RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno XLIX n.
361 - Testo
della trasmissione di martedì 27 dicembre 2005
IL
PAPA E
OGGI IN PRIMO PIANO:
CHIESA E SOCIETA’:
Approvato dopo un lungo braccio di ferro tra Paesi
ricchi e poveri, il bilancio biennale dell’ONU
Scandali bancari in Cina: emesse
799 condanne dopo l’inchiesta dell’autorità bancaria di Pechino
Ancora tensione nel nord
della Striscia di Gaza, dopo l’annuncio, ieri, della fascia di sicurezza
In Indonesia, gli ex ribelli indipendentisti del movimento Aceh Libero annunciano lo scioglimento
Almeno 10 soldati uccisi in un agguato
nello Sri Lanka settentrionale
27
dicembre 2005
L’USO
DELLA TECNOLOGIA VA ORIENTATO AL SERVIZIO DELL’UOMO
PER EVITARE SFRUTTAMENTI. LA
RIFLESSIONE DEL PROF. NICOLA CABIBBO
SULLE PAROLE DI BENEDETTO XVI
NELLA BENEDIZIONE URBI ET ORBI
- Intervista con lo
studioso -
Hanno suscitato notevole eco le
parole pronunciate da Benedetto XVI la mattina di Natale, prima della
Benedizione Urbi et Orbi. In
particolare, il Papa ha messo in guardia sul rischio di “un’atrofia dello
spirito” che l’uomo dell’“era tecnologica” può correre se decide di anteporre
l’intelligenza e l’abilità tecnica alla propria interiorità. “L’età moderna – ha detto tra l’altro
Benedetto XVI - è spesso presentata come risveglio dal sonno della ragione,
come il venire alla luce dell’umanità che emergerebbe da un periodo buio. Senza
Cristo, però, la luce della ragione non basta a illuminare l’uomo e il mondo”.
Su queste affermazioni ha riflettuto il prof. Nicola Cabibbo,
docente di Fisica teorica all’Università La Sapienza di Roma e presidente della
Pontificia Accademia delle Scienze, intervistato da Alessandro De Carolis:
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R. – Il pericolo evidenziato dal Papa è un pericolo reale,
non è solo un pericolo spirituale. Il Santo Padre stesso ne parla
quando accenna al degrado ambientale che pone a rischio il futuro del
pianeta. Il problema è che la tecnologia deve essere capita e guidata.
D. – Nell’immaginario collettivo, lo scienziato o
l’inventore di meraviglie tecnologiche sono spesso considerati atei o
agnostici, come se intelligenza e anima fossero attori di un contrasto
insanabile. Qual è la sua esperienza in questo senso?
R. – Io non ho mai visto un
contrasto tra la verità della scienza e la verità della fede. Il problema,
semmai, è di un diaframma che la tecnologia pone tra l’uomo e la natura e
quindi, in un certo senso, anche tra l’uomo e la percezione della divinità. Se
abbiamo solo a che fare con computer, televisori ecc.,
perdiamo di vista l’esistenza di una natura sottostante a questa tecnologia. E’
un problema serio che va affrontato anche con l’educazione. Man mano che
l’esperienza vissuta di un ragazzo, ad esempio, è sempre più mediata da
strumenti tecnologici, diventa ancora più importante il ruolo dell’educazione e
la conoscenza della natura.
D. – Quindi, prof. Cabibbo, possiamo dire che le parole del Papa possono
essere intese anche nel senso di questo riequilibrio…
R. – Per un certo verso sì.
Invitano a non perdere di vista il fatto che l’uomo è parte del mondo naturale,
del pianeta, e deve conoscerlo per poter valutare e non essere vittima dei
“venditori”. La tecnologia deve corrispondere alle necessità e agli interessi
dell’uomo e non alle necessità e agli interessi di chi vende tecnologia.
D. – C’è anche la tecnologia
dietro alla facilità con cui oggi una parola del Papa, come ad esempio la
Benedizione Urbi et Orbi,
arriva facilmente in ogni angolo del pianeta. Quindi, possiamo dire che è
l’uomo a fare la tecnologia e non la tecnologia che fa l’uomo…
R. – E’ l’uso che si fa della
tecnologia che la rende ‘buona’ o ‘pericolosa’. In altre parole, da scienziato direi che l’uomo non deve pensare in ‘termini tecnologici’. Il pericolo è l’inaridimento: perdere la visione
più lunga, la visione della natura. La tecnologia non deve essere un diaframma
che si chiude, una prospettiva tutta tecnologica, perché sarebbe falsa.
D. – Dunque, si potrebbe concludere, paradossalmente, che anche la tecnologia ha
un’anima…
R. – Deve averla, altrimenti
diventa per l’appunto fredda e si allontana dall’apprezzamento delle cose
belle, delle cose naturali, e quindi anche dal pericolo di non saperle ben
governare.
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IL MAGISTERO MARIANO DI GIOVANNI PAOLO II
AL CENTRO DEL 26.MO CONVEGNO ROMANO “FINE ANNO CON
MARIA”
- Intervista con padre Ermanno Toniolo
-
E’ il
26.mo anno consecutivo che a Roma si tiene il Convegno ‘Fine anno con Maria’, promosso dal Centro di cultura mariana ‘Madre della
Chiesa’ di via del Corso a Roma e diretto da padre
Ermanno Toniolo, assieme alle Suore Figlie della
Chiesa. Un Convegno di carattere pastorale, riservato a sacerdoti, religiosi,
religiose, e con ampia partecipazione di laici, che vengono ogni anno da
tutt’Italia. Le conferenze, da domani a venerdì prossimo, saranno incentrate
sul magistero mariano di Papa Wojtyla. Giovanni Peduto ha chiesto a padre
Ermanno Toniolo, dei Servi di Maria, qual è stato il
contributo di Giovanni Paolo II alla riflessione teologica della Chiesa su
Maria:
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R. – E’ stato un contributo su
tutti i campi, possiamo dire, e in profondità. In particolare la sua enciclica Redemptoris Mater
ha segnato una tappa e una svolta e, insieme, una continuità con il Concilio.
D’altra parte, un approfondimento molto singolare, in quanto ha tracciato le
piste per la riscoperta, in primo luogo, della persona di Maria nel suo
itinerario di fede e nel suo itinerario d’amore, che l’ha resa Madre non solo
del Redentore ma di tutti i redenti; in secondo luogo, la riscoperta della sua
mediazione materna, per cui egli, Giovanni Paolo II,
ha potuto reintrodurre questa parola tanto difficile e discussa, sulla
mediazione di Maria, in un contesto ecclesiale universale. Terzo punto: il
cammino della Chiesa e di conseguenza il cammino ecumenico, il cammino verso
l’unità alla luce del Magnificat di
Maria. E’ un canto aperto a tutte quante le confessioni cristiane, che
può far ricondividere insieme il cammino unitario
della Chiesa delle origini e ritrovare perciò l’unità nella fede, nella celebrazione
e nella vita.
D. – Quale spiritualità mariana
viene dal magistero di Giovanni Paolo II?
R. – Possiamo dire anzitutto che
è una spiritualità che scaturisce da un rapporto profondo con Maria, il
rapporto che ci lega individualmente, comunitariamente,
ecclesialmente a Colei che è la Mater
Ecclesiae, come l’ha proclamata Paolo VI, nel
chiudere il terzo periodo conciliare il 21 novembre del 1964. Il Papa, però, ha
approfondito in modo particolare la spiritualità sacerdotale, la spiritualità
religiosa, la spiritualità personale e in particolare l’affidamento.
L’affidamento a Maria è diventato quasi il motivo di fondo
di Giovanni Paolo II, per cui lui stesso andando in tutti i continenti, incontrando
tutte le comunità, ha sempre affidato nazioni, comunità, istituzioni alla Madre
di Dio. E’ diventato perciò, il suo affidarsi a Maria, non soltanto un modo per
essere protetti da lei, ma per imparare da lei il cammino della fede e della
fedeltà al Signore. Quindi, la sua spiritualità mariana è profondissima e nel
prossimo convegno sarà lungamente sottolineata.
D. – Come Giovanni Paolo II
inseriva il mistero mariano nella prospettiva ecumenica?
R. – La prospettiva ecumenica è
una prospettiva che lui sentiva fortissima nel cuore. Avrebbe voluto abbracciare
tutte le Chiese e ha fatto di tutto per poter incontrare le varie comunità
cristiane d’Occidente e d’Oriente. Ricordiamo tutti
l’incontro con il Patriarca ecumenico di Costantinopoli in Vaticano,
ricordiamo l’incontro in Romania, gli incontri anche nel nord, in Germania, e
altrove, con le confessioni luterane, ecc. E’ stato, dunque, un efficace
promotore non solo dei dialoghi, ma dell’unità delle Chiese e dell’importanza
di tale unità. Ora, il tema “Maria”, naturalmente, è un tema tanto delicato, e
nel suo lungo Pontificato e nel laborioso lavorio che c’è stato di approfondimento della figura di Maria è emerso,
soprattutto verso la fine, questo tema, nei contatti con i luterani, nei
contatti con gli anglicani, ecc. Io direi che veramente l’opera di Giovanni
Paolo II, in campo ecumenico, in tema mariano, sia stata di una profondità
eccezionale, per un futuro di grande speranza per il dialogo sia con l’Oriente
ortodosso come pure con le Chiese della Riforma.
D. – Maria è stata una presenza costante nella vita e nel magistero di
Giovanni Paolo II: basti pensare all’importanza che ha dato alla devozione del
Rosario…
R. – Non solo: è nel Totus Tuus che ha scoperto Maria, per
così dire, l’ha davvero sentita come Madre e l’ha riscoperta nella profondità
della sua donazione a Lei. Non è solo il Rosario. Il Rosario è una grande cosa.
L’Anno del Rosario, la novità del Rosario con i misteri della Luce che ha
introdotto nel Rosario, sono un tesoro che rimarrà duraturo nei secoli. Ma è
importante sottolineare la sua personale donazione alla Vergine che ha ripetuto
fin sul letto di morte: “Totus tuus
ego sum”. Si è trattato di un affidamento non
soltanto generico. Tutto il suo programma è stato quello di affidare la Chiesa,
affidare se stesso, il suo ministero, la sua persona, la sua missione alla
Madre di Dio, per condividere con lei le ansie del mondo, le speranze del
mondo, e portare l’umanità a quella fonte di vita che è Cristo. Maria è la
grande strada che ci porta all’unico Signore, unico mediatore che è Gesù.
Quindi, il Papa l’ha sentito fortissimo questo: “Totus
tuus ego sum”.
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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”
Prima
pagina - "Fidati di Lui!"; uomo moderno, lasciati prendere per mano
dal Bambino di Betlemme: nel Messaggio "Urbi et Orbi" 2005 Benedetto XVI invita l'umanità ad
accettare il "paradosso del Natale", scoperta della Verità che rende
liberi e dell'Amore che trasforma l'esistenza.
Servizio
vaticano - Una pagina dedicata alla celebrazione del Natale nelle Diocesi
italiane.
Servizio
estero - Kenya: assassinato un sacerdote salesiano.
Iraq:
scoperta una fossa comune nella città di Kerbala.
Servizio
culturale - Un articolo di Emilia Paola Pacelli dal
titolo "Il sipario strappato... e fu la Gioia": dopo il Natale.
Per
l'"Osservatore libri" un articolo di Armando Genovese dal titolo
"Il fascino discreto della santità": "Storie di santi e di
diavoli"; i Dialoghi di Gregorio Magno nella Collana della Fondazione
Valla.
Servizio
italiano - In rilievo il tema dell'economia.
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27 dicembre 2005
UCCISO
A NAIROBI, IN KENYA, NELLA NOTTE DI NATALE UN SACERDOTE SALESIANO.
AVEVA
APPENA CELEBRATO LA MESSA DI MEZZANOTTE
- Con
noi, padre Renato Kizito Sesana
-
Proprio nella notte di Natale in Kenya è
tornata la violenza ai danni di un religioso. Padre Philip
Valayam, un salesiano indiano docente in un college universitario cattolico di Nairobi, è stato ucciso
poco dopo aver officiato la Messa di mezzanotte. Non è la prima volta che nel
Paese africano viene assassinato un sacerdote. Sulla
ricostruzione dei fatti, ecco la testimonianza di padre Renato Kizito Sesana, direttore della
radio cattolica del Kenya, raggiunto telefonicamente a Nairobi da Giada
Aquilino:
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R. – Purtroppo, è stata una rapina finita male. L’unico
testimone di questa vicenda è un ragazzo, un bambino di strada, che aveva un
problema e che padre Philip stava portando a casa per
farlo curare. Aveva appena celebrato la Messa di Natale in un centro per bambini
di strada, stava tornando a casa e a 200 metri dalla casa
ha trovato la strada ostruita da un palo della luce. E’ sceso dall’auto
pensando di rimuovere questo palo e in quel momento è stato attorniato da persone
che gli hanno chiesto le chiavi della macchina. Lui appena si è mosso ha ricevuto
un colpo diretto alla testa, fra gli occhi. Quindi, è
morto istantaneamente.
D. – Sono state organizzate cerimonie in sua memoria?
R. – I ragazzi di strada ed i superiori dei Salesiani
hanno celebrato una Messa esattamente nel posto in cui è stato ucciso, in mezzo
alla strada. Certo, è stato un grande shock per tutti. Una cosa di questo
genere, nel giorno di Natale, ha provocato un grande shock. Si era attivata un
po’ di solidarietà per i bambini di strada qui, localmente, a Nairobi, e un
prete che nel suo tempo libero si dedicava a loro, si interessava
a loro, viene ucciso in un modo così brutale.
D. – Padre, a Nairobi e in Kenya in generale, in che
condizioni operano i missionari?
R. – Siamo rispettati sia dalle autorità sia dalla
stragrande maggioranza della gente. Quindi, non c’è
assolutamente ostilità verso i missionari. Purtroppo, c’è un clima di insicurezza, come c’è un po’ in tutte le grandi città e
le grandi città povere del Sud del mondo: ci sono rapine, attacchi, a volte è
pericoloso muoversi di notte, ma questo vale per tutti. Purtroppo, con le
guerre che ci sono state tutto intorno al Kenya,
dall’Uganda al Sudan, alla Somalia, Paesi in cui circolano armi a costi
bassissimi, ci sono molte armi anche in Kenya. La malavita oggi ha a disposizione
armi a pochissimo prezzo.
D. – Qual è il messaggio della Chiesa?
R. – Il messaggio nostro è certamente contro la violenza,
ma facendo una chiara distinzione e non colpevolizzando il Kenya in genere o
invocando, appunto, una forma di persecuzione che non esiste assolutamente. E’
un richiamo, tra l’altro fatto costantemente dai vescovi del Kenya, a
rispettare la vita di tutti, non solo dei missionari e dei preti. Purtroppo, se
uno guarda la lista dei missionari uccisi in Kenya negli ultimi anni, è abbastanza
lunga. C’è il vescovo Locati, ucciso l’anno scorso in
luglio, con un altro padre che è stato ucciso alla periferia di Nairobi quasi
esattamente due anni fa … Dobbiamo lavorare perché non venga ammazzato nessuno!
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IN IRAQ, ANCORA MANIFESTAZIONI DOPO CHE LE LEGISLATIVE DEL 15 DICEMBRE
SCORSO CONFERMEREBBERO
LA MAGGIORANZA SCIITA IN PARLAMENTO
- Intervista con Younis Tawfik -
Si vive
una nuova giornata di violenze in Iraq: c’è stato infatti un ennesimo rapimento.
Sequestrato, questa volta, il direttore generale di una ditta
farmaceutica, prelevato con la forza tra Al-Dor e Samarra. A Kirkuk, invece,
un ufficiale dell’esercito iracheno è stato ucciso in un attacco al convoglio
sul quale viaggiava. A Kerbala, nel sud, è stata
scoperta poi una nuova fossa comune con decine di corpi. Ma a Baghdad è il
giorno di una ulteriore manifestazione di sunniti e laici contro le legislative del 15 dicembre
scorso. Ma qual è, il significato di questa protesta?
Salvatore Sabatino lo ha chiesto al giornalista iracheno sunnita
Younis Tawfik:
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R. – Il motivo di questa manifestazione è la contestazione
del risultato che da ancora una volta alla componente
sciita guidata dal al Hakim, filo-iraniana, la
maggioranza assoluta in Parlamento. Dunque, la parte che prospettava almeno di
poter bilanciare questa imponenza degli sciiti, oggi
si trova poi spiazzata.
D. – C’è il pericolo che questa manifestazione possa trasformarsi in un primo passo di un confronto non
democratico?
R. – Credo di sì, anche perché l’accusa è di imbrogli e di falsificazioni. Vista la massiccia
partecipazione dei sunniti e della componente
laica e anche del partito di Allawi al voto, la
prospettiva era quella di una vincita almeno di questa componente, ovvero il 20
per cento dei seggi dei sunniti spettava comunque a
loro, ma questo risultato poi invece non è stato raggiunto. Così anche per
quanto riguarda il partito di al Zarqawi,
e di altri partiti minori, che erano nella coalizione.
D. – Tra l’altro, questa manifestazione si aggiunge a
quelle dei giorni passati per l’aumento del prezzo del petrolio; una situazione
sempre più incandescente su più fronti, dunque?
R. – Sì, anche perché in 13 anni di embargo,
in una difficilissima situazione politica ed economica, non c’è mai stato un
aumento così drastico del petrolio: da 50 dinari a 150, per cui per il medio
cittadino diventa difficile poter pagare una cifra del genere in un Paese che
naviga su un mare di petrolio!
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A SAN GREGORIO ARMENO, NEL CUORE DEL CENTRO
STORICO DI NAPOLI,
LA TRADIZIONE DEL PRESEPE SI ARRICCHISCE DI
OPERE D’ARTE RELIGIOSA
MA ANCHE
DI ATTUALITA’ E FOLKLORE
-
Servizio di Eugenio
Bonanata -
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(Musica)
Via di San
Gregorio Armeno, nel cuore del centro storico cittadino, una stradina stretta
che da Via dei Tribunali conduce a Via San Biagio dei
Librai, un piccolo viottolo che con l’avvicinarsi del Natale diventa crocevia
di turisti provenienti da tutta Europa, che si mescolano con artisti napoletani
e pellegrini in cerca di magia, di meraviglia e di tradizioni. Una tradizione che si chiama presepe e che affonda le proprie
radici anche nella storia partenopea. Amedeo Fantaccioni,
capo redattore del quotidiano telematico
“Informazione Campania”, ci presenta la zona:
R. –E’ una zona canonicamente religiosa della
città. In questo quadrilatero, nelle botteghe, già dal ‘700,
c’era un fervido movimento degli artigiani. Questo movimento degli artigiani lo
vediamo in tutte le piccole botteghe che espongono i
loro lavori.
D. – Ma cosa si trova davanti il
visitatore, arrivato a questo punto?
R. –
All’interno di ogni realtà presepiale,
di ogni presepe, anche i più piccoli, viene riprodotto lo stesso habitat che
noi ci troviamo di fronte. Per cui il visitatore si trova in
un mega presepe e visita dei piccoli presepi, come se
fosse una matrioska.
Secondo la caratteristica della città, dunque, in questa area il mercato dei presepi non viene istallato, ma è
la stessa via a farsi mercato. La calca, che ha spinto ad istituire il senso
unico per i pedoni, rischia di compromettere l’osservazione attenta dei pezzi
più preziosi, delle vere e proprie opere d’arte religiosa. Ancora Amedeo Fantaccioni:
R. – Ci sono dei veri e propri capolavori, per quanto
riguarda i bambinelli, ma soprattutto per quanto riguarda la Madonna. Infatti, alcuni presepi - quelli settecenteschi - sono stati
particolarmente curati e ancora oggi gli abiti della Madonna sono quelli più
preziosi, perché impreziosiscono la “povertà” del presepe.
Più che di
artigiani, si tratta di veri e propri artisti che hanno appreso il mestiere
dei propri genitori, tramandandolo a loro volta ai propri figli. A Giuseppe
Ferrigno, che è uno dei più esperti in Via di San
Gregorio Armeno, e gli abbiamo chiesto quale sia la statua più preziosa del suo
presepe:
R. – Il pastore più qualificato del mio presepe è il
“Benino”, cioè il Dormiendo.
Il papà, che si chiama Armete, disse a Benino:
“Svegliati che è nato il Redentore!”. Lui era un mandriano che prese un gregge
di pecore e si incamminò per andare dove si trovava il
Messia. Ogni pastore ha la sua leggenda.
D. – Secondo lei, qual è il valore del presepe nella casa
dei napoletani oggi, cioè come viene accolto?
R. – Il presepe è la riunione della famiglia, perché
quando si fa un presepe c’è la critica familiare. Il nipote risponde al nonno, dicendo che ha sbagliato, che non ha messo la pecora, non ha
fatto la pietra consumata. Così il figlio…E si riunisce la famiglia.
(Musica)
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AVEVO FAME AVEVO SETE: IN UN VOLUME L’IMPEGNO DI
MONS. LUIGI DI LIEGRO A FAVORE DEI
POVERI.
AUTORE IL VATICANISTA ORAZIO LA
ROCCA
- Intervista con Luigina Di Liegro -
E’ uscito in questi giorni Avevo fame Avevo sete il volume intitolato a Mons. Luigi Di Liegro, primo
Direttore della Caritas Diocesana di Roma, pubblicato
dalle edizioni Studium. 130 pagine scritte dal
vaticanista del quotidiano La Repubblica, Orazio La Rocca, che raccontano la storia dell’Ostello di Via Marsala, a Roma,
l’opera simbolo dell’impegno a favore dei poveri avviata dal sacerdote che Giovanni
Paolo II definì Il profeta degli ultimi. Davide Dionisi
ha intervistato la nipote Luigina Di Liegro:
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Abbiamo con
noi in studio oggi la nipote di don Luigi, Luigina Di Liegro,
che attraverso la fondazione intitolata al compianto direttore della Caritas, costituita nel ’99, si propone di mantenere vivi
la memoria e il pensiero dello zio, attraverso lo svolgimento di attività sociali, tese a promuovere e a tutelare il
rispetto della dignità della persona umana e il dovere della solidarietà:
R. – Il libro di Orazio La Rocca
racconta la storia di un servizio per i poveri, ideato da don Luigi, quello
dell’Ostello Caritas. E’ stato ideato da lui e attuato
in collaborazione con gli uomini e le donne dell’istituzione di allora e con
tutti quei volontari che già da qualche anno lo accompagnavano.
D. – Nella prefazione al libro lei scrive: “Mio zio don
Luigi, profezia, denuncia e solidarietà”. Perché
sintetizza così la figura del sacerdote?
R. – Don Luigi è stato profetico, è stato capace di
denunciare le situazioni di degrado che si trovavano nella città di Roma. E’
stato un uomo che ha espresso la solidarietà attraverso la sua missione
evangelica.
D. – Perché la scelta di una
fondazione per continuare il suo lavoro?
R. – La Fondazione Di Liegro è stata voluta da amici di don Luigi e anche dalla Caritas di Roma, dal cardinale Ruini,
che qualche mese dopo la scomparsa di don Luigi ha pubblicamente annunciato la
formazione di questa Fondazione. La Fondazione Di Liegro
serve perché aiuta a testimoniare, a far riconoscere nella vita di don Luigi
quei segni, che noi diciamo di santità, che aiutano i
cristiani a vivere la loro vita di fede.
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27 dicembre 2005
APPROVATO
IN EXTREMIS, DOPO UN LUNGO BRACCIO DI FERRO
TRA
PAESI RICCHI E POVERI, IL BILANCIO BIENNALE DELLE NAZIONI UNITE.
L’ACCORDO
PREVEDE UN TETTO DI SPESA DI 950 MILIONI DI DOLLARI NEL 2006,
SUFFICIENTI
SOLO PER I PRIMI SEI MESI,
SE NON
SARANNO VARATE LE DOVUTE RIFORME
NEW YORK. = Entro la fine di marzo 2006,
Kofi Annan presenterà
all'Assemblea generale dell’ONU nuove proposte per una riforma del
Segretariato. Lo ha dichiarato lo stesso segretario generale delle Nazioni
Unite, dopo il varo del bilancio biennale del Palazzo di Vetro. Approvazione
arrivata in extremis, alla vigilia di Natale, dopo un lungo braccio di ferro,
frutto di un compromesso tra Paesi ricchi e Paesi in via di sviluppo. L'accordo
prevede che l’ONU possa inizialmente spendere nel 2006 non più di 950 milioni
di dollari, con ogni probabilità sufficienti solo per la prima metà dell'anno.
Solo quando il segretario generale certificherà che l’organizzazione
internazionale ha varato adeguate riforme alla propria gestione sarà sbloccata
la seconda metà dei fondi messa a disposizione delle Nazioni Unite. L’accordo è
stato raggiunto per consenso dopo settimane di negoziato ed una maratona finale
nell’ufficio privato di Jan Eliasson,
presidente svedese dell’Assemblea Generale, in vista della scadenza del 31
dicembre. Il tetto di spesa era stato chiesto da Stati Uniti, Giappone, Unione
Europea ed altre nazioni ricche che in totale coprono l’85 per cento dei costi
dell’ONU. Il Gruppo dei 77, che rappresenta 132 Paesi in via di sviluppo e la Cina, aveva invece chiesto un tetto più alto. La
mediazione dell’Unione europea ha poi aiutato le parti a convenire su un
bilancio sufficiente per l’ONU, ma che riconosca la necessità urgente delle
riforme, soprattutto nel settore dirigenziale. Il Gruppo dei 77 ha a sua volta
ottenuto, come aveva chiesto, un bilancio biennale: l’Assemblea Generale lo ha
fissato a 3,798 miliardi di dollari per 2 anni. Se però in giugno l’Assemblea
generale dovesse decidere che le riforme segnano ancora il passo, l’ONU
potrebbe trovarsi in grave crisi finanziaria (R.G.)
“UNA
VERGOGNA CHE DEVE FARCI RIFLETTERE”: COSI’, IL CARDINALE SUDCOREANO, STEPHEN
KIM SOU-HWAN, SULLO SCANDALO DEL PIONIERE DELLA CLONAZIONE TERAPEUTICA, HWANG
WOO-SUK, CHE HA AMMESSO DI AVER FALSIFICATO
I
RISULTATI DELLE SUE RICERCHE
SEOUL.=
“Una vergogna” che non permette alla Corea neppure di “sostenere lo sguardo del
mondo”. Così, il cardinale Stephen Kim Sou-hwan, commosso fino alle lacrime, commenta la serie di
scandali che ha investito il prof. Hwang Woo-suk, “pioniere” della clonazione terapeutica. In
un’intervista al settimanale dell’arcidiocesi di Seoul,
Pyonghwa-Shinmun, di cui riferisce
l’agenzia AsiaNews, il porporato ha sottolineato che il caso del prof. Hwang “non è un problema circoscritto al singolo individuo
o a un gruppo, ma investe tutta la nostra società, che ha perso il valore
dell’onestà”. Nell'intervista, ripresa in questi giorni dai maggiori
quotidiani nazionali e trasmessa nei notiziari della sera, il
cardinale Sou-hwan si augura che questa
“crisi” sia “occasione per guardare indietro e accorgersi di come abbiamo
ignorato la verità”. Hwang era trattato come un eroe
in patria e le sue ricerche sono state finanziate dal governo, che fino ad ora
ha stanziato oltre 33 milioni di euro in favore del suo laboratorio. La sua
reputazione è iniziata a crollare quando un co-autore
della pubblicazione, Roh Sung-il,
ha definito “false” le fotografie che accompagnavano il testo pubblicato sulle
riviste scientifiche. Ora una Commissione di inchiesta indipendente sudcoreana ha accertato che i risultati delle ricerche
sulle cellule staminali, presentati come una novità mondiale in un articolo su Science pubblicato dal professore sudcoreano, erano falsificate. Hwang
si è dimesso dall’incarico di professore all’Università di Seoul.
(A.G.)
AL VIA OGGI, ALLA CITTADELLA
D’ASSISI, IL 60.MO CONVEGNO GIOVANI
ORGANIZZATO
DALLA PRO CIVITATE CHRISTIANA. PARTECIPANO ALL’EVENTO PERSONALITA’ DELLO
SPORT, DEL MONDO DEL LAVORO E IMPEGNATI NEL SOCIALE.
LE CONCLUSIONE
DELL’INCONTRO SARANNO AFFIDATE
AL VESCOVO DI PALESTRINA, MONS.
DOMENICO SIGALINI
ASSISI.=
Organizzato dalla Pro Civitate Christiana in
collaborazione con un ampio ventaglio di associazioni:
Pax Christi, Exodus, Agesci, Educatori Senza Frontiere, Gioventù Aclista, Centro Sportivo Italiano e Giovani Amici della
Cittadella, si terrà dal 27 al 31 dicembre alla Cittadella il 60.mo Convegno Giovani sul tema “Passioni in esodo … deserto, tenda, terra promessa.” Già nel
titolo – spiegano gli organizzatori – “è presente l’icona del frammento, linee
spezzate che attraversano l’universo giovanile nella sempre ricorrente tensione
alla scoperta di senso e di significato nella vita”. Su questi temi si svilupperà
la struttura del Convegno Giovani. Del male
di vivere e passioni parlerà la filosofa Laura Boella,
dell’Università Statale di Milano, mentre su miraggi e oasi porteranno la loro
testimonianza sia sportivi olimpionici
come Scarpa e Vezzali sia chi come la Truccolo, diversamente abile, ha trovato nella competizione
sportiva la capacità di diventare campionessa alle paraolimpiadi. L’idea di tenda si collega al movimento ed all’incontro, ma insieme è luogo di sosta e rifugio. Così nella carovana dei popoli e dei movimenti
si inserirà la sociologa Elena Besozzi
dell’Università Cattolica di Milano. Il pedagogista Giuseppe Vico, docente
presso la stessa Università, si soffermerà sul tema tempo di attraversare, bisogno di abitare, mentre il punto di vista
terapeutico del so
stare nel deserto verrà trattato dallo psichiatra e psicoterapeuta
Alessandro Meluzzi. Nell’orizzonte della terra promessa (lavoro, politica, arte,
musica, spiritualità) si confronteranno voci di giovani testimoni e di
autorevoli relatori, da Tonio Dell’Olio di “Libera International”
a Savino Pezzotta, segretario nazionale CISL; dalla
sociologa Katiuscia Marini, sindaco di Todi alla
piccola sorella Paola Maria, missionaria a Cuba, che svilupperanno il nuovo alfabeto delle passioni. A conclusione
dei lavori, il vescovo di Palestrina, mons. Domenico Sigalini,
accanto a don Antonio Mazzi, fondatore Comunità Exodus, cercherà risposta alla domanda inseguiti dal sogno di Dio? (A.G.)
SCANDALI
BANCARI IN CINA: EMESSE 799 CONDANNE DOPO L’INCHIESTA DELL’AUTORITA’ BANCARIA
DI PECHINO
SUI
QUATTRO PRINCIPALI ISTITUTI DI CREDITO STATALI,
CHE HA
RILEVATO ILLECITI NEL 2005 PER 73 MILIARDI DI DOLLARI
PECHINO. = Scandali bancari in Cina. Sono ben 799 le
condanne penali, seguite alle indagini svolte dalla Commissione nazionale di
controllo bancario (China Banking Regulation Commission - CBRC),
l’Autorità bancaria di Pechino, sui quattro principali Istituti di credito
cinesi, tutti statali: Bank of China, China Construction
Bank, Industrial and Commercial
Bank of China e Agricultural Bank
of China. Gli arrestati sono tutti membri dello staff delle banche, e i
reati dei quali sono accusati vanno dalla diversione di fondi
all’appropriazione indebita. L’Autorità bancaria di Pechino aveva reso noti ieri i risultati dei
controlli, che hanno rilevato illeciti per 588,5 miliardi di yuan - circa 73 miliardi di dollari - nelle operazioni
svolte dalle “quattro grandi” banche nel 2005. La corruzione è una piaga
diffusa nel sistema bancario cinese e si è aggravata con le riforme economiche.
Secondo i dati OCSE, nel 2004 una quota tra il 3 e il 5 per cento del Prodotto
interno lordo cinese è rappresentata da illeciti, per un ammontare totale
compreso tra i 409 e i 683 miliardi di yuan, ovvero
dai 50 agli 84 miliardi di dollari. Negli ultimi anni il governo centrale ha
però attuato una forte stretta legalitaria, in vista
dell’apertura ai mercati del sistema bancario cinese, prevista per la fine del
2006. Questo impegno, che Pechino ha preso per essere ammessa nella Organizzazione mondiale del commercio (World Trade Organization WTO),
prevede, tra l’altro, che le “quattro grandi” banche, che occupano il 55 per
cento del mercato interno, vengano quotate in borsa. In Cina esistono 189
banche e 30 mila Cooperative di credito, per un valore complessivo di 30 mila
miliardi di yuan, ovvero 3.700 miliardi di dollari. (R.G.)
INIZIA DOMANI A CAMALDOLI IL XXV CONVEGNO GIOVANILE
SUL TEMA
“PELLEGRINI DELLA MATERIA: UNA RILETTURA DELL’ANIMA
ATTRAVERSO IL CORPO”,
E SI CONCLUDERÀ CON LA VEGLIA DI PREGHIERA PER LA
PACE
CAMALDOLI.=
Un progetto di approfondimento critico dei linguaggi
mistici: è quanto si propone il XXV convegno giovanile di Camaldoli,
al via domani, sul tema “Pellegrini della materia”. L’incontro, che durerà
quattro giorni, cercherà di mettere in rapporto i vari campi dell’esperienza artistico-letteraria contempo-ranea con quella parte della religione di solito tenuta a distanza
per la sua costitutiva difficoltà, appunto l’esperienza mistica. I promotori
dell’evento sono convinti che “il linguaggio mistico e i
codici artistico-letterari possano essere
fonti preziose per un dialogo interessante, sia dal punto di vista religioso,
sia dal punto di vista della ricerca culturale, artistica e letteraria”. La
tematica sarà affrontata a partire dalle relazioni e dal dibattito della
mattina, per poi essere riflettuta nei gruppi d’interesse del pomeriggio,
mantenendo sempre un clima di dialogo con la comunità monastica ospitante. Il
convegno si concluderà con una veglia di preghiera per la pace. (A.G.)
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27 dicembre 2005
- A cura di Roberta Moretti -
Sei militanti di
Al Qaeda, che facevano parte di un gruppo
di 37 attivisti islamici incriminati per legami con movimenti armati in Iraq e
in Arabia Saudita, sono stati condannati a morte oggi da un tribunale
del Kuwait per aver partecipato a sanguinosi scontri con la polizia in gennaio.
Un settimo imputato di nazionalità kuwaitiana,
anch’egli appartenente alla Brigata Leoni della penisola collegata alla rete
del terrore di Osama Bin Laden, è stato condannato all’ergastolo. Alcuni dei condannati hanno confessato l’intenzione
di compiere attacchi suicidi.
Cresce la tensione nel nord della Striscia di Gaza. Dopo
le dichiarazioni di ieri del governo Sharon sulla creazione di una fascia di
sicurezza in territorio palestinese, raid sono stati condotti dall’aviazione
israeliana in risposta al lancio di razzi Qassam da parte palestinese. Fonti israeliane confermano
che sono stati colpiti alcuni edifici chiave utilizzati dai Martiri delle
Brigate di al-Aqsa per reclutare combattenti. La
decisione di realizzare una zona cuscinetto nella parte settentrionale della
Striscia, interdetta alla popolazione palestinese, non è stata vista, tuttavia,
con favore dai dirigenti di al-Fatah, a un mese di
distanza dalle elezioni legislative palestinesi del gennaio 2006. Si teme infatti la rimonta dei fondamentalisti di Hamas. Per questo motivo, al-Fatah
ha reso noto che concorrerà alle politiche con una lista unica.
Resta altissima la tensione tra
il Ciad e il Sudan, contro il quale Ndjamena ha dichiarato
nei giorni scorsi lo stato di belligeranza. Il rischio che esploda
un conflitto tra i due Paesi africani ha messo in moto la diplomazia di vari
organismi internazionali. Il servizio di Giulio Albanese:
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L’Organizzazione per la Conferenza islamica ha lanciato un
monito a Ciad e Sudan affinché si adoperino a bloccare
la crescente tensione che si è creata tra i due Paesi e che rischia di
esplodere in un conflitto armato. E anche l’Unione Africana, che ha prontamente inviato delegazioni negoziali in Ciad e
Sudan, ha fatto intendere che non si può giocare con il fuoco e che occorre,
dunque, trovare in tempi brevi una soluzione. Ndjamena ha proclamato venerdì
sera lo stato di belligeranza con il Sudan, che accusa di appoggiare formazioni
di insorti ammutinati dell’esercito regolare, che cercano di rovesciare il
governo del presidente Idriss Déby. Nei giorni precedenti queste formazioni antigovernative
ciadiane avevano attaccato una città di confine,
provocando tra i 100 e i 300 morti, a seconda delle
fonti. Dopo di che l’esercito ciadiano ha inseguito
gli attaccanti fino in Sudan, dove questi hanno i loro campi base. Karthoum al
momento nega ogni coinvolgimento e ha anche proposto pattugliamenti comuni con
le truppe del Ciad lungo la linea di confine.
Per la Radio Vaticana, Giulio
Albanese.
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Veniamo,
ora, alle celebrazioni per ricordare le vittime dello tsunami.
Tra veglie di preghiera, fiori, candele accese, canti e silenzi, 11 Paesi
dell’Oceano Indiano hanno ricordato ieri l’orribile catastrofe di un anno fa,
quando, in pochi minuti, la furia del mare impazzito a causa di un potente
sisma, inghiottì 230 mila persone. Maria Grazia Coggiola:
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La tragedia dello tsunami ha
mostrato che il mondo, quando vuole, può essere molto generoso. Le donazioni
sono state di 13,6 miliardi di dollari, una cifra record nella storia
dell’assistenza umanitaria. Le commemorazioni sono iniziate ieri con il
presidente indonesiano, Susilo Bambang Yudhoyono, che alle 8.16, nel capoluogo di Banda Aceh ha attivato una sirena per osservare un minuto di
silenzio. Il primo ministro tailandese, Thaksin Shinawatra,
invece, ha posato la prima pietra di una fondazione di un memoriale su una
spiaggia, dove le famiglie dei turisti stranieri, in una commovente cerimonia
sulla sabbia, hanno acceso e lanciato in cielo 5 mila lanterne, una per ogni
vittima. In Sri Lanka,
davanti al relitto del treno passeggeri dove sono morte mille persone, religiosi delle tre fedi – buddista, induista e
cristiana – hanno innalzato canti religiosi davanti al mare. In India, invece,
in un villaggio dove sono morti in 5 mila, i pescatori non sono usciti in mare
in segno di lutto, ma sono stati a riva a pregare per chi quella mattina di
Santo Stefano è stato meno fortunato di loro.
Per la Radio Vaticana, Maria
Grazia Coggiola.
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Nello Sri
Lanka settentrionale, almeno 10 soldati sono rimasti
uccisi oggi, mentre erano a bordo di un veicolo, per l’esplosione di una potente
mina a frammentazione a Puloly, nella penisola di Jaffna. Secondo le autorità locali, la responsabilità
dell’attentato sarebbe da attribuirsi alle Tigri per la liberazione dell’Eelam Tamil (LTTE). Questo mese,
nello stesso territorio, altri 18 militari sono caduti in due attacchi simili.
In Indonesia, gli ex
ribelli indipendentisti del Movimento Aceh Libero
(GAM) hanno annunciato lo scioglimento del loro esercito. Dopo 30 anni di lotta
per l’indipendenza della provincia nord-occidentale indonesiana, la decisione è
stata presa in conformità all’accordo di pace firmato lo scorso agosto a
Helsinki con il governo centrale. Dal 1976 a oggi, la guerra condotta dalle
forze armate nazionali di Aceh ha causato la morte di
circa quindicimila persone. La pace è stata resa possibile dal drammatico tsunami del 26 dicembre scorso, che ha imposto l’apertura
agli aiuti umanitari di una regione dimenticata, in cui l’esercito indonesiano
conduceva da tempo una violenta offensiva.
Braccio di ferro tra
Russia e Ucraina sulla questione dei rifornimenti energetici. Mentre Kiev accampa diritti di prelievo sul gas russo in transito
verso i mercati europei, Mosca replica di voler rimettere in discussione i
termini dell’affitto della base navale della flotta russa a Sebastopoli,
nella penisola di Crimea. All’origine della disputa,
la decisione della Russia di far pagare il gas al proprio vicino non più al
costo ridotto, riservato finora alle repubbliche ex-sovietiche, ma in base ai
listini del mercato mondiale. Se Kiev non accetterà
il nuovo prezzo, il gigante energetico russo, Gazprom,
minaccia la sospensione dei rifornimenti a partire dal gennaio 2006. Il rischio
è alto per l’Ucraina: un blocco delle forniture potrebbe paralizzare il settore
industriale, proprio ora che il Paese ha ottenuto dall’Unione europea il
riconoscimento dello status di economia di mercato.
Il Consigliere
economico del Cremlino, Andrei Illarionov, ha
rassegnato le sue dimissioni. Ad annunciarlo è stato lo stesso Illarionov, in una conferenza stampa a Mosca. L'economista,
che ha 43 anni ed è considerato un liberista, non ha mai nascosto la sua
frustrazione per la lentezza con cui venivano
introdotte le riforme economiche in Russia.
Decine di studenti africani
hanno sfilato oggi in corteo per le vie di San Pietroburgo, assieme a giovani
russi e a esponenti delle organizzazioni per i diritti umani, per protestare
contro il razzismo e ricordare l’aggressione, il 24 dicembre, contro due studenti
del Camerun, uno dei quali è rimasto ucciso. Il giovane è la decima vittima in
due anni di episodi di intolleranza razziale nell'ex capitale degli zar.
Quattro
marine americani sono stati incriminati nelle Filippine per lo
stupro di una ventiduenne, avvenuto a novembre a nord-ovest di Manila nella
base di Subic Bay. Il pubblico ministero ha
prosciolto altri due militari americani coinvolti nell’indagine. Dopo l’apertura dell’indagine, i sei marine erano stati presi in custodia dall’ambasciata
americana a Manila.
Con l’obiettivo di evitare altri
incidenti mortali, la Cina ha chiuso più di 2.400
miniere di carbone, le cui misure di sicurezza non rispondevano più agli
standard minimi. Lo ha rivelato ieri l’agenzia Nuova Cina. Oltre alla chiusura
di 12.990 miniere entro l’anno, il piano del governo prevede anche che i
proprietari delle cave versino dal primo gennaio un acconto quale “garanzia di
sicurezza” che servirà a compensare le famiglie delle vittime in caso di
incidente.
In Italia, al termine della seduta straordinaria convocata per
discutere della questione dell’amnistia, il
presidente della Camera, Pier Ferdinando Casini, ha dato incarico alla
commissione Giustizia di Montecitorio di riunirsi e
discutere un testo su un provvedimento di clemenza per l’inizio di gennaio. Una volta approvato un testo in commissione - ha precisato
Casini - il presidente farà in modo che l’assemblea di Montecitorio
lo voti.
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