RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno XLIX n.
42 - Testo della trasmissione venerdì 11 febbraio 2005
IL
PAPA E LA SANTA SEDE:
Ricorre oggi il 76.mo anniversario dei Patti
Lateranensi
IN PRIMO PIANO:
Il ricordo di Vittorio Bachelet, 25 anni dopo il suo
assassinio ad opera delle Brigate Rosse
CHIESA E SOCIETA’:
Messaggio
dei leader religiosi di Hong Kong in occasione del nuovo anno lunare, cominciato
ieri
Al via, ieri sera, la 55.ma edizione del Festival del
cinema di Berlino
In Iraq, 24 persone uccise a Baghdad per un attentato kamikaze nei
pressi di una moschea sciita e per un sanguinoso attacco di integralisti
sunniti contro tre panifici
Il presidente palestinese, Abu Mazen, oggi a Gaza per convincere Hamas e la Jihad islamica a rispettare il cessate-il-fuoco annunciato al vertice di Sharm el-Sheikh
11
febbraio 2005
PRIMO GIORNO IN VATICANO PER GIOVANNI PAOLO II
DOPO LA DEGENZA AL
POLICLINICO GEMELLI.
IN UNA LETTERA, IL GRAZIE
DEL PAPA AI MEDICI
E AI FEDELI CHE GLI SONO
STATI VICINI
- Ai nostri microfoni, il
cardinale Edmund Casimir Szoka -
Prima giornata in Vaticano per Giovanni Paolo II, dimesso ieri sera dal
Policlinico Gemelli, dove era stato ricoverato martedì primo febbraio a causa
di una laringo-tracheite acuta. In una lettera al Rettore della “Cattolica”,
Giovanni Paolo II ha ringraziato il personale del “Gemelli” e quanti gli sono
stati vicini spiritualmente in questi giorni, in particolare i bambini. Il
servizio di Alessandro Gisotti:
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Lo hanno atteso per ore e sono stati premiati: al “Gemelli” come in
Piazza San Pietro tanti fedeli hanno voluto salutare il ritorno del Pontefice
in Vaticano. Volti commossi, un’emozione palpabile tra la gente al passaggio
della “Papamobile”. Immagini che hanno fatto il giro del mondo. In una lettera
indirizzata al Rettore dell’Università Cattolica, Lorenzo Ornaghi, il Papa
ringrazia tutto il personale medico del Policlinico universitario che lo ha assistito
con “premurosa sollecitudine” e “alta professionalità”. Nella missiva, assicura
la sua preghiera affinché l’ospedale romano “possa proseguire fedelmente
l’apprezzato ed encomiabile servizio che rende a tanti malati e alle loro
famiglie, unendo sempre alla competenza medica e professionale lo spirito
evangelico che sin dall'inizio ha contraddistinto questa importante istituzione
ecclesiale”. Invoca infine la protezione della Beata Vergine di Lourdes sui
degenti del Policlinico ed “in modo speciale sui bambini, che – sottolinea – ho
sentito in questi giorni a me particolarmente vicini”. E il giorno dopo il
rientro del Papa nella sua residenza, è grande la gioia in Vaticano, come
sottolinea - ai nostri microfoni - il cardinale Edmund Casimir Szoka, presidente
del Governatorato dello Stato della Città del Vaticano:
R. – Oggi è un giorno di festa
per tutti noi che siamo in Vaticano, è un giorno di grande gioia per il ritorno
del nostro Santo Padre, è un giorno di ringraziamento a Dio che ha aiutato il
nostro Papa e lo ha fatto tornare a casa.
D. – Quando il Papa era al
Gemelli, tanti fedeli gli hanno voluto manifestare la propria vicinanza
spirituale; ma certo, in Vaticano c’era tanta attesa per questo ritorno?
R. – Sì: siamo qui, ogni giorno,
lavoriamo per il Santo Padre... Io stesso ho sottolineato ai nostri dipendenti
che indipendentemente dal fatto che siamo direttori o operai, tutti noi
lavoriamo per il Santo Padre, in maniera diretta o indiretta. Ringraziamo Dio
che tutto è andato bene!
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RICORRE OGGI IL 76.MO
ANNIVERSARIO DEI PATTI LATERANENSI
La
firma del Trattato Lateranense, l’11 febbraio del 1929, chiuse in modo
definitivo la “questione romana”, sorta nel 1870. L’accordo ribadì la soggettività
internazionale della Santa Sede, a cui il nuovo Stato della Città del Vaticano
garantisce una “assoluta e visibile indipendenza”. Un editoriale
dell’Osservatorio Romano di oggi sottolinea: “Si può affermare che da quella
data la presenza della Santa Sede nell'ordine internazionale è andata sempre
più sviluppandosi, come testimoniano, fra l'altro, il sempre maggior numero di
Paesi (oggi sono più di 170) che con essa hanno stabilito relazioni
diplomatiche”.
La convinzione che la Chiesa
cattolica si impegni “per la promozione dell’uomo e per il bene del Paese dà
ragione del perché la Santa Sede e la Repubblica Italiana abbiano raggiunto un
accordo di modifica del Concordato dell'11 febbraio 1929”. L'Accordo di Villa
Madama, nel 1984, è stato “l'approdo di un fruttuoso e positivo, anche se non
sempre facile dialogo fra le Parti, concordi nel rispettare la loro propria
indipendenza e sovranità e desiderose di portare avanti la reciproca
collaborazione”.
“Questa modalità di rapporti fra
Chiesa e Stato, sancita negli Accordi che la data dell'11 febbraio”, evidenzia
ancora l’Osservatore Romano, “trova - per quanto riguarda la parte statale -
salvaguardia e garanzia di rispetto anche nel Trattato Costituzionale Europeo,
firmato a Roma, in Campidoglio, il 29 ottobre 2004”.
NOMINE
In
Canada, Giovanni Paolo II ha nominato ausiliari dell’Arcidiocesi di Québec il
sacerdote Pierre-André Fournier, del clero di Québec, finora vicario episcopale
per la Pastorale della medesima arcidiocesi, e il sacerdote Gilles Lemay, del
clero di Québec, finora parroco delle parrocchie Saint-Etienne de Lauzon,
Saint-Nicolas e Très-Saint-Rédempteur, nell’arcidiocesi di Québec. Mons.
Pierre-André Fournier, 62 anni, è stato ordinato sacerdote nel 1967. Ha svolto
il ministero parrocchiale, ed è stato animatore della pastorale giovanile. Dal
2003, tra l’0altro, è direttore dell’Ufficio diocesano della Pastorale. Mons.
Gilles Lemay, 57 anni, è stato, tra l’altro, Superiore dell’équipe dei preti
dell’arcidiocesi di Québec in Paraguay, e Parroco della parrocchia Vergine del
Rosario, a Luque.
In Messico, il Papa ha accettato
la rinuncia al governo pastorale della diocesi di Tuxtepec, presentata per
raggiunti limiti di età dal vescovo, José de Jesús Castillo Rentería. Al suo posto, ha nominato il sacerdote José Antonio Fernández Hurtado, finora vicario generale della diocesi
di Tula. Il nuovo presule ha 53 anni. Ha studiato in patria e negli Stati
Uniti, quindi a Roma, presso la Pontificia Università Salesiana, dove ha
ottenuto la Licenza in Pastorale giovanile e catechetica. A Tula è stato, tra
l’altro, rettore del Seminario minore, segretario cancelliere della Curia
diocesana e contemporaneamente coordinatore diocesano della Commissione per il
Clero. Ha svolto incarichi di docenza in Teologia pastorale nel Seminario maggiore.
In
Colombia, il Pontefice ha nominato ausiliare dell'arcidiocesi di Cali il
sacerdote, Julio Hernando Garcia Peláez, del clero della diocesi di Pereira,
finora parroco della Cattedrale. Mons. García Peláez, 47 anni, ha compiuto gli
studi, tra l’altro, alla Pontificia Università Gregoriana di Roma, dove ha
conseguito la Licenza in Teologia Patristica. Ha svolto i seguenti incarichi:
cancelliere della diocesi e vicario parrocchiale della Cattedrale, rettore del
Seminario Maggiore "María Inmaculada" di Pereira, vicario
diocesano per la pastorale, parroco della Cattedrale.
In
Angola, Giovanni Paolo II ha accettato la rinuncia al governo pastorale della
Diocesi di Cabina, presentata per raggiunti limiti di età dal vescovo Paulino
Fernandes Madeca. Al suo posto, il Papa ha nominato mons. Filomeno do Nascimento
Vieira Dias, finora ausiliare di Luanda.
L’IMMACOLATA CONCEZIONE NELLA VISIONE DI GRANDI
ARISTI,
IN MOSTRA CON OLTRE 100 OPERE NEL BRACCIO DI CARLO
MAGNO, IN VATICANO
- Intervista con mons, Mauro Piacenza -
Questa mattina, presso il
Braccio di Carlo Magno in Piazza San Pietro, è stata presentata alla stampa la
mostra “Una donna vestita di sole. L’Immacolata Concezione nelle opere dei
grandi Maestri”. L’evento ripercorre con oltre 100 opere l’iconografia
dell’Immacolata Concezione per celebrare il 150.mo anniversario del dogma. Un
evento artistico e spirituale di grande valore, che per una fortunata
coincidenza vede la luce contemporaneamente al rientro in Vaticano del Santo
Padre, molto devoto della Vergine. Il commento di mons. Mauro Piacenza,
presidente della Pontificia Commissione per i Beni culturali della Chiesa, al
microfono di Stefano Leszczynski:
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E’ una
felicissima coincidenza. Ovviamente il Pontificato di Giovanni Paolo II - e
tutto il suo sacerdozio e tutta la sua vita - sono sotto la luce della Donna
vestita di sole. Questo, è indubbio. Ed il suo motto, “Totus tuus”, è
l’espressione tipica teologico-spirituale di questa visione e di questa protezione
particolare. Vedere il suo Pontificato in questa luce è essere molto
realistici, non è essere sognatori. E’ significativo e bello, perché questa
mostra è stata pensata certamente per onorare la Vergine nel 150.mo anniversario,
ma in qualche modo con uno spirito molto vicino al cuore del Santo Padre.
Infatti, all’ingresso abbiamo anche voluto mettere lo stemma del Santo Padre
con il “Totus tuus”, per significare questo. Ed è bello che sotto alle finestre
del Santo Padre, in qualche modo, ci siano tutti questi preziosi ricordi e
queste pagine che illustrano la gloria di Maria, anche perché queste opere non
sono semplicemente delle opere studiate a tavolino o a bottega, ma sono opere
nate per esprimere la fede ed opere che sono state e sono pregate, di fronte
alle quali i fedeli pregano.
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GIOVANNI PAOLO II NOMINA IL
NUOVO ARCIVESCOVO DI PARIGI:
E’ MONS. ANDRE’ VINGT-TROIS, FINORA ARCIVESCOVO DI
TOURS. MONS. VINGT-TROIS SUCCEDE NELL’INCARICO AL CARDINALE
JEAN-MARIE LUSTIGER
- A cura di Alessandro Gisotti -
Giovanni Paolo II ha accettato
la rinuncia al governo pastorale dell’arcidiocesi di Parigi, presentata dal
cardinale Jean-Marie Lustiger, per sopraggiunti limiti d’età ed ha nominato suo
successore mons. André Vingt-Trois, finora
arcivescovo di Tours. Nato 62 anni fa a Parigi, mons. Vingt-Trois è stato
ordinato sacerdote nel 1969 per l’arcidiocesi di Parigi. Dopo l’ordinazione
presbiterale, ha svolto il suo ministero come vice-parroco della parrocchia
“Sainte-Marie-de-Chantal” a Parigi fino al 1974. E’ stato professore nel
Seminario Maggiore di Issy-les-Molineaux fino al 1981, quando è diventato
vicario episcopale e vicario generale di Parigi e, per incarico dei vescovi
della Regione Apostolica parigina, direttore dell’Opera delle Vocazioni. Nel
1988 è stato nominato vescovo ausiliare di Parigi. Nel 1999 è stato promosso
alla sede arcivescovile di Tours.
In una lettera ai fedeli, il cardinale Lustiger esprime la sua “forte
speranza nell’avvenire della Chiesa, particolarmente a Parigi”. Quindi, mette
l’accento sul profondo radicamento nella realtà parigina del suo successore.
“Se posso vantarmi di aver passato la mia infanzia su due colline di Parigi,
Montmartre e Mont-parnasse”, rileva il porporato, mons. Vingt-Trois “può
vantarsi di essere un figlio della Montagne Sainte-Geneviève”. Dal canto suo,
il nuovo arcivescovo di Parigi ha ringraziato i fedeli di Tours e in
particolare i sacerdoti e diaconi, chiedendo loro di pregare per lui in questo
momento così significativo.
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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”
Apre
la prima pagina l’articolo di Giampaolo Mattei dal titolo “Il timone è sempre
nelle sue mani”: Giovanni Paolo II è rientrato in Vaticano nella serata di
ieri, accompagnato dal caloroso affetto di migliaia di persone che lo hanno
salutato lungo le strade di Roma.
Nelle
vaticane, una pagina dedicata alla celebrazione del Mercoledì delle Ceneri
nelle diocesi italiane.
Tre
pagine in merito alla mostra, in Vaticano, sul tema “Una donna vestita di sole”,
l’Immacolata Concezione nelle opere dei grandi maestri. Tra i contributi che
illustrano il significato e le caratteristiche salienti dell’avvenimento
culturale, quello del cardinale Angelo Sodano.
Un
articolo sulla Santa Messa celebrata, a Roma, dal cardinale Vinko Puljic in occasione
della memoria liturgica del beato cardinale Stepinac, l’eroico Pastore croato
che “ha amato la Chiesa di Cristo fino al martirio”.
Nelle
estere, Medio Oriente: Hamas sfida l’Autorità Palestinese; razzi sulle colonie
ebraiche.
Nucleare:
Annan invita Pyongyang a riprendere i negoziati; la Corea del Nord dichiara
ufficialmente di possedere la bomba atomica; il Governo di Pechino esprime la
speranza che le trattative possano continuare.
Nella
pagina culturale, un articolo di Andrea Riccardi a venticinque anni
dall’assassinio di Vittorio Bachelet. Il titolo dell’articolo è “La forza di
una fede vissuta”.
Nelle
pagine italiane, in primo piano la vicenda della giornalista italiana rapita a
Baghdad venerdì scorso.
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11 febbraio 2005
MESSA SOLENNE, IN CAMERUN, PER LA GIORNATA MONDIALE DEL MALATO.
LA
CERIMONIA SARA’ PRESIEDUTA DALL’INVIATO DEL PAPA, IL CARDINALE BARRAGAN.
OGGI
POMERIGGIO, LITURGIA EUCARISTICA IN SAN PIETRO DEL CARDINALE RUINI
-
Intervista con il prof. Gianfranco Morino e suor Leonia Amato -
Verrà celebrata solennemente nel pomeriggio di oggi a
Mvolyé, in Camerun, la Messa per l’odierna Giornata Mondiale del Malato. A
presiederla, nel Santuario di Maria Regina degli Apostoli, sarà l’inviato
speciale del Papa, il cardinale Javier Lozano Barragan, presidente del
Pontificio Consiglio per la Pastorale della salute. Il tema della Giornata
quest’anno è “Gesu Cristo, Speranza per l’Africa. Gioventù, Salute e AIDS”. Si
è voluto celebrare la Giornata in Africa – scrive Giovanni Paolo II nel suo
Messaggio diffuso per la ricorrenza – per manifestare concreta solidarietà alle
popolazioni africane provate dal flagello dell’Aids. Una patologia aggravata da
conflitti e povertà, che occorre prevenire – sottolinea ancora Giovanni Paolo
II – attraverso l’educazione e la formazione in particolare dei giovani. Ne è
convinto il prof. Gianfranco Morino, un medico che assiste i malati di Aids
delle baraccopoli di Nairobi, in Kenya:
**********
R. – Io ho vissuto tutto
l’inizio dell’epidemia a metà degli anni Ottanta, quando si cominciava a rendersi conto di cosa fosse
l’AIDS e anche della trasmissione eterosessuale, perché in Africa essa è essenzialmente
a carattere eterosessuale. Forse, però, non si pensava di raggiungere i livelli
di contagio che ancora oggi sono altissimi. Io conosco bene la situazione del
Kenya, che è sicuramente non in regresso. Attualmente, ci sono almeno due milioni
e mezzo di contagiati, di cui 300-350 mila con AIDS conclamato: di questi, almeno
un 30 per cento sono bambini.
D. – Il Papa nel suo messaggio
scrive che conflitti e guerre travagliano non poche regioni africane e rendono
più difficili gli interventi volti a prevenire le cure di questa malattia ...
R. – Sì, sicuramente.
Bisognerebbe spostare l’attenzione dall’AIDS come malattia alle cause, come
giustamente dice il Papa. Una di queste cause sono sicuramente i conflitti.
Un’altra grossa causa, alla base di tutto, è la povertà. Oggi si tende a
risolvere il problema AIDS pensando di dare i farmaci antiretrovirali a tutti.
In passato, si pensava di risolvere il problema distribuendo profilattici a
tutti. Nessuna delle due è una soluzione valida. La soluzione è andare alla
radice dei problemi. Queste guerre – e il Papa ha dato un’indicazione ben
precisa delle scelte che i cristiani devono fare – influiscono anche sulla
cooperazione, sui possibili fondi, e ne occorrerebbero tanti, per cercare di
arginare le malattie: invece, stiamo assistendo ai fondi spesi a sostegno, per
esempio, delle missioni militari e i veri progetti di sviluppo non vengono più
finanziati.
D. – Professore, le industrie
farmaceutiche si impegnano a tenere bassi i costi dei medicinali utili nella
cura dell’AIDS?
R. – Sì: almeno nell’ultimo anno
i costi si sono abbassati decisamente. Io ricordo che, qualche anno fa, la
terapia mensile costava mille dollari: se lei pensa che il reddito pro-capite
di un paziente che vive in una baraccopoli è di circa 20 dollari al mese, la
cura diventava veramente una cosa impossibile. Adesso, la terapia costa sui 30
dollari al mese, cosa ancora inaccessibile per una buona parte della
popolazione. Ma indubbiamente i costi si sono abbassati. Però, ripeto:
purtroppo non sono ancora la soluzione, perché sono farmaci che sappiamo
ampiamente tossici e che necessitano di un controllo e di un monitoraggio
continuo, in pazienti che, è bene ricordarlo, non hanno neanche da mangiare.
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Le personalità religiose, guidate
dal cardinale Javier Lozano Barragan, ma anche gli scienziati, i ricercatori, i
medici e i delegati di numerose organizzazioni impegnate nella lotta contro
l’Aids, che partecipano alle giornate di studio ai margini della 13.ma Giornata
mondiale del malato, hanno visitato questa mattina tre istituti sanitari in
Camerun, dove il tasso medio di sieropositività dei ricoverati è di circa il
5,5 per cento. Si tratta del Centro di animazione sociosanitaria – Cas – una
struttura cattolica fondata dal sacerdote italiano don Francesco Perdetti a
Nkolndongo, un quartiere di Yaoundé. Il centro dispone di un reparto maternità
e di un servizio sociale per l’educazione e la sensibilizzazione dei giovani.
C’è poi la Fondazione Chantal Bia, creata dalla moglie del presidente della Repubblica.
Una delle attività principali di questa fondazione è in favore delle vittime
dell’AIDS, soprattutto la madre e il bambino. Infine, l’ospedale centrale di
Yaoundé, dove erano riuniti anche i rappresentanti delle altre strutture sanitarie
del Paese. Il resoconto, da Yaoundé, è di padre Joseph Ballong:
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Rispondendo ai vari saluti, il
cardinale Javier Lozano Barragan ha portato a tutti gli ammalati del Camerun e
di tutta l’Africa la parola di consolazione e di conforto del Papa. I dibattiti
dei due primi giorni hanno trattato, rispettivamente, della situazione della
pastorale sanitaria in Africa e degli aspetti dottrinali e scientifici della
malattia dell’AIDS. Dagli interventi dei 26 Paesi africani rappresentati, e di
21 Conferenze episcopali, emerge che la povertà è una delle cause
dell’aggravamento della malattia dell’AIDS in Africa, e la Chiesa si è
impegnata al servizio dei poveri e dei sofferenti, attraverso centri sanitari
che offrono cure ai malati, consigli, appoggio e assistenza morale e
spirituale. Ma la grande sfida da affrontare è quella della mancanza di mezzi
finanziari e dell’insufficienza di personale qualificato, nonché della carenza
delle strutture sanitarie stesse.
Per quel che riguarda gli
interventi della seconda giornata, essi hanno fatto emergere che la Chiesa deve
continuare a lavorare per la promozione dei valori morali e spirituali e che la
pastorale dell’educazione e la prevenzione all’AIDS devono rappresentare, oggi,
un’urgenza ed una necessità, una sfida e un nuovo modo di evangelizzare e di
annunciare Gesù Cristo da parte della Chiesa, soprattutto presso i giovani, tra
i più colpiti nella popolazione.
Da Yaoundé, Camerun, Joseph
Ballong, Radio Vaticana.
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Parlando di sofferenze fisiche,
c’è un luogo nel quale forse meglio si vive e si comprende la sintesi tra la
malattia e la speranza di guarigione che nasce dalla fede: il Santuario di
Lourdes. La cittadella sacra - visitata lo scorso anno in agosto da Giovanni Paolo,
II in occasione del 150.mo del dogma dell’Immacolata Concezione – è meta ogni
anno di milioni di pellegrini e ogni 11 di febbraio – anniversario delle
apparizioni – numerose celebrazioni sottolineano l’importanza della Giornata
mondiale del malato. Giovanni Peduto ha parlato del significato delle
apparizioni nella Grotta di Massabielle con suor
Leonia Amato, superiora della comunità del Santuario delle Suore Figlie della
Santissima Vergine Immacolata di Lourdes. L’istituto fu fondato a
Massalubrense, in provincia di Napoli, dal sacerdote Francesco Gàttola il
quale, partendo proprio dalla spiritualità di Lourdes, volle questa
Congregazione allo scopo di prendersi cura delle giovanette povere ed
ignoranti, col fine di istruirle nella dottrina cristiana:
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R. – Se volessimo studiare i
risvolti storici, politici e religiosi del tempo – ci troviamo nel 1858 –
usciremmo dall’alone spirituale in cui ci sentiamo avvolti, noi che viviamo a
Lourdes, un angolo di paradiso. Si viveva allora ancora della Rivoluzione
francese, e Maria venne a Lourdes per aiutarci ad aprire il cammino verso
l’Eucaristia. Infatti, la povera Bernardette, volendo ricevere Gesù, non
trovava chi la preparasse alla sua Prima comunione. “Dite ai preti – le disse
la Madonna – che voglio qui una cappella”. E la cappella richiama la Santa
Messa ed essa l’Eucaristia. Non si capisce Lourdes senza l’Eucaristia.
D. – Cosa dice ai credenti
questo evento?
R. – Che Dio è presente nella
storia, nel quotidiano dell’uomo, si fa compagno di cammino. Il nostro cuore si
riempie di gioia, quando il pellegrino, dopo un pianto liberatorio, dice: “Dio
mi ha fatto tante grazie, ho sentito forte il comando: ‘Va e non peccare
più!’”. E quindi, si capisce meglio, il cammino verso l’Eucaristia è aperto.
D. – La Vergine di Lourdes è legata
in modo particolare ai malati...
R. – Sì. La Madonna è apparsa a
Bernardette malata prima dell’apparizione, e malata ancor di più dopo. E i
primi a beneficiare della presenza di Maria a Lourdes furono gli ammalati nel
corpo – come certificano le cronache – e nell’anima – vedi il convertito dottor
Estrade. Se il peccato sembra avere una certa relazione con la malattia, e
quindi con la sofferenza, il dolore e la morte, è perché tra l’anima e il corpo
vi è una simbiosi tanto singolare quanto grande. Ma noi siamo molti cari a
Maria. Lei vede negli ammalati e in ciascuno di noi le carni immacolate
immolate del Suo Figlio Gesù, e quindi è Cristo medico e medicina degli
ammalati.
D. – Perché ci sono le
apparizioni di Maria, e perché la Vergine appare a persone semplici?
R. – Non le chiamerei
apparizioni, le chiamerei presenze di Maria in mezzo a noi. Maria è là e, di
tanto in tanto, anime privilegiate, anime semplici, si accorgono della sua
presenza e la scoprono in mezzo alle rovine del mondo, perché non sono né attratte,
né distratte da altro. Maria viene e ricorda il Vangelo di Gesù e quindi
l’Eucaristia. Ecco Lourdes, ecco il desiderio di Sua Santità Giovanni Paolo II:
fare del 2005 l’Anno eucaristico. Questa è l’economia di Dio. A noi tocca solo
dire un “eccomi” ed un “sia”, precisamente come Maria.
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Ricordiamo che oggi pomeriggio,
nella Basilica di San Pietro, alle 16.30, il cardinale vicario, Camillo Ruini,
presiederà una Santa Messa per gli ammalati. La nostra emittente seguirà
l’avvenimento in radiocronaca diretta a partire dalle ore 16.25, con commento
in italiano per la zona di Roma, sull’onda media di 585 kHz sulla modulazione
di frequenza di 105 MHz.
IL SI’ BRITANNICO ALLA CLONAZIONE UMANA PER FINI
TERAPEUTICI
E L’ALTERNATIVA DELLE CELLULE STAMINALI, CHE
RISPETTANO
LA VITA UMANA DEGLI EMBRIONI: DUE OPINIONI
- Interviste con Bruno Dallapiccola e Angelo
Vescovi -
Sono state accese le polemiche
nel mondo scientifico e nell’opinione pubblica dopo il via libera dell’Autorità
britannica per la Fertilizzazione e l'Embriologia alla clonazione di embrioni
umani a scopo terapeutico. Sarà Ian Wilmut, lo scienziato conosciuto come il “padre”
della pecora Dolly, ad avviare la nuova ricerca per curare malattie che
colpiscono alcune cellule del cervello, utilizzando la tecnica della clonazione
terapeutica. Il servizio è di Massimiliano Menichetti.
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E’ choc nel mondo scientifico
per la decisione della Gran Bretagna di consentire la ricerca su embrioni umani
permettendone la clonazione. Ian Wilmut, del “Rosolin Institute” di Edimburgo
ha ricevuto, infatti, martedì il via libera alla sperimentazione su embrioni.
In sintesi si tratterà di prelevare il DNA dalla pelle ed il sangue di malati
per impiantarlo in una cellula che si trasformerà in embrione, per poi studiare
l’evolversi di una malattia che colpisce le cellule del cervello preposte al
movimento.
Bruno Dallapiccola, direttore
dell'Istituto di genetica Mendel e ordinario di Genetica all'Università la
“Sapienza” di Roma:
R. – E sbagliato pensare di
sacrificare un embrione nella prospettiva di una terapia di un altro soggetto,
che è già nato e si sta sviluppando. Coloro che, come il sottoscritto e tanti
altri, pensano che la singola cellula di un embrione cosiddetta “sotto-potente”
sia una cellula alla quale debba essere dato il massimo rispetto in quanto è un
individuo in potenza - un programma unico ed irripetibile - non sono
naturalmente favorevoli a che questi tipi di ricerche vengano fatte,
vengano avviate e mantenute.
D. – Si parla molto di cellule
staminali, della ricerca e del loro impiego in terapia...
R. – Le cellule staminali sono
applicate come terapia da 30 anni a questa parte. Ci sono ormai decine di
migliaia di soggetti che sono guariti perché cellule staminali, recuperate dal
midollo osseo, hanno curato leucemie, tumori... Soggetti che hanno avuto un
cuore infartuato che è stato guarito... Esempi di questo tipo ce ne sono tantissimi.
Tutto questo è stato fatto, fino ad oggi e in tutto il mondo, unicamente con
cellule staminali dell’adulto: dall’adulto si intende dal feto spontaneamente
abortito, non quindi l’embrione, dal cordone ombelicale o dai tessuti
dell’adulto.
E’ la seconda volta che
l'Autorità Britannica per la Fertilizzazione e l'Embriologia concede una
licenza di clonazione a scopo terapeutico: la prima fu emanata nell’agosto
scorso, quando venne autorizzata la clonazione di embrioni umani da cui
estrarre cellule staminali da utilizzare in trattamenti contro l’Alzheimer e il
morbo di Parkinson. Occasione in cui venne riaffermato, da alcuni ricercatori,
che un embrione è solo un grumo di cellule e non una vita.
Angelo Vescovi, condirettore
dell’Istituto di ricerca sulle cellule staminali del San Raffaele di Milano:
“Devo
premettere che io non sono cattolico né credente, per cui le posso dare
sicuramente una visione da quello che viene definito un punto di vista “laico”.
Presentare l’embrione come un grumo di cellule è un atto di banalizzazione estrema.
Quello che “appare” come un grumo di cellule – ma, badi bene, che solamente
“appare” - è in realtà nient’altro che uno degli stadi della vita umana. Stadi
della vita umana che sono tanti, tutti concatenati l’uno all’altro in maniera
assolutamente inscindibile. Il primo stadio della vita umana coincide con la
formazione dello zigote e quindi con la fusione del patrimonio genetico della
madre e del padre all’atto della fecondazione, e si conclude con la morte. Ecco
perché questa è una banalizzazione, peraltro molto comoda, perché ridurre
l’embrione a un grumo di cellule permette poi di fare qualunque cosa uno
voglia. Esistono, in questo momento, delle possibilità di esplorare altre vie
che permettono di ottenere embrionali staminali senza produrre embrioni: forse
vale la pena di valutare anche vie alternative, oltre alle vie alternative con
altri tipi di cellule staminali”.
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UN “MARTIRE LAICO”, 25 ANNI DOPO LA SUA MORTE:
IL RICORDO DI VITTORIO BACHELET, UCCISO DALLE
BRIGATE ROSSE
- Intervista con Paola Bignardi -
25 anni fa veniva
trucidato dalle Brigate Rosse il professor Vittorio Bachelet, vice presidente
del Consiglio superiore della magistratura e affermato giurista cattolico. Un
“martire laico” ebbe a definirlo il cardinale Carlo Maria Martini, per il suo
impegno in favore della democrazia, della giustizia e della pace. Tra i membri
del commando che lo colpirono, all’interno della facoltà di Scienze politiche
dell’Università La Sapienza di Roma, figurava anche la brigatista Anna Laura
Baghetti, arrestata un anno dopo l’omicidio. Tra le numerose cerimonie di commemorazione,
anche un seminario dell’Azione Cattolica, di cui fu presidente dal 1964 al
1973. A ricordare la figura di Vittorio Bachelet, al microfono di Stefano
Leszczynski, è Paola Bignardi, presidente di AC:
**********
R. –
Per noi, Bachelet è soprattutto il laico cristiano che ha speso con grande generosità
la sua vita nella Chiesa, nelle istituzioni della Chiesa, con totale gratuità,
e l’ha spesa anche in quelle forma associative come la FUCI prima e poi
l’Azione cattolica, che per noi rappresentano il segno di una responsabilità e
di un desiderio di soggettività del laicato.
D. – Quando il professor
Vittorio Bachelet venne ucciso dalle Brigate Rosse venne definito un martire
laico. Qual è l’insegnamento del professor Bachelet ai giovani dell’Azione Cattolica?
R. – Credo che Bachelet dica ai
giovani e non solo ai giovani che la causa della città, la vita della società
nella quale viviamo è una questione che ci riguarda. E’ una questione per la
quale occorre spendersi con competenza, con serietà e con dedizione. Credo si
possa dire che Bachelet abbia vissuto la stessa tensione ideale di gratuità nel
servizio dentro la Chiesa e dentro le istituzioni laiche, dentro le istituzioni
dello Stato, dentro la professione.
D. – L’Azione Cattolica come
legge il fenomeno del terrorismo di ieri, quello che uccise il prof. Bachelet,
e il fenomeno delle Brigate Rosse di oggi?
R. –
Ci si trova di fronte a fenomeni di terrorismo che sono di violenza irrazionale,
che colpisce quelle persone che, non solo con la loro dirittura etica, ma anche
con la loro intelligenza, potrebbero dare un contributo e stanno dando un
contributo proprio per realizzare quella causa della giustizia e
dell’uguaglianza tra le persone, tra i gruppi, che crediamo sia l’ideale verso
il quale l’umanità vuole incamminarsi.
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11
febbraio 2005
AIUTARE A SUPERARE LA VIOLENZA, PROMUOVERE LA
SOLIDARIETÀ E COSTRUIRE
UNA CULTURA DI PACE: SI E’ APERTA IN BRASILE
LA 41.MA
“CAMPAGNA DI FRATERNITÀ 2005”
BRASILIA.
= Solidarietà e pace: sono questi i temi su cui è incentrata la “Campagna di
fraternità del Brasile 2005”, tradizionale iniziativa quaresimale, promossa
quest’anno dalla Conferenza episcopale brasiliana (CNBB), insieme al Consiglio
nazionale delle Chiese cristiane del Brasile (CONIC). La Campagna è un
programma di evangelizzazione globale, orientata all’annuncio della Parola
affinché essa risvegli la fede e conduca alla conversione. Questa conversione
si esprime, poi, in svariati gesti che ciascuno è chiamato a realizzare durante
la Quaresima. C’è un segno concreto che accomuna tutti: una colletta ecumenica
di solidarietà nella Domenica delle Palme, i cui proventi saranno destinati a
progetti riguardanti la pace, i diritti umani, la lotta contro la violenza. “In
Brasile e nel mondo intero assistiamo a molti tipi di violenza: nella famiglia,
nelle relazioni sociali, nell’azione di individui o nel crimine organizzato, ma
anche nei rapporti internazionali, nelle guerre e nel terrorismo. Il risultato
di tutto questo è l’insi-curezza crescente, la costruzione di barriere e muri,
l’odio, la ricerca della vendetta, molta sofferenza e la perdita della pace”,
si legge in un comunicato della conferenza episcopale brasiliana, firmato dal
segretario generale e vescovo ausiliare di San Paolo, mons. Odilo Pedro
Scherer. “È evidente che senza giustizia non si avrà la pace e neanche una
giustizia imposta con la forza potrà portarla: deve essere promossa e
assicurata attraverso una vera cultura di pace, orientata dalla rinuncia
cosciente e sistematica di ogni sorta di violenza e da relazioni rispettose e
fraterne tra le persone”. In un messaggio inviato nel gennaio scorso al
cardinale Geraldo Majella Agnelo, presidente della conferenza episcopale brasiliana,
il Papa aveva definito la Campagna di fraternità “una significativa occasione
di collaborazione ecumenica”. Secondo Giovanni Paolo II, “i cristiani che
partecipano con impegno alla promozione della pace e della solidarietà sono
strumenti efficaci di evangelizzazione e un esempio per tutti, al fine di
costruire una società più fraterna e più attenta alle necessità dei poveri e
degli indigenti”. (R.M.)
INCONTRI DI STUDIO PER I CRISTIANI
IMPEGNATI NELLA VITA PUBBLICA
ED ALTRE INIZIATIVE DEL CONSIGLIO
PASTORALE DIOCESANO DI FIRENZE
PER AIUTARE I CRISTIANI ATTIVI IN POLITICA E STIMOLARE L’IMPEGNO
PUBBLICO
NEI PIÙ GIOVANI
FIRENZE. = Aiutare i cristiani impegnati in
politica e stimolare l’impegno pubblico nei più giovani. Questo, l’obiettivo
principale del Consiglio pastorale diocesano di Firenze,
organo che rappresenta tutte le varie componenti della Chiesa fiorentina, da
alcuni mesi impegnato nella pastorale sociale con particolari iniziative. Insieme all’Ufficio
diocesano per la pastorale sociale e del lavoro, il Consiglio Pastorale sta
promuovendo infatti degli incontri di studio rivolti ai cristiani impegnati
nella vita pubblica: “Si tratta – spiega il direttore del Consiglio, Leonardo
Bianchi – di far maturare un contributo alle decisioni che di volta in volta
vengono prese”. La seconda iniziativa è la promozione di gruppi di impegno
socio-culturale: “Gruppi – continua Bianchi – che aiutino a radicare
diffusamente sul territorio l’interesse per il bene comune, superando i
particolarismi e gli interessi individuali”. Infine, la promozione di
iniziative formative dirette ad incentivare l’impegno pubblico delle persone,
in particolare giovani, più sensibili: “Questo passaggio – ricorda Bianchi –
che muove dall’esigenza sia di valorizzare iniziative già esistenti, sia, soprattutto,
di realizzare momenti di comunione sempre più condivisa, vedrà coinvolte,
accanto al Consiglio Pastorale, le associazioni ed i movimenti attraverso la
Consulta diocesana delle aggregazioni laicali”. “L'obiettivo generale che si
propone il Consiglio – conclude il direttore – è la promozione dell’impegno
socio-politico di personalità del mondo cattolico che qualifichino ai vari
livelli, per formazione, competenza, etica, senso della legalità, la vita pubblica”.
(R.M.)
MINACCE DI UN GRUPPO DI ESTREMISTI INDU’ AGLI
ABITANTI
DI UN VILLAGGIO CATTOLICO NELL’INDIA OCCIDENTALE
NEW
DELHI. = C’è ancora una diffusa paura nel villaggio tribale cattolico di Rajura,
nel distretto di Amravati, nell’India occidentale. La gente è ancora sconvolta
per l’aggressione in massa subita il 7 febbraio scorso da un gruppo di fanatici
indù che hanno minacciato di morte gli abitanti se non si fossero riconvertiti
all’Induismo. La chiesa del villaggio è stata attaccata e i religiosi presenti
sono stati vittime di atti intimidatori. Il villaggio è l’unico del distretto
ad avere una amministrazione municipale autonoma. I cattolici sono discendenti
degli emigranti dal Madhya Pradesh e le loro famiglie vivono tranquillamente in
quel luogo da secoli. “L’intero villaggio è cattolico, gli abitanti sono per lo
più poveri, agricoltori, braccianti, ma fedeli molto devoti”, ha spiegato
all’agenzia vaticana Fides mons. Edwin Colaco, vescovo di Amravati. Secondo il
presule, i gruppi potrebbero essere stati ispirati da un discorso tenuto nei
giorni scorsi da un “munni”, un leader religioso indù, nella città di Ayodhya,
nota per una antica disputa indu-musulmana. Secondo alcuni testimoni, il
“munni” ha esortato a riconvertire all’induismo i tribali cristiani di etnia
‘adivasi’ e a “uccidere a fil di spada tutti gli ‘adivasi’ cristiani” che
rifiutano di riabbracciare il credo indù. Mons. Colaco ha denunciato l’accaduto
in una lettera alle autorità civili dello Stato del Maharashtra e al ministro
degli Interni della Federazione indiana, chiedendo protezione per gli abitanti
di Rajura. (R.M.)
APPELLO DEI LEADER RELIGIOSI
DI HONG KONG ALLA POPOLAZIONE IN OCCASIONE DEL NUOVO ANNO LUNARE: “COMBATTERE
IL DETERIORAMENTO DEI VALORI MORALI,
PROMUOVENDO L’ARMONIA DOMESTICA E L’IMPEGNO
NELL’EDUCAZIONE DEI FIGLI”
HONG KONG. = Buddisti, cattolici,
confuciani, musulmani, protestanti e taoisti di Hong Kong uniti per combattere
il deterioramento dei valori morali e promuovere l’armonia domestica per una
comunità più stabile. Questo è il messaggio che i leader religiosi hanno
rivolto alla popolazione della città in occasione del nuovo Anno Lunare,
cominciato ieri. Alla base di una ricostruzione sociale – sostengono i capi
spirituali – ci sono i genitori “modelli per i figli, con il loro primario
impegno all’educazione”. “I bambini di oggi – ricordano – saranno i genitori di
domani; devono imparare il rispetto per gli anziani e i genitori. L’armonia
domestica aiuterà a portare stabilità nella comunità: la carità inizia da
casa”. Le diverse religioni si sono, quindi, unite per sottolineare non solo
l’importanza dell’educazione dei figli, ma anche per ricordare alla comunità
civile che è necessario risolvere una delle piaghe sociali più diffuse nella
società cinese: la violenza domestica, “simbolo – sostengono i leader religiosi
– del deterioramento dei valori morali tradizionali nella società”. (R.A.)
AL
VIA, IERI SERA, LA 55.MA EDIZIONE DEL FESTIVAL DEL CINEMA DI BERLINO.
ANCHE
QUEST’ANNO, IN GARA, PELLICOLE PARTICOLARMENTE IMPEGNATE
- A
cura di Luca Pellegrini -
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BERLINO.
= Un Festival di pubblico e per il pubblico. Se a Cannes trionfano mondanità e
cultura - mentre a Venezia sono spesso segnalate, nel generale entusiasmo, defaillances
organizzative e successive polemiche - Berlino e la sua “Berlinale” si
impongono per l’efficienza, le scelte e i 130.000 biglietti a disposizione di
spettatori normalissimi e desiderosi di buon cinema. Quest’anno, sono ventidue
i film in gara per l’Orso d’Oro presentati nell’apposita sezione (un solo
titolo italiano, “Provincia meccanica” di Stefano Mordini), per un totale di
350 pellicole provenienti da tutto il mondo (poche, in verità, quelle
americane). Predominano anche quest’anno, come spesso a Berlino, temi
importanti e impegnativi, ossia quel genere di opere che fanno riflettere e
discutere, affrontando le zone oscure e dolorose del nostro passato, più o meno
recente. Protagonista, prima di tutto, il continente africano con le sue
tragedie, le sue speranze, i tanti interrogativi. Il Festival si è aperto con
“Man to man” del francese Regis Wargnier, che narra la vicenda di due
scienziati nel 1870 impegnati in Africa a ricercare le prove della teoria
evolutiva studiando i pigmei. Ed oggi sarà proiettato il bellissimo “Hotel
Rwanda”, la storia vera di Paul Rusesabagina: nel 1994, nei giorni orribili del
genocidio rwandese sul quale il mondo preferì chiudere gli occhi, questo
piccolo eroe riuscì a salvare 1.268 anime dalla carneficina, nascondendole
nell’albergo di cui era direttore a Kigali. Una seconda pellicola affronta il
medesimo argomento, “Sometime in April”
di Raoul Peck: questa volta è una famiglia che, nei cento giorni della primavera
di quell’anno, assiste al folle massacro di quasi un milione di suoi
connazionali. “Lost Children”,
infine, ci porta in Sudan e in Uganda per raccontare le crudeltà inflitte ai
bambini rapiti dai ribelli. Da segnalare, tra gli altri, per la complessità dei
temi affrontati: “Il sole”, del russo Aleksandr Sokurov, che descrive le
conseguenze socio-politiche avvenute in Giappone in seguito alla rinuncia della
propria divinità da parte dell’imperatore Hirohito, “Paradise Now” del palestinese Hany Abu-Assad, nel quale due
ragazzi kamikaze vivono le loro ultime ore, e “Sophie Scholl – Gli ultimi
giorni”, del tedesco Marc Rothemund, sui giovani studenti del gruppo della
“Rosa Bianca” oppositori del nazismo e messi a morte nel ’43. Tutti titoli, questi,
che rispondono al desiderio di Dieter Kosslick, direttore del Festival:
“Facciamo vedere questi film, per accrescere la consapevolezza degli
spettatori”.
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11
febbraio 2005
- A cura
di Barbara Castelli -
Due nuove stragi hanno sconvolto l’Iraq: almeno 24
persone sono morte a Baghdad in seguito ad un attentato suicida e ad un attacco
ad opera della guerriglia contro la comunità sciita. Nel nord del Paese
prosegue, intanto, la visita del segretario americano alla Difesa, Donald
Rumsfeld, che questa mattina si è recato a Mossul. Il servizio di Amedeo
Lomonaco:
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Cresce la tensione tra la comunità sunnita e quella
sciita: un’autobomba è esplosa stamani a Baghdad, nei pressi di una moschea sciita.
Secondo le fonti locali, l’attentato kamikaze ha provocato 13 morti. Sempre
nella capitale, tre panifici sono stati attaccati da miliziani integralisti
sunniti. I locali, situati nella parte orientale di Baghdad, sono stati
sconvolti da furiose sparatorie, che hanno coinvolto i gestori dei forni e i
civili in fila per acquistare il pane. L’assalto ha causato la morte di 11
persone. Ma in questo scenario dominato dall’instabilità, non mancano gli
sforzi per l’unità e la riconciliazione: “Noi speriamo e
preghiamo perché l’Iraq diventi un buon Paese”, ha detto stamani a Mossul il
segretario americano alla Difesa, Donald Rumsfeld. Parlando con centinaia di
militari statunitensi, Rumsfeld ha anche ricordato che toccherà ai soldati
iracheni proteggere il loro Paese. “Questa – ha spiegato – è la loro terra,
questa è la loro responsabilità”. Un nuovo ultimatum della “Jihad islamica”
accresce, intanto, l’ansia per la sorte della giornalista italiana Giuliana
Sgrena: su un sito integralista è stato pubblicato, infatti, un messaggio che
chiede il ritiro delle truppe italiane dall’Iraq entro 48 ore, in cambio della
liberazione dell’inviata del “Manifesto”.
Ma sull’autenticità del testo ci sono molti dubbi e la Farnesina lo ha definito
“poco attendibile”. In queste ore di angoscia non mancano, comunque, i segnali
di speranza: secondo quanto riportato dal “Corriere della Sera”, l’intelligence
americana avrebbe individuato l’area dove è tenuta prigioniera Giuliana Sgrena,
grazie alle intercettazioni delle voci dei rapitori. Sempre sul fronte dei
sequestri, un gruppo guidato dal giordano Al Zarqawi ha rivendicato, inoltre,
il rapimento di un alto ufficiale. Torna a farsi sentire, infine, Al Qaeda: in
un nuovo messaggio il numero due della rete terroristica, Al Zawahiri, ha
criticato il concetto americano di libertà. “Negli Stati Uniti – sostiene il
medico egiziano – la libertà si basa su banche usuraie, multinazionali, media
ingannevoli e sulla distruzione degli altri per ottenere profitti”.
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Abu Mazen è atteso oggi a Gaza,
dove resterà alcuni giorni, per una serie di incontri con i rappresentanti
delle diverse organizzazioni palestinesi. Il presidente palestinese, in
particolare, cercherà di convincere Hamas e la Jihad Islamica a rispettare il
cessate il fuoco, annunciato insieme con il premier israeliano, Ariel Sharon,
lo scorso martedì, nel corso del vertice di Sharm El Sheikh, in Egitto. Ieri,
Abu Mazen ha licenziato una ventina di alti ufficiali dei diversi servizi di
sicurezza palestinesi, rei di non essere riusciti a impedire a militanti
islamici di lanciare una quarantina di razzi e di bombe di mortaio contro
insediamenti ebraici nella Striscia di Gaza. Sull’agenda di Abu Mazen, anche il
proseguimento delle discussioni sulla formazione di un nuovo governo.
“Sono lieto di annunciare che la
NATO procederà ad espandere ulteriormente l’International Security
Assistance Force (ISAF) nell’ovest dell’Afghanistan”. Così, ieri, il
segretario generale dell’Alleanza, Jaap de Hoop Scheffer. Con l’espansione ad
ovest, ha confermato de Hoop Scheffer, l’ISAF contribuirà alla sicurezza nel 50
per cento del territorio afghano, con un raddoppio rispetto all’attuale 25 per
cento, rappresentato dal controllo della zona di Kabul e dell’intero nord.
Italia e Spagna, con l’aiuto di altri Paesi, gestiranno la base di supporto
avanzato (FSB) per il sostegno operativo e logistico a Herat.
Si apre oggi a Monaco di
Baviera, in Germania, la Conferenza internazionale sulla sicurezza. L’incontro,
giunto alla 41.esima edizione, raduna ogni anno importanti politici e esperti
di tutto il mondo per discutere di problemi di sicurezza. Tra i partecipanti, anche
il segretario alla Difesa americano, Donald Rumsfeld. In serata, verrà
conferito al segretario generale delle Nazioni Unite, Kofi Annan, un premio per
la pace.
La settimana prossima potrebbero
esserci “notizie positive” sui negoziati in corso tra l’Iran e l’Unione
Europea. Lo ha annunciato ieri l’Alto rappresentante Ue per la politica estera
e di sicurezza, Javier Solana, precisando che nelle prossime settimane i
colloqui Bruxelles-Teheran avranno un livello più alto e contenuti più
politici. Da diverso tempo, l’UE sta tentando una difficile mediazione
diplomatica per ottenere la sospensione del programma nucleare di Teheran.
Le
autorità del Togo hanno rifiutato il permesso di atterraggio all’aereo del capo
di Stato nigeriano e presidente di turno dell’Unione Africana, Olusegun Obasanjo.
Quest’ultimo ha così annullato la visita ufficiale prevista oggi, invitando il
resto della delegazione della Comunità economica dei Paesi dell’Africa
occidentale a fare altrettanto. Lo ha reso noto il suo portavoce, precisando
che secondo Obasanjo si tratta di un’azione “ostile e non amichevole” e che
potrebbe “costringere ad adottare delle sanzioni”. Obasanjo, atteso a Lomé
insieme ad altri 4 capi di Stato di altrettanti Paesi membri della Comunità
economica dei Paesi dell’Africa occidentale, avrebbe dovuto valutare la
situazione politica all’indomani dell’insediamento alla presidenza di Faure
Eyadema. Poche ore dopo la morte del padre, Gnassinbgé Eyadema, al governo per
38 anni, Faure Eyadema è salito al potere grazie al sostegno dei militari e ad
una procedura di modifica istituzionale, duramente criticata dalla comunità
internazionale.
Oltre 50 persone sono morte per
la rottura di una diga vicino a Pasni, sulla costa sud-occidentale del
Pakistan. Lo hanno reso noto oggi le autorità locali, precisando che i dispersi
sono diverse centinaia. Il maltempo è alla base della sciagura. Soldati sono
stati spediti sul posto per i primi soccorsi. Il servizio di Maria Grazia
Coggiola:
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La diga
costruita appena 2 anni fa per l’irrigazione ha ceduto a causa delle forti
piogge. Diversi villaggi sono stati inondati, mentre l’acqua ha spazzato via
strade e ponti, isolando completamente la zona. I soccorsi sono condotti da
elicotteri dell’esercito e dalla marina pachistana, che avrebbe recuperato in
mare migliaia di superstiti. Circa 30 bus, diretti a Pasni, non sono mai
arrivati a destinazione. Non si sa nulla anche di molte auto private, che si
trovavano a transitare lungo la strada costiera al momento del disastro.
L’ondata record di pioggia ha colpito anche le impervie zone della provincia di
frontiera del nord ovest, del Vaziristan, vicino all’Afghanistan. Isolate anche
numerose località del Kashmir pachistano per abbondanti nevicate, che hanno
causato il crollo di case e di ponti. A Mari, città turistica vicino alla capitale
Islamabad, sono caduti oltre 3 metri di neve. Secondo le previsioni meteo, le
piogge potrebbero continuare per altri due giorni.
Da New Delhi, per la Radio
Vaticana, Maria Grazia Coggiola.
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Il maltempo sta creando gravi disagi anche in Venezuela. Forze
dell’esercito e della Protezione civile lavorano incessantemente nel nord del
Paese latinoamericano per evacuare migliaia di persone costrette ad abbandonare
le loro case dalle piogge battenti degli ultimi giorni, che hanno causato la
morte di almeno 14 persone. Di fronte alla gravità della situazione, il governo
centrale ha decretato l’emergenza ambientale in sei Stati e nella zona di
Caracas.
Sanguinosa sommossa ieri nel
carcere di San Martin a Cordoba, in Argentina. Nel corso della rivolta sono
morte nove persone, tra cui due agenti, mentre 20 sono rimaste ferite. Gli
insorti, che sono riusciti a arrivare all’armeria, hanno catturato il direttore
del penitenziario, Emilio Corso, e decine di altre persone. Secondo quanto riferiscono
i familiari, i 1800 detenuti del carcere sono trattati “come animali”.
La polizia colombiana ha
catturato ieri il pilota Juan de Jesus Gil Aguilar, da almeno un ventennio
ritenuto una sorta di mito locale per la sua attività nell’ambito del narcotraffico.
Il pilota lavorava per Diego Leon Montoya, che gestisce il Cartello del Nord
del Valle. Sia su Gil Aguilar, sia su Montoya pende una richiesta di
estradizione da parte della giustizia statunitense.
Ennesimo scempio ai danni della
Grande muraglia cinese. Altri cento metri della storica costruzione sono stati
di recente distrutti e le pietre utilizzate per la costruzione di una strada
nella Cina nord occidentale. Oggi restano solo 2.500 chilometri degli originari
6.300 chilometri della Grande Muraglia, costruita in tempi diversi, per
impedire le invasioni dei barbari dal Nord. Dal 1987, la Grande muraglia è
sulla lista del patrimonio culturale mondiale protetto dalle Nazioni unite.
Questo, tuttavia, non ha impedito ai contadini di continuare ad abbatterne
pezzi per usare il materiale in case, muri e strade.
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