RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno XLIX n. 42 - Testo della trasmissione venerdì 11 febbraio 2005

 

Sommario

 

       

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

Primo giorno in Vaticano per Giovanni Paolo II, dopo la degenza al Policlinico Gemelli. In una lettera, il grazie del Papa ai medici e ai fedeli, per le loro manifestazioni d’affetto: ai nostri microfoni, il cardinale Edmund Casimir Szoka

 

Ricorre oggi il 76.mo anniversario dei Patti Lateranensi

 

L’Immacolata Concezione nella visione dei grandi artisti, in mostra con oltre 100 opere nel Braccio di Carlo Magno, in Vaticano: il commento di mons. Mauro Piacenza

 

Giovanni Paolo II nomina il nuovo arcivescovo di Parigi: è mons. Andrè Vingt-Trois, finora  arcivescovo di Tours. Succede nell’incarico al cardinale Jean-Marie Lustiger

 

IN PRIMO PIANO:

Messa solenne, in Camerun, per la Giornata mondiale del malato. La cerimonia sarà presieduta dall’inviato del Papa, il cardinale Barragan. Oggi pomeriggio, liturgia eucaristica in San Pietro del cardinale Ruini: intervista con il prof. Gianfranco Morino e suor Leonia Amato

 

Il sì britannico alla clonazione umana per fini terapeutici e l’alternativa delle cellule staminali, che rispettano la vita umana degli embrioni. Con noi, i proff. Bruno Dallapiccola e Angelo Vescovi

 

Il ricordo di Vittorio Bachelet, 25 anni dopo il suo assassinio ad opera delle Brigate Rosse

 

CHIESA E SOCIETA’:

Aiutare a superare la violenza, promuovere la solidarietà e costruire una cultura di pace: sono le sfide con cui si è aperta la 41.ma “Campagna di fraternità 2005” della Chiesa brasiliana

 

Aiutare i cristiani impegnati in politica e stimolare l’impegno pubblico nei più giovani. Questo, l’obiettivo principale del Consiglio pastorale diocesano di Firenze

 

“Convertitevi o morirete!”: la minaccia di un gruppo di estremisti indù agli abitanti di un villaggio cattolico nell’India occidentale

 

Messaggio dei leader religiosi di Hong Kong in occasione del nuovo anno lunare, cominciato ieri

 

Al via, ieri sera, la 55.ma edizione del Festival del cinema di Berlino

 

24 ORE NEL MONDO:        

In Iraq, 24 persone uccise a Baghdad per un attentato kamikaze nei pressi di una moschea sciita e per un sanguinoso attacco di integralisti sunniti contro tre panifici

 

Il presidente palestinese, Abu Mazen, oggi a Gaza per convincere Hamas e la Jihad islamica a rispettare il cessate-il-fuoco annunciato al vertice di Sharm el-Sheikh

 

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

11 febbraio 2005

 

 

PRIMO GIORNO IN VATICANO PER GIOVANNI PAOLO II

DOPO LA DEGENZA AL POLICLINICO GEMELLI.

IN UNA LETTERA, IL GRAZIE DEL PAPA AI MEDICI

E AI FEDELI CHE GLI SONO STATI VICINI

- Ai nostri microfoni, il cardinale Edmund Casimir Szoka -

 

Prima giornata in Vaticano per Giovanni Paolo II, dimesso ieri sera dal Policlinico Gemelli, dove era stato ricoverato martedì primo febbraio a causa di una laringo-tracheite acuta. In una lettera al Rettore della “Cattolica”, Giovanni Paolo II ha ringraziato il personale del “Gemelli” e quanti gli sono stati vicini spiritualmente in questi giorni, in particolare i bambini. Il servizio di Alessandro Gisotti:

 

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Lo hanno atteso per ore e sono stati premiati: al “Gemelli” come in Piazza San Pietro tanti fedeli hanno voluto salutare il ritorno del Pontefice in Vaticano. Volti commossi, un’emozione palpabile tra la gente al passaggio della “Papamobile”. Immagini che hanno fatto il giro del mondo. In una lettera indirizzata al Rettore dell’Università Cattolica, Lorenzo Ornaghi, il Papa ringrazia tutto il personale medico del Policlinico universitario che lo ha assistito con “premurosa sollecitudine” e “alta professionalità”. Nella missiva, assicura la sua preghiera affinché l’ospedale romano “possa proseguire fedelmente l’apprezzato ed encomiabile servizio che rende a tanti malati e alle loro famiglie, unendo sempre alla competenza medica e professionale lo spirito evangelico che sin dall'inizio ha contraddistinto questa importante istituzione ecclesiale”. Invoca infine la protezione della Beata Vergine di Lourdes sui degenti del Policlinico ed “in modo speciale sui bambini, che – sottolinea – ho sentito in questi giorni a me particolarmente vicini”. E il giorno dopo il rientro del Papa nella sua residenza, è grande la gioia in Vaticano, come sottolinea - ai nostri microfoni - il cardinale Edmund Casimir Szoka, presidente del Governatorato dello Stato della Città del Vaticano:

 

R. – Oggi è un giorno di festa per tutti noi che siamo in Vaticano, è un giorno di grande gioia per il ritorno del nostro Santo Padre, è un giorno di ringraziamento a Dio che ha aiutato il nostro Papa e lo ha fatto tornare a casa.

 

D. – Quando il Papa era al Gemelli, tanti fedeli gli hanno voluto manifestare la propria vicinanza spirituale; ma certo, in Vaticano c’era tanta attesa per questo ritorno?

 

R. – Sì: siamo qui, ogni giorno, lavoriamo per il Santo Padre... Io stesso ho sottolineato ai nostri dipendenti che indipendentemente dal fatto che siamo direttori o operai, tutti noi lavoriamo per il Santo Padre, in maniera diretta o indiretta. Ringraziamo Dio che tutto è andato bene!

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RICORRE OGGI IL 76.MO ANNIVERSARIO DEI PATTI LATERANENSI

 

La firma del Trattato Lateranense, l’11 febbraio del 1929, chiuse in modo definitivo la “questione romana”, sorta nel 1870. L’accordo ribadì la soggettività internazionale della Santa Sede, a cui il nuovo Stato della Città del Vaticano garantisce una “assoluta e visibile indipendenza”. Un editoriale dell’Osservatorio Romano di oggi sottolinea: “Si può affermare che da quella data la presenza della Santa Sede nell'ordine internazionale è andata sempre più sviluppandosi, come testimoniano, fra l'altro, il sempre maggior numero di Paesi (oggi sono più di 170) che con essa hanno stabilito relazioni diplomatiche”.

 

La convinzione che la Chiesa cattolica si impegni “per la promozione dell’uomo e per il bene del Paese dà ragione del perché la Santa Sede e la Repubblica Italiana abbiano raggiunto un accordo di modifica del Concordato dell'11 febbraio 1929”. L'Accordo di Villa Madama, nel 1984, è stato “l'approdo di un fruttuoso e positivo, anche se non sempre facile dialogo fra le Parti, concordi nel rispettare la loro propria indipendenza e sovranità e desiderose di portare avanti la reciproca collaborazione”.

 

“Questa modalità di rapporti fra Chiesa e Stato, sancita negli Accordi che la data dell'11 febbraio”, evidenzia ancora l’Osservatore Romano, “trova - per quanto riguarda la parte statale - salvaguardia e garanzia di rispetto anche nel Trattato Costituzionale Europeo, firmato a Roma, in Campidoglio, il 29 ottobre 2004”.

 

 

NOMINE

 

In Canada, Giovanni Paolo II ha nominato ausiliari dell’Arcidiocesi di Québec il sacerdote Pierre-André Fournier, del clero di Québec, finora vicario episcopale per la Pastorale della medesima arcidiocesi, e il sacerdote Gilles Lemay, del clero di Québec, finora parroco delle parrocchie Saint-Etienne de Lauzon, Saint-Nicolas e Très-Saint-Rédempteur, nell’arcidiocesi di Québec. Mons. Pierre-André Fournier, 62 anni, è stato ordinato sacerdote nel 1967. Ha svolto il ministero parrocchiale, ed è stato animatore della pastorale giovanile. Dal 2003, tra l’0altro, è direttore dell’Ufficio diocesano della Pastorale. Mons. Gilles Lemay, 57 anni, è stato, tra l’altro, Superiore dell’équipe dei preti dell’arcidiocesi di Québec in Paraguay, e Parroco della parrocchia Vergine del Rosario, a Luque. 

 

In Messico, il Papa ha accettato la rinuncia al governo pastorale della diocesi di Tuxtepec, presentata per raggiunti limiti di età dal vescovo, José de Jesús Castillo Rentería. Al suo posto, ha nominato il sacerdote José Antonio Fernández Hurtado, finora vicario generale della diocesi di Tula. Il nuovo presule ha 53 anni. Ha studiato in patria e negli Stati Uniti, quindi a Roma, presso la Pontificia Università Salesiana, dove ha ottenuto la Licenza in Pastorale giovanile e catechetica. A Tula è stato, tra l’altro, rettore del Seminario minore, segretario cancelliere della Curia diocesana e contemporaneamente coordinatore diocesano della Commissione per il Clero. Ha svolto incarichi di docenza in Teologia pastorale nel Seminario maggiore.

 

In Colombia, il Pontefice ha nominato ausiliare dell'arcidiocesi di Cali il sacerdote, Julio Hernando Garcia Peláez, del clero della diocesi di Pereira, finora parroco della Cattedrale. Mons. García Peláez, 47 anni, ha compiuto gli studi, tra l’altro, alla Pontificia Università Gregoriana di Roma, dove ha conseguito la Licenza in Teologia Patristica. Ha svolto i seguenti incarichi: cancelliere della diocesi e vicario parrocchiale della Cattedrale, rettore del Seminario Maggiore "María Inmaculada" di Pereira, vicario diocesano per la pastorale, parroco della Cattedrale.

 

In Angola, Giovanni Paolo II ha accettato la rinuncia al governo pastorale della Diocesi di Cabina, presentata per raggiunti limiti di età dal vescovo Paulino Fernandes Madeca. Al suo posto, il Papa ha nominato  mons. Filomeno do Nascimento Vieira Dias, finora ausiliare di Luanda.

 

 

L’IMMACOLATA CONCEZIONE NELLA VISIONE DI GRANDI ARISTI,

IN MOSTRA CON OLTRE 100 OPERE NEL BRACCIO DI CARLO MAGNO, IN VATICANO

- Intervista con mons, Mauro Piacenza -

 

Questa mattina, presso il Braccio di Carlo Magno in Piazza San Pietro, è stata presentata alla stampa la mostra “Una donna vestita di sole. L’Immacolata Concezione nelle opere dei grandi Maestri”. L’evento ripercorre con oltre 100 opere l’iconografia dell’Immacolata Concezione per celebrare il 150.mo anniversario del dogma. Un evento artistico e spirituale di grande valore, che per una fortunata coincidenza vede la luce contemporaneamente al rientro in Vaticano del Santo Padre, molto devoto della Vergine. Il commento di mons. Mauro Piacenza, presidente della Pontificia Commissione per i Beni culturali della Chiesa, al microfono di Stefano Leszczynski:

 

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E’ una felicissima coincidenza. Ovviamente il Pontificato di Giovanni Paolo II - e tutto il suo sacerdozio e tutta la sua vita - sono sotto la luce della Donna vestita di sole. Questo, è indubbio. Ed il suo motto, “Totus tuus”, è l’espressione tipica teologico-spirituale di questa visione e di questa protezione particolare. Vedere il suo Pontificato in questa luce è essere molto realistici, non è essere sognatori. E’ significativo e bello, perché questa mostra è stata pensata certamente per onorare la Vergine nel 150.mo anniversario, ma in qualche modo con uno spirito molto vicino al cuore del Santo Padre. Infatti, all’ingresso abbiamo anche voluto mettere lo stemma del Santo Padre con il “Totus tuus”, per significare questo. Ed è bello che sotto alle finestre del Santo Padre, in qualche modo, ci siano tutti questi preziosi ricordi e queste pagine che illustrano la gloria di Maria, anche perché queste opere non sono semplicemente delle opere studiate a tavolino o a bottega, ma sono opere nate per esprimere la fede ed opere che sono state e sono pregate, di fronte alle quali i fedeli pregano.

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GIOVANNI PAOLO II NOMINA IL NUOVO ARCIVESCOVO DI PARIGI:

E’ MONS. ANDRE’ VINGT-TROIS, FINORA ARCIVESCOVO DI TOURS. MONS. VINGT-TROIS SUCCEDE NELL’INCARICO AL CARDINALE JEAN-MARIE LUSTIGER

- A cura di Alessandro Gisotti -

 

Giovanni Paolo II ha accettato la rinuncia al governo pastorale dell’arcidiocesi di Parigi, presentata dal cardinale Jean-Marie Lustiger, per sopraggiunti limiti d’età ed ha nominato suo successore mons. André Vingt-Trois, finora arcivescovo di Tours. Nato 62 anni fa a Parigi, mons. Vingt-Trois è stato ordinato sacerdote nel 1969 per l’arcidiocesi di Parigi. Dopo l’ordinazione presbiterale, ha svolto il suo ministero come vice-parroco della parrocchia “Sainte-Marie-de-Chantal” a Parigi fino al 1974. E’ stato professore nel Seminario Maggiore di Issy-les-Molineaux fino al 1981, quando è diventato vicario episcopale e vicario generale di Parigi e, per incarico dei vescovi della Regione Apostolica parigina, direttore dell’Opera delle Vocazioni. Nel 1988 è stato nominato vescovo ausiliare di Parigi. Nel 1999 è stato promosso alla sede arcivescovile di Tours.

 

In una lettera ai fedeli, il cardinale Lustiger esprime la sua “forte speranza nell’avvenire della Chiesa, particolarmente a Parigi”. Quindi, mette l’accento sul profondo radicamento nella realtà parigina del suo successore. “Se posso vantarmi di aver passato la mia infanzia su due colline di Parigi, Montmartre e Mont-parnasse”, rileva il porporato, mons. Vingt-Trois “può vantarsi di essere un figlio della Montagne Sainte-Geneviève”. Dal canto suo, il nuovo arcivescovo di Parigi ha ringraziato i fedeli di Tours e in particolare i sacerdoti e diaconi, chiedendo loro di pregare per lui in questo momento così significativo.

 

 

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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”

 

 

Apre la prima pagina l’articolo di Giampaolo Mattei dal titolo “Il timone è sempre nelle sue mani”: Giovanni Paolo II è rientrato in Vaticano nella serata di ieri, accompagnato dal caloroso affetto di migliaia di persone che lo hanno salutato lungo le strade di Roma.

 

Nelle vaticane, una pagina dedicata alla celebrazione del Mercoledì delle Ceneri nelle diocesi italiane.

Tre pagine in merito alla mostra, in Vaticano, sul tema “Una donna vestita di sole”, l’Immacolata Concezione nelle opere dei grandi maestri. Tra i contributi che illustrano il significato e le caratteristiche salienti dell’avvenimento culturale, quello del cardinale Angelo Sodano.

Un articolo sulla Santa Messa celebrata, a Roma, dal cardinale Vinko Puljic in occasione della memoria liturgica del beato cardinale Stepinac, l’eroico Pastore croato che “ha amato la Chiesa di Cristo fino al martirio”.

 

Nelle estere, Medio Oriente: Hamas sfida l’Autorità Palestinese; razzi sulle colonie ebraiche.

Nucleare: Annan invita Pyongyang a riprendere i negoziati; la Corea del Nord dichiara ufficialmente di possedere la bomba atomica; il Governo di Pechino esprime la speranza che le trattative possano continuare.  

 

Nella pagina culturale, un articolo di Andrea Riccardi a venticinque anni dall’assassinio di Vittorio Bachelet. Il titolo dell’articolo è “La forza di una fede vissuta”.

 

Nelle pagine italiane, in primo piano la vicenda della giornalista italiana rapita a Baghdad venerdì scorso.

 

 

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OGGI IN PRIMO PIANO

11 febbraio 2005

 

MESSA SOLENNE, IN CAMERUN, PER LA GIORNATA MONDIALE DEL MALATO.

LA CERIMONIA SARA’ PRESIEDUTA DALL’INVIATO DEL PAPA, IL CARDINALE BARRAGAN.

OGGI POMERIGGIO, LITURGIA EUCARISTICA IN SAN PIETRO DEL CARDINALE RUINI

- Intervista con il prof. Gianfranco Morino e suor Leonia Amato -

 

Verrà celebrata solennemente nel pomeriggio di oggi a Mvolyé, in Camerun, la Messa per l’odierna Giornata Mondiale del Malato. A presiederla, nel Santuario di Maria Regina degli Apostoli, sarà l’inviato speciale del Papa, il cardinale Javier Lozano Barragan, presidente del Pontificio Consiglio per la Pastorale della salute. Il tema della Giornata quest’anno è “Gesu Cristo, Speranza per l’Africa. Gioventù, Salute e AIDS”. Si è voluto celebrare la Giornata in Africa – scrive Giovanni Paolo II nel suo Messaggio diffuso per la ricorrenza – per manifestare concreta solidarietà alle popolazioni africane provate dal flagello dell’Aids. Una patologia aggravata da conflitti e povertà, che occorre prevenire – sottolinea ancora Giovanni Paolo II – attraverso l’educazione e la formazione in particolare dei giovani. Ne è convinto il prof. Gianfranco Morino, un medico che assiste i malati di Aids delle baraccopoli di Nairobi, in Kenya:

 

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R. – Io ho vissuto tutto l’inizio dell’epidemia a metà degli anni Ottanta, quando  si cominciava a rendersi conto di cosa fosse l’AIDS e anche della trasmissione eterosessuale, perché in Africa essa è essenzialmente a carattere eterosessuale. Forse, però, non si pensava di raggiungere i livelli di contagio che ancora oggi sono altissimi. Io conosco bene la situazione del Kenya, che è sicuramente non in regresso. Attualmente, ci sono almeno due milioni e mezzo di contagiati, di cui 300-350 mila con AIDS conclamato: di questi, almeno un 30 per cento sono bambini.

 

D. – Il Papa nel suo messaggio scrive che conflitti e guerre travagliano non poche regioni africane e rendono più difficili gli interventi volti a prevenire le cure di questa malattia ...

 

R. – Sì, sicuramente. Bisognerebbe spostare l’attenzione dall’AIDS come malattia alle cause, come giustamente dice il Papa. Una di queste cause sono sicuramente i conflitti. Un’altra grossa causa, alla base di tutto, è la povertà. Oggi si tende a risolvere il problema AIDS pensando di dare i farmaci antiretrovirali a tutti. In passato, si pensava di risolvere il problema distribuendo profilattici a tutti. Nessuna delle due è una soluzione valida. La soluzione è andare alla radice dei problemi. Queste guerre – e il Papa ha dato un’indicazione ben precisa delle scelte che i cristiani devono fare – influiscono anche sulla cooperazione, sui possibili fondi, e ne occorrerebbero tanti, per cercare di arginare le malattie: invece, stiamo assistendo ai fondi spesi a sostegno, per esempio, delle missioni militari e i veri progetti di sviluppo non vengono più finanziati.

 

D. – Professore, le industrie farmaceutiche si impegnano a tenere bassi i costi dei medicinali utili nella cura dell’AIDS?

 

R. – Sì: almeno nell’ultimo anno i costi si sono abbassati decisamente. Io ricordo che, qualche anno fa, la terapia mensile costava mille dollari: se lei pensa che il reddito pro-capite di un paziente che vive in una baraccopoli è di circa 20 dollari al mese, la cura diventava veramente una cosa impossibile. Adesso, la terapia costa sui 30 dollari al mese, cosa ancora inaccessibile per una buona parte della popolazione. Ma indubbiamente i costi si sono abbassati. Però, ripeto: purtroppo non sono ancora la soluzione, perché sono farmaci che sappiamo ampiamente tossici e che necessitano di un controllo e di un monitoraggio continuo, in pazienti che, è bene ricordarlo, non hanno neanche da mangiare.

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Le personalità religiose, guidate dal cardinale Javier Lozano Barragan, ma anche gli scienziati, i ricercatori, i medici e i delegati di numerose organizzazioni impegnate nella lotta contro l’Aids, che partecipano alle giornate di studio ai margini della 13.ma Giornata mondiale del malato, hanno visitato questa mattina tre istituti sanitari in Camerun, dove il tasso medio di sieropositività dei ricoverati è di circa il 5,5 per cento. Si tratta del Centro di animazione sociosanitaria – Cas – una struttura cattolica fondata dal sacerdote italiano don Francesco Perdetti a Nkolndongo, un quartiere di Yaoundé. Il centro dispone di un reparto maternità e di un servizio sociale per l’educazione e la sensibilizzazione dei giovani. C’è poi la Fondazione Chantal Bia, creata dalla moglie del presidente della Repubblica. Una delle attività principali di questa fondazione è in favore delle vittime dell’AIDS, soprattutto la madre e il bambino. Infine, l’ospedale centrale di Yaoundé, dove erano riuniti anche i rappresentanti delle altre strutture sanitarie del Paese. Il resoconto, da Yaoundé, è di padre Joseph Ballong:

 

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Rispondendo ai vari saluti, il cardinale Javier Lozano Barragan ha portato a tutti gli ammalati del Camerun e di tutta l’Africa la parola di consolazione e di conforto del Papa. I dibattiti dei due primi giorni hanno trattato, rispettivamente, della situazione della pastorale sanitaria in Africa e degli aspetti dottrinali e scientifici della malattia dell’AIDS. Dagli interventi dei 26 Paesi africani rappresentati, e di 21 Conferenze episcopali, emerge che la povertà è una delle cause dell’aggravamento della malattia dell’AIDS in Africa, e la Chiesa si è impegnata al servizio dei poveri e dei sofferenti, attraverso centri sanitari che offrono cure ai malati, consigli, appoggio e assistenza morale e spirituale. Ma la grande sfida da affrontare è quella della mancanza di mezzi finanziari e dell’insufficienza di personale qualificato, nonché della carenza delle strutture sanitarie stesse.

 

Per quel che riguarda gli interventi della seconda giornata, essi hanno fatto emergere che la Chiesa deve continuare a lavorare per la promozione dei valori morali e spirituali e che la pastorale dell’educazione e la prevenzione all’AIDS devono rappresentare, oggi, un’urgenza ed una necessità, una sfida e un nuovo modo di evangelizzare e di annunciare Gesù Cristo da parte della Chiesa, soprattutto presso i giovani, tra i più colpiti nella popolazione.

 

Da Yaoundé, Camerun, Joseph Ballong, Radio Vaticana.

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Parlando di sofferenze fisiche, c’è un luogo nel quale forse meglio si vive e si comprende la sintesi tra la malattia e la speranza di guarigione che nasce dalla fede: il Santuario di Lourdes. La cittadella sacra - visitata lo scorso anno in agosto da Giovanni Paolo, II in occasione del 150.mo del dogma dell’Immacolata Concezione – è meta ogni anno di milioni di pellegrini e ogni 11 di febbraio – anniversario delle apparizioni – numerose celebrazioni sottolineano l’importanza della Giornata mondiale del malato. Giovanni Peduto ha parlato del significato delle apparizioni nella Grotta di Massabielle con suor Leonia Amato, superiora della comunità del Santuario delle Suore Figlie della Santissima Vergine Immacolata di Lourdes. L’istituto fu fondato a Massalubrense, in provincia di Napoli, dal sacerdote Francesco Gàttola il quale, partendo proprio dalla spiritualità di Lourdes, volle questa Congregazione allo scopo di prendersi cura delle giovanette povere ed ignoranti, col fine di istruirle nella dottrina cristiana:

 

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R. – Se volessimo studiare i risvolti storici, politici e religiosi del tempo – ci troviamo nel 1858 – usciremmo dall’alone spirituale in cui ci sentiamo avvolti, noi che viviamo a Lourdes, un angolo di paradiso. Si viveva allora ancora della Rivoluzione francese, e Maria venne a Lourdes per aiutarci ad aprire il cammino verso l’Eucaristia. Infatti, la povera Bernardette, volendo ricevere Gesù, non trovava chi la preparasse alla sua Prima comunione. “Dite ai preti – le disse la Madonna – che voglio qui una cappella”. E la cappella richiama la Santa Messa ed essa l’Eucaristia. Non si capisce Lourdes senza l’Eucaristia.

 

D. – Cosa dice ai credenti questo evento?

 

R. – Che Dio è presente nella storia, nel quotidiano dell’uomo, si fa compagno di cammino. Il nostro cuore si riempie di gioia, quando il pellegrino, dopo un pianto liberatorio, dice: “Dio mi ha fatto tante grazie, ho sentito forte il comando: ‘Va e non peccare più!’”. E quindi, si capisce meglio, il cammino verso l’Eucaristia è aperto.

 

D. – La Vergine di Lourdes è legata in modo particolare ai malati...

 

R. – Sì. La Madonna è apparsa a Bernardette malata prima dell’apparizione, e malata ancor di più dopo. E i primi a beneficiare della presenza di Maria a Lourdes furono gli ammalati nel corpo – come certificano le cronache – e nell’anima – vedi il convertito dottor Estrade. Se il peccato sembra avere una certa relazione con la malattia, e quindi con la sofferenza, il dolore e la morte, è perché tra l’anima e il corpo vi è una simbiosi tanto singolare quanto grande. Ma noi siamo molti cari a Maria. Lei vede negli ammalati e in ciascuno di noi le carni immacolate immolate del Suo Figlio Gesù, e quindi è Cristo medico e medicina degli ammalati.

 

D. – Perché ci sono le apparizioni di Maria, e perché la Vergine appare a persone semplici?

 

R. – Non le chiamerei apparizioni, le chiamerei presenze di Maria in mezzo a noi. Maria è là e, di tanto in tanto, anime privilegiate, anime semplici, si accorgono della sua presenza e la scoprono in mezzo alle rovine del mondo, perché non sono né attratte, né distratte da altro. Maria viene e ricorda il Vangelo di Gesù e quindi l’Eucaristia. Ecco Lourdes, ecco il desiderio di Sua Santità Giovanni Paolo II: fare del 2005 l’Anno eucaristico. Questa è l’economia di Dio. A noi tocca solo dire un “eccomi” ed un “sia”, precisamente come Maria.

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Ricordiamo che oggi pomeriggio, nella Basilica di San Pietro, alle 16.30, il cardinale vicario, Camillo Ruini, presiederà una Santa Messa per gli ammalati. La nostra emittente seguirà l’avvenimento in radiocronaca diretta a partire dalle ore 16.25, con commento in italiano per la zona di Roma, sull’onda media di 585 kHz sulla modulazione di frequenza di 105 MHz.

 

 

IL SI’ BRITANNICO ALLA CLONAZIONE UMANA PER FINI TERAPEUTICI

E L’ALTERNATIVA DELLE CELLULE STAMINALI, CHE RISPETTANO

LA VITA UMANA DEGLI EMBRIONI: DUE OPINIONI

- Interviste con Bruno Dallapiccola e Angelo Vescovi -

 

Sono state accese le polemiche nel mondo scientifico e nell’opinione pubblica dopo il via libera dell’Autorità britannica per la Fertilizzazione e l'Embriologia alla clonazione di embrioni umani a scopo terapeutico. Sarà Ian Wilmut, lo scienziato conosciuto come il “padre” della pecora Dolly, ad avviare la nuova ricerca per curare malattie che colpiscono alcune cellule del cervello, utilizzando la tecnica della clonazione terapeutica. Il servizio è di Massimiliano Menichetti.

 

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E’ choc nel mondo scientifico per la decisione della Gran Bretagna di consentire la ricerca su embrioni umani permettendone la clonazione. Ian Wilmut, del “Rosolin Institute” di Edimburgo ha ricevuto, infatti, martedì il via libera alla sperimentazione su embrioni. In sintesi si tratterà di prelevare il DNA dalla pelle ed il sangue di malati per impiantarlo in una cellula che si trasformerà in embrione, per poi studiare l’evolversi di una malattia che colpisce le cellule del cervello preposte al movimento.

 

Bruno Dallapiccola, direttore dell'Istituto di genetica Mendel e ordinario di Genetica all'Università la “Sapienza” di Roma:

 

R. – E sbagliato pensare di sacrificare un embrione nella prospettiva di una terapia di un altro soggetto, che è già nato e si sta sviluppando. Coloro che, come il sottoscritto e tanti altri, pensano che la singola cellula di un embrione cosiddetta “sotto-potente” sia una cellula alla quale debba essere dato il massimo rispetto in quanto è un individuo in potenza - un programma unico ed irripetibile - non sono naturalmente favorevoli a che questi tipi di ricerche vengano fatte, vengano  avviate e mantenute.

 

D. – Si parla molto di cellule staminali, della ricerca e del loro impiego in terapia...

 

R. – Le cellule staminali sono applicate come terapia da 30 anni a questa parte. Ci sono ormai decine di migliaia di soggetti che sono guariti perché cellule staminali, recuperate dal midollo osseo, hanno curato leucemie, tumori... Soggetti che hanno avuto un cuore infartuato che è stato guarito... Esempi di questo tipo ce ne sono tantissimi. Tutto questo è stato fatto, fino ad oggi e in tutto il mondo, unicamente con cellule staminali dell’adulto: dall’adulto si intende dal feto spontaneamente abortito, non quindi l’embrione, dal cordone ombelicale o dai tessuti dell’adulto.

 

E’ la seconda volta che l'Autorità Britannica per la Fertilizzazione e l'Embriologia concede una licenza di clonazione a scopo terapeutico: la prima fu emanata nell’agosto scorso, quando venne autorizzata la clonazione di embrioni umani da cui estrarre cellule staminali da utilizzare in trattamenti contro l’Alzheimer e il morbo di Parkinson. Occasione in cui venne riaffermato, da alcuni ricercatori, che un embrione è solo un grumo di cellule e non una vita.

 

Angelo Vescovi, condirettore dell’Istituto di ricerca sulle cellule staminali del San Raffaele di Milano:

 

“Devo premettere che io non sono cattolico né credente, per cui le posso dare sicuramente una visione da quello che viene definito un punto di vista “laico”. Presentare l’embrione come un grumo di cellule è un atto di banalizzazione estrema. Quello che “appare” come un grumo di cellule – ma, badi bene, che solamente “appare” - è in realtà nient’altro che uno degli stadi della vita umana. Stadi della vita umana che sono tanti, tutti concatenati l’uno all’altro in maniera assolutamente inscindibile. Il primo stadio della vita umana coincide con la formazione dello zigote e quindi con la fusione del patrimonio genetico della madre e del padre all’atto della fecondazione, e si conclude con la morte. Ecco perché questa è una banalizzazione, peraltro molto comoda, perché ridurre l’embrione a un grumo di cellule permette poi di fare qualunque cosa uno voglia. Esistono, in questo momento, delle possibilità di esplorare altre vie che permettono di ottenere embrionali staminali senza produrre embrioni: forse vale la pena di valutare anche vie alternative, oltre alle vie alternative con altri tipi di cellule staminali”.

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UN “MARTIRE LAICO”, 25 ANNI DOPO LA SUA MORTE:

IL RICORDO DI VITTORIO BACHELET, UCCISO DALLE BRIGATE ROSSE

- Intervista con Paola Bignardi -

 

25 anni fa veniva trucidato dalle Brigate Rosse il professor Vittorio Bachelet, vice presidente del Consiglio superiore della magistratura e affermato giurista cattolico. Un “martire laico” ebbe a definirlo il cardinale Carlo Maria Martini, per il suo impegno in favore della democrazia, della giustizia e della pace. Tra i membri del commando che lo colpirono, all’interno della facoltà di Scienze politiche dell’Università La Sapienza di Roma, figurava anche la brigatista Anna Laura Baghetti, arrestata un anno dopo l’omicidio. Tra le numerose cerimonie di commemorazione, anche un seminario dell’Azione Cattolica, di cui fu presidente dal 1964 al 1973. A ricordare la figura di Vittorio Bachelet, al microfono di Stefano Leszczynski, è Paola Bignardi, presidente di AC:

 

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R. – Per noi, Bachelet è soprattutto il laico cristiano che ha speso con grande generosità la sua vita nella Chiesa, nelle istituzioni della Chiesa, con totale gratuità, e l’ha spesa anche in quelle forma associative come la FUCI prima e poi l’Azione cattolica, che per noi rappresentano il segno di una responsabilità e di un desiderio di soggettività del laicato.

 

D. – Quando il professor Vittorio Bachelet venne ucciso dalle Brigate Rosse venne definito un martire laico. Qual è l’insegnamento del professor Bachelet ai giovani dell’Azione Cattolica?

 

R. – Credo che Bachelet dica ai giovani e non solo ai giovani che la causa della città, la vita della società nella quale viviamo è una questione che ci riguarda. E’ una questione per la quale occorre spendersi con competenza, con serietà e con dedizione. Credo si possa dire che Bachelet abbia vissuto la stessa tensione ideale di gratuità nel servizio dentro la Chiesa e dentro le istituzioni laiche, dentro le istituzioni dello Stato, dentro la professione.

 

D. – L’Azione Cattolica come legge il fenomeno del terrorismo di ieri, quello che uccise il prof. Bachelet, e il fenomeno delle Brigate Rosse di oggi?

 

R. – Ci si trova di fronte a fenomeni di terrorismo che sono di violenza irrazionale, che colpisce quelle persone che, non solo con la loro dirittura etica, ma anche con la loro intelligenza, potrebbero dare un contributo e stanno dando un contributo proprio per realizzare quella causa della giustizia e dell’uguaglianza tra le persone, tra i gruppi, che crediamo sia l’ideale verso il quale l’umanità vuole incamminarsi.

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CHIESA E SOCIETA’

11 febbraio 2005

 

 

 

AIUTARE A SUPERARE LA VIOLENZA, PROMUOVERE LA SOLIDARIETÀ E COSTRUIRE

UNA CULTURA DI PACE: SI E’ APERTA IN BRASILE

 LA 41.MA “CAMPAGNA DI FRATERNITÀ 2005”

 

BRASILIA. = Solidarietà e pace: sono questi i temi su cui è incentrata la “Campagna di fraternità del Brasile 2005”, tradizionale iniziativa quaresimale, promossa quest’anno dalla Conferenza episcopale brasiliana (CNBB), insieme al Consiglio nazionale delle Chiese cristiane del Brasile (CONIC). La Campagna è un programma di evangelizzazione globale, orientata all’annuncio della Parola affinché essa risvegli la fede e conduca alla conversione. Questa conversione si esprime, poi, in svariati gesti che ciascuno è chiamato a realizzare durante la Quaresima. C’è un segno concreto che accomuna tutti: una colletta ecumenica di solidarietà nella Domenica delle Palme, i cui proventi saranno destinati a progetti riguardanti la pace, i diritti umani, la lotta contro la violenza. “In Brasile e nel mondo intero assistiamo a molti tipi di violenza: nella famiglia, nelle relazioni sociali, nell’azione di individui o nel crimine organizzato, ma anche nei rapporti internazionali, nelle guerre e nel terrorismo. Il risultato di tutto questo è l’insi-curezza crescente, la costruzione di barriere e muri, l’odio, la ricerca della vendetta, molta sofferenza e la perdita della pace”, si legge in un comunicato della conferenza episcopale brasiliana, firmato dal segretario generale e vescovo ausiliare di San Paolo, mons. Odilo Pedro Scherer. “È evidente che senza giustizia non si avrà la pace e neanche una giustizia imposta con la forza potrà portarla: deve essere promossa e assicurata attraverso una vera cultura di pace, orientata dalla rinuncia cosciente e sistematica di ogni sorta di violenza e da relazioni rispettose e fraterne tra le persone”. In un messaggio inviato nel gennaio scorso al cardinale Geraldo Majella Agnelo, presidente della conferenza episcopale brasiliana, il Papa aveva definito la Campagna di fraternità “una significativa occasione di collaborazione ecumenica”. Secondo Giovanni Paolo II, “i cristiani che partecipano con impegno alla promozione della pace e della solidarietà sono strumenti efficaci di evangelizzazione e un esempio per tutti, al fine di costruire una società più fraterna e più attenta alle necessità dei poveri e degli indigenti”. (R.M.)

 

 

INCONTRI DI STUDIO PER I CRISTIANI IMPEGNATI NELLA VITA PUBBLICA

ED ALTRE INIZIATIVE DEL CONSIGLIO PASTORALE DIOCESANO DI FIRENZE

 PER AIUTARE I CRISTIANI ATTIVI IN POLITICA E STIMOLARE L’IMPEGNO PUBBLICO

NEI PIÙ GIOVANI

 

FIRENZE. = Aiutare i cristiani impegnati in politica e stimolare l’impegno pubblico nei più giovani. Questo, l’obiettivo principale del Consiglio pastorale diocesano di Firenze, organo che rappresenta tutte le varie componenti della Chiesa fiorentina, da alcuni mesi impegnato nella pastorale sociale con particolari iniziative. Insieme all’Ufficio diocesano per la pastorale sociale e del lavoro, il Consiglio Pastorale sta promuovendo infatti degli incontri di studio rivolti ai cristiani impegnati nella vita pubblica: “Si tratta – spiega il direttore del Consiglio, Leonardo Bianchi – di far maturare un contributo alle decisioni che di volta in volta vengono prese”. La seconda iniziativa è la promozione di gruppi di impegno socio-culturale: “Gruppi – continua Bianchi – che aiutino a radicare diffusamente sul territorio l’interesse per il bene comune, superando i particolarismi e gli interessi individuali”. Infine, la promozione di iniziative formative dirette ad incentivare l’impegno pubblico delle persone, in particolare giovani, più sensibili: “Questo passaggio – ricorda Bianchi – che muove dall’esigenza sia di valorizzare iniziative già esistenti, sia, soprattutto, di realizzare momenti di comunione sempre più condivisa, vedrà coinvolte, accanto al Consiglio Pastorale, le associazioni ed i movimenti attraverso la Consulta diocesana delle aggregazioni laicali”. “L'obiettivo generale che si propone il Consiglio – conclude il direttore – è la promozione dell’impegno socio-politico di personalità del mondo cattolico che qualifichino ai vari livelli, per formazione, competenza, etica, senso della legalità, la vita pubblica”. (R.M.)

 

 

MINACCE DI UN GRUPPO DI ESTREMISTI INDU’ AGLI ABITANTI

DI UN VILLAGGIO CATTOLICO NELL’INDIA OCCIDENTALE

 

NEW DELHI. = C’è ancora una diffusa paura nel villaggio tribale cattolico di Rajura, nel distretto di Amravati, nell’India occidentale. La gente è ancora sconvolta per l’aggressione in massa subita il 7 febbraio scorso da un gruppo di fanatici indù che hanno minacciato di morte gli abitanti se non si fossero riconvertiti all’Induismo. La chiesa del villaggio è stata attaccata e i religiosi presenti sono stati vittime di atti intimidatori. Il villaggio è l’unico del distretto ad avere una amministrazione municipale autonoma. I cattolici sono discendenti degli emigranti dal Madhya Pradesh e le loro famiglie vivono tranquillamente in quel luogo da secoli. “L’intero villaggio è cattolico, gli abitanti sono per lo più poveri, agricoltori, braccianti, ma fedeli molto devoti”, ha spiegato all’agenzia vaticana Fides mons. Edwin Colaco, vescovo di Amravati. Secondo il presule, i gruppi potrebbero essere stati ispirati da un discorso tenuto nei giorni scorsi da un “munni”, un leader religioso indù, nella città di Ayodhya, nota per una antica disputa indu-musulmana. Secondo alcuni testimoni, il “munni” ha esortato a riconvertire all’induismo i tribali cristiani di etnia ‘adivasi’ e a “uccidere a fil di spada tutti gli ‘adivasi’ cristiani” che rifiutano di riabbracciare il credo indù. Mons. Colaco ha denunciato l’accaduto in una lettera alle autorità civili dello Stato del Maharashtra e al ministro degli Interni della Federazione indiana, chiedendo protezione per gli abitanti di Rajura. (R.M.)

 

 

APPELLO DEI LEADER RELIGIOSI DI HONG KONG ALLA POPOLAZIONE IN OCCASIONE DEL NUOVO ANNO LUNARE: “COMBATTERE IL DETERIORAMENTO DEI VALORI MORALI,

PROMUOVENDO L’ARMONIA DOMESTICA E L’IMPEGNO NELL’EDUCAZIONE DEI FIGLI”

 

HONG KONG. = Buddisti, cattolici, confuciani, musulmani, protestanti e taoisti di Hong Kong uniti per combattere il deterioramento dei valori morali e promuovere l’armonia domestica per una comunità più stabile. Questo è il messaggio che i leader religiosi hanno rivolto alla popolazione della città in occasione del nuovo Anno Lunare, cominciato ieri. Alla base di una ricostruzione sociale – sostengono i capi spirituali – ci sono i genitori “modelli per i figli, con il loro primario impegno all’educazione”. “I bambini di oggi – ricordano – saranno i genitori di domani; devono imparare il rispetto per gli anziani e i genitori. L’armonia domestica aiuterà a portare stabilità nella comunità: la carità inizia da casa”. Le diverse religioni si sono, quindi, unite per sottolineare non solo l’importanza dell’educazione dei figli, ma anche per ricordare alla comunità civile che è necessario risolvere una delle piaghe sociali più diffuse nella società cinese: la violenza domestica, “simbolo – sostengono i leader religiosi – del deterioramento dei valori morali tradizionali nella società”. (R.A.)

 

 

AL VIA, IERI SERA, LA 55.MA EDIZIONE DEL FESTIVAL DEL CINEMA DI BERLINO.

ANCHE QUEST’ANNO, IN GARA, PELLICOLE PARTICOLARMENTE IMPEGNATE

- A cura di Luca Pellegrini -

 

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BERLINO. = Un Festival di pubblico e per il pubblico. Se a Cannes trionfano mondanità e cultura - mentre a Venezia sono spesso segnalate, nel generale entusiasmo, defaillances organizzative e successive polemiche - Berlino e la sua “Berlinale” si impongono per l’efficienza, le scelte e i 130.000 biglietti a disposizione di spettatori normalissimi e desiderosi di buon cinema. Quest’anno, sono ventidue i film in gara per l’Orso d’Oro presentati nell’apposita sezione (un solo titolo italiano, “Provincia meccanica” di Stefano Mordini), per un totale di 350 pellicole provenienti da tutto il mondo (poche, in verità, quelle americane). Predominano anche quest’anno, come spesso a Berlino, temi importanti e impegnativi, ossia quel genere di opere che fanno riflettere e discutere, affrontando le zone oscure e dolorose del nostro passato, più o meno recente. Protagonista, prima di tutto, il continente africano con le sue tragedie, le sue speranze, i tanti interrogativi. Il Festival si è aperto con “Man to man” del francese Regis Wargnier, che narra la vicenda di due scienziati nel 1870 impegnati in Africa a ricercare le prove della teoria evolutiva studiando i pigmei. Ed oggi sarà proiettato il bellissimo “Hotel Rwanda”, la storia vera di Paul Rusesabagina: nel 1994, nei giorni orribili del genocidio rwandese sul quale il mondo preferì chiudere gli occhi, questo piccolo eroe riuscì a salvare 1.268 anime dalla carneficina, nascondendole nell’albergo di cui era direttore a Kigali. Una seconda pellicola affronta il medesimo argomento, “Sometime in April” di Raoul Peck: questa volta è una famiglia che, nei cento giorni della primavera di quell’anno, assiste al folle massacro di quasi un milione di suoi connazionali. “Lost Children”, infine, ci porta in Sudan e in Uganda per raccontare le crudeltà inflitte ai bambini rapiti dai ribelli. Da segnalare, tra gli altri, per la complessità dei temi affrontati: “Il sole”, del russo Aleksandr Sokurov, che descrive le conseguenze socio-politiche avvenute in Giappone in seguito alla rinuncia della propria divinità da parte dell’imperatore Hirohito, “Paradise Now” del palestinese Hany Abu-Assad, nel quale due ragazzi kamikaze vivono le loro ultime ore, e “Sophie Scholl – Gli ultimi giorni”, del tedesco Marc Rothemund, sui giovani studenti del gruppo della “Rosa Bianca” oppositori del nazismo e messi a morte nel ’43. Tutti titoli, questi, che rispondono al desiderio di Dieter Kosslick, direttore del Festival: “Facciamo vedere questi film, per accrescere la consapevolezza degli spettatori”.

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24 ORE NEL MONDO

11 febbraio 2005

 

- A cura di Barbara Castelli -

 

Due nuove stragi hanno sconvolto l’Iraq: almeno 24 persone sono morte a Baghdad in seguito ad un attentato suicida e ad un attacco ad opera della guerriglia contro la comunità sciita. Nel nord del Paese prosegue, intanto, la visita del segretario americano alla Difesa, Donald Rumsfeld, che questa mattina si è recato a Mossul. Il servizio di Amedeo Lomonaco:

 

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Cresce la tensione tra la comunità sunnita e quella sciita: un’autobomba è esplosa stamani a Baghdad, nei pressi di una moschea sciita. Secondo le fonti locali, l’attentato kamikaze ha provocato 13 morti. Sempre nella capitale, tre panifici sono stati attaccati da miliziani integralisti sunniti. I locali, situati nella parte orientale di Baghdad, sono stati sconvolti da furiose sparatorie, che hanno coinvolto i gestori dei forni e i civili in fila per acquistare il pane. L’assalto ha causato la morte di 11 persone. Ma in questo scenario dominato dall’instabilità, non mancano gli sforzi per l’unità e la riconciliazione: “Noi speriamo e preghiamo perché l’Iraq diventi un buon Paese”, ha detto stamani a Mossul il segretario americano alla Difesa, Donald Rumsfeld. Parlando con centinaia di militari statunitensi, Rumsfeld ha anche ricordato che toccherà ai soldati iracheni proteggere il loro Paese. “Questa – ha spiegato – è la loro terra, questa è la loro responsabilità”. Un nuovo ultimatum della “Jihad islamica” accresce, intanto, l’ansia per la sorte della giornalista italiana Giuliana Sgrena: su un sito integralista è stato pubblicato, infatti, un messaggio che chiede il ritiro delle truppe italiane dall’Iraq entro 48 ore, in cambio della liberazione dell’inviata del “Manifesto”. Ma sull’autenticità del testo ci sono molti dubbi e la Farnesina lo ha definito “poco attendibile”. In queste ore di angoscia non mancano, comunque, i segnali di speranza: secondo quanto riportato dal “Corriere della Sera”, l’intelligence americana avrebbe individuato l’area dove è tenuta prigioniera Giuliana Sgrena, grazie alle intercettazioni delle voci dei rapitori. Sempre sul fronte dei sequestri, un gruppo guidato dal giordano Al Zarqawi ha rivendicato, inoltre, il rapimento di un alto ufficiale. Torna a farsi sentire, infine, Al Qaeda: in un nuovo messaggio il numero due della rete terroristica, Al Zawahiri, ha criticato il concetto americano di libertà. “Negli Stati Uniti – sostiene il medico egiziano – la libertà si basa su banche usuraie, multinazionali, media ingannevoli e sulla distruzione degli altri per ottenere profitti”.

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Abu Mazen è atteso oggi a Gaza, dove resterà alcuni giorni, per una serie di incontri con i rappresentanti delle diverse organizzazioni palestinesi. Il presidente palestinese, in particolare, cercherà di convincere Hamas e la Jihad Islamica a rispettare il cessate il fuoco, annunciato insieme con il premier israeliano, Ariel Sharon, lo scorso martedì, nel corso del vertice di Sharm El Sheikh, in Egitto. Ieri, Abu Mazen ha licenziato una ventina di alti ufficiali dei diversi servizi di sicurezza palestinesi, rei di non essere riusciti a impedire a militanti islamici di lanciare una quarantina di razzi e di bombe di mortaio contro insediamenti ebraici nella Striscia di Gaza. Sull’agenda di Abu Mazen, anche il proseguimento delle discussioni sulla formazione di un nuovo governo.

 

“Sono lieto di annunciare che la NATO procederà ad espandere ulteriormente l’International Security Assistance Force (ISAF) nell’ovest dell’Afghanistan”. Così, ieri, il segretario generale dell’Alleanza, Jaap de Hoop Scheffer. Con l’espansione ad ovest, ha confermato de Hoop Scheffer, l’ISAF contribuirà alla sicurezza nel 50 per cento del territorio afghano, con un raddoppio rispetto all’attuale 25 per cento, rappresentato dal controllo della zona di Kabul e dell’intero nord. Italia e Spagna, con l’aiuto di altri Paesi, gestiranno la base di supporto avanzato (FSB) per il sostegno operativo e logistico a Herat.

 

Si apre oggi a Monaco di Baviera, in Germania, la Conferenza internazionale sulla sicurezza. L’incontro, giunto alla 41.esima edizione, raduna ogni anno importanti politici e esperti di tutto il mondo per discutere di problemi di sicurezza. Tra i partecipanti, anche il segretario alla Difesa americano, Donald Rumsfeld. In serata, verrà conferito al segretario generale delle Nazioni Unite, Kofi Annan, un premio per la pace.

La settimana prossima potrebbero esserci “notizie positive” sui negoziati in corso tra l’Iran e l’Unione Europea. Lo ha annunciato ieri l’Alto rappresentante Ue per la politica estera e di sicurezza, Javier Solana, precisando che nelle prossime settimane i colloqui Bruxelles-Teheran avranno un livello più alto e contenuti più politici. Da diverso tempo, l’UE sta tentando una difficile mediazione diplomatica per ottenere la sospensione del programma nucleare di Teheran.

Le autorità del Togo hanno rifiutato il permesso di atterraggio all’aereo del capo di Stato nigeriano e presidente di turno dell’Unione Africana, Olusegun Obasanjo. Quest’ultimo ha così annullato la visita ufficiale prevista oggi, invitando il resto della delegazione della Comunità economica dei Paesi dell’Africa occidentale a fare altrettanto. Lo ha reso noto il suo portavoce, precisando che secondo Obasanjo si tratta di un’azione “ostile e non amichevole” e che potrebbe “costringere ad adottare delle sanzioni”. Obasanjo, atteso a Lomé insieme ad altri 4 capi di Stato di altrettanti Paesi membri della Comunità economica dei Paesi dell’Africa occidentale, avrebbe dovuto valutare la situazione politica all’indomani dell’insediamento alla presidenza di Faure Eyadema. Poche ore dopo la morte del padre, Gnassinbgé Eyadema, al governo per 38 anni, Faure Eyadema è salito al potere grazie al sostegno dei militari e ad una procedura di modifica istituzionale, duramente criticata dalla comunità internazionale.

 

Oltre 50 persone sono morte per la rottura di una diga vicino a Pasni, sulla costa sud-occidentale del Pakistan. Lo hanno reso noto oggi le autorità locali, precisando che i dispersi sono diverse centinaia. Il maltempo è alla base della sciagura. Soldati sono stati spediti sul posto per i primi soccorsi. Il servizio di Maria Grazia Coggiola:

 

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La diga costruita appena 2 anni fa per l’irrigazione ha ceduto a causa delle forti piogge. Diversi villaggi sono stati inondati, mentre l’acqua ha spazzato via strade e ponti, isolando completamente la zona. I soccorsi sono condotti da elicotteri dell’esercito e dalla marina pachistana, che avrebbe recuperato in mare migliaia di superstiti. Circa 30 bus, diretti a Pasni, non sono mai arrivati a destinazione. Non si sa nulla anche di molte auto private, che si trovavano a transitare lungo la strada costiera al momento del disastro. L’ondata record di pioggia ha colpito anche le impervie zone della provincia di frontiera del nord ovest, del Vaziristan, vicino all’Afghanistan. Isolate anche numerose località del Kashmir pachistano per abbondanti nevicate, che hanno causato il crollo di case e di ponti. A Mari, città turistica vicino alla capitale Islamabad, sono caduti oltre 3 metri di neve. Secondo le previsioni meteo, le piogge potrebbero continuare per altri due giorni.

 

Da New Delhi, per la Radio Vaticana, Maria Grazia Coggiola.

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 Il maltempo sta creando gravi disagi anche in Venezuela. Forze dell’esercito e della Protezione civile lavorano incessantemente nel nord del Paese latinoamericano per evacuare migliaia di persone costrette ad abbandonare le loro case dalle piogge battenti degli ultimi giorni, che hanno causato la morte di almeno 14 persone. Di fronte alla gravità della situazione, il governo centrale ha decretato l’emergenza ambientale in sei Stati e nella zona di Caracas.

Sanguinosa sommossa ieri nel carcere di San Martin a Cordoba, in Argentina. Nel corso della rivolta sono morte nove persone, tra cui due agenti, mentre 20 sono rimaste ferite. Gli insorti, che sono riusciti a arrivare all’armeria, hanno catturato il direttore del penitenziario, Emilio Corso, e decine di altre persone. Secondo quanto riferiscono i familiari, i 1800 detenuti del carcere sono trattati “come animali”.

 

La polizia colombiana ha catturato ieri il pilota Juan de Jesus Gil Aguilar, da almeno un ventennio ritenuto una sorta di mito locale per la sua attività nell’ambito del narcotraffico. Il pilota lavorava per Diego Leon Montoya, che gestisce il Cartello del Nord del Valle. Sia su Gil Aguilar, sia su Montoya pende una richiesta di estradizione da parte della giustizia statunitense.

 

Ennesimo scempio ai danni della Grande muraglia cinese. Altri cento metri della storica costruzione sono stati di recente distrutti e le pietre utilizzate per la costruzione di una strada nella Cina nord occidentale. Oggi restano solo 2.500 chilometri degli originari 6.300 chilometri della Grande Muraglia, costruita in tempi diversi, per impedire le invasioni dei barbari dal Nord. Dal 1987, la Grande muraglia è sulla lista del patrimonio culturale mondiale protetto dalle Nazioni unite. Questo, tuttavia, non ha impedito ai contadini di continuare ad abbatterne pezzi per usare il materiale in case, muri e strade.

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