RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno XLIX n. 355  - Testo della trasmissione di mercoledì 21 dicembre 2005

 

 

Sommario

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

Difendere i valori e le tradizioni del Natale dal consumismo: l’esortazione di Benedetto XVI all’udienza generale in Piazza San Pietro

 

La cappella musicale pontificia sia esempio di come il canto nella liturgia si fa lode a Dio: così il Papa ieri al concerto in Cappella Sistina

 

OGGI IN PRIMO PIANO:

A Gerusalemme, il  tradizionale messaggio per la Terra Santa del patriarca latino Michel Sabbah

 

50 milioni di neonati nel mondo, senza contare la Cina, non registrati all’anagrafe, 100 milioni non conoscono la scuola, 2 milioni sono sfruttati nell’industria del sesso: la drammatica situazione nel  rapporto 2006 dell’Unicef. Ce ne parla Antonio Sclavi

 

Roma scopre un tesoro: la Galleria Borghese ha aperto al pubblico le 300 opere conservate nei depositi del museo: intervista con Anna Coliva  

 

CHIESA E SOCIETA’:

Un anno dopo la tragedia dello tsunami, il 26 dicembre del 2004, la Caritas Internationalis traccia il bilancio degli aiuti portati alle popolazioni asiatiche colpite dal maremoto

 

L’Assemblea ed il Consiglio di Sicurezza dell’ONU hanno approvato l’istituzione di una nuova commissione per la costruzione della pace

 

Riuniti in assemblea a Hua Hin, in Thailandia i vescovi asiatici responsabili per le comunicazioni sociali

 

Riconsegnata alla città la facciata nord della Basilica di San Marco dopo 25 anni di lavori di restauro

 

I valori cristiani della famiglia in un volume di mons. Francesco Di Felice, edito dalla Libreria Editrice Vaticana

 

24 ORE NEL MONDO: In Italia: domani il voto della Camera per la riforma di Bankitalia. Il nuovo governatore in carica 6 anni e nominato dal presidente della Repubblica

 

Ripresi a Vienna i colloqui tra Unione europea e Iran, sul programma nucleare della Repubblica islamica

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

21 dicembre 2005

 

 

DIFENDERE I VALORI E LE TRADIZIONI DEL NATALE DAL CONSUMISMO:

L’ESORTAZIONE DI BENEDETTO XVI ALL’UDIENZA GENERALE IN PIAZZA SAN PIETRO

 

 

Le tradizioni cristiane del Natale devono essere difese dalla mentalità consumistica che vorrebbe cancellarle e trasmesse ai giovani. Nell’ultima udienza generale prima del 25 dicembre, Benedetto XVI ha voluto dedicare alla “luce del Natale” la catechesi tenuta questa mattina in Piazza San Pietro, davanti a migliaia di pellegrini. Il servizio di Alessandro De Carolis:

 

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Un “impegno di tutti”.  Gli auguri di Natale che Benedetto XVI ha rivolto questa mattina ai fedeli in Piazza San Pietro e a tutta la Chiesa sono stati accompagnati da un impegno: il senso cristiano della Natività, con i suoi valori tramandati da duemila anni, è un patrimonio sacro che va conservato e tramandato, in modo più forte rispetto agli pseudo-valori che utilizzano il Natale come una merce:

 

“Preparandoci a celebrare con gioia la nascita del Salvatore nelle nostre famiglie e nelle nostre comunità ecclesiali, mentre una certa cultura moderna e consumistica tende a far sparire i simboli cristiani dalla celebrazione del Natale, sia impegno di tutti cogliere il valore delle tradizioni natalizie, che fanno parte del patrimonio della nostra fede e della nostra cultura, per trasmetterle alle nuove generazioni”.

 

Un tema che poco prima Benedetto XVI aveva introdotto parlando della luce che è uno dei “simboli” del “mistero del Natale”. Un simbolo, ha detto, evocatore di “una realtà che tocca l’intimo dell’uomo”: la luce “del bene che vince il male, dell’amore che supera l’odio, della vita che sconfigge la morte”.

 

(canto)

 

Anche per le strade delle città e nelle piazze, ha osservato il Papa, la luce degli addobbi e delle luminarie domina in questi giorni di festa. Ma quella luce, ha avvertito, deve richiamare i credenti “ad un’altra luce, invisibile agli occhi, ma non al cuore”:

 

“Mentre le ammiriamo, mentre accendiamo le candele nelle Chiese o l’illuminazione del presepe e dell’albero di Natale nelle case, si apra il nostro animo alla vera luce spirituale recata a tutti gli uomini di buona volontà”.

 

Benedetto XVI – che all’ingresso di stamani in Piazza San Pietro indossava per proteggersi un “camauro”, antico copricapo di velluto rosso dei Pontefici - ha terminato l’udienza con un’invocazione della liturgia di oggi, che canta la venuta di Cristo come un “Astro” di “luce eterna”:

 

“Questo Astro di luce che non tramonta, ci comunichi la forza per seguire sempre il cammino della verità, della giustizia e dell’amore! Viviamo intensamente questi ultimi giorni, che precedono il Natale, insieme a Maria, la Vergine del silenzio e dell’ascolto (...) Con questi sentimenti, esortandovi a mantenere vivo lo stupore interiore nella fervida attesa per la celebrazione ormai prossima della nascita del Salvatore, sono lieto di formulare fin d’ora i più cordiali auguri di un santo e lieto Natale a tutti voi qui presenti, ai vostri familiari, alle vostre comunità e a quanti vi sono cari. Buon Natale a tutti!”

        

(applausi)

 

Dopo le catechesi nelle altre lingue, il Papa ha salutato, tra gli altri, una rappresentanza del Movimento adulti scout cattolici e i membri dell’Associazione artisti del Terzo Millennio.

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Nonostante il freddo pungente in tanti, piccoli e grandi, non hanno voluto mancare all’appuntamento con il Papa, nell’ultima udienza generale prima della celebrazione del Santo Natale. Alessandro Gisotti è andato, per noi, in Piazza San Pietro a raccogliere alcune testimonianze:

 

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R. - Siamo un gruppo MASCI (Movimento Adulti Scout Cattolici Italiani) e veniamo per portare la fiamma della pace al Papa, la luce di Betlemme. Siamo qui, insieme all’AGESCI. Noi siamo scout, viviamo già nell’essenzialità perché seguiamo proprio la “legge scout” evitando il troppo. Cerchiamo di vivere nella sobrietà proprio come ci chiede il Papa.

 

R. - Siamo qui, all’udienza generale con Papa Benedetto XVI, per portare una testimonianza, per portargli il simbolo della luce, della pace di Betlemme.

 

D. – Che cosa vuol dire essere qui, per te così piccola, ad ascoltare il Papa a pochi giorni dal Natale?

 

R. -  Pace e bontà in tutto il mondo!

 

D. – Sei contenta di essere qui?

 

R. – Sì.

 

D. – Il Papa ha parlato, in questi giorni di sobrietà...

 

R. – Sono pienamente d’accordo. Vanno riscoperte quelle che sono le vere motivazioni del Natale. Sì, è bello il luccichio, le luci, i regali, i doni, ma cerchiamo di insegnare ai bambini che non sono soltanto queste le cose che contano!

 

D. – E questi bambini come rispondono? Oggi sono in tanti qui in piazza San Pietro…

 

R. – Noi ci auguriamo che i bambini siano sensibili!

 

R. - Abbiamo richiamato il messaggio del Papa della scorsa domenica. Cercare di riscoprire la gioia nei nostri cuori. Anche le attività che stiamo facendo in questo periodo, come il percorso sulla solidarietà verso i diversi, soprattutto verso gli extra comunitari che nella nostra città sono molti. Abbiamo invitato anche noi i bambini a riscoprire il significato più semplice del Natale, cioè quello dello stare insieme, dell’amare gli altri. Speriamo che l’abbiano recepito!

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NOMINE

 

 

Il Santo Padre ha nominato ausiliare dell’Arcidiocesi di Katowice, in Polonia, monsignor Józef Piotr Kupny, del clero della medesima Arcidiocesi, attualmente Rettore di quel Seminario Maggiore, assegnandogli la sede titolare vescovile di Vanariona. Sempre in Polonia il Papa ha nominato ausiliare dell’Arcidiocesi di Przemyśl dei Latini monsignor Marian Rojek, del clero della medesima Arcidiocesi, attualmente Rettore di quel Seminario Maggiore, assegnandogli la sede titolare vescovile di Tisedi.

 

Inoltre il Papa ha nominato vescovo Ausiliare dell'Eparchia di São João Batista in Curitiba degli Ucraini (Brasile) padre Meron Mazur, Ordine Basiliano di San Giosafat, al presente Superiore del Seminario Maggiore San Basilio di Curitiba, assegnandogli la sede titolare di Simittu.

 

E in Francia ha nominato vescovo di Chartres (Francia) il reverendo Michel Pansard, del clero di Nanterre, finora Vicario Generale.

 

Sempre stamane il Santo Padre ha dato il suo assenso all’elezione del Sinodo dei Vescovi della Chiesa greco-cattolica ucraina del Reverendo Padre  Dionisio Lachovicz, Ordine Basiliano di San Giosafat, a vescovo di Curia dell’Arcivescovato Maggiore di Kyiv-Halyč, assegnandogli la sede titolare di Egnazia; e del Reverendo Padre Bohdan Dzyurakh, CSsR, a vescovo ausiliare dell’Arcieparchia di Kyiv-Vyshhorod (Ucraina), assegnandogli la sede titolare di Vagada.

 

 

 

Chiese Orientali - Trasferimento di  Mons. Jacques Ishaq

 

Sua Beatitudine Emmanuel III Delly, Patriarca di Babilonia dei Caldei, con il consenso del Sinodo della Chiesa Caldea e dopo aver consultato la Sede Apostolica, ha trasferito, a norma del can. 85 § 2 del Codice dei Canoni delle Chiese Orientali, mons. Jacques Ishaq, arcivescovo emerito di Arbil, alla sede titolare arcivescovile di Nisibi dei Caldei, con ufficio di Ausiliare Patriarcale.

 

 

LA CAPPELLA MUSICALE PONTIFICIA SIA ESEMPIO DI COME IL CANTO NELLA LITURGIA

SI FA LODE A DIO: COSI’ IL PAPA IERI AL CONCERTO IN CAPPELLA SISTINA

 

In forma strettamente riservata, alle 17.45 di ieri, il Papa ha assistito nella Cappella Sistina ad un concerto della Cappella Musicale Pontificia. In conclusione, il Papa ha ringraziato il coro con questa riflessione:

 

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Nella notte della nascita del Salvatore gli angeli hanno annunciato ai pastori la nascita di Cristo con le parole: «Gloria in excelsis Deo et in terra pax hominibus». La tradizione è da sempre convinta che gli angeli non abbiano semplicemente parlato come fanno gli uomini, ma che abbiano cantato e che fosse un canto di una bellezza celeste, il quale rivelava la bellezza del Cielo. La tradizione è anche convinta che i cori delle voci bianche possano farci sentire  una risonanza del canto angelico. Ed è vero che nel canto della Cappella Sistina, nelle grandi liturgie, noi possiamo sentire la presenza della liturgia celeste, un po' della bellezza nella quale il Signore ci vuole comunicare la sua gioia.

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Ed ha poi espresso un augurio:

 

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Cappella Sistina sia un esempio di come si deve dare bellezza nel canto per la lode di Dio

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Ricordiamo che la Cappella Musicale Pontificia è denominata “Sistina” dal XV secolo, da quando cioè Sisto IV riorganizzò il Collegio dei Cantori Papali, trasformandolo in coro personale del Pontefice. Dal 29 maggio 1997 la Cappella è diretta da mons. Giuseppe Liberto.

 

 

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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”

 

 

Apre la prima pagina l’udienza generale.

 

Servizio vaticano - Una pagina dedicata alle Lettere pastorali dei vescovi italiani.

 

Servizio estero - Iraq: condannati cinque soldati statunitensi per maltrattamenti inflitti a detenuti iracheni.

Sudan: drammatico appello dell’UNICEF per milioni di bambini nel Darfur; la recrudescenza del conflitto rende impossibile fornire aiuti umanitari.

 

Servizio culturale - Un articolo di Marco Testi dal titolo “Un libro che ribalta l’estetica di oggi”: “Sposi a Manhattan” di Manlio Cancogni.

 

Servizio italiano - In rilievo l’incidente ferroviario avvenuto ieri nella provincia di Frosinone.

 

 

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OGGI IN PRIMO PIANO

21 dicembre 2005

 

 

A GERUSALEMME, IL TRADIZIONALE MESSAGGIO PER LA TERRA SANTA

DEL PATRIARCA LATINO MICHEL SABBAH

 

Oggi a Gerusalemme il patriarca latino Michel Sabbah ha presentato il  tradizionale messaggio per la Terra Santa. Il presule ha incontrato i giornalisti nella sede del Patriarcato. Il servizio di Graziano Motta:

 

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E’ un messaggio aperto alla speranza, anche se le collocazioni di partenza sono quelle, purtroppo, della persistente situazione conflittuale israelo-palestinese. Il primo messaggio è quello degli angeli per Natale: “Vi è nato un Salvatore, dunque non temete, malgrado tutte le difficoltà che possono ispirare paura e insicurezza”. Il secondo è un messaggio di gioia che proviene, afferma, dalla grazia di Dio di cui si ha bisogno per le sofferenze che si patiscono, provocate dalla paura e in particolare dalle condizioni penose delle famiglie in difficoltà. A israeliani e palestinesi, il Patriarca dice: “Dio vi ha creati non per avere paura o per ammazzarvi, ma per amarvi, costruire insieme, collaborare”:

 

“La pace di ciascuno dipende dalla pace dell’altro. Non si può costruire la pace per israeliani alle spese della pace per i palestinesi. I palestinesi devono sapere, lo stesso, che la loro pace è quella propria degli israeliani. Credo e spero che Dio darà coraggio e luce a tutti i nostri capi politici, perché arrivino a questo punto, a realizzare che anche loro sono mandati da Dio per fare la pace, e non la guerra in questa Terra Santa. E sono mandati per mantenere la santità di questa terra, non per profanarla con la guerra”.

 

Ai capi politici, mons. Sabbah ricorda che devono essere costruttori della vita e non della morte, che è tempo di cambiare strada e di prendere le decisioni buone per arrivare, una volta buona per sempre, alla pace e alla giustizia, che ogni lentezza nel risolvere tutte le ingiustizie – e ricorda il Muro, le barriere, i prigionieri, gli assassinii – nutre soltanto la violenza. E ripete le condizioni essenziali per un futuro di pace: la necessità, cioè, di sicurezza per gli israeliani, la sovranità per i palestinesi, due realtà interdipendenti e ineluttabili, senza ricorrere a mezze misure.

 

Per la Radio Vaticana, Graziano Motta.

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50 milioni di neonati nel mondo, senza contare la Cina, non vengono

registrati all’anagrafe, 100 milioni non conoscono la scuola,

2 milioni sono sfruttati nell’industria del sesso:

LA DRAMMATICA SITUAZIONE NEL Rapporto 2006 DELL’UNICEF

- Intervista con Antonio Sclavi -

 

“Un’infanzia che non si vede, non viene considerata, non riceve aiuto: maltrattati e trascurati, milioni di bambini sono diventati di fatto invisibili”. E’ la denuncia dell’UNICEF, che ha dedicato il suo Rapporto annuale sulla condizione dell’infanzia, 2006, a piccoli che nascono, soffrono e spesso muoiono ignorati nell’indifferenza degli adulti e per l’inefficienza dei governi e delle istituzioni a difenderli. 50 milioni di neonati nel mondo, senza contare la Cina, non vengono neanche registrati all’anagrafe, oltre 170 milioni di minori svolgono lavori rischiosi, 100 milioni non conoscono la scuola, 2 milioni sono sfruttati nell’industria del sesso, oltre 1 milione è rinchiuso in prigione, decine di milioni vivono per strada. Roberta Gisotti ha intervistato Antonio Sclavi, presidente dell’UNICEF-Italia:

 

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R. – Questi bambini invisibili fa comodo lasciarli invisibili. Dobbiamo metterli alla luce del giorno, chiedere una ricerca da parte dei governi, che non viene fatta. Occorre, quindi coraggio, anche politico, per tirar fuori queste problematiche, tirar fuori dati, tirar fuori dove sono questi bambini e chiedere una sorta di supporto, che molte organizzazioni sono disponibili a dare.

 

D. – Tra le cose che chiede l’UNICEF agli Stati è di dotarsi di leggi adeguate e di far rispettare queste leggi, perché ci sia la certezza della pena per chi commette crimini contro i bambini…

 

R. – Sì, c’è una convenzione internazionale dell’infanzia che è stata  approvata pressoché da tutti gli Stati del mondo, anche se in certi Paesi è stata approvata la convenzione, ma non sono state emanate leggi applicative. Non sono solo leggi finanziarie per la spesa, ma anche leggi in cui si sanzionano certi tipi di reati o si codificano certe attività come reato. E questo è un fatto culturale da introdurre. Noi cerchiamo di farlo, assieme anche ad altre agenzie delle Nazioni Unite.

 

D. – Ecco, dal vostro Osservatorio privilegiato, voi avete l’impressione che stia crescendo l’impunità verso chi commette reati contro i bambini, soprattutto in due campi particolarmente odiosi, che sono quello dello sfruttamento sessuale e quello del lavoro minorile? Sono anni ed anni che si succedono rapporti delle varie agenzie dell’ONU, interessate a questi temi, ma ancora non abbiamo dei rapporti che ci rassicurino che la situazione sta migliorando…

 

R. – Direi che non crescono ma il problema è farli diminuire o eliminarli. In certi Paesi si riesce a farli diminuire, laddove ci sono governi disponibili. In altri, ci sono connivenze tali, per cui troviamo resistenza. Noi facciamo di tutto, ma per la verità occorre un’alleanza generale per questo. Si deve formare un’opinione pubblica anche in quei singoli Paesi, che porti all’emanazione di certe leggi, perché le leggi poi devono essere approvate da un Parlamento che di solito rappresenta l’opinione pubblica. Quindi, è un lavoro capillare da fare con tutte le organizzazioni che sono sul posto.

 

D. – Si ha l’impressione che la liberalizzazione dei mercati abbia però portato anche alla liberalizzazione del traffico di esseri umani che colpisce anche i bambini…

 

R. – Eh sì, questo traffico di esseri umani che vengono ridotti alla schiavitù, che vengono utilizzati sessualmente - cosa che dà fastidio anche a parlarne - è comunque una realtà che esiste e l’apertura delle frontiere può portare anche a questo. Ma sono i governi che devono intervenire. Noi, però, da parte nostra, e non solo nei Paesi in via di sviluppo, ma anche nei Paesi sviluppati, ci stiamo prendendo l’onere di denunziare queste cose, anche nel nostro Paese. Infatti, anche nel nostro Paese, da un’indagine fatta assieme alla Caritas, ci sono dai 400 ai 500 bambini, arrivati in Italia da soli, senza genitori, senza parenti. Quindi, si può immaginare per quali finalità vengano utilizzati questi bambini. Occorre, quindi, denunziare le cose e chi di dovere deve intervenire.

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ROMA SCOPRE UN TESORO: LA GALLERIA BORGHESE HA APERTO

AL PUBBLICO LE 300 OPERE CONSERVATE NEI DEPOSITI DEL MUSEO

- Con noi, Anna Coliva -

 

La Galleria Borghese di Roma senza più segreti. Anche le 300 opere custodite nei depositi, sono da un mese esposte al pubblico nella galleria secondaria ricavata sotto il tetto del museo. E’ il primo caso in Italia di un istituto museale che rende fruibile per intero la propria collezione. Le opere fanno parte di una serie eccezionale di dipinti del Rinascimento e del Barocco. Su questo straordinario evento culturale, Alessandro Gisotti ha intervistato il direttore della Galleria Borghese, Anna Coliva:

 

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R. – Le opere sono tutte esposte come in una quadreria. Prima erano visibili naturalmente, e questo va ribadito, come tutti i depositi di tutti i musei, a chi ne faccia richiesta per motivi di studio. Non può essere un via vai per ovvie ragioni di sicurezza, e anche perché il deposito è un luogo in cui le opere hanno diritto, appunto, di ‘depositarsi’, di riposare. E’ il luogo dove si fanno gli interventi di manutenzione, dove si fotografano, dove si puliscono …

 

D. – Ecco, tra queste 300 opere, quali emergono? Quali, secondo lei, saranno le più ammirate?

 

R. – Ci sono opere importantissime. Faccio un esempio, per dare anche il senso di un deposito. Abbiamo più di 20 “Garofalo”. Garofalo è uno straordinario pittore ferrarese del primissimo Cinquecento; noi ne abbiamo tanti perché Scipione Borghese ad un certo punto per motivi politici entrò in possesso delle opere del Ducato di Ferrara e quindi la sua collezione possiede un numero enorme di opere ferraresi, tra cui Garofalo.

 

D. – Con questa iniziativa, la Galleria Borghese diventa ancora di più una tappa obbligata per i visitatori a Roma: in fondo, riprendendo quello che succedeva un po’ nel passato … Anche Goethe faceva riferimento all’importanza di questa Galleria nello scoprire la civiltà, la cultura e l’arte di Roma?

 

R. – Infatti, esattamente. E’ un luogo, più che un museo, proprio un luogo della memoria, del sentimento … Stendhal, Goethe, come lei diceva, tutti facevano riferimento alla Galleria Borghese proprio come luogo di pace, di pacificazione, come momenti in cui presi anche loro, evidentemente, dal turbinio della vita, decidevano di passare un pomeriggio nella “Villa Borghese”, era allora: non era un museo! Ed è veramente un luogo dell’anima, ed è un posto che ha un insieme di una bellezza particolarissima. Questo è un’aggiunta di contemporaneità, di servizio moderno che si aggiunge all’incanto di un luogo. Queste sono delle aggiunte molto importanti per far vedere che comunque anche un luogo così ‘storicizzato’ può avere delle dinamiche di modernità, di apertura.

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CHIESA E SOCIETA’

21 dicembre 2005

 

 

UN ANNO DOPO LA TRAGEDIA DELLO TSUNAMI, IL 26 DICEMBRE DEL 2004,

LA CARITAS INTERNATIONALIS TRACCIA IL BILANCIO

DEGLI AIUTI PORTATI ALLE POPOLAZIONI

ASIATICHE COLPITE DAL MAREMOTO. CONFERENZA STAMPA, STAMANE A ROMA,

NELLA SEDE DELL’ORGANIZZAZIONE

- A cura di Francesca Fialdini -

 

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ROMA. = 450 milioni di dollari da spendere in Indonesia, India, Sry Lanka, Thailandia. Quattro programmi specifici per Paesi molto diversi fra loro. Obiettivo, far rinascere la speranza di un futuro tra le popolazioni colpite dallo Tsunami, mettendo al centro la persona, la sua dignità, proprio là dove il tessuto sociale ed economico è stato spazzato via dalle onde del mare, insieme a case, ospedali, scuole ed ogni altro tipo di locale. L’impegno della Caritas Internationalis si è sviluppato nell’arco dell’ultimo anno, raccogliendo fondi da investire nel medio e  lungo periodo, agendo in contesti complessi, talvolta già segnati da situazioni di guerra, dal sottosviluppo, potendo contare sull’appoggio di Caritas locali e nazionali e sulla generosità della gente comune. Già un quarto della somma raccolta ha permesso di avviare opere di ricostruzione in difesa dei più deboli, dai contadini dell’Indonesia ai pescatori dell’India; denunciare ingiustizie per ripristinare il senso del diritto, rispettando culture e religioni diverse, per poter agire in modo capillare a sostegno di tutti. “Ci vorranno altri cinque, sei anni per poter concretizzare risultati visibili, e molto resta ancora da fare - ammette il presidente della Caritas Internationalis – nel frattempo confidiamo nei nostri sforzi collettivi, che hanno già ricostruito comunità, restituito vite e rinnovato la speranza.

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L’ASSEMBLEA ED IL CONSIGLIO DI SICUREZZA DELL’ONU

HANNO APPROVATO L’ISTITUZIONE

DI UNA NUOVA COMMISSIONE PER LA COSTRUZIONE DELLA PACE

NEI PAESI USCITI DA SANGUINOSI CONFLITTI

 

NEW YORK. = Le Nazioni Unite hanno approvato la creazione di una nuova Commissione per la costruzione della Pace (Peace Building Commission), incaricata di aiutare i Paesi che escono da conflitti a pacificarsi e stabilizzarsi. L'Assemblea generale e il Consiglio di Sicurezza dell'Onu hanno adottato, rispettivamente per consenso e all'unanimità, la risoluzione che istituisce l'organo consultivo permanente, il cui ruolo sarà di evitare che gli Stati che riemergono da guerre ricadano nella violenza, proprio per la mancanza di assistenza internazionale. La Commissione sarà governata da un comitato d'organizzazione permanente, composto da 7 membri del Consiglio di Sicurezza ''tra cui dei membri permanenti'', più 7 membri del Consiglio economico  e sociale, i 5 principali Paesi finanziatori delle Nazioni Unite ed i 5 Paesi che inviano il maggior numero di truppe nelle operazioni di mantenimento della pace sotto l'egida dell’Onu. Spetterà al Consiglio di Sicurezza la facoltà di decidere quanti e quali dei suoi Paesi membri permanenti siederanno nel nuovo organo. Anche alcuni rappresentanti del Fondo Monetario Internazionale e della Banca Mondiale saranno ammessi alle riunioni del nuovo organismo (R.G.) 

 

 

OFFRIRE AI COMUNICATORI CRISTIANI, SPECIE LAICI, UNA FORMAZIONE SPIRITUALE

E PROFESSIONALE ADEGUATA PER CONTRASTARE “IL CONTRIBUTO NEGATIVO

DEI MEDIA AL DECLINO DEI VALORI”:  LA RACCOMANDAZIONE FINALE

DEI VESCOVI ASIATICI RESPONSABILI PER LE COMUNICAZIONI SOCIALI,

RIUNITI IN ASSEMBLEA A HUA HIN, IN THAILANDIA

 

MANILA. = Offrire ai comunicatori cristiani in Asia, in particolare a quelli laici, una formazione spirituale e professionale adeguata perché possano testimoniare in modo più efficace la Buona Novella; promuovere “la spiritualità, il sistema di valori e gli approcci comunicativi propri della mentalità contemplativa asiatica”; contrastare gli effetti negativi dei media secolari “formando attraverso l’informazione”. Sono le raccomandazioni con le quali si è conclusa recentemente a Hua Hin in Thailandia l’assemblea annuale dei vescovi asiatici responsabili delle comunicazioni sociali  promossa dalla Federazione delle Conferenze episcopali dell’Asia (FABC). L’Assemblea, cui hanno partecipato 32 delegati da 15 Paesi, è stata dedicata al tema "La spiritualità asiatica per la comunicazione". Al centro dei lavori è stato in particolare il ruolo dei comunicatori cristiani in un continente fortemente caratterizzato, nelle sue molteplici tradizioni religiose e culturali, da una spiccata sensibilità contemplativa e da un sistema di valori centrato sul concetto di armonia. Da questa dimensione spirituale e sistema di valori - è stata la riflessione dei partecipanti - il comunicatore cristiano non può prescindere per portare il Vangelo in Asia. Come non può ignorare i linguaggi e i metodi comunicativi delle realtà in cui opera, senza trascurare, per altro verso, le grandi potenzialità offerte dalle nuove tecnologie della comunicazione. Egli deve, in altre parole, sapere “parlare ai cuori e alle menti degli asiatici”, se vuole riuscire a trasmettere in modo efficace il Messaggio della Salvezza. Per questo - sottolinea il documento finale dell’incontro, diffuso in questi giorni dall’agenzia Ucan - è fondamentale un’adeguata formazione spirituale e professionale dei comunicatori cristiani, chiamati ad essere testimoni della giustizia, dei diritti umani, dei valori della vita e di tutti quei valori evangelici che si trovano “riflessi anche nelle altre tradizioni religiose dell’Asia”. In questo senso, la FABC ritiene alcune problematiche “prioritarie per l’apostolato della Chiesa nei media” nel Continente, a cominciare dalle minacce alla famiglia, dal fondamentalismo e dal materialismo dilagante. Queste sfide, si sottolinea, hanno bisogno di essere trattate “con un discernimento profetico che sia basato sulla contemplazione e la preghiera”. La Chiesa in Asia oggi, conclude il documento finale, è chiamata a “contrastare il contributo negativo dei media al declino dei valori” attraverso un’informazione autenticamente ispirata ai valori cristiani. (L-Z)

 

 

RICONSEGNATA ALLA CITTÀ LA FACCIATA NORD DELLA BASILICA DI SAN  MARCO

A VENEZIA, DOPO 25 ANNI DI LAVORI DI RESTAURO

- A cura di Maria Laura Conte -

 

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VENEZIA. = Erano grigi e anneriti dal tempo, oggi tornano splendenti e nei loro colori originali, nella ritrovata pulizia delle colonne e dei capitelli. Dopo 25 anni di lavori di restauro, i marmi della parete nord della Basilica di San Marco oggi sono stati riconsegnati alla città. I veneziani e i milioni di turisti che ogni anno arrivano da ogni parte del mondo per visitare la cattedrale potranno tornare ad ammirare i bassorilievi delle patere, degli inserti bizantini e della serie medievale degli evangelisti, insieme agli altorilievi di San Giovanni, di San Cristoforo, del Cristo in Trono, e della Madonna orante bizantina dalle mani forate. Finalmente si chiude la stagione degli impalcati che hanno nascosto il portale centrale, la vetrata dei cavalli, assieme agli arconi di San Pietro e di sant’Alipio, che hanno coinvolto tre successive procuratorie di San Marco e tre soprintendenze operanti a Venezia, per l'architettura, i beni mobili e l'archeologia. Tutto il lavoro è stato condotto sotto la regia del restauratore scelto dalla commissione ministeriale, Ottorino Nonfarmale, supportato dal contribuito di studiosi, tecnici ed esperti di tutto il mondo. Ad oggi la superficie complessiva delle pareti restaurate è di oltre 5.000 mq. di lastre marmoree, colonne e capitelli, restauri finanziati nel tempo dal ministero per i Beni Culturali, dalla procuratoria di San Marco, dalla Regione Veneto.

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I VALORI CRISTIANI DELLA FAMIGLIA IN UN VOLUME DI MONS. FRANCESCO DI FELICE

EDITO DALLA LIBRERIA EDITRICE VATICANA

- A cura di Giovanni Peduto -

 

CITTA’ DEL VATICANO. = La famiglia è minacciata  da fattori sociali e culturali che fanno pressione su di essa, rendendone difficile la stabilità; ma in alcuni Paesi essa è minacciata anche da una legislazione che ne intacca la struttura naturale. Queste parole di Giovanni Paolo II nell’udienza al Corpo Diplomatico dello scorso gennaio risuonano  nel volume di mons. Francesco Di Felice dal titolo ‘Radici umane e valori cristiani della famiglia’, appena edito dalla Libreria Editrice Vaticana. Davanti alle sfide che oggi minacciano la famiglia, l’autore, che per diversi anni è stato sottosegretario del Pontificio Consiglio per la famiglia, vuole offrire alcune semplici riflessioni, frutto di incontri e di interventi su riviste, sulla realtà e sulla missione della famiglia all’inizio del terzo millennio. L’opera, che si avvale della presentazione del cardinale segretario di Stato Angelo Sodano, vede la luce a dieci anni dalla pubblicazione della ‘Lettera alle Famiglie’ di Giovanni Paolo II, e vuol essere una risposta agli inviti del grande Pontefice scomparso a promuovere urgentemente la causa della famiglia.

 

 

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24 ORE NEL MONDO

21 dicembre 2005

 

 

 

 

- A cura di Eugenio Bonanata -

        

Con la deposizione di nuovi testi dell’accusa, è ripreso a Baghdad il processo contro l’ex presidente Saddam Hussein e sette ex alti gerarchi del deposto regime iracheno. E mentre si attendono i risultati elettorali, la commissione ha respinto le accuse di brogli da parte sunnita. Il nostro servizio:

 

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Saddam Hussein è entrato per ultimo in aula, vestito di blu e con sotto braccio alcune carte e un libro, probabilmente una copia del Corano. Ma l’udienza è entrata nel vivo con la deposizione del primo dei cinque testimoni dell’accusa. L’uomo, che ha perso due fratelli nella strage di Dujal, ha parlato a lungo a volto scoperto e ripreso dalle telecamere. Saddam, accanto a lui, ascoltava con un sorriso sprezzante e prendendo appunti. Dopo circa un’ora, l’ex rais si è rivolto verso la Mecca e si è messo a pregare, in un gesto di sfida verso la Corte che lo invitava, invece, ad attendere la fine della seduta. Sin dall’inizio del procedimento, Saddam ha sfidato apertamente l’autorità del tribunale. Lo scorso 7 dicembre, infatti, l’ex rais ha disertato il dibattimento, accusando la corte di essere “ingiusta”. Sul terreno, intanto, un nuova raffica di attacchi della guerriglia, a Baquba e a Baghdad, ha provocato quattro morti. Fra i feriti, anche un altro funzionario del governo. Sul fronte elezioni, la Commissione elettorale ha diffuso ieri nuovi risultati provvisori, respingendo le accuse di brogli avanzate dal fronte ‘Tawafuk’, la maggiore lista sunnita.

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I due insegnanti stranieri che erano stati presi in ostaggio nella Striscia di Gaza sono stati liberati. Lo ha reso noto, a fine mattinata, un parlamentare palestinese. Il rapimento dei due insegnanti, un olandese e un australiano, era stato rivendicato dal Fronte popolare per la Liberazione della Palestina. A quanto pare, la loro liberazione è stata ottenuta grazie ad una mediazione fra i sequestratori e la Autorità Nazionale Palestinese. Nella regione, quest’anno, più di dieci tra giornalisti e esponenti di ONG sono stati rapiti e poi rilasciati. Il tutto nonostante l’ordine di tutelare l’incolumità degli stranieri, impartito l’estate scorsa alle forze di sicurezza dal presidente dell'Autorità Nazionale Palestinese, Abu Mazen.

 

Ancora in Medio Oriente, Israele ha deciso di impedire ai palestinesi che vivono a Gerusalemme di votare nelle prossime elezioni politiche previste per il prossimo mese di gennaio. Lo Stato ebraico troverebbe infatti inaccettabile la partecipazione di Hamas. Immediata la reazione negativa dell’ANP.

 

Sono ripresi questa mattina a Vienna, nella sede dell’AIEA, i colloqui tra Unione europea e Iran, sul programma nucleare della Repubblica islamica.       Ahmadinejad pochi giorni fa aveva indignato il mondo, definendo Israele un tumore da trasferire in Europa o Alaska, e negando l’esistenza stessa dell’olocausto. Aveva, però, anche detto di non rinunciare in nessun modo al suo programma nucleare. Posizione ribadita pure dal ministro degli Esteri di Teheran, Mottaki. Come definire, dunque, questo incontro odierno? Salvatore Sabatino lo ha chiesto all’esperto di questioni nucleari Maurizio Simoncelli dell’Archivio Disarmo:

 

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R. – Noi dobbiamo distinguere da un lato le affermazioni politiche, che servono a volte a posizionarsi anche a livello internazionale, oltre che a livello interno. Evidentemente, il nuovo leader iraniano ha questa volontà: di far apparire l’Iran posizionato in un certo quadro. Contemporaneamente, però, nei fatti, sembra che ci sia una disponibilità a trattare. Il problema è vedere se questa trattativa approda a qualcosa e cosa viene chiesto come contropartita.

 

D. – Quali sono i risultati che il terzetto europeo – Gran Bretagna, Francia e Germania – cercherà di portare a casa, oggi?

 

R. – Noi, da anni vediamo che c’è un tentativo di fornire, da un lato, tecnologie per il civile e il nucleare e, parallelamente, fornire una serie di accordi economici, di sostegno alle economie nazionali, verso i Paesi che più volte hanno dichiarato di voler puntare a voler diventare una potenza nucleare, non ultimo anche la Corea del Nord, e così via. Probabilmente, il tentativo europeo opererà in questo campo, cioè per trovare un accordo sui programmi palesemente nucleari e militari, per arrivare ad una contropartita di tipo economico. E’ importantissimo tenere rapporti di dialogo aperti con questi Paesi, perché rinchiuderli in questo apparente isolamento non può che aggravare una situazione che – ripeto - già a livello internazionale, è estremamente preoccupante.

 

D. – Questo è il motivo per cui la comunità internazionale non ha ancora utilizzato l’arma del rinvio al Consiglio di Sicurezza dell’ONU?

 

R. – Da un lato, questo renderebbe tutto molto più difficile. E poi, c’è un dato oggettivo: le Nazioni Unite, oggi, sono in estrema crisi, in grande difficoltà. La superpotenza mondiale, gli Stati Uniti, lo hanno palesemente sottolineato, e lo hanno dimostrato!

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L’ONU si è dotata della Commissione per il Mantenimento della Pace, punto cardine della riforma del Palazzo di Vetro. Il compito del nuovo organo consultivo permanente è sorvegliare affinché i Paesi reduci da conflitti non ricadano nella violenza. La risoluzione è stata votata per consenso dall’Assemblea Generale e all’unanimità dal Consiglio di Sicurezza.

 

 

Il nuovo governatore della Banca d’Italia sarà nominato dal Presidente della Repubblica, su proposta del governo, sentito il Consiglio Superiore della Banca d’Italia. E’ uno dei cardini dell’emendamento al disegno di legge sul risparmio, reso noto dal ministro dell’Economia, Tremonti, sul quale stamane il governo ha posto la fiducia alla Camera. L’assemblea voterà domani. Il ministro Tremonti ha poi ribadito che il mandato del governatore sarà a termine, di sei anni, rinnovabile una sola volta. Non cambiano invece i criteri di nomina del Direttorio di via Nazionale. I poteri di vigilanza sulla concorrenza bancaria, passeranno da Bankitalia all’Antitrust.

 

Dopo alcune settimane di tregua sono ripresi nel sud dell’Italia gli sbarchi di clandestini. In mattinata sono scesi a terra, a Lampedusa, 177 immigrati fra cui tre donne e alcuni adolescenti, che all’alba erano stati localizzati a circa un miglio e mezzo dall’isola. Intanto, altre due carrette del mare sono state avvistate sempre a largo di Lampedusa. Al momento due motovedette della Guardia di Finanza e della Guardia Costiera si stanno dirigendo nella zona di mare.

 

Nella Repubblica Democratica del Congo si va verso il varo di una nuova Costituzione. Stando ai primi risultati ufficiali, relativi ad un terzo dei voti scrutinati, appare netta la preponderanza dei “sì” nel referendum di riforma costituzionale per cui si è votato sino all’altro ieri. Sinora i favorevoli sono oltre il 78% degli aventi diritto; 21% i contrari. il servizio di Giulio Albanese:

 

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Si tratta di dati parziali, ma aventi una valenza nazionale, relativi a 12.200 dei 36 mila seggi complessivi. I “sì” essi prevalgono anche nella grande capitale, Kinshasa, ma di stretta misura con il 50,45 per cento. L’affluenza alle urne era stata pari ad oltre il 60 per cento dei 24,5 milioni di aventi diritto, anche nella parte orientale dell’ex-Zaire, quella maggiormente straziata dagli anni della guerra civile. Se il “sì” dovesse passare, a questo punto sembra quasi scontato che il referendum sarà seguito dall’adozione di una legge elettorale che consentirà lo svolgimento della consultazione politica entro il 30 giugno del prossimo anno.

 

Per la Radio Vaticana, Giulio Albanese.

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L’Eritrea ha violato la legge internazionale attaccando l’Etiopia, nel maggio del 1998. Un’iniziativa da cui è scaturita una guerra di frontiera che ha causato almeno 70 mila morti. E’ quanto sostiene la Corte internazionale dell’Aja in una sentenza che definisce ingiustificabile l’azione militare dell’Eritrea “quale atto di autodifesa”. Ad anni di distanza la situazione tra i due Paesi resta tesa anche in conseguenza di quel conflitto, conclusosi due anni dopo. 

 

In Tanzania il nuovo presidente, Jakaya Mrisho Kikwete, eletto la settimana scorsa ha prestato giuramento. Alla cerimonia, che ha consegnato al Paese il suo quarto presidente, erano presenti i capi di Stato e i primi ministri di Botswana, Burundi, Congo, Etiopia, Kenya, Ruanda, Uganda e Zambia. Il giuramento è stato celebrato dal presidente della Corte Suprema, Barnabas Samatta, nello stadio nazionale della capitale, Dar es Salaam.

 

In Afghanistan tre militari italiani sono rimasti feriti ieri mattina in modo non grave in seguito ad un attentato kamikaze avvenuto nei pressi della città di Herat. L'attacco, rivendicato da un portavoce dei talebani, è arrivato all'indomani della seduta inaugurale del primo parlamento afghano eletto democraticamente in 30 anni. Ma qual è la situazione attuale nel Paese? Giovanni Augello lo ha chiesto a Simona Lanzoni responsabile progetti per la Fondazione Pangea in Afghanistan:

 

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R. – La situazione all’interno del Paese è ancora una situazione di guerra, nel senso che Kabul, che è la città principale, è una città presidiata dall’ISAF, che sono le forze di pace militare che controllano il regolare svolgimento di tutte le attività delle organizzazioni internazionali, delle Nazioni Unite, dell’attuale governo … In tutto il resto dell’Afghanistan, nelle maggiori città, come Erat, dove appunto è accaduto l’attentato o come Masar, dove un mese fa è successo un altro attentato simile a quello di ieri, la situazione è più calda, ma soprattutto lo è nel Sud, quindi soprattutto nella provincia di Kandahar.

 

D – Negli ultimi mesi, ci sono stati altri attentati kamikaze. Quest’ultimo è stato rivendicato da un portavoce dei talebani. L’influenza dei talebani nel Paese è quindi ancora forte?

 

R. – Sicuramente, dopo tre anni dalla caduta del regime dei talebani, le forze che sono rimaste si sono riorganizzate e sono soprattutto nel Sud; però io, invece di chiamarli talebani, le chiamerei “le forze fondamentaliste”.

 

D. – Quali sono le prospettive per il futuro per la popolazione afhgana?

 

R. – Per la popolazione, sono soprattutto quelle di cooperare al massimo con tutte le organizzazioni internazionali che ci sono, come ad esempio noi, di Fondazione Pangea. L’obiettivo è creare veramente un reale processo di pace e ristabilire delle strutture funzionanti. E’ solo attraverso la partecipazione del popolo afghano alla ricostruzione che realmente si potrà garantire una ricostruzione di questo Paese. Quello che sta succedendo è che il malcontento della popolazione trova favori all’interno delle forze fondamentaliste.

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Al via in Serbia il primo processo per i crimini avvenuti durante la guerra di Bosnia del 1995. Davanti al tribunale speciale per i crimini di guerra ieri sono comparsi cinque miliziani della formazione denominata “Scorpioni”, ritenuti responsabili dell’uccisione di sei musulmani.

 

Sette milioni di newyorkesi a piedi per lo sciopero dei trasporti che da ieri ha trasformato la città. L’agitazione, però, potrebbe anche rivelarsi più breve del temuto. Un giudice di New York, infatti, ha ritenuto illegale l’iniziativa e ha imposto ai sindacati una multa di un milione di dollari per ogni giorno di agitazione. Lo sciopero è la conseguenza della rottura delle trattative tra sindacato dei trasporti e la Metropolitan Transportation Authority, gestita dallo Stato. E’ la prima volta, da 25 anni, che gli autisti dei mezzi pubblici della Grande Mela incrociano le braccia. E sono oltre 33 mila i dipendenti che hanno aderito.

 

 

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