RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno XLIX n.
48 - Testo della trasmissione giovedì 17 febbraio 2005
IL
PAPA E LA SANTA SEDE:
IN PRIMO PIANO:
CHIESA E SOCIETA’:
Rapporto dell’ONU indica una crescita della popolazione mondiale a circa 9 miliardi, nel 2050
L’Eucaristia al centro dei “Giovedì di
Quaresima”, ospitati nella Basilica di Santa Maria Maggiore
E’ nato a Ginevra “Geo”, un nuovo organismo internazionale di osservazione terrestre
“In ascolto del creato” è il tema del Convegno, che si terrà a Reggio Emilia, il 26 e 27 febbraio.
Rettificati i
risultati delle elezioni irachene dello scorso 30 gennaio: l’alleanza sciita ha
ottenuto la maggioranza assoluta. Proseguono le indagini sul video della
giornalista Giuliana Sgrena
I funerali, ieri,
dell’ex premier libanese Hariri trasformati in una grande manifestazione contro
la presenza militare siriana in Libano
Storico accordo tra
India e Pakistan per l’istituzione di una linea di autobus lungo il Kashmir.
17
febbraio 2005
IL COMANDAMENTO
DELL’AMORE DI GESU’ E IL SERVIZIO DELLA CARITA’
NELLA CHIESA TRA I TEMI DELLA QUARTA GIORNATA
DI
ESERCIZI SPIRITUALI QUARESIMALI, IN VATICANO
- Intervista con il vescovo Renato Corti -
E’ l’amore, l’essenza del
comandamento nuovo di Gesù, a dover modellare il volto della Chiesa, ispirando
la vita personale dei cristiani e la pastorale di vescovi e sacerdoti. Su
questo spunto si è articolata la doppia meditazione quaresimale del vescovo di
Novara, Renato Corti, durante la quarta mattina di esercizi spirituali che il
presule sta tenendo al Papa e alla Curia Romana. Giovanni Peduto ha raccolto
direttamente da mons. Corti la sintesi dei suo interventi:
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R. - Mosé ha chiesto al popolo
di impegnarsi. Giosué anche. Arriviamo al Nuovo Testamento e all’Ultima Cena,
che è la celebrazione della Nuova alleanza. Gesù che cosa fa? Nel Vangelo di
Giovanni si dice che Gesù diede un “comandamento nuovo”, sottolineando che si
trattava proprio di una celebrazione dell’Alleanza. Il comandamento nuovo è:
amatevi gli uni gli altri come io ho amato voi. Noi troviamo la sintesi di tutta
la legge e i profeti in questo semplice versetto del Vangelo, che dunque dovrebbe
stare molto a cuore a tutti i cristiani.
D.- E ad esso è unito strettamente anche il tema
della seconda meditazione, “Dare alla Chiesa un volto fraterno”…
R. – Sì, anche questo capitolo si collega molto con la legge
dell’Alleanza, con il comandamento nuovo. Il comandamento nuovo è quello della
carità e dell’amore e dunque diventa importante rileggere la vita della Chiesa
alla luce della domanda: “Stiamo testimoniando tutto questo? E come?”. Ho
recuperato, a questo proposito, una pagina molto bella della Lettera apostolica
Novo millennio ineunte, nella quale
il Papa propone alla Chiesa una spiritualità di comunione, indicando alcune
delle attenzioni che bisognerebbe avere. Una è il riferimento al mistero della
Trinità, mistero di comunione. Un altro riferimento è a Gesù Cristo, di cui noi
siamo le membra, il Corpo mistico di Cristo. C’è inoltre qualche indicazione di
carattere antropologico, pedagogico. Ad esempio, quella che afferma che se si
vuole vivere e testimoniare un’esperienza di comunione, si deve imparare a
vedere nell’altro non soltanto ciò che sbaglia, ma anche ciò che è buono,
imparare ad avere stima di lui. O ancora, quando viene citata la Lettera ai
Galati, che se si vuole vivere un’esperienza di comunione, certamente ci è
domandata una cosa: portate gli uni i pesi degli altri. Così si fa comunione e
si realizza - in qualche misura, perché siamo sempre molto limitati - il
comandamento centrale della Nuova alleanza, che è il comandamento dell’amore.
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Ascolto
della Parola di Dio e annuncio agli uomini: l’impegno missionario della
Chiesa scaturisce dalla scelta di “servire il Signore”, che unisce i due popoli
dell’antica e della nuova Alleanza. Nella sessione pomeridiana degli esercizi
spirituali di ieri, mons. Corti ha approfondito questi aspetti, come spiega
sempre al microfono di Giovanni Peduto:
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R. – Questo titolo sta a indicare che mentre l’alleanza di Dio con il
popolo e con l’umanità trova in Dio un gesto assolutamente libero, gratuito,
essa va però intesa come un rivolgersi di Dio al cuore dell’uomo. In questo
senso, Dio attende la risposta della libertà dell’uomo. Nelle Sacre Scritture,
questo emerge, ad esempio, nel capitolo dell’Esodo, nel quale si racconta
dell’alleanza celebrata da Mosé, quando il popolo dice: noi serviremo il Signore.
Ma tutta la storia dell’Antico Testamento comprende due registri a questo
riguardo: uno è che, in realtà, il popolo continuava a tradire la promessa, la
fedeltà, la promessa di servire il Signore. Il secondo è che, però, lungo tutto
l’Antico Testamento, abbiamo i fedeli, i veri credenti, quelli di cui, per
esempio, parla il Salmo 118: la tua legge è la gioia del mio cuore. Questo lo
significato lo ritroveremo in maniera particolarmente bella in Maria che dice:
“Si faccia di me secondo la tua parola”.
D. – Successivamente, eccellenza, lei ha sviluppato
il tema “L’ascolto e l’annuncio della parola di Dio”. Perché ha messo prima
l’ascolto e poi l’annuncio?
R. – L’ho messo prima perché l’antico popolo ebraico
doveva accogliere le parole del Signore e su quelle impegnarsi. Così è per il
nuovo popolo di Dio, la Chiesa. Primo, bisogna accogliere la parola del
Signore. Secondo, annunciarla in riferimento a tutti i cristiani, ma in
particolare ai pastori nella Chiesa, a coloro che hanno il ministero
dell’annuncio: un ministero che domanda all’annunciatore di essere e di
rimanere sempre un discepolo, cioè uno che ascolta la parola del Signore.
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DIFENDERE IL VALORE
ASSOLUTO DELLA VITA UMANA DAGLI ATTACCHI
DELLA
“RELIGIONE DELLA SALUTE”: COSI’ L’ARCIVESCOVO ELIO SGRECCIA,
ALLA PRESENTAZIONE, STAMANI IN SALA STAMPA
VATICANA,
DELL’ASSEMBLEA GENERALE DELLA PONTIFICIA ACCADEMIA
PER LA VITA,
AL VIA LUNEDI’ 21 FEBBRAIO
- Servizio di Alessandro Gisotti -
I termini “qualità della vita” ed “etica della
salute” hanno modificato negli anni il loro significato, diventando una sorta
di “religione della salute” che giustifica pratiche come l'eutanasia, l'eugenismo
e l'aborto. E’ l’allarme lanciato stamani dalla Sala Stampa della Santa Sede,
durante la presentazione dell’assemblea generale della Pontificia Accademia per
la Vita, che si riunirà dal 21 al 23 febbraio prossimi nell’Aula nuova del
Sinodo, in Vaticano. Alla presentazione di stamani, hanno preso parte mons.
Elio Sgreccia, presidente del dicastero vaticano, lo psichiatra Manfred Lütz,
il teologo padre Maurizio Faggioni, e il magistrato Jean Marie Le Mené, membri
della Pontificia Accademia per la Vita. La conferenza stampa è stata seguita
per noi da Alessandro Gisotti:
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“La
salute è un bene importante per l’uomo”, ma “non può essere considerato un bene
assoluto”: è quanto sottolineato dall’arcivescovo Elio Sgreccia che ha messo
l’accento sull’evoluzione nel tempo dei concetti di qualità della vita e etica
della salute. Secondo una certa concezione della qualità della vita, ha
rilevato, “si afferma che ove non esista un accettabile livello” di essa, “la
vita stessa perde di valore e non merita di essere vissuta”, aprendo così il
campo all’eutanasia ed all’eugenismo. “Da quando l’OMS ha definito la salute
come completo benessere di natura fisica, psichica e sociale – ha avvertito
mons. Sgreccia – questo valore è diventato utopico e mitico, inducendo un
concetto di benessere edonistico e, talvolta, con significati perfino letali”,
come nel caso dell’aborto. Il presidente della Pontificia Accademia per la Vita
ha quindi tracciato i tre fattori che hanno determinato il “viraggio
concettuale dei due termini”:
“Un
fattore di natura filosofica, ovvero l'emergenza di una filosofia utilitarista
ed edonista; il bene è ridotto a ricerca del piacere e sconfitta dal dolore (…)
Un fattore più ampiamente culturale: il secolarismo etico e l’indifferentismo.
Non esiste l’aldilà, non esiste l’eternità beata, né ha senso il dolore (…) Un
fattore economico-sociale. La disponibilità vera o presunta del benessere
economico-sociale che è il fine della politica mondiale”.
Tuttavia,
mons. Sgreccia ha specificato che, sebbene “la salute non rappresenti il bene
ultimo della persona, essa costituisce comunque un bene molto importante che
esige il dovere morale di conservarla, sostenerla e recuperarla”. Dal canto
suo, il dottor Manfred Lütz, psichiatra e membro dell’Accademia per la Vita ha
parlato del pericoloso affermarsi di una sorta di “religione della salute”.
Secondo questa visione dell’uomo, ha affermato, “non Dio, ma la salute, la
salute individuale, assurge a indiscusso ‘bene massimo’”. Quindi, il dottor
Lütz ha lanciato un serio allarme:
“Molto
gravi sono però le conseguenze etiche di questo nuovo movimento quasi religioso
e internazionale. Se la salute rappresenta il massimo valore, allora l’uomo
sano è anche il vero uomo. E chi non è sano, e soprattutto chi non può ritornare
sano, allora diventa tacitamente un uomo di seconda o terza classe”.
Da questo messaggio indiretto,
ha continuato, ne deriva che “l’inguaribile, il malato cronico, il portatore di
handicap, vengono spinti nell’ombra, per loro c’è posto solo ai margini della
società salutista”. La salvezza, secondo la convinzione cristiana, ha poi affermato,
“non si trova primariamente nella cosiddetta buona salute”, ma proprio in
quelle “situazioni limite dell’esistenza umana che vengono disprezzate dalla
religione della salute”. Per i cristiani, ha detto ancora, “il corpo è il
‘Tempio dello Spirito Santo’ e perciò la salute di questo corpo rappresenta un
valore alto. Mai però, nell’intera tradizione cristiana, la salute ha
costituito il massimo valore”.
Durante
la conferenza stampa, rispondendo alle domande dei giornalisti sull’utilizzo
del preservativo per combattere la diffusione dell’Aids, mons. Sgreccia ha
ribadito che la castità e la fedeltà coniugale sono le vie migliori per
contrastare questa pandemia. Il presule ha citato una ricerca realizzata in
Uganda, dove si dimostra che la “strategia educativa” basata su castità e
fedeltà “ha prodotto per la prima volta la diminuzione del contagio”.
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ERRATA CORRIGE
Nel
servizio di ieri, a pag. 4, sull’annuncio del Concistoro per la canonizzazione
di cinque Beati, al terzo capoverso, prima riga, dove si legge “il gesuita
spagnolo Alberto Hurtado Cruchaga” sostituire con “il gesuita cileno Alberto Hurtado Cruchaga”, che nacque
il 22 gennaio 1901 a Viña del Mar, nella diocesi di Santiago del Cile.
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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”
Apre la
prima pagina il Libano: dai funerali di Hariri un’imponente e corale richiesta
di ritiro delle truppe di Damasco; l’Unione Europea favorevole all’apertura di
un’inchiesta internazionale sull’uccisione dell’ex Premier.
Nelle
vaticane, una pagina sul cammino della Chiesa in Italia.
Un
articolo di Grzegorz Strzelczyk dal titolo “La dottrina eucaristica del
Concilio di Trento”.
Nelle
estere, Medio Oriente; Israele: approvati gli indennizzi per i coloni sgomberati
da Gaza; al varo il Governo palestinese.
Nella
pagina culturale, un articolo di Marco Testi dal titolo “Che significa ‘classico’?”:
un saggio di Salvatore Settis.
Nelle
pagine italiane, il Senato approva la proroga della missione in Iraq; “no”
dell’opposizione; il decreto alla Camera.
17 febbraio 2005
FESTEGGIAMENTI SOLENNI A KYOTO PER L’ENTRATA IN
VIGORE DEL
PROTOCOLLO SULL’AMBIENTE, MENTRE A SORRENTO SI
INAUGURAVA
IL PRIMO ESEMPIO DI ILLUMINAZIONE A IDROGENO.
MA NON MANCANO VOCI CRITICHE SULLE
ARGOMENTAZIONI DEGLI AMBIENTALISTI
- Intervista con il prof. Jeremy Rifkin e Riccardo
Cascioli -
Celebrazioni ufficiali, ieri
sera a Kyoto, per l’entrata in vigore del Protocollo che dovrà portare alla
riduzione delle emissioni di gas-serra nel mondo, firmato da 141 Paesi. Nelle
stesse ore, il chiostro di San Francesco nella città italiana di Sorrento è
stato teatro di una singolare inaugurazione: il primo esempio al mondo di
illuminazione a idrogeno voluto nell’ambito di un progetto che coinvolge i
comuni d’Europa. Dal momento che l’anidride carbonica è il primo imputato per
l’effetto serra, cioè per il surriscaldamento del pianeta, l’idea è di
investire in carburanti che non sprigionano Co2, come ad esempio
l’idrogeno, evitando innanzitutto il consumo del petrolio. Tecnicamente, si
chiama “cella a combustibile”: in pratica, è una sorgente di autoalimentazione,
che rappresenta un esempio di scelta di politica economica da parte dei poteri
pubblici in sintonia con uno sviluppo eco-sostenibile. Lo stesso meccanismo è
in via di realizzazione, in edifici importanti del Vecchio continente, come la
Torre di Londra, il Reichstag di Berlino, l’Emiciclo del Parlamento europeo a
Strasburgo, ed è stato richiesto anche per il Palazzo del Governatore, in
California.
Fra tutti i luoghi famosi, è
stato però scelto per l’inaugurazione, in coincidenza con l’entrata in vigore
del Protocollo di Kyoto, il Chiostro di Sorrento dedicato a san Francesco. E
ieri sera, nella rinomata città campana è stato sottolineato che la scelta
dell’illuminazione ad idrogeno è giustificata dalla volontà di richiamarsi
all’amore per la natura del Santo di Assisi.
L’iniziativa nasce in particolare dalla collaborazione di 42 Comuni
d’Europa che, iniziata nel 2003, si avvale
della competenza del prof. Jeremy Rifkin, presidente della Foundation on Economic Trends di
Washington. Fausta Speranza lo ha intervistato, chiedendogli innanzitutto cosa
pensa del Protocollo di Kyoto:
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R. – THE REAL SIGNIFICANCE OF KYOTO PROTOCOL
IS IT’S ….
Il vero significato del protocollo di Kyoto è il
suo valore simbolico. È la prima volta nella storia che l’umanità, almeno la
maggior parte, si è unita per mostrare un impegno globale e comune per la
biosfera del nostro pianeta. Questo Trattato è il primo riconoscimento di una
consapevolezza globale del fatto che siamo una parte integrale di questo
pianeta dove viviamo, che siamo tutti vulnerabili e interdipendenti, e che
dobbiamo curare questo pianeta.
D. - Prof. Rifkin, che ne pensa
dell’assenza degli Stati Uniti?
R. – I THINK IS A DISGRACE AND IT’S
UNFORTUNATE THAT …
È una vergogna e un peccato che il
congresso degli USA ed entrambi gli schieramenti politici, Democratici e
Repubblicani, non abbiano voluto unirsi con altri della comunità mondiale per
questo primo sforzo di creare un impegno globale per il clima e
l’ambiente. Dunque, penso che sia
spiacevole, triste, deludente che il governo USA abbia voltato le spalle al
resto della comunità globale, e non abbia preso la sua dovuta responsabilità in
questa gravissima sfida per l’umanità: l’effetto serra. Spero che il popolo americano vincerà, che
troverà modo di capovolgere questa decisione: la maggior parte della popolazione
degli Stati Uniti è a favore del Trattato contro l’effetto serra. E’ d’accordo
con l’idea di assumersi la responsabilità per lo sviluppo sostenibile.
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Ma tra l’entusiasmo delle
celebrazioni per l’entrata in vigore dell’accordo sull’ambiente, si levano voci
critiche. Tra queste c’è chi solleva interrogativi sulla connessione diretta
tra le emissioni di gas e il cambiamento climatico chiedendosi se sia stata
scientificamente provata. Roberto Piermarini ha intervistato il collega di Avvenire,
Riccardo Cascioli, coautore del libro “Le bugie degli ambientalisti; i falsi
allarmismi degli ecologisti”:
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R. – La connessione non è mai stata approvata
scientificamente. E’ soltanto un’ipotesi molto remota, peraltro, perché le
cosiddette emissioni dei gas serra da parte di attività umane sono minime
rispetto a quella che è l’emissione naturale. Basti pensare che un vulcano
emette anidride carbonica nell’aria in misura talmente massiccia che ci vorrebbero
secoli per l’uomo per arrivare agli stessi livelli.
D. – Ci sono delle perplessità
su questo protocollo di Kyoto?
R. – Le perplessità sono molte. Le
perplessità sono della comunità scientifica una parte della quale, chiaramente,
è convinta che i presupposti su cui si basa il protocollo di Kyoto siano
totalmente arbitrari, cioè il fatto che esista un fenomeno come il
riscaldamento globale e che questo sia causato dall’uomo e che anche fosse così
debba per forza essere catastrofico. Quindi, ci sono molte perplessità su
questo approccio. Ci sono poi perplessità di carattere economico perché, pur
entrando in vigore il protocollo di Kyoto, già si vede che il costo, anche da
parte dei Paesi che l’hanno sostenuto, è talmente enorme per dei benefici
aleatori che evidentemente si farà di tutto per tornare indietro nella pratica.
D. – Ma chi ha interesse a che
venga portato avanti il protocollo di Kyoto?
R. – Gli interessi sono
molteplici. Si sono in qualche modo unite delle lobbies ambientalistiche molto forti e potenti, che hanno sempre
avuto e tuttora teorizzano la necessità di porre un freno allo sviluppo, di una
deindustrializzazione del nord del mondo e un freno allo sviluppo anche del sud
del mondo. Invece, mettere in crisi un’economia vuol dire danneggiare
l’ambiente e non migliorarlo perché le possibilità di miglioramento
dell’ambiente sono nell’innovazione tecnologica, nella ricerca, e senza
sviluppo economico questo non è possibile.
D. – Anche perché il maggiore
inquinamento spesso viene da Paesi del Terzo Mondo e in via di sviluppo …
R. – Certo. Se andiamo a vedere
tutti i dati, vediamo che oggi i problemi più grossi dal punto di vista
dell’ambiente sono causati dal sottosviluppo. Anche quando si parla di deforestazione
o di problemi legati all’inquinamento è chiaro che i livelli in Paesi sottosviluppati
sono enormemente maggiori rispetto ai Paesi sviluppati dove, per esempio, le superfici
forestali aumentano. Quindi è il sottosviluppo il vero problema.
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A ROMA, LA CONFERENZA DELL’IFAD SULLA SITUAZIONE
DI POVERTA’ E DI SVILUPPO DEI PAESI AFRICANI E ASIATICI
- Servizio di Jean-Baptiste Sorou -
Proseguono i lavori della 28.ma
Assemblea dei governatori dell’IFAD. L’attenzione si è concentrata stamani sui
problemi dello sviluppo tra l’Asia, i Paesi del Pacifico e l’Africa. il nostro
inviato, Jean-Baptiste Sourou:
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Nel 1960, molti Paesi asiatici africani erano allo stesso
livello di sviluppo. Oggi si vede per esempio che dove nazioni, come la
Thailandia, l’Indonesia o l’India, hanno fatto dei progressi, in 45 anni molti
Paesi africani non riescono tuttora ad emergere. Dall’inizio degli anni ’90
alla fine dello stesso periodo la percentuale dei poveri in Asia è passata dal
34 per cento al 24 per cento. L’Africa fa una fatica enorme a ridurre la
povertà. L’esempio asiatico può fare scuola in Africa se si vuole dimezzare la
povertà all’orizzonte del 2015. In Africa, così come in Asia, alcuni Paesi
riusciranno nel progetto, ma l’Africa farà più fatica. L’Africa allora deve
avere il coraggio - come è stato il caso di molti Paesi asiatici – di rifiutare
i programmi di sviluppo importati e imposti da alcune istituzioni
internazionali. Vent’anni fa, la Corea era classificata da queste istituzioni e
incapace di industrializzarsi, ma la realtà è diversa oggi. Quindi, bando alla
fatalità storica o culturale in Africa. Per cui, diventa importante che i
poveri partecipino all’elaborazione dei programmi di sviluppo. Altre soluzioni:
i Paesi africani devono dedicare almeno il 10 per cento del budget nazionale
all’agricoltura, perché è questa la porta di uscita dalla povertà, giacché i
poveri sono soprattutto agricoltori. E’ importante che gli Stati diano agli agricoltori
l’accesso ai servizi sociali minimi. Lo sviluppo delle infrastrutture di
comunicazione e di trasporto non va dimenticato: l’attuale rete stradale
dell’Africa è inferiore a quella dell’India del 1960. E’ stato ribadito che la
fatalità non esiste in materia di sviluppo, basta decidere di crederci fino in
fondo.
Dal Palazzo dei Congressi di
Roma, Jean-Baptiste Sourou, per la Radio Vaticana.
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I 160 ministri presenti alla
conferenza dell’IFAD hanno analizzato anche la ripresa dei Paesi del sud est
asiatico, devastati dallo tsunami.
Jean-Baptiste Sorou ha raccolto la testimonianza di Rossella Bertoloni,
responsabile dei progetti IFAD in Indonesia, di ritorno dalle zone del
maremoto:
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R. – Sono stata in tre campi
profughi sulla costa occidentale della provincia di Aceh, che è stata quella
più danneggiata dallo tsunami. Sono stata nei campi profughi al fine di
comprendere con le persone quali fossero le opportunità di ricostruzione della
vita della popolazione locale, quali fossero i suoi desideri. Nonostante vi sia
stata una grandissima perdita in termini di vite umane, e in termini economici,
si profila almeno all’orizzonte la speranza di una ricostruzione che non
soltanto vada a rimpiazzare ciò che è stato perduto, ma soprattutto crei nuovo
sviluppo e dia un’opportunità di pace ad una popolazione che per quasi 30 anni
è stata coinvolta in un conflitto.
D. – I profughi che vivono nei
campi cosa chiedono?
R. – I profughi hanno parlato
invariabilmente di tre cose: prima di tutto, di tornare la proprio villaggio e
di ricostruirlo. Secondo, di ricostruire la propria casa. Terzo, di tornare
all’occupazione che svolgevano prima. Sono tutti pescatori, agricoltori,
piccoli imprenditori, commercianti... Tutto in piccolissima scala, nelle aree
rurali. E vogliono tornare a svolgere il loro mestiere.
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AL VIA OGGI, AL PONTIFICIO ATENEO REGINA
APOSTOLORUM,
UN CORSO DI STUDI SU “ESORCISMO E PREGHIERA DI
LIBERAZIONE”
- Interviste con padre Francesco Bamonte e Cecilia
Gatto Trocchi -
E’ iniziato oggi, con una
lezione inaugurale all’Ateneo Pontificio Regina Apostolorum, il corso
“Satanismo, esorcismo e preghiera di liberazione”. Il ciclo di studi è rivolto
a sacerdoti e studenti di licenza in teologia, che si preparano al sacerdozio e
vuole offrire un approccio teorico-pratico al ministero
dell’esorcistato. Verranno approfonditi gli aspetti sociologici del fenomeno,
pastorali, spirituali, liturgici, scientifici, medici e legali. Sotto esame
anche il mondo giovanile della musica rock, le riviste per
ragazzi, i videogiochi e Internet. Ma cos’è il satanismo? Luca Collodi lo ha
chiesto a padre Francesco Bamonte, esorcista, religioso dei Servi del Cuore
Immacolato di Maria:
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R. – Il
satanismo è una filosofia e una pratica di vita che punta a rovesciare e
distruggere quei valori che sono scritti nel cuore di ogni essere umano, al di
là di ogni cultura e religione, per costruire una specie di società al
contrario senza regole morali, in cui il bene diventa male e il male diventa
bene. Non a caso il principale simbolo utilizzato dai satanismi è la croce
capovolta, che esprime proprio il rovesciamento totale di quei valori universali
che dovrebbero unire l’umanità: la pace, la fratellanza, la speranza e la
caduta di ogni muro e confine.
D. – Come si presenta il diavolo
all’inizio del terzo millennio?
R. – Il diavolo è sempre lo
stesso, non cambia mai, anzi i demoni, perché sono tanti. Sono angeli creati
buoni da Dio, ma che da se stessi si sono trasformati in malvagi, perché per
libera scelta hanno radicalmente e irrevocabilmente rifiutato Dio e il suo
Regno ed ora agiscono nel mondo per odio contro Dio e contro l’uomo. In questo
loro agire, hanno sempre un fine distruttivo, ispirando il male agli uomini.
Una tentazione non accettata, però – qualunque forma di tentazione possa essere
– diventa per noi motivo di maggior unione con Dio.
D. – Padre Bamonte, la speranza
quindi è quella di non cedere mai al diavolo…
R. – Certo, abbandonarsi sempre
più all’amore del Signore, perché la vera felicità consiste nell’amare Lui.
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Tra le preoccupazioni che
animano il corso c’è il crescente interesse dei giovani al mondo dell’occulto.
Massimiliano Menichetti ha raccolto il commento dell’antropologa Cecilia Gatto
Trocchi, tra i docenti del ciclo di studi:
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R. – In Italia, il fenomeno è stato reso abbastanza
circoscritto ad una decina di gruppi che sono noti, che hanno delle sedi, che
hanno dei siti Internet e quindi sono in qualche modo controllabili. Abbiamo
poi il fenomeno più inquietante del cosiddetto satanismo privato: due o tre
persone, massimo quattro, che si riuniscono in case private e attraverso
Internet prendono dai siti i rituali satanici.
D. – Come si arriva ad un gruppo
che pratica il satanismo?
R. – Il fenomeno delle sette
sataniche in sé è un fenomeno limitato, però c’è una moda per cui i giovani si
fanno tatuare il 666, che è il numero della “grande bestia” nell’Apocalisse, si
fanno la croce rovesciata, usano simboli vicini alla negatività. Bisogna però
distinguere fra la moda in sé e l’aderenza vera e propria a questi gruppi.
Esistono anche molti cattivi maestri, che propagandano il nichilismo, la
dissoluzione della morale, l’annullamento e la differenza fra bene e male.
Tutto questo spinge i giovani in una zona di nebbie ed oscurità condivise, che
possono essere l’anticamera alle sette sataniche.
D. – Come si combatte questo
fenomeno?
R. – Secondo me, il fenomeno del
satanismo si combatte con un’aderenza al buon senso e alla ragione umana.
D. – Nel corso si parla anche di
preghiera di liberazione …
R. – Preghiere di liberazione
possono togliere, a chi ne soffre, ossessioni diaboliche, situazioni pesanti in
cui si sente di essere dominati da una forza esterna alla coscienza.
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17 febbraio 2005
RAPPORTO
DELL’ONU INDICA UNA POSSIBILE CRESCITA DELLA POPOLAZIONE MONDIALE DAGLI ATTUALI
6 MILIARDI E MEZZO A QUASI 9 MILIARDI NEL 2050,
IL PAESE PIU’ POPOLOSO
SARA’ L’INDIA, CHE SUPERERA’ LA CINA, MENTRE LA CITTA’
PIU’ ABITATA RESTERA’
TOKYO, CHE GIA’ OGGI OSPITA 35 MILIONI DI PERSONE
NEW YORK. = La popolazione
mondiale oggi stimata in 6 miliardi e mezzo di persone salirà a quasi 9 milioni
nel 2050: lo afferma un rapporto dell'ONU, elaborato dal Consiglio economico e
sociale (ECOSOC). Lo studio rivela una tendenza alla stabilizzazione, ma la
situazione è diversificata per aree geografiche. Se nei Paesi sviluppati la
tendenza è al calo demografico, l’ONU prevede un aumento della popolazione
nelle regioni meno sviluppate, che passeranno da 5,2 miliardi di persone a 7,7
miliardi verso la metà del secolo. L'aumento è più marcato in un gruppo di 50
Paesi, contrassegnati come “meno avanzati”, dove la popolazione dovrebbe
addirittura raddoppiare. Tra il 2000-2005, l’aumento annuale della popolazione
mondiale è stato di circa 77 milioni di persone per metà riferibile a sei
Paesi: India (21 per cento), Cina (12), Pakistan (5), Nigeria, Bangladesh e
Stati Uniti (4). L’India sorpasserà dunque la Cina nel 2035 come Paese più
popoloso del mondo. Un altro gruppo di 15 Paesi rappresenta un quarto della
crescita mondiale. Tra i 21 Stati che nell'insieme sono responsabili dei tre
quarti della crescita c'è solo un Paese sviluppato, gli Stati Uniti, dove la
crescita della popolazione rappresenta quasi il 4 per cento della crescita
della popolazione mondiale: questo dato e' influenzato per il 40 per cento
dalle migrazioni internazionali. Al gruppo di Paesi in crescita o esplosione
demografica fa riscontro il gruppo di Stati dove la popolazione è in calo. In
testa alla classifica la Russia con 44 milioni in meno tra il 2000 e il 2005,
seguita dall'Ucraina (18 milioni in meno), dal Giappone (17) e dall'Italia
(meno 13 milioni). Il rapporto contiene anche dati sulla crescita urbana: da 3
miliardi e 200 mila persone che oggi vivono in città si passerà a 5 miliardi
nel 2030. La proporzione dei “cittadini”, che rappresentava il 30 per cento
della popolazione mondiale nel 1950, è attualmente del 49 per cento e di qui al
2007 rappresenterà la metà della popolazione della Terra, per salire nel 2030
al 61 per cento. La città più popolosa del mondo è attualmente Tokyo con 35
milioni e 300 mila abitanti e lo sarà ancora nel 2015, ma Città del Messico,
che si trova oggi al secondo posto con oltre 15 milioni di abitanti, sarà
superata da Bombay e New Delhi conquisterà la terza posizione. (R.G.)
IL
TEMA DELL’EUCARISTIA AL CENTRO DEI “GIOVEDI’ DI QUARESIMA”, OSPITATI
A
PARTIRE DA OGGI, ALLE ORE 20.30, NELLA BASILICA ROMANA DI SANTA MARIA
MAGGIORE,
CON LA PARTECIPAZIONE DEI CARDINALI LAW, KASPER, RE,
ARINZE
E SARAIVA MARTINS, CHE OFFRIRANNO LE LORO RIFLESSIONI,
PRIMA
DELL’ESECUZIONE DI BRANI DI MUSICA SACRA
ROMA. =
S’inaugurano oggi a Roma, nella Patriarcale Basilica di Santa Maria Maggiore, i
“Giovedì di Quaresima”, serie di incontri di riflessione e musica sul tema
dell’Eucaristia, nell’Anno dedicato a questo Sacramento. Gli appuntamenti
serali con inizio alle ore 20.30 prevedono delle conferenze su argomenti tratti
dall’Enciclica Ecclesia de Eucharistia e che saranno tenute, quest’oggi
dal cardinale Bernard Francis Law, arciprete della Basilica di Santa Maria Maggiore,
il 24 febbraio dal cardinale Walter Kasper, presidente del Pontificio Consiglio
per la Promozione dell’Unità dei cristiani, il 3 marzo dal cardinale Giovanni
Battista Re, prefetto della Congregazione per i Vescovi, il 10 marzo dal
cardinale Francis Arinze, prefetto della Congregazione per il Culto Divino e la
Disciplina dei Sacramenti, il 17 marzo dal cardinale José Saraiva Martins,
prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi. Le riflessioni saranno poi
seguite dall’esecuzione di brani di musica sacra, con la partecipazione dalla
Cappella Musicale Liberiana, dal Coro interuniversitario di Roma, dal Coro del
Pontificio Istituto di Musica Sacra, e dal Coro della cattedrale del National
Shrine of the Immaculate Conception di Washington D.C.. (R.G.)
LA
CHIESA VENEZUELANA SI MOBILITA PER FRONTEGGIARE L’EMERGENZA CAUSATA
DALLE
VIOLENTE INONDAZIONI, CHE HANNO COLPITO
NEI
GIORNI SCORSI VASTE AREE DEL PAESE LATINOAMERICANO
CARACAS
= La Chiesa venezuelana è da diversi giorni impegnata nell’assistenza alle regioni
che nell’ultima settimana sono state colpite dalla tremenda alluvione,
abbattutasi con particolare violenza su alcuni Stati dell’occidente, del centro
e della regione andina del Venezuela. Il bilancio registra finora 48 morti, 43
dispersi, oltre 16.000 sfollati e più di 3.000 case distrutte. Il governo
venezuelano ha dichiarato lo stato di emergenza e sono in via di adozione
diverse misure straordinarie. La Conferenza episcopale venezuelana ha allestito
a Caracas un centro di raccolta per alimenti, medicinali, vestiario e denaro,
per aiutare gli sfollati attraverso le Caritas diocesane. Altra importante
iniziativa è stata la raccolta di fondi realizzata domenica scorsa in tutte le
parrocchie del Paese. L’arcivescovo di Coro, Roberto Luckert Leon, presidente
della Commissione episcopale della Conferenza episcopale venezuelana, ha
dichiarato che l’assistenza non si fermerà al periodo d’emergenza. “La Chiesa -
ha spiegato - ha aperto un conto corrente per la raccolta fondi, che saranno
consegnati ai sinistrati per la ricostruzione delle loro case e per sovvenire
ad altri bisogni, che diventano più gravi quando non si hanno più gli aiuti
dell’emergenza immediata”. (M.V.S)
E’
NATO A GINEVRA “GEO”, UN NUOVO ORGANISMO INTERNAZIONALE DI OSSERVAZIONE
TERRESTRE. L’OBIETTIVO E’ QUELLO DI
EVITARE LE CATASTROFI NATURALI
BRUXELLES.
= Si chiama GEO (Group of Earth Observation) ed è la nuova organizzazione
internazionale, con sede a Ginevra, istituita per monitorare e migliorare i
vari sistemi di osservazione terrestre. Il suo scopo è quello di evitare
catastrofi naturali come quella dello tsunami, che lo scorso dicembre ha
colpito il Sud-est asiatico, ed anche di facilitare l’accesso a determinati
dati. L’iniziativa è nata nel 2003 nell’ambito del G8 di Evian, in Francia, ed
è sostenuta da 50 Stati. Ora i membri del GEO hanno cambiato statuto, trasformandosi
da ieri in un’organizzazione permanente. Il nuovo organismo si insedierà accanto
agli uffici dell’Organizzazione meteorologica mondiale (WMO) ed avrà dai 6 agli
8 collaboratori, che formeranno un piccolo segretariato. (M.V.S)
“IN ASCOLTO DEL CREATO” E’ IL
TEMA DEL CONVEGNO,
CHE SI TERRA’ A REGGIO EMILIA,
IL 26 E 27 FEBBRAIO, PER INIZIATIVA DEL COMUNE IN
COLLABORAZIONE
CON LA COMMISSIONE DIOCESANA PER IL DIALOGO INTERRELIGIOSO
REGGIO EMILIA. = Si terrà a
Reggio Emilia, il prossimo 26 e 27 febbraio, il convegno “In ascolto del Creato”, iniziativa
promossa dal Comune, con il contributo della Regione Emilia-Romagna e la
collaborazione fra altri enti della Commissione diocesana per il dialogo
interreligioso. Risulta, oggi, sempre più importante e urgente approfondire il
tema della custodia della Terra, “sia in ambito interreligioso che laico,
specie se si considera – sottolineano i promotori dell’incontro - che i beni della
Terra vengono sfruttati senza tener conto del loro valore intrinseco”.
L’obiettivo della due giorni è dunque quello di verificare come le varie
religioni e il pensiero laico sentano oggi il problema specifico e quali soluzioni
prospettino, per facilitare il cammino verso una convivenza pacifica in un
mondo più vivibile. La proposta è quella di un “dialogo interreligioso, fra
cristiani, ebrei, islamici, buddisti e anche laici, da giocarsi sui tavoli
dell’etica, della scienza e della politica, interpellando alcune fra le voci
più autorevoli in quest’ambito di discussione”. Per arrivare ad un percorso
condiviso, sono stati invitati al tavolo del confronto Amos Luzzatto, presidente
dell’Unione Comunità Ebraiche Italiane, Enzo Bianchi, priore della Comunità di
Bose, Daniele Garrone, decano della Facoltà Valdese di Teologia di Roma, il
giornalista Mostafa El Ayoubi, il biblista Paolo De Benedetti, lo studioso del
Corano, Lodovico Zamboni, Walter Ganapini, del Comitato Europeo per l’Ambiente,
e Simone Morandini, della Commissione CEI. (D.D.)
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17 febbraio 2005
- A cura di Amedeo Lomonaco -
In Iraq, la Commissione
elettorale ha rettificato i risultati delle elezioni dello scorso 30 gennaio:
dopo l’ultimo conteggio, la coalizione che riunisce i partiti sciiti ha ottenuto
la maggioranza assoluta, ricevendo quasi il 51 per cento dei consensi. La lista
curda ha conquistato, invece, il 27 per cento dei voti e lo schieramento
dell’attuale premier Allawi solo il 14 per cento. Intanto, sul fronte dei
sequestri gli inquirenti hanno espresso un certo ottimismo dopo il video con lo
straziante appello della giornalista Giuliana Sgrena, l’inviata del Manifesto
rapita lo scorso 4 febbraio in Iraq. Ma c’è ancora spazio per l’ottimismo? Giancarlo
La Vella lo ha chiesto ad Alberto Negri, inviato del “Sole 24 Ore”.
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R. – Francamente non lo so ma si
può fare un paragone con altre situazioni in corso. Vorrei ricordare che da
oltre due mesi è stata rapita una giornalista francese, Florence Aubenas, ed il
suo traduttore Hussein. Proprio ieri il direttore di “Libération” ci ha detto
che da due mesi non si hanno notizia di loro.
Il video che mostra Giuliana è comunque un segnale positivo: dimostra
infatti che, sia pure fino a qualche giorno fa, la giornalista era viva.
D. – E’ ancora sostenibile
l’ipotesi che Giuliana Sgrena sia stata rapita da un gruppo il cui unico
obiettivo è il riscatto?
R. – Purtroppo i fatti che
abbiamo davanti sono quelli che ci mostrano un rapimento dove comunque, almeno
superficialmente, sembra prevalere un obiettivo politico. Non sappiamo se
questo fine politico può essere utilizzato per alzare il prezzo di un riscatto.
D. – Ma secondo te, in Iraq c’è
una strategia comune del sequestro oppure si parla di cellule impazzite e
quindi, in questo senso, tali episodi sono gli ultimi colpi di coda del vecchio
regime?
R. – Mi augurerei che questi
fossero gli ultimi colpi di coda, però le cronache irachene ci descrivono,
purtroppo, una realtà molto diversa: ci sono ancora stragi, uccisioni e rapimenti.
E poi vorrei ricordare un altro fatto, un dato statistico. Nell’ultimo anno
sono stati rapiti in Iraq 120 stranieri di diverse nazionalità ed un terzo di
questi non sono tornati.
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In Italia, il drammatico video
della giornalista Giuliana Sgrena ha segnato il dibattito al Senato sul decreto
del governo per rifinanziare la missione in Iraq e prorogarla fino al prossimo
30 giugno. Il decreto è stato approvato con 141 sì, 112 no e un astenuto. Ascoltiamo
Giampiero Guadagni:
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La diffusione del video di Giuliana Sgrena aveva indotto
alcuni esponenti dell’opposizione a chiedere la sospensione del dibattito al
Senato sulla proroga della missione italiana in Iraq. Ma è prevalsa la linea di
tenere distinto il dibattito politico dal sostegno ad ogni iniziativa tesa a
liberare la giornalista. Il premier Berlusconi, pur mantenendo lo stretto riserbo,
parla di fondate ragioni di ottimismo. Il ministro degli Esteri, Gianfranco
Fini, ribadisce che tutto il popolo italiano chiede la liberazione di Giuliana
Sgrena senza distinzioni di parte. Il governo, ha aggiunto Fini, continuerà a
fare tutto il possibile per ottenere il rilascio senza mutare la strategia fin
qui seguita. La maggioranza di centrodestra ha dunque votato compatta a favore
del rifinanziamento della missione italiana. L’Unione di centrosinistra ha
invece votato “no”, con l’eccezione dell’UDEUR, dopo un serrato confronto
interno: 32 parlamentari avevano infatti proposto l’astensione. Tra questi,
anche il leader della Margherita, Rutelli. Romano Prodi sdrammatizza le
divergenze e afferma anzi di sentirsi rafforzato come leader del centro-sinistra
dal voto della sua coalizione.
Per la Radio Vaticana, Giampiero Guadagni.
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Gli imponenti
funerali dell’ex premier Rafic Hariri, a cui hanno partecipato ieri a Beirut oltre
150 mila persone, si sono trasformati nella più grande manifestazione contro
l’ormai trentennale presenza militare della Siria in Libano. L’opposizione
libanese ha apertamente accusato, infatti, il governo di Damasco per
l’uccisione dell’ex premier. E sale, intanto, la tensione in tutto il Medio
Oriente. Ieri, a Beirut, un sottosegretario della delegazione americana,
incontrando gli esponenti del governo libanese filo-siriano assenti alle
esequie di Hariri, ha chiesto il ritiro delle truppe di Damasco. Ma la risposta
è stata inquietante: Siria ed Iran hanno promesso di creare un fronte comune
contro gli Stati Uniti. Il servizio di Paolo Mastrolilli:
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Washington sospetta il regime di Assad per l’attentato
contro Hariri, che si opponeva alla presenza militare siriana in Libano.
Quindi, il Dipartimento di Stato ha richiamato l’ambasciatore americano da
Damasco. Il Consiglio di Sicurezza dell’ONU ha chiesto un’indagine sull’uccisione
dell’ex premier ed il segretario generale Annan ha sollecitato il ritiro delle
truppe siriane, già ordinato da una risoluzione. La crisi con Damasco si somma
alle tensioni con Teheran. Ieri, era scattato l’allarme per una esplosione
avvenuta vicino ad una centrale nucleare iraniana, dopo che nei giorni scorsi
si era vociferato di possibili raid stranieri contro queste strutture. Le autorità
locali hanno rivelato che si era trattato solo di uno scoppio relativo ai
lavori per una diga. Il vicepresidente iraniano, però, ha incontrato il premier
siriano e ha promesso di costituire un fronte unito contro le minacce
americane. La Russia, intanto, ha detto che continuerà ad aiutare i due Paesi.
Washington accusa l’Iran di volere sviluppare armi nucleari e finora non si è
affiancata agli europei nelle trattative in corso per risolvere questo
problema.
Per la Radio Vaticana, Paolo
Mastrolilli.
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Il terrorismo è “un crimine globale perpetrato da menti
malvagie che odiano l’intera umanità”. E’ quanto sostiene il principe
ereditario dell’Arabia Saudita, Abdullah Bin Abdulaziz, nell’introduzione della
dichiarazione intitolata “Affrontiamo il terrorismo”, pubblicata oggi dal
quotidiano “La Repubblica”.
Il primo ministro israeliano, Ariel Sharon, è stato prosciolto
dalle accuse riguardanti presunti fondi neri per la campagna elettorale del
1999. Suo figlio Omri è stato invece messo in stato d’accusa. Lo hanno reso
noto fonti del Ministero della giustizia. Con meno della metà dei
consensi, il Parlamento dello Stato ebraico ha approvato, intanto, lo stanziamento
di oltre 700 milioni di euro quale indennizzo per i coloni ebrei costretti a
lasciare, nei prossimi mesi, quattro territori della Cisgiordania e 21
insediamenti nella Striscia di Gaza.
L’ECOFIN, il Consiglio dei 25
ministri europei delle Finanze, ha approvato il programma di stabilità
dell’Italia per il periodo 2004-2008. Fonti dell’Unione Europea hanno spiegato
che sono state apprezzate le riforme del governo italiano destinate a garantire la sostenibilità
delle finanze pubbliche, a sostituire le misure una tantum, ad evitare
l’introduzione di nuovi condoni e a ridurre il debito. I ministri
europei hanno anche approvato la proposta della Commissione di proseguire la procedura
per deficit eccessivo contro la Grecia. Il Consiglio ha chiesto ad Atene di
riportare il disavanzo sotto la soglia del 3 per cento del Pil entro il 2006.
La commissaria europea alle
Relazioni esterne, Benita Ferrero-Waldner, si recherà oggi a Kiev, in Ucraina,
per incontrare il neo presidente Viktor Yush-chenko, il primo ministro Yulia
Tymoshenko ed altri responsabili di governo. A giorni dovrebbe essere siglato,
inoltre, un accordo di cooperazione tra Bruxelles e Kiev destinato a favorire
l’integrazione economica e politica tra l’Ucraina e l’Unione europea. “Il piano
- si legge nel comunicato della Commissione - riflette la mutata realtà
politica dell’Ucraina”.
Dalla centrale di Sellafield, il
più grande sito nucleare della Gran Bretagna, sono spariti 30 chilogrammi di
plutonio, una quantità sufficiente a costruire sette bombe atomiche. Lo rivela
oggi il quotidiano “The Times”.
La Cina e la Corea del Sud hanno
invitato oggi la comunità internazionale ad essere “paziente” con la Corea del
Nord e hanno espresso fiducia nella ripresa dei colloqui a sei. Alle
discussioni sul programma nucleare di Pyongyang partecipano le due Coree, gli
Stati Uniti, la Cina, il Giappone e la Russia. Intanto, secondo un sondaggio
della società statunitense Gallup, la Corea del Nord è divenuta per gli americani
il nemico pubblico numero uno.
India e Pakistan hanno raggiunto
ieri a Islamabad uno storico accordo sull’istituzione di una linea di autobus
che, dopo oltre 50 anni di separazione, collegherà le due regioni del Kashmir,
Stato conteso tra i due Paesi. Artefici
dell’intesa, il ministro degli Esteri indiano, Singh, ed il presidente
pakistano, Musharraf. Ce ne parla Maria Grazia Coggiola:
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Quasi a sorpresa la missione
pakistana del ministro degli Esteri indiano, Singh, ha rimesso sui binari quello
spirito che sembrava essere svanito nelle relazioni indo-pakistane. Accantonati
i disaccordi degli ultimi mesi, nei colloqui di ieri ad Islamabad, tra Singh e
il presidente Musharraf, sono stati raggiunti una serie di accordi determinanti
per proseguire il dialogo e affrontare finalmente il nodo del Kashmir. Uno di
questi, è la linea di bus tra Srinagar e Muzaffarabad, ovvero tra i due
capoluoghi del Kashmir indiano e di quello pakistano. Si tratta di una misura
di diplomazia che permetterà alle famiglie del Kashmir di incontrarsi per la
prima volta dopo oltre mezzo secolo. Secondo quanto annunciato ad Islamabad, il
collegamento dovrebbe iniziare il prossimo 7 aprile. Sarà necessario ripristinare
l’antica strada e sminare la zona di confine. Nel carniere di New Delhi c’è
anche un’intesa su un gasdotto, dall’Iran via Afghanistan e Pakistan, su un
torneo di cricket in India, su un sistema di notifica anticipata degli
esperimenti missilistici e su misure di distensione nucleare.
Da New Delhi, per la Radio
Vaticana, Maria Grazia Coggiola.
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In Somalia, una forte esplosione
ha causato la morte di almeno due persone. La deflagrazione è avvenuta nei
pressi dell’albergo dove alloggia la commissione di indagine dell’Unione
Africana. L’organismo ha il compito di verificare le condizioni di sicurezza nella
capitale in vista del dispiegamento di una forza di pace. Il principale compito
del contingente sarà quello di assicurare la protezione delle istituzioni
somale, dopo il ritorno del governo di Mogadiscio dall’esilio in Kenya.
“La comunità internazionale non
deve scomodarsi ad inviare truppe di pace nel Darfur, tanto meno deve imporre
sanzioni contro il Sudan”. Questo in sintesi il messaggio lanciato ieri a
Ndjamena, in Ciad, dai politici africani riuniti in un vertice sul processo di
pace nella martoriata regione sudanese del Darfur. Durante il summit, è stato
anche invocato un cessate il fuoco tra i ribelli e le milizie filo-governative.
L’ex presidente del Benin, Nicephore Soglo, è morto la
scorsa notte a Parigi, nell’ospedale americano di Neuilly-sur-Seine.
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