RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno XLIX n. 358  - Testo della trasmissione di sabato 24 dicembre 2005

 

 

Sommario

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

Vigilia di Natale. Benedetto XVI presiede in San Pietro la Messa di Mezzanotte. Domani alle 12.00 il Messaggio natalizio e la Benedizione “Urbi et Orbi”: con noi il cardinale Francis Arinze e il commento di padre Federico Lombardi

 

Questa sera il cardinale Szoka presiede l’inaugurazione del tradizionale Presepe in Piazza San Pietro: al termine della cerimonia Benedetto XVI accenderà il lume della pace e impartirà la benedizione: interviste con Massimo Stoppa e mons. Bruno Forte

 

OGGI IN PRIMO PIANO:

Natale in Terra Santa: le speranze delle comunità cristiane: ce ne parla padre Pierbattista Pizzaballa

 

Domani a Roma il tradizionale pranzo di Natale per i poveri offerto dalla Comunità di Sant’Egidio: la testimonianza di Claudio Betti

 

Inizia oggi il ciclo di interviste sulle radici cristiane dell’Europa: ai nostri microfoni il cardinale Angelo Scola

 

Il Vangelo di domani: il commento di padre Marko Ivan Rupnik

 

CHIESA E SOCIETA’:

Natale nel mondo tra celebrazioni religiose e iniziative di solidarietà

 

Tsunami nel Sud-Est asiatico: a un anno dalla tragedia si tirano le somme dell’intervento umanitario

 

Senegal: la partecipazione viva della comunità cattolica al Natale

 

Natale di speranza in Uruguay

 

Sierra Leone: l’Associazione volontari per lo sviluppo in prima linea nei progetti di riabilitazione per i bambini soldato

 

Immigrazione clandestina: il 2005 segnato da rimpatri forzati e detenzioni

24 ORE NEL MONDO:

Il governo del Ciad si è dichiarato “in stato di belligeranza” nei confronti del vicino Sudan

 

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

24 dicembre 2005

 

VIGILIA DI NATALE. BENEDETTO XVI PRESIEDE IN SAN PIETRO

LA MESSA DI MEZZANOTTE. DOMANI ALLE 12.00, IL MESSAGGIO NATALIZIO

E LA BENEDIZIONE “URBI ET ORBI”

- Intervista con il cardinale Francis Arinze -

 

Il mondo cristiano si appresta a vivere il mistero della Natività di Cristo, “festa di luce e di pace”, come ha detto in questi giorni Benedetto XVI, che celebra il primo Natale del suo Pontificato. Proprio in questo giorno, un anno fa, Giovanni Paolo II invocava con forza e speranza il Bambino di Betlemme, Principe della vera Pace: “aiutaci a capire – aveva detto Papa Wojtyla -  che l’unica via per costruirla è fuggire il male con orrore e perseguire sempre e con coraggio il bene”. E tra qualche ora Benedetto XVI presiederà  - nella Basilica di San Pietro - la Messa di Mezzanotte. Domani alle 12.00, dalla Loggia centrale della Basilica Vaticana, Benedetto XVI rivolgerà all’umanità il suo messaggio natalizio con i saluti in varie lingue e la Benedizione “Urbi et Orbi”. I due eventi potranno essere seguiti in tutto il mondo: saranno infatti collegati con San Pietro circa 120 enti televisivi di oltre 70 Paesi.  Benedetto XVI ha parlato in questi giorni del vero significato del Natale, che va vissuto nella gioia e nella sobrietà, lontano dai condizionamenti del consumismo. ” Dall’umile grotta di Betlemme – ha detto - l’eterno Figlio di Dio, divenuto piccolo Bambino, si rivolge a ciascuno di noi: ci interpella, ci invita a rinascere in lui perché, insieme a lui, possiamo vivere eternamente nella comunione della Santissima Trinità”. Su questo invito del Papa ascoltiamo il cardinale Francis Arinze, prefetto della Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti, intervistato da Giovanni Peduto:

 

**********

D. – Gesù è al centro del Natale e senza di Lui non può esserci Natale. Perciò, anche quando  facciamo regali e pranzi, non dobbiamo cedere allo spreco, ricordandoci di quelli che hanno meno di noi o quasi niente.  Questa è la sobrietà: noi onoriamo Dio Creatore di tutti, dando un aiuto di solidarietà ai nostri fratelli e sorelle più poveri.

 

D. – Tanti cristiani nel mondo, vivranno ancora il Natale nelle catacombe e nella paura. La libertà religiosa, in alcuni Paesi, è ancora lontana dall’essere rispettata ...

 

R. – Purtroppo! Ci sono alcune parti del mondo dove le persone non possono liberamente onorare Dio, dove la gente deve nascondersi perché cattolica o cristiana. Dove deve essere nascosto il crocifisso, la Bibbia. Questo non va bene perché il diritto alla libertà religiosa non è una concessione dei governi o solo per alcune religioni, ma è un diritto che viene da Dio. I Paesi, le persone, i gruppi che non lasciano le persone libere nella loro professione religiosa devono riflettere.

 

D. – Il Natale può essere un’occasione per riscoprire nei poveri il Cristo che nasce in una grotta …

 

R. – Senza dubbio. E’ Lui che ci ha detto che l’ultimo giudizio sarà basato sulla carità: “Mi avete assistito quando ho avuto fame, sete, quando ero prigioniero, povero, ammalato”. Se noi vediamo Gesù nei poveri, come la Beata Madre Teresa di Calcutta ha saputo fare, noi arriveremo ad apprezzare ogni nostro fratello e sorella nel pellegrinaggio della vita. Noi arriveremo ad avvicinarci a Gesù perché il mio prossimo è la mia via a Gesù. Per questo noi esistiamo: per amare il prossimo e amare Dio. Questo mondo potrebbe essere migliore se noi facessimo più attenzione a Dio e al prossimo.

**********

 

Ricordiamo che la nostra emittente seguirà in radiocronaca diretta la Santa Messa di questa notte in San Pietro, a partire dalle ore 23.50, con commenti in italiano, francese, tedesco, cinese, spagnolo e portoghese in onda media, onda corta e in modulazione di frequenza. Domani mattina, a partire dalle ore 11.50 – sulle stesse frequenze - radiocronaca diretta per il Messaggio natalizio e la Benedizione “Urbi et Orbi” di Benedetto XVI, con commento in italiano, inglese, tedesco, francese, spagnolo e portoghese. Ma sul primo Natale del Pontificato di Benedetto XVI ascoltiamo il commento del direttore della Radio Vaticana padre Federico Lombardi:

 

**********

“Svegliati uomo, perché per te Dio si è fatto uomo”. Queste parole di sant’Agostino sono state scelte dal Papa per aprire il suo grande discorso natalizio alla Curia Romana e per commentare l’immagine da lui firmata a ricordo di questo primo Natale del suo Pontificato: una bella adorazione dei Magi, che ci fa tornare spontaneamente ai giorni di Colonia, di una Giornata Mondiale della Gioventù tutta centrata sulla meditazione del cammino e dell’adorazione dei Magi, venuti da lontano per adorare il Signore. Quei Magi additati ai giovani da Giovanni Paolo II e da Benedetto XVI come modelli di ricercatori sinceri della verità e di anime aperte all’adorazione del vero Dio, nascosto e rivelato insieme nel Bimbo e nell’Eucaristia.

 

Svegliati uomo! Il messaggio sconvolgente dell’Incarnazione suscita anzitutto stupore, ma a questo deve seguire un risveglio per una novità di vita, novità che diventa possibile proprio perché Dio si è fatto uomo, ci ha presentato ed offerto l’immagine viva e concreta dell’uomo nuovo, cioè come dobbiamo vivere la nostra umanità in modo degno della nostra vocazione di creature e figli di Dio. Dio stesso viene ad insegnarci il difficile  ma meraviglioso mestiere di essere uomini.

 

Apriamo gli occhi davanti al Bambino e, come i Magi, torneremo a camminare per il nostro mondo, per una strada nuova, portatori di un tesoro grandissimo di gioia.

**********

 

 

QUESTA SERA IL CARDINALE SZOKA PRESIEDE L’INAUGURAZIONE

DEL TRADIZIONALE PRESEPE IN PIAZZA SAN PIETRO: AL TERMINE DELLA CERIMONIA

 BENEDETTO XVI ACCENDERA’ IL LUME DELLA PACE E IMPARTIRA’ LA BENEDIZIONE

- Interviste con l’ing. Massimo Stoppa e mons. Bruno Forte -

 

Con una cerimonia presieduta dal cardinale Edmund Casimir Szoka, presidente della Pontificia Commissione per lo Stato della Città del Vaticano, s’inaugura questa sera il tradizionale Presepe in Piazza San Pietro. Una veglia di preghiera per la pace e per la vita nella quale si ricorderà il messaggio del Papa per la Giornata Mondiale del 1° gennaio 2006: “Nella verità, la Pace”. E’ previsto anche un collegamento con Betlemme, con la Grotta dove nacque Gesù. Al termine della cerimonia, il Santo Padre accenderà il lume della Pace ed impartirà la benedizione ai presenti.

 

Dei 17 personaggi che animano la composizione, 9 sono elementi originali del Presepe allestito nel 1842 da San Vincenzo Pallotti nella chiesa romana di Sant’Andrea della Valle, mentre otto sono stati aggiunti nel corso degli anni. All’allestimento della Sacra Rappresentazione hanno contribuito maestranze dei vari servizi del Governatorato dello Stato della Città del Vaticano. Come è tradizione, accanto al Presepe si erge maestoso l’Albero di Natale, offerto quest’anno dalla regione dell’Alta Austria e proveniente dai boschi di Afiesl.  Ma qual è il significato della tradizionale presenza del Presepe in Piazza San Pietro? Giovanni Peduto lo ha chiesto all’ingegner Massimo Stoppa, direttore dei Servizi tecnici del Governatorato:

 

**********

R. – Il presepe in Piazza San Pietro nasce nel 1982  per espresso desiderio di Giovanni Paolo II, di venerata memoria, che volle unire in questa meravigliosa piazza quell’antica tradizione dei popoli nordici e protestanti, l’albero di Natale, e il presepe, di carattere fondamentalmente cattolico.

 

D. – Ce lo può descrivere, anzi, ci sono novità rispetto all’anno scorso?

 

R. – Devo dire che ogni anno il presepe viene cambiato. E anche quest’anno ci sono delle innovazioni rispetto al passato. E’ un presepe quest’anno molto più aperto, che però rimanda sempre alla scena centrale della Natività e alle due scene laterali che rappresentano una scena di vita agreste e una scena di vita familiare.

 

D. – Di solito il presepe in Piazza San Pietro rimane ben oltre il tempo di Natale …

 

R. – Certamente, rimane ben oltre il tempo di Natale. Questo è motivato anche dal continuo afflusso di persone che vengono a vederlo. Ogni giorno sono moltissime. Generalmente rimane fino a primi giorni di febbraio.

**********      

 

Ma sul significato del Presepe, Fabio Colagrande ha raccolto la testimonianza di mons. Bruno Forte, arcivescovo di Chieti-Vasto:

 

***********

R. – Il presepe, come sappiamo nasce, come una intuizione di San Francesco d’Assisi, il quale per la prima volta nel 1223, a Greccio, compone questa rappresentazione della scena della Natività e dei Magi e dei pastori che si recano a contemplarla. Scopo di Francesco era certamente anzitutto uno scopo di amore per quel Bambino che nasce per noi, ma era anche il desiderio di trasmettere il racconto di questo Amore che si fa carne per noi a quanti più possibile, soprattutto ai semplici che specialmente nel suo tempo non potevano leggere le parole della Scrittura, ma potevano certamente capire le parole-immagini del presepe. Ed è questo il senso che il presepe ha conservato nel tempo. E’ -  come diceva il grande esperto dei presepi napoletani, il presepe barocco, il padre  Cucciniello – dire il Vangelo in dialetto, cioè raccontare la Buona Novella ai semplici, ai poveri con una  pregnanza di rappresentazione che tocchi il loro cuore. Ecco perché le componenti fondamentali del presepe sono tre: la prima è il Protagonista divino, cioè il Bambinello con intorno Maria e Giuseppe  che gli fanno corona. Questa è la scena centrale del Presepe, la Buona Novella del Dio, dell’Onnipotente che si fa piccolo per noi, debole per amore nostro, per avvicinare la nostra debolezza. La seconda componente del presepe è la rappresentazione dell’umanità in tutte le  sue più varie espressioni, da quella distratta dell’osteria, a quella raccolta del pastore delle meraviglie e questo vuol dire che quel Bambinello in qualche modo è per tutti noi, qualunque sia la nostra condizione di vita, la nostra vicinanza o lontananza dal suo Cuore divino. La terza componente è la festa degli Angeli, il coro angelico, che abbraccia cielo e terra quasi a dire che in quel Bambino il cielo e la terra si sono incontrati. Ecco perché quella Buona Novella è proprio per tutti, anche per chi di quel Bambino non ancora mai sentito parlare.

 

D. – Un’ultima nota, mons. Forte. A Napoli, che lei ben conosce, come si sa a San Gregorio Armeno spesso troviamo degli “inquinamenti” nella tradizione del presepio con personaggi della televisione e del mondo mass-mediatico che entrano nel presepio. Come giudicare questi innesti?

 

R. – Io non li considero affatto degli “inquinamenti” . La tradizione del presepe barocco era quella che rappresentava nella scena del presepe il mondo contemporaneo a chi lo faceva. Vale a dire: badate bene che il Bambino non è nato solo per gli uomini e le donne di duemila anni fa. E’ nato per gli uomini e le donne di oggi, con tutti i loro pregi e difetti. Nel presepe napoletano del Settecento poi si rappresentava tutto, non solo la bontà, ma anche la perfidia. Per esempio la scena che  rappresentava la malizia e la perfidia umana era quella di Erode che si godeva la scena della strage degli innocenti comodamente seduto in poltrona e bevendo una tazza di caffé. Era proprio l’immagine per dire del supremo piacere coniugato alla suprema perfidia. E questo ci dice che il presepe deve abbracciare l’umanità così com’è e così come è oggi.

*********

 

=======ooo=======

 

 

 

OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”

 

 

La prima pagina è dedicata alla “Natività del Signore 2005”.

 

Servizio vaticano - Un articolo dal titolo “Il notevole contributo dei vescovi alle popolazioni”; 28 dicembre: 97 anniversario del terremoto di Messina e Reggio Calabria.

 

Servizio estero - Iraq: il Pentagono annuncia che all’inizio del 2006 il contingente Usa sarà ridotto di 7.000 unità.

 

Servizio culturale - Una pagina di approfondimento sul significato del Natale con i contributi di Danilo Veneruso, Armando Rigobello e Franco Patruno.  

Servizio italiano - Banca d’Italia: dalla BCE pareri favorevoli alla riforma; si cerca l’intesa sul Governatore.  

 

 

=======ooo=======

 

 

OGGI IN PRIMO PIANO

24 dicembre 2005

 

 

 

IL NATALE IN TERRA SANTA: SI RIACCENDE LA SPERANZA

NELLE COMUNITA’ CRISTIANE

- Intervista con padre Pierbattista Pizzaballa -

 

Sarà un Natale tra speranze e timori quello che si appresta a vivere la Terra Santa. E’ divenuta preoccupante, infatti, la situazione al confine tra Striscia di Gaza e Israele. Sul terreno, al lancio di razzi Qassam palestinesi sono seguite le minacce di bombardamenti israeliani nella Striscia e di altri provvedimenti restrittivi. E stamani il premier israeliano, Ariel Sharon, ha autorizzato la costruzione di una zona interdetta alla popolazione palestinese nel Nord della Striscia di Gaza per impedire altri attacchi contro il territorio israeliano. In queste festività particolare la situazione anche per la comunità cattolica di Terra Santa che vive in prima persona il difficoltoso progredire della pace tra israeliani e palestinesi. Come si sta vivendo lì il Natale e soprattutto laddove nacque Gesù: cioè a Betlemme? Giancarlo La Vella lo ha chiesto a padre Pierbattista Pizzaballa, custode francescano di Terra Santa:

 

**********

R. – Quest’anno noi aspettiamo molti pellegrini, è un clima di festa come è giusto che sia; la città di Betlemme è veramente molto bella, in questi giorni. Ma è modo anche, soprattutto per i cristiani, di rinfrancarsi un po’, in questo periodo …

 

D. – Quale influenza ha sul Natale in Terra Santa il percorso di pace, spesso difficoltoso, tra israeliani e palestinesi?

 

R. – Le difficoltà influiscono molto, soprattutto per la città di Betlemme, che in questo momento è veramente isolata, tagliata fuori. Comunque, in questo periodo la situazione è un po’ migliorata, devo dire: i pellegrini stanno tornando, le autorità israeliane hanno concesso l’accesso libero alla città … sono piccoli segni di incoraggiamento che fanno ben sperare. L’economia palestinese, soprattutto quella di Betlemme, ha bisogno assoluto di un rilancio, di spazi, di attività, di movimento … I pellegrini sono – tra virgolette – l’industria principale, ed è bene che tornino e stanno tornando, devo dire, e questo è un segno anche concreto di solidarietà della Chiesa universale con Betlemme.

 

D. – Padre Pizzaballa, anche quest’anno ai riti natalizi in Terra Santa ci sarà la tradizionale presenza delle autorità palestinesi, così com’era ai tempi del presidente Arafat e della consorte?

 

R. – Abu Mazen è stato invitato ed ha accettato l’invito; sarà ospite, come ormai è diventato tradizione, della Comunità francescana al Convento della Natività, e poi andrà in Basilica per la Messa di Mezzanotte. Nel tempo è diventato, come dire, anche una sorta di rito civile, oltre che religioso, è anche un modo per esprimere, da parte dei cristiani, la solidarietà al popolo palestinese.

 

D. – In che modo riuscite a trasmettere il significato più profondo del Natale anche alle altre comunità che vivono in Terra Santa?

 

R. – Devo dire che il Natale è la festa che veramente unisce tutti, nel senso che sia ebrei che musulmani, quando è Natale, sentono anche loro un po’ la gioia, il clima particolare, questa festa e sono vicini, vengono a fare gli auguri … A volte, alcuni addirittura vogliono fare l’albero, in segno di comunanza, che è molto bello!

 

D. – Padre, qual è l’augurio che, in occasione del Natale, voi francescani di Terra Santa fate a tutto il mondo?

 

R. – E’ un augurio di speranza e di pace, come dev’essere ogni Natale. I problemi non mancano in Terra Santa, come nel resto del mondo: le violenze, le guerre … Ma Natale è il giorno in cui Dio ci ricorda che tutto è possibile, basta abbandonarsi al suo braccio carico di misericordia e di amore.

**********

 

 

DOMANI A ROMA IL TRADIZIONALE PRANZO DI NATALE PER I POVERI OFFERTO

DALLA COMUNITA’ DI SANT’EGIDIO

- Intervista con Claudio Betti -

 

Anche quest’anno, in occasione del Santo Natale, si rinnova la tradizione, avviata dal 1982 dalla Comunità di Sant’Egidio, del pranzo per i poveri che si terrà a Roma il 25 dicembre nella Basilica di Santa Maria in Trastevere, in tanti altri luoghi della capitale e in  altre città d’Italia e del mondo. Un modo per suggellare emblematicamente il sodalizio che, sin dalla fondazione, i volontari della Comunità hanno sempre stretto con chi soffre a causa della povertà, della solitudine o della malattia. Per tutti gli ospiti una giornata di festa di fronte al presepe e all’albero di Natale, per tutti un regalo per dimenticare, almeno per un giorno, le difficoltà nel calore dell’amicizia e della gioia. Sui significati di quest’iniziativa Giancarlo La Vella ha intervistato Claudio Betti della Comunità di Sant’Egidio:

 

********** 

R. – E’ ormai dall’’82 che la comunità raccoglie i più poveri che si incontrano per le strade il giorno di Natale per un pranzo comune. Il significato è molto chiaro, è molto evangelico, cioè quello di accogliere nel giorno in cui nasce il Signore quei piccoli che nel Vangelo vengono chiamati proprio “piccoli fratelli di Gesù”.

 

D. – Più volte Papa Benedetto XVI ci ha preparato a questo Natale, ricordando che è una ricorrenza che non va vissuta all’insegna del consumismo…

 

R. – Certamente è l’idea che è una festa dove al consumismo si sostituisce la solidarietà, l’amicizia, l’amore, in particolare verso coloro che non hanno nulla. Quello che ci colpisce sempre è che ogni anno centinaia, migliaia di persone che non sono membri della comunità chiamano per poter aiutare proprio durante questo giorno di festa. Penso che sia fondamentale non farne un unico giorno dell’anno dove si è vicini ai poveri per poi potersene dimenticare. Credo sia essenziale farlo il giorno di Natale, ma questo non è solamente un giorno, e più che un servizio è un’amicizia che continua ogni giorno e che la comunità ormai da più di 30 anni svolge a Roma e ormai in moltissime parti del mondo.

 

D. – Un volto, una storia, dei tanti poveri che accogliete giornalmente, che ti è rimasta impressa, casomai proprio in questo giorno di Natale…

 

R. – E’ una cosa che mi è rimasta impressa perché è capitata proprio a me, alcuni anni fa. Una signora senza casa, sconosciuta, è venuta a Santa Maria in Trastevere. Pranzava ad un tavolo e al termine del pranzo a tutti viene dato un regalo e su tutti i regali c’è il nome della persona. Questa signora vede il suo nome, vede la lettera di auguri, apre il regalo, si accorge che sono proprio le cose che le servono per coprirsi dal freddo e dice: “Questo non può essere altro che un regalo da Dio, perché solo Dio conosce il mio nome”. Io credo che questa sia una storia che spiega il motivo profondo per cui noi facciamo questo pranzo. E’ un regalo di Dio nei confronti dei poveri, ma è un regalo di Dio anche nei nostri confronti perché ci dà la grazia di poter essere vicini a chi soffre, essere vicini ai propri fratelli più piccoli.

**********

   

 

ALLA SCOPERTA DELLE RADICI CRISTIANE DELL’EUROPA

 

 

LE RADICI CRISTIANE DEL VECCHIO CONTINENTE NON SONO UN FOSSILE, MA QUALCOSA DI FORTE E VITALE ANCHE PER L’EUROPA COMPLESSA DI OGGI: COSI’,

AI NOSTRI MICROFONI, IL CARDINALE ANGELO SCOLA, PATRIARCA DI VENEZIA

 

Primo appuntamento del nostro ciclo di interviste sulle radici cristiane dell’Europa. La vitalità di queste radici viene sottolineata con forza dal cardinale Angelo Scola. Il Patriarca di Venezia, intervistato da Alessandro Gisotti, inizia il suo ragionamento dal mancato riferimento alle radici cristiane nel preambolo della Carta Costituzionale europea, nonostante i pressanti e ripetuti appelli di Giovanni Paolo II:

 

**********

R. – Mi pare che il dibattito fu soprattutto, a suo tempo, condizionato da un equivoco e cioè quando il magistero papale si è richiamato alle radici cristiane non intendeva far riferimento ad un fossile, ma come avviene in una radice vitale a qualche cosa che fa sentire la sua forza, il suo valore, il suo influsso nel presente. Quindi i cristiani non rivendicano nulla del passato e non hanno bisogno di attestati di riconoscimento. Chiedono però a tutti di interrogarsi se il riferimento a criteri, a principi, a comportamenti che il Cristianesimo ha introdotto  in Europa non sia condizione per una vita buona, un miglior vivere anche nell’Europa in transizione ed assai complessa di oggi. Questo è il senso della questione… Nel Cristianesimo c’è il concetto di persona, della sua dignità. C’è un’affermazione del gratuito come radice ideale di giustizia. Tutti questi sono fattori di cui l’Europa di oggi, l’Europa pluriculturale, plurireligiosa, l’Europa del meticciato di civiltà, come io la chiamo, ha enormemente bisogno.

 

D. – Il campione di laicità, Benedetto Croce, dichiarò – si  tratta per altro di un’affermazione molto citata – “non possiamo non dirci cristiani”. Oggi si sta forse perdendo questa consapevolezza. Perché?

 

R. – Anche su questa affermazione di Croce bisogna intendersi. Vale a dire: il Cristianesimo non è una religione civile e noi non proponiamo una riduzione del Cristianesimo a religione civile. Ovviamente, il Cristianesimo non è neanche pura diaspora! Certo, la fede autenticamente vissuta dalla comunità cristiana non può non avere una incidenza civile, ma i cristiani di oggi sono ben consapevoli che questa incidenza gioca nell’arena della laicità in un continuo, e serrato confronto con tutti i soggetti che sono in campo. Confronto che si deve basare sul rispetto di tutte le esperienze in atto, che deve essere un luogo di proposta e di dialogo e che le autorità istituite debbono garantire. Quindi i cristiani non intendono imporre nulla a nessuno, intendono solo proporre uno stile di vita buona che ha le sue radici nella fede, ma che loro sono disposti a rischiare laicamente, nel paragone  con tutti, rispettando le procedure democratiche che sono in atto nelle cosiddette democrazie formali, classiche dell’Occidente.

 

D. – La Chiesa, attraverso la sua voce più autorevole, quella del Papa – ieri Giovanni Paolo II, oggi Benedetto XVI – sottolinea che l’Europa non deve dimenticare le proprie radici se non vuole smarrirsi. Da dove nasce questa preoccupazione?

 

R. – Secoli e secoli di storia ci dicono che le radici cristiane sono state un terreno fecondo per far crescere uomini capaci di virtù, costruttori di bene comune e quindi, sia pure con forme nuove, noi cristiani siamo convinti che bisogna portare nell’agone della politica una concezione del bene comune, che ha nel rispetto di Dio, degli uomini, nell’educazione alla gratuità, nella solidità del matrimonio tra l’uomo e la donna fedele e aperto alla vita, cardini di riferimento che sono convenienti per tutti.

 

D. – Eminenza, da dove partire? Come far riscoprire, allora, alle nuove generazioni dell’Europa la ricchezza della sua storia?

 

R. – Ecco, questa è una cosa fondamentale! La Chiesa è nella sua essenza un soggetto educativo. “Sarete sempre educabili da Dio”, dice San Giovanni. La Chiesa ha un’attitudine di attenzione allo sviluppo armonico della libertà di tutti gli uomini. Bisogna rinnovare, rigenerare questo impegno educativo nelle nostre parrocchie, nelle nostre comunità … E questo lo si fa solo attraverso una amorevole testimonianza.

 

D. – Quanto questo costante, appassionato richiamo alle radici cristiane da parte della Chiesa può essere utile a muovere passi sul cammino dell’ecumenismo?

 

R. – Io credo che sia assolutamente decisivo, perché l’ecumenismo è l’affermazione che l’invito di Gesù all’unità, come condizione per questa comunicazione, è improcrastinabile. Dobbiamo deciderci con grande energia tra cristiani, senza superficialità, con tutto il tempo che ci vorrà, però dobbiamo deciderci con forza a questa unità. Questa unità sembra a me proprio esigita dall’epoca di grande travaglio – travaglio vuol dire, allo stesso tempo, dolore, ma un dolore carico di speranza e aperto al frutto – che stiamo vivendo.

**********

 

 

IL VANGELO DI DOMANI

 

Domani, 25 dicembre, Solennità del Natale del Signore, la Liturgia ci presenta lo scenario suggestivo della grotta di Betlemme. Maria dà alla luce Gesù, lo avvolge in fasce e lo depone in una mangiatoia, perché non c'era posto per loro nell'albergo. 
Ed ecco, un angelo del Signore appare ad alcuni pastori, che  vegliavano di notte facendo la guardia al loro gregge. La gloria del Signore li avvolse di luce e furono presi da grande spavento, ma l'angelo dice loro:

 

«Non temete, ecco vi annunzio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo: oggi vi è nato nella città di Davide un salvatore, che è il Cristo Signore».

 

Su questo brano evangelico ascoltiamo il commento del teologo gesuita padre Marko Ivan Rupnik:

 

**********

“Non temete, ecco vi annunzio una grande gioia …”

 

Sembra difficile annunciare la salvezza nell’Europa odierna. Si preferisce parlare di altro, di cultura, di valori, della nuova etica. Forse si è fraintesa la salvezza stessa, una volta con il benessere sociale, una volta con il benessere psicofisico e via dicendo. Ma ci tradiscono le paure, l’ansia, l’angoscia, le insicurezze e l’assenza della gioia. Si è soddisfatti in una cosa e sofferenti in un’altra, ma la Bibbia ci dice che non c’è  contentezza al di sopra della gioia del cuore e il cuore è l’organo che custodisce l’insieme della persona, la totalità dell’uomo e oggi vi è nato Colui che è quell’Amore che unico può raccogliere tutto l’uomo. Quando ti senti abbracciato in tutto ciò che sei, che eri  e persino in ciò che sarai, sei davvero salvato e la gioia è grande, anche perché ti scopri con sorpresa che sei unito a tanti altri.

**********

 

=======ooo=======

 

 

CHIESA E SOCIETA’

24 dicembre 2005

 

 

NATALE NEL MONDO: DEVOZIONE E TRADIZIONE

- A cura di Roberta Moretti -

 

**********

ROMA. = Folklore, religiosità popolare e iniziative di solidarietà nel mondo, per celebrare il Santo Natale: è il caso del Penitenziario di Bihute, in Papua Nuova Guinea, dove i detenuti e i loro cari si riuniscono per la tradizionale Messa di mezzanotte. Un segno, per dire ‘no’ alla criminalità e alla violenza giovanile, in crescita nel Paese. E mentre a Melbourne, in Australia, nasce l’Albero di Natale della Solidarietà, per ampliare il circolo della generosità verso i bisognosi, nella foresta amazzonica del Venezuela ci si prepara ad ascoltare il suono dei flauti degli indios Jodï, che con dolci melodie salutano la nascita del Figlio di “Colui che è presente nel mondo per proteggerlo”. Niente pistole di plastica, né soldatini di piombo, poi, per i bambini del Congo Brazzaville dove, in occasione delle festività, è proibita la vendita e l’utilizzo di armi-giocattolo per rafforzare la pace e la sicurezza nel Paese. Intanto in India, le suore dal sari bianco, seguaci di Madre Teresa di Calcutta, allietano il Natale con l’annuncio dell’imminente apertura di 21 nuovi centri delle Missionarie della Carità in tutto il mondo. E in questa carrellata di flash natalizi, giungiamo infine in Italia, a Santa Maria Capua Vetere, in provincia di Caserta, dove, per il quarto anno consecutivo, un giudice tutelare della sezione di Aversa del Tribunale minorile, con l’aiuto di cancellieri, avvocati e magistrati locali, si veste da Babbo Natale per portare doni a circa 150 bambini in affidamento alle Case Famiglia sotto la sua competenza giudiziaria.

**********

 

 

TSUNAMI: A UN ANNO DALLA TRAGEDIA SI TIRANO LE SOMME

 DELL’INTERVENTO UMANITARIO E DEI FONDI PER L’EMERGENZA

- A cura di Andrea Cocco -

 

NEW YORK. = “A un anno di distanza dall’onda devastatrice, molte zone dell’oceano Indiano si trovano ancora in condizioni critiche”. Jacques Diouf, Direttore Generale della Fao non è il solo a richiamare l’attenzione della comunità internazionale sulla tragedia dello Tsunami, l’onda anomala che il 26 dicembre del 2004 colpiva le coste di almeno nove Paesi dell’Oceano indiano, lasciando dietro di sé una scia di devastazione e morte. Alla vigilia della ricorrenza del primo anno dopo la tragedia, si moltiplicano gli appelli e le considerazioni sull’efficacia degli aiuti per la ricostruzione. “La risposta dei donatori - ha dichiarato Diouf - è stata buona, ma ci sono ritardi negli aiuti e molte persone si trovano in uno stato ancora grave di difficoltà”. “Lo Tsunami - gli fa eco oggi l’autorevole New York Times - ha rappresentato uno dei momenti più alti nella storia degli aiuti umanitari nel mondo”. Indonesia, Sri Lanka, Thailandia, India… le agenzie umanitarie hanno raccolto cifre straordinarie per il soccorso alle zone disastrate, arrivando a punte di 13 miliardi di dollari. Ma come sono stati spesi questi soldi? Una risposta è giunta ieri da Eric Schwartz, delegato speciale dell’Onu per la ricostruzione delle aree colpite: “Nonostante le dimensioni del disastro - ha dichiarato Schwartz in occasione della conferenza stampa tenuta al Palazzo di vetro di New York- in questo anno abbiamo raggiunto importanti obiettivi, rendendo nuovamente agibili case e infrastrutture”. Distribuzione di cibo, di acqua e di medicinali; prevenzione dalla diffusione di malattie, ma anche costruzione di rifugi per gli sfollati, sistemazione di scuole e apertura di cliniche provvisorie. In questi dodici mesi le Nazioni Unite hanno concentrato gli sforzi dell’intervento umanitario nel favorire il più possibile un ritorno alla normalità per milioni di persone. Eppure non mancano le critiche sulla gestione internazionale dei fondi. “L’80 per cento degli sfollati - ha denunciato recentemente l’organizzazione umanitaria Oxfam - non ha ancora una sistemazione”, mentre in Thailandia e in altre zone turistiche gli imprenditori hanno approfittato del caos post Tsunami per espandere le proprie attività e costruire abusivamente. Ma a parte i disagi e le mancanze materiali, sono anche le conseguenze psicologiche che ancora oggi si fanno sentire. Ad Aceh, provincia settentrionale dell’Indonesia, come in Sri Lanka, molte persone non sono ancora oggi riuscite a superare lo shock prodotto dal muro d’acqua che nel giro di pochi secondi ha completamente raso al suolo il loro mondo. E’ di oggi la notizia che migliaia di persone nello Stato del Tamil Nadu, India meridionale, sono state prese dal panico e si sono date alla fuga alla notizia, non corretta, di un nuovo Tsunami nella regione. Quanto alla prevenzione, l’Organizzazione meteorologica internazionale ha annunciato che un sistema d’allerta anti Tsunami potrebbe essere operativo già dal 2006, a patto che si riescano a raccogliere i quasi due milioni di dollari necessari.

 

 

SENEGAL: LA PARTECIPAZIONE VIVA DELLA COMUNITA’ CATTOLICA AL NATALE

 

DAKAR.= Il Senegal è un Paese dove i cattolici non rappresentano che un’esigua minoranza a fronte del 90 per cento dei musulmani. Eppure un Paese dove la festività natalizia è accolta e rispettata da tutti. A raccontare lo spirito che avvolge la vigilia di Natale a Dakar è padre Giuseppe Giordano, Direttore Nazionale delle Pontificie Opere Missionarie. “La comunità cattolica si sta preparando al Natale con grande entusiasmo e una fede viva e autentica- ha dichiarato il missionario all’Agenzia Fides. E da sottolineare è anche il rispetto nei loro confronti da parte della comunità musulmana. “I rapporti tra musulmani e cristiani sono in genere molto buoni. Vi è rispetto reciproco tra le due comunità: i musulmani sono invitati alle festività cristiane, e viceversa i cristiani partecipano alle feste dei musulmani. Il tutto in un autentico spirito di condivisione umana e fraterna”. Moltissimi i cattolici che si recano in Chiesa per la Veglia e la Messa della notte di Natale. “Tanto che”, ricorda padre Giordano, “non solo le chiese ma addirittura il sagrato non è sufficiente a contenere tutte le persone presenti””. (A.C.)

 

 

URUGUAY: UN NATALE DI SPERANZA

 

MONTEVIDEO. = “L’arrivo della fine dell’anno è un’occasione ghiotta per fare dei bilanci. Niente di meglio che farli in un Paese – l’Uruguay – in cui nove mesi fa si è verificato un cambiamento storico, con l’avvento al potere della prima coalizione di sinistra”. Continua il giro nel sud del mondo dell’Agenzia Misna, che con l’approssimarsi del Natale ha dedicato una serie di reportage in zone che hanno vissuto eventi significativi in questi ultimi dodici mesi. Quello del piccolo Paese latinoamericano, incuneato tra Brasile e Argentina, è stato un anno particolarmente positivo secondo l’agenzia dei missionari, tanto da far prospettare per la prima volta “un Natale di speranza e non di fame”.  Tanti i cambiamenti, secondo Alvaro Marquez Martinez, economo della Diocesi di Melo, a nord dell’Uruguay, intervistato da Misna. Tra questi i progetti sociali, come il programma di assistenza per gli strati poveri della popolazione, ma anche le iniziative per la ricostruzione storica e la giustizia, come le nuove investigazioni sulle vittime del regime militare tra il 1973 e il 1985. I progetti sociali insomma avanzano, secondo Martinez, anche se “a passo lento”. E dall’Uruguay giungono anche le parole di mons. Pablo Galimberti, vescovo di San José di Maggio e presidente della Conferenza Episcopale del Paese. “Natale è l’irruzione di qualcosa di "nuovo”, che noi non possiamo comprare né manipolare né regolare secondo i nostri calcoli o capricci”, ha detto il vescovo, riportato dall’Agenzia Fides. “La festa di Natale- ha sottolineato- non è superficialità, frivolezza e nemmeno fuga. Il vero festeggiamento più che fuga di fronte a tanta ingiustizia che oscura la vita e la società, ci permette di raccogliere le energie interiori per poter cambiare dal di dentro noi stessi”. (A.C.)

 

 

SIERRA LEONE: L’ASSOCIAZIONE VOLONTARI PER LO SVILUPPO IN PRIMA LINEA

NEI PROGETTI DI RIABILITAZIONE PER I BAMBINI SOLDATO

 

FREETOWN. = Una scuola per dare un’istruzione di qualità; un programma di aiuto a distanza per  pagare la retta scolastica; un piano per il reinserimento di bambini che hanno vissuto i traumi della guerra. Ecco un esempio dei progetti promossi dall’Associazione Volontari per lo Sviluppo Internazionale (AVSI), per il recupero degli ex bambini soldato in Sierra Leone. Dilaniato da una sanguinosa guerra civile conclusasi nel 2002, il Paese africano vive ancora i traumi di un conflitto che ha visto il massiccio impiego di bambini in esercito e gruppi paramilitari. Secondo un recente rapporto dell’ONU dal maggio 2001 al gennaio 2002 sono stati smobilitati 6.845 bambini che avevano combattuto sia nelle file dei ribelli sia in quelle governative. Secondo quanto riporta l’Agenzia Fides, gli studenti assistiti dall’AVSI, che collabora con il centro di padre Giuseppe Berton, sono invece 650. (A.C.)

 

 

IMMIGRAZIONE CLANDESTINA: IL 2005 SEGNATO DA RIMPATRI FORZATI E DETENZIONI. IL DRAMMA DEI MIGRANTI “MAROCCHINI”

ALLE PORTE DI CEUTA E MELILLA

 

RABAT. =  Quello che si sta per concludere è stato un anno particolarmente segnato dal dramma dell’immigrazione clandestina. A confermarlo i dati diffusi qualche settimana fa dal governo marocchino. Secondo il ministro degli Interni sono quasi 30 mila gli immigrati “irregolari” fermati in Marocco nei primi undici mesi dell’anno. 3.500 di loro sono stati arrestati a seguito degli episodi tragici dello scorso ottobre, quando migliaia di persone, per lo più originari dell’Africa subsahariana, hanno tentato di oltrepassare la frontiera delle enclaves spagnole di Ceuta e Melilla. “Con le venti persone fermate ieri dalla polizia marocchina al confine di Melilla - segnala oggi l’agenzia Misna - è salito a 286 il numero dei migranti detenuti dalle autorità del Marocco solo in quest’ultima settimana”. Per chi è sprovvisto di documenti la legge marocchina prevede fino a un anno di reclusione, o in alternativa il rimpatrio forzato. Purtroppo però le cifre ufficiali non restituiscono che un quadro appannato sulla drammaticità dell’immigrazione clandestina. Si continua a sapere poco o nulla infatti delle carovane di migranti che quotidianamente attraversano il deserto del Sahara nel tentativo di raggiungere il Maghreb. E poco o nulla si sa delle “vittime del mare di sabbia”. (A.C.)

 

 

=======ooo=======

 

24 ORE NEL MONDO

24 dicembre 2005

 

 

- A cura di Eugenio Bonanata -

        

Il governo del Ciad si è dichiarato “in stato di belligeranza” nei confronti del vicino Sudan, accusandolo di destabilizzare il Paese. Attraverso un documento, ieri il governo sudanese è stato chiamato in causa per un’offensiva, avvenuta la settimana scorsa nella zona di frontiera. Ce ne parla Eugenio Bonanata:

 

**********

Benché nel documento si parli di stato di belligeranza, il governo di N’Djamena non arriva a dichiarare guerra al Sudan e non annuncia neanche la rottura delle relazioni diplomatiche fra le due capitali. Relazioni che certamente hanno subito un brusco calo dopo l’attacco del 18 dicembre scorso; quando i ribelli del Gruppo per la Democrazia e la Giustizia – sostenuti secondo il Ciad, da Khartum – hanno sferrato un attacco sulla città di Adré, a ridosso della frontiera, provocando centinaia di morti. Riferendosi a questo episodio, dunque, il governo ciadiano ha chiamato tutti i cittadini alla mobilitazione, invitando gli amici del Ciad a sostenerlo in ogni modo. Dal canto suo il portavoce del ministero degli Esteri sudanese, ha smentito qualsiasi ingerenza negli affari interni del Paese vicino. In questi giorni, tuttavia, il presidente del Ciad, Deby, aveva accusato il suo pari-grado sudanese, el Bechir, di complottare per destabilizzare il suo Paese, definendolo pubblicamente “un nemico”. In questo quadro, secondo quanto riportato dall’agenzia MISNA, i soldati francesi, presenti in Ciad, negli ultimi giorni avrebbero rinforzato le loro posizioni nell’area.

**********

 

Sono cinque le vittime dell’incidente avvenuto nell’isola di Madeira, in Portogallo, dove ieri si è ribaltato un pullman che trasportava una cinquantina di turisti italiani. Decine i feriti, tre dei quali versano in gravi condizioni. Resta in stato di fermo, in ospedale, l’autista trovato con un alto tasso di alcool nel sangue. 

 

In Germania almeno quattro persone - fra le quali due bambini piccoli -, tutte appartenenti alla stessa famiglia di origine angolana, sono rimaste uccise nell'incendio che stanotte ha avvolto un edificio a Colonia. L’incendio, sulle cui cause la polizia sta indagando, ha provocato il ferimento di 9 persone, una delle quali versa in condizioni gravissime.

 

Aymar Nour, capofila dell'opposizione egiziana, è stato condannato da un tribunale del Cairo a cinque anni di carcere. Lo hanno annunciato fonti giudiziarie. Nour, che si è candidato alle recenti elezioni, è stato giudicato colpevole di falsificazione di documenti in relazione alla creazione, l’anno scorso, di un nuovo partito politico. L’oppositore, che è in sciopero della fame, ha sempre respinto le accuse sostenendo che erano state montate dal regime per stroncare la sua carriera politica. Il verdetto e' stato accolto da grida di disapprovazione da parte di centinaia di sostenitori di Nour presenti all'interno e all'esterno dell'aula del tribunale.

                                                                                             

Sono stati liberati due turisti austriaci sequestrati mercoledì scorso nello Yemen. Lo ha riferito il ministero degli Esteri austriaco, rassicurando sulle buone condizioni di salute dei due. Il rapimento era avvenuto lungo la strada che collega l’antica città di Maareb e la storica regione della regina di Saba. I sequestratori avevano reclamato la liberazione di alcuni parenti arrestati dalle autorità locali perché sospettati di voler entrare nella guerriglia anti-americana in Iraq. I due austriaci, che si trovano in un albergo locale, hanno riferito di essere stati trattati ''con correttezza e cortesia'' durante il periodo di detenzione.

 

Al termine di un negoziato durato alcuni mesi, l’ONU ha raggiunto un accordo per il bilancio 2006. Superando le divergenze fra Paesi ricchi e quelli in via di sviluppo, l’intesa prevede che le Nazioni Unite non possano spendere inizialmente più di 950 milioni di dollari, sufficienti solo per i primi sei mesi dell'anno. Entro il primo semestre, però, il segretario generale, Kofi Annan, dovrà dare assicurazioni sull’avvio di riforme amministrative sufficienti per autorizzare la spesa nel secondo semestre. L’accordo può comunque essere decisivo per sbloccare le trattative sulla riforma dell’organizzazione internazionale.

 

Il Giappone ha annunciato il varo di un programma di scudo antimissile di nuova generazione, sviluppato in collaborazione con gli Stati Uniti. L’obiettivo è proteggere l'arcipelago dalle minacce missilistiche della Corea del Nord. Molti esperti vedono nella mossa giapponese anche il timore per la crescente rivalità con la Cina. Solo giovedì il ministro della Difesa giapponese, Taro Aso, aveva infatti additato nella “minaccia” cinese la giustificazione dell’aumento delle spese militari in bilancio.

 

Il grande ayatollah Ali Sistani si è detto favorevole per la creazione di un governo di unione nazionale in Iraq. Rivolgendosi a tutti i responsabili politici, Sistani ha inoltre lanciato un appello alla calma e alla riflessione prima di prendere decisioni in seguito al voto del 15 dicembre. Dal canto suo, la lista degli sciiti conservatori, data per vincitrice alla consultazioni, ha escluso che si possano ripetere le elezioni come chiesto da partiti sunniti e sciiti laici. Intanto ieri, nella giornata più sanguinosa dopo le elezioni, anche il premier iracheno al Jaafari ha confermato il ritiro dei 7mila soldati statunitensi a partire da metà 2006.

 

L’esercito israeliano creerà una 'zona di sicurezza' nel nord della Striscia di Gaza ampia circa 2 chilometri per impedire che i razzi Qassam lanciati dai miliziani palestinesi raggiungano il territorio israeliano. Lo ha deciso il governo del premier, Ariel Sharon. Secondo la radio israeliana, sarà una fascia di territorio, lasciata deliberatamente sgombra, controllata dall’esercito per via aerea. I militari attendono il miglioramento delle condizioni meteorologiche per mettere in atto il piano e avvertire la popolazione palestinese di non penetrare nel settore.

 

Sul fronte palestinese, c’è fermento in seno al movimento estremista di al Fatha in vista delle prossime elezioni legislative. Il primo ministro palestinese, Abu Ala, ha infatti annunciato che non si candiderà alle consultazioni del prossimo mese di gennaio. Il motivo, secondo quanto dichiarato dallo stesso Abu Ala, è da ricercare nei recenti accordi fra le due correnti di al Fatah che hanno retrocesso il nome del premier nella lista. Particolarmente criticato dai rivali di partito, Abu Ala ha anche sottolineato che le elezioni di gennaio rischiano di non avere alcun senso se, come minacciano i dirigenti israeliani, non vi potranno partecipare gli abitanti di Gerusalemme Est.

 

In Italia, il Senato ha approvato ieri in via definitiva la legge sul risparmio. La normativa stabilisce tra l’altro il mandato a termine del Governatore della Banca d’Italia, proprio nei giorni in cui Antonio Fazio ha rassegnato le dimissioni.

 

Un aereo con 23 persone a bordo è precipitato nel Mar Caspio. Lo riferiscono le autorità dell'aeroporto di Baku, la capitale dell'Azerbaijan. Secondo le prime notizie, si sono persi i contatti con l’aereo pochi minuti dopo il decollo, mentre stava volando da Baku ad Aktau. Non sono state ancora chiarite le cause del disastro.

 

 

 

=======ooo=======