RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno XLIX n.
40 - Testo della trasmissione mercoledì 9 febbraio 2005
IL
PAPA E LA SANTA SEDE:
IN PRIMO PIANO:
CHIESA E SOCIETA’:
L’Iraq ancora in preda alla violenza, mentre prosegue con lentezza lo
spoglio dei voti delle elezioni dello scorso 30 gennaio. Avvolta nel mistero la
vicenda della giornalista italiana Giuliana Sgrena
La comunità internazionale guarda con soddisfazione al vertice di ieri a
Sharm el-Sheikh tra Abu Mazen e Sharon, nonostante il “no” di Hamas all’accordo
sul cessate il fuoco
9 febbraio 2005
QUESTA MATTINA IL PAPA HA HA PRESIEDUTO
NELLA SUA STANZA AL POLICLINICO GEMELLI,
LA CONCELEBRAZIONE DELLA SANTA MESSA DEL MERCOLEDÌ
DELLE CENERI
Oggi, inizio del Tempo della
Quaresima, il Papa ha presieduto nella sua stanza al Policlinico Gemelli, la
concelebrazione della Santa Messa del Mercoledì delle Ceneri. E’ quanto ha
dichiarato il portavoce vaticano Joaquín Navarro-Valls. Le ceneri benedette dal
Santo Padre gli sono state imposte dal primo dei concelebranti.
Giovanni Paolo II ha invitato al
rito il suo medico personale, il dottor Renato Buzzonetti e gli altri medici
che lo hanno in cura. Il cardinale Camillo Ruini, presidente della Conferenza
episcopale italiana e vicario del Papa per la diocesi di Roma, si è recato in
visita stamane dal Pontefice e ha detto ai giornalisti di averlo trovato
“veramente bene”. “Vorrei dire a tutti – ha detto il porporato – una parola di
tranquillità e di piena fiducia”.
Il prossimo bollettino medico
sulle condizioni di salute del Papa è atteso per domani a mezzogiorno.
LA VERA CONVERSIONE SGORGA DAL CUORE:
COSI’ IL CARDINALE JAMES FRANCIS STAFFORD NELLA
SOLENNE CERIMONIA
DELLA BENEDIZIONE E IMPOSIZIONE DELLE CENERI,
CELEBRATA STAMANI A NOME DEL SANTO PADRE NELLA
BASILICA VATICANA
- Servizio di Alessandro Gisotti -
La vera conversione deve
“sgorgare da un cuore deciso a convertirsi”. E’ l’esortazione del cardinale James Francis Stafford, Penitenziere Maggiore della Penitenzieria
Apostolica, che stamani – a nome del Pontefice – ha presieduto nella Basilica
di San Pietro la celebrazione della Parola con la benedizione e l’imposizione
delle Ceneri, rito con il quale inizia il tempo forte della Quaresima. Durante
la celebrazione nella Basilica Vaticana, si è pregato per salute del Santo
Padre. Nel calendario liturgico, il giorno delle Ceneri è il mercoledì che
precede la prima domenica di Quaresima. In questo giorno, il sacerdote impone
le ceneri ai fedeli in segno di penitenza e conversione. Le ceneri sono
ricavate bruciando i ramoscelli d'ulivo distribuiti la Domenica delle Palme
dell’anno precedente. Sul rito celebrato stamani, il servizio di Alessandro
Gisotti:
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(musica)
Suggestiva
e ricca di simbolismi, la celebrazione del Mercoledì delle Ceneri nella
Basilica Vaticana ha aperto, come sottolineato dal Papa nel Messaggio di
Quaresima, un “tempo propizio per intensificare la preghiera e la penitenza,
aprendo il cuore alla docile accoglienza della volontà divina”. Nell’omelia, il
cardinale Stafford ha ricordato l’invito del Santo Padre a porre in particolare
risalto, nella Quaresima di quest’anno, il “nostro rapporto essenziale con
l’Eucaristia”, giacché senza la forza che da Essa promana, “non possiamo
vivere”. Il porporato non ha mancato di rivolgere un pensiero speciale a
Giovanni Paolo II:
“Nel rivolgermi a voi, fratelli e sorelle, avverto
la gioia e l’onore, di presiedere questa solenne liturgia a nome del Santo
Padre. Avvertiamo la sua spirituale presenza fra noi e lo ricordiamo con
affetto chiedendo al Signore che gli conceda le grazie necessarie al suo
primaziale carisma di confermare nell’unità della fede i fratelli”.
Quindi, ha
riassunto in tre punti l’impegno quaresimale per i fedeli. Innanzitutto “la
liturgia della Chiesa”, che “di fronte all’incertezza della fede, è il primo
strumento di autentica evangelizzazione”. Poi, la riscoperta dell’Eucaristia:
fare nostro “quello stupore eucaristico che ha guidato il Santo Padre nella
stesura della lettera enciclica Ecclesia de Eucharistia”. Infine,
valorizzare proprio nell’Eucaristia “il rapporto tra liturgia e vita”.
L’attenzione alla “povertà di ogni tipo, insieme all’amore vicendevole – ha
avvertito il porporato, riecheggiando la lettera apostolica Mane nobiscum
Domine – ci farà riconoscere come veri discepoli di Cristo”. Parole
corredate da una viva esortazione:
“A sua
volta questo rapporto tra liturgia e vita esige la testimonianza risoluta ai
valori veri: la vita, la famiglia, l’onestà personale, gli impegni derivanti
dal vincolo coniugale, dal celibato sacerdotale, dalla consacrazione religiosa,
dalla professione sociale, senza i quali non esiste la vera povertà di
spirito”.
Quaresima,
tempo di conversione. E il cardinale Stafford ha rammentato come Gesù indichi
tre modi per vivere la conversione: “l’elemosina, cioè la condivisione; la
preghiera, cioè l’affidarsi al Signore”; il digiuno, ovvero “la capacità di
sapersi imporre dei limiti”. La conversione, è stato il suo richiamo, non deve
tuttavia essere meramente formale:
“Per il
digiuno come per la preghiera, Gesù insiste sull’aspetto interiore. La
preghiera vera, unitamente alla conversione autentica che ne deriva, deve
sgorgare da un cuore deciso a convertirsi. E’ infatti nel cuore che, secondo la
Bibbia, si gioca il destino dell’uomo”.
La conversione,
ha detto ancora, è riconciliazione. Riconciliazione con Dio, “che ogni cristiano
deve innanzitutto coltivare nel suo cuore” a cui, però, deve corrispondere la
riconciliazione con i fratelli.
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Oggi pomeriggio, alle ore 17, nella Basilica di Santa Sabina
all’Aventino, il cardinale Jozef Tomko, prefetto emerito della Congregazione
per l’Evangeliz-zazione dei Popoli e presidente del Pontificio Comitato per i
Congressi Eucaristici Internazionali, celebrerà la Santa Messa per l’inizio
della Quaresima.
Ma per una riflessione sulla Quaresima ascoltiamo il predicatore della
Casa Pontificia padre Raniero Cantalamessa, intervistato da Sergio Centofanti:
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R. – La
Quaresima ha un significato ascetico per i cristiani. E’ un tempo in cui,
seguendo idealmente Gesù nel deserto, si entra in lotta contro il male non solo
personificato – Satana - ma contro le concretizzazioni del male nella propria
vita, le passioni. Quindi, da qui sono nate le pratiche classiche della
Quaresima: il digiuno, che specialmente per i Padri del Deserto rivestiva una
funzione importantissima nella lotta contro gli istinti e le passioni; il digiuno
poi va legato all’elemosina, altrimenti sarebbe vana, cioè della propria privazione
deve poterne usufruire il fratello bisognoso. Quindi, il digiuno, l’elemosina e
la preghiera sono i tre pilastri della Quaresima. Ma oggi la Chiesa non fa leva
solo su questi elementi ascetici. L’aspetto più importante della Quaresima
forse è un ascolto più intenso della Parola di Dio.
D. – La Quaresima è un tempo di
penitenza. Ma è, dunque, da considerare un tempo di tristezza?
R. – Diciamo pure che sarà di
tristezza per la carne, perché è stato sempre così: quello che è triste per la
carne, per gli istinti, è invece gioioso per un’altra parte dell’uomo altrettanto
importante, anzi di più, il suo spirito. Bisognerebbe forse far leva proprio su
questo, sui motivi positivi, e guardare in avanti al risultato di questo
periodo di maggior silenzio, di maggior impegno, di privazione, e vedere come
questo sia una cura dimagrante, per così dire, dello spirito, perché ci rimette
in forma. Allora guardando avanti agli effetti, come chi affronta una dieta,
chi affronta esercizi fisici deve fare fatica, ma è attratto dai risultati,
perché man mano che procede vede come il suo corpo diventa più rispondente, più
snello, così avviene anche per lo spirito. Io penso che parlando di questi
elementi afflittivi, negativi, ci sia da ricordare oggi un digiuno essenziale,
che non è quello dei cibi. Oggi il digiuno fondamentale è quello delle
immagini, perché il mondo ha trovato nell’immagine il veicolo privilegiato per
trasmettere un’ideologia materialistica, sensualistica, tutta basata sul
denaro. Quindi, questo sarebbe un periodo in cui bisognerebbe filtrare
maggiormente quello che passa per i nostri occhi, attraverso la televisione,
Internet, il cinema e tutto il resto.
D. – Quindi, meno televisione?
R. – Senz’altro. Per lo meno una
televisione più scelta, più mirata, dove ci siano problemi seri, dibattiti.
Perché la televisione serve anche a questo: è una meravigliosa finestra aperta
sul mondo, che ci permette di vedere la povertà. Guai se non ci fosse questo mezzo.
Allora credo ci sia bisogno di selezionare, scegliere bene, scegliere non
sempre quello che è evasivo, che porta alla risata sguaiata - la televisione
trash, come si dice – ma scegliere anche quello che nella televisione fa parte
di un elemento costruttivo della nostra civiltà.
D. – Come vivere la Quaresima in
questo anno particolare dedicato all’Eucaristia?
R. – L’Eucaristia non è un
elemento accanto ad altri o sopra gli altri, è quello che deve vivificare tutto
nella vita cristiana. Questo è lo scopo, anche del Papa, nell’indire questo
Anno eucaristico: non di aggiungere delle pratiche nuove, ma di dare un
carattere eucaristico a tutto quello che facciamo, cioè fare in modo che tutto
converga nella Messa e tutto riparta da lì. Nella Messa tutto quello che l’uomo
fa, tutto lo sforzo ascetico di miglioramento, di lotta, di aiuto ai poveri,
trova la sua giustificazione, nel senso che viene unito al grande sacrificio di
Cristo e acquista da lì il suo valore, acquista anche la forza per continuare.
Si sa che Madre Teresa non istituiva una casa per i poveri se non aveva la possibilità
di avere l’Eucaristia, perché diceva che era nell’Eucaristia che le sue suore
attingevano la forza per andare verso i poveri.
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Per
questa Quaresima il Papa ha scritto un Messaggio, pubblicato il 27 gennaio
scorso, dal titolo “E’ Lui la tua vita e la tua longevità”, in cui invita a
valorizzare il ruolo degli anziani. La persona anziana, di fronte al rischio di
essere esclusa ed emarginata – dice Giovanni Paolo II – può invece dare molto
alla Chiesa e alla Società. Ascoltiamo in proposito il commento di don Leonardo
Zega, direttore del mensile dei Paolini “Club 3”, sulla terza età. L’intervista
è di Fabio Colagrande:
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R. – Bè, non sono esclusi dalla
vita sociale, perché gli anziani – cioè le persone mature – sono addirittura il
perno della vita sociale e della vita familiare, oggi. Cioè, sono escluse dalla
rappresentazione che di esse si da, sono marginalizzati dai mezzi di
comunicazione. Siccome viviamo in un Paese e in un’epoca in cui chi non appare
non esiste, ecco che pare che gli anziani non esistano. In realtà, se noi
guardiamo con occhi disincantati alla vita di oggi, alla società di oggi, ci
accorgiamo che la società e molte famiglie vivono su questo supporto morale,
fisico, economico rappresentato da questa classe d’età che è sempre più ricca
di esperienza ... Lei lo sa, dopo il volontariato dei giovani, quello più numeroso
e più efficiente è quello degli anziani. Cioè: oggi l’anziano non è quello che
si fa aiutare ad attraversare la strada; è l’uomo che davvero, invece, aiuta
gli altri ad attraversare le strade della vita. Credo che bisognerebbe prendere
esempio dal Papa: a parte la sua fede adamantina, anche sotto il profilo umano
sembra che si sia preparato per una vita intera per dare un senso e una
prospettiva anche alla vecchiaia, anche alla malattia, sino a diventare un
testimone che appassiona ed emoziona tutto il mondo, persino da malato! Cioè,
non cessa mica di essere maestro e guida del mondo da malato! Ma perché? Perché
c’è stata – secondo me – anche una lunga preparazione psicologica, oltre che
spirituale! Cioè, questo è un uomo che non si è mai sentito vecchio. Invece noi
abbiamo oggi dei ragazzi che sono vecchi a vent’anni!
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LA “CAMPAGNA DI FRATERNITÀ” PER LA QUARESIMA
BRASILIANA,
UN’OCCASIONE DI COLLABORAZIONE ECUMENICA PER
TESTIMONIARE LA SOLIDARIETÀ
E LA PACE IN TUTTO IL BRASILE
- Intervista con il nunzio apostolico, l’arcivescovo Lorenzo Baldisseri -
Una “felice” iniziativa
ecumenica, nata per promuovere la solidarietà e rafforzare una “comune
appartenenza a Cristo” in un mondo ferito da violenza e indifferenza. Con queste parole, Giovanni Paolo II
benedice in un messaggio l’annuale Campagna di Fraternità che da lungo tempo
accompagna ogni anno la Quaresima in Brasile. Quest’anno, l’iniziativa - come
accaduto per il Giubileo del 2000 – torna ad essere realizzata in collaborazione
tra cattolici, ortodossi e protestanti, sul tema “Solidarietà e pace – Beati
gli operatori di pace”. Oggi pomeriggio, alle 14 ora locale, la Campagna verrà
inaugurata con una celebrazione ecumenica nella chiesa metodista di Brasilia,
alla quale sarà presente mons. Odilo Scherer, ausiliare di San Paolo, in rappresentanza della Conferenza episcopale
brasiliana. Sul contenuto del messaggio del Pontefice, il servizio di
Alessandro De Carolis:
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Da quarant’anni, un appuntamento
ormai tradizionale per promuovere il bene comune, testimoniare il valore
dell’unità tra i cristiani, diffondere la cultura della non-violenza, fare
leva, con gesti concreti, sul sentimento della solidarietà. La Campagna di
fraternità promossa dalla Chiesa in Brasile, durante i giorni della Quaresima,
vede quest’anno i cattolici lavorare e pregare insieme ad ortodossi, riformati,
anglicani, luterani, metodisti e presbiteriani. Una collaborazione ecumenica
che Giovanni Paolo II - nel Messaggio indirizzato al presidente dei vescovi
brasiliani, il cardinale Geraldo Majella Agnelo, arcivescovo di San Salvador da
Bahia - ha salutato con soddisfazione, definendola un’occasione per facilitare
una “migliore conoscenza reciproca e una maggiore mutua stima”.
I cristiani che prendono parte
all’impegno di promuovere la pace e la solidarietà, scrive il Papa, diventano
essi stessi “strumenti efficaci di evangelizzazione e un esempio per tutti al
fine di costruire una società più fraterna e più attenta alle necessità dei
poveri e degli indigenti”. Per questo motivo, il Pontefice ringrazia “di cuore”
la Campagna di fraternità, auspicando che essa contribuisca ad approfondire “la
comune appartenenza a Cristo”, stimolando “una conversione personale e
comunitaria” e dilatando la carità, in vista della celebrazione della Pasqua.
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La
Campagna di fraternità di quest’anno è coordinata dal CONIC, il Consiglio
nazionale delle Chiese cristiane, che, nello scegliere il tema, ha tenuto in considerazione
il cammino di preparazione compiuto dalle Chiese cristiane locali verso la nona
Assemblea mondiale del Consiglio ecumenico delle Chiese, che si svolgerà
esattamente tra un anno a Porto Alegre. Ma lo spunto di riflessione di
quest’anno ha assunto una dimensione più ampia dopo gli ultimi avvenimenti
mondiali, come ricorda il nunzio apostolico in
Brasile, l’arcivescovo Lorenzo Baldisseri, al microfono di Silvonei Protz,
della nostra redazione brasiliana:
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R. – E’ una tradizione marcata
proprio da questa presenza della Chiesa durante il periodo quaresimale affinché
i cristiani si sentano più solidali, perché esprimano con gesti concreti quella
che è la conversione del cuore e che si manifesta attraverso atti. Ora siamo molto
felici di poter compiere questa iniziativa insieme.E’ un atto concreto nel
cammino dell’unità. La fraternità, la solidarietà, l’amore verso il prossimo,
specialmente verso i più poveri, tutto questo ci unisce. D’altra parte
comprendiamo bene che il tema non è solo brasiliano, ma quest’anno credo che
sia proprio opportuno e si stata una scelta direi provvidenziale anche per il
contesto mondiale. Dopo la catastrofe dello Tsunami noi vediamo la necessità di
questa solidarietà e insieme anche con il problema delle guerre nel mondo e
della pace.
D. – Quest’anno abbiamo una
Campagna della fraternità ecumenica. L’importan-za per il Brasile di questa
campagna?
R. – E’ importante perché la
Chiesa cattolica è maggioritaria, ma nel Brasile ci sono molti altri cristiani,
quindi possiamo sentirci uniti, specialmente nell’azione e in questo caso nella
solidarietà.
D. – Come segue il Brasile in
questo momento lo stato di salute del Papa?
R. – Lo segue con molto amore,
unito alla preghiera. Arrivano telefonate da ogni parte del Brasile, sia alla
nunziatura, sia alla Conferenza episcopale, sia ai vari vescovadi proprio per
sapere come va la salute del Santo Padre e siamo contenti che egli stia recuperando
e che ritornerà in Vaticano per continuare a pieno la sua attività di pastore
universale della Chiesa.
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AL VIA OGGI IN CAMERUN,
IN AFRICA, LE CELEBRAZIONI
PER LA XIII GIORNATA MONDIALE DEL MALATO:
LE PRESIEDE IL CARDINALE JAVIER LOZANO BARRAGAN
- Intervista con il porporato -
Al via
oggi in Camerun, in Africa le celebrazioni per la XIII Giornata Mondiale del
Malato che culmineranno l’11 febbraio, memoria della Beata Vergine Maria di
Lourdes. A presiederle nella città di Mvolyè è l’Inviato speciale del Santo
Padre, il cardinale Javier Lozano Barragán, presidente del Pontificio Consiglio
per la Pastorale della Salute. Quest’anno la Giornata si svolge sul tema “Gesù Cristo, Speranza per l’Africa.
Gioventù, salute e AIDS”.
Celebrare la Giornata Mondiale
del Malato in Africa - sottolinea il Papa nel Messaggio diffuso in vista della
ricorrenza - offre “l’opportunità di manifestare concreta solidarietà alle
popolazioni africane provate da gravi carenze sanitarie”, in particolare dal
flagello dell'AIDS, “che si presenta anche come una patologia dello spirito”,
che occorre prevenire “attraverso l’educazione al rispetto del valore sacro
della vita e la formazione alla pratica corretta della sessualità. In effetti –
scrive il Papa – se molte sono le infezioni da contagio attraverso il sangue
specialmente nel corso della gestazione – infezioni che vanno combattute con
ogni impegno – ben più numerose sono quelle che avvengono per via sessuale, e
che possono essere evitate soprattutto mediante una condotta responsabile e
l’osservanza della virtù della castità”.
Nella lotta contro la pandemia –
si legge ancora nel testo – “tutti devono sentirsi coinvolti. Tocca ai
governanti e alle autorità civili fornire, sempre su quest’argomento, chiare e
corrette informazioni al servizio dei cittadini, come pure dedicare risorse
sufficienti all’educazione dei giovani ed alla cura della salute”. “Un plauso
convinto – scrive ancora il Papa - va alle industrie farmaceutiche che si
impegnano a tenere bassi i costi dei medicinali utili nella cura
dell’AIDS”. Quindi il Pontefice ricorda
“con ammirazione i tanti operatori sanitari, gli assistenti religiosi e i
volontari che, da buoni Samaritani, spendono la vita accanto alle vittime
dell’AIDS e si prendono cura dei loro familiari”.
Ma qual è la situazione
sanitaria oggi in Africa? Giovanni Peduto lo ha chiesto al cardinale Lozano
Barragan:
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R. – Purtroppo in Africa oggi si
continua a morire di malattie curabili. Grave poi è la piaga dell’AIDS. Che
cosa si può fare? Io dico che si potrebbero fare tante cose.
D. – Come si svolgono le celebrazioni in Camerun?
R. – La Giornata ha tre giorni
di celebrazioni: la prima giornata, quella odierna, ha un carattere pastorale
per capire come la Chiesa, i vescovi stanno affrontando nel Continente il
problema della salute. Domani i lavori avranno una dimensione sia teologica che
scientifica. Il problema dell’Aids sarà affrontato sotto diverse angolature,
con le testimonianze di un malato e di un religioso impegnato nell’assistenza
alle vittime. Il terzo giorno è a carattere liturgico con l’Unzione degli
infermi, la Messa solenne e la lettura del messaggio del Papa.
D. – La Giornata del malato è
legata alla Vergine di Lourdes. Che rapporto sono chiamati ad avere i malati
con la Madre di Gesù?
R. – Specificamente il Papa ha
voluto che la Giornata Mondiale del Malato si celebrasse sempre in rapporto con
la Madonna di Lourdes perché la Madonna ha scelto Lourdes come un posto
specifico per la salute. Il rapporto è un rapporto intimo ed essenziale, dato
che Cristo è la salute del mondo e chi ci dà Cristo è Maria.
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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”
Apre
la prima pagina, l’articolo di Giampaolo Mattei dal titolo “Giovanni Paolo II
inaugura la Quaresima con la benedizione delle Ceneri”: la preghiera degli studenti
dell’Università Cattolica e dei fedeli di Terra Santa in comunione con il Papa.
Sempre
in prima, un articolo di Marco Impagliazzo - intitolato “Il ‘Giorno del ricordo’”
- sulla tragedia delle foibe.
Nelle
vaticane, l’omelia del cardinale James Francis Stafford durante la celebrazione
della Parola presieduta - a nome del Santo Padre - nella Basilica Vaticana.
Nelle
estere, Medio Oriente: reazioni positive della comunità internazionale al
cessate-il-fuoco concordato tra Sharon e Abu Mazen.
Sempre
in merito al Medio Oriente, un articolo di approfondimento di Marcello Filotei
dal titolo: “Si accende una speranza di pace”.
Sudan:
l’ONU si impegna a porre fine all’impunità per i crimini nel Darfur.
Nella
pagina culturale, un articolo di Ferdinando Montuschi dal titolo “Il tutorato
negli atenei italiani”: un volume su un’esperienza ai primi passi.
Nelle
pagine italiane, in primo piano la vicenda del rapimento della giornalista italiana
in Iraq.
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9 febbraio 2005
DA OGGI FINO AL 19 MARZO, IN
ONDA SULLA RADIO VATICANA, “RADIOQUARESIMA”, CAMMINO QUOTIDIANO DI RIFLESSIONE
QUARESIMALE
IN PREPARAZIONE ALLA PASQUA
- Intervista con Marco Cardinali -
Una tradizione che si rinnova
ogni anno dal 1945: da oggi fino al 19 marzo la trasmissione “Orizzonti
Cristiani” della Radio Vaticana propone il consueto appuntamento quotidiano con
“Radioquaresima”, cammino di riflessione quaresimale in preparazione alla Pasqua.
Ogni giorno la programmazione si articola in due momenti: un ciclo di brevi meditazioni
sul tema delle opere di misericordia, a mezzanotte e alle 7:20, e una serie di
riflessioni più lunghe dal titolo “La Risurrezione di Gesù”, alle 14:30, alle
17:30 e alle 23:00. Sulla scelta dei temi di quest’anno, Roberta Moretti ha
intervistato il responsabile di Orizzonti Cristiani, Marco Cardinali:
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R. – E’
importante durante la Quaresima riflettere su questi temi della carità e della
conversione personale. Quindi, attingere a quel grembo materno e paterno di
Dio, che è un grembo di misericordia, che come cristiani dovremmo poi poterlo
assumere nella nostra vita quotidiana. L’altro tema è la Risurrezione di Gesù.
E’ importante riflettere, seppure in Quaresima, seppure in un momento in cui si
riflette tanto sulla Passione, per vedere dov’è il punto di arrivo di questa
sofferenza vissuta da Gesù Cristo, che è appunto la Risurrezione; vedere poi
come questa Risurrezione entra nella nostra vita per diventare un momento di
salvezza già da ora.
D. – Chi ha scritto “Le
meditazioni”?
R. – Entrambi i cicli sono
scritti da teologi di fama mondiale, da vescovi, da persone che lavorano anche
nel campo del sociale, ad esempio don Piero Gelmini, don Vinicio Albanesi,
mons. Settimio Cipriani, don Oreste Benzi, don Antonio Mazzi, anche vaticanisti
come Luigi Accattoli, Angelo Montonati. Insomma, persone che vivono ogni giorno
a contatto con i grandi temi del cristianesimo.
D. – Quindi c’è una ricchezza di
esperienze diverse?
R. – Esattamente. Diciamo che le
attese potranno essere soddisfatte tutte. In qualche modo c’è anche da parte
nostra un’attenzione per poter parlare al cuore di ciascuno.
D. – Come è accolto dalla gente
questo appuntamento annuale?
R. – Direi che i nostri
ascoltatori lo attendono ogni anno con grande gioia e direi che l’attesa è
tanto forte – lo sappiamo dalle telefonate e dalle e-mail che ci arrivano –
anche per il fatto che ormai dal 1977 cerchiamo di pubblicare le meditazioni e
le riflessioni in un volume edito dalla Editrice Rogate. Questo proprio per
richiesta dei nostri ascoltatori, che vogliono oltre che ascoltare anche poter
leggere in altri periodi dell’anno queste meditazioni quaresimali.
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9 febbraio 2005
CIASCUNO FACCIA LA SUA PARTE PER GARANTIRE IL
REGOLARE SVOLGIMENTO
DELLE PRIME ELEZIONI DEMOCRATICHE
NELLA REPUBBLICA DEMOCRATICA DEL CONGO:
È QUESTO
L’APPELLO DELLA CONFERENZA EPISCOPALE CONGOLESE
KINSHASA.
= I vescovi della Repubblica Democratica del Congo tornano a chiedere con
fermezza che ciascuno faccia la sua parte per garantire il puntuale svolgimento
delle prime elezioni democratiche nel Paese, previste per la prossima estate,
ma di cui nelle scorse settimane era stato proposto il rinvio dopo la ripresa
delle violenze nelle regioni orientali. Le elezioni dovrebbero porre
fine al periodo di transizione previsto dagli accordi di pace che hanno dato
vita ad un governo di unità nazionale al quale partecipano anche i rappresenti dei diversi
movimenti di guerriglia che si sono combattuti nella guerra dal 1998 al 2003. In una
dichiarazione diffusa il 5 febbraio, la Commissione permanente della Conferenza
episcopale congolese (CENCO) chiede innanzitutto al governo di transizione di
dimostrare con i fatti la sua reale intenzione di andare al voto, e al
Parlamento di “elaborare senza indugio una Costituzione nazionale che si ispiri
alla nostra storia e risponda alle aspirazioni profonde del popolo”. Di fronte
ai segnali contrastanti emersi in questi mesi, il documento si appella anche
alla comunità internazionale, affinché sappia dimostrare “la sincerità e la
trasparenza delle sue intenzioni e la generosità nel suo aiuto alla RDC”. Dopo
avere ammonito i partiti a non “manipolare e avvelenare il popolo”, i presuli
ricordano che quest’ultimo, a sua volta, non può esimersi dalle proprie
responsabilità come titolare ultimo della sovranità nazionale. Di qui, il forte
appello ai cittadini a prendere in mano il destino del loro Paese e a
rinunciare a saccheggi e profanazioni di luoghi di culto, “poiché – affermano -
un popolo che perde il rispetto del sacro corre il rischio di ignorare i valori
fondamentali della vita e della società”. Da parte loro, i vescovi confermano
la loro volontà di continuare l’impegno profuso in questi due anni per
preparare il popolo alle elezioni. In conclusione, il documento invita i fedeli
e tutti gli uomini di buona volontà a vedere segnali di speranza nell’attuale
situazione della RDC, senza però trascurare quelli più preoccupanti: il ritiro
dello Stato dai settori dell’educazione e della sanità, la presenza di numerosi
partiti senza riferimenti ideali, il persistente alto numero di sfollati e
rifugiati, i recenti atti di profanazione contro chiese e gli ultimi sviluppi
negativi nelle regioni del nord-Kivu e dell’Ituri. (L.Z.)
NUOVO APPELLO DELL’ARCIVESCOVO DI SAN SALVADOR,
MONS. SÁENZ LACALLE,
PER UN INTERVENTO IMMEDIATO CONTRO LA DELINQUENZA
GIOVANILE
SAN
SALVADOR. = Dilaga la violenza in Salvador. L’arcivescovo della capitale, Fernando
Sáenz Lacalle, lancia l’ennesimo appello alle autorità per un immediato
intervento e alla cittadinanza per una “fattiva collaborazione con le
istituzioni”. “Dobbiamo esser capaci di entrare tra le pieghe del problema e
trovare le giuste soluzioni”, ha detto il presule. “Non lasciamo però che il
peso delle responsabilità cada tutto sul governo”, ha ammonito. “Tutti siamo
chiamati alla partecipazione diretta impiegando al meglio le forze di
sicurezza”. L’arcivescovo di San Salvador ha poi chiesto all’Assemblea
legislativa di “adoperarsi per il bene comune”, soprattutto nel momento in cui
andrà a discutere delle riforma del Codice penale. Nel frattempo, il governo ha
adottato le prime contromisure, attuando il cosiddetto piano Super mano dura,
che ha consentito di fermare in poco tempo 4 mila delinquenti. Ma il tallone
d’Achille della sicurezza nazionale rimangono le maras, le bande
giovanili che da anni ormai seminano nel paese morte e terrore. Lo stesso mons.
Sáenz Lacalle ha cercato di coinvolgere gli imprenditori del
Paese chiedendo loro di assumere i ragazzi che hanno abbandonato l’attività
malavitosa ed hanno seguito i corsi di recupero. A giugno dello scorso anno, l’esecutivo aveva convocato tutti i
leader dei partiti, la Procura per la difesa dei diritti umani e la Chiesa
locale, per studiare da vicino il fenomeno e verificare se esistevano i
presupposti per legiferare in materia. In precedenza, infatti, venivano
adottati i provvedimenti dettati dalla “Norma contro le attività delinquenziali
di gruppi speciali fuorilegge”. L’arcivescovo di San Salvador ha
appoggiato la legge anti-maras, chiedendo però il rispetto della dignità
dei giovani pandilleros. El
Salvador è stato il secondo Paese del Centramerica a dotarsi di una simile
legislazione. Il primo a legiferare in materia è stato l’Honduras, con la norma
contro le bande varata ad agosto scorso. (D.D.)
IN UNA LETTERA AL CAPO DELLO STATO FILIPPINO, IL
PRESIDENTE DEI VESCOVI
CHIEDE LA
SOSPENSIONE DELLO SFRUTTAMENTO SELVAGGIO DELLE RISORSE
MINERARIE CHE DANNEGGIA LE FASCE PIÙ POVERE DELLA
POPOLAZIONE
MANILA.
= I vescovi delle Filippine si schierano in difesa delle fasce più povere
della popolazione, minacciate da uno sfruttamento selvaggio delle risorse
minerarie. Lo scrive mons. Fernando Capalla, arcivescovo di Davao e presidente
della Conferenza episcopale delle Filippine (CBCP), in una lettera al capo di
Stato, Gloria Macapagal Arroyo, per rispondere alla sua decisione di
incentivare gli investimenti esteri nel settore minerario, così da alleviare la
piaga della povertà che affligge il Paese. Nel 1995 la Arroyo aveva promosso il
“Mining Act”, una legge che favorisce lo sfruttamento del sottosuolo. Lo
scorso dicembre, è stato presentato un disegno di legge che chiede
l’abrogazione del “Mining Act” “per evitare ulteriori danni
ambientali”. “Sarebbe uno spreco non usare le risorse del territorio a
favore dei filippini, ma utilizzarle in modo scorretto sarebbe uno spreco ancora
più grande”, afferma mons. Capalla. Pur dichiarandosi favorevole al
potenziamento del settore minerario, il presidente della CBCP aggiunge che il
governo “deve riconsiderare i costi ecologici e sociali dello sviluppo
economico”. Della stessa opinione, anche il vescovo di Dipolog, Jose Manguiran,
secondo il quale operazioni senza scrupolo potrebbero creare “tensioni
sociali tra gli strati sociali più bassi”, cioè le popolazioni indigene. Nelle
Filippine, infatti, molti depositi minerari non sfruttati si trovano in zone
popolate da tribali. Mons. Capalla ha chiesto alla Arroyo di “prendere in
considerazione” il rapporto delle Commissioni episcopali “Giustizia e pace” e
quella delle “Popolazioni indigene”. Il documento elenca le illegalità e i
soprusi che accompagnano lo sfruttamento selvaggio in campo minerario, a danno
della comunità dei tribali e dell’ambiente. L’arcivescovo di Davao e le due
commissioni hanno avanzato alcune richieste specifiche per controllare che le
compagnie estere rispettino gli standard sindacali e per rendere trasparenti tutte
le operazioni nel settore. (R.M.)
“LA CONDIVISIONE UNISCE. INSIEME CONTRO LA
MALATTIA NEL MONDO”:
È IL TEMA
DELLA CAMPAGNA QUARESIMALE DI “MISEREOR”, L’OPERA UMANITARIA
DEI
VESCOVI TEDESCHI, AL VIA IL 13 FEBBRAIO PROSSIMO
FRIBURGO. = Sarà aperta
ufficialmente il 13 febbraio prossimo, prima domenica di Quaresima, la Campagna
quaresimale di “Misereor”, l’opera umanitaria dei vescovi tedeschi, quest’anno
sul tema: “La condivisione unisce. Insieme contro la malattia nel mondo”. Alla
Messa inaugurale, celebrata nel Duomo di Friburgo, prenderanno parte, accanto
all’arcivescovo della città, mons. Robert Zollitsch, anche diversi vescovi dei
Paesi di missione, da Asia, Africa e America. La campagna promuove soprattutto
il diritto alla salute, denunciando il circolo vizioso che spesso caratterizza
i Paesi poveri del mondo: “La povertà rende malati e la malattia rende poveri”.
I vescovi della Germania, insieme con “Misereor”, invitano i fedeli tedeschi ad
impegnarsi specialmente per la creazione di strutture adeguate, in grado di
fronteggiare le emergenze sanitarie. “E’ richiesto il nostro impegno. Perché la
campagna quaresimale conta sulle persone che si impegnano per un mondo più
giusto”, scrive mons. Zollitsch nella lettera di presentazione della Campagna.
I presuli esortano anche i cittadini tedeschi ad approfittare, in questo tempo
liturgico, dell’opportunità del digiuno, che apre il cuore alla sofferenza degli
altri e rende pertanto disponibili alla solidarietà. Durante la Quaresima sono
previste molteplici manifestazioni e iniziative in tutte le diocesi della Germania,
che coinvolgeranno anche bambini e ragazzi. Nella domenica delle Palme, le offerte
in tutte le parrocchie del Paese saranno destinate alla Campagna di Misereor.
(R.M.)
GLI EX PRESIDENTI DELLA ZAMBIA E DEL SUDAFRICA,
KENNETH KAUNDA E NELSON MANDELA,
INSIGNITI IERI A LUSAKA DEL “PREMIO UNIVERSALE PER
LA PACE”,
PROMOSSO
DALL’ASSOCIAZIONE MONDIALE
DELLE ORGANIZZAZIONI NON GOVERNATIVE
LUSAKA. = Il primo presidente
della Zambia, Kenneth Kaunda, e l’ex-capo di Stato sudafricano, Nelson Mandela,
sono stati insigniti ieri nella capitale zambiana, Lusaka, del “Premio
universale per la pace”, istituito dall’Associazione mondiale delle
organizzazioni non governative (WANGO). Ricevendo il riconoscimento, Kaunda, 81
anni, ha detto di ispirarsi a Ghandi per il principio delle forza della
non-violenza, persino di fronte alle intimidazioni. Il segretario generale
della WANGO, Taj Hamad, ha ricordato il lungo sforzo di Kaunda “nel cercare
soluzioni ai problemi più difficili per la gente in questa regione” e il suo
“coraggioso e instancabile impegno per portare cambiamenti politici nel segno
della non-violenza”. Durante la lotta per l’indipendenza dall’impero britannico
dell’allora Rhodesia del Nord, Kaunda nel 1959 venne incarcerato. Rilasciato un
anno dopo, guidò il Paese fino a liberarsi dal giogo coloniale. Rimase
presidente della Zambia fino al dicembre 1991, quando fu sconfitto alle
elezioni. Da allora, Kaunda si è dedicato alla lotta all’HIV/AIDS nel suo
Paese. Anche Mandela, premiato dall’organizzazione di Lusaka, ha fatto lo
stesso in Sudafrica: dopo la quasi trentennale battaglia per l’apartheid,
conclusa nel 1994 con la sua elezione a presidente, si sta dedicando a tempo
pieno alla lotta contro il “male del secolo”, che in Africa colpisce oggi 23
milioni di persone. (R.M.)
9 febbraio 2005
- A cura di Barbara Castelli e Rita
Anaclerio -
L’Iraq stenta ad uscire dalla
quotidianità degli orrori, mentre procede con lentezza lo spoglio dei voti
delle elezioni del 30 gennaio scorso. Diciotto miliziani del movimento sciita
libanese Hezbollah sono stati arrestati oggi nel Paese con l’accusa di
“attività terroristiche”. Finito in manette anche un membro del Consiglio degli
Ulema, sheikh Ali al Juburi, mentre un oleodotto è stato attaccato con razzi
nei pressi di al-Fatha, a sud di Kirkuk. Il nostro servizio:
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I risultati delle prime elezioni
democratiche nel Paese del Golfo sembrano ancora lontani, non saranno
disponibili, infatti, prima della prossima settimana, ma la violenza continua a
colpire con la solita puntualità. Questa mattina è stato sequestrato da ignoti
un alto funzionario del ministero dell’Interno iracheno, Riyadh Katei Aliwi. Il
colonnello, addetto alla direzione operativa del dicastero, è stato bloccato
dal commando armato mentre era a bordo della sua automobile. La violenza oggi
non ha risparmiato neppure Bassora, dove un giornalista della stazione
televisiva “Al-Hurra”, è stato barbaramente assassinato davanti la sua
abitazione, insieme con il figlio di soli quattro anni. L’omicidio è stato
rivendicato da un gruppo estremistico finora sconosciuto, le Brigate dell'Imam
al-Hassan al-Basri. La dolorosa lista delle vittime si allunga poi con
l’uccisione di due soldati americani, uno a Mossul e uno a Baghdad, e di almeno
quattro poliziotti iracheni a Samarra. Tutto questo mentre cresce l’apprensione
per la sorte della giornalista italiana Giuliana Sgrena. Nessuno sembra
attribuire credibilità al nuovo messaggio delle Brigate dei Mujaheddin in Iraq,
che ieri hanno annunciato l’esecuzione dell’inviata del quotidiano “Il
Manifesto”, ma tutto resta avvolto dal mistero e dalla confusione. Poche ore
prima, un altro comunicato, siglato Organizzazione della Jihad, aveva
assicurato la liberazione della donna, “in risposta all’appello degli Ulema
musulmani”. Sempre ieri la televisione satellitare qatariota “Al Jazeera” ha
trasmesso un video realizzato dalla redazione del Manifesto, per illustrare il
lavoro della sua inviata e perorarne la liberazione.
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La pace in Medio Oriente sembra veramente vicina. Al
termine del vertice di Sharm el Sheikh, ieri in Egitto, il presidente
palestinese, Abu Mazen, e il premier israeliano, Ariel Sharon, si sono
impegnati a bloccare la spirale di violenza che da quattro anni insanguina la
Terra Santa. Abu Mazen ha assicurato la fine delle ostilità, mentre Sharon ha
ufficializzato la liberazione di “centinaia” di detenuti palestinesi e
l’imminente - entro tre settimane - ritiro delle forze israeliane da cinque
città cisgiordane. Presenti al vertice anche il presidente egiziano, Hosni
Mubarak, e Re Abdallah di Giordania. Dichiarazioni improntante all’ottimismo
sono arrivate da tutto il mondo, ma il gruppo Hamas ha frenato gli entusiasmi:
“Non accetteremo – hanno dichiarato – un cessate il fuoco illimitato”. Altro
frutto del vertice a Sharm el-Sheikh: il ritorno in Israele dell’ambasciatore
egiziano, al massimo entro 10 giorni. Il ministro degli Esteri russo, Serghei
Lavrov, intanto, ha annunciato per il prossimo primo marzo a Londra una
riunione dei ministri degli Esteri del “Quartetto” sul Medio Oriente, composto
da Unione Europea, ONU, Stati Uniti e Russia. Nonostante le dichiarazioni
negative degli estremisti di Hamas, l’accordo raggiunto ieri potrebbe,
comunque, preparare il terreno ad una rinascita della road-map? Giada
Aquilino lo ha chiesto a Camille Eid, esperto di questioni mediorientali per il
quotidiano Avvenire:
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R. –
Abbiamo visto che al Quartetto iniziale della road-map, formato da Stati
Uniti, Russia, Unione Europea e Nazioni Unite, se ne è sostituito un altro,
composto da Abdallah di Giordania, il presidente egiziano Mubarak, il premier
israeliano Sharon e il presidente palestinese Abu Mazen. La speranza è che
l’originale Quartetto possa tornare ad avere il suo ruolo e quindi spingere le
parti a dare applicazione all’accordo raggiunto ieri.
D. – Cosa ha convinto Sharon a
chiudere con il passato e a cessare le attività militari contro i palestinesi?
R. – Sharon ha constatato che la
forza militare non può portare ad una pace definitiva con i palestinesi. La
sola forza delle armi può solo complicare ulteriormente le cose. Inoltre, anche
la mancanza del leader palestinese Yasser Arafat ha inciso sul tentativo di riportare
i negoziati sul binario giusto.
D. – E cosa ha convinto Abu
Mazen a proclamare la fine formale degli attacchi contro Israele da parte dei
militanti?
R. – Abu Mazen non è mai stato
convinto dell’utilità degli attentati e della violenza. Quindi, se Yasser
Arafat veniva presentato dalla stampa mediorientale come persona “che può ma
non vuole”, Abu Mazen al contrario veniva presentato come persona “che vuole ma
non può”. D’altra parte è stato lui l’artefice degli accordi di Oslo del 1993
con gli israeliani.
D. – Rimangono da risolvere le
questioni dei prigionieri, dello status futuro di Gerusalemme, dei profughi,
dei confini permanenti. Come potranno essere superate?
R. – Parlare di questi temi oggi
significa bloccare in partenza tutti i negoziati. Si tratta ora di tornare alla
situazione precedente al 28 settembre del 2000, quando è scoppiata l’Intifada.
Da lì ad arrivare a trattare le questioni finali occorrerà un po’ di tempo.
Bisogna ricostruire almeno la fiducia tra israeliani e palestinesi.
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“L’Unione Europea non ha
manifestato con sufficiente chiarezza agli iraniani che se il loro
Paese non provvederà ad interrompere i propri programmi nucleari rischia delle
sanzioni da parte del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite”. Così oggi il
nuovo segretario di Stato americano, Condoleezza Rice, alludendo ai colloqui
avvenuti a Ginevra fra la Repubblica islamica e i Paesi dell’Unione in materia
nucleare. Sulla questione, altrettanto ferma la posizione di Teheran che ha
avvertito che rimane ormai solo un mese e mezzo per arrivare ad un accordo. “Se
ciò non avverrà - ha detto il segretario del Supremo consiglio per la sicurezza
nazionale dell'Iran, Hassan Rohani – il Paese interromperà i negoziati e
riprenderà il suo programma di arricchimento dell’uranio”. La Rice, dopo
l’incontro avvenuto ieri con il presidente francese Chirac, è
arrivata in mattinata a Bruxelles per un vertice con i ministri degli Esteri
della Nato.
L’ETA è tornata in azione. Una forte
esplosione, causata da un autobomba, ha scosso in mattinata Madrid, provocando
circa 40 feriti. I separatisti avevano avvertito dell’imminente scoppio di
un ordigno, telefonando al quotidiano basco “Gara”. Immediata la reazione del
premier spagnolo José Luis Rodriguez Zapatero. “Voglio dire a tutta la società
– ha detto – che l’avvenire del Paese Basco sarà costruito malgrado i
terroristi. Non c’è posto nella società per i terroristi”. Proprio nelle ultime
ore una decina di persone sono state arrestate dalla polizia nazionale spagnola
nel corso di una grande operazione contro l’organizza-zione indipendentista
basca ETA.
L’Unione Europea considera “un
colpo di stato” la designazione di Faure Gnassingbé quale nuovo presidente del
Togo. E’ questa la posizione presa oggi dalla presidenza lussemburghese
dell’Ue, in una dichiarazione. Faure Gnassingbé è stato nominato quale
successore del padre, morto sabato scorso, dopo aver guidato il Paese africano
per 38 anni, con il sostegno delle forze armate, dopo una rapida riforma della
Costituzione. Il nuovo capo di Stato togolese, intanto, in un discorso alla
nazione, ha auspicato “l’organizzazione di elezioni generali, libere e
trasparenti”. La delicata situazione del Togo è al centro anche del vertice straordinario
della Comunità economica degli Stati dell’Africa dell’ovest (CEDEAO), oggi a
Niamey, in Nigeria.
Il presidente georgiano, Mikhail
Saakashvili, ha nominato oggi premier il ministro delle Finanze, Zurab
Nogaideli, in sostituzione di Zurab Zhvania, morto in circostanze misteriose la
settimana scorsa. Nogaideli, considerato uno stretto alleato di Saakashvili, ha
ora due giorni per presentare la lista dei ministri, mentre il Parlamento dovrà
pronunciarsi sul nuovo esecutivo entro fine febbraio.
Almeno diciassette persone sono morte oggi nel
sud-ovest della Siberia, quando una miniera di carbone, situata nella regione
di Kemerovo, è stata investita da una violenta esplosione. Il bilancio della
tragedia, innescata da una fuga di gas metano, rischia ancora di aggravarsi. Le
squadre di soccorso, infatti, sono ancora alla ricerca di nove dispersi.
Anche per i prossimi quattro
anni il governo in Danimarca sarà composto dai liberali e dai conservatori, con
l’appoggio esterno del Partito Popolare Danese. Nelle elezioni legislative
svoltesi ieri nel Paese, infatti, il centro-destra, al potere, si è aggiudicato
95 seggi, mentre l’opposizione 80. Il servizio di Vincenzo Lanza:
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I liberali del Partito Venstre, pur perdendo quattro seggi,
restano, con il 29 per cento dei voti e 52 parlamentari, la compagine maggiore
tra i 179 deputati del Parlamento unico di Copenaghen, il Folketing. I
social-democratici hanno perso cinque seggi, pari ad un calo del 3,2%, con uno
shock tale per il partito che ha visto, a due ore dai risultati, la decisione
del proprio leader, Lykketoft, di annunciare le dimissioni. Vincitore morale e
sostanziale il risultato del Partito radicale-liberale della leader Marianne
Jelved, che ha quasi raddoppiato i propri parlamentari da 9 a 16, pur se
l’opposizione potrebbe rappresentare un eventuale salvagente per lo stesso
premier liberale Rasmussen, il giorno in cui quest’ultimo dovesse sentirsi
eccessivamente condizionato, se non addirittura “ricattato”, dalle pretese
legislative contrarie agli immigrati della leader del Dansk Folkeparti, Pia Kjaersgaard, forte dei suoi 24 parlamentari, non lontani dai ideologie
xenofobe. I cristiano-democratici, scesi all’1,7%, perdono i 4 quattro seggi e
scompaiono per i prossimi quattro anni dal Parlamento danese.
Per la Radio Vaticana, Vincenzo
Lanza.
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Un centro internazionale contro
il terrorismo, allestito nel prossimo futuro, presumibilmente in Svizzera, e in
collegamento con le Nazioni Unite. E’ la proposta frutto della Conferenza
internazionale sul terrorismo, svoltasi fino a ieri a Ryad, in Arabia Saudita.
“Nessuna iniziativa internazionale potrà essere sufficiente a combattere con
efficacia il fenomeno del terrorismo – si legge nella dichiarazione finale
dell’incontro, al quale hanno partecipato delegati di 50 Paesi – se non sarà
realizzata nel quadro di una visione strategica globale”.
Proseguono i combattimenti tra
guerriglia ed esercito nel sud delle Filippine, con un bilancio che negli
ultimi tre giorni ha raggiunto i 60 morti. L’esercito oggi ha annunciato di
aver bombardato le posizioni della guerriglia islamica sull’isola di Jolo, in
un’operazione cui hanno preso parte anche 3.000 soldati.
Il governo somalo in esilio in
Kenya rientrerà in Patria il 21 febbraio prossimo “ma il trasferimento potrebbe ritardare se il
supporto erogatore della Comunità Internazionale non si attua”. Lo ha
annunciato a Nairobi il primo ministro ad interim, Mohammed Ali Gedi, che
durante una riunione dei donatori, ha
presentato un preventivo di oltre 77 milioni di dollari per la rilocazione e la
sicurezza del governo.
Carnevale finito in tragedia in
Angola. Un camion è piombato ieri sulla folla che assisteva ad una sfilata a
Lubango, nel sud del Paese africano, uccidendo almeno 38 persone e ferendone
altre 70. Tra le vittime figurano diversi bambini. L’autista ha perso il
controllo del mezzo probabilmente per un guasto ai freni.
Prosegue la procedura per
deficit eccessivo contro la Grecia. La commissione dell’Unione Europea ha
deciso oggi di raccomandare all’ECOFIN di assumere passi successivi, per indurre
Atene a prendere le misure necessarie a riportare il rapporto deficit-pil sotto
la soglia del 3%.
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