RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno XLIX n. 40 - Testo della trasmissione mercoledì 9 febbraio 2005

 

Sommario

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

Questa mattina il Papa ha presieduto nella sua stanza al Policlinico Gemelli, la concelebrazione della Santa Messa del Mercoledì delle Ceneri

 

La vera conversione sgorga dal cuore: così il cardinale James Francis Stafford nella solenne cerimonia della benedizione e imposizione delle Ceneri, celebrata stamani a nome del Santo Padre nella Basilica vaticana: le riflessioni di padre Raniero Cantalamessa e don Leonardo Zega

 

La “Campagna di fraternità” per la Quaresima brasiliana, un’occasione di collaborazione ecumenica per testimoniare la solidarietà e la pace in tutto il Brasile: ai nostri microfoni l’arcivescovo Lorenzo Baldisseri

 

Al via oggi in Camerun, in Africa, le celebrazioni per la XIII Giornata Mondiale del Malato: le presiede il cardinale Javier Lozano Barragan. Intervista con il porporato.

 

IN PRIMO PIANO:

Da oggi fino al 19 marzo, in onda sulla Radio Vaticana, “Radioquaresima”, cammino quotidiano di riflessione quaresimale in preparazione alla Pasqua a cura del programma  Orizzonti Cristiani

 

CHIESA E SOCIETA’:

I vescovi della Repubblica Democratica del Congo tornano a chiedere che ciascuno faccia la sua parte per garantire il puntuale svolgimento delle prime elezioni democratiche nel Paese

 

Nuovo appello dell’arcivescovo di San Salvador, mons. Sáenz Lacalle, alla cittadinanza e alle autorità salvadoregne per un intervento immediato contro la delinquenza giovanile

 

I vescovi delle Filippine si schierano in difesa delle fasce più povere della popolazione minacciate da uno sfruttamento selvaggio delle risorse minerarie

 

“La condivisione unisce. Insieme contro la malattia nel mondo”: è il tema della campagna quaresimale di “Misereor”, l’opera umanitaria dei vescovi tedeschi

 

Gli ex presidenti di Zambia e Sudafrica, Kenneth Kaunda e Nelson Mandela, insigniti ieri a Lusaka del “Premio universale per la pace”.

 

24 ORE NEL MONDO:

L’Iraq ancora in preda alla violenza, mentre prosegue con lentezza lo spoglio dei voti delle elezioni dello scorso 30 gennaio. Avvolta nel mistero la vicenda della giornalista italiana Giuliana Sgrena

 

La comunità internazionale guarda con soddisfazione al vertice di ieri a Sharm el-Sheikh tra Abu Mazen e Sharon, nonostante il “no” di Hamas all’accordo sul cessate il fuoco 

 

 

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

9 febbraio 2005

 

QUESTA MATTINA IL PAPA HA HA PRESIEDUTO

NELLA SUA STANZA AL POLICLINICO GEMELLI,

LA CONCELEBRAZIONE DELLA SANTA MESSA DEL MERCOLEDÌ DELLE CENERI

 

Oggi, inizio del Tempo della Quaresima, il Papa ha presieduto nella sua stanza al Policlinico Gemelli, la concelebrazione della Santa Messa del Mercoledì delle Ceneri. E’ quanto ha dichiarato il portavoce vaticano Joaquín Navarro-Valls. Le ceneri benedette dal Santo Padre gli sono state imposte dal primo dei concelebranti.

 

Giovanni Paolo II ha invitato al rito il suo medico personale, il dottor Renato Buzzonetti e gli altri medici che lo hanno in cura. Il cardinale Camillo Ruini, presidente della Conferenza episcopale italiana e vicario del Papa per la diocesi di Roma, si è recato in visita stamane dal Pontefice e ha detto ai giornalisti di averlo trovato “veramente bene”. “Vorrei dire a tutti – ha detto il porporato – una parola di tranquillità e di piena fiducia”.

 

Il prossimo bollettino medico sulle condizioni di salute del Papa è atteso per domani a mezzogiorno.

 

 

LA VERA CONVERSIONE SGORGA DAL CUORE:

COSI’ IL CARDINALE JAMES FRANCIS STAFFORD NELLA SOLENNE CERIMONIA

DELLA BENEDIZIONE E IMPOSIZIONE DELLE CENERI,

CELEBRATA STAMANI A NOME DEL SANTO PADRE NELLA BASILICA VATICANA

- Servizio di Alessandro Gisotti -

 

La vera conversione deve “sgorgare da un cuore deciso a convertirsi”. E’ l’esortazione del cardinale James Francis Stafford, Penitenziere Maggiore della Penitenzieria Apostolica, che stamani – a nome del Pontefice – ha presieduto nella Basilica di San Pietro la celebrazione della Parola con la benedizione e l’imposizione delle Ceneri, rito con il quale inizia il tempo forte della Quaresima. Durante la celebrazione nella Basilica Vaticana, si è pregato per salute del Santo Padre. Nel calendario liturgico, il giorno delle Ceneri è il mercoledì che precede la prima domenica di Quaresima. In questo giorno, il sacerdote impone le ceneri ai fedeli in segno di penitenza e conversione. Le ceneri sono ricavate bruciando i ramoscelli d'ulivo distribuiti la Domenica delle Palme dell’anno precedente. Sul rito celebrato stamani, il servizio di Alessandro Gisotti:

 

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(musica)

 

Suggestiva e ricca di simbolismi, la celebrazione del Mercoledì delle Ceneri nella Basilica Vaticana ha aperto, come sottolineato dal Papa nel Messaggio di Quaresima, un “tempo propizio per intensificare la preghiera e la penitenza, aprendo il cuore alla docile accoglienza della volontà divina”. Nell’omelia, il cardinale Stafford ha ricordato l’invito del Santo Padre a porre in particolare risalto, nella Quaresima di quest’anno, il “nostro rapporto essenziale con l’Eucaristia”, giacché senza la forza che da Essa promana, “non possiamo vivere”. Il porporato non ha mancato di rivolgere un pensiero speciale a Giovanni Paolo II:

 

“Nel rivolgermi a voi, fratelli e sorelle, avverto la gioia e l’onore, di presiedere questa solenne liturgia a nome del Santo Padre. Avvertiamo la sua spirituale presenza fra noi e lo ricordiamo con affetto chiedendo al Signore che gli conceda le grazie necessarie al suo primaziale carisma di confermare nell’unità della fede i fratelli”.

 

Quindi, ha riassunto in tre punti l’impegno quaresimale per i fedeli. Innanzitutto “la liturgia della Chiesa”, che “di fronte all’incertezza della fede, è il primo strumento di autentica evangelizzazione”. Poi, la riscoperta dell’Eucaristia: fare nostro “quello stupore eucaristico che ha guidato il Santo Padre nella stesura della lettera enciclica Ecclesia de Eucharistia”. Infine, valorizzare proprio nell’Eucaristia “il rapporto tra liturgia e vita”. L’attenzione alla “povertà di ogni tipo, insieme all’amore vicendevole – ha avvertito il porporato, riecheggiando la lettera apostolica Mane nobiscum Domine – ci farà riconoscere come veri discepoli di Cristo”. Parole corredate da una viva esortazione:

 

“A sua volta questo rapporto tra liturgia e vita esige la testimonianza risoluta ai valori veri: la vita, la famiglia, l’onestà personale, gli impegni derivanti dal vincolo coniugale, dal celibato sacerdotale, dalla consacrazione religiosa, dalla professione sociale, senza i quali non esiste la vera povertà di spirito”.

 

Quaresima, tempo di conversione. E il cardinale Stafford ha rammentato come Gesù indichi tre modi per vivere la conversione: “l’elemosina, cioè la condivisione; la preghiera, cioè l’affidarsi al Signore”; il digiuno, ovvero “la capacità di sapersi imporre dei limiti”. La conversione, è stato il suo richiamo, non deve tuttavia essere meramente formale:

 

“Per il digiuno come per la preghiera, Gesù insiste sull’aspetto interiore. La preghiera vera, unitamente alla conversione autentica che ne deriva, deve sgorgare da un cuore deciso a convertirsi. E’ infatti nel cuore che, secondo la Bibbia, si gioca il destino dell’uomo”.

 

La conversione, ha detto ancora, è riconciliazione. Riconciliazione con Dio, “che ogni cristiano deve innanzitutto coltivare nel suo cuore” a cui, però, deve corrispondere la riconciliazione con i fratelli.

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Oggi pomeriggio, alle ore 17, nella Basilica di Santa Sabina all’Aventino, il cardinale Jozef Tomko, prefetto emerito della Congregazione per l’Evangeliz-zazione dei Popoli e presidente del Pontificio Comitato per i Congressi Eucaristici Internazionali, celebrerà la Santa Messa per l’inizio della Quaresima.

 

Ma per una riflessione sulla Quaresima ascoltiamo il predicatore della Casa Pontificia padre Raniero Cantalamessa, intervistato da Sergio Centofanti:

 

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R. – La Quaresima ha un significato ascetico per i cristiani. E’ un tempo in cui, seguendo idealmente Gesù nel deserto, si entra in lotta contro il male non solo personificato – Satana - ma contro le concretizzazioni del male nella propria vita, le passioni. Quindi, da qui sono nate le pratiche classiche della Quaresima: il digiuno, che specialmente per i Padri del Deserto rivestiva una funzione importantissima nella lotta contro gli istinti e le passioni; il digiuno poi va legato all’elemosina, altrimenti sarebbe vana, cioè della propria privazione deve poterne usufruire il fratello bisognoso. Quindi, il digiuno, l’elemosina e la preghiera sono i tre pilastri della Quaresima. Ma oggi la Chiesa non fa leva solo su questi elementi ascetici. L’aspetto più importante della Quaresima forse è un ascolto più intenso della Parola di Dio.

 

D. – La Quaresima è un tempo di penitenza. Ma è, dunque, da considerare un tempo di tristezza?

 

R. – Diciamo pure che sarà di tristezza per la carne, perché è stato sempre così: quello che è triste per la carne, per gli istinti, è invece gioioso per un’altra parte dell’uomo altrettanto importante, anzi di più, il suo spirito. Bisognerebbe forse far leva proprio su questo, sui motivi positivi, e guardare in avanti al risultato di questo periodo di maggior silenzio, di maggior impegno, di privazione, e vedere come questo sia una cura dimagrante, per così dire, dello spirito, perché ci rimette in forma. Allora guardando avanti agli effetti, come chi affronta una dieta, chi affronta esercizi fisici deve fare fatica, ma è attratto dai risultati, perché man mano che procede vede come il suo corpo diventa più rispondente, più snello, così avviene anche per lo spirito. Io penso che parlando di questi elementi afflittivi, negativi, ci sia da ricordare oggi un digiuno essenziale, che non è quello dei cibi. Oggi il digiuno fondamentale è quello delle immagini, perché il mondo ha trovato nell’immagine il veicolo privilegiato per trasmettere un’ideologia materialistica, sensualistica, tutta basata sul denaro. Quindi, questo sarebbe un periodo in cui bisognerebbe filtrare maggiormente quello che passa per i nostri occhi, attraverso la televisione, Internet, il cinema e tutto il resto.

 

D. – Quindi, meno televisione?

 

R. – Senz’altro. Per lo meno una televisione più scelta, più mirata, dove ci siano problemi seri, dibattiti. Perché la televisione serve anche a questo: è una meravigliosa finestra aperta sul mondo, che ci permette di vedere la povertà. Guai se non ci fosse questo mezzo. Allora credo ci sia bisogno di selezionare, scegliere bene, scegliere non sempre quello che è evasivo, che porta alla risata sguaiata - la televisione trash, come si dice – ma scegliere anche quello che nella televisione fa parte di un elemento costruttivo della nostra civiltà.

 

D. – Come vivere la Quaresima in questo anno particolare dedicato all’Eucaristia?

 

R. – L’Eucaristia non è un elemento accanto ad altri o sopra gli altri, è quello che deve vivificare tutto nella vita cristiana. Questo è lo scopo, anche del Papa, nell’indire questo Anno eucaristico: non di aggiungere delle pratiche nuove, ma di dare un carattere eucaristico a tutto quello che facciamo, cioè fare in modo che tutto converga nella Messa e tutto riparta da lì. Nella Messa tutto quello che l’uomo fa, tutto lo sforzo ascetico di miglioramento, di lotta, di aiuto ai poveri, trova la sua giustificazione, nel senso che viene unito al grande sacrificio di Cristo e acquista da lì il suo valore, acquista anche la forza per continuare. Si sa che Madre Teresa non istituiva una casa per i poveri se non aveva la possibilità di avere l’Eucaristia, perché diceva che era nell’Eucaristia che le sue suore attingevano la forza per andare verso i poveri.

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Per questa Quaresima il Papa ha scritto un Messaggio, pubblicato il 27 gennaio scorso, dal titolo “E’ Lui la tua vita e la tua longevità”, in cui invita a valorizzare il ruolo degli anziani. La persona anziana, di fronte al rischio di essere esclusa ed emarginata – dice Giovanni Paolo II – può invece dare molto alla Chiesa e alla Società. Ascoltiamo in proposito il commento di don Leonardo Zega, direttore del mensile dei Paolini “Club 3”, sulla terza età. L’intervista è di Fabio Colagrande:

 

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R. – Bè, non sono esclusi dalla vita sociale, perché gli anziani – cioè le persone mature – sono addirittura il perno della vita sociale e della vita familiare, oggi. Cioè, sono escluse dalla rappresentazione che di esse si da, sono marginalizzati dai mezzi di comunicazione. Siccome viviamo in un Paese e in un’epoca in cui chi non appare non esiste, ecco che pare che gli anziani non esistano. In realtà, se noi guardiamo con occhi disincantati alla vita di oggi, alla società di oggi, ci accorgiamo che la società e molte famiglie vivono su questo supporto morale, fisico, economico rappresentato da questa classe d’età che è sempre più ricca di esperienza ... Lei lo sa, dopo il volontariato dei giovani, quello più numeroso e più efficiente è quello degli anziani. Cioè: oggi l’anziano non è quello che si fa aiutare ad attraversare la strada; è l’uomo che davvero, invece, aiuta gli altri ad attraversare le strade della vita. Credo che bisognerebbe prendere esempio dal Papa: a parte la sua fede adamantina, anche sotto il profilo umano sembra che si sia preparato per una vita intera per dare un senso e una prospettiva anche alla vecchiaia, anche alla malattia, sino a diventare un testimone che appassiona ed emoziona tutto il mondo, persino da malato! Cioè, non cessa mica di essere maestro e guida del mondo da malato! Ma perché? Perché c’è stata – secondo me – anche una lunga preparazione psicologica, oltre che spirituale! Cioè, questo è un uomo che non si è mai sentito vecchio. Invece noi abbiamo oggi dei ragazzi che sono vecchi a vent’anni!

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LA “CAMPAGNA DI FRATERNITÀ” PER LA QUARESIMA BRASILIANA,

UN’OCCASIONE DI COLLABORAZIONE ECUMENICA PER TESTIMONIARE LA SOLIDARIETÀ

E LA PACE IN TUTTO IL BRASILE

- Intervista con il nunzio apostolico, l’arcivescovo Lorenzo Baldisseri -

 

Una “felice” iniziativa ecumenica, nata per promuovere la solidarietà e rafforzare una “comune appartenenza a Cristo” in un mondo ferito da violenza e indifferenza.  Con queste parole, Giovanni Paolo II benedice in un messaggio l’annuale Campagna di Fraternità che da lungo tempo accompagna ogni anno la Quaresima in Brasile. Quest’anno, l’iniziativa - come accaduto per il Giubileo del 2000 – torna ad essere realizzata in collaborazione tra cattolici, ortodossi e protestanti, sul tema “Solidarietà e pace – Beati gli operatori di pace”. Oggi pomeriggio, alle 14 ora locale, la Campagna verrà inaugurata con una celebrazione ecumenica nella chiesa metodista di Brasilia, alla quale sarà presente mons. Odilo Scherer, ausiliare di San Paolo, in  rappresentanza della Conferenza episcopale brasiliana. Sul contenuto del messaggio del Pontefice, il servizio di Alessandro De Carolis:

 

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Da quarant’anni, un appuntamento ormai tradizionale per promuovere il bene comune, testimoniare il valore dell’unità tra i cristiani, diffondere la cultura della non-violenza, fare leva, con gesti concreti, sul sentimento della solidarietà. La Campagna di fraternità promossa dalla Chiesa in Brasile, durante i giorni della Quaresima, vede quest’anno i cattolici lavorare e pregare insieme ad ortodossi, riformati, anglicani, luterani, metodisti e presbiteriani. Una collaborazione ecumenica che Giovanni Paolo II - nel Messaggio indirizzato al presidente dei vescovi brasiliani, il cardinale Geraldo Majella Agnelo, arcivescovo di San Salvador da Bahia - ha salutato con soddisfazione, definendola un’occasione per facilitare una “migliore conoscenza reciproca e una maggiore mutua stima”.

 

I cristiani che prendono parte all’impegno di promuovere la pace e la solidarietà, scrive il Papa, diventano essi stessi “strumenti efficaci di evangelizzazione e un esempio per tutti al fine di costruire una società più fraterna e più attenta alle necessità dei poveri e degli indigenti”. Per questo motivo, il Pontefice ringrazia “di cuore” la Campagna di fraternità, auspicando che essa contribuisca ad approfondire “la comune appartenenza a Cristo”, stimolando “una conversione personale e comunitaria” e dilatando la carità, in vista della celebrazione della Pasqua.

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La Campagna di fraternità di quest’anno è coordinata dal CONIC, il Consiglio nazionale delle Chiese cristiane, che, nello scegliere il tema, ha tenuto in considerazione il cammino di preparazione compiuto dalle Chiese cristiane locali verso la nona Assemblea mondiale del Consiglio ecumenico delle Chiese, che si svolgerà esattamente tra un anno a Porto Alegre. Ma lo spunto di riflessione di quest’anno ha assunto una dimensione più ampia dopo gli ultimi avvenimenti mondiali, come ricorda il nunzio apostolico in Brasile, l’arcivescovo Lorenzo Baldisseri, al microfono di Silvonei Protz, della nostra redazione brasiliana:

 

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R. – E’ una tradizione marcata proprio da questa presenza della Chiesa durante il periodo quaresimale affinché i cristiani si sentano più solidali, perché esprimano con gesti concreti quella che è la conversione del cuore e che si manifesta attraverso atti. Ora siamo molto felici di poter compiere questa iniziativa insieme.E’ un atto concreto nel cammino dell’unità. La fraternità, la solidarietà, l’amore verso il prossimo, specialmente verso i più poveri, tutto questo ci unisce. D’altra parte comprendiamo bene che il tema non è solo brasiliano, ma quest’anno credo che sia proprio opportuno e si stata una scelta direi provvidenziale anche per il contesto mondiale. Dopo la catastrofe dello Tsunami noi vediamo la necessità di questa solidarietà e insieme anche con il problema delle guerre nel mondo e della pace.

 

D. – Quest’anno abbiamo una Campagna della fraternità ecumenica. L’importan-za per il Brasile di questa campagna?

 

R. – E’ importante perché la Chiesa cattolica è maggioritaria, ma nel Brasile ci sono molti altri cristiani, quindi possiamo sentirci uniti, specialmente nell’azione e in questo caso nella solidarietà.   

 

D. – Come segue il Brasile in questo momento lo stato di salute del Papa?

 

R. – Lo segue con molto amore, unito alla preghiera. Arrivano telefonate da ogni parte del Brasile, sia alla nunziatura, sia alla Conferenza episcopale, sia ai vari vescovadi proprio per sapere come va la salute del Santo Padre e siamo contenti che egli stia recuperando e che ritornerà in Vaticano per continuare a pieno la sua attività di pastore universale della Chiesa.

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AL VIA OGGI IN CAMERUN, IN AFRICA, LE CELEBRAZIONI

PER LA  XIII GIORNATA MONDIALE DEL MALATO:

LE PRESIEDE  IL CARDINALE JAVIER LOZANO BARRAGAN

- Intervista con il porporato -

 

Al via oggi in Camerun, in Africa le celebrazioni per la XIII Giornata Mondiale del Malato che culmineranno l’11 febbraio, memoria della Beata Vergine Maria di Lourdes. A presiederle nella città di Mvolyè è l’Inviato speciale del Santo Padre, il cardinale Javier Lozano Barragán, presidente del Pontificio Consiglio per la Pastorale della Salute. Quest’anno la Giornata si svolge sul tema “Gesù Cristo, Speranza per l’Africa. Gioventù, salute e AIDS”. 

 

Celebrare la Giornata Mondiale del Malato in Africa - sottolinea il Papa nel Messaggio diffuso in vista della ricorrenza - offre “l’opportunità di manifestare concreta solidarietà alle popolazioni africane provate da gravi carenze sanitarie”, in particolare dal flagello dell'AIDS, “che si presenta anche come una patologia dello spirito”, che occorre prevenire “attraverso l’educazione al rispetto del valore sacro della vita e la formazione alla pratica corretta della sessualità. In effetti – scrive il Papa – se molte sono le infezioni da contagio attraverso il sangue specialmente nel corso della gestazione – infezioni che vanno combattute con ogni impegno – ben più numerose sono quelle che avvengono per via sessuale, e che possono essere evitate soprattutto mediante una condotta responsabile e l’osservanza della virtù della castità”.

 

Nella lotta contro la pandemia – si legge ancora nel testo – “tutti devono sentirsi coinvolti. Tocca ai governanti e alle autorità civili fornire, sempre su quest’argomento, chiare e corrette informazioni al servizio dei cittadini, come pure dedicare risorse sufficienti all’educazione dei giovani ed alla cura della salute”. “Un plauso convinto – scrive ancora il Papa - va alle industrie farmaceutiche che si impegnano a tenere bassi i costi dei medicinali utili nella cura dell’AIDS”.  Quindi il Pontefice ricorda “con ammirazione i tanti operatori sanitari, gli assistenti religiosi e i volontari che, da buoni Samaritani, spendono la vita accanto alle vittime dell’AIDS e si prendono cura dei loro familiari”.

 

Ma qual è la situazione sanitaria oggi in Africa? Giovanni Peduto lo ha chiesto al cardinale Lozano Barragan:

 

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R. – Purtroppo in Africa oggi si continua a morire di malattie curabili. Grave poi è la piaga dell’AIDS. Che cosa si può fare? Io dico che si potrebbero fare tante cose.

 

D. – Come si svolgono le celebrazioni in Camerun?

 

R. – La Giornata ha tre giorni di celebrazioni: la prima giornata, quella odierna, ha un carattere pastorale per capire come la Chiesa, i vescovi stanno affrontando nel Continente il problema della salute. Domani i lavori avranno una dimensione sia teologica che scientifica. Il problema dell’Aids sarà affrontato sotto diverse angolature, con le testimonianze di un malato e di un religioso impegnato nell’assistenza alle vittime. Il terzo giorno è a carattere liturgico con l’Unzione degli infermi, la Messa solenne e la lettura del messaggio del Papa.

 

D. – La Giornata del malato è legata alla Vergine di Lourdes. Che rapporto sono chiamati ad avere i malati con la Madre di Gesù?

 

R. – Specificamente il Papa ha voluto che la Giornata Mondiale del Malato si celebrasse sempre in rapporto con la Madonna di Lourdes perché la Madonna ha scelto Lourdes come un posto specifico per la salute. Il rapporto è un rapporto intimo ed essenziale, dato che Cristo è la salute del mondo e chi ci dà Cristo è Maria.

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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”

 

 

 

Apre la prima pagina, l’articolo di Giampaolo Mattei dal titolo “Giovanni Paolo II inaugura la Quaresima con la benedizione delle Ceneri”: la preghiera degli studenti dell’Università Cattolica e dei fedeli di Terra Santa in comunione con il Papa.

Sempre in prima, un articolo di Marco Impagliazzo - intitolato “Il ‘Giorno del ricordo’” - sulla tragedia delle foibe.

 

Nelle vaticane, l’omelia del cardinale James Francis Stafford durante la celebrazione della Parola presieduta - a nome del Santo Padre - nella Basilica Vaticana.

 

Nelle estere, Medio Oriente: reazioni positive della comunità internazionale al cessate-il-fuoco concordato tra Sharon e Abu Mazen.

Sempre in merito al Medio Oriente, un articolo di approfondimento di Marcello Filotei dal titolo: “Si accende una speranza di pace”.

Sudan: l’ONU si impegna a porre fine all’impunità per i crimini nel Darfur.

 

Nella pagina culturale, un articolo di Ferdinando Montuschi dal titolo “Il tutorato negli atenei italiani”: un volume su un’esperienza ai primi passi.

 

Nelle pagine italiane, in primo piano la vicenda del rapimento della giornalista italiana in Iraq.

 

 

 

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OGGI IN PRIMO PIANO

9 febbraio 2005

 

 

DA OGGI FINO AL 19 MARZO, IN ONDA SULLA RADIO VATICANA, “RADIOQUARESIMA”, CAMMINO QUOTIDIANO DI RIFLESSIONE QUARESIMALE

IN PREPARAZIONE ALLA PASQUA

- Intervista con Marco Cardinali -

 

Una tradizione che si rinnova ogni anno dal 1945: da oggi fino al 19 marzo la trasmissione “Orizzonti Cristiani” della Radio Vaticana propone il consueto appuntamento quotidiano con “Radioquaresima”, cammino di riflessione quaresimale in preparazione alla Pasqua. Ogni giorno la programmazione si articola in due momenti: un ciclo di brevi meditazioni sul tema delle opere di misericordia, a mezzanotte e alle 7:20, e una serie di riflessioni più lunghe dal titolo “La Risurrezione di Gesù”, alle 14:30, alle 17:30 e alle 23:00. Sulla scelta dei temi di quest’anno, Roberta Moretti ha intervistato il responsabile di Orizzonti Cristiani, Marco Cardinali:

 

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R. – E’ importante durante la Quaresima riflettere su questi temi della carità e della conversione personale. Quindi, attingere a quel grembo materno e paterno di Dio, che è un grembo di misericordia, che come cristiani dovremmo poi poterlo assumere nella nostra vita quotidiana. L’altro tema è la Risurrezione di Gesù. E’ importante riflettere, seppure in Quaresima, seppure in un momento in cui si riflette tanto sulla Passione, per vedere dov’è il punto di arrivo di questa sofferenza vissuta da Gesù Cristo, che è appunto la Risurrezione; vedere poi come questa Risurrezione entra nella nostra vita per diventare un momento di salvezza già da ora.

 

D. – Chi ha scritto “Le meditazioni”?

 

R. – Entrambi i cicli sono scritti da teologi di fama mondiale, da vescovi, da persone che lavorano anche nel campo del sociale, ad esempio don Piero Gelmini, don Vinicio Albanesi, mons. Settimio Cipriani, don Oreste Benzi, don Antonio Mazzi, anche vaticanisti come Luigi Accattoli, Angelo Montonati. Insomma, persone che vivono ogni giorno a contatto con i grandi temi del cristianesimo.

 

D. – Quindi c’è una ricchezza di esperienze diverse?

 

R. – Esattamente. Diciamo che le attese potranno essere soddisfatte tutte. In qualche modo c’è anche da parte nostra un’attenzione per poter parlare al cuore di ciascuno.

 

D. – Come è accolto dalla gente questo appuntamento annuale?

 

R. – Direi che i nostri ascoltatori lo attendono ogni anno con grande gioia e direi che l’attesa è tanto forte – lo sappiamo dalle telefonate e dalle e-mail che ci arrivano – anche per il fatto che ormai dal 1977 cerchiamo di pubblicare le meditazioni e le riflessioni in un volume edito dalla Editrice Rogate. Questo proprio per richiesta dei nostri ascoltatori, che vogliono oltre che ascoltare anche poter leggere in altri periodi dell’anno queste meditazioni quaresimali.

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CHIESA E SOCIETA’

9 febbraio 2005

 

CIASCUNO FACCIA LA SUA PARTE PER GARANTIRE IL REGOLARE SVOLGIMENTO

DELLE PRIME ELEZIONI DEMOCRATICHE

NELLA REPUBBLICA DEMOCRATICA DEL CONGO:

 È QUESTO L’APPELLO DELLA CONFERENZA EPISCOPALE CONGOLESE

 

KINSHASA. = I vescovi della Repubblica Democratica del Congo tornano a chiedere con fermezza che ciascuno faccia la sua parte per garantire il puntuale svolgimento delle prime elezioni democratiche nel Paese, previste per la prossima estate, ma di cui nelle scorse settimane era stato proposto il rinvio dopo la ripresa delle violenze nelle regioni orientali. Le elezioni dovrebbero porre fine al periodo di transizione previsto dagli accordi di pace che hanno dato vita ad un governo di unità nazionale al quale partecipano anche i rappresenti dei diversi movimenti di guerriglia che si sono combattuti nella guerra dal 1998 al 2003. In una dichiarazione diffusa il 5 febbraio, la Commissione permanente della Conferenza episcopale congolese (CENCO) chiede innanzitutto al governo di transizione di dimostrare con i fatti la sua reale intenzione di andare al voto, e al Parlamento di “elaborare senza indugio una Costituzione nazionale che si ispiri alla nostra storia e risponda alle aspirazioni profonde del popolo”. Di fronte ai segnali contrastanti emersi in questi mesi, il documento si appella anche alla comunità internazionale, affinché sappia dimostrare “la sincerità e la trasparenza delle sue intenzioni e la generosità nel suo aiuto alla RDC”. Dopo avere ammonito i partiti a non “manipolare e avvelenare il popolo”, i presuli ricordano che quest’ultimo, a sua volta, non può esimersi dalle proprie responsabilità come titolare ultimo della sovranità nazionale. Di qui, il forte appello ai cittadini a prendere in mano il destino del loro Paese e a rinunciare a saccheggi e profanazioni di luoghi di culto, “poiché – affermano - un popolo che perde il rispetto del sacro corre il rischio di ignorare i valori fondamentali della vita e della società”. Da parte loro, i vescovi confermano la loro volontà di continuare l’impegno profuso in questi due anni per preparare il popolo alle elezioni. In conclusione, il documento invita i fedeli e tutti gli uomini di buona volontà a vedere segnali di speranza nell’attuale situazione della RDC, senza però trascurare quelli più preoccupanti: il ritiro dello Stato dai settori dell’educazione e della sanità, la presenza di numerosi partiti senza riferimenti ideali, il persistente alto numero di sfollati e rifugiati, i recenti atti di profanazione contro chiese e gli ultimi sviluppi negativi nelle regioni del nord-Kivu e dell’Ituri. (L.Z.)

 

 

NUOVO APPELLO DELL’ARCIVESCOVO DI SAN SALVADOR, MONS. SÁENZ LACALLE,

PER UN INTERVENTO IMMEDIATO CONTRO LA DELINQUENZA GIOVANILE

 

SAN SALVADOR. = Dilaga la violenza in Salvador. L’arcivescovo della capitale, Fernando Sáenz Lacalle, lancia l’ennesimo appello alle autorità per un immediato intervento e alla cittadinanza per una “fattiva collaborazione con le istituzioni”. “Dobbiamo esser capaci di entrare tra le pieghe del problema e trovare le giuste soluzioni”, ha detto il presule. “Non lasciamo però che il peso delle responsabilità cada tutto sul governo”, ha ammonito. “Tutti siamo chiamati alla partecipazione diretta impiegando al meglio le forze di sicurezza”. L’arcivescovo di San Salvador ha poi chiesto all’Assemblea legislativa di “adoperarsi per il bene comune”, soprattutto nel momento in cui andrà a discutere delle riforma del Codice penale. Nel frattempo, il governo ha adottato le prime contromisure, attuando il cosiddetto piano Super mano dura, che ha consentito di fermare in poco tempo 4 mila delinquenti. Ma il tallone d’Achille della sicurezza nazionale rimangono le maras, le bande giovanili che da anni ormai seminano nel paese morte e terrore. Lo stesso mons. Sáenz Lacalle ha cercato di coinvolgere gli imprenditori del Paese chiedendo loro di assumere i ragazzi che hanno abbandonato l’attività malavitosa ed hanno seguito i corsi di recupero. A giugno dello scorso anno, l’esecutivo aveva convocato tutti i leader dei partiti, la Procura per la difesa dei diritti umani e la Chiesa locale, per studiare da vicino il fenomeno e verificare se esistevano i presupposti per legiferare in materia. In precedenza, infatti, venivano adottati i provvedimenti dettati dalla “Norma contro le attività delinquenziali di gruppi speciali fuorilegge”. L’arcivescovo di San Salvador ha appoggiato la legge anti-maras, chiedendo però il rispetto della dignità dei giovani pandilleros. El Salvador è stato il secondo Paese del Centramerica a dotarsi di una simile legislazione. Il primo a legiferare in materia è stato l’Honduras, con la norma contro le bande varata ad agosto scorso. (D.D.)

 

 

IN UNA LETTERA AL CAPO DELLO STATO FILIPPINO, IL PRESIDENTE DEI VESCOVI

 CHIEDE LA SOSPENSIONE DELLO SFRUTTAMENTO SELVAGGIO DELLE RISORSE

MINERARIE CHE DANNEGGIA LE FASCE PIÙ POVERE DELLA POPOLAZIONE

 

MANILA. = I vescovi delle Filippine si schierano in difesa delle fasce più povere della  popolazione, minacciate da uno sfruttamento selvaggio delle risorse minerarie. Lo scrive mons. Fernando Capalla, arcivescovo di Davao e presidente della Conferenza episcopale delle Filippine (CBCP), in una lettera al capo di Stato, Gloria Macapagal Arroyo, per rispondere alla sua decisione di incentivare gli investimenti esteri nel settore minerario, così da alleviare la piaga della povertà che affligge il Paese. Nel 1995 la Arroyo aveva promosso il “Mining Act”, una legge che favorisce lo sfruttamento del sottosuolo. Lo scorso dicembre, è stato presentato un disegno di legge che chiede l’abrogazione del “Mining Act” “per evitare ulteriori danni ambientali”. “Sarebbe uno spreco non usare le risorse del territorio a favore dei filippini, ma utilizzarle in modo scorretto sarebbe uno spreco ancora più grande”, afferma mons. Capalla. Pur dichiarandosi favorevole al potenziamento del settore minerario, il presidente della CBCP aggiunge che il governo “deve riconsiderare i costi ecologici e sociali dello sviluppo economico”. Della stessa opinione, anche il vescovo di Dipolog, Jose Manguiran, secondo il quale operazioni senza scrupolo potrebbero creare  “tensioni sociali tra gli strati sociali più bassi”, cioè le popolazioni indigene. Nelle Filippine, infatti, molti depositi minerari non sfruttati si trovano in zone popolate da tribali. Mons. Capalla ha chiesto alla Arroyo di “prendere in considerazione” il rapporto delle Commissioni episcopali “Giustizia e pace” e quella delle “Popolazioni indigene”. Il documento elenca le illegalità e i soprusi che accompagnano lo sfruttamento selvaggio in campo minerario, a danno della comunità dei tribali e dell’ambiente. L’arcivescovo di Davao e le due commissioni hanno avanzato alcune richieste specifiche per controllare che le compagnie estere rispettino gli standard sindacali e per rendere trasparenti tutte le operazioni nel settore. (R.M.)

 

 

“LA CONDIVISIONE UNISCE. INSIEME CONTRO LA MALATTIA NEL MONDO”:

 È IL TEMA DELLA CAMPAGNA QUARESIMALE DI “MISEREOR”, L’OPERA UMANITARIA

 DEI VESCOVI TEDESCHI, AL VIA IL 13 FEBBRAIO PROSSIMO

 

FRIBURGO. = Sarà aperta ufficialmente il 13 febbraio prossimo, prima domenica di Quaresima, la Campagna quaresimale di “Misereor”, l’opera umanitaria dei vescovi tedeschi, quest’anno sul tema: “La condivisione unisce. Insieme contro la malattia nel mondo”. Alla Messa inaugurale, celebrata nel Duomo di Friburgo, prenderanno parte, accanto all’arcivescovo della città, mons. Robert Zollitsch, anche diversi vescovi dei Paesi di missione, da Asia, Africa e America. La campagna promuove soprattutto il diritto alla salute, denunciando il circolo vizioso che spesso caratterizza i Paesi poveri del mondo: “La povertà rende malati e la malattia rende poveri”. I vescovi della Germania, insieme con “Misereor”, invitano i fedeli tedeschi ad impegnarsi specialmente per la creazione di strutture adeguate, in grado di fronteggiare le emergenze sanitarie. “E’ richiesto il nostro impegno. Perché la campagna quaresimale conta sulle persone che si impegnano per un mondo più giusto”, scrive mons. Zollitsch nella lettera di presentazione della Campagna. I presuli esortano anche i cittadini tedeschi ad approfittare, in questo tempo liturgico, dell’opportunità del digiuno, che apre il cuore alla sofferenza degli altri e rende pertanto disponibili alla solidarietà. Durante la Quaresima sono previste molteplici manifestazioni e iniziative in tutte le diocesi della Germania, che coinvolgeranno anche bambini e ragazzi. Nella domenica delle Palme, le offerte in tutte le parrocchie del Paese saranno destinate alla Campagna di Misereor. (R.M.)

 

 

GLI EX PRESIDENTI DELLA ZAMBIA E DEL SUDAFRICA,

KENNETH KAUNDA E NELSON MANDELA,

INSIGNITI IERI A LUSAKA DEL “PREMIO UNIVERSALE PER LA PACE”,

 PROMOSSO DALL’ASSOCIAZIONE MONDIALE

DELLE ORGANIZZAZIONI NON GOVERNATIVE

 

LUSAKA. = Il primo presidente della Zambia, Kenneth Kaunda, e l’ex-capo di Stato sudafricano, Nelson Mandela, sono stati insigniti ieri nella capitale zambiana, Lusaka, del “Premio universale per la pace”, istituito dall’Associazione mondiale delle organizzazioni non governative (WANGO). Ricevendo il riconoscimento, Kaunda, 81 anni, ha detto di ispirarsi a Ghandi per il principio delle forza della non-violenza, persino di fronte alle intimidazioni. Il segretario generale della WANGO, Taj Hamad, ha ricordato il lungo sforzo di Kaunda “nel cercare soluzioni ai problemi più difficili per la gente in questa regione” e il suo “coraggioso e instancabile impegno per portare cambiamenti politici nel segno della non-violenza”. Durante la lotta per l’indipendenza dall’impero britannico dell’allora Rhodesia del Nord, Kaunda nel 1959 venne incarcerato. Rilasciato un anno dopo, guidò il Paese fino a liberarsi dal giogo coloniale. Rimase presidente della Zambia fino al dicembre 1991, quando fu sconfitto alle elezioni. Da allora, Kaunda si è dedicato alla lotta all’HIV/AIDS nel suo Paese. Anche Mandela, premiato dall’organizzazione di Lusaka, ha fatto lo stesso in Sudafrica: dopo la quasi trentennale battaglia per l’apartheid, conclusa nel 1994 con la sua elezione a presidente, si sta dedicando a tempo pieno alla lotta contro il “male del secolo”, che in Africa colpisce oggi 23 milioni di persone. (R.M.)

 

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24 ORE NEL MONDO

9 febbraio 2005

 

 

- A cura di Barbara Castelli e Rita Anaclerio - 

 

L’Iraq stenta ad uscire dalla quotidianità degli orrori, mentre procede con lentezza lo spoglio dei voti delle elezioni del 30 gennaio scorso. Diciotto miliziani del movimento sciita libanese Hezbollah sono stati arrestati oggi nel Paese con l’accusa di “attività terroristiche”. Finito in manette anche un membro del Consiglio degli Ulema, sheikh Ali al Juburi, mentre un oleodotto è stato attaccato con razzi nei pressi di al-Fatha, a sud di Kirkuk. Il nostro servizio:

 

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I risultati delle prime elezioni democratiche nel Paese del Golfo sembrano ancora lontani, non saranno disponibili, infatti, prima della prossima settimana, ma la violenza continua a colpire con la solita puntualità. Questa mattina è stato sequestrato da ignoti un alto funzionario del ministero dell’Interno iracheno, Riyadh Katei Aliwi. Il colonnello, addetto alla direzione operativa del dicastero, è stato bloccato dal commando armato mentre era a bordo della sua automobile. La violenza oggi non ha risparmiato neppure Bassora, dove un giornalista della stazione televisiva “Al-Hurra”, è stato barbaramente assassinato davanti la sua abitazione, insieme con il figlio di soli quattro anni. L’omicidio è stato rivendicato da un gruppo estremistico finora sconosciuto, le Brigate dell'Imam al-Hassan al-Basri. La dolorosa lista delle vittime si allunga poi con l’uccisione di due soldati americani, uno a Mossul e uno a Baghdad, e di almeno quattro poliziotti iracheni a Samarra. Tutto questo mentre cresce l’apprensione per la sorte della giornalista italiana Giuliana Sgrena. Nessuno sembra attribuire credibilità al nuovo messaggio delle Brigate dei Mujaheddin in Iraq, che ieri hanno annunciato l’esecuzione dell’inviata del quotidiano “Il Manifesto”, ma tutto resta avvolto dal mistero e dalla confusione. Poche ore prima, un altro comunicato, siglato Organizzazione della Jihad, aveva assicurato la liberazione della donna, “in risposta all’appello degli Ulema musulmani”. Sempre ieri la televisione satellitare qatariota “Al Jazeera” ha trasmesso un video realizzato dalla redazione del Manifesto, per illustrare il lavoro della sua inviata e perorarne la liberazione.

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La pace in Medio Oriente sembra veramente vicina. Al termine del vertice di Sharm el Sheikh, ieri in Egitto, il presidente palestinese, Abu Mazen, e il premier israeliano, Ariel Sharon, si sono impegnati a bloccare la spirale di violenza che da quattro anni insanguina la Terra Santa. Abu Mazen ha assicurato la fine delle ostilità, mentre Sharon ha ufficializzato la liberazione di “centinaia” di detenuti palestinesi e l’imminente - entro tre settimane - ritiro delle forze israeliane da cinque città cisgiordane. Presenti al vertice anche il presidente egiziano, Hosni Mubarak, e Re Abdallah di Giordania. Dichiarazioni improntante all’ottimismo sono arrivate da tutto il mondo, ma il gruppo Hamas ha frenato gli entusiasmi: “Non accetteremo – hanno dichiarato – un cessate il fuoco illimitato”. Altro frutto del vertice a Sharm el-Sheikh: il ritorno in Israele dell’ambasciatore egiziano, al massimo entro 10 giorni. Il ministro degli Esteri russo, Serghei Lavrov, intanto, ha annunciato per il prossimo primo marzo a Londra una riunione dei ministri degli Esteri del “Quartetto” sul Medio Oriente, composto da Unione Europea, ONU, Stati Uniti e Russia. Nonostante le dichiarazioni negative degli estremisti di Hamas, l’accordo raggiunto ieri potrebbe, comunque, preparare il terreno ad una rinascita della road-map? Giada Aquilino lo ha chiesto a Camille Eid, esperto di questioni mediorientali per il quotidiano Avvenire:

 

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R. – Abbiamo visto che al Quartetto iniziale della road-map, formato da Stati Uniti, Russia, Unione Europea e Nazioni Unite, se ne è sostituito un altro, composto da Abdallah di Giordania, il presidente egiziano Mubarak, il premier israeliano Sharon e il presidente palestinese Abu Mazen. La speranza è che l’originale Quartetto possa tornare ad avere il suo ruolo e quindi spingere le parti a dare applicazione all’accordo raggiunto ieri.

 

D. – Cosa ha convinto Sharon a chiudere con il passato e a cessare le attività militari contro i palestinesi?

 

R. – Sharon ha constatato che la forza militare non può portare ad una pace definitiva con i palestinesi. La sola forza delle armi può solo complicare ulteriormente le cose. Inoltre, anche la mancanza del leader palestinese Yasser Arafat ha inciso sul tentativo di riportare i negoziati sul binario giusto.

 

D. – E cosa ha convinto Abu Mazen a proclamare la fine formale degli attacchi contro Israele da parte dei militanti?

 

R. – Abu Mazen non è mai stato convinto dell’utilità degli attentati e della violenza. Quindi, se Yasser Arafat veniva presentato dalla stampa mediorientale come persona “che può ma non vuole”, Abu Mazen al contrario veniva presentato come persona “che vuole ma non può”. D’altra parte è stato lui l’artefice degli accordi di Oslo del 1993 con gli israeliani.

 

D. – Rimangono da risolvere le questioni dei prigionieri, dello status futuro di Gerusalemme, dei profughi, dei confini permanenti. Come potranno essere superate?

 

R. – Parlare di questi temi oggi significa bloccare in partenza tutti i negoziati. Si tratta ora di tornare alla situazione precedente al 28 settembre del 2000, quando è scoppiata l’Intifada. Da lì ad arrivare a trattare le questioni finali occorrerà un po’ di tempo. Bisogna ricostruire almeno la fiducia tra israeliani e palestinesi.

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“L’Unione Europea non ha manifestato con sufficiente chiarezza agli iraniani che se il loro Paese non provvederà ad interrompere i propri programmi nucleari rischia delle sanzioni da parte del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite”. Così oggi il nuovo segretario di Stato americano, Condoleezza Rice, alludendo ai colloqui avvenuti a Ginevra fra la Repubblica islamica e i Paesi dell’Unione in materia nucleare. Sulla questione, altrettanto ferma la posizione di Teheran che ha avvertito che rimane ormai solo un mese e mezzo per arrivare ad un accordo. “Se ciò non avverrà - ha detto il segretario del Supremo consiglio per la sicurezza nazionale dell'Iran, Hassan Rohani – il Paese interromperà i negoziati e riprenderà il suo programma di arricchimento dell’uranio”. La Rice, dopo l’incontro avvenuto ieri con il presidente francese Chirac, è arrivata in mattinata a Bruxelles per un vertice con i ministri degli Esteri della Nato.

 

L’ETA è tornata in azione. Una forte esplosione, causata da un autobomba, ha scosso in mattinata Madrid, provocando circa 40 feriti. I separatisti avevano avvertito dell’imminente scoppio di un ordigno, telefonando al quotidiano basco “Gara”. Immediata la reazione del premier spagnolo José Luis Rodriguez Zapatero. “Voglio dire a tutta la società – ha detto – che l’avvenire del Paese Basco sarà costruito malgrado i terroristi. Non c’è posto nella società per i terroristi”. Proprio nelle ultime ore una decina di persone sono state arrestate dalla polizia nazionale spagnola nel corso di una grande operazione contro l’organizza-zione indipendentista basca ETA.

 

L’Unione Europea considera “un colpo di stato” la designazione di Faure Gnassingbé quale nuovo presidente del Togo. E’ questa la posizione presa oggi dalla presidenza lussemburghese dell’Ue, in una dichiarazione. Faure Gnassingbé è stato nominato quale successore del padre, morto sabato scorso, dopo aver guidato il Paese africano per 38 anni, con il sostegno delle forze armate, dopo una rapida riforma della Costituzione. Il nuovo capo di Stato togolese, intanto, in un discorso alla nazione, ha auspicato “l’organizzazione di elezioni generali, libere e trasparenti”. La delicata situazione del Togo è al centro anche del vertice straordinario della Comunità economica degli Stati dell’Africa dell’ovest (CEDEAO), oggi a Niamey, in Nigeria.

 

Il presidente georgiano, Mikhail Saakashvili, ha nominato oggi premier il ministro delle Finanze, Zurab Nogaideli, in sostituzione di Zurab Zhvania, morto in circostanze misteriose la settimana scorsa. Nogaideli, considerato uno stretto alleato di Saakashvili, ha ora due giorni per presentare la lista dei ministri, mentre il Parlamento dovrà pronunciarsi sul nuovo esecutivo entro fine febbraio.

 

Almeno diciassette persone sono morte oggi nel sud-ovest della Siberia, quando una miniera di carbone, situata nella regione di Kemerovo, è stata investita da una violenta esplosione. Il bilancio della tragedia, innescata da una fuga di gas metano, rischia ancora di aggravarsi. Le squadre di soccorso, infatti, sono ancora alla ricerca di nove dispersi.

 

Anche per i prossimi quattro anni il governo in Danimarca sarà composto dai liberali e dai conservatori, con l’appoggio esterno del Partito Popolare Danese. Nelle elezioni legislative svoltesi ieri nel Paese, infatti, il centro-destra, al potere, si è aggiudicato 95 seggi, mentre l’opposizione 80. Il servizio di Vincenzo Lanza:

 

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I liberali del Partito Venstre, pur perdendo quattro seggi, restano, con il 29 per cento dei voti e 52 parlamentari, la compagine maggiore tra i 179 deputati del Parlamento unico di Copenaghen, il Folketing. I social-democratici hanno perso cinque seggi, pari ad un calo del 3,2%, con uno shock tale per il partito che ha visto, a due ore dai risultati, la decisione del proprio leader, Lykketoft, di annunciare le dimissioni. Vincitore morale e sostanziale il risultato del Partito radicale-liberale della leader Marianne Jelved, che ha quasi raddoppiato i propri parlamentari da 9 a 16, pur se l’opposizione potrebbe rappresentare un eventuale salvagente per lo stesso premier liberale Rasmussen, il giorno in cui quest’ultimo dovesse sentirsi eccessivamente condizionato, se non addirittura “ricattato”, dalle pretese legislative contrarie agli immigrati della leader del Dansk Folkeparti, Pia Kjaersgaard, forte dei suoi 24 parlamentari, non lontani dai ideologie xenofobe. I cristiano-democratici, scesi all’1,7%, perdono i 4 quattro seggi e scompaiono per i prossimi quattro anni dal Parlamento danese.  

 

Per la Radio Vaticana, Vincenzo Lanza.

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Un centro internazionale contro il terrorismo, allestito nel prossimo futuro, presumibilmente in Svizzera, e in collegamento con le Nazioni Unite. E’ la proposta frutto della Conferenza internazionale sul terrorismo, svoltasi fino a ieri a Ryad, in Arabia Saudita. “Nessuna iniziativa internazionale potrà essere sufficiente a combattere con efficacia il fenomeno del terrorismo – si legge nella dichiarazione finale dell’incontro, al quale hanno partecipato delegati di 50 Paesi – se non sarà realizzata nel quadro di una visione strategica globale”.

 

Proseguono i combattimenti tra guerriglia ed esercito nel sud delle Filippine, con un bilancio che negli ultimi tre giorni ha raggiunto i 60 morti. L’esercito oggi ha annunciato di aver bombardato le posizioni della guerriglia islamica sull’isola di Jolo, in un’operazione cui hanno preso parte anche 3.000 soldati.

 

Il governo somalo in esilio in Kenya rientrerà in Patria il 21 febbraio prossimo “ma il trasferimento potrebbe ritardare se il supporto erogatore della Comunità Internazionale non si attua”. Lo ha annunciato a Nairobi il primo ministro ad interim, Mohammed Ali Gedi, che durante una riunione dei donatori, ha presentato un preventivo di oltre 77 milioni di dollari per la rilocazione e la sicurezza del governo.

 

Carnevale finito in tragedia in Angola. Un camion è piombato ieri sulla folla che assisteva ad una sfilata a Lubango, nel sud del Paese africano, uccidendo almeno 38 persone e ferendone altre 70. Tra le vittime figurano diversi bambini. L’autista ha perso il controllo del mezzo probabilmente per un guasto ai freni.

 

Prosegue la procedura per deficit eccessivo contro la Grecia. La commissione dell’Unione Europea ha deciso oggi di raccomandare all’ECOFIN di assumere passi successivi, per indurre Atene a prendere le misure necessarie a riportare il rapporto deficit-pil sotto la soglia del 3%.

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