RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno XLIX n. 36 - Testo della trasmissione sabato 5 febbraio 2005

 

Sommario

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

Il Papa domani all’Angelus impartirà dal Policlinico Gemelli la benedizione ai fedeli. La recita della preghiera mariana e la lettura del Messaggio saranno affidati all’arcivescovo Sandri. L’Angelus sarà trasmesso sui maxischermi in Piazza San Pietro

 

82 vescovi di varie confessioni cristiane giunti da tutto il mondo hanno pregato oggi al Gemelli per il Papa. Ai nostri microfoni la testimonianza di mons. Paglia che oggi ha salutato personalmente Giovanni Paolo II: le condizioni del Papa – dice – migliorano

 

Da Mosca, gli auguri fraterni del Patriarca ortodosso russo Alessio II

 

Questa sera il Papa seguirà in TV dall’ospedale la festa in Vaticano per la Madonna della Fiducia, patrona del Seminario Romano Maggiore. Intervista con mons. Giovanni Tani
 

Commosso saluto oggi nella Basilica Vaticana al cardinale Bafile, morto giovedì scorso all’età di 101 anni. Il rito funebre è stato presieduto a nome del Papa dal cardinale Ratzinger

 

IN PRIMO PIANO:

Apprensione per la sorte di Giuliana Sgrena, la giornalista italiana rapita in Iraq. Sequestrato anche un leader politico cristiano. Intervista con mons. Fernando Filoni, nunzio a Baghdad

 

Domani sera su Rai Uno un film sulle foibe istriane a 60 anni da un massacro dimenticato: interviste con Alberto Negrin, Adriano Todano e Leo Gullotta

 

CHIESA E SOCIETA’:

Appello del cardinale Martino ai laici cattolici perché non perdano il gusto di un’azione unitaria in campo sociale e politico

 

La sfida della pace è uno dei punti fondamentali della missione della Chiesa: lo sottolinea l’arcivescovo di Goa, in occasione della “giornata della pace”, celebrata in India per commemorare il mahatma Gandhi

 

‘Basta con lo sfruttamento irresponsabile delle foreste’: il monito dei vescovi dell’Africa centrale in occasione del vertice dei capi di Stato e di governo dei Paesi del bacino del fiume Congo

 

Sarà proclamato cardinale della pace l’arcivescovo di Managua per il suo strenuo impegno in favore della riconciliazione in Nicaragua

 

Di nuovo in crescita l’affluenza dei pellegrini in Terra Santa

 

Si è svolta ieri a Roma l’udienza per un secondo procedimento penale contro la Radio Vaticana

 

24 ORE NEL MONDO:

Approvato in Ucraina il programma di politica generale del neo primo ministro, Yulia Tymoshenko

 

La Thailandia chiamata domani all’appuntamento elettorale per le politiche: favorito il partito al governo.

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

5 febbraio 2005

 

IL PAPA DOMANI ALL’ANGELUS IMPARTIRA’ DAL POLICLINICO GEMELLI LA BENEDIZIONE AI FEDELI.

LA RECITA DELLA PREGHIERA MARIANA SARA’ AFFIDATA ALL’ARCIVESCOVO SANDRI.

L’ANGELUS SARA’ TRASMESSO SUI MAXISCHERMI IN PIAZZA SAN PIETRO. 

OLTRE 80 VESCOVI DI VARIE CONFESSIONI CRISTIANE HANNO PREGATO OGGI AL GEMELLI PER IL PAPA.

GLI AUGURI FRATERNI DEL PATRIARCA ORTODOSSO RUSSO ALESSIO II. 

AI NOSTRI MICROFONI LA TESTIMONIANZA DI MONS. PAGLIA CHE OGGI HA SALUTATO PERSONALMENTE GIOVANNI PAOLO II:

LE CONDIZIONI DEL PAPA MIGLIORANO

 

Il Papa “non vuole rinunciare alla preghiera dell’Angelus con i fedeli”. E’ quanto ha dichiarato oggi il direttore della Sala Stampa della Santa Sede, Joaquín Navarro-Valls. Perciò domani, domenica – ha detto il portavoce vaticano – dopo la lettura del Messaggio e la recita della preghiera mariana da parte di mons. Leonardo Sandri, Sostituto della Segreteria di Stato, il Papa impartirà ai fedeli la Benedizione Apostolica. L’Angelus sarà trasmesso sui maxischermi in Piazza San Pietro in collegamento con il Policlinico Gemelli, dove il Pontefice è ricoverato da martedì scorso. I fedeli sono invitati a recarsi preferibilmente in Piazza San Pietro piuttosto che al Gemelli, per non recare problemi alla vita del Policlinico. In Piazza San Pietro sarà presente anche il cardinale vicario Camillo Ruini, in occasione della 27.ma Giornata per la Vita, promossa dalla Conferenza episcopale italiana.

 

E Giovanni Paolo II sta trascorrendo in modo tranquillo questa quarta giornata di ricovero al Policlinico Gemelli. Stamani, quasi cento vescovi provenienti da 40 Paesi di tutto il mondo si sono riuniti in preghiera al Gemelli e una delegazione ha potuto incontrare il Papa. Dal Policlinico Gemelli, Alessandro Gisotti:

 

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Al Policlinico Gemelli, oggi è stato il momento della vicinanza ecumenica a Giovanni Paolo II. 82 vescovi di diverse confessioni cristiane - cattolici, ortodossi ed evangelici - hanno voluto esprimere il loro sincero affetto al Papa per augurargli una pronta guarigione. I presuli si sono riuniti in preghiera nella cappella del 3° piano dell’ospedale romano. Un’iniziativa promossa dalla Comunità di Sant’Egidio. Dopo il momento di raccoglimento, una delegazione guidata da mons. Paglia, vescovo di Terni, e composta dal metropolita del Patriarcato romeno ortodosso, Joanta, da mons. Lobo, vescovo di Islamabad e dal vescovo anglicano Richard Clarke si è recata dal Pontefice per consegnargli un messaggio. Al termine dell’incontro con il Papa, mons. Paglia ha rilasciato ai nostri microfoni queste incoraggianti parole:

 

“Abbiamo potuto presentare la lettera con le firme degli 82 vescovi presenti all’incontro, organizzato dalla Comunità di Sant’Egidio; il Papa è stato molto contento di sapere della preghiera, di sapere della presenza dei vescovi. Ha voluto vedere le firme e quindi abbiamo dovuto sfogliare vari fogli per vederli. Poi, lui ci ha pregato di salutare tutti e ha ringraziato: ha ringraziato molto di questa vicinanza che è tutta particolare, appunto perché è una vicinanza che viene non solo dai cattolici, ma anche dagli ortodossi, dagli anglicani, dai luterani e anche da tante altre parti del mondo. Il Papa migliora, è contento e noi speriamo che possa tornare presto in Vaticano per riprendere le attività normali”.

 

“In queste ore – si legge nel messaggio dei presuli al Papa - vorremmo che la nostra preghiera e la nostra fraternità la raggiungessero in un abbraccio corale verso di Lei, Padre infaticabile”. I vescovi augurano al Pontefice di riprendersi quanto prima affinché “possa essere restituito al più presto al suo impegno, tanto decisivo per l’intera Chiesa di Cristo”. E ancora, sottolineano come “nella debolezza e nella fragilità”, Giovanni Paolo II abbia lasciato abitare la “forza dello Spirito e la testimonianza del Vangelo”. Come vescovi, conclude il mesaggio, “ci sentiamo tutti personalmente esortati dal Suo esempio a maggiore amore e alla profondità di quella comunione nutrita dalla parola di Dio, che Lei in tanti modi e ovunque nel mondo ha voluto suscitare e cercare”. Tra i vescovi cattolici che hanno pregato qui al Gemelli anche mons. Pascal N'Koue, del Benin. Il “Papa è un amico dell’Africa – ha dichiarato - è un nostro amico abbiamo il dovere, come segno d’amore, amicizia e affetto, di pregare per il nostro Pastore”. Anche oggi, d’altro canto, continuano le manifestazioni d’affetto della gente comune: poco fa, due bambini polacchi hanno portato al Papa dei fiori bianchi e gialli, colori della bandiera della Città del Vaticano. Un sacerdote che li accompagnava ci ha detto che si tratta del gesto semplice di fedeli che in queste ore, anche tra i più piccoli, vogliono fare sentire al Papa quanto gli siano vicini nella speranza di poterlo rivedere al più presto.

 

Dal Policlinico Gemelli, Alessandro Gisotti, Radio Vaticana.

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Un messaggio augurale per il Papa giunge anche dal Patriarca ortodosso di Mosca e di tutte le Russie, Alessio II, che assicura la propria “fraterna preghiera” per una pronta guarigione di Giovanni Paolo II. Alessio II invoca “il Signore misericordioso” perché “doni la guarigione” al Papa e “consolidi” le sue forze affinché possa “proseguire nell’alto servizio pastorale di Pontefice della Chiesa cattolica”, per il bene del suo gregge e “a favore del comune impegno cristiano per la pace e la giustizia”. “Nell’amore di Cristo”, il Patriarca Alessio II, appone infine la sua firma al messaggio, pubblicato oggi sul sito ufficiale del patriarcato di Mosca.

 

 

QUESTA SERA IL PAPA SEGUIRA’ IN TV DALL’OSPEDALE LA FESTA IN VATICANO

PER LA MADONNA DELLA FIDUCIA, PATRONA DEL SEMINARIO ROMANO MAGGIORE

- Intervista con mons. Giovanni Tani -

 

Giovanni Paolo II seguirà questa sera in TV dalla sua stanza nel Policlinico Gemelli, la cerimonia per la festa della Madonna della Fiducia, Patrona del Seminario Romano Maggiore che si terrà nell’Aula Paolo VI in Vaticano a partire dalle 18.00. Il testo del discorso, che era stato preparato dal Papa, verrà letto dall’arcivescovo Leonardo Sandri, Sostituto della Segreteria di Stato. Sull’evento ascoltiamo il rettore del Seminario mons. Giovanni Tani, al microfono di Giovanni Peduto:   

 

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R. – Il programma della festa prevede, come sempre, un momento forte la mattina con il cardinale Ruini, che ha presieduto la Santa Messa con tutti gli ex alunni e i tanti amici del Seminario. Nel pomeriggio era previsto l’incontro con il Papa in Aula Paolo VI. Noi andremo ugualmente e saremo uniti a lui con la preghiera. Il tema centrale di quest’anno è l’Eucaristia. Anche l’Oratorio di don Marco Frisina avrà questo tema centrale.

 

D. – Qual è la tradizione degli incontri del Papa con il Seminario Romano Maggiore?

 

R. – In tutti gli anni del suo Pontificato non ha mai mancato di essere presente in Seminario, soprattutto per la festa della Madonna della Fiducia. 21 volte in tutto, tre delle quali in Aula Paolo VI. Ma ogni anno si è trovata l’occasione, anche in altre date, di poter incontrare il Santo Padre.

 

D. – Che legame c’è tra il Seminario e la Madonna della Fiducia?

 

R. – L’immagine della Madonna della Fiducia proviene dalla zona di Todi, e fu portata nel Collegio Romano, dove  risiedeva, dal padre gesuita Crivelli. Poi, quando nel 1774 ci fu la soppressione della Compagnia di Gesù e la sede del Seminario Romano fu portata al Collegio Romano, l’immagine si collegò immediatamente col Seminario e seguì la comunità del Seminario in tutte le sue sedi fino all’attuale collocazione.

 

D. – Mons. Tani, qual è la situazione del Seminario? 

 

R. – La comunità dei seminaristi quest’anno come numero è più o meno quella dello scorso anno: cioè 120 seminaristi, 50 per la diocesi di Roma, 28 per diocesi non italiane, e 42 per diocesi italiane.

 

D. – Qual è oggi la fisionomia del seminarista?

 

R. – Per essere onesto dovrei raccontare di ogni singolo seminarista. Comunque si può ritrovare, in generale, molta sincerità e spontaneità, un grande bisogno di essere seguiti e allo stesso tempo di essere liberi, una volontà molto intrecciata con l’emotività, che spesso ha il sopravvento e quindi si tratta anche di raggiungere una maturità tale da poter proseguire nella sequela del Signore per il sacerdozio.

 

D.- Mons.Tani, una domanda che molti si pongono: un giovane come fa a dire di avere la vocazione?

 

R. – Un giovane se la trova dentro la vocazione per tante circostanze. La scoperta può essere favorita da avvenimenti belli o dolorosi della vita. Spesso è legata ad una esperienza comunitaria o in parrocchia o in altri ambiti ecclesiali. Un giovane, ultimamente, mi ha detto di aver avvertito i primi segni vocazionali visitando il Seminario con alcuni amici della parrocchia. Le storie sono tante. Ad un certo punto ci si trova dentro questo desiderio che diventa insopprimibile.

 

D. – La sua parola ad un giovane che sente il desiderio di diventare sacerdote?

 

R. – Gli direi di legarsi molto alla comunità parrocchiale, di avere un direttore spirituale col quale aprirsi totalmente e di considerare nel tempo se questo desiderio si chiarisce e si approfondisce. Dopo si può prendere contatto col Seminario, sempre accompagnati dal parroco o comunque dal sacerdote. Questo è l’itinerario più sicuro, più certo.

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L’Ufficio delle Celebrazioni Liturgiche della Santa Sede ha reso noto oggi che il 9 febbraio, prossimo Mercoledì delle Ceneri e inizio della Quaresima, sarà il Penitenziere Maggiore, il cardinale James Francis Stafford, a presiedere alle 10.30, a nome del Santo Padre nella Basilica Vaticana, la Celebrazione della Parola durante la quale saranno benedette e imposte le ceneri. La celebrazione prende il posto dell’udienza generale del mercoledì.

 

 

COMMOSSO SALUTO OGGI NELLA BASILICA VATICANA AL CARDINALE BAFILE,

MORTO GIOVEDÌ SCORSO ALL’ETÀ DI 101 ANNI.

IL RITO FUNEBRE È STATO PRESIEDUTO A NOME DEL PAPA DAL CARDINALE RATZINGER

- Servizio di Roberta Gisotti -

 

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In un clima commosso l’estremo saluto oggi al cardinale Corrado Bafile, il più anziano tra i porporati, aveva superato un secolo di vita, ed attraversato ben nove pontificati, da Leone XIII a Giovanni Paolo II. La morte lo ha colto giovedì scorso all’età di 101 anni, dopo un breve ricovero nella clinica Pio XI, a Roma. Il rito funebre è stato presieduto, a nome del Santo Padre, dal cardinale Joseph Ratzinger, decano del Collegio cardinalizio, che ha evidenziato i tratti salienti della personalità di questo “vero pastore”, animato da “profonda bontà umana”.

 

Nativo de L’Aquila, studente universitario a Monaco di Baviera e poi a Roma, avvocato per alcuni anni, poi la chiamata al sacerdozio, quando ha già 33 anni. Un’esistenza spesa - ha osservato il cardinale Ratzinger - passo per passo a ricercare la vocazione di Dio per la sua vita. Lungo e generoso il suo impegno a servizio della Chiesa dapprima nella segreteria di Stato, poi come nunzio apostolico in Germania e infine prefetto della Congregazione per le Cause dei Santi. “Zelante”, “competente”, “apprezzato” servitore del Vangelo così lo ha ricordato con “gratitudine” Giovanni Paolo II nel suo messaggio di cordoglio, letto dal cardinale Ratzinger, che ha aggiunto nella sua omelia anche alcuni ricordi personali del nunzio Bafile, conosciuto a Bonn. “Lo spirito ecumenico – ha detto – lo animava già prima del Concilio Vaticano II ed era inoltre ammirevole la sua umiltà”.

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NOMINE

 

Il Santo Padre ha nominato presidente dell’ULSA, l’Ufficio del Lavoro della Sede Apostolica, il cardinale Francesco Marchisano, arciprete della Patriarcale Basilica Vaticana.

 

Allo stesso tempo, in vista del nuovo impegno richiesto al porporato, il Papa gli ha concesso un coadiutore nella persona di mons. Angelo Comastri, finora arcivescovo-prelato di Loreto e delegato pontificio per il Santuario Lauretano, affidandogli inoltre gli incarichi di suo vicario generale per lo Stato della Città del Vaticano e di presidente della Fabbrica di San Pietro.

 

Sempre oggi il Santo Padre ha nominato membri del Pontificio Comitato per i Congressi Eucaristici Internazionali: mons. J. Michael Miller, segretario della Congregazione per l'Educazione Cattolica, e mons. Ruperto Cruz Santos, rettore del Pontificio Collegio Filippino in Roma.

 

 

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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”

 

 

Apre la prima pagina un articolo di Giampaolo Mattei dal titolo “‘Gemelli’-Piazza San Pietro: in comunione con il Papa per la festa della vita”: domenica la preghiera dell’Angelus - Il pellegrinaggio di preghiera compiuto da cento vescovi.

Sempre in prima, un articolo di Umberto Santarelli dal titolo “I giudici siano consapevoli della propria funzione”: il discorso del Papa alla Rota Romana.

Iraq: ore di apprensione per la giornalista italiana sequestrata ieri a Baghdad.

 

Nelle vaticane, l’omelia del cardinale Joseph Ratzinger che ha presieduto, a nome del Santo Padre, le esequie del cardinale Corrado Basile nella Basilica Vaticana.

Una pagina dedicata alla figura della serva di Dio suor Alfonsa di Gesù Bambino.

Una pagina sull’ingresso in diocesi del nuovo vescovo di Gubbio.  

 

Nelle estere, riguardo al Medio Oriente un articolo dal titolo “Ai progressi del negoziato si contrappone un persistente stillicidio di violenze”: due palestinesi sono stati uccisi dai soldati israeliani nel Nord della Striscia di Gaza.

 

Nella pagina culturale, d’apertura l’elzeviro di Mario Gabriele Giordano dal titolo “Zero in grammatica, dieci in chiarezza”: la nota di un guardaboschi dell’ 800.

 

Nelle pagine italiane, in primo piano la vicenda del rapimento della giornalista italiana in Iraq.

 

 

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OGGI IN PRIMO PIANO

5 febbraio 2005

 

 

APPRENSIONE PER LA SORTE DELLA GIORNALISTA ITALIANA RAPITA IN IRAQ

DOVE NON SI INTERROMPE LA SCIA DI VIOLENZE:

ATTACCHI E AGGUATI A BAGHDAD, MOSSUL E A SAMARRA

- Intervista con mons. Fernando Filoni -

 

In Iraq è stato rivendicato dal gruppo ‘Organizzazione per la Jihad islamica’ il sequestro della giornalista italiana, Giuliana Sgrena, l’inviata del “Manifesto”  rapita ieri a Baghdad. In un comunicato via internet è stato chiesto il ritiro delle truppe italiane dall’Iraq entro 72 ore. Gli investigatori, intanto, stanno analizzando con attenzione la telefonata giunta questa mattina al telefono cellulare della collega Barbara Schiavulli, compagna di stanza in albergo della Sgrena. Ascoltiamo il servizio inviatoci questa mattina dalla stessa Barbara Schiavulli:

 

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Oggi saremmo dovute andare ad intervistare il vice presidente dell’Iraq e poi un altro politico importante, ma Giuliana voleva accompagnare prima un ragazzo sciita che avevamo intervistato. Voleva aiutarlo a chiedere un risarcimento per la sua casa distrutta durante l’assedio a Sadr-City. Giuliana è così: le storie degli altri le faceva diventare anche le proprie. Per questo, ieri è andata alla moschea dell’Università di Baghdad: voleva solo raccontare le storie delle famiglie scampate ad un altro assedio. Voleva testimoniare come una guerra sia sempre una cosa sporca: i conflitti uccidono, distruggono le case e mettono i bambini e le donne in pericolo. Per questo era andata in quel quartiere malfamato, dove io non ho voluto accompagnarla. Due macchine l’hanno accerchiata, fuori dalla moschea; uomini aramati hanno sparato mentre lei mi chiamava per avvisarmi. Nel silenzio di una telefonata muta ho capito subito il dramma di quei momenti. L’hanno portata via, in qualche quartiere di Baghdad, un gruppo di rapitori tra i tanti che affollano questa città e che vogliono gli stranieri; non importa chi siano, non importa cosa facciano. Bastano solo gli occhi chiari, un po’ di visibilità. Il web ha diffuso un comunicato della Jihad islamica che chiede al governo di ritirare le truppe. Ma lo sciacallaggio in queste occasioni è quasi d’obbligo, prima di sapere qualche cosa di vero. L’ultima cosa che mi ha detto è stato: “Ci vediamo dopo”. Continuerò ad aspettare che torni.

 

Barbara Schiavulli, da Baghdad, per la Radio Vaticana.

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Anche la redazione della Radio Vaticana si augura la pronta liberazione della giornalista Giuliana Sgrena, che ha sempre apprezzato per il suo lavoro in favore del popolo iracheno e che si è sempre resa disponibile mettendo al servizio dei nostri notiziari la sua professionalità e la sua conoscenza della realtà irachena con interviste e commenti.

 

Ed oltre all’angoscia per la sorte della giornalista italiana rapita in Iraq, nel Paese arabo si registra una nuova ondata di violenze: quattro soldati iracheni sono rimasti uccisi a Bassora per la deflagrazione di una bomba esplosa al passaggio del loro convoglio. A Baghdad è stato assassinato un membro del consiglio municipale. Violenze si sono verificate anche a Samarra, dove sono morte almeno 7 persone, e a nord della capitale: il comando americano ha reso noto che l’esplosione di un ordigno ha causato, ieri, la morte di due militari statunitensi. Il Consiglio degli Ulema, massima autorità religiosa sunnita, ha subordinato inoltre la partecipazione dei sunniti alla stesura di una nuova Costituzione alla realizzazione di un programma per il ritiro dall’Iraq delle truppe straniere. Sulla difficile situazione del Paese arabo, ascoltiamo Amedeo Lomonaco:

 

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Nello scenario iracheno, purtroppo dominato dalle violenze, bisogna anche aggiungere il dramma di undici agenti che risultano ancora dispersi dopo l’attacco della guerriglia ad un convoglio avvenuto giovedì scorso ad ovest della capitale. Un tragico episodio è avvenuto inoltre a Samarra dove l’esplosione di una mina ha ucciso due bambini che stavano giocando per strada. Prosegue, intanto, la missione del segretario di Stato americano, Condoleeza Rice, giunta ieri in visita ufficiale a Berlino: al termine del colloquio di ieri, il cancelliere tedesco Gerhard Schroeder ha dichiarato che la Germania è pronta a intensificare il proprio impegno in favore dell’Iraq e ad offrire maggiori aiuti per la ricostruzione. La missione di Condoleeza Rice, che toccherà dieci diversi Paesi nell’arco di otto giorni, proseguirà domani a Gerusalemme. Cresce la tensione, intanto, all’interno delle Nazioni Unite: il segretario generale dell’ONU, Kofi Annan, si è dichiarato “sconvolto” dal rapporto preliminare su presunti casi di corruzione nell’ambito di “Oil for food”, il programma creato per permettere all’Iraq di acquistare cibo e medicinali durante il regime di Saddam Hussein. La commissione delle Nazioni Unite incaricata di esaminare eventuali irregolarità ha definito infatti illeciti gli accordi raggiunti dal responsabile del programma, Benon Sevan. Annan ha anche sottolineato la necessità di “attendere prima di trarre conclusioni definitive”. Prosegue infine lo spoglio delle schede delle elezioni dello scorso 30 gennaio: la lista sciita ‘Alleanza irachena unita’ ha ricevuto finora il 67 per cento dei 3,3 milioni di voti già scrutinati, il 35 per cento del totale. Segue a grande distanza la lista del premier Yiad Allawi, sciita laico, che ha ottenuto finora il 18 per cento.

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E continua ad essere difficile anche la situazione della comunità cristiana in Iraq: il segretario generale del Partito democratico cristiano iracheno, Minas Ibrahim Al Yussufi, è stato rapito da sconosciuti mentre era in viaggio tra Baghdad e Mossul. Lo hanno riferito fonti cristiane precisando che il sequestro è avvenuto tra il 28 e il 31 gennaio. Sulla situazione dei cattolici nel Paese arabo, ascoltiamo il nunzio apostolico a Baghdad, mons. Fernando Filoni. L’intervista è di Roberto Piermarini:

 

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R. – I cattolici dell’Iraq vivono, prima di tutto, la drammatica situazione di tutto il popolo iracheno. La situazione è peggiorata dal primo agosto dello scorso anno, quando sono cominciati gli attacchi contro le chiese. I cristiani vivono una ulteriore difficoltà che è quella, come minoranza, di vedere garantite la propria libertà, la propria autonomia e anche una propria sicurezza in quanto cristiani in questo stesso Paese.

 

D. – Praticamente non è tutto il popolo iracheno che prende di mira i cristiani …

 

R. – Non è tutto il popolo iracheno ad essere contro i cristiani, anzi, ho testimonianze a volte di gente semplice, ma a volte anche di personalità, che assolutamente desiderano far rimanere i cristiani nel Paese. Ovviamente c’è una frangia minoritaria, quella più aggressiva o fanatica, che invece usa i cristiani anche come strumento di pressione internazionale.

 

D. – Mons. Filoni, qual era la situazione dei cristiani durante il regime di Saddam Hussein?

 

R. – Anche durante il tempo del passato regime c’erano state minacce contro i cristiani. Non possiamo dire, quindi, che provengono da un terrorismo soltanto attuale. Forse adesso si è accentuata per la mancanza di sicurezza: coloro che da un punto di vista politico o religioso pensano che l’Iraq debba appartenere solo all’islam, dimenticano che la Mesopotomia originariamente è stata un Paese dove il cristianesimo ha conosciuto un forte sviluppo. Successivamente, l’Islam – con le invasioni del VII secolo – è diventata la religione maggioritaria. Ma sono tantissimi, re, califfi, che hanno garantito ai cristiani la loro secolare presenza, anche perché loro hanno un diritto nativo; essendo popoli originari della Mesopotamia, hanno diritto di stare, di vivere, di contribuire al bene del Paese.

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DOMANI SERA SU RAI UNO UN FILM SULLE FOIBE ISTRIANE

A 60 ANNI DA UN MASSACRO DIMENTICATO

- Interviste con Alberto Negrin, Adriano Todano e Leo Gullotta -

 

Un film per conoscere e ricordare la tragedia delle foibe istriane del ’45, raccontata attraverso gli occhi di un bambino in fuga che annota sul diario gli orrori vissuti. E’ il “Cuore nel pozzo”, miniserie in due puntate in onda domani sera e lunedì su Rai Uno, in occasione del “Giorno del Ricordo” celebrato in Italia, per la prima volta quest’anno, il 10 febbraio. All’anteprima romana c’era per noi Gabriella Ceraso:

 

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(musica)

 

Istria, 1945, mentre l’Italia festeggia la fine della guerra, una piccola comunità è sconvolta dall’arrivo dei partigiani di Tito che dilagano, slavizzando il territorio: è una mattanza in nome della pulizia etnica. In 10 mila, solo perché italiani, vengono gettati, con le mani legate dal fil di ferro, nelle Foibe, profonde fenditure del suolo carsico. In 350 mila scappano.

 

L’ambientazione della fiction è reale, ma le vicende “no”. Non è una ricostruzione storica, né un film politico od ideologico. Lo chiarisce il regista, Alberto Negrin:

 

“Io scelgo sempre il lato umano. Lo trovo una patologia quella dell’affrontare una situazione da un punto di vista ideologico o politico. La racconto, quindi, attraverso gli occhi di un bambino, che lo ha vissuto in prima persona ed ha avuto i genitori “infobati”. I bambini – si sa – non hanno ideologie e quello che vedono raccontano. L’impatto che io spero ci sia sul pubblico è un impatto essenzialmente di grandissime emozioni, in cui il messaggio vero è quella della non violenza”.

 

(effetti sonori)

 

Un messaggio di pace, subito colto da uno dei protagonisti, il piccolo Francesco, nella realtà Adriano Todano:

 

“Mi è piaciuto molto lavorare in questo film. E’ stato certamente impegnativo, ma ho imparato che molte persone hanno sofferto, che la pace è la cosa più importante e che i buoni vincono sempre”.

 

(musica)

 

Per 60 anni rimosso dai libri di scuola, nel dibattito culturale al cinema ed in TV, anche per opportunità politica, il massacro delle Foibe è stato strappato alla memoria collettiva. Ora la fiction, attraverso il racconto di un bambino, inizia a scalfire il muro di silenzio, senza polemiche o strumentalizzazioni. Leo Gullotta, uno dei protagonisti:

 

“E’ un’occasione per entrare nelle case e dare ai giovani conoscenza, perché è attraverso la conoscenza che si può costruire una società migliore. E’ una storia di probabili uomini di quel periodo che si sono posti il problema della paura, del perché della guerra. Persone che non capivano dove si trovassero e tutto quello che gli avveniva attorno”.

 

Leo Gullotta è don Bruno, che in una fuga disperata cerca di salvare un gruppo di orfani, tra cui il protagonista, dalla violenza dei titini:

 

“Don Bruno si immolerà alla fine, rimarrà sospeso, come sospese sono rimaste le persone in vita che ancora aspettano una spiegazione di un momento di follia della nostra storia”.

 

(musica)

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IL VANGELO DI DOMANI

 

 

Domani, 6 febbraio, 5a Domenica del Tempo Ordinario, la liturgia ci propone il Vangelo in cui Gesù esorta i suoi discepoli ad essere sale della terra e luce del mondo:

 

“Voi siete il sale della terra; ma se il sale perdesse il sapore, con che cosa lo si potrà render salato? A null’altro serve che ad essere gettato via e calpestato dagli uomini”. 

Su queste parole di Gesù ascoltiamo il commento del teologo gesuita padre Marko Ivan Rupnik:

 

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Se il sale perde il sapore con che cosa lo si potrà rendere salato? Noi siamo il sale e ciò che ci rende salati è la vita divina che ci viene donata. I Santi Padri hanno visto in questa immagine il dono dello Spirito Santo che ci dà l’amore e la vita del Padre, che costituiscono l’identità del cristiano. Il cristiano è sulla Terra come il sale, cioè è quello che dà il sapore a tutto. La Chiesa è nel mondo per illuminare, per incoraggiare, sostenere e benedire tutto ciò che di buono l’uomo cerca di fare. Il cristiano fa le opere buone, estende l’amore e la vita che gli sono donati su tutto ciò che fa e quelli che incontra. E questo dovrebbe rimandare gli altri al Padre, a rendergli gloria perché da Lui provengono l’amore e la vita. La vita dei cristiani dovrebbe essere fascino e attrazione, perché la carità attira. La Chiesa dovrebbe suscitare il desiderio della bellezza della vita con Dio.

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CHIESA E SOCIETA’

5 febbraio 2005

 

 

UN MANIFESTO PER UN NUOVO UMANESIMO INTEGRALE E SOLIDALE,

INDICATO DAL CARDINALE MARTINO A BOLOGNA SULLA BASE

DEL COMPENDIO DELLA DOTTRINA SOCIALE DELLA CHIESA

- A cura di Paolo Scappucci -

 

BOLOGNA. = “Promuovere e seminare nei solchi della civiltà contemporanea un umanesimo integrale e solidale, aperto alla Trascendenza” è nelle finalità principali del Compendio della dottrina sociale della Chiesa, recentemente pubblicato dal Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace (25 ottobre 2004). Presentandolo stamani alla Scuola di formazione all’impegno sociale dell’Istituto Veritatis Splendor di Bologna, il Presidente del Dicastero vaticano, cardinale Renato R. Martino, ha definito il Compendio come il manifesto di un nuovo umanesimo, nel senso che “in esso si trovano le coordinate ispiratrici e programmatiche, ideali e storiche, di una nuova società, per dare corpo alle esigenze sempre vive del Vangelo nel cuore degli uomini e delle città”.  Per il cardinale Martino, un umanesimo integrale e solidale si può porre in essere solo attraverso progetti elaborati e attuati in forza di una cultura sociale e politica comune. Di qui l’importanza del  Compendio per condurre la dottrina sociale fuori dai cerchi chiusi della clericalità e anche della intraecclesialità e farne uno strumento “per elaborare una cultura sociale e politica comune, riscoprendo il gusto di una presenza unitaria e coerente, non in soggezione di fronte alla cultura di oggi”. Il Presidente di Giustizia e Pace ha quindi insistito sull’esigenza di “un’azione unitaria per mostrare l’efficacia di progetti che trovano ispirazione non formale nel contenuto di verità della dottrina sociale della Chiesa”. “Se un tempo – ha aggiunto il porporato – il tradizionalismo sociale e il contesto di cristianità diffusa rendevano abbastanza implicito un comune orizzonte culturale oltre che di fede, oggi esso deve essere costruito con maggiore sforzo”. Il Compendio infatti “invita non solo a pensare, ma anche ad agire insieme”.  Di qui la conclusione del cardinale Martino: “Pur lasciando aperta la molteplicità di forme di presenza nella società, sarebbe un fatto positivo che i laici cattolici, soprattutto tramite le associazioni e i movimenti, individuassero anche dei progetti concreti e di ampio respiro, significativi per qualificare una presenza da progettare e compiere insieme. La realizzazione di progetti concreti comuni faciliterebbe un impegno sociale e politico dei cattolici, non solo sul piano della fede e dei valori, ma anche nella cultura sociale e politica”. (P.S.)

 

 

 “LA VIOLENZA OFFENDE LA DIGNITA’ UMANA, LA LIBERTA’ E LA VITA”,

TUTTI SIAMO CHIAMATI A “PROMUOVERE LA PACE E LA RICONCILIAZIONE”.

COSI’ L’ARCIVESCOVO DI GOA, IN OCCASIONE DELLA “GIORNATA DELLA PACE”,

CELEBRATA IN INDIA PER COMMEMORARE IL MAHATMA GANDHI

 

GOA. = La sfida della pace è uno dei punti fondamentali della missione della Chiesa, che deve essere raccolta con grande entusiasmo e volontà dalla comunità cattolica in India. Lo sottolinea, in un comunicato, mons. Felipe Neri António Sebastião do Rosário Ferrão, arcivescovo di Goa, in occasione della “Giornata della Pace”, celebrata in India nei giorni scorsi per commemorare il Mahatma Gandhi, padre della nazione, apostolo della pace e della non violenza. Il presule, riferisce l’agenzia Fides, ha affrontato gli aspetti più specifici della pace intesa in senso cristiano, con riferimenti all’attualità, alla fase sociale e politica che sta attraversando l’India, toccando la tematica dei conflitti interreligiosi e intercomunitari. “Per secoli gli indiani di tutte le fedi – dichiara l’arcivescovo di Goa – hanno vissuto in pace e fratellanza. Indù, musulmani, cristiani e seguaci di altre religioni hanno percorso un sentiero di armonia”. “Purtroppo – aggiunge nel messaggio – in temi recenti la crescita di alcuni gruppi fondamentalisti ha messo a rischio il carattere secolare della nostra nazione e portato a galla l’intolleranza religiosa. La violenza offende la dignità umana, la libertà e la vita”. “La pace è il bene supremo – ammonisce poi l’arcivescovo Ferrão – e il bene non si ottiene attraverso opere malvagie o con l’uso di mezzi sbagliati. Il male viene da un uso irresponsabile della libertà umana”. “Per combattere il male – conclude, invitando tutti ad abbracciare gli ideali di pace, comprensione e cooperazione – si deve mettere da parte il bene e l’interesse personale e pensare al bene comune, specialmente al benessere di quanti sono nel bisogno. Ognuno deve usare la sua libertà con responsabilità”. (B.C.)

 

 

BASTA CON LO SFRUTTAMENTO IRRESPONSABILE DELLE FORESTE.

E’ IL MONITO DEI VESCOVI DELL’AFRICA CENTRALE, ALLA VIGILIA DEL VERTICE

DEI CAPI DI STATO E DI GOVERNO DEI PAESI DEL BACINO DEL FIUME CONGO

 

BRAZZAVILLE. = I vescovi dell’Associazione delle Conferenze episcopali dell’Africa centrale (ACERAC) auspicano “una gestione responsabile e trasparente” delle foreste, alla vigilia del vertice dei capi di Stato e di governo dei Paesi del bacino del fiume Congo, oggi a Brazzaville. La vasta regione, infatti, è ricchissima di vegetazione, “ma questo patrimonio è costantemente minacciato dal disboscamento sfrenato, dall’apertura di nuove strade, dalla creazione di nuovi centri urbani, dallo sfruttamento minerario”. “Le legislazioni in vigore sono costantemente violate – sottolineano i presuli dell’ ACERAC – purtroppo anche con la complicità di alcuni nostri amministratori (…). L’insufficienza di risorse umane e materiali per assicurare controlli adeguati è citata come una delle cause principali dell’illegalità”. I vescovi dell’Associazione delle Conferenze episcopali dell’Africa centrale, riferisce l’agenzia MISNA, lanciano così un appello, prima di tutto ai governi, chiamati all’applicazione delle leggi, “partendo dal principio del bene comune”, a rafforzare la lotta alla corruzione, rispettare la biodiversità, reinvestire parte delle entrate del settore a favore delle comunità locali. La società civile è esortata a studiare soluzioni alternative volte alla gestione sostenibile delle foreste. La comunità internazionale ad appoggiare a livello tecnico e finanziario programmi mirati alla conservazione delle specie endemiche in via d'estinzione. “Se ci diamo la mano – concludono i vescovi – le nostre foreste contribuiranno certamente in modo duraturo alla nostra lotta contro la miseria, che minaccia la sopravvivenza dei nostri popoli”. (B.C.)

 

 

SARA’ PROCLAMATO CARDINALE DELLA PACE L’ARCIVESCOVO DI MANAGUA.

IL NICARAGUA RENDE COSI’ OMAGGIO AL PORPORATO

PER IL SUO INSTANCABILE IMPEGNO PER LA RICONCILIAZIONE NEL PAESE

 

MANAGUA. = L’arcivescovo di Managua, il cardinale Miguel Obando Bravo, sarà proclamato dell’Assemblea Nazionale nicaraguese “cardinale della pace”, per il suo strenuo impegno a favore della riconciliazione. A darne notizia è stato il deputato del Fronte Sandinista di Liberazione Nazionale (FSLN) e vice segretario del Parlamento, Edwin Castro. “Il plenum dell’Assemblea – ha detto – ha deciso di votare una risoluzione per conferire il riconoscimento al porporato”. “Con ogni probabilità  - ha aggiunto – verrà portata in aula dopo il 15 febbraio. Tutti i deputati si sono attivati per giungere a questo traguardo, che intende rendere merito al prezioso contributo reso dal cardinale Obando per il superamento della crisi in Nicaragua”. “Durante il suo ministero – ha continuato il deputato sandinista – il porporato si è distinto come mediatore nei periodi più difficili. Il suo operato peraltro è stato già riconosciuto dalla comunità internazionale, tanto è vero che ha ricevuto per questo diverse onorificenze”. L’avvicinamento tra i sandinisti e la Chiesa locale è il frutto di un percorso culminato nel 2003, quando il segretario generale del FSLN ed ex presidente del Nicaragua, Daniel Ortega, rivolse pubblicamente le scuse alla Chiesa e ai vescovi per l’intransigenza del suo governo nei confronti dei cattolici nei primi anni ottanta. Lo fece in occasione del discorso pronunciato in occasione del 24.esimo anniversario della Rivoluzione sandinista. L’amministrazione Ortega fu particolarmente dura, tanto da arrivare ad umiliare i vertici della Chiesa locale per svilire il suo ruolo. L’esecutivo espulse, inoltre, 18 preti, calunniò pesantemente i presuli, censurò i documenti della Santa Sede, così come gli atti della Conferenza episcopale nicaraguese. Poi arrivò il discorso dello stesso arcivescovo di Managua, l’anno successivo, quando di fronte ad una folla di 300 mila persone, in occasione della Messa per la pace e la riconciliazione, disse: “Il perdono, offerto e accettato, è una premessa indispensabile per camminare verso una pace autentica e stabile, perché non si può restare prigionieri del proprio passato”. La cerimonia eucaristica, presieduta dal nunzio apostolico Jean Paul Gobel, fu espressamente richiesta dallo stesso Ortega. “Ogni essere umano custodisce in sé la speranza di poter intraprendere un nuovo cammino di vita”, evidenziò il porporato durante l’omelia, sottolineando, al contempo, che “per levare lo sguardo verso il futuro con nuove prospettive e impegni è necessario un reale pentimento; senza, le ferite continueranno a sanguinare, alimentando le future generazioni con un risentimento senza fine, fonte di vendetta e causa di nuove rovine”. (D.D.)

 

 

DI NUOVO IN CRESCITA L’AFFLUENZA DEI PELLEGRINI IN TERRA SANTA.

“SUL PIANO SPIRITUALE – HA SOTTOLINEATO MONS. ANDREATTA,

DIRETTORE GENERALE DELL’ORP – IL PELLEGRINAGGIO E’ IL PANE”

 

ROMA. = In Terra Santa sono ripresi i pellegrinaggi. Dopo il blocco quasi totale, innescato nel settembre del 2000 dall’inizio della seconda Intifada, i pellegrinaggi partiti dall’Italia, con l’Opera romana pellegrinaggi (ORP), sono passati dai 28 mila del 2000 ai 522 del 2002, e poco più l’anno seguente. La svolta si è registrata lo scorso anno, con 4.025 pellegrini. “Un bilancio positivo e di pace”, dunque, come sottolineato da mons. Liberio Andreatta, amministratore delegato e direttore generale dell’ORP, che ha, inoltre, annunciato “segnali positivi” anche per il 2005. “Nonostante la crisi del settore turistico – ha osservato mons. Andreatta – è significativo il fatto che siano in ripresa proprio i pellegrinaggi. Sul piano spirituale il pellegrinaggio è il pane. Non è un prodotto che si vende, ma un servizio che si offre”. Per il 2005 l’Opera romana pellegrinaggi proporrà i consueti pacchetti di viaggio per i santuari mariani, con la novità di Medjugorie e altri viaggi in Paesi “difficili” come Siria, Iran e Cina. Il convegno nazionale dell’ORP, in programma dal 10 all’11 febbraio, sarà dedicato al tema: “Il cristianesimo e la nuova Europa”. Ad aprire i lavori il cardinale Camillo Ruini, vicario di Roma. (B.C.)

 

 

SI E’ SVOLTA IERI A ROMA L’UDIENZA

PER UN SECONDO PROCEDIMENTO PENALE CONTRO LA RADIO VATICANA

- A cura di padre Federico Lombardi -

 

ROMA. = Ha avuto luogo ieri mattina presso il Tribunale di Roma alla presenza del Giudice per le Indagini Preliminari Zaira Sechi una udienza relativa a un nuovo procedimento penale per le emissioni del Centro Trasmittente di Santa Maria di Galeria. Questa volta le ipotesi di reato non sono – come nel processo già in atto - i disturbi arrecati alla popolazione, ma è l’omicidio colposo, cioè la responsabilità per alcuni casi di morte per leucemia verificatisi negli anni scorsi nella zona circostante il Centro, e gli indagati non sono solo alcuni dirigenti della Radio Vaticana, ma anche alcuni responsabili del Centro della Marina Militare di Santa Rosa, sito nella stessa zona. Poiché la documentazione raccolta dal Pubblico Ministero circa la possibilità di dimostrare una effettiva connessione fra le emissioni elettromagnetiche e le patologie dava luogo a risultati discordanti, il PM stesso ha chiesto al Giudice per le Indagini Preliminari di accertare, mediante “incidente probatorio” se sia il caso di continuare il procedimento avviato. Nei mesi scorsi il GIP aveva perciò commissionato a tre periti da lui nominati uno studio circa la possibilità di realizzare una perizia attendibile sulla esistenza o meno di un nesso di causa-effetto fra le emissioni elettromagnetiche dei Centri della Radio Vaticana e della Marina e i casi di gravi patologie verificatisi. Nell’udienza di oggi il GIP ha iniziato ad ascoltare i periti sui risultati dello studio da loro depositato. L’audizione dei periti continuerà in una nuova udienza prevista per il 14 febbraio, al termine degli interrogatori il Giudice deciderà sull’eventuale incarico da conferire agli esperti per la realizzazione o meno della perizia. Tale decisione potrà quindi aprire la via per una continuazione degli studi e delle indagini oppure condurre all’archiviazione del caso.

 

 

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24 ORE NEL MONDO

5 febbraio 2005

 

 

- A cura di Amedeo Lomonaco e Rita Anaclerio -

 

In Ucraina, il Parlamento ha approvato il programma di politica generale del neo-primo ministro Yulia Tymoshenko. In favore del programma hanno votato, ieri, 357 deputati; ben oltre la maggioranza richiesta di 226 voti. Su come la Tymoshenko porterà avanti il suo programma di governo il commento da Mosca di Fabrizio Dragosei, inviato nella capitale russa del Corriere della Sera:

 

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Sicuramente, ha le idee molto chiare su quello che vuole fare. Ho l’impressione che sia un pochino troppo poco diplomatica e che abbia diversi problemi nel suo passato per favorire un inserimento pieno dell’Ucraina nella comunità internazionale: questo importante ambito comprende, infatti, anche la Russia. Non dimentichiamo poi che l’Ucraina deve comunque fare i conti con la Russia che le fornisce il gas necessario; l’Ucraina ha chiuso le centrali nucleari tipo Chernobyl e quindi ha bisogno di energia alternativa; ha grossi interscambi con la Russia e la Tymoshenko è tuttora una persona che in Russia ha parecchi problemi e che ha avuto un atteggiamento molto poco diplomatico e molto anti-russo. Questo non so quanto potrà favorire un’integrazione dell’Ucraina in tutti gli ambienti internazionali!

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In Medio Oriente, il presidente palestinese Abu Mazen ha riunito a Gaza il Consiglio rivoluzionario di al Fatah, il principale movimento palestinese, per discutere del vertice previsto martedì prossimo a Sharm el Sheikh, in Egitto. Tra i vari temi in agenda, anche il delicato problema della sicurezza e dei risultati delle relazioni con Israele. Alla vigilia della visita di domani a Gerusalemme del neo segretario di Stato americano Condoleeza Rice, il premier dello Stato ebraico, Ariel Sharon, ha ribadito ieri il suo sostegno all’opera del presidente palestinese. Sharon ha comunque giudicato insufficiente il dispiegamento della polizia palestinese per impedire il lancio di razzi della guerriglia in territorio israeliano. Una riunione isralo-palestinese è prevista per stasera per discutere sulla questione dei prigionieri palestinesi detenuti dallo Stato ebraico. Lo ha dichiarato il segretario generale dell’Autorità palestinese Tayeb Abdel Rahim.

 

E’ stato individuato a 35 chilometri a sudest di Kabul, il Boeing 737 della Kam Air scomparso dai radar due giorni fa in Afghanistan. A bordo dell’aereo si trovavano 104 persone, tra le quali 25 stranieri impegnati in attività di cooperazione. Oltre a sei membri dell’equipaggio russi, vi erano sei americani, nove turchi, un iraniano. Per quanto riguarda i tre italiani morti, l’unico di cui è stata resa nota l’identità era il capitano Bruno Vianini.

 

Un altro caso misterioso in Georgia. Secondo gli inquirenti, si sarebbe suicidato l’assistente del primo ministro georgiano Zurab Zhvania, morto misteriosamente due giorni fa a causa, ufficialmente, di una fuga di gas. Il giovane assistente, Georgiy Khelashvili, è stato trovato senza vita nel suo appartamento, a causa di un colpo di fucile da caccia alla testa. La polizia georgiana rivela che il giovane avrebbe lasciato un biglietto chiedendo perdono, ma non ha dato altri dettagli sul contenuto.

 

Spostiamoci in Thailandia dove venti partiti si contenderanno, domani, i 500 seggi della Camera Bassa nelle elezioni politiche. In realtà l’unico vero dubbio riguarda le proporzioni della vittoria del partito al governo, il Thai Rak Thai. Il servizio di Riccardo Cascioli:

 

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Il premier Thaksin Shinawatra, aveva già vinto a valanga nel 2001, con un programma centrato sulla riduzione della povertà. E le cose sono effettivamente migliorate per la popolazione, malgrado il governo si sia trovato a fronteggiare crisi importanti e impreviste, come l’epidemia della SARS, l’insurrezione islamista nel Sud e da ultimo il disastroso maremoto del 26 dicembre scorso. Non per niente, le previsioni danno per scontato un ulteriore aumento dei seggi per il partito del premier: addirittura fino a 350 sui 500 disponibili. Per il maggiore partito di opposizione, le previsioni parlano invece di un massimo di 101 seggi, ben al di sotto dei 201 necessari per proporre voti di sfiducia al governo. Tanto che l’unico argomento dell’opposizione è quello di mettere in guardia da una deriva autoritaristica che un voto come quello previsto comporterebbe per la Thailandia. A sostegno di questo argomento stanno alcuni rapporti di organizzazioni per i diritti umani, che hanno denunciato la mano pesante del governo nel combattere gli estremisti islamici e la piaga della tossicodipendenza, ma è dubbio che questo argomento possa appassionare la popolazione quanto la speranza di uscire dalla povertà.

 

Per la Radio Vaticana, Riccardo Cascioli.

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Non si arresta in Giappone il dramma dell’ondata di suicidi collettivi. Nove cadaveri sono stati rinvenuti in due autovetture alle porte di Tokyo: in entrambi i casi la morte è stata causata dal monossido di carbonio sprigionato da barbecue in terracotta. Da ottobre in Giappone più di 50 persone si sono tolte la vita in questo modo; a volte è capitato anche a stranieri che avevano contattato giapponesi via Internet e deciso di morire con loro.

 

Si è aperto nel Congo-Brazzaville il secondo vertice dei capi di Stato sulla conservazione e la gestione duratura degli ecosistemi forestali dell’Africa centrale. I capi di Stato dei sette Stati membri del bacino del Congo e la Comunità internazionale partecipano al summit con l’obiettivo di fare avanzare concretamente questa iniziativa, che ritarda a realizzarsi in mancanza di investimento finanziario sufficiente. Al vertice prenderà parte anche il presidente francese, Jacques Chirac.

 

Inaugurati a Riad, in Marocco, i lavori della Conferenza internazionale contro il terrorismo; all’incontro prendono parte più di 50 Stati ed organizzazioni arabe, tra cui Siria ed Iran, Stati Uniti, Unione Europea ed ONU. Il principe ereditario saudita, Abdallah ben Abdel Aziz, ha aperto la Conferenza proponendo la creazione di un Centro internazionale di lotta contro il terrorismo che faccia da raccordo a tutte le istituzioni, consentendo un flusso continuo di informazioni. I lavori della Conferenza dureranno tre giorni, durante i quali saranno affrontati vari argomenti tra i quali l’ideologia e la radice del terrorismo.

 

A Londra, i ministri finanziari del G7 si stanno battendo per superare la situazione di stallo nei colloqui sugli aiuti internazionali nel tentativo di trovare una posizione comune nella lotta alla povertà mondiale. Nella capitale britannica sono ripresi, stamani, i lavori del vertice dei Paesi più industrializzati, ma a poche ore dalla conclusione del summit Stati Uniti e Gran Bretagna continuano a rimanere molto distanti su modi e interventi per finanziare lo sviluppo. Sembra difficile, infatti, il raggiungimento di un accordo sul rafforzamento degli aiuti stranieri e sulla cancellazione del debito dei Paesi poveri.

 

 

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