RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno XLIX n. 365  - Testo della trasmissione di sabato 31 dicembre 2005

 

 

Sommario

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

Il grazie di Benedetto XVI al corpo di Gendarmeria vaticana per il servizio quotidiano al Papa e ai suoi collaboratori

 

Benedetto XVI presiederà stasera i Primi Vespri della SS. Madre di Dio e il Te deum di fine anno. Domattina, la Messa in San Pietro nella 39.ma Giornata Mondiale della Pace

 

Il calendario degli appuntamenti di Benedetto XVI dal gennaio all’aprile 2006

 

Trasformare gli egoismi e le violenze che segnano il pianeta in una opportunità di pace, attraverso solidarietà e dialogo. Una riflessione di Ernesto Olivero sul messaggio del Papa per la 39.ma Giornata mondiale della pace: intervista con il fondatore del SERMIG

 

Un momento molto forte di grazia: così il cardinale Paul Poupard parla con noi dell’anno che ha vissuto la scomparsa di Giovanni Paolo II e l’accoglienza a Benedetto XVI

 

OGGI IN PRIMO PIANO:

Almeno 10 bambini e 7 donne tra i 25 morti al Cairo, vittime ieri della carica della polizia egiziana contro sudanesi accampati da oltre tre mesi sotto la sede ONU: ai nostri microfoni, mons. Cesare Mazzolari

 

“Giovani, diventate testimoni e missionari del soffio dello Spirito necessario per orientare il futuro”: questo il mandato del cardinale Dionigi Tettamanzi al raduno della Comunità di Taizé, a Milano, che si conclude domani

 

Per i bilanci di fine anno, guardiamo oggi all’Africa e all’Asia, ricordando l’appello del Papa per il continente africano nel messaggio Urbi et Orbi, e la preghiera di Benedetto XVI nell’ultima udienza dell’anno per le vittime dello tsunami: con noi, padre Carmine Curci e Riccardo Cascioli

 

Il Vangelo di domani: il commento di padre Marko Ivan Rupnik

 

CHIESA E SOCIETA’:

In Piazza San Pietro, questa notte, Veglia di preghiera per l’unità e l’amore in tutte le famiglie promossa dal Movimento dell’amore familiare

 

Rischio di crisi umanitaria in Somalia a causa della carestia. Colpite in particolare le regioni meridionali

 

In Sudafrica, uccisa una religiosa missionaria della Compagnia di Santa Orsola

 

S’inasprisce la protesta in Guatemala in seguito alla decisione di Washington di costruire un muro alla frontiera con il Messico per arrestare il fenomeno migratorio

 

Si ripeterà domani l’iniziativa promossa dall’Osservatorio di Milano: “Aggiungi un posto a tavola”

 

In tutta Italia forze dell’ordine in azione per sequestrare i botti di capodanno illegali

 

24 ORE NEL MONDO:

In Indonesia, una bomba fa strage in un mercato cristiano nel sulawesi: 8 morti e decine di feriti, il bilancio dell’attentato terrorista

 

Liberati i tre ostaggi britannici, sequestrati nei giorni scorsi da miliziani palestinesi armati nella Striscia di Gaza

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

31 dicembre 2005

 

IL GRAZIE DI BENEDETTO XVI AL CORPO DI GENDARMERIA VATICANA

 PER IL SERVIZIO QUOTIDIANO AL PAPA E AI SUOI COLLABORATORI

 

Un incontro dal sapore familiare per ringraziare quanti ogni giorno “con abnegazione e fedeltà” servono il Papa e i suoi collaboratori. Con questo spirito, Benedetto XVI ha ricevuto stamani in Sala Clementina i membri del Corpo della Gendarmeria vaticana, guidati dall’Ispettore Generale, Camillo Cibin. L’incontro ha anche offerto al Papa l’occasione per soffermarsi sullo spirito del Natale. Il servizio di Alessandro Gisotti:

 

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Benedetto XVI ha ringraziato i gendarmi per il loro servizio che – ha sottolineato – “assicura la serenità e l’ordine nella Città del Vaticano”. Un servizio – ha detto ancora – particolarmente impegnativo in questo anno che volge al termine per la straordinarietà degli eventi ecclesiali che lo hanno caratterizzato, dalla morte di Giovanni Paolo II all’elezione di Benedetto XVI:

 

“Per voi, lo so è stato un periodo di più intenso lavoro, che avete svolto con impegno e spirito di sacrificio, secondo le migliori tradizioni del Corpo della Gendarmeria”.

 

Quindi, il Pontefice si è soffermato sulla liturgia del tempo natalizio, che presentando la nascita del Redentore “ci indica i pastori che mentre vigilano e vegliano sui loro greggi, accolgono l’annuncio degli Angeli e prontamente si recano ad adorarlo nella grotta di Betlemme”. Riflessione che il Papa ha corredato con un’esortazione ai gendarmi, estesa a tutti i fedeli:

 

“Sappiate essere sempre vigilanti anche nell’ambito propriamente spirituale. Questa esortazione Gesù la rivolge a tutti i suoi discepoli perché, senza lasciarsi attrarre dai vari richiami del mondo, camminino senza stancarsi sul sentiero del Vangelo e mai smarriscano il dono prezioso della fede”.

 

“Per questo – ha proseguito – è indispensabile pregare sempre, conservando l’unione interiore con il Signore”. Egli solo – ha detto ancora – “dà senso e valore alla nostra esistenza. Sia Lui, pertanto, a sostenervi in ogni momento e a ricompensarvi dei sacrifici che il vostro servizio comporta”.

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BENEDETTO XVI PRESIEDERA’ STASERA I PRIMI VESPRI DELLA SOLENNITA’

DELLA SS. MADRE DI DIO E IL TE DEUM DI FINE ANNO.

DOMATTINA, LA MESSA IN SAN PIETRO NELLA 39.MA GIORNATA MONDIALE DELLA PACE

- A cura di Alessandro De Carolis -

 

Le ultime ore del 2005 e le prime del 2006 vedranno come da tradizione il Papa impegnato in due importanti celebrazioni. Questa sera alle 18.00, nella Basilica di San Pietro, Benedetto XVI presiederà i Primi Vespri della solennità di Maria SS. Madre di Dio e il Te Deum di ringraziamento di fine anno. La nostra emittente seguirà l’avvenimento in radiocronaca diretta, a partire dalle 18.00, con commento in italiano sull’onda media di 585 kHz e la modulazione di frequenza di 105 MHz.

 

Domani mattina, primo dell’anno, alle ore 10.00, il Papa presiederà la Messa solenne nella festa della SS. Madre di Dio e in occasione della 39.ma Giornata mondiale della pace. La Radio Vaticana trasmetterà l’evento in radiocronaca diretta a partire dalle 9.50, con commenti in italiano, inglese, tedesco, francese,spagnolo e arabo sull’onda corta, media e in modulazione di frequenza.

 

 

IL CALENDARIO DEGLI APPUNTAMENTI DI BENEDETTO XVI

DAL GENNAIO ALL’APRILE 2006

- A cura di Alessandro De Carolis -

 

 

Saranno quattro mesi densi di appuntamenti quelli che porteranno Benedetto XVI dalle festività natalizie a quelle pasquali, quando il Pontificato celebrerà il suo primo anno di vita. Nel calendario reso noto dal maestro delle Celebrazioni liturgiche pontificie, l’arcivescovo Piero Marini, i prossimi impegni in gennaio del Papa riguarderanno, tra gli altri, la Messa del 6 gennaio nella solennità dell’Epifania, cui seguirà la domenica successiva, 8 gennaio, la tradizionale celebrazione dei Battesimi nella Cappella Sistina.

 

Il primo giorno di marzo coincide nel 2006 con l’inizio della Quaresima. Benedetto XVI presiederà la Messa con la benedizione e l’imposizione delle Ceneri. Dal 5 all’11 dello stesso mese, il Pontefice e la Curia Romana sospenderanno le attività per vivere gli esercizi spirituali, quindi il 19 il Papa presiederà la Messa per i lavoratori, mentre il 26 si recherà in visita alla parrocchia romana di Dio Padre Misericordioso. Il 3 aprile, Benedetto XVI celebrerà in San Pietro una Messa di suffragio in memoria di Giovanni Paolo II, a un anno dalla morte. Il 9, infine, inizierà la Settimana Santa che si concluderà con la Domenica di Pasqua del 16 aprile, giorno in cui il Papa festeggerà il suo 79.mo compleanno. Tre giorni più tardi ricorrerà l’anniversario dell’elezione al soglio petrino.

 

 

TRASFORMARE GLI EGOISMI E LE VIOLENZE CHE SEGNANO IL PIANETA

IN UNA OPPORTUNITA’ DI PACE, ATTRAVERSO LA SOLIDARIETA’ E IL DIALOGO.

UNA RIFLESSIONE DI ERNESTO OLIVERO SUL MESSAGGIO DEL PAPA

PER LA 39.MA GIORNATA MONDIALE DELLA PACE

- Intervista con il fondatore del SERMIG -

 

         La pace richiede “l'esercizio della responsabilità più grande”: quella “di conformare nella verità, nella giustizia, nella libertà e nell'amore la storia umana all'ordine divino”. E’ uno dei passaggi principali del primo Messaggio scritto da Benedetto XVI per la Giornata mondiale della pace, che si celebra domani. Un Messaggio che stigmatizza i mali dell’epoca attuale, riproponendo il valore della pace come frutto della verità. Alessandro De Carolis ha chiesto a Ernesto Olivero, fondatore del SERMIG - il Servizio missionario giovanile di Torino – in che modo il Messaggio di Benedetto XVI possa essere accolto da credenti e non credenti: 

 

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R. – Il Santo Padre parla prima di tutto a noi che ci sforziamo di credere. Però, secondo me, il suo modo di vivere, la sua rettitudine parlano alle donne e agli uomini di buona volontà. Credo che l’uomo e la donna di oggi, se veramente vogliono vivere in pace, devono rendersi conto nella verità in che mondo viviamo: un mondo che permette a milioni e milioni di persone di morire di fame, che spinge tantissima gente a emigrare per un pezzo di pane quando, se ci fosse più giustizia, si potrebbe fare in modo che il pane lo si abbia in casa. Credo inoltre che chi lavora per la pace debba andare anche nel cuore del discorso del Santo Padre sul disarmo. Per noi del SERMIG è oro sentire queste parole, perché noi abitiamo in un arsenale militare e mai come oggi noi stiamo cercando di far capire al mondo intero, alla gente, che le armi uccidono quattro volte. Anzitutto perché sono pensate e inserite nei bilanci statali e tolgono fondi per la sanità, per il cibo, per l’istruzione. Poi uccidono una seconda volta perché si prendono le intelligenze migliori, che vengono usate non per la vita ma per la morte. Terzo, uccidono perché quando sparano compiono stragi. Quarto, preparano la vendetta. Noi non dobbiamo difenderci con le armi, ma con il diritto, con la giustizia. La vera pace preventiva è la giustizia preventiva.

 

D. – Il Papa, con un linguaggio molto esplicito, ha definito le ideologie che hanno alimentato i totalitarismi del Novecento “le menzogne del nostro tempo”. Oggi si parla molto del fanatismo religioso. Come si costruisce un ponte di pace con chi si serve di Dio per promuovere la violenza?

 

R. – Con il ritornare veramente a Dio. Chi trova Dio entra in Dio amore, in Dio giustizia, in Dio misericordia. Non un Dio che uccide, che chiede di ucciderti per uccidere altre persone. Questa potrebbe essere l’epoca del ritornare a non nominare il nome di Dio invano.

 

D. – Benedetto XVI, in un passo del Messaggio invita, tra le altre cose, a coltivare rapporti sinceri, a saper perdonare, a mantenere la parola data. Come dire che la pace dei grandi trattati internazionali si costruisce poi dai fondamenti quotidiani della convivenza …

 

R. – Il Santo Padre sa che se la parola non è data non serve niente averla scritta. Noi abbiamo abituato troppe volte la gente a pensare che vince chi stravolge la verità. Il Santo Padre anche in questo ci dà una lezione per ritornare in noi stessi.

 

D. – Il SERMIG, da lei fondato, è uno specialista di pace e di dialogo. Come vedete dalla vostra collina dell’Arsenale, per così dire, l’orizzonte prossimo della pace?

 

R. – Umanamente parlando molto male, ma noi vogliamo far diventare questo momento molto difficile una grande opportunità. Noi viviamo in un mondo di miliardi di persone. L’indifferenza e l’odio a volte si tagliano a fette. Noi speriamo che questo bellissimo intervento del Santo Padre possa diventare il pane quotidiano per noi e per tanti, perché veramente nella verità si arriva alla pace.

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un momento molto forte di grazia:

COSI’ il cardinale paul POUPARD PARLA CON NOI DELL’ANNO CHE HA VISSUTO,

CON LA SCOMPARSA DI GIOVANNI PAOLO II E  L’ACCOGLIENZA A BENEDETTO XVI

- Intervista con il porporato -

 

 

Il 2005 ha significato per la Chiesa vivere la scomparsa di Giovanni Paolo II per poi accogliere il nuovo Papa Benedetto XVI. Giovanni Peduto ha chiesto al cardinale Paul Poupard, presidente del Pontificio Consiglio della cultura, di dare voce alle emozioni che hanno accompagnato il popolo di Dio in questo anno:

 

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R. – Questo è stato davvero un momento molto forte, un momento di grazia vissuto con grandissima partecipazione anche emotiva e non soltanto da tutta la Chiesa ma anche dal mondo: dopo l’agonia del grande Pontefice Giovanni Paolo II, la trepidazione, l’attesa e poi subito la gioia per il nuovo Papa. Mi ha colpito quando sono arrivati i cardinali alla loggia centrale della Basilica di San Pietro per l’annuncio ufficiale dell’avvenuta elezione. La folla gridava “viva il Papa” prima ancora di sapere il nome dell’eletto.

 

D. – Cosa ha dato Giovanni Paolo II e cosa sta dando in particolare Benedetto XVI alla Chiesa e all’umanità?

 

R. – Impossibile descrivere in poche parole questa eredità immensa del compianto Pontefice. Sicuramente ha dato alla Chiesa una vera e concreta cattolicità, portando quell’impegno personale stupendo, il Vangelo di Cristo, in tutti i continenti, dialogando con tutte le culture. E anche Benedetto XVI, suo successore, si è mostrato subito attento a questo dialogo, riproponendo, e questo è il suo specifico, la metodologia del mio Santo patrono, San Paolo: fare la verità nella carità. C’è un’insistenza significativa, da parte sua, sulla gioia, sull’amicizia con Gesù che qualifica come bellezza della vita cristiana. Dopo ‘l’uragano’ Wojtyla, Benedetto XVI ci porta la ‘brezza’, l’uno e l’altro, dello Spirito Santo.

 

D. – Benedetto XVI ha rilanciato con forza i valori del Concilio Vaticano II. Cosa c’è ancora da attuare?

 

R. – Ma io non direi che ci sono ancora cose da attuare. Direi che l’aggiornamento, una parola cara al Papa Giovanni XXIII, il creatore del Concilio – io ero allora il suo umile collaboratore in Segreteria di Stato – l’aggiornamento è la parola chiave, aggiornamento continuo ed incessante per il mondo che cambia, per le sfide che si rinnovano. E forse oggi, riandando alla famosa “Gaudium et Spes”,  cioè ‘le gioie e le speranze’, bisogna ricordare anche le due parole successive che avevamo un po’ dimenticato, ‘la tristezza e le angosce’, e che adesso tornano in primo piano.

 

D. – Il Papa richiama spesso la verità accompagnata dalla carità…

 

R. – Certo, perché l’una non va senza l’altra. Il Papa offre proprio questo insegnamento: la carità ha bisogno della verità, ma la verità senza la carità non ci farebbe più testimoni di Cristo che insieme è via, verità e vita. E aggiungo che Benedetto XVI ci insegna proprio la gioia di camminare con Cristo ed essere suoi amici. 

 

D. – Benedetto XVI ha sottolineato il fatto che oggi si stanno creando nuovi spazi di dialogo tra credenti e non credenti. Cosa ne pensa, eminenza?

 

R. – Credo anch’io che ci siano nuovi spazi che vanno oltre il concetto geografico: Cina, Russia o tutto il mondo. Ci sono nuovi spazi culturali perché ci sono nuove possibilità e nuove esigenze. E tutto ciò sempre in un clima di dialogo, di partecipazione. E’ un’attuazione, quindi, dell’insegnamento del predecessore contenuto nell’enciclica ‘Fides et Ratio’, e cioè la fede si esprime in modo razionale anche nel dialogo con i non credenti.

 

D. - La questione del relativismo, è uno dei temi più richiamati da questo Papa…

 

R. – Io direi non tanto il relativismo, quanto la passione per l’uomo e la sua felicità. Allora insiste in questa chiave su quel relativismo che fornisce la dittatura delle mode che incatenano la persona. E Papa Benedetto XVI non manca occasione per affermare, al contrario, che l’incontro con Dio è liberazione, conduce alla vera libertà. Così, facendo atto di carità, si fa un servizio alla verità. Il relativismo è anche contraddittorio in quanto presenta il relativo come realtà assoluta.

 

D. – In questi primi 8 mesi di Pontificato, quali sono le immagini e la parole di Benedetto XVI che più l’hanno colpita, eminenza?

 

R. – Io direi, proprio partendo da “immagini e parole”, che Giovanni Paolo II era il Papa da vedere ed incontrare, colpiva visivamente. Papa Benedetto XVI è da ascoltare: colpisce la sua semplicità, la profondità delle sue parole. Apparentemente “fragile ed umile lavoratore” - come si è definito dal primo momento – “nella vigna del Signore”, ha la forza del testimone che vive in  rapporto personale di fede e di amore con Cristo, con semplicità trasparente. Esemplare, se vogliamo un’immagine, è l’incontro con i bambini di Prima Comunione, con i quali ha testimoniato la gioia dell’amicizia con Cristo. E mi commuove il fatto che il Popolo di Dio lo ha amato subito: non si erano mai viste folle così immense all’udienza del mercoledì e all’Angelus di domenica.

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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”

 

 

 

Prima pagina - Primo gennaio 2006, Giornata  mondiale di preghiera. Un articolo di Umberto Santarelli.

Una riflessione del nostro Direttore dal titolo “Un cammino condiviso, uno sguardo verso il futuro”.

 

Servizio vaticano – L’udienza del Papa ai membri del Corpo della Gendarmeria dello Stato della Città del Vaticano.

Una pagina dedicata ai martiri del 2005. 

 

Servizio estero - In rilievo la notizia dell’assissinio, in Sud Africa, di una suora orsolina.

 

Servizio culturale - Per la rubrica “Incontri” l’artista Achille Perilli intervistato da Giuseppe Appella. Il titolo dell’articolo è “Dipingere è esplorare l’invisibile”.

 

Servizio italiano - Banca d’Italia: il nuovo governatore Draghi incontra Ciampi e Desario.

 

 

 

 

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OGGI IN PRIMO PIANO

31 dicembre 2005

 

ALMENO 10 BAMBINI E SETTE DONNE TRA I 25 MORTI AL CAIRO,

VITTIME IERI DELLA CARICA DELLA POLIZIA EGIZIANA CONTRO SUDANESI

DA PIU’ DI TRE MESI ACCAMPATI SOTTO LA SEDE ONU

- Intervosta con mons. Cesare Mazzolari -

 

E’ salito a 25 morti il bilancio della carica della polizia egiziana nei contronti dei sudanesi, da più di tre mesi accampati sotto la sede delle Nazioni Unite al Cairo per protestare contro il mancato riconoscimento dello status di profugo. Tra le vittime, secondo fonti ospedaliere, ci sarebbero almeno 10 bambini e 7 donne. Poco meno di cento i feriti. Altre fonti parlano, invece, di 30 morti. Intanto, nel pomeriggio è stata organizzata una manifestazione per commemorare le vittime: tutti dovranno portare mazzi di fiori sulla piazza, dove si trovava l’accampa-mento. Al microfono di Roberto Permarini, dal Sud Sudan, il vescovo di Rumbeck, mons. Cesare Mazzolari, denuncia il trattamento dei profughi sudanesi:

 

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R. – Sento un profondo rammarico come persona della Chiesa vicina a questa gente che soffre, ma anche come cittadino del mondo. Mi auguro che questo comportamento così rude, così incivile, così tragico non si ripeta più per nessun popolo, per nessuna persona, soprattutto per chi per anni ha sofferto e non conosce altro che sofferenza. Quindi non voglio denunciare nessuno. Penso che il numero delle persone che cercavano aiuto, cercavano di essere rimpatriati in un posto dove potevano vivere tranquillamente, forse era un numero enorme, difficile da controllare; però, la maniera in cui sono stati trattati non dovrà ripetersi. Gente è morta calpestata, morta nella tragedia umana di chi non ha avuto rispetto per la loro persona. Questo veramente non dovrà più ripetersi!

 

D. – Che risonanza ha avuto questa notizia in Sud Sudan?

 

R. – Una risonanza profonda, e spero che le autorità sudanesi avranno modo di dialogare con le autorità egiziane, avere un chiarimento sul perché di un comportamento del genere con i nostri connazionali …

 

D. – Mons. Mazzolari, chi sono questi profughi in Egitto?

 

R. – E’ gente nostra, del Sud Sudan, il popolo nilotico che durante i momenti più difficili della guerra è andato a Il Cairo. Sono migliaia, i sud-sudanesi al Cairo, e là molti sono diventati medici, hanno ottenuto titoli di studio, per poi tornare nel loro Paese ed essere di aiuto, di guida. Quindi, finora il Paese aveva offerto a noi la possibilità delle scuole, delle università. Noi stessi Comboniani eravamo impegnati con diversi gruppi di sud-sudanesi e lo siamo ancora. Questo per noi è veramente una sorpresa, perché finora il popolo aveva mostrato una facilitazione per ottenere quello che nel nostro Paese non avremmo mai potuto avere: le scuole, certificati di riconoscimento professionale … Ecco, tutto d’un colpo si è riversato contro questi profughi … Per i sud-sudanesi è difficile comprendere questo atteggiamento totalmente opposto a quello di cui finora godevamo in Egitto!

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“GIOVANI, DIVENTATE TESTIMONI E MISSIONARI DEL SOFFIO DELLO SPIRITO

 NECESSARIO PER ORIENTARE IL FUTURO”:

QUESTO IL MANDATO DEL CARDINALE TETTAMANZI

AL RADUNO DELLA COMUNITÀ DI TAIZÈ, A MILANO, CHE SI CONCLUDE DOMANI

 

Tocca proprio ai giovani diventare testimoni e missionari di quel soffio dello Spirito necessario per orientare il futuro dell’Europa e del Mondo. Questo il mandato del cardinale Tettamanzi che ha parlato ieri ai partecipanti al raduno della Comunità di Taizè, a Milano. La veglia di stasera e poi il pranzo di domani nelle famiglie sono i momenti conclusivi. Il servizio di Fabio Brenna:

        

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Alla preghiera comune di ieri sera è intervenuto l’arcivescovo di Milano, cardinale Dionigi Tettamanzi, che ha interpretato il richiamo ad allargare il cuore fatto da frère Roger, come un invito a dare vita “a una rete sempre più grande di rapporti, perché così è l’amore universale di Gesù, un amore che non possiamo tenere dentro di noi ma che desideriamo distribuire nelle diverse realtà della vita”.

 

Tocca proprio ai giovani, ha sottolineato il cardinale Tettamanzi, “diventare testimoni e missionari di quel soffio dello Spirito necessario per discernere e orientare il futuro dell’Europa e del Mondo”. E’ il modo per scrivere il finale della lettera di frère Roger: portare ciascuno un mattone per costruire la pace, essere espressione luminosa della vita. Ed il cardinale ha concluso dicendo: “Chi vi incontra trovi in voi un invito alla pace, alla solidarietà nel bene, alla riconciliazione tra popoli, razze e religioni, apriteli ad accogliere il Cristo di comunione che ci colloca su un cammino di speranza”.

 

Nella sua meditazione frère Alois, priore di Taizé, ha sottolineato come la riconciliazione sia la vera urgenza, principalmente per i cristiani. “Per frère Roger la cosa importante era vivere il Vangelo. E il Vangelo – ha concluso – non lo possiamo vivere da separati”.

 

Questa sera alle 19.00 l’incontro conclusivo di preghiera comune. Più tardi, alle 23.00, si terranno veglie di preghiera nelle parrocchie che ospitano i giovani. A seguire, la festa dei popoli, occasione di conoscenza e di gioia per salutare il nuovo anno che sorge.

 

Da Milano, per Radio Vaticana, Fabio Brenna.

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PER I BILANCI DI FINE ANNO, GUARDIAMO OGGI ALL’AFRICA E ALL’ASIA,

RICORDANDO L’APPELLO DEL PAPA PER IL CONTINENTE AFRICANO

NEL MESSAGGIO URBI ET ORBI, E LA PREGHIERA DI BENEDETTO XVI

NELL’ULTIMA UDIENZA DELL’ANNO PER LE VITTIME DELLO TSUNAMI

- Con noi padre Carmine Curci e Riccardo Cascioli -

 

“Dio sostenga quanti operano in Africa a favore della pace e dello sviluppo integrale, opponendosi alle lotte fratricide, perché si consolidino le attuali transizioni politiche e siano salvaguardati i più elementari diritti di quanti versano in tragiche situazioni umanitarie, come nel Darfur ed in altre regioni dell’Africa centrale”. Sono parole di Benedetto XVI, pronunciate il 25 dicembre scorso, nel messaggio Urbi et Orbi. Il Papa ha sollecitato la comunità internazionale ad affrontare le tante emergenze del mondo di oggi, tra cui la “umiliante povertà in cui vivono milioni di esseri umani”. Nel nostro giro di bilanci, dunque, oggi ci chiediamo che anno è stato il 2005 per il Continente africano. Risponde, nell’intervista di Giada Aquilino, padre Carmine Curci, direttore della rivista comboniana Nigrizia:

 

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R. – Guardiamolo da un punto di vista positivo. Un dato è stato l’elezione della  Ellen Johnson-Sirleaf a presidente della Liberia. E’ la prima donna africana a ricoprire un tale ruolo in uno scrutinio democratico. L’altro elemento importante è stata l’elezione a presidente in Burundi di Pierre Kourundziza: si sta sempre più avviando verso un processo di pace. E’ chiaro che restano ancora punti che fanno riflettere: innanzitutto, il Darfur. Dal Darfur arrivano sempre più informazioni di massacri, di uccisioni nei campi profughi: due milioni e 800 mila gli sfollati interni alla regione, e 220 mila i rifugiati sudanesi in Ciad.

 

D. – E’ crisi proprio in questi giorni tra Sudan e Ciad: quali conseguenze ci potrebbero essere per la popolazione civile in quella zona, dove ci sono molti campi profughi?

 

R. – Continuano ad arrivare nuove armi ai janjaweed, questa gente che sconfina dall’altra parte del Ciad, creando grande confusione e portando morte. Si sta creando una situazione di grande instabilità. E teniamo presente che quest’anno poi ci saranno le elezioni, in Ciad! Il Paese, quindi, vive un momento di ansia e di preoccupazione. Quello che preoccupa è che non c’è un chiaro mandato dell’Unione Africana su come intervenire militarmente in questa situazione.

 

D. – Altra emergenza è quella che riguarda la Repubblica democratica del Congo. Quanto è lontana la pace nell’ex Zaire?

 

R. – Nel 2006, a giugno, ci saranno le elezioni. La preoccupazione più grande, naturalmente, è la zona dell’Est. Ci troviamo ancora in situazioni di grande emergenza, da una parte; dall’altra parte, le organizzazioni non governative fanno sempre più difficoltà a portare gli aiuti, soprattutto per queste situazioni di instabilità. Ecco, la comunità internazionale dovrebbe far sentire fortemente la sua voce. La stabilità della Repubblica democratica del Congo è la stabilità della regione dei Grandi Laghi e anche dell’altra parte dell’Africa. Se la comunità internazionale vuole dare un messaggio chiaro e forte, deve intervenire.

 

D. – La fame, l’AIDS, la povertà in genere rimangono solo alcune delle emergenze africane. Della povertà ha parlato anche il Papa a Natale. Ecco: cosa fare, oggi?

 

R. – Si spendono tanti soldi in Iraq, o in altre parti, e ci si dimentica di tante situazioni di fame in Africa. Pensiamo solo al Nord Uganda, pensiamo appunto alla Repubblica democratica del Congo, pensiamo soprattutto nell’Africa australe, alla grande realtà del Malawi, dove tre milioni e mezzo di persone sono a rischio! Una cosa positiva è che c’è l’intervento di tanta buona gente che aiuta. Quindi: non sono gli Stati, ma sono gli individui, sono le comunità cristiane che si impegnano ad aiutare gli altri, come senso di solidarietà. Non aspettano che gli aiuti vengano dall’alto, ma condividono quel poco che hanno: ecco, è proprio lo spirito della Chiesa africana. Questo lo vediamo soprattutto per quanto riguarda la questione dell’AIDS. Oggi si stanno creando sempre più, a livello di villaggi, a livello di comunità cristiane, gruppi di persone che aiutano e che creano comunità con i malati di AIDS. Questo, secondo me, negli ultimi due anni è stato il grande gesto della Chiesa africana, di accoglienza e di solidarietà.

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Nell’ultima udienza dell’anno, mercoledì scorso, Benedetto XVI ha espresso la sua preghiera per le vittime del terribile tsunami che un anno fa colpì il sud est asiatico. Ma  per ricordare che cosa ha significato per l’Asia il 2005, al di là del drammatico maremoto, il servizio di Riccardo Cascioli:

 

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Non è stato soltanto lo tsunami a condizionare il 2005 dell’Asia. Un forte impatto lo ha avuto e lo sta avendo l’epidemia della cosiddetta influenza dei polli. Avendo registrati i primi casi letali per l’uomo, non solo ha imposto drastiche misure commerciali e sanitarie, con relativi costi economici, ma indubbiamente ha posto con forza delle domande sul modello di sviluppo asiatico e sui suoi costi sociali. Proprio la tumultuosa crescita economica della Cina e anche dell’India rappresenta peraltro il maggiore contributo alla domanda mondiale di energia, un fattore che assieme alla promessa di un miglioramento di vita porta con sé anche inevitabili tensioni politiche e militari. Lo dimostrano i continui contenziosi territoriali nel mar cinese e meridionale, ricco di gas naturali e petrolio, e i rapporti sempre più tesi fra Cina e Giappone, che anche recentemente si sono accusate reciprocamente di mire egemoniche.

 

Una promettente schiarita si è avuta invece tra India e Pakistan, la cui regione contesa, il Kashmir, è stato colpito l’8 ottobre scorso da un violentissimo terremoto che ha provocato oltre 70 mila morti, in maggioranza sul versante pakistano. Malgrado il lutto e le enormi difficoltà seguite, bisogna dire che il sisma sembra essersi rivelato anche un’opportunità per abbassare la tensione alla frontiera e permettere degli scambi fra la popolazione, che sembravano impossibili solo qualche mese fa. Un ulteriore contributo in questa direzione potrà offrirlo anche l’accordo di libero scambio, firmato dai sette Paesi dell’Asia meridionale - oltre ad India e Pakistan, anche Bangladesh, Butan, Maldive, Nepal e Sri Lanka - la cui entrata in vigore per il primo gennaio è stata annunciata all’inizio di dicembre: dovrebbe portare al raddoppio degli scambi commerciali.

 

Rimanendo in questa regione, un segnale preoccupante viene dallo Sri Lanka, dove oltre allo tsunami l’esito delle elezioni politiche e presidenziali tenute quest’anno sembra aver bloccato il processo di pace tra il governo di Colombo e le Tigri Tamil. Per un conflitto che rischia di riaprirsi, uno che invece finisce: proprio in questi giorni si realizza infatti l’accordo in Indonesia tra il governo e la guerriglia della provincia di Aceh. I ribelli hanno deposto le armi e l’esercito di Giacarta si è ritirato. Ad un anno esatto dallo tsunami, che ha devastato la provincia, si può almeno parlare di un segno di speranza.

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IL VANGELO DI DOMANI

 

 

 

Domani, 1 gennaio, Solennità di Maria Santissima Madre di Dio, la Liturgia ci presenta il Vangelo in cui si annuncia:

 

“In quel tempo, i pastori andarono senz’indugio e trovarono Maria e Giuseppe e il bambino, che giaceva nella mangiatoia. E dopo averlo visto, riferirono ciò che del bambino era stato detto loro. Tutti quelli che udirono, si stupirono delle cose che i pastori dicevano”. 

 

Su questo brano evangelico ascoltiamo il commento del teologo gesuita padre Marko Ivan Rupnik:

 

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Il tempo di Natale, con i brani di San Luca, ha scolpito nel profondo della nostra coscienza l’immagine della Grotta di Betlemme, con il Bambino avvolto in fasce e Maria, vergine e madre. La rivelazione cristiana si presenta con una radicale novità, che supera in modo totale i tentativi mitologici delle antiche religioni, cioè una donna ha partorito il Figlio di Dio. Questo, da un lato, illumina in un modo del tutto unico la figura della donna, dall’altro lato, il dogma della verginità e della maternità di Maria evidenza una verità che davvero pone l’uomo al cospetto di Dio dove, secondo il disegno del Creatore, è il suo vero posto. Questa verità è che l’unione tra l’uomo e Dio - e l’unione tra l’uomo e Dio esiste - è realmente possibile viverla ma in un modo secondo Dio e non secondo gli uomini. Per questo, alcuni Padri della Chiesa ripetevano che tutti siamo chiamati a diventare in un certo senso ‘madre di Dio’, rendendo visibile il Verbo attraverso la nostra unione con Dio.

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CHIESA E SOCIETA’

31 dicembre 2005

 

 

IN PIAZZA SAN PIETRO, QUESTA NOTTE, VEGLIA DI PREGHIERA PER L’UNITA’ E L’AMORE IN TUTTE LE FAMIGLIE, PROMOSSA DAL MOVIMENTO DELL’AMORE FAMILIARE

 

ROMA. = In occasione della 39esima Giornata Mondiale della Pace che si celebra domani, il Movimento dell’Amore Familiare ha promosso una veglia di preghiera per l’unità e per l’amore in tutte le famiglie. La veglia, cui darà inizio mons. Oscar Rizzato, arcivescovo titolare di Viruno, si svolgerà in Piazza San Pietro, dinanzi al Presepe, a partire dalle ore 23,30 di questa sera. A mezzanotte saranno accese le fiaccole, poi cominceranno i turni di preghiera che si protrarranno fino alle 7.00 di domani mattina. A tutti i partecipanti sarà consegnato un cero da deporre dinanzi alla Natività come segno di luce e di speranza. “La famiglia ha bisogno di ritrovare il senso del proprio essere approfondendo il significato di se stessa e dell’unità”, ha commentato don Stefano, del Movimento dell’Amore Familiare, spiegando l’importanza dell’iniziativa. (D.G.)

 

 

RISCHIO DI CRISI UMANITARIA IN SOMALIA A CAUSA DELLA CARESTIA.

COLPITE IN PARTICOLARE LE REGIONI MERIDIONALI

 

BELETW HAWA. = Almeno due milioni di somali sono minacciati dalla carestia, causata dalla scarsità dei raccolti, dalla siccità e dai frequenti scontri per il controllo del territorio e delle risorse. A denunciarlo è un’agenzia delle Nazioni Unite, la “Food security analysis unit” (Fsau). Colpite soprattutto le regioni meridionali - Gedo, Middle Juba e Bakool in testa - dove le condizioni della popolazione rischiano di aggravarsi se non s’intensificano gli aiuti umanitari. Da un rapporto della Fsau, inoltre, emerge che nel Paese africano già dal luglio scorso la produzione di cereali è stata la più scarsa degli ultimi dieci anni e che questo ha determinato un drastico aumento di prezzi. Lo scenario è aggravato dalla difficoltà di approvvigionamenti per i generi di prima necessità e dalla scarsità di acqua potabile. A tutto ciò si aggiungono, soprattutto nella provincia di Gedo, le gravi forme di malnutrizione tra i bambini segnalate dai centri sanitari. Il Pam (Programma alimentare mondiale) ha stimato che per far fronte alla situazione occorrerebbero, entro giugno 2006, 64mila tonnellate di viveri, mentre al momento ne sarebbero disponibili appena 16mila. (D.G.)

 

 

IN SUDAFRICA, UCCISA UNA RELIGIOSA MISSIONARIA DELLA COMPAGNIA

DI SANTA ORSOLA. AVEVA 74 ANNI ED ERA ORIGINARIA DELLA SVIZZERA

 

NGQELENI. = Suor Margaret Branchen, una suora orsolina svizzera, è stata uccisa a colpi di arma da fuoco da un uomo non identificato, nella cittadina di Ngqeleni, in Sudafrica. La religiosa, 74enne, si trovava nella clinica privata St. Mary dove da tempo prestava servizio come infermiera. L’omicidio è avvenuto mercoledì, ma la notizia è stata diffusa solo ieri dalla stampa locale e da quella elvetica. Secondo la polizia, l’assassino avrebbe agito a scopo di rapina. Una consorella della vittima ha confermato quanto accaduto all’agenzia Misna, precisando che i funerali si svolgeranno lunedì 2 gennaio in Sudafrica. (D.G.)

 

 

S’INASPRISCE LA PROTESTA IN GUATEMALA IN SEGUITO ALLA DECISIONE

 DI WASHINGTON DI COSTRUIRE UN MURO ALLA FRONTIERA CON IL MESSICO

 PER ARRESTARE IL FENOMENO MIGRATORIO

 

CITTA’ DEL GUATEMALA. = “Un affronto per tutta l’America Latina”. Con queste parole, riportate dall’agenzia Misna, il vicepresidente del Guatemala, Eduardo Stein, ha definito il muro che gli Stati Uniti vorrebbero edificare alla frontiera meridionale con il Messico. A tal proposito, ha convocato una conferenza stampa per ribadire il dissenso del suo governo e per mettere a punto con l’esecutivo messicano una strategia comune che blocchi i progetti di Washington. “Occorre trovare altre strade per risolvere il problema delle migrazioni, non costruendo muri o rafforzando leggi che criminalizzano la ricerca di migliori opportunità economiche”, ha detto Stein riferendosi, in particolare, all’intenzione del governo statunitense di rendere reato l’ingresso illegale nel suo territorio nazionale. Secondo il vice di Oscar Berger, inoltre, la nuova politica migratoria Usa ostacolerà l’entrata in vigore del Trattato di libero commercio con il Centroamerica, prevista ad inizio 2006. Non solo, “potrebbe anche ripercuotersi – ha ammonito Stein – su altri temi dell’agenda diplomatica, perché per noi è fondamentale sostenere il milione e 200mila guatemaltechi che si trovano negli Stati Uniti e rappresentano il 10 per cento della nostra popolazione”. A tal fine, Stein ha sottolineato la necessità di concordare con Washington “misure che garantiscano una vita degna per queste persone che contribuiscono alla crescita dell’economia americana”. Il 9 gennaio, a Città del Messico, è in programma un incontro tra il ministro degli Esteri guatemalteco, Jorge Briz, e il suo omologo messicano, Luis Ernesto Derbez. Sul tavolo, il raggiungimento di una posizione comune di fronte a Washington. (D.G.)

 

 

“AGGIUNGI UN POSTO A TAVOLA” E’ L’INIZIATIVA ORGANIZZATA DALL’OSSERVATORIO

DI MILANO CHE OFFRIRA’ DOMANI IL PRANZO AI PIU’ BISOGNOSI

 

MILANO. = Si ripeterà domani l’iniziativa promossa dall’Osservatorio di Milano, “Aggiungi un posto a tavola”: 150 stranieri, provenienti da tutto il mondo, offriranno il pranzo a famiglie milanesi. Il 25 dicembre, invece, era accaduto il contrario: oltre 140 persone senzatetto erano state ospitate da famiglie del capoluogo lombardo. Quest’anno ricorre il decennale dell’iniziativa, che nel 1996 ha visto 70 nuclei familiari milanesi festeggiare il Capodanno con i più poveri, italiani e stranieri, che erano soliti trascorrere la notte alla stazione Centrale. In questi dieci anni tra Roma e Milano, sono state oltre 2mila e seicento le famiglie che hanno ospitato più di tremila e duecento persone disagiate. “In tutti questi anni – ha affermato il direttore dell’Osservatorio di Milano, Massimo Todisco – l’accoglienza ha superato il semplice invito a pranzo o lo scambio di doni per creare rapporti umani costruttivi e, in alcuni casi, anche occasioni di lavoro per gli ospiti”. (D.G.)

 

 

IN TUTTA ITALIA FORZE DELL’ORDINE IN AZIONE PER SEQUESTRARE I BOTTI

DI CAPODANNO ILLEGALI, PERICOLOSI PERCHE’ REALIZZATI VIOLANDO

 LE NORME DI SICUREZZA

 

ROMA. = Un quintale di botti illegali è
stato sequestrato oggi a Catania dai carabinieri. Denunciate due persone. E’ solo l’ultimo dei sequestri che le forze dell'ordine stanno mettendo a segno in tutt’Italia per impedire la vendita di fuochi illegali, ritenuti pericolosi perchè realizzati violando le norme di sicurezza. A Brindisi, nel corso di una operazione denominata ''ultimi botti'', gli agenti della Squadra mobile hanno scoperto e posto sotto sigilli un deposito dove erano stati conservati circa 4 quintali di materiale pirotecnico, pronto ad essere utilizzato questa notte. E poi Pescara, dove seicento chili di fuochi sono finiti nelle mani dei carabinieri, che hanno anche arrestato chi li deteneva: un uomo di 56 anni con precedenti penali. Il materiale veniva trasportato senza rispettare le più elementari norme di sicurezza, per cui sarebbe bastato un incidente stradale per far esplodere il veicolo. Ieri, infine, trenta chili di fuochi erano stati sequestrati dalla polizia di Pavia. Per il venditore, l'accusa è di detenzione e commercio illegale di materiale esplodente.
(D.G.)

 

 

 

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24 ORE NEL MONDO

31 dicembre 2005

 

 

- A cura di Eugenio Bonanata -

        

In Indonesia è di almeno sette morti e 45 feriti il bilancio della terribile esplosione che ha colpito, nelle prime ore della mattinata, un mercato di Palu, capitale della provincia di Sulawesi Centrale. Erano le 7.00 locali, l'una in Italia: una bomba imbottita di chiodi è scoppiata in mezzo alla folla, facendo strage di clienti e venditori. Il nostro servizio:

 

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Il mercato era affollato nonostante i servizi di sicurezza avessero già avvertito di possibili atti di violenza nel periodo delle feste. Tra i feriti, alcuni presentano lesioni gravissime. Vi sono persone che hanno perso ambedue le gambe. Sebbene le autorità per il momento non si sbilancino, appare probabile inserire l’episodio nell’annoso conflitto fra cristiani e musulmani. Di fede cristiana sono infatti tutte le vittime, e da cristiani è abitualmente frequentato il mercato preso di mira. La bomba, di fabbricazione rudimentale, imbottita di chiodi, è scoppiata ad un centinaio di metri da una chiesa. Una circostanza questa che potrebbe sottolineare ulteriormente la natura dell’attentato. Stando ai primi rilievi, l’esplosione è avvenuta all’interno di una tenda dove si vendeva carne di maiale, cibo proibito ai musulmani, che costituiscono l’85 per cento dei 220 milioni di abitanti indonesiani. L’agenzia di stampa ufficiale 'Antara' ha riferito inoltre del ritrovamento di un secondo ordigno sempre nei pressi del mercato di Palu. Gli artificieri sono però intervenuti per tempo evitando il peggio. Il presidente indonesiano Yudhoyono ha condannato il massacro e ha ordinato l'immediata apertura di un'inchiesta. In particolare è stato ordinato di indagare sull'eventuale collegamento della strage con altri attacchi precedenti nella zona. La regione centrale dell'isola di Sulawesi, dove si  trova Palu, 1.650 chilometri a nord-est di Giacarta, è stata teatro tra il 1998 e il 2001 di un  sanguinoso conflitto religioso tra cristiani e integralisti islamici che ha fatto almeno 2mila vittime. Nonostante un fragile accordo di pace, il 12 febbraio 2002, la violenza esplode sporadicamente quanto barbaramente, come nell’ottobre scorso quando tre adolescenti cristiane vennero decapitate.

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Sono stati finalmente rilasciati i cinque ostaggi tedeschi rapiti nei giorni scorsi nello Yemen orientale. Lo hanno annunciato fonti governative locali. Sono dunque tornati liberi il diplomatico Juergen Chrobog, ex sottosegrario agli Esteri, sua moglie e i loro tre figli. Ieri sera era parso che i sequestratori fossero ormai pronti a lasciarli andare, poi all'ultimo momento era saltato tutto. Secondo le prime notizie, il rapimento era stato organizzato da uno sceicco locale in vista di uno scambio con cinque membri della sua tribù detenuti ad Aden e accusati di vari gravi reati.

 

Buone notizie dai Territori palestinesi. I tre ostaggi britannici sequestrati mercoledì a Rafah, nella striscia di Gaza, sono stati liberati ieri sera. Lo ha riferito un alto funzionario britannico che ha citato fonti della sicurezza palestinese. L'operatrice umanitaria Kate Burton e i suoi genitori, ha reso noto il funzionario, "stanno bene e sono in mani sicure". Il sequestro è stato rivendicato dalle "Brigate dei Mujaheddin", gruppo finora sconosciuto che si è detto pronto a prendere altri ostaggi se i governi europei non eserciteranno pressioni su Israele. Il capo negoziatore palestinese, Saeb Erekat, ha invece stigmatizzato il sequestro scongiurando la fine di questi atti che danneggiano gli interessi del popolo palestinese. Intanto, terminata una nuova occupazione lampo degli edifici governativi della striscia di Gaza da parte di attivisti armati, la tensione è tornata a salire al varco di frontiera di Rafah. Una trentina di individui armati si sono infatti piazzati davanti al terminal e hanno minacciato di bloccarlo di nuovo. Per il momento, tuttavia, la situazione è regolare.

 

Ancora violenze in Iraq dopo la sanguinosa giornata di ieri. Due attacchi nei pressi della capitale hanno provocato la morte di due poliziotti e il ferimento di quattro uomini delle forze speciali. Ma l’episodio più grave si è verificato a Khalis, una sessantina di chilometri a nord di Baghdad, dove cinque persone sono rimaste uccise nell'esplosione di una bomba davanti agli uffici di uno dei maggiori partiti sunniti. Sempre in mattinata, tre persone, tra cui un agente, sono state rapite a Tikrit, roccaforte dell'ex dittatore Saddam Hussein. Per ottenere il rilascio dei sei cittadini sudanesi tenuti in ostaggio in Iraq, le autorità di Khartoum hanno deciso, come chiesto da Al Qaeda, la chiusura della propria ambasciata a Baghdad e la partenza di tutti i diplomatici dal Paese.

 

Nella disputa tra Russia e Ucraina per la questione del prezzo del gas, è arrivata in tarda mattina una proposta da parte di Putin: il presidente russo chiede  di mantenere fermo il prezzo del 2005 per i primi tre mesi del 2006, a condizione che Kiev firmi  l’aumento richiesto da Mosca a partire dal secondo trimestre del nuovo anno. Il servizio di Antonella Ratti:

 

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In caso di mancato accordo sull’aumento del prezzo del gas russo entro le 10:00 ora locale di domani, la compagnia energetica russa, Gazprom, bloccherà i rifornimenti. Non sarebbe solo Kiev a subirne le pesanti conseguenze economiche. Ne risentirebbero anche i Paesi dell’Unione europea, che beneficiano dei quantitativi di gas inviati ai loro mercati attraverso il territorio ucraino. Circa un quarto del gas europeo proviene infatti dalla Russia e l’80% transita per l’Ucraina. A rischio le forniture energetiche all'Italia, il cui consumo domestico di gas russo nel 2003 si e' attestato al 28 per cento. A preannunciarlo, è una lettera inviata all’ENI dal colosso russo Gazprom. Proprio il capo esecutivo di Gazprom, Alexei Miller, ha cercato di tranquillizzare i partner europei sull’esistenza di un “piano dettagliato”, per evitare un taglio nei loro rifornimenti di gas dall’Ucraina. Da parte dell’Unione europea, c’è la dichiarazione del commissario all'Energia, Andris Piebalgs, che ha convocato per il prossimo 4 gennaio a Bruxelles una riunione di esperti, per formulare una risposta coordinata. In Germania, intanto, crescono gli appelli affinché l’ex cancelliere, Gerard Schroeder, possa assumere un ruolo di mediatore tra le due parti, anche in qualità di presidente del consiglio di sorveglianza del consorzio russo-tedesco per il gasdotto sotto il Mar Baltico, che a partire dal 2010 porterà il gas russo nel Paese.

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Il Dipartimento americano della Giustizia ha aperto un’inchiesta sulla fuga di notizie relative al programma segreto di intercettazioni autorizzate dal presidente Bush negli Stati Uniti. Dopo un articolo apparso sul New York Times, Bush aveva ammesso di aver autorizzato la Nsa, un’agenzia di intelligence, ad intercettare comunicazioni anche senza un mandato della magistratura. Il capo della Casa Bianca aveva criticato la fuga di notizie sul programma, deciso dopo l'11 settembre, nel quadro della lotta al terrorismo.

 

Gli Stati Uniti hanno vietato la tortura per legge. Il presidente Bush ha infatti firmato il provvedimento che proibisce esplicitamente gli abusi sui prigionieri in mani americane anche all'estero. Il provvedimento fissa il quadro legale per le attività americane di detenzione, in un momento in cui l’amministrazione Bush deve far fronte ad accuse di tortura da parte di quanti sono stati catturati in nome della lotta al terrorismo. In questo modo si conclude una battaglia legislativa che per mesi ha tenuto impegnato Congresso e Casa Bianca. Bush ha anche firmato il rinnovo fino al 3 febbraio del Patriot Act, il pacchetto sicurezza approvato all'indomani degli attacchi dell'11 settembre e  oggetto di un duro scontro in Senato. Il presidente non è però ''soddisfatto dell’estensione di un mese'', ha riferito il portavoce Trent Duffy, ricordando come la legge sia necessaria per proteggere  gli americani dalla minaccia terroristica.

 

L’ex premier libanese Hariri, ucciso in un attentato a Beirut il 14 febbraio scorso, fu oggetto di ripetute minacce da parte del presidente siriano Bashar al-Assad e da altri esponenti del suo entourage. E' quanto affermato ieri dall’ex vice presidente siriano Abdel Halim Khaddam in un’intervista alla Tv satellitare araba Al Arabiya. Una dichiarazione che conferma quanto scoperto dall’indagine dell’ONU secondo cui diversi esponenti siriani sono implicati nella strage di San Valentino in cui morirono in tutto  più di 20 persone.

 

Ad Haiti, saranno posticipate le elezioni presidenziali, inizialmente fissate per l’8 gennaio. All’origine dell’ennesimo rinvio, il rapimento, ieri, di tre funzionari dell’Organizzazione degli Stati Americani (OAS) e i continui ritardi nella distribuzione dei certificati elettorali per i votanti, denunciati dal Consiglio elettorale di Port-au-Prince. Resta dunque alta la tensione nel piccolo Paese caraibico, che vive ormai dal febbraio del 2004 un lungo periodo di crisi, dopo la destituzione e la fuga dall'isola dell’ex capo di Stato, Jean Bertrand Aristide. Il presidente del Consiglio elettorale, Max Mathurin, ha annunciato che l'organismo si riunirà con i leader politici nelle prossime ore per esaminare la situazione e fissare una nuova data per le elezioni.

 

E’ entrata in vigore ieri in Gran Bretagna la legge che autorizza le adozioni alle coppie gay e di fatto, con gli stessi diritti per i due partner. Le nuove disposizioni introducono a quelle, inoltre, nuovi diritti per i genitori che volessero rintracciare il proprio figlio dato in adozione.

 

Il neo presidente boliviano Evo Morales, nel suo primo viaggio all'estero, ieri è giunto a L’Avana dove Fidel Castro lo ha accolto con tre plotoni di guardia d’onore. Morales, insieme ad una delegazione di una sessantina di persone, partirà poi per l’Europa, dove visiterà Spagna, Francia, Olanda e Belgio. A seguire si recherà in Sudafrica ed in Brasile, da dove ritornerà a La Paz, dove il suo insediamento è in programma per il 22 gennaio.

 

 

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