO 24 FEBBRAIO

 

ROMA. = La legge italiana sulla fecondazione artificiale è il tema della tavola rotonda promossa dalla Congregazione dei Ministri degli Infermi (Camilliani), che si terrà il 24 febbraio prossimo a Roma presso l’Istituto Internazionale di Teologia Pastorale Sanitaria Camillianum. Il legittimo desiderio di avere dei figli può giustificare l’utilizzo di pratiche "zootecniche" nella complessa esperienza umana della procrea­zione? A questa domanda cercheranno di dare una risposta Maria Luisa Di Pietro, dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, che parlerà de “I problemi etici legati alla fecondazione artificiale e accompagnamento delle coppie sterili”. Invece, Angel Rodriguez Luño della Pontificia Università della Santa Croce, proporrà un approfondimento su “La legge italiana sulla fecondazione assistita: una legge prudenziale”. Infine, Adriano Pessina, dell’Università Cattolica di Milano, concluderà i lavori con il suo intervento “Procreare o progettare? Aspetti fisiologici”. Come riporta il comunicato dei Camilliani, nel febbraio 2004 è stata emanata la legge che consente alle coppie che non riescono ad avere figli di avere accesso alla procreazione medi­cal­mente assistita. In particolare - si ricorda - “vi possono accedere solo coppie eterosessuali ed è previsto l’esclusivo impiego di gameti provenienti dalla coppia stessa. I quattro referendum recentemente proposti mirano a modificare la legge in punti fondamentali. Ma il Magistero cattolico – proseguono i religiosi -“si è pronunciato contro la legittimità morale di ogni tecnica di procreazione extracorporea, omologa ed eterologa, mentre questa legge avalla la prassi della fecondazione in vitro”. I Ministri degli Infermi insistono infine sul fatto che “la problematica delle coppie sterili invita la pastorale ad una più esplicita attenzione verso di loro e ad un accompagnamento capace di orientare verso altre forme di donazione, inclusa quella dell’adozione”. (D. D.)

 

 

compie 25 anni il primo corso di studi sul “Cristianesimo” attivato presso un Ateneo STATALE In India. fedeli e società civile

tracciano un bilancio LUSINGHIERO PER IL servizio reso alla comunita’

 

BANGALORE. = Il corso di studi sul “Cristianesimo” è stato aperto nel 1980 presso l’Università pubblica di Mysore, nell’omonimo distretto dello Stato del Karnataka, in India sud-occidentale. L’Ateneo è stato il primo istituto pubblico nel Paese indiano a inaugurare un corso del genere, seguito poi dalle Università di Madras e di Mangalore.  Oggi, dopo 25 anni, fedeli cristiani e studenti, autorità civili e amministrative, intellettuali cristiani e non, tracciano il primo bilancio. Il corso, cercando di far conoscere la natura e il messaggio della fede cristiana, ha offerto un prezioso servizio in un contesto in cui gruppi fondamentalisti indù, a tratti, hanno anche cercato di denigrarlo. Infatti, spesso, missionari e fedeli cristiani sono stati accusati di voler convertire gli indù e di svolgere servizio sociale nella società indiana “per secondi fini”. Ricordando l’anniversario, il Salesiano padre Paul Puthanangady ha sottolineato di aver raccolto frutti non solo sul piano accademico. “Abbiamo offerto un insegnamento di tipo carismatico – ha affermato - che ha unito alla didattica una testimonianza di vita. Questo è avvenuto grazie al primo docente, padre D.S. Amalorpavadass, un profeta, un vero discepolo di Cristo, che ha promosso il dialogo fra religioni e culture, un uomo che si è adoperato per mettere in pratica il Concilio Vaticano II, integrandolo nella dimensione religiosa dell’India”. Anche il Vescovo di Mysore, Mons. Thomas Vazhapilly ha ricordato la lungimiranza del suo predecessore, il Vescovo Mathias Fernandez, che si adoperò presso le autorità civili per fondare il corso in un istituto statale. Mons. Vazhapilly ha sottolineato che esso “semina armonia e pace nelle coscienze dei giovani indiani” e che continuerà a farlo, migliorando la percezione del Cristianesimo in India e spiegandone la autentica natura. (E. B.)

 

 

IN MOZAMBICO, PAESE DI CIRCA 20 MILIONI DI ABITANTI, ANCORA OGGI SOLO IL 17% DELLA POPOLAZIONE RURALE PUO’ ACCEDERE ALL’ACQUA POTABILE.

IL PROGETTO DELL’ONG “CUAMM MEDICI CON L’AFRICA”

NELLA REGIONE DELLA ZAMBESIA PER L’ACQUISTO DI MATERIALE SANITARIO DI BASE

 

ROMA. = In termini di stato di salute e di funzionamento del sistema sanitario la regione della Zambesia è una delle aree più bisognose del Mozambico. Gli indici di mortalità e morbilità non sono stati rilevati, tuttavia si suppone che siano elevati soprattutto per il basso tasso di utilizzazione dei servizi sanitari di base. Le condizioni indigenti di quest’area, che comprende circa 700 mila abitanti, sono dovute principalmente allo sfruttamento coloniale, alla virulenza della guerra, al degrado dell’ambiente e delle condizioni socio-economiche, alle difficoltà di comunicazione e al sovrapopolamento. Il progetto dell’Ong “CUAMM Medici con l’Africa” mira ad espandere l’utilizzazione dei servizi sanitari di base esistenti. L’aumento di attività determinerà un aumento della spesa sanitaria corrente cui le autorità sanitarie distrettuali non possono far fronte con le attuali risorse a disposizione. Dunque, per evitare l’arresto dei servizi, il progetto sosterrà finanziariamente parte del deficit dei distretti attraverso l’acquisto di materiale sanitario di base. Inoltre, si punterà anche alla riduzione degli sprechi. Il tutto, in un Paese come il Mozambico che conta un medico ogni 36 mila persone e dove la spesa sanitaria pro capite è di 5 dollari. (E. B.)

 

 

SONO 61 LE VITTIME PER LA DIFFUSIONE DI UN’EPIDEMIA NEI PRESSI DELLA MINIERA DIAMANTIFERA DI ZOBIA NELLA REPUBBLICA DEMOCRATICA DEL CONGO.

LA SITUAZIONE PEGGIORA DOPO I PRIMI CASI SEGNALATI LO SCORSO DICEMBRE

 

KHINSHASA. = Un’epidemia tra i minatori in Ituri, regione nel nord - est della Repubblica Democratica del Congo, ha provocato 61 vittime. Lo hanno riferito nei giorni scorsi i medici dell’Organizzazione mondiale della Sanità (Oms) che ha inviato una squadra di emergenza sul posto. La malattia, una forma di grave infezione polmonare che provoca morte in assenza di cure, si è diffusa nei dintorni della miniera di diamanti di Zobia, 300 chilometri a nord di Kisangani. Circa 7000 minatori, temendo il contagio, hanno abbandonato la zona. La malattia respiratoria, che può essere debellata con l’uso di antibiotici, è diffusa da ratti e pulci ma si trasmette anche da persona a persona. La difficoltà nel raggiungere il luogo del focolaio, per ragioni logistiche ma anche per l’instabilità della regione, hanno fatto velocemente peggiorare la situazione dopo i primi casi segnalati a dicembre. (E. B.)

 

 

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24 ORE NEL MONDO

20 febbraio 2005

- A cura di Amedeo Lomonaco -

 

In Iraq, un soldato statunitense è stato ucciso durante un’operazione militare nella provincia di Al Anbar e a Falluja sono stati trovati i corpi di tre soldati iracheni. Il bilancio ufficiale dei morti causati dagli attentati condotti nella giornata di ieri è salito, inoltre, a 35 vittime. Ha ricevuto vasta eco, intanto, la manifestazione organizzata ieri a Roma per chiedere la liberazione della giornalista italiana, Giuliana Sgrena, rapita in Iraq lo scorso 4 febbraio. L’emittente ‘Al Arabiya’ ha trasmesso un servizio e varie immagini del corteo sono state commentate da un cronista. La tv araba ha anche proposto un appello lanciato da un esponente della comunità musulmana in Italia per ottenere il rilascio dell’inviata del ‘Manifesto’. La partecipazione alla manifestazione è stata alta: secondo gli organizzatori, hanno sfilato almeno mezzo milione di persone. Ascoltiamo alcune testimonianze raccolte da Paolo Ondarza:

 

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R. – Prima di tutto siamo qui perché è una donna e poi perché dimostriamo per la pace e chiaramente per il ritiro delle truppe italiane.

 

R. – Stimiamo questa giornalista con cui abbiamo avuto, tra l’altro, un incontro un mese fa; ci sembra una persona coraggiosa, leale, molto coerente.

 

D. – Vedendo il video in televisione, cosa avete provato?

 

R. – Molto dispiacere, prima di tutto. Ci siamo sentite fortemente unite a lei ...

 

R. – Mi chiamo Akil, sono un iracheno che vive in Italia da 26 anni. Vedere un essere umano in questa situazione è drammatico; in più, si tratta di una giornalista, di una donna, che ha dedicato tutto il suo tempo, la sua attività alla difesa degli iracheni ...

 

D. – La folla numerosa di oggi può contribuire, in qualche modo, a smuovere le coscienze di chi in questo momento è accecato dall’odio?

 

R. – Sicuramente. Se veramente i rapitori credono che il sequestro di Giuliana possa fare bene all’Iraq, al futuro degli iracheni, commettono un errore gravissimo!

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Tra le migliaia di persone che si sono unite al corteo, hanno sfilato molti politici del centrosinistra. Tra questi anche Piero Fassino e Romano Prodi, ai quali Paolo Ondarza ha chiesto il significato dell’iniziativa:

 

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R. – Tanta gente manifesta per dire in modo chiaro e forte che vogliamo la liberazione di Giuliana Sgrena. Credo che sia una testimonianza della solidarietà, dell’amicizia e dell’affetto di moltissime persone nei confronti di Giuliana e della richiesta esplicita, forte e inequivoca che venga liberata.

 

R. – Penso che non sia solo il popolo di centrosinistra unito; secondo me, qui c’è proprio tutto il popolo italiano. Anche se non c’è la presenza fisica forse di tutti, c’è un senso di unità e di speranza per la liberazione di Giuliana Sgrena che coinvolge tutti!

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In Israele, il consiglio dei ministri ha avviato stamani una riunione sul ritiro dalla Striscia di Gaza e sul nuovo tracciato della barriera di separazione in Cisgiordania. Il piano di disimpegno è stato definito “vitale” per l’avvenire dello Stato di Israele dal premier Ariel Sharon. Intanto nei Territori palestinesi, dove la stampa riferisce di tensioni fra il presidente Abu Mazen ed il premier Abu Ala, sarà determinata oggi la composizione del nuovo governo al termine di una serie di consultazioni all’interno dell’OLP, di al Fatah e del parlamento di Ramallah. Sul terreno non si fermano le violenze: soldati israeliani hanno ucciso nel sud della Striscia di Gaza due palestinesi che tentavano di introdurre esplosivi dall’Egitto. Il traffico di sostanze destinate alla fabbricazione di ordigni è un problema annoso nella Striscia di Gaza: secondo gli israeliani, i militanti palestinesi scavano gallerie lungo il confine e introducono ingenti quantità di esplosivo dall’Egitto.

 

L’attentato costato la vita lunedì scorso a Beirut a 14 persone e all’ex premier libanese, Rafik Hariri, non è stata opera di un gruppo terroristico. Lo sostiene il re giordano Abdullah II in un’intervista rilasciata al quotidiano spagnolo ‘El Pais’. E’ troppo presto per trarre conclusioni, avverte poi Abdullah II aggiungendo che bisogna evitare di formulare accuse premature.

 

Urne aperte oggi in Portogallo per le elezioni parlamentari. I sondaggi danno per scontata la vittoria del partito socialista. Ma per il leader di questo schieramento, José Socrates, si tratterà di una affermazione contenuta o di una vittoria segnata da una maggioranza assoluta? Francesca Fialdini lo ha chiesto al giornalista Riccardo Crucci, raggiunto telefonicamente a Lisbona:

 

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R. – Di fatto questo, è l’unico interrogativo, perché per quanto riguarda la vittoria del Partito socialista i sondaggi non lasciano dubbi. Le cifre divergono, ma si tende ad attribuire al Partito socialista il 45-46 per cento dei voti che, se ben distribuiti, sono sufficienti per ottenere la maggioranza assoluta. Il partito attualmente al governo non dovrebbe andare oltre il 30 per cento. Quindi, il dilemma non è la vittoria dei socialisti, ma è se avranno la maggioranza assoluta.

 

D. – Sembra tuttavia che siano in pochi a ritenere che con la vittoria dei socialisti le cose cambieranno davvero in Portogallo?

 

R. – La sensazione è che i due grandi partiti – il Partito socialista e il Partito socialdemocratico – siano sempre più simili, al di là della retorica della campagna elettorale.E’ probabile, quindi, che molto non cambierà, perché ci sono restrizioni ben precise. C’è ad esempio la necessità di rispettare il 3 per cento come massimo deficit di bilancio, cosa che il Portogallo negli ultimissimi anni riesce a fare solamente con entrate straordinarie. I programmi, inoltre, non presentano grandissime differenze: si parla molto di “shock tecnologico” per i socialisti, “shock manageriale” per il partito attualmente al governo, recuperare posti di lavoro perduti, ridurre il peso dello Stato, dell’amministrazione pubblica, della burocrazia ... Ma al di là delle differenze di tono è probabile che non ci saranno modifiche sostanziali. A meno che il Partito socialista rimanga con la maggioranza relativa e allora sia costretto a fare un qualche tipo di alleanza con uno dei due partiti alla sua sinistra, cioè il vecchio Partito comunista portoghese e il nuovo Blocco di sinistra, una formazione non comunista ma di una sinistra abbastanza pronunciata.

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Si sono aperti stamani i seggi nella Repubblica turca di Cipro nord, dove gli elettori sono chiamati a rinnovare il Parlamento dopo mesi di impasse politica che ha impedito la formazione di un governo. Il Paese è in preda all’instabilità politica da quando il governo uscente, che aveva fatto campagna per l’adozione del piano di riunificazione dell’isola e sottoposto referendum il 24 aprile del 2004, ha perso pochi giorni dopo la sua maggioranza. Il piano di riunificazione è stato bocciato dai greco-ciprioti. Secondo i sondaggi, nessuno dei sette partiti in lizza è in grado di ottenere la maggioranza assoluta.

 

Il presidente americano, George Bush, è atteso questa sera a Bruxelles dove inizierà la sua missione europea incontrando i reali belgi, il premier Verhostadt, il segretario della Nato, De Hoop Sheffer ed il capo di Stato francese, Chirac. Prima di partire Bush ha detto che “l’America e l’Europa sono i pilastri del mondo libero”.

 

In Bangladesh, almeno 59 persone hanno perso la vita per l’affondamen-to di un traghetto nel fiume Buriganga, nei pressi della capitale Dacca. I dispersi sono almeno 150. A bordo dell’imbarcazione si trovavano circa duecento persone. “Il traghetto è affondato per il maltempo” ha detto un funzionario di polizia.

 

Nessun volontario britannico è stato rapito e poi rilasciato in Sudan. Lo ha confermato il ministero degli Esteri britannico, alimentando il giallo sul caso che ha visto come protagonisti due operatori umanitari. Stamani il sito internet di ‘Sky News’ aveva riferito, infatti, che fonti ONU annunciavano la liberazione di due ostaggi britannici, sequestrati nel Darfur. Anche le tv Al Arabiya e Al Jazeera avevano annunciato il rapimento dei volontari.

 

Dopo l’Unione Africana anche la Commissione europea ha invocato, per il Togo, il ritorno all’ordine legale e costituzionale. Nel comunicato dell’esecutivo europeo si precisa che il mantenimento del potere da parte di Fauré Gnassingbé, designato presidente grazie all’appoggio dei militari, è stato deciso violando la legalità costituzionale. In seguito alle forti pressioni internazionali Gnassingbé ha indetto, venerdì scorso, elezioni presidenziali entro 60 giorni.

 

 

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