RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno XLIX n. 356  - Testo della trasmissione di giovedì 22 dicembre 2005

 

 

Sommario

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

Benedetto XVI incontra la Curia Romana per gli auguri natalizi: ricorda la testimonianza di Giovanni Paolo II, la GMG di Colonia, l’Anno Eucaristico e il Sinodo sull’Eucaristia. Ampia riflessione sul Concilio Vaticano II: ha rinnovato la Chiesa nella continuità

 

OGGI IN PRIMO PIANO:

L’Impegno della Caritas Internationalis ad un anno dal maremoto nel Sud-Est asiatico: intervista con Paolo Beccegato

 

Manuale di sopravvivenza nelle grandi città: la Comunità di Sant’Egidio pubblica la sua guida annuale per i senza fissa dimora: ce ne parla Mario Marazziti

 

Natale a Capo Verde. La testimonianza del padre cappuccino Ottavio Fasano

 

“In cerca del Padre”, in un libro del vaticanista Gianfranco Svidercoschi le ragioni storiche, sociali e religiose dell’eclisse della figura paterna nel mondo di oggi: intervista con l’autore

 

CHIESA E SOCIETA’:

Lettera di Natale delle Chiese cristiane in Belgio: non abbiate paura, credete nell’amore di Dio!

 

Bilancio di fine anno di Kofi Annan: un 2005 “molto difficile per le Nazioni Unite e per il mondo”

 

Le scuse del direttore della rivista dei gesuiti America, padre Drew Christiansen, per la pubblicazione sul numero del 5 dicembre di una pubblicità raffigurante in modo offensivo una statua della Madonna: siamo stati ingannati

 

Convegno a Dakar in Senegal  contro l’introduzione degli OGM in Africa

 

Nell’ex campo di concentramento di Jasenovac in Croazia, sorgerà un centro studi sull’Olocausto

 

24 ORE NEL MONDO:

Prosegue in Iraq il processo contro Saddam: continuano anche scontri ed attentati

 

 

 

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

22 dicembre 2005

 

BENEDETTO XVI INCONTRA I SUOI COLLABORATORI DELLA CURIA ROMANA

PER GLI AUGURI NATALIZI: IL PAPA PARLA DEL NATALE ORMAI IMMINENTE,

DI GIOVANNI PAOLO II, DELLA GIORNATA MONDIALE DELLA GIOVENTU’ DI COLONIA, DELL’ANNO EUCARISTICO E DEL CONCILIO VATICANO II

A 40 ANNI DALLA SUA CONCLUSIONE

 

Tradizionale incontro stamane nella Sala Clementina in Vaticano tra il Papa e la Curia Romana per lo scambio degli auguri natalizi. Dopo il saluto del cardinale Decano Angelo Sodano, Benedetto XVI  si è rivolto ai suoi collaboratori con un lungo discorso partendo proprio dal Mistero del Natale: ha quindi ricordato i principali avvenimenti di quest’anno: la scomparsa di Giovanni Paolo II, la Giornata Mondiale della Gioventù di Colonia, l’Anno dell’Eucaristia e il Sinodo sul mistero eucaristico. Infine ampio spazio ha dedicato al Concilio Vaticano II nel 40° anniversario della sua conclusione. Ma ascoltiamo il servizio di Sergio Centofanti:

 

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“Svegliati, uomo, poiché per te Dio si è fatto uomo”. Con quest’invito di Sant’Agostino a cogliere il senso autentico del Natale di Cristo, Benedetto XVI ha aperto il suo incontro con i collaboratori della Curia Romana:

 

“Iddio si è fatto uomo per noi: è questo il messaggio che ogni anno dalla silenziosa grotta di Betlemme si diffonde sin nei più sperduti angoli della terra. Il Natale è festa di luce e di pace, è giorno di interiore stupore e di gioia che si espande nell’universo, perché “Dio si è fatto uomo”. Dall’umile grotta di Betlemme l’eterno Figlio di Dio, divenuto piccolo Bambino, si rivolge a ciascuno di noi: ci interpella, ci invita a rinascere in lui perché, insieme a lui, possiamo vivere eternamente nella comunione della Santissima Trinità”.

 

Il Papa ha quindi parlato di Giovanni Paolo II e soprattutto della lezione che ci ha dato “dalla cattedra della sofferenza e del silenzio” negli ultimi momenti della sua vita. Proprio a partire dalla  sua esperienza – ha detto – Giovanni Paolo II si è posto il problema del male, del “male eretto a sistema”, un male di “proporzioni gigantesche” come si è visto nel secolo scorso. Ma ecco: “il potere che al male mette un limite – diceva Papa Wojtyla -  è la misericordia di Dio”. “L’agnello è più forte del drago”:

 

“Il limite del potere del male, la potenza che, in definitiva, lo vince è – così egli ci dice – la sofferenza di Dio, la sofferenza del Figlio di Dio sulla Croce: La sofferenza di Dio crocifisso non è soltanto una forma di sofferenza accanto alle altre… Cristo, soffrendo per tutti noi, ha conferito un nuovo senso alla sofferenza, l'ha introdotta in una nuova dimensione, in un nuovo ordine: quello dell'amore… La passione di Cristo sulla Croce ha dato un senso radicalmente nuovo alla sofferenza, l'ha trasformata dal di dentro… È la sofferenza che brucia e consuma il male con la fiamma dell'amore… Ogni sofferenza umana, ogni dolore, ogni infermità racchiude una promessa di salvezza”.

 

Quindi Benedetto XVI ha parlato della straordinaria esperienza della Giornata Mondiale della Gioventù di Colonia: oltre un milione di giovani guardando al di là del quotidiano si sono messi alla ricerca della verità ponendosi  in adorazione di Cristo:

 

“Prima di ogni attività e di ogni mutamento del mondo deve esserci l'adorazione. Solo essa ci rende veramente liberi; essa soltanto ci dà i criteri per il nostro agire. Proprio in un mondo in cui progressivamente vengono meno i criteri di orientamento ed esiste la minaccia che ognuno faccia di se stesso il proprio criterio, è fondamentale sottolineare l'adorazione”.

 

E parlando dell’Anno dell’Eucaristia e del recente Sinodo ha sottolineato come sia commovente vedere che nella Chiesa si sta risvegliando la gioia dell’adorazione eucaristica. “E proprio in questo atto personale di incontro col Signore – ha affermato – matura poi anche la missione sociale che nell'Eucaristia è racchiusa e che vuole rompere le barriere non solo tra il Signore e noi, ma anche e soprattutto le barriere che ci separano gli uni dagli altri”.

 

Sul Concilio Vaticano II ha parlato dei contrasti sulla sua interpretazione. Due ermeneutiche, cioè due diverse interpretazioni – ha notato il Pontefice - “si sono trovate a confronto e hanno litigato tra loro”:

 

“L'una ha causato confusione, l'altra, silenziosamente ma sempre più visibilmente, ha portato frutti. Da una parte esiste un'interpretazione che vorrei chiamare ermeneutica della discontinuità e della rottura; essa non di rado si è potuta avvalere della simpatia dei mass-media, e anche di una parte della teologia moderna. Dall'altra parte c'è l'ermeneutica della riforma, del rinnovamento nella continuità dell'unico soggetto-Chiesa, che il Signore ci ha donato; è un soggetto che cresce nel tempo e si sviluppa, rimanendo però sempre lo stesso, unico soggetto del Popolo di Dio in cammino. L'ermeneutica della discontinuità rischia di finire in una rottura tra Chiesa preconciliare e Chiesa postconciliare”.

 

“Il Concilio – ha detto il Papa – doveva determinare in modo nuovo il rapporto tra Chiesa ed età moderna” e in certo modo ha manifestato una discontinuità rispetto al passato ma senza abbandonare “la continuità nei principi”:

 

“Il Concilio Vaticano II, con la nuova definizione del rapporto tra la fede della Chiesa e certi elementi essenziali del pensiero moderno, ha rivisto o anche corretto alcune decisioni storiche, ma in questa apparente discontinuità ha invece mantenuto ed approfondito la sua intima natura e la sua vera identità. La Chiesa è, tanto prima quanto dopo il Concilio, la stessa Chiesa una, santa, cattolica ed apostolica in cammino attraverso i tempi; essa prosegue ‘il suo pellegrinaggio fra le persecuzioni del mondo e le consolazioni di Dio’, annunziando la morte del Signore fino a che Egli venga”.

 

Benedetto XVI  ha poi fatto riferimento alla propria elezione:

 

“Devo forse ancora far memoria di quel 19 aprile di quest'anno, in cui il Collegio Cardinalizio, con mio non piccolo spavento, mi ha eletto a successore di Papa Giovanni Paolo II, a successore di San Pietro sulla cattedra del Vescovo di Roma. Un tale compito stava del tutto fuori di ciò che avrei mai potuto immaginare come mia vocazione. Così, fu soltanto con un grande atto di fiducia in Dio che potei dire nell'obbedienza il mio “sì” a questa scelta. Come allora, così chiedo anche oggi a tutti Voi la preghiera, sulla cui forza e sostegno io conto. Al contempo desidero ringraziare di cuore in quest'ora tutti coloro che mi hanno accolto e mi accolgono tuttora con tanta fiducia, bontà e comprensione, accompagnandomi giorno per giorno con la loro preghiera”.

 

Infine ha rivolto il suo ultimo pensiero  al Natale che si avvicina:

 

“Il Natale è ormai vicino. Il Signore Dio alle minacce della storia non si è opposto con il potere esteriore, come noi uomini, secondo le prospettive di questo nostro mondo, ci saremmo aspettati. L'arma sua è la bontà. Si è rivelato come bimbo, nato in una stalla. È proprio così che contrappone il suo potere completamente diverso alle potenze distruttive della violenza. Proprio così Egli ci salva”.

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Da sempre i Papi si sono avvalsi dell’aiuto di collaboratori nel loro Ministero, ma solo nel 1538  Sisto V, con la  Costituzione apostolica «Immensa Aeterni Dei»,  diede alla Curia Romana la sua formale configurazione, istituendo 15 dicasteri. L’ultima riforma della Curia risale a Giovanni Paolo II che nel 1988 con la Costituzione apostolica Pastor Bonus ha inteso conformarla ai principi del Concilio Vaticano II. “La Curia romana – scrive Papa Wojtyla - è l'insieme dei dicasteri e degli organismi che coadiuvano il romano Pontefice nell'esercizio del suo supremo ufficio pastorale per il bene e il servizio della Chiesa universale e delle Chiese particolari, esercizio col quale si rafforzano l'unità di fede e la comunione del Popolo di Dio e si promuove la missione propria della Chiesa nel mondo”. La Curia Romana oggi è composta dalla Segreteria di Stato, da 9 Congregazioni, 11 Pontifici Consigli, 3 Tribunali, 7 Pontificie Commissioni, 7 Accademie Pontificie e vari altri uffici, organismi e istituzioni collegate.

 

 

ALTRE UDIENZE E NOMINE

 

Benedetto XVI ha ricevuto, ieri sera, l’arcivescovo Paul Josef Cordes, presidente del Pontificio Consiglio Cor Unum. Il Papa riceverà oggi pomeriggio in udienza il cardinale Crescenzio Sepe, prefetto della Congregazione per l’Evange-lizzazione dei Popoli.

 

Il Papa ha nominato il cardinale Javier Lozano Barragán, presidente del Pontificio Consiglio per la Pastorale della Salute, suo Inviato speciale alle celebrazioni della XIV Giornata Mondiale del Malato, che avranno luogo ad Adelaide in Australia, l’11 febbraio 2006.

 

In Argentina, il Papa ha accettato la rinuncia al governo pastorale dell’arcidiocesi di Rosario, presentata da mons. Eduardo Vicente Mirás, per sopraggiunti limiti d’età. Il Papa ha nominato suo successore mons. José Luis Mollaghan, finora vescovo di San Miguel. Sempre in Argentina, il Pontefice ha nominato vescovo di Gualeguaychú mons. Jorge Eduardo Lozano, finora vescovo titolare di Fornos maggiore ed ausiliare di Buenos Aires.

 

 

 

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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”

 

 

Prima pagina – “Una giusta ermeneutica per leggere e recepire il Concilio come grande forza di rinnovamento della Chiesa”: il discorso di Benedetto XVI ai cardinali, agli arcivescovi, ai vescovi e ai prelati della Curia romana per la presentazione degli auguri natalizi.


Servizio vaticano - Una pagina dedicata alle Lettere dei vescovi italiani.

 

Servizio estero - Per la rubrica dell’“Atlante geopolitica” una pagina speciale - a cura di Gabriele Nicolò e di Pierluigi Natalia - ad un anno dalla tragedia dello tsunami.

 

Servizio culturale - Un articolo di Felice Accrocca dal titolo “Una vita di studio; una vita di fede”; il primo anniversario della morte di Romana Guarnieri.  

 

Servizio italiano - In rilievo sempre l’incidente ferroviario avvenuto nella provincia di Frosinone.

 

 

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OGGI IN PRIMO PIANO

22 dicembre 2005

 

L’IMPEGNO DI CARITAS INTERNATIONALIS AD UN ANNO DAL MAREMOTO

CHE HA SCONVOLTO IL SUD-EST ASIATICO

- Intervista con Paolo Beccegato -

 

A quasi un anno dal maremoto che ha sconvolto il Sud-Est asiatico, Caritas Internationalis ha presentato ieri, a Roma, il rapporto sul progetto “After Tsunami”. Finalità ultima: sostenere la ricostruzione del tessuto sociale a partire dal rispetto verso ogni persona e la risposta ai suoi bisogni. Ma quali sono gli ostacoli maggiori da affrontare? Francesca Fialdini lo ha chiesto a Paolo Beccegato, responsabile della Cooperazione per la Caritas italiana:

 

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R. – C’è stato un problema molto grosso un po’ in tutte le zone colpite, cioè quello della terra. Il dover ricostruire, questa volta rispettando la famosa buffer zone, quindi quella fascia costiera entro cui non si può più ricostruire e dovendo ricollocare migliaia di persone più all’interno, ha posto un enorme problema ai governi di trovare delle terre adeguate dove spostare queste persone. Per le persone che ancora oggi vivono in tenda o in collocazioni temporanee, le cosiddette “temporary shelters”, sono certamente delle vittime di questo meccanismo che, dovendo vivere in condizioni igienico-sanitarie precarie, rischiano di ammalarsi, di aggravare la loro situazione.

 

D. – Per agire in concreto, riassegnando terre, confrontarsi con il diritto locale, con le culture locali, come si è posta Caritas Internationalis?

 

R. – Certamente è stato un problema molto grosso e in alcuni casi, sollecitando le autorità locali e non ottenendo le risposte, abbiamo anche proceduto all’acquisto di alcuni terreni. Questo evidentemente ha comportato l’aumento dei costi. Il dialogo interreligioso, cioè il lavorare con altri rappresentanti di altre religioni nell’esprimere la solidarietà verso le vittime colpite, è stata una dinamica molto positiva, anche di ascolto delle comunità locali, di collaborazione con questi leader, a livello alto, ma anche medio-basso operativo. Invece, appunto, le difficoltà maggiori sono arrivate soprattutto con i governi per questi problemi oggettivi. Oltre al problema della terra c’è per esempio quello del legname, in Indonesia, che è molto grave, visto il diffuso disboscamento che già aveva avuto luogo precedentemente.

 

D. – Parliamo di cifre …

 

R. – Come Caritas italiana abbiamo raccolto 24 milioni e mezzo di euro e ne abbiamo già spesi e impegnati l’80 per cento. Quindi, un grosso sforzo è stato fatto nell’emergenza. Non nascondiamo, però, che il lavoro debba continuare. Ancora adesso, quindi, evidentemente la solidarietà non manca e i fondi che stanno arrivando verranno impiegati per progetti più a lungo periodo. Siamo presenti con operatori all’estero in otto Paesi e con un’attenzione olistica complessiva. Quindi, non solo emergenza, non solo generi di prima necessità, non solo case, non solo barche, ma anche quella che è la dimensione psicologica relazionale, le cosiddette ferite invisibili.

 

D. – Ad un anno dallo tsunami, rinasce la speranza?

 

R. – Certamente sì, la speranza c’è, però non mancano le difficoltà. Manca ancora tanto, per cui bisogna stare in questi luoghi almeno tre, cinque anni per pensare di riportare la situazione ad un livello minimo di accettabilità.

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MANUALE DI SOPRAVVIENZA PER I SENZA FISSA DIMORA:

PRESENTATA LA GUIDA ANNUALE DELLA COMUNITA’ DI SANT’EGIDIO

- Intervista con Mario Marazziti -

 

“Dove mangiare dormire lavarsi” è la guida alla sopravvivenza nelle grandi città per chi non ha una fissa dimora, edita dalla comunità di S. Egidio in collaborazione con le Ferrovie dello Stato e presentata ieri a Roma. Il volume giunto alla sua sedicesima edizione sarà pubblicato anche a Firenze, Napoli e Genova . E anche la città di Parigi ispirandosi a questa guida  ne ha realizzata una propria. Il servizio di Marina Tomarro.

 

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Circa 7000 senza fissa dimora vivono a Roma. Di questi, 2000 dormono per strada ogni sera, 3000 sono ospiti di centri di accoglienza notturni e 2000 occupano ripari di fortuna. Questi sono alcuni dati forniti dalla Comunità di Sant’Egi-dio in occasione della presentazione della guida “Dove mangiare dormire lavarsi”. Mario Marazziti tra i responsabili della comunità di Sant’Egidio:

 

“La guida ‘Dove mangiare dormire lavarsi’ sarà data in tutti i pranzi di Natale, in tutti i centri, gratuitamente, dalla Comunità di Sant’Egidio, messa a disposizione degli assistenti sociali delle parrocchie. Solo a Roma ne sono state stampate 15 mila copie. Sono in carta resistente, che non si unge. Devono durare un anno, infatti, e stare in tasca. Spero che nel giro di un mese raggiungeranno le persone che normalmente vivono per la strada a Roma e le persone più a rischio”.

 

E tra le persone a rischio non ci sono più solo extra comunitari ma anche tanti italiani che non riescono ad arrivare alla fine del mese. Infatti secondo le ultime statistiche sono circa 800 mila le persone in più rispetto al 2004 che vivono al di sotto della fascia di povertà. Ma chi sono questi nuovi poveri? Ascoltiamo ancora Mario Marazziti:

 

“Noi incontriamo sempre più famiglie, famiglie con bambini, con il genitore disoccupato. Chi è giovane non riesce ad entrare nel mercato del lavoro. Sono, quindi, famiglie numerose da un lato oppure sono anziani, anziani soli, e persone dal Sud d’Italia. Queste tre sono le facce dei nuovi poveri italiani.

 

E naturalmente anche quest’anno il 25 dicembre la Comunità di Sant’Egidio si ritroverà nella Basilica di S. Maria in Trastevere per il tradizionale pranzo di Natale con i poveri. Mario Marazziti:

 

“E’ diventata la tradizione della famiglia dei senza famiglia. Menù fisso: lasagne, polpettone, dolci natalizi, qualcosa che possano mangiare tutti, sia di religione diversa, sia con pochi denti. E poi grande festa”.

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QUARANT’ANNI IN MISSIONE IN CAPO VERDE. LI HA TRASCORSI IL PADRE CAPPUCCINO OTTAVIO FASANO, OGGI PROMOTORE DI DIVERSI PROGETTI TRA CUI QUELLO

DI UN OSPEDALE NELL’ISOLA DI FOGO PER LE CURE SPECIALISTICHE

- Intervista con padre Ottavio Fasano -

 

Quarant’anni in Capo Verde. Li ha trascorsi in missione il padre cappuccino Ottavio Fasano, oggi promotore di svariati progetti tra cui quello di un ospedale nell’isola di Fogo, dove potranno offrire il loro servizio medici di tutto il mondo. Al microfono di Tiziana Campisi racconta la sua esperienza in Africa.

 

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R. – E’ stato un bagno in una realtà umana che non pensavo esistesse. Mi ero preparato, avevo letto, ma non mi rendevo conto qual era la vera realtà di questi Paesi e incontrare, non solo i missionari ma il popolo capoverdiano, ha cambiato l’orientamento della mia vita. Ho visto parecchi bambini morire per mancanza di antibiotici, di infezioni intestinali, e questo mi ha sconvolto interiormente. Oltre ad aver pianto tanto, ho sentito che la mia vita doveva cambiare come mentalità, ma anche come destinare la mia intelligenza, le mie capacità, la mia volontà, per servire chi ha più bisogno.

 

D. – In quali attività lei è impegnato particolarmente?

 

R. – In questi ultimi 6 anni, sono molto impegnato nella realizzazione di un ospedale nell’isola di Fogo, che serve 40 mila abitanti dell’isola più un’altra isola, l’isola di Bravacus con 7 mila abitanti. L’ospedale offre alcune specialità come l’otorino, l’oculistica, la cardiologia, ecc. ed ha due sale operatorie legate alle specialità e legate all’urgenza.

 

D. – I capoverdiani, come vivono il cristianesimo?

 

R. – Il capoverdiano è molto più influenzato dalla cultura americana - perché c’è moltissima emigrazione negli Stati Uniti - e dalla cultura europea. Quindi le nostre difficoltà, le nostre crisi, si riflettono anche sulla realtà capoverdiana. Però la disponibilità del popolo, del cuore e della mente capoverdiane, è molto aperta e attenta. Secondo me, se noi come sacerdoti, come missionari lavoriamo in un certo modo, penso che può diventare una Chiesa africana molto ricca, molto disponibile e potrebbe dare anche un esempio agli altri Paesi africani.

 

D. – Come è vissuto il Natale in Capo Verde?

 

R. – Da una parte del popolo, all’insegna del consumismo anche se è un ambiente molto semplice. La maggioranza della popolazione è povera e ha la semplicità di accogliere la festa del Natale, in maniera meno distratta della nostra  e direi più profonda nell’accogliere la tenerezza di Dio che si fa fratello dell’uomo, uno come noi e che cammina come noi.  Penso che sia molto più facile per loro vivere il Natale così.

 

D. – Quindi questi fratelli d’Africa, che cosa ci insegnano in questo clima natalizio?

 

R. – La ricchezza di questo popolo capoverdiano, è quella di educarci ed ascoltare, imparare ad ascoltare, e se riusciremo a fare questo piccolo passo di apertura di cuore, penso che sarà regalato qualcosa all’umanità.

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“IN CERCA DEL PADRE”: IN UN LIBRO DEL VATICANISTA GIANFRANCO SVIDERCOSCHI,

 LE RAGIONI STORICHE, SOCIALI E RELIGIOSE

DELL’ECLISSE DELLA FIGURA PATERNA NEL MONDO DI OGGI

 

         C’è ancora posto per il Padre nel mondo moderno? Da questo interrogativo parte l’affascinante viaggio di Gianfranco Svidercoschi “In cerca del Padre” - titolo del suo libro edito San Paolo - per capire cosa ha provocato l’eclisse della figura paterna nella storia, nella società e perfino nella religione. Collega vaticanista, da quasi 50 anni osservatore attento della comunità ecclesiale ma anche della società civile, autore di numerosi saggi, tra cui “Storia di Karol”, dedicato a Giovanni Paolo II, da cui è stato tratto uno sceneggiato televisivo di grande successo. Roberta Gisotti ha chiesto a Gianfranco Svidercoschi che cosa lo ha spinto a porsi sulle tracce di Dio Padre?

 

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R. – Per riuscire a scoprire il perché di questa dicotomia, di questa separazione fra fede e vita che da anni era denunciata, addirittura dai tempi del Concilio Vaticano II. E allora, andando ad indagare, ho scoperto che forse è proprio nella coscienza dei credenti che comincia questo oscuramento dell’immagine di Dio, da cui poi tutte le conseguenze di una fede in qualche modo superficiale o per lo meno di una fede che poi all’esterno non produce frutti.

 

D. – Nel tuo cammino individui vari livelli di responsabilità di questo straniamento del senso del Padre, che avrebbe provocato un atteggiamento di sostanziale indifferenza al senso del sacro, di chi vive come se Dio non esistesse, cioè non se ne fa un problema.

 

R. – Questo penso sia la cosa peggiore, non solo per la Chiesa cattolica, ma per tutte le religioni, cioè il passaggio da quello che era il nemico numero uno di una volta, cioè l’ateismo – un ateismo ideologico, addirittura eretto a sistema – a questo indifferentismo religioso.

 

D. – Ma quest’uomo che vive senza Dio, appare orfano, infelice…

 

R. – Sì, perché una volta per lo meno era supportato da questa sbronza di razionalismo, di illuminismo, quindi di fare tutto quello che volesse della sua libertà. Adesso le ideologie sono finite nella pattumiera. Non c’è altro che possa aiutare l’uomo. Ed è finito anche in qualche modo il mito di questa scienza di progresso senza fine. C’è, però, quest’uomo che a tentoni sta cercando. Allora, c’è sicuramente una rinascita, un’esplosione di sacro, anche se certe volte è un sacro spurio: questo tipo di religiosità delfai da te’ a seconda dei bisogni della vita. E questa è responsabilità delle Chiese, quella di riuscire ad alimentare questo vero sacro che sta emergendo. L’unica cosa è che certe volte non riusciamo a riconoscerlo, perché per troppo tempo, troppi secoli, siamo stati abituati a tener lontani questi due poli della realtà cristiana, e cioè sacro e profano, trascendenza e immanenza. Io penso invece che un grande esempio ce l’ha dato Giovanni Paolo II. Penso che questo sia stato un Papa dell’Incarnazione, cioè ha fatto vedere veramente il volto di Dio. Ha avvicinato questi poli estremi, in qualche modo. Forse il sacro oggi bisognerà andarlo a trovare nella normalità, nella quotidianità della fede.

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CHIESA E SOCIETA’

22 dicembre 2005

 

 

LETTERA DI NATALE DELLE CHIESE CRISTIANE IN BELGIO: “NATALE È ALLE PORTE

IN UN MONDO TROPPO SPESSO GUIDATO DALLA PAURA”. COSI’ SCRIVONO

I LEADER RELIGIOSI CATTOLICI, PROTESTANTI UNITI, ORTODOSSI E ANGLICANI,

INVITANDO A NON FARSI SOPRAFFARE DA SENTIMENTI DI INSICUREZZA E IMPOTENZA

MA A CREDERE NELL’AMORE DI DIO

 

BRUXELLES. = “In un mondo retto dalla paura, risuonano ancora oggi le parole dell’angelo ai pastori la notte di Natale:Non temete’”. È l’esortazione contenuta nel messaggio congiunto di Natale delle Chiese cristiane del Belgio. La lettera è firmata per la Chiesa cattolica dal cardinale arcivescovo di Malines-Bruxelles, Godfried Danneels, per la Chiesa protestante unita del Belgio, da Guy Liagre, per la Chiesa ortodossa dal metropolita Panteleimon e per la Chiesa anglicana dall’arcidiacono Dirk van Leeuwen. “Natale è alle porte in un mondo troppo spesso guidato dalla paura”, scrivono gli esponenti delle Chiese cristiane. È una paura “concreta di fronte alle sfide di oggi”. Nel messaggio si parla della “paura di una scalata di violenza dalle imprevedibili conseguenze nelle tensioni in Medio Oriente e di una estensione di questa violenza alle regioni vicine”. I leader cristiani ricordano anche “l’epidemia galoppante del virus HIV, causa di morte per milioni di persone soprattutto nel Sud del continente africano”. E ancora paura per le catastrofi naturali e nel “nostro Paese, paura di una società sempre più fredda, causa di isolamento”. Il quadro dipinge bene “un sentimento generale di paura, insicurezza e impotenza”. Le Chiese temono soprattutto un rischio: “Talvolta – scrivono – la paura può condurre a seguire ciecamente chi offre e promette protezione e sicurezza”, cadendo però in un “circolo infernale che trasforma il nostro desiderio di protezione in una paura sempre più grande”. Da qui l’invito a credere all’“amore di Dio” che ci è offerto a Natale con la nascita di Gesù che è “promessa di un mondo nuovo. Possiamo percepirne le tracce laddove gli uomini cercano di vivere secondo l’amore”. (L.Z.)

 

 

BILANCIO DI FINE ANNO DEL SEGRETARIO GENERALE DELL’ONU, KOFI ANNAN:

UN 2005 “MOLTO DIFFICILE PER LE NAZIONI UNITE E PER IL MONDO”, HA COMMENTATO IERI NEL PALAZZO DI VETRO A NEW YORK.

DURANTE LA CONFERENZA STAMPA,

SCONTRO VERBALE CON UN GIORNALISTA BRITANNICO CHE LO HA ACCUSATO

DI NON DIRE TUTTA LA VERITA SU PRESUNTI ILLECITI,

CHE LO AVREBBERO COINVOLTO INSIEME AL FIGLIO KOJO

- A cura di Roberta Gisotti -

 

NEW YORK. = Un 2005 “molto difficile” per le Nazioni Unite e per il mondo: cosi il segretario generale dell’ONU, Kofi Annan, ieri nella conferenza stampa di fine anno, nel Palazzo di Vetro a New York, ripercorrendo gli eventi più significativi e più dolorosi, compresa l’inchiesta sulle tangenti del programma “petrolio in cambio di cibo” (Oil for Food), che lo ha coinvolto direttamente.  Annan ha ricordato le crisi provocate dallo Tsunami, cataclisma senza  precedenti che ha messo in ginocchio il Sudest asiatico, gli eventi in Libano, su tutti l’attentato del 14 febbraio scorso in cui ha perso la vita l’ex premier Rafik Hariri. E ancora, la crisi umanitaria nel Darfur, dove resta alta l’emergenza per i circa 2 milioni di sfollati, prodotto di un sanguinoso conflitto interetnico ancora in atto, e la necessità di agire per combattere la povertà e le  malattie, di cui ancora soffrono larghe fasce della popolazione  mondiale. Tra i progetti messi in cantiere per l’anno nuovo, Annan ha espresso l’auspicio che possa essere istituito un nuovo organismo per i diritti umani. E’ impossibile, ha detto Annan, “avere sviluppo senza sicurezza, né sicurezza senza sviluppo”, tutte condizioni che possono essere soddisfatte nel rispetto dei diritti umani e dello stato di diritto. Dalle cose del mondo, Kofi Annan è passato a parlare di cose personali, quando  un giornalista del “Times” di Londra lo ha accusato di non aver detto tutta la verità sull’acquisto di una Mercedes a nome del figlio Kojo, coinvolto ma mai formalmente accusato, nello scandalo “petrolio in cambio di cibo”. La domanda di James Bone, il giornalista britannico, ha mandato Annan su tutte le furie: “Da mesi lei si sta comportando come uno scolaretto cresciuto in questa sala - ha replicato piccato - lei è un imbarazzo per i suoi colleghi e la sua  professione. Ora smetta di fare i capricci e passiamo a cose  più serie”. All’inizio della conferenza stampa, Annan aveva criticato i giornalisti dell’ONU per aver coperto male lo scandalo “petrolio in cambio di cibo”, andando all’inseguimento di soffiate che si erano poi rivelate infondate. Dell’acquisto della Mercedes, acquistata a prezzo di sconto e importata senza dazi in Africa da Kojo, aveva dato notizia il rapporto della Commissione Volcker sullo stesso scandalo del petrolio. 

 

 

LE SCUSE DEL DIRETTORE DELLA RIVISTA DEI GESUITI AMERICA,

 PADRE DREW CHRISTIANSEN, PER LA PUBBLICAZIONE SUL NUMERO DEL 5 DICEMBRE

DI UNA PUBBLICITA’ RAFFIGURANTE IN MODO OFFENSIVO

UNA STATUA DELLA MADONNA

 

WASHINGTON.= Profondo dispiacere e sentite scuse ai lettori vengono espresse dal direttore della rivista dei gesuiti degli Stati Uniti, America, padre Drew Christiansen per la pubblicazione sul numero del 5 dicembre di una pubblicità raffigurante in modo offensivo una statua della Vergine Maria. “Anche noi – ha precisato il direttore sul numero del 12 dicembre – ci riteniamo offesi per quella pubblicità ed esprimiamo il nostro più sincero rammarico per non aver colto l’inganno prima della pubblicazione”. Padre Christiansen ha inoltre annunciato di aver restituito i soldi ricevuti per l’inserzione e protestato con l’autore della scultura, oggetto della pubblicità. D’altro canto, ha assicurato i lettori della rivista che “verranno prese nuove misure per rafforzare i controlli sui contenuti delle pubblicità”.

 

 

CONVEGNO A DAKAR IN SENEGAL, PROMOSSO DALLA COALIZIONE

PER LA DIFESA DEL PATRIMONIO GENETICO AFRICANO,

CONTRO L’INTRODUZIONE DEGLI OGM

 

DAKAR. = Allarme nel continente africano per gli esperimenti attualmente in corso di colture con organismi geneticamente modificati (OGM) nelle regioni senegalesi di Tamcounda e Saint-Louis, rispettivamente nell’est e nel nord del Paese. Gli OGM “costituiscono un pericolo reale per i piccoli agricoltori e per l’ambiente”: ha denunciato Ndiaga Sall, il coordinatore della Coalizione per la difesa del patrimonio genetico africano (CPDGA). Parlando in apertura  di un Convegno dedicato al tema, promosso dalla stessa Coalizione a Dakar, capitale del Senegal, Sall ha annunciato l’avvio di campagne di sensibilizzazione a favore dei piccoli contadini e di tutta la popolazione per spiegare quali siano i rischi derivanti dall’intro-duzione degli OGM per la salute e per la salvaguardia del patrimonio genetico del Senegal e dell’intero continente. Sall ha anche criticato quello che ha definito “il mutismo della FAO” sull'introduzione degli OGM in Africa. (R.G.)

 

 

NELL’EX CAMPO DI CONCENTRAMENTO DI JASENOVAC, IN CROAZIA,

SORGERA’ IL PRIMO DI UNA RETE EUROPEA DI CENTRI STUDI SULL’OLOCAUSTO. L’INIZIATIVA E’ PROMOSSA IN COLLABORAZIONE

CON L’ISTITUTO YAD VASHEM DI GERUSALEMME

 

ZAGABRIA. = Il memoriale di Jasenovac, dove nella Seconda Guerra Mondiale ci fu il maggiore campo di concentramento in Croazia voluto dal regime filonazista degli ustascia, diventerà il primo Centro di una rete europea per l’insegnamento sull’Olocausto. Lo riferisce l’agenzia di stampa Hina. L’iniziativa del progetto, ha spiegato la direttrice del Centro di Jasenovac, Natasa Jovicic, è partita dall’Istituto Yad Vashem di Gerusalemme che il 27 gennaio prossimo, in occasione della Giornata internazionale della memoria della Shoah, invierà in Croazia una delegazione per concretizzare il programma di cooperazione tra le due istituzioni. A Jasenovac, secondo recenti stime di storici, tra il 1941 e il 1945 morirono circa 70.000 persone, tra serbi, ebrei, Rom e  croati antifascisti.  (R.G.)

 

 

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24 ORE NEL MONDO

22 dicembre 2005

 

- A cura di Eugenio Bonanata -

        

In Iraq, l’ex presidente Saddam, alla ripresa del processo, accusa gli Stati Uniti di essere bugiardi. E mentre il primo ministro britannico, Blair, giunge a sorpresa a Bassora, dall’Italia un’altra notizia occupa il primo piano. Un soldato americano, Mario Lozano, è stato iscritto nel registro degli indagati della Procura di Roma, nell’ambito dell’inchiesta sulla morte di Nicola Calipari. Il nostro servizio:

 

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Per i magistrati della procura di Roma, il marine quella notte del 4 marzo dal posto di blocco sulla via dell’aereoporto di Baghdad, avrebbe fatto fuoco violando le regole di ingaggio. Si profila, dunque, l’ipotesi di omicidio volontario. La raffiche esplose crivellarono l'auto su cui Calipari viaggiava con la giornalista del “Manifesto”, Giuliana Sgrena, appena liberata. Intanto, in Iraq, occhi puntati sul processo contro Saddam Hussein. L’ex rais in aula ha accusato ancora gli Stati Uniti di “mentire” quando affermano che non è stato torturato dai suoi carcerieri. Una menzogna – sottolinea l’ex presidente – come quella delle armi chimiche dell’Iraq. C’è poi da segnalare il viaggio a sorpresa del Primo Ministro britannico. Blair è giunto a Bassora, nel sud del Paese, per una vista natalizia alle truppe del suo Paese. La missione di Blair, la quarta nel territorio iracheno dal 2003, è stata protetta dalla massima segretezza e da ingenti misure di sicurezza. L’agenda del leader laburista prevede anche colloqui con le autorità locali sul futuro del Paese nel dopo elezioni. Per Blair un Iraq stabile darebbe “un colpo duro” al terrorismo. Sul fronte rapimenti non ci sono notizie sulle tre donne sequestrate stamani, insieme con il proprio autista, nella centralissima e super-protetta zona-verde di Baghdad. Sul terreno, le azioni della guerriglia non accennano a diminuire. Diversi episodi di violenza hanno provocato la morte di 8 iracheni, 4 civili e 4 poliziotti.

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Gli italiani rimarranno in Iraq per contribuire alla ricostruzione materiale del Paese. È quanto ribadito dal presidente italiano, Ciampi, durante il tradizionale saluto di Natale alle Forze militari. Tuttavia, nell’opera di ricostruzione del Paese arabo, Ciampi spera in un maggiore coinvolgimento di quanti operano nel campo civile.

 

Sempre in Italia il governo ha ottenuto ilsi’ della Camera sull’emendamento al DDL sul risparmio che riscrive le regole di Bankitalia. Dopo Montecitorio, domani il provvedimento passa all’esame del Senato. Il governo ha intenzione, infatti, di licenziarlo entro Natale. Per il presidente del Consiglio, Berlusconi, il nome del nuovo Governatore di Bankitalia potrebbe essere dato ad inizio gennaio.

 

La Banca popolare italiana risarcirà i clienti danneggiati. Lo ha annunciato il nuovo amministratore delegato dell’istituto di credito, Gronchi, a proposito della vicenda Antonveneta. Intanto l’ABI, l’Associazione bancaria italiana, si costituirà parte civile contro i dirigenti della stessa Banca popolare italiana “per il danno alla reputazione e all’immagine del sistema”. Sul piano politico invece, discussione alla Camera questo pomeriggio sulla modifiche apportate alla legge elettorale.

 

Sempre alta la tensione in Medio Oriente, dove questa mattina un razzo, lanciato dalla Striscia di Gaza ha colpito una base militare a sud di Israele. 5 i soldati rimasti feriti. Tre, invece, i palestinesi rimasti uccisi da militari israeliani a Nablus, in Cisgiordania, durante un’incursione.

 

Il Patriot Act sarà prorogato di sei mesi: è questa la formula di compromesso varata dal Senato americano per il rinnovo della normativa anti-ter-rorismo, adottata dopo gli attacchi terroristici dell’11 settembre. L’intesa è stata raggiunta al termine di un’autentica maratona negoziale, che ha diviso quanti, a cominciare dalla Casa Bianca, chiedevano una proroga di quattro anni della legge e quanti, denunciandone le conseguenti limitazioni delle libertà civili, intendevano rimettervi mano. Perché l’iter di formazione dell’atto sia completo, bisogna attendere ora l’approvazione della Camera dei rappresentanti, e la promulgazione del Presidente della Repubblica, George W. Bush.

 

Il Parlamento francese ha approvato in via definitiva la nuova legislazione antiterrorismo. Il progetto di legge autorizza la videosorveglianza nei trasporti collettivi, attorno alle stazioni ma anche in diversi luoghi pubblici, come spazi commerciali e di culto. Previsto maggiore spazio per controlli sui dati dei collegamenti Internet, che dovranno essere conservati. Stessa cosa anche per Ferrovie, Compagnie aeree e di navigazione. Gli inquirenti potranno, comunque,  accedere agli schedari generali delle carte di identità, patenti e passaporti. Appesantite, infine, le sanzioni penali. 20 anni, invece dei 10 attuali, per la partecipazione ad associazioni terroristiche; 30 anni invece per i dirigenti, a fronte dei 20 di ora. Il fermo preventivo, infine, passa da quattro a sei giorni in caso di “imminenza di azione terroristica”.

 

Il Parlamento russo ha approvato ieri una versione emendata della controversa legge sulle organizzazioni non governative, la cui modifica era stata chiesta nei giorni scorsi dallo stesso presidente Putin, sull’onda delle veementi proteste degli interessati. Ma la legge non soddisfa ancora le ONG occidentali che Mosca accusa di fare da tramite per finanziamenti alle fazioni anti russe come è avvenuto nelle cosiddette “rivoluzioni colorate” in Ucraina, Georgia e Kirghizistan. La legge approvata ieri infatti, mette seri limiti all’attività delle ONG straniere in Russia, con pesanti controlli sui finanziamenti all’estero. Il servizio di Giuseppe D’Amato:

 

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Dopo tante discussioni, trattative segrete e accordi di corridoio la legge sulle organizzazioni non governative è stata approvata in seconda lettura dalla Duma che ha apportato alcune modifiche rispetto al progetto originario. In mattinata, a sorpresa, i deputati avevano votato di discutere la legge e non di rimandarla a data da destinarsi come molti analisti si attendevano. Le pressioni internazionali sul Cremlino sono state assai forti in queste settimane. Durissime le critiche dell’Unione Europea e del Congresso statunitense. L’Amministrazione Usa era persino arrivata a minacciare il mancato appoggio della Russia all’entrata nel WTO, l’Organizzazione del commercio mondiale. Ed infatti Mosca doveva rimandare di un anno almeno l’adesione non avendo concluso in tempo le trattative. La Duma ha stabilito che le ONG non dovranno ri-registrarsi ogni tre anni. Poche altre modifiche sono state accolte. Erano contenute in 74 pagine. Le ONG rimangono preoccupate per il futuro.

 

Per la Radio Vaticana, Giuseppe D’amato.

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Nella Repubblica Democratica del Congo, sono in atto operazioni militari congiunte dei Caschi Blu della MONUC (Missione ONU in Congo) e dell’Esercito nazionale, per il ripristino dell’ordine pubblico in un’area vicina a Fataki, nella martoriata provincia nord-orientale dell’Ituri. L’obiettivo di questo intervento, che va ad aggiungersi a numerosi altri compiuti nell’area nel corso dell’anno, è quello di neutralizzare le milizie etniche dell’Ituri, che non hanno ancora aderito al programma di disarmo promosso dalle Nazioni Unite. Intanto, una larga maggioranza di “sì” ha prevalso nel referendum tenutosi la scorsa domenica nel Paese per l’adozione di una nuova Costituzione.

 

Il Fondo monetario internazionale ha annunciato ieri sera la cancellazione del debito di 19 Paesi poveri, per un totale di circa 3 miliardi di dollari. Il lungo elenco ricomprende: Benin, Bolivia, Burkina Faso, Etiopia, Ghana, Guyana, Honduras, Madagascar, Mali, Mozambico, Nicaragua, Niger, Rwanda, Senegal, Tanzania, Uganda, Zambia, Cambogia e Tajikistan. Ad essi dovrebbe aggiungersi anche la Mauritania, sulla cui situazione finanziaria appaiono ancora necessarie ricerche approfondite. Sulla base di un accordo raggiunto a Londra in un vertice G8 dello scorso luglio, dovrebbe cadere anche il debito degli stessi Paesi verso la Banca Mondiale e l’African Development Bank. La notizia è stata accolta con estremo favore dalle organizzazioni non governative, preoccupate dalle voci circolate nelle ultime settimane che riferivano di una possibile esclusione dalla lista di 6 Stati. Secondo quanto riferisce l’agenzia MISNA, il direttore del Fondo, Rodrigo Rato, ha dichiarato che si tratta di “un momento storico che permetterà a questi Paesi di aumentare le spese in settori decisivi per la riduzione della povertà”.

 

L’influenza aviaria è all'origine di altri due decessi in Indonesia. La conferma giunge dalle analisi effettuate dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) di Hong Kong. Nel Paese asiatico, che conta ormai 16 casi confermati, sale così a 11 il numero dei morti causati dal morbo. Dalla fine del 2003 in tutta l’Asia l’influenza dei polli ha ucciso oltre 70 persone.

 

A rischio i rapporti fra Cina e Giappone. Il ministro degli Affari Esteri giapponese, Taro Aso, ha dichiarato che il gigante economico cinese comincia a rappresentare “una considerevole minaccia” per il continente asiatico, soprattutto in ragione dell’aumento delle spese per l’armamento militare e nucleare. Immediata la risposta delle autorità di Pechino, che hanno ribadito di recente in un “Libro Bianco” il carattere pacifico dello sviluppo del Paese. Un portavoce del ministero degli Affari Esteri cinese ha precisato che il progresso economico della Cina costituisce un elemento di forza per tutti i Paesi dell’Est asiatico, Giappone compreso. 

 

Allargare il numero dei Paesi del G8 con l’ingresso di Cina e India. La proposta è del primo ministro britannico Blair. La Cina, sesta potenza economica mondiale, è già stata invitata con l'India alle riunioni del G8 cui partecipano Usa, Giappone, Canada, Gran Bretagna, Francia, Germania, Italia e Russia. Il suo PIL nel 2004 è stato di 284 miliardi di dollari. “Ho paura che la Cina supererà tutti i Paesi del G8”, ha affermato  Blair, presidente di turno dell’Unione Europea, nella conferenza stampa di fine anno.

 

 

 

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