RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno XLIX n. 361  - Testo della trasmissione di martedì 27 dicembre 2005

 

 

Sommario

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

L’uso della tecnologia va orientato al servizio dell’uomo e non di chi la produce. La riflessione del prof. Nicola Cabibbo alle parole di Benedetto XVI nella benedizione Urbi et Orbi

 

Il magistero mariano di Giovanni Paolo II al centro del 26.mo Convegno romano “Fine anno con Maria”: ai nostri microfoni padre Ermanno Toniolo

 

OGGI IN PRIMO PIANO:

Per rapina è stato ucciso il sacerdote salesiano colpito nella notte di Natale a Nairobi, in Kenya: con noi, padre Renato Kizito Sesana

 

In Iraq, ancora manifestazioni dopo che le legislative del 15 dicembre scorso confermerebbero la maggioranza sciita in parlamento: intervista con Younis Tawfik

 

“Avevo fame Avevo sete”: in un volume l’impegno di mons. Luigi Di Liegro a favore dei poveri. Autore, il vaticanista Orazio La Rocca. Ce ne parla Luigina Di Liegro

 

La tradizione del presepe nella particolarissima Via di San Gregorio Armeno, nel cuore del centro storico di Napoli: opere d’arte religiosa ma anche attualità e folklore. Ce ne parlano Amedeo Fantaccioni e Giuseppe Ferrigno

 

CHIESA E SOCIETA’:

Approvato dopo un lungo braccio di ferro tra Paesi ricchi e poveri, il bilancio biennale dell’ONU

 

Il pioniere della clonazione terapeutica, Hwang Woo-Suk, ha ammesso di aver falsificato i risultati delle sue ricerche: il commento del cardinale sudcoreano Stephen Kim Sou-Hwan

 

Al via oggi, alla Cittadella d’Assisi, il 60.mo Convegno giovani organizzato dalla Pro Civitate Christiana

 

Scandali bancari in Cina: emesse 799 condanne dopo l’inchiesta dell’autorità bancaria di Pechino

 

Inizia domani a Camaldoli il XXV Convegno giovanile sul tema “Pellegrini della materia: una rilettura dell’anima attraverso il corpo”

 

24 ORE NEL MONDO:

Ancora tensione nel nord della Striscia di Gaza, dopo l’annuncio, ieri, della fascia di sicurezza

 

 In Indonesia, gli ex ribelli indipendentisti del movimento Aceh Libero  annunciano lo scioglimento

Almeno 10 soldati uccisi in un agguato nello Sri Lanka settentrionale

 

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

27 dicembre 2005

 

 

L’USO DELLA TECNOLOGIA VA ORIENTATO AL SERVIZIO DELL’UOMO

PER EVITARE SFRUTTAMENTI. LA RIFLESSIONE DEL PROF. NICOLA CABIBBO

SULLE PAROLE DI BENEDETTO XVI NELLA BENEDIZIONE URBI ET ORBI

- Intervista con lo studioso -

 

Hanno suscitato notevole eco le parole pronunciate da Benedetto XVI la mattina di Natale, prima della Benedizione Urbi et Orbi. In particolare, il Papa ha messo in guardia sul rischio di “un’atrofia dello spirito” che l’uomo dell’“era tecnologica” può correre se decide di anteporre l’intelligenza e l’abilità tecnica alla propria interiorità.  “L’età moderna – ha detto tra l’altro Benedetto XVI - è spesso presentata come risveglio dal sonno della ragione, come il venire alla luce dell’umanità che emergerebbe da un periodo buio. Senza Cristo, però, la luce della ragione non basta a illuminare l’uomo e il mondo”. Su queste affermazioni ha riflettuto il prof. Nicola Cabibbo, docente di Fisica teorica all’Università La Sapienza di Roma e presidente della Pontificia Accademia delle Scienze, intervistato da Alessandro De Carolis:

        

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R. – Il pericolo evidenziato dal Papa è un pericolo reale, non è solo un pericolo spirituale. Il Santo Padre stesso ne parla quando accenna al degrado ambientale che pone a rischio il futuro del pianeta. Il problema è che la tecnologia deve essere capita e guidata.

 

D. – Nell’immaginario collettivo, lo scienziato o l’inventore di meraviglie tecnologiche sono spesso considerati atei o agnostici, come se intelligenza e anima fossero attori di un contrasto insanabile. Qual è la sua esperienza in questo senso?

 

R. – Io non ho mai visto un contrasto tra la verità della scienza e la verità della fede. Il problema, semmai, è di un diaframma che la tecnologia pone tra l’uomo e la natura e quindi, in un certo senso, anche tra l’uomo e la percezione della divinità. Se abbiamo solo a che fare con computer, televisori ecc., perdiamo di vista l’esistenza di una natura sottostante a questa tecnologia. E’ un problema serio che va affrontato anche con l’educazione. Man mano che l’esperienza vissuta di un ragazzo, ad esempio, è sempre più mediata da strumenti tecnologici, diventa ancora più importante il ruolo dell’educazione e la conoscenza della natura.

 

D. – Quindi, prof. Cabibbo, possiamo dire che le parole del Papa possono essere intese anche nel senso di questo riequilibrio…

 

R. – Per un certo verso sì. Invitano a non perdere di vista il fatto che l’uomo è parte del mondo naturale, del pianeta, e deve conoscerlo per poter valutare e non essere vittima dei “venditori”. La tecnologia deve corrispondere alle necessità e agli interessi dell’uomo e non alle necessità e agli interessi di chi vende tecnologia.

 

D. – C’è anche la tecnologia dietro alla facilità con cui oggi una parola del Papa, come ad esempio la Benedizione Urbi et Orbi, arriva facilmente in ogni angolo del pianeta. Quindi, possiamo dire che è l’uomo a fare la tecnologia e non la tecnologia che fa l’uomo…

 

R. – E’ l’uso che si fa della tecnologia che la rende ‘buona’ o ‘pericolosa’. In altre parole, da scienziato direi che l’uomo non deve pensare in ‘termini tecnologici’. Il pericolo è l’inaridimento: perdere la visione più lunga, la visione della natura. La tecnologia non deve essere un diaframma che si chiude, una prospettiva tutta tecnologica, perché sarebbe falsa.

 

D. – Dunque, si potrebbe concludere, paradossalmente, che anche la tecnologia ha un’anima…

 

R. – Deve averla, altrimenti diventa per l’appunto fredda e si allontana dall’apprezzamento delle cose belle, delle cose naturali, e quindi anche dal pericolo di non saperle ben governare.

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IL MAGISTERO MARIANO DI GIOVANNI PAOLO II

AL CENTRO DEL 26.MO CONVEGNO ROMANO “FINE ANNO CON MARIA”

- Intervista con padre Ermanno Toniolo -

 

E’ il 26.mo anno consecutivo che a Roma si tiene il Convegno ‘Fine anno con Maria’, promosso dal Centro di cultura mariana ‘Madre della Chiesa’ di via del Corso a Roma e diretto da padre Ermanno Toniolo, assieme alle Suore Figlie della Chiesa. Un Convegno di carattere pastorale, riservato a sacerdoti, religiosi, religiose, e con ampia partecipazione di laici, che vengono ogni anno da tutt’Italia. Le conferenze, da domani a venerdì prossimo, saranno incentrate sul magistero mariano di Papa Wojtyla. Giovanni Peduto ha chiesto a padre Ermanno Toniolo, dei Servi di Maria, qual è stato il contributo di Giovanni Paolo II alla riflessione teologica della Chiesa su Maria:

 

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R. – E’ stato un contributo su tutti i campi, possiamo dire, e in profondità. In particolare la sua enciclica Redemptoris Mater ha segnato una tappa e una svolta e, insieme, una continuità con il Concilio. D’altra parte, un approfondimento molto singolare, in quanto ha tracciato le piste per la riscoperta, in primo luogo, della persona di Maria nel suo itinerario di fede e nel suo itinerario d’amore, che l’ha resa Madre non solo del Redentore ma di tutti i redenti; in secondo luogo, la riscoperta della sua mediazione materna, per cui egli, Giovanni Paolo II, ha potuto reintrodurre questa parola tanto difficile e discussa, sulla mediazione di Maria, in un contesto ecclesiale universale. Terzo punto: il cammino della Chiesa e di conseguenza il cammino ecumenico, il cammino verso l’unità alla luce del Magnificat di Maria. E’ un canto aperto a tutte quante le confessioni cristiane, che può far ricondividere insieme il cammino unitario della Chiesa delle origini e ritrovare perciò l’unità nella fede, nella celebrazione e nella vita.

 

D. – Quale spiritualità mariana viene dal magistero di Giovanni Paolo II?

 

R. – Possiamo dire anzitutto che è una spiritualità che scaturisce da un rapporto profondo con Maria, il rapporto che ci lega individualmente, comunitariamente, ecclesialmente a Colei che è la Mater Ecclesiae, come l’ha proclamata Paolo VI, nel chiudere il terzo periodo conciliare il 21 novembre del 1964. Il Papa, però, ha approfondito in modo particolare la spiritualità sacerdotale, la spiritualità religiosa, la spiritualità personale e in particolare l’affidamento. L’affidamento a Maria è diventato quasi il motivo di fondo di Giovanni Paolo II, per cui lui stesso andando in tutti i continenti, incontrando tutte le comunità, ha sempre affidato nazioni, comunità, istituzioni alla Madre di Dio. E’ diventato perciò, il suo affidarsi a Maria, non soltanto un modo per essere protetti da lei, ma per imparare da lei il cammino della fede e della fedeltà al Signore. Quindi, la sua spiritualità mariana è profondissima e nel prossimo convegno sarà lungamente sottolineata.

 

D. – Come Giovanni Paolo II inseriva il mistero mariano nella prospettiva ecumenica?

 

R. – La prospettiva ecumenica è una prospettiva che lui sentiva fortissima nel cuore. Avrebbe voluto abbracciare tutte le Chiese e ha fatto di tutto per poter incontrare le varie comunità cristiane d’Occidente e d’Oriente. Ricordiamo tutti l’incontro con il Patriarca ecumenico di Costantinopoli in Vaticano, ricordiamo l’incontro in Romania, gli incontri anche nel nord, in Germania, e altrove, con le confessioni luterane, ecc. E’ stato, dunque, un efficace promotore non solo dei dialoghi, ma dell’unità delle Chiese e dell’importanza di tale unità. Ora, il tema “Maria”, naturalmente, è un tema tanto delicato, e nel suo lungo Pontificato e nel laborioso lavorio che c’è stato di approfondimento della figura di Maria è emerso, soprattutto verso la fine, questo tema, nei contatti con i luterani, nei contatti con gli anglicani, ecc. Io direi che veramente l’opera di Giovanni Paolo II, in campo ecumenico, in tema mariano, sia stata di una profondità eccezionale, per un futuro di grande speranza per il dialogo sia con l’Oriente ortodosso come pure con le Chiese della Riforma.

 

D. – Maria è stata una presenza costante nella vita e nel magistero di Giovanni Paolo II: basti pensare all’importanza che ha dato alla devozione del Rosario…

 

R. – Non solo: è nel Totus Tuus che ha scoperto Maria, per così dire, l’ha davvero sentita come Madre e l’ha riscoperta nella profondità della sua donazione a Lei. Non è solo il Rosario. Il Rosario è una grande cosa. L’Anno del Rosario, la novità del Rosario con i misteri della Luce che ha introdotto nel Rosario, sono un tesoro che rimarrà duraturo nei secoli. Ma è importante sottolineare la sua personale donazione alla Vergine che ha ripetuto fin sul letto di morte: “Totus tuus ego sum”. Si è trattato di un affidamento non soltanto generico. Tutto il suo programma è stato quello di affidare la Chiesa, affidare se stesso, il suo ministero, la sua persona, la sua missione alla Madre di Dio, per condividere con lei le ansie del mondo, le speranze del mondo, e portare l’umanità a quella fonte di vita che è Cristo. Maria è la grande strada che ci porta all’unico Signore, unico mediatore che è Gesù. Quindi, il Papa l’ha sentito fortissimo questo: “Totus tuus ego sum”.

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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”

 

 

Prima pagina - "Fidati di Lui!"; uomo moderno, lasciati prendere per mano dal Bambino di Betlemme: nel Messaggio "Urbi et Orbi" 2005 Benedetto XVI invita l'umanità ad accettare il "paradosso del Natale", scoperta della Verità che rende liberi e dell'Amore che trasforma l'esistenza.

 

Servizio vaticano - Una pagina dedicata alla celebrazione del Natale nelle Diocesi italiane.

 

Servizio estero - Kenya: assassinato un sacerdote salesiano.

Iraq: scoperta una fossa comune nella città di Kerbala.

 

Servizio culturale - Un articolo di Emilia Paola Pacelli dal titolo "Il sipario strappato... e fu la Gioia": dopo il Natale.

Per l'"Osservatore libri" un articolo di Armando Genovese dal titolo "Il fascino discreto della santità": "Storie di santi e di diavoli"; i Dialoghi di Gregorio Magno nella Collana della Fondazione Valla. 

 

Servizio italiano - In rilievo il tema dell'economia.

 

 

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OGGI IN PRIMO PIANO

27 dicembre 2005

 

 

UCCISO A NAIROBI, IN KENYA, NELLA NOTTE DI NATALE UN SACERDOTE SALESIANO.

AVEVA APPENA CELEBRATO LA MESSA DI MEZZANOTTE

- Con noi, padre Renato Kizito Sesana -

 

 Proprio nella notte di Natale in Kenya è tornata la violenza ai danni di un religioso. Padre Philip Valayam, un salesiano indiano docente in un college universitario cattolico di Nairobi, è stato ucciso poco dopo aver officiato la Messa di mezzanotte. Non è la prima volta che nel Paese africano viene assassinato un sacerdote. Sulla ricostruzione dei fatti, ecco la testimonianza di padre Renato Kizito Sesana, direttore della radio cattolica del Kenya, raggiunto telefonicamente a Nairobi da Giada Aquilino:

 

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R. – Purtroppo, è stata una rapina finita male. L’unico testimone di questa vicenda è un ragazzo, un bambino di strada, che aveva un problema e che padre Philip stava portando a casa per farlo curare. Aveva appena celebrato la Messa di Natale in un centro per bambini di strada, stava tornando a casa e a 200 metri dalla casa ha trovato la strada ostruita da un palo della luce. E’ sceso dall’auto pensando di rimuovere questo palo e in quel momento è stato attorniato da persone che gli hanno chiesto le chiavi della macchina. Lui appena si è mosso ha ricevuto un colpo diretto alla testa, fra gli occhi. Quindi, è morto istantaneamente.

 

D. – Sono state organizzate cerimonie in sua memoria?

 

R. – I ragazzi di strada ed i superiori dei Salesiani hanno celebrato una Messa esattamente nel posto in cui è stato ucciso, in mezzo alla strada. Certo, è stato un grande shock per tutti. Una cosa di questo genere, nel giorno di Natale, ha provocato un grande shock. Si era attivata un po’ di solidarietà per i bambini di strada qui, localmente, a Nairobi, e un prete che nel suo tempo libero si dedicava a loro, si interessava a loro, viene ucciso in un modo così brutale.

 

D. – Padre, a Nairobi e in Kenya in generale, in che condizioni operano i missionari?

 

R. – Siamo rispettati sia dalle autorità sia dalla stragrande maggioranza della gente. Quindi, non c’è assolutamente ostilità verso i missionari. Purtroppo, c’è un clima di insicurezza, come c’è un po’ in tutte le grandi città e le grandi città povere del Sud del mondo: ci sono rapine, attacchi, a volte è pericoloso muoversi di notte, ma questo vale per tutti. Purtroppo, con le guerre che ci sono state tutto intorno al Kenya, dall’Uganda al Sudan, alla Somalia, Paesi in cui circolano armi a costi bassissimi, ci sono molte armi anche in Kenya. La malavita oggi ha a disposizione armi a pochissimo prezzo.

 

D. – Qual è il messaggio della Chiesa?

 

R. – Il messaggio nostro è certamente contro la violenza, ma facendo una chiara distinzione e non colpevolizzando il Kenya in genere o invocando, appunto, una forma di persecuzione che non esiste assolutamente. E’ un richiamo, tra l’altro fatto costantemente dai vescovi del Kenya, a rispettare la vita di tutti, non solo dei missionari e dei preti. Purtroppo, se uno guarda la lista dei missionari uccisi in Kenya negli ultimi anni, è abbastanza lunga. C’è il vescovo Locati, ucciso l’anno scorso in luglio, con un altro padre che è stato ucciso alla periferia di Nairobi quasi esattamente due anni fa … Dobbiamo lavorare perché non venga ammazzato nessuno!

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IN IRAQ, ANCORA MANIFESTAZIONI DOPO CHE LE LEGISLATIVE DEL 15 DICEMBRE

SCORSO  CONFERMEREBBERO LA MAGGIORANZA SCIITA IN PARLAMENTO

- Intervista con Younis Tawfik -

 

Si vive una nuova giornata di violenze in Iraq: c’è stato infatti un ennesimo rapimento. Sequestrato, questa volta, il direttore generale di una ditta farmaceutica, prelevato con la forza tra Al-Dor e Samarra. A Kirkuk, invece, un ufficiale dell’esercito iracheno è stato ucciso in un attacco al convoglio sul quale viaggiava. A Kerbala, nel sud, è stata scoperta poi una nuova fossa comune con decine di corpi. Ma a Baghdad è il giorno di una ulteriore manifestazione di sunniti e laici contro le legislative del 15 dicembre scorso. Ma qual è, il significato di questa protesta? Salvatore Sabatino lo ha chiesto al giornalista iracheno sunnita Younis Tawfik:

 

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R. – Il motivo di questa manifestazione è la contestazione del risultato che da ancora una volta alla componente sciita guidata dal al Hakim, filo-iraniana, la maggioranza assoluta in Parlamento. Dunque, la parte che prospettava almeno di poter bilanciare questa imponenza degli sciiti, oggi si trova poi spiazzata.

 

D. – C’è il pericolo che questa manifestazione possa trasformarsi in un primo passo di un confronto non democratico?

 

R. – Credo di sì, anche perché l’accusa è di imbrogli e di falsificazioni. Vista la massiccia partecipazione dei sunniti e della componente laica e anche del partito di Allawi al voto, la prospettiva era quella di una vincita almeno di questa componente, ovvero il 20 per cento dei seggi dei sunniti spettava comunque a loro, ma questo risultato poi invece non è stato raggiunto. Così anche per quanto riguarda il partito di al Zarqawi, e di altri partiti minori, che erano nella coalizione.

 

D. – Tra l’altro, questa manifestazione si aggiunge a quelle dei giorni passati per l’aumento del prezzo del petrolio; una situazione sempre più incandescente su più fronti, dunque?

 

R. – Sì, anche perché in 13 anni di embargo, in una difficilissima situazione politica ed economica, non c’è mai stato un aumento così drastico del petrolio: da 50 dinari a 150, per cui per il medio cittadino diventa difficile poter pagare una cifra del genere in un Paese che naviga su un mare di petrolio!

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A SAN GREGORIO ARMENO, NEL CUORE DEL CENTRO STORICO DI NAPOLI,

 LA TRADIZIONE DEL PRESEPE SI ARRICCHISCE DI OPERE D’ARTE RELIGIOSA

MA ANCHE DI ATTUALITA’ E FOLKLORE

- Servizio di  Eugenio Bonanata -

 

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(Musica)

 

Via di San Gregorio Armeno, nel cuore del centro storico cittadino, una stradina stretta che da Via dei Tribunali conduce a Via San Biagio dei Librai, un piccolo viottolo che con l’avvicinarsi del Natale diventa crocevia di turisti provenienti da tutta Europa, che si mescolano con artisti napoletani e pellegrini in cerca di magia, di meraviglia e di tradizioni. Una tradizione che si chiama presepe e che affonda le proprie radici anche nella storia partenopea. Amedeo Fantaccioni, capo redattore del quotidiano telematico “Informazione Campania”, ci presenta la zona:

 

R. –E’ una zona canonicamente religiosa della città. In questo quadrilatero, nelle botteghe, già dal700, c’era un fervido movimento degli artigiani. Questo movimento degli artigiani lo vediamo in tutte le piccole botteghe che espongono i loro lavori.

 

D. – Ma cosa si trova davanti il visitatore, arrivato a questo punto?

 

R. – All’interno di ogni realtà presepiale, di ogni presepe, anche i più piccoli, viene riprodotto lo stesso habitat che noi ci troviamo di fronte. Per cui il visitatore si trova in un mega presepe e visita dei piccoli presepi, come se fosse una matrioska.

 

Secondo la caratteristica della città, dunque, in questa area il mercato dei presepi non viene istallato, ma è la stessa via a farsi mercato. La calca, che ha spinto ad istituire il senso unico per i pedoni, rischia di compromettere l’osservazione attenta dei pezzi più preziosi, delle vere e proprie opere d’arte religiosa. Ancora Amedeo Fantaccioni:

 

R. – Ci sono dei veri e propri capolavori, per quanto riguarda i bambinelli, ma soprattutto per quanto riguarda la Madonna. Infatti, alcuni presepi - quelli settecenteschi - sono stati particolarmente curati e ancora oggi gli abiti della Madonna sono quelli più preziosi, perché impreziosiscono la “povertà” del presepe.

 

Più che di artigiani, si tratta di veri e propri artisti che hanno appreso il mestiere dei propri genitori, tramandandolo a loro volta ai propri figli. A Giuseppe Ferrigno, che è uno dei più esperti in Via di San Gregorio Armeno, e gli abbiamo chiesto quale sia la statua più preziosa del suo presepe:

 

R. – Il pastore più qualificato del mio presepe è il “Benino”, cioè il Dormiendo. Il papà, che si chiama Armete, disse a Benino: “Svegliati che è nato il Redentore!”. Lui era un mandriano che prese un gregge di pecore e si incamminò per andare dove si trovava il Messia. Ogni pastore ha la sua leggenda.

 

D. – Secondo lei, qual è il valore del presepe nella casa dei napoletani oggi, cioè come viene accolto?

 

R. – Il presepe è la riunione della famiglia, perché quando si fa un presepe c’è la critica familiare. Il nipote risponde al nonno, dicendo che ha sbagliato, che non ha messo la pecora, non ha fatto la pietra consumata. Così il figlio…E si riunisce la famiglia.

 

(Musica)

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AVEVO FAME AVEVO SETE: IN UN VOLUME L’IMPEGNO DI

MONS. LUIGI DI LIEGRO A FAVORE DEI POVERI.

AUTORE IL VATICANISTA ORAZIO LA ROCCA

- Intervista con Luigina Di Liegro -

 

E’ uscito in questi giorni Avevo fame Avevo sete il volume intitolato a Mons. Luigi Di Liegro, primo Direttore della Caritas Diocesana di Roma, pubblicato dalle edizioni Studium. 130 pagine scritte dal vaticanista del quotidiano La Repubblica, Orazio La Rocca, che raccontano la storia dell’Ostello di Via Marsala, a Roma, l’opera simbolo dell’impegno a favore dei poveri avviata dal sacerdote che Giovanni Paolo II definì Il profeta degli ultimi. Davide Dionisi ha intervistato la nipote Luigina Di Liegro:

 

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         Abbiamo con noi in studio oggi la nipote di don Luigi, Luigina Di Liegro, che attraverso la fondazione intitolata al compianto direttore della Caritas, costituita nel ’99, si propone di mantenere vivi la memoria e il pensiero dello zio, attraverso lo svolgimento di attività sociali, tese a promuovere e a tutelare il rispetto della dignità della persona umana e il dovere della solidarietà:

 

R. – Il libro di Orazio La Rocca racconta la storia di un servizio per i poveri, ideato da don Luigi, quello dell’Ostello Caritas. E’ stato ideato da lui e attuato in collaborazione con gli uomini e le donne dell’istituzione di allora e con tutti quei volontari che già da qualche anno lo accompagnavano.

 

D. – Nella prefazione al libro lei scrive: “Mio zio don Luigi, profezia, denuncia e solidarietà”. Perché sintetizza così la figura del sacerdote?

 

R. – Don Luigi è stato profetico, è stato capace di denunciare le situazioni di degrado che si trovavano nella città di Roma. E’ stato un uomo che ha espresso la solidarietà attraverso la sua missione evangelica.

 

D. – Perché la scelta di una fondazione per continuare il suo lavoro?

 

R. – La Fondazione Di Liegro è stata voluta da amici di don Luigi e anche dalla Caritas di Roma, dal cardinale Ruini, che qualche mese dopo la scomparsa di don Luigi ha pubblicamente annunciato la formazione di questa Fondazione. La Fondazione Di Liegro serve perché aiuta a testimoniare, a far riconoscere nella vita di don Luigi quei segni, che noi diciamo di santità, che aiutano i cristiani a vivere la loro vita di fede.

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CHIESA E SOCIETA’

27 dicembre 2005

 

APPROVATO IN EXTREMIS, DOPO UN LUNGO BRACCIO DI FERRO

TRA PAESI RICCHI E POVERI, IL BILANCIO BIENNALE DELLE NAZIONI UNITE.

L’ACCORDO PREVEDE UN TETTO DI SPESA DI 950 MILIONI DI DOLLARI NEL 2006,

SUFFICIENTI SOLO PER I PRIMI SEI MESI,

SE NON SARANNO VARATE LE DOVUTE RIFORME

 

NEW YORK. = Entro la fine di marzo 2006, Kofi Annan presenterà all'Assemblea generale dell’ONU nuove proposte per una riforma del Segretariato. Lo ha dichiarato lo stesso segretario generale delle Nazioni Unite, dopo il varo del bilancio biennale del Palazzo di Vetro. Approvazione arrivata in extremis, alla vigilia di Natale, dopo un lungo braccio di ferro, frutto di un compromesso tra Paesi ricchi e Paesi in via di sviluppo. L'accordo prevede che l’ONU possa inizialmente spendere nel 2006 non più di 950 milioni di dollari, con ogni probabilità sufficienti solo per la prima metà dell'anno. Solo quando il segretario generale certificherà che l’organizzazione internazionale ha varato adeguate riforme alla propria gestione sarà sbloccata la seconda metà dei fondi messa a disposizione delle Nazioni Unite. L’accordo è stato raggiunto per consenso dopo settimane di negoziato ed una maratona finale nell’ufficio privato di Jan Eliasson, presidente svedese dell’Assemblea Generale, in vista della scadenza del 31 dicembre. Il tetto di spesa era stato chiesto da Stati Uniti, Giappone, Unione Europea ed altre nazioni ricche che in totale coprono l’85 per cento dei costi dell’ONU. Il Gruppo dei 77, che rappresenta 132 Paesi in via di sviluppo e la Cina, aveva invece chiesto un tetto più alto. La mediazione dell’Unione europea ha poi aiutato le parti a convenire su un bilancio sufficiente per l’ONU, ma che riconosca la necessità urgente delle riforme, soprattutto nel settore dirigenziale. Il Gruppo dei 77 ha a sua volta ottenuto, come aveva chiesto, un bilancio biennale: l’Assemblea Generale lo ha fissato a 3,798 miliardi di dollari per 2 anni. Se però in giugno l’Assemblea generale dovesse decidere che le riforme segnano ancora il passo, l’ONU potrebbe trovarsi in grave crisi finanziaria (R.G.) 

 

 

“UNA VERGOGNA CHE DEVE FARCI RIFLETTERE”: COSI’, IL CARDINALE SUDCOREANO, STEPHEN KIM SOU-HWAN, SULLO SCANDALO DEL PIONIERE DELLA CLONAZIONE TERAPEUTICA, HWANG WOO-SUK, CHE HA AMMESSO DI AVER FALSIFICATO

I RISULTATI DELLE SUE RICERCHE

 

SEOUL.= “Una vergogna” che non permette alla Corea neppure di “sostenere lo sguardo del mondo”. Così, il cardinale Stephen Kim Sou-hwan, commosso fino alle lacrime, commenta la serie di scandali che ha investito il prof. Hwang Woo-suk, “pioniere” della clonazione terapeutica. In un’intervista al settimanale dell’arcidiocesi di Seoul, Pyonghwa-Shinmun, di cui riferisce l’agenzia AsiaNews, il porporato ha sottolineato che il caso del prof. Hwang “non è un problema circoscritto al singolo individuo o a un gruppo, ma investe tutta la nostra società, che ha perso il valore dell’onestà”. Nell'intervista, ripresa in questi giorni dai maggiori quotidiani nazionali e trasmessa nei notiziari della sera, il cardinale Sou-hwan si augura che questa “crisi” sia “occasione per guardare indietro e accorgersi di come abbiamo ignorato la verità”. Hwang era trattato come un eroe in patria e le sue ricerche sono state finanziate dal governo, che fino ad ora ha stanziato oltre 33 milioni di euro in favore del suo laboratorio. La sua reputazione è iniziata a crollare quando un co-autore della pubblicazione, Roh Sung-il, ha definito “false” le fotografie che accompagnavano il testo pubblicato sulle riviste scientifiche. Ora una Commissione di inchiesta indipendente sudcoreana ha accertato che i risultati delle ricerche sulle cellule staminali, presentati come una novità mondiale in un articolo su Science pubblicato dal professore sudcoreano, erano falsificate. Hwang si è dimesso dall’incarico di professore all’Università di Seoul. (A.G.)

 

 

AL VIA OGGI, ALLA CITTADELLA D’ASSISI, IL 60.MO CONVEGNO GIOVANI

 ORGANIZZATO DALLA PRO CIVITATE CHRISTIANA. PARTECIPANO ALL’EVENTO PERSONALITA’ DELLO SPORT, DEL MONDO DEL LAVORO E IMPEGNATI NEL SOCIALE.

LE CONCLUSIONE DELL’INCONTRO SARANNO AFFIDATE

AL VESCOVO DI PALESTRINA, MONS. DOMENICO SIGALINI

 

ASSISI.= Organizzato dalla Pro Civitate Christiana in collaborazione con un ampio ventaglio di associazioni: Pax Christi, Exodus, Agesci, Educatori Senza Frontiere, Gioventù Aclista, Centro Sportivo Italiano e Giovani Amici della Cittadella, si terrà dal  27 al  31 dicembre alla Cittadella il 60.mo Convegno Giovani sul tema “Passioni in esododeserto, tenda, terra promessa.” Già nel titolo – spiegano gli organizzatori – “è presente l’icona del frammento, linee spezzate che attraversano l’universo giovanile nella sempre ricorrente tensione alla scoperta di senso e di significato nella vita”. Su questi temi si svilupperà la struttura del Convegno Giovani. Del male di vivere e passioni parlerà la filosofa Laura Boella, dell’Università Statale di Milano, mentre su miraggi e oasi porteranno la loro testimonianza  sia sportivi olimpionici come Scarpa e Vezzali sia chi come la Truccolo, diversamente abile, ha trovato nella competizione sportiva la capacità di diventare campionessa alle paraolimpiadi. L’idea di tenda si collega al movimento ed all’incontro, ma insieme è luogo di sosta e rifugio. Così nella carovana dei popoli e dei movimenti si inserirà la sociologa Elena Besozzi dell’Università Cattolica di Milano. Il pedagogista Giuseppe Vico, docente presso la stessa Università, si soffermerà sul tema tempo di attraversare, bisogno di abitare, mentre il punto di vista terapeutico del so stare nel deserto verrà trattato dallo psichiatra e psicoterapeuta Alessandro Meluzzi. Nell’orizzonte della terra promessa (lavoro, politica, arte, musica, spiritualità) si confronteranno voci di giovani testimoni e di autorevoli relatori, da Tonio Dell’Olio di “Libera International” a Savino Pezzotta, segretario nazionale CISL; dalla sociologa Katiuscia Marini, sindaco di Todi alla piccola sorella Paola Maria, missionaria a Cuba, che svilupperanno il nuovo alfabeto delle passioni. A conclusione dei lavori, il vescovo di Palestrina, mons. Domenico Sigalini, accanto a don Antonio Mazzi, fondatore Comunità Exodus, cercherà risposta alla domanda inseguiti dal sogno di Dio? (A.G.)

 

 

SCANDALI BANCARI IN CINA: EMESSE 799 CONDANNE DOPO L’INCHIESTA DELL’AUTORITA’ BANCARIA DI PECHINO

SUI QUATTRO PRINCIPALI ISTITUTI DI CREDITO STATALI,

CHE HA RILEVATO ILLECITI NEL 2005 PER 73 MILIARDI DI DOLLARI

 

PECHINO. = Scandali bancari in Cina. Sono ben 799 le condanne penali, seguite alle indagini svolte dalla Commissione nazionale di controllo bancario (China Banking Regulation Commission - CBRC), l’Autorità bancaria di Pechino, sui quattro principali Istituti di credito cinesi, tutti statali: Bank of China, China Construction Bank, Industrial and Commercial Bank of China e Agricultural Bank of China. Gli arrestati sono tutti membri dello staff delle banche, e i reati dei quali sono accusati vanno dalla diversione di fondi all’appropriazione indebita. L’Autorità bancaria di Pechino  aveva reso noti ieri i risultati dei controlli, che hanno rilevato illeciti per 588,5 miliardi di yuan - circa 73 miliardi di dollari - nelle operazioni svolte dalle “quattro grandi” banche nel 2005. La corruzione è una piaga diffusa nel sistema bancario cinese e si è aggravata con le riforme economiche. Secondo i dati OCSE, nel 2004 una quota tra il 3 e il 5 per cento del Prodotto interno lordo cinese è rappresentata da illeciti, per un ammontare totale compreso tra i 409 e i 683 miliardi di yuan, ovvero dai 50 agli 84 miliardi di dollari. Negli ultimi anni il governo centrale ha però attuato una forte stretta legalitaria, in vista dell’apertura ai mercati del sistema bancario cinese, prevista per la fine del 2006. Questo impegno, che Pechino ha preso per essere ammessa nella Organizzazione mondiale del commercio (World Trade Organization WTO), prevede, tra l’altro, che le “quattro grandi” banche, che occupano il 55 per cento del mercato interno, vengano quotate in borsa. In Cina esistono 189 banche e 30 mila Cooperative di credito, per un valore complessivo di 30 mila miliardi di yuan, ovvero 3.700 miliardi di dollari. (R.G.) 

 

 

INIZIA DOMANI A CAMALDOLI IL XXV CONVEGNO GIOVANILE SUL TEMA

“PELLEGRINI DELLA MATERIA: UNA RILETTURA DELL’ANIMA ATTRAVERSO IL CORPO”,

E SI CONCLUDERÀ CON LA VEGLIA DI PREGHIERA PER LA PACE

 

CAMALDOLI.= Un progetto di approfondimento critico dei linguaggi mistici: è quanto si propone il XXV convegno giovanile di Camaldoli, al via domani, sul tema “Pellegrini della materia”. L’incontro, che durerà quattro giorni, cercherà di mettere in rapporto i vari campi dell’esperienza artistico-letteraria contempo-ranea con quella parte della religione di solito tenuta a distanza per la sua costitutiva difficoltà, appunto l’esperienza mistica. I promotori dell’evento sono convinti che “il linguaggio mistico e i codici artistico-letterari possano essere fonti preziose per un dialogo interessante, sia dal punto di vista religioso, sia dal punto di vista della ricerca culturale, artistica e letteraria”. La tematica sarà affrontata a partire dalle relazioni e dal dibattito della mattina, per poi essere riflettuta nei gruppi d’interesse del pomeriggio, mantenendo sempre un clima di dialogo con la comunità monastica ospitante. Il convegno si concluderà con una veglia di preghiera per la pace. (A.G.)

 

 

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24 ORE NEL MONDO

27 dicembre 2005

 

 

- A cura di Roberta Moretti -

        

Sei militanti di Al Qaeda, che facevano parte di un gruppo di 37 attivisti islamici incriminati per legami con movimenti armati in Iraq e in Arabia Saudita, sono stati condannati a morte oggi da un tribunale del Kuwait per aver partecipato a sanguinosi scontri con la polizia in gennaio. Un settimo imputato di nazionalità kuwaitiana, anch’egli appartenente alla Brigata Leoni della penisola collegata alla rete del terrore di Osama Bin Laden, è stato condannato all’ergastolo. Alcuni dei condannati hanno confessato l’intenzione di compiere attacchi suicidi.

 

Cresce la tensione nel nord della Striscia di Gaza. Dopo le dichiarazioni di ieri del governo Sharon sulla creazione di una fascia di sicurezza in territorio palestinese, raid sono stati condotti dall’aviazione israeliana in risposta al lancio di razzi Qassam da parte palestinese. Fonti israeliane confermano che sono stati colpiti alcuni edifici chiave utilizzati dai Martiri delle Brigate di al-Aqsa per reclutare combattenti. La decisione di realizzare una zona cuscinetto nella parte settentrionale della Striscia, interdetta alla popolazione palestinese, non è stata vista, tuttavia, con favore dai dirigenti di al-Fatah, a un mese di distanza dalle elezioni legislative palestinesi del gennaio 2006. Si teme infatti la rimonta dei fondamentalisti di Hamas. Per questo motivo, al-Fatah ha reso noto che concorrerà alle politiche con una lista unica.

 

Resta altissima la tensione tra il Ciad e il Sudan, contro il quale Ndjamena ha dichiarato nei giorni scorsi lo stato di belligeranza. Il rischio che esploda un conflitto tra i due Paesi africani ha messo in moto la diplomazia di vari organismi internazionali. Il servizio di Giulio Albanese:

 

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L’Organizzazione per la Conferenza islamica ha lanciato un monito a Ciad e Sudan affinché si adoperino a bloccare la crescente tensione che si è creata tra i due Paesi e che rischia di esplodere in un conflitto armato. E anche l’Unione Africana, che ha prontamente inviato delegazioni negoziali in Ciad e Sudan, ha fatto intendere che non si può giocare con il fuoco e che occorre, dunque, trovare in tempi brevi una soluzione. Ndjamena ha proclamato venerdì sera lo stato di belligeranza con il Sudan, che accusa di appoggiare formazioni di insorti ammutinati dell’esercito regolare, che cercano di rovesciare il governo del presidente Idriss Déby. Nei giorni precedenti queste formazioni antigovernative ciadiane avevano attaccato una città di confine, provocando tra i 100 e i 300 morti, a seconda delle fonti. Dopo di che l’esercito ciadiano ha inseguito gli attaccanti fino in Sudan, dove questi hanno i loro campi base. Karthoum al momento nega ogni coinvolgimento e ha anche proposto pattugliamenti comuni con le truppe del Ciad lungo la linea di confine.

 

Per la Radio Vaticana, Giulio Albanese.

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Veniamo, ora, alle celebrazioni per ricordare le vittime dello tsunami. Tra veglie di preghiera, fiori, candele accese, canti e silenzi, 11 Paesi dell’Oceano Indiano hanno ricordato ieri l’orribile catastrofe di un anno fa, quando, in pochi minuti, la furia del mare impazzito a causa di un potente sisma, inghiottì 230 mila persone. Maria Grazia Coggiola:

 

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La tragedia dello tsunami ha mostrato che il mondo, quando vuole, può essere molto generoso. Le donazioni sono state di 13,6 miliardi di dollari, una cifra record nella storia dell’assistenza umanitaria. Le commemorazioni sono iniziate ieri con il presidente indonesiano, Susilo Bambang Yudhoyono, che alle 8.16, nel capoluogo di Banda Aceh ha attivato una sirena per osservare un minuto di silenzio. Il primo ministro tailandese, Thaksin Shinawatra, invece, ha posato la prima pietra di una fondazione di un memoriale su una spiaggia, dove le famiglie dei turisti stranieri, in una commovente cerimonia sulla sabbia, hanno acceso e lanciato in cielo 5 mila lanterne, una per ogni vittima. In Sri Lanka, davanti al relitto del treno passeggeri dove sono morte mille persone, religiosi delle tre fedi – buddista, induista e cristiana – hanno innalzato canti religiosi davanti al mare. In India, invece, in un villaggio dove sono morti in 5 mila, i pescatori non sono usciti in mare in segno di lutto, ma sono stati a riva a pregare per chi quella mattina di Santo Stefano è stato meno fortunato di loro.

 

Per la Radio Vaticana, Maria Grazia Coggiola.

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Nello Sri Lanka settentrionale, almeno 10 soldati sono rimasti uccisi oggi, mentre erano a bordo di un veicolo, per l’esplosione di una potente mina a frammentazione a Puloly, nella penisola di Jaffna. Secondo le autorità locali, la responsabilità dell’attentato sarebbe da attribuirsi alle Tigri per la liberazione dell’Eelam Tamil (LTTE). Questo mese, nello stesso territorio, altri 18 militari sono caduti in due attacchi simili.

 

In Indonesia, gli ex ribelli indipendentisti del Movimento Aceh Libero (GAM) hanno annunciato lo scioglimento del loro esercito. Dopo 30 anni di lotta per l’indipendenza della provincia nord-occidentale indonesiana, la decisione è stata presa in conformità all’accordo di pace firmato lo scorso agosto a Helsinki con il governo centrale. Dal 1976 a oggi, la guerra condotta dalle forze armate nazionali di Aceh ha causato la morte di circa quindicimila persone. La pace è stata resa possibile dal drammatico tsunami del 26 dicembre scorso, che ha imposto l’apertura agli aiuti umanitari di una regione dimenticata, in cui l’esercito indonesiano conduceva da tempo una violenta offensiva.

 

Braccio di ferro tra Russia e Ucraina sulla questione dei rifornimenti energetici. Mentre Kiev accampa diritti di prelievo sul gas russo in transito verso i mercati europei, Mosca replica di voler rimettere in discussione i termini dell’affitto della base navale della flotta russa a Sebastopoli, nella penisola di Crimea. All’origine della disputa, la decisione della Russia di far pagare il gas al proprio vicino non più al costo ridotto, riservato finora alle repubbliche ex-sovietiche, ma in base ai listini del mercato mondiale. Se Kiev non accetterà il nuovo prezzo, il gigante energetico russo, Gazprom, minaccia la sospensione dei rifornimenti a partire dal gennaio 2006. Il rischio è alto per l’Ucraina: un blocco delle forniture potrebbe paralizzare il settore industriale, proprio ora che il Paese ha ottenuto dall’Unione europea il riconoscimento dello status di economia di mercato.  

 

Il Consigliere economico del Cremlino, Andrei Illarionov, ha rassegnato le sue dimissioni. Ad annunciarlo è stato lo stesso Illarionov, in una conferenza stampa a Mosca. L'economista, che ha 43 anni ed è considerato un liberista, non ha mai nascosto la sua frustrazione per la lentezza con cui venivano introdotte le riforme economiche in Russia.

        

Decine di studenti africani hanno sfilato oggi in corteo per le vie di San Pietroburgo, assieme a giovani russi e a esponenti delle organizzazioni per i diritti umani, per protestare contro il razzismo e ricordare l’aggressione, il 24 dicembre, contro due studenti del Camerun, uno dei quali è rimasto ucciso. Il giovane è la decima vittima in due anni di episodi di intolleranza razziale nell'ex capitale degli zar.

 

Quattro marine americani sono stati incriminati nelle Filippine per lo stupro di una ventiduenne, avvenuto a novembre a nord-ovest di Manila nella base di Subic Bay. Il pubblico ministero ha prosciolto altri due militari americani coinvolti nell’indagine.  Dopo l’apertura dell’indagine, i sei marine erano stati presi in custodia dall’ambasciata americana a Manila.

 

Con l’obiettivo di evitare altri incidenti mortali, la Cina ha chiuso più di 2.400 miniere di carbone, le cui misure di sicurezza non rispondevano più agli standard minimi. Lo ha rivelato ieri l’agenzia Nuova Cina. Oltre alla chiusura di 12.990 miniere entro l’anno, il piano del governo prevede anche che i proprietari delle cave versino dal primo gennaio un acconto quale “garanzia di sicurezza” che servirà a compensare le famiglie delle vittime in caso di incidente.

In Italia, al termine della seduta straordinaria convocata per discutere della questione dell’amnistia, il presidente della Camera, Pier Ferdinando Casini, ha dato incarico alla commissione Giustizia di Montecitorio di riunirsi e discutere un testo su un provvedimento di clemenza per l’inizio di gennaio. Una volta approvato un testo in commissione - ha precisato Casini - il presidente farà in modo che l’assemblea di Montecitorio lo voti.

 

 

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