RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno XLIX n. 353  - Testo della trasmissione di lunedì 19 dicembre 2005

 

 

Sommario

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

Benedetto XVI riceve il nuovo ambasciatore francese presso la Santa Sede: la vera laicità dello Stato – ha detto - non esclude la Chiesa dalla vita pubblica. Il Pontefice parla anche di famiglia, matrimonio e bioetica e sottolinea la necessità di una maggiore integrazione sociale in Francia

 

Il Papa incontra i ragazzi dell’Azione Cattolica per il tradizionale scambio di auguri natalizi e li esorta ad essere testimoni della gioia di avere Gesù come amico

 

Gioia, silenzio e un segno di generosità per vivere un Natale cristiano: l’invito lanciato ieri dal Papa nel commento di una suora di clausura

 

OGGI IN PRIMO PIANO:

Per la prima volta dopo 30 anni l’Afghanistan ha un Parlamento. Oggi l’nsediamento ufficiale a Kabul: intervista con Fulvio Scaglione

 

Concluso ieri ad Hong Kong il vertice dell’Organizzazione Mondiale del Commercio: il commento del prof. Alberto Quadrio Curzio

 

In un documentario realizzato dall’Istituto Luce la storia della Chiesa cattolica: con noi il cardinale Crescenzio Sepe ed Andrea Piersanti

 

CHIESA E SOCIETA’:

Ennesima aggressione in Cina contro un gruppo di religiosi cattolici: alcune suore e sacerdoti sono stati picchiati selvaggiamente da una banda di teppisti

 

Messaggio dei leader cattolici e protestanti dell’Indonesia per le prossime feste

 

Un missionario comboniano, padre Saverio Paolillo, si è aggiudicato il titolo di “Personalità del 2005” in Brasile, per il suo lavoro in favore dei giovani a rischio

 

Alla Cittadella di Assisi, i giovani si confrontano su “Solitudine e riscoperta del mistero”

 

Significativo riconoscimento di una fondazione cattolica sudcoreana alla direttrice della Caritas Hong Kong

 

24 ORE NEL MONDO:

In Bolivia è stato eletto presidente Evo Morales, primo indio ad assumere la massima carica dello Stato

 

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

19 dicembre 2005

 

 

BENEDETTO XVI RICEVE IL NUOVO AMBASCIATORE FRANCESE PRESSO LA SANTA SEDE:  LA VERA LAICITA’ DELLO STATO  – HA DETTO -  NON ESCLUDE LA CHIESA DALLA VITA PUBBLICA. IL PONTEFICE PARLA ANCHE DI FAMIGLIA, MATRIMONIO E BIOETICA

E SOTTOLINEA LA NECESSITA’  DI UNA MAGGIORE INTEGRAZIONE SOCIALE IN FRANCIA

 

Il vero significato della laicità dello Stato: lo ha chiarito Benedetto XVI ricevendo stamane il nuovo ambasciatore di Francia presso la Santa Sede, Bernard Kessedjian, per la presentazione delle Lettere credenziali. 62 anni, sposato con due figli, Kessedjian è da 28 anni nella carriera diplomatica, già incaricato in Messico, Algeria, Grecia, oltre che presso l’ONU e la Comunità europea. Tra gli altri temi in primo piano nel discorso del Papa al diplomatico francese, le tensioni sociali che stanno attraversando la Francia, la difesa dell’istituzione matrimoniale e le questioni bioetiche. Il servizio di Roberta Gisotti.

                                     

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La Francia celebra quest’anno i 100 anni della legge di separazione tra Chiesa e Stato: lo ha ricordato Benedetto XVI, spiegando che “il principio di laicità consiste in una sana distinzione dei poteri, che non è affatto un’opposizione e che non esclude tuttavia per la Chiesa di prendere parte sempre più attiva alla vita della società, nel rispetto delle competenze di ciascuno”:

 

“Une telle conception doit aussi permettre de promouvoir…”

 

“Tale concezione – ha osservato il Papa rivolto al diplomatico francese - deve anche permettere di promuovere ancor di più l’autonomia della Chiesa, questo sia nell’organizzazione che nella sua missione”.

        

Altro tema di scottante attualità per la Francia, toccato dal Santo Padre, sono le “drammatiche” tensioni sociali, che hanno “colpito non solo le periferie della grandi città ma più profondamente tutti gli strati della popolazione”:

        

“Les violences internes qui marquent les sociétés et que l’on ne peut que     condamner…”

 

“Le violenze interne che marcano le società, e che non si possono che condannare” tradiscono tuttavia un messaggio: rivelano “la profonda insoddisfazione d’una parte della gioventù” ed invitano a considerare le loro richieste e ad offrire una risposta adeguata, nel dialogo costruttivo. Se la Francia ha accolto dopo la Seconda Guerra Mondiale numerosi lavoratori stranieri e le loro famiglie, è importante oggi – ha detto Benedetto XVI - ringraziare loro ed i loro discendenti, di questa ricchezza economica, culturale e sociale alla quale hanno partecipato. Si tratta in definitiva di fare un passo supplementare per l’integrazione sociale di tutti, così in Francia ma anche negli altri Paese europei, “in nome della dignità intrinseca di ogni persona”, che è al centro della società.

 

Il Papa ha colto anche l’occasione per richiamare “un attenzione tutta speciale all’istituzione coniugale e familiare, alla quale nessun’altra forma di organizzazione relazionale può essere comparata”, a fondamento della vita sociale e del suo ruolo insostituibile nell’educazione della gioventù, associando autorità e sostegno affettivo, dando ai giovani i valori indispensabili alla loro maturazione personale ed il senso del bene comune, ed anche i riferimenti necessari nella vita nella società. 

 

Infine una raccomandazione  in materia di bioetica, dove si rivela sempre più “la tendenza a considerare l’essere umano, in particolare dai primi istanti della sua esistenza, come un semplice oggetto di ricerca”:

        

“Il importe d’envisager les questions éthiques...”

 

“E’ importante affrontare le questioni etiche non in primo luogo da un punto di vista scientifico, ma da quello dell’essere umano, che deve assolutamente essere rispettato. Senza accettare questo criterio morale fondamentale – ha concluso Benedetto XVI – sarà difficile creare una società veramente umana, rispettosa di tutti gli esseri che la compongono, senza distinzione alcuna.”

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IL PAPA INCONTRA I RAGAZZI DELL’AZIONE CATTOLICA PER IL TRADIZIONALE SCAMBIO DI AUGURI NATALIZI E LI ESORTA AD ESSERE TESTIMONI DELLA GIOIA DI AVERE GESU’ COME AMICO: SOLO IN LUI SI TROVA IL VERO SENSO DELLA VITA

 

Festoso incontro stamane nella Sala del Concistoro, in Vaticano, tra Benedetto XVI e i ragazzi dell’Azione Cattolica italiana per lo scambio di auguri natalizi. Un incontro di fine anno voluto da Paolo VI e divenuto ormai tradizionale. Benedetto XVI ha rivolto il suo più affettuoso Buon Natale ai giovani dell’associazione invitandoli ad essere dovunque testimoni della gioia di aver incontrato Gesù. Il servizio di Sergio Centofanti.

        

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(Saluto di un ragazzo al Papa)

“Carissimo Benedetto, noi ragazzi dell’ACR ti abbracciamo e ti diciamo con forza: Buon Natale Santo Padre!” (applausi) …

 

I ragazzi dell’Azione cattolica si stringono attorno al Papa e davanti a lui riaffermano il loro impegno di continuare a coltivare l’amicizia con i loro coetanei della diocesi di Sarajevo, ancora segnati dalle terribili ferite della guerra.

“Nel Natale di Gesù – ha detto Benedetto XVI -  celebriamo l’infinito amore di Dio per tutti gli uomini”. Dio – infatti – “ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito e si è così intimamente unito alla nostra umanità, da volerla condividere fino a diventare uomo tra gli uomini, uno di noi”:

 

“Nel Bambino di Betlemme la piccolezza di Dio fatto uomo ci rivela la grandezza dell’uomo e la bellezza della nostra dignità di figli di Dio, di fratelli di Gesù. Contemplando questo Bambino, vediamo quanto sia grande la fiducia che Dio ripone in ciascuno di noi e quanto ampia sia la possibilità che ci viene offerta di fare cose belle e grandi nelle nostre giornate, vivendo con Gesù e come Gesù”.

 

Quest’anno il  cammino formativo dei ragazzi dell’Azione Cattolica si svolge sul tema: Gesù “sei con noi”. E il Papa ha ricordato che il Signore  “è sempre con noi e cammina sempre con la sua Chiesa, la accompagna e la custodisce. Non dubitate mai della sua presenza!” – ha esclamato - “Cercate sempre il Signore Gesù, crescete nell’amicizia con Lui, imparate ad ascoltare e a conoscere la sua parola e a riconoscerlo nei poveri presenti nelle vostre comunità:

 

“Vivete la vostra vita con gioia ed entusiasmo, certi della sua presenza e della sua amicizia gratuita, generosa, fedele fino alla morte di croce … Testimoniate la gioia di questa sua presenza forte e dolce a tutti, a cominciare dai vostri coetanei. Dite loro che è bello essere amici di Gesù e che vale la pena seguirlo. Mostrate con il vostro entusiasmo che tra tanti modi di vivere che oggi il mondo sembra offrirci, tutti apparentemente sullo stesso piano, solo seguendo Gesù si trova il vero senso della vita e perciò la gioia vera e duratura. E così questo vostro impegno per la pace che avete con i fratelli a Sarajevo è veramente un segno della vostra amicizia con Gesù che dalle Scritture è chiamato Principe della Pace ”.

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GIOIA, SILENZIO E UN SEGNO DI GENEROSITA’ PER VIVERE UN NATALE CRISTIANO:

L’INVITO LANCIATO IERI DAL PAPA NEL COMMENTO DI UNA SUORA DI CLAUSURA

- Intervista con la religiosa -

 

Il Natale, tempo di un sorriso, di un perdono, di un aiuto. Ancora una volta, parlando ieri ai parrocchiani della Chiesa romana di Casalbertone, Benedetto XVI ha voluto ricordare gli autentici valori di riferimento delle prossime feste. Generosità e solidarietà e “non - ha detto il Papa – i costosi doni che costano tempo e soldi”. Inoltre, Benedetto XVI ha indicato nel silenzio di San Giuseppe lo stile per vivere un Natale di “raccoglimento interiore, per accogliere e custodire Gesù nella nostra vita”. Ma in che modo è possibile unire la dimensione del silenzio alla gioia dell’annuncio natalizio? Alessandro De Carolis lo ha chiesto a una suora clarissa del Monastero di Santa Rosa, a Viterbo:

 

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R. – Il silenzio è collegato alla gioia perché ascoltando il Signore uno si riempie di gioia, Lui ci dà tanta gioia interna che non si può esprimere con parole. In questi giorni di festa, noi offriamo preghiere a Dio perché l’uomo si apra a Lui e torni a Lui. Ci dicono che siamo “sepolte vive”, ma possiamo testimoniare davvero di vivere una gioia interiore e questo soprattutto quando viviamo in silenzio e col Signore.

 

D. – Cosa rappresenta per voi Clarisse la venuta di Gesù?

 

R. – La viviamo nell’idea dello scambiarsi doni durante il Santo Natale, un’idea che nasce dal fatto che nella notte di Betlemme un figlio ci è donato. Dio ci dona un figlio perché vuole donarci la sua gioia e la pace. Ci dona la pace anche col silenzio, soprattutto col silenzio, ascoltando quello che Lui ci dice, sia che siamo in preghiera nel coro, sia che non lo siamo, perché non è solo nel momento del coro che si prega, ma è durante tutta la giornata che, vivendo in comunione con Lui, Lui si dona a noi. Noi questo lo sentiamo e ci porta tanta serenità e tanta gioia. Quindi, questo periodo di feste noi lo viviamo così, cercando di comunicare la gioia che noi abbiamo anche a quelli che avviciniamo o a quelli che si avvicinano a noi durante le feste e si affidano alle nostre umili preghiere. Tutti pregano, però le persone sono un po’ sfiduciate. Chiedendoci di pregare per loro vedo che un pochino si rafforzano nella fede, sapendo che anche le loro preghiere sono accolte da Dio, insieme con il loro silenzio, le loro sofferenze. Perché tutto ha valore davanti a Dio.

 

D. – Ieri il Papa ha parlato del Natale come di un’occasione privilegiata per donare un sorriso, un gesto buono, un piccolo aiuto, un perdono – ha detto – piuttosto che i soli regali. Come si può rievangelizzare il Natale, secondo questo spirito?

 

R. – Per camminare verso la gioia del cielo dobbiamo combattere il consumismo. E’ vero quello che dice il Papa. Questo, però, non vuole dire non far doni. Anche noi alle persone più vicine, che ci hanno aiutato durante l’anno, doniamo piccole cose, fatte da noi naturalmente, senza perdere però di vista che il vero dono è la persona e la grazia che ci dona il Signore.

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ALTRE UDIENZE E NOMINE

 

Nel corso della mattina il Papa ha ricevuto anche il cardinale José Saraiva Martins, prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi.

        

Il Santo Padre ha accettato la rinuncia al governo pastorale dell’Esarcato Apostolico per i greco-melkiti cattolici residenti in Argentina, presentata da mons. Georges Haddad.

 

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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”

 

 

Prima pagina - "Con gioia verso il grande Giorno": la visita di Benedetto XVI alla parrocchia romana di Santa Maria Consolatrice, a Casal Bertone; un festoso "ritorno a casa" nel clima di trepida attesa per la nascita del Salvatore.

Servizio vaticano - All' Angelus il Papa ha esortato a lasciarsi "contagiare" dal silenzio di san Giuseppe, permeato di contemplazione e intessuto di preghiera.

 

Servizio estero - Il discorso di Benedetto XVI al nuovo Ambasciatore di Francia. Nell'occasione il Papa ha richiamato l'esigenza di rivolgere un'attenzione particolare all'istituzione coniugale e familiare, alla quale nessun'altra forma di organizzazione relazionale è paragonabile.

Il discorso del Santo Padre ai ragazzi dell'Azione Cattolica italiana. 

 

Servizio culturale - Un articolo di Francesco Licinio Galati dal titolo "Quando un corpo martoriato trasmette luce e gioia": un libro autobiografico sull'esperienza della malattia vissuta con il conforto dell'amore di Dio.

 

Servizio italiano - In primo piano la Banca d'Italia: riforma del Risparmio; le proposte dell'Unione.  

 

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OGGI IN PRIMO PIANO

19 dicembre 2005

 

 

PER LA PRIMA VOLTA DOPO 30 ANNI L’AFGHANISTAN HA UN PARLAMENTO.

INSEDIAMENTO UFFICIALE OGGI A KABUL, TRA STRETTISSIME MISURE DI SICUREZZA.

IN AULA ANCHE IL VICE-PRESIDENTE STATUNITENSE CHENEY

- Intervista con Fulvio Scaglione -

 

L’Afghanistan ha vissuto oggi una giornata storica. A Kabul, infatti, si è insediato il primo Parlamento democratico, dopo oltre 30 anni. La seduta inaugurale si è aperta con una preghiera e l'inno nazionale, poi ha preso la parola l'ex re Zahir Shah. I nuovi deputati hanno, dunque, prestato giuramento davanti al presidente Hamid Karzai. In Aula anche il vice - presidente americano Dick Cheney. Ma quali saranno le prime questioni che i neo-parlamentari dovranno affrontare? Salvatore Sabatino lo ha chiesto a Fulvio Scaglione, vice-direttore di “Famiglia Cristiana”, inviato più volte in Afghanistan:

 

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R. - Il Parlamento dovrà affrontare quella che è l’eterna questione ricorrente del nuovo Afghanistan e cioè estendere questo nuovo Afghanistan quanto più possibile lontano da Kabul, riunificare la nazione sotto il governo centrale e quindi anche sotto il governo del Parlamento.

 

D. – Si tratta di un Parlamento molto segmentato. Le stesse elezioni del 18 settembre scorso furono criticate perché tra i candidati vi erano molti ex signori della guerra ...

 

R. – Questo è in qualche modo inevitabile. E’ un pochino quello che vediamo anche in Iraq o in altri Paesi. La guerra arriva dall’esterno e passa ma in realtà non cambia le strutture profonde dei Paesi. I signori della guerra sono una realtà dell’Afghanistan. In un certo senso possiamo anche dire che lo stesso Karzai è un “signore”, magari non della guerra, ma è uno dei Signori dell’Afghanistan, la sua famiglia almeno sicuramente lo è, e quindi è una realtà da accettare e se possibile da convertire alla pratica della democrazia. Eliminarla non era pensabile e bisogna, tra l’altro, riconoscere che dalla guerra in avanti i signori della guerra in Afghanistan hanno prosperato, non deperito.

 

D. – In aula oggi era presente anche il vice-presidente americano Dick Chenney. Questa presenza non può in un certo senso essere considerata ingombrante?

 

R. - E’ sicuramente ingombrante, ma siamo abituati a questo genere di atteggiamento da parte del governo americano che non è molto fine nelle sue azioni. Poi questa è anche un’epoca in cui la Casa Bianca è molto concentrata sul fronte interno,deve riconquistare l’opinione pubblica, che si sta progressivamente allontanando e certamente la presenza di Cheney a questa prima seduta sugli americani può avere un effetto molto positivo.

 

D. – L’insediamento del Parlamento è venuto in un clima di grande tensione: dispositivi di sicurezza a Kabul senza precedenti, incidenti a Kunar, questo evidenzia uno stato di normalizzazione ancora lontana. Ma come è la situazione oggi in Afghanistan?

 

R. - E’ una situazione dove la presenza delle truppe straniere è un velo sulla superficie di un Paese che però ha ben altre profondità. Ci sono dei meccanismi interni al Paese che sono stati appena intaccati. Certamente non sono stati incisi a fondo. Questi meccanismi da un certo punto di vista, cinicamente dobbiamo riconoscere, tengono a galla il Paese perché comunque queste enormi quantità di quattrini che vengono guadagnati col papavero da oppio, in qualche modo poi circolano. Dall’altro lato, però, ne minano la crescita perché impediscono che si sviluppi un’economia regolare, una politica anche regolare perché questi soldi comprano non solo armi, ma anche influenza politica.

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UN BILANCIO DEL VERTICE DELL’ORGANIZZAZIONE MONDIALE DEL COMMERCIO

CHE SI E’ CONCLUSO IERI AD HONG KONG

- Intervista con il prof. Alberto Quadrio Curzio -

 

L'assemblea dell’Organizzazione Mondiale del Commercio (OMC) ha approvato il documento finale proposto, dopo sei giorni di negoziati, dal direttore generale dell'Organizzazione, Pascal Lamy. L'accordo raggiunto alla sesta conferenza ministeriale, che si è conclusa ieri ad Hong Kong, consente quindi di proseguire nel lavoro fissato dall'agenda di Doha. Sullo sfondo una settantina di feriti e centinaia di arresti per gli scontri in piazza. Si tratta di un accordo minimo, come era nelle previsioni, ma pur sempre un accordo che segna passi avanti nel round per lo sviluppo. Ma quale economia mondiale emerge dal vertice? Fausta Speranza lo ha chiesto all’economista Alberto Quadrio Curzio:

 

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R. – Emerge un’economia mondiale in cui 149 Paesi dell’Organizzazione Mondiale del Commercio hanno mantenuto un dialogo - sia pure per raggiungere un’intesa non particolarmente significativa - e quindi hanno manifestato la volontà di collaborazione. Collaborazione non significa solidarietà, che è ben più, ma tuttavia è premessa della solidarietà medesima. Perciò sotto il profilo, diciamo così, del metodo, l’esito è comunque un esito positivo. Colloquiare è molto più importante che scontrarsi. Confrontare i diversi punti di vista, e quindi in qualche modo collaborare, porterà poi ad una più forte solidarietà.

 

D. – Un accordo è sempre per andare verso qualche direzione. Ma secondo lei quali sono i rischi del cammino intrapreso?


R. – I rischi del cammino intrapreso sono alcuni, tra cui due in particolare: una eccessiva resistenza dell’Europa e degli Stati Uniti per ciò che attiene l’export verso di loro dei prodotti agricoli, essendo le date fissate al 2010 e al 2013 troppo posposte per una maggiore libertà di importazione da parte deiPaesi in via di sviuluppo, e quindi il mantenimento degli aiuti all’export per i Paesi sviluppati. E dall’altra, una certa resistenza del Sud agli investimenti provenienti dal Nord per ciò che riguarda i servizi. Sono questi i rischi principali. Rischi, però, che pospongono nel tempo esiti migliori, ma non cancellano questi esiti migliori. Credo, quindi, che, tutto sommato, un accordo di questo tipo sia una buona base per poi portare avanti negli anni avvenire operazioni un po’ più incisive.

 

D. – Prof. Quadrio Curzio, ci aiuta a capire se i sussidi agricoli erano davvero il punto più controverso o se comunque ne restano scoperti altri?

 

R. – Io credo che quello dei sussidi agricoli sia un punto cruciale, anche perché a mio avviso il Sud del pianeta ha nella crescita agricola un elemento assolutamente fondamentale, non solo per l’alimentazione, per le esportazioni, ma anche perché in tal modo si mantiene la popolazione distribuita sul territorio, evitando per esempio la concentrazione in gigantesche megalopoli che di per sé sono un fattore di sottosviluppo. L’agricoltura, quindi, doveva portare a mio avviso maggiori rinunce dell’Europa e degli Stati Uniti rispetto a quelle che queste due grandi aree hanno accettato, pur prevedendo che la cancellazione dal 2013 sarà fatta per tutti gli aiuti che loro danno alla loro agricoltura.

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IN UN DOCUMENTARIO REALIZZATO DALL’ISTITUTO LUCE LA STORIA DELLA CHIESA

CATTOLICA. 20 PUNTATE CHE RAIUNO MANDERA’ IN ONDA IL PROSSIMO ANNO

- Intervista con il cardinale Crescenzio Sepe ed Andrea Piersanti -

        

La storia della Chiesa Cattolica in un documentario dell’Istituto Luce con la regia di Luca De Mata. Un programma che si articola in 20 puntate di 25 minuti e che Rai Uno inserirà nel proprio palinsesto il prossimo anno. “Storia della Chiesa cattolica. Quel giorno a Nazareth”: questo il titolo della produzione alla quale ha collaborato il prefetto della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli, il cardinale Crescenzio Sepe e che si rivolge a credenti e non. In anteprima mondiale è stata presentata venerdì sera a Roma. Tiziana Campisi ha chiesto al presidente dell’Istituto Luce, Andrea Piersanti, in che modo, insieme al regista, è stato realizzato il documentario:

 

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R. - Luca De Mata ha coinvolto studiosi e scienziati di molte parti del mondo e soprattutto ha affrontato il compito con umiltà intellettuale. Si è messo a disposizione della verità storica di questa avventura straordinaria che è quella che la Chiesa Cattolica ha vissuto negli ultimi 2000 anni.

 

D. – Quali sono state le parti più difficili?

 

R. – Sono state quelle relative ai periodi storici più controversi che normalmente in modo troppo sbrigativo vengono liquidati da una certa cultura laicista come i periodi neri, oscuri, e negativi della storia della Chiesa. Sono state le parti più problematiche perché da parte nostra non c’era una volontà polemica però c’era la volontà di rivendicare il diritto dei cattolici ad un po’ di revisionismo su alcuni falsi storici che si sono prolungati per molto tempo.

 

D. – Personalmente, come ha seguito la produzione?

 

R. – Con passione, con entusiasmo, con una profonda gioia nel cuore.

 

E ascoltiamo il commento del cardinale Sepe al termine della proiezione:

 

R. - Mi sembra un’idea geniale anche se difficile da attuarsi, quella di narrare la storia della Chiesa oggi, cercando di rappresentarla in maniera molto concreta e molto semplice in qualche modo. Credo che gli autori sono riusciti, soprattutto a dare quel contenuto esatto di carità, di verità che deve attraversare poi tutta la narrazione.

 

D. – Che cosa può insegnare una produzione del genere?

 

R. – Credo che da tanti di noi, soprattutto fedeli che hanno sentito alle volte qualche episodio della Chiesa o che hanno sentito parlare di qualche personaggio, adesso, avere una narrazione completa che parte dagli inizi, quindi dalla nascita di Cristo fino alla Chiesa di oggi, può dare una visione esatta della complessità ma anche della bellezza e della santità della nostra Chiesa.

 

D. – “Quel giorno a Nazareth”, significa rileggere il passato. Ma come vivere il presente?

 

R. – Ecco, tenendo presente queste fondamenta senza mai perdere le proprie origini perché, nel caso della Chiesa Cattolica, queste sono origini che continuano ad alimentare l’oggi. Non ci può essere un oggi distaccato o separato, da quello che è stato il fondamento e quindi la persona di Gesù Cristo.

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CHIESA E SOCIETA’

19 dicembre 2005

 

 

ENNESIMA AGGRESSIONE IN CINA CONTRO UN GRUPPO DI RELIGIOSI CATTOLICI:

 ALCUNE SUORE E SACERDOTI SONO STATI PICCHIATI SELVAGGIAMENTE DA

UN BRANCO DI TEPPISTI. I RELIGIOSI, INFORMA L’AGENZIA ASIANEWS, SI ERANO

OPPOSTI ALLA REQUISIZIONE DI ALCUNI EDIFICI DELLA LORO DIOCESI

DA PARTE DELLE AUTORITA’ DI PECHINO

- A cura di Alessandro Gisotti -

 

PECHINO.= Ancora un’aggressione, in Cina, contro un gruppo di religiosi cattolici. Alcuni sacerdoti e suore sono stati picchiati a sangue con sbarre di ferro, mattoni e bastoni da un gruppo di “teppisti” a Tianjin, città sul mare della Cina, a 150 km dalla capitale Pechino. I religiosi avevano manifestato contro la requisizione di alcuni edifici appartenenti alla loro diocesi nello Shanxi. A dare notizia del pestaggio è oggi l’agenzia AsiaNews. La dinamica delle violenze ricorda l'attacco avvenuto a Xian, alcune settimane fa, quando 16 suore erano state malmenate perché si opponevano alla demolizione di una scuola diocesana. Il vigliacco atto di violenza era stato duramente condannato dalla Santa Sede, il 30 novembre scorso, attraverso una dichiarazione del direttore della Sala Stampa Vaticana, Joaquin Navarro-Valls. L’ultimo fatto, riferisce oggi AsiaNews, è avvenuto nel primo pomeriggio del 16 dicembre: un sacerdote ha perso i sensi, una suora ha subito ferite alla testa ed è tuttora all'ospedale, altri quattro sacerdoti sono in cattive condizioni. Al momento dell’aggressione i religiosi hanno chiamato la polizia e quando le forze dell'ordine sono arrivate sul posto gli aggressori sono fuggiti. Anziché portare immediatamente i feriti all'ospedale, i poliziotti hanno prima condotto i religiosi alla centrale di polizia per interrogarli. Il vergognoso episodio è maturato dopo che il gruppo di 48 sacerdoti e due religiose era giunto a Tianjin per chiedere la restituzione di alcuni edifici appartenenti alla diocesi, situati sul lungomare. Secondo AsiaNews, gli edifici - requisiti ai tempi di Mao - avrebbero dovuto essere riconsegnati alla diocesi fin dal 1979.  L’Ufficio affari religiosi ha, invece, deciso di consegnarli a una compagnia edile per restaurarli e commercializzarli. L'aggressione dei “teppisti” ha preso corpo il giorno successivo a un sit-in dei religiosi davanti alla sede del Comune. Dal canto loro, le autorità locali hanno assicurato volontà di dialogo ma senza fare proposte sostanziali.

 

 

LA GIOIA E LA SPERANZA DEL NATALE RESTITUISCANO LA FIDUCIA A CHI TEME

PER LA MANCANZA DI LIBERTA’ RELIGIOSA O SOFFRE IL DRAMMA DELLA POVERTA’.

E’ L’ESORTAZIONE DEI LEADER CATTOLICI E PROTESTANTI DELL’INDONESIA

NEL LORO MESSAGGIO PER LE PROSSIME FESTE

 

JAKARTA. = Il Natale è un tempo di speranza, che può lenire le angosce di chi patisce per l’oppressione o per altre cause che provocano precarietà materiali e spirituali, donando fiducia per il futuro. E’ il senso del messaggio che la Conferenza episcopale indonesiana e la Comunione delle Chiese protestanti dell’Indonesia hanno indirizzato ai cristiani del Paese per le prossime feste. Nel loro invito, riferito dall’agenzia Asianews, a “unirsi con tutti gli altri per costruire una nuova società”, i rappresentanti delle diverse confessioni cristiane scrivono tra l’altro: “Lasciateci esprimere la speranza di poter divenire una nazione libera dalla corruzione, che rispetta il pluralismo, che è contro la violenza, che appoggia la legalità e la giustizia, rispetta i diritti umani e preserva l’integrità del creato”. Il messaggio, intitolato con un versetto di Isaia “Non abbiate paura, io sono con voi”, è firmato dal cardinale Julius Darmaatmadja e dall’arcivescovo di Semarang, Ignatius Suharyo, a nome della Conferenza episcopale indonesiana, nonché dai reverendi Andreas Yewangoe e Richard M. Daulay per la Comunione delle Chiese protestanti. “I cristiani dell’Indonesia – scrivono ancora i leader religiosi –  celebrano il Natale del 2005 in una situazione speciale, caratterizzata da recenti avvenimenti che minacciano la vita della nazione. Le crisi che hanno colpito negli scorsi anni il Paese non si sono ancora concluse”. Alla “mancanza di fiducia” che fomenta un clima politico “insano” segnato da “animosità e desiderio di vendetta”, si aggiungono – si legge nel messaggio – i disastri naturali, le epidemie e la fame che “in diverse parti della nazione hanno aggravato la situazione”. C’è poi la questione della libertà religiosa e quella di culto, “minacciate - scrivono - a causa di una tolleranza sempre più debole”. A queste difficoltà, i leader cristiani incoraggiano i fedeli a reagire celebrando un Natale “pieno di gratitudine”, perché è la nascita di Cristo a portare “sempre gioia e speranza”. (A.D.C.)

 

 

UN MISSIONARIO COMBONIANO, PADRE SAVERIO PAOLILLO,

SI E’ AGGIUDICATO IL TITOLO DI “PERSONALITA’ DEL 2005” IN BRASILE,

PER IL SUO LAVORO IN FAVORE DEI GIOVANI A RISCHIO. IL PREMIO CONSEGNATO

DALLA COMMISSIONE DIRITTI UMANI DELLA CAMERA FEDERALE BRASILIANA

 

BRASILIA. = Esperto di formazione giovanile, laddove i giovani sono emarginati. E’ questa preparazione, scaturita da vent’anni di servizio pastorale, ad aver valso a padre Saverio Paolillo, sacerdote e missionario comboniano, il titolo di personaggio dell'anno 2005 in Brasile per i diritti umani. La consegna del premio, giunto alla decima edizione, è avvenuta – informa l’agenzia SIR - nei giorni scorsi a Brasilia, presso il ministero della Giustizia. Padre Paolillo, che in Brasile chiamano Padre Xavier, si è sempre interessato al servizio di bambini e adolescenti sin dal suo arrivo, nel 1986, nel Paese latinoamericano. È coordinatore dei programmi di rete dell’AICA, il Programma di accoglienza dei diritti dei bambini e degli adolescenti, della Chiesa cattolica presente nell’area dell’Espirito Santo (uno degli Stati della Confederazione brasiliana). Sono 700, tra bambini e adolescenti in situazioni di rischio, che oggi trovano aiuto grazie alla solidarietà dell’AICA. Su 48 segnalazioni fatte dai movimenti che tutelano le libertà individuali, padre Saverio Paolillo è uno dei sei vincitori indicati dal presidente della Commissione diritti umani della Camera federale. Padre Saverio è stato il secondo più votato della categoria “Personalità”. Il primo posto è stato raggiunto da una signora di colore, impegnata nella lotta al razzismo. Al terzo posto, un’anziana di 88 anni, che ha dedicato gran parte della sua lunga vita in favore delle persone diversamente abili. (A.D.C.)

 

 

ALLA CITTADELLA DI ASSISI, I GIOVANI SI CONFRONTANO SU “SOLITUDINE

 E RISCOPERTA DEL MISTERO”. IL CONVEGNO, IN PROGRAMMA DAL 27 AL 31 DICEMBRE, E’ PROMOSSO DALLA PRO CIVITATE CHRISTIANA

 

ASSISI.= “Passioni in esodo … deserto, tenda, terra promessa” è il tema del 60.mo Convegno Giovani organizzato dalla Pro Civitate Christiana in collaborazione con Pax Christi, Exodus, Agesci, Educatori Senza Frontiere, Gioventù Aclista, Centro Sportivo Italiano e Giovani Amici della Cittadella. Si terrà dal 27 al 31 dicembre alla Cittadella di Assisi. Il convegno, affermano gli organizzatori all’agenzia SIR, “cercherà di sviluppare i significati di deserto, solitudine, aridità, come anche di silenzio e riscoperta del mistero”. Temi “non scontati in un presente come il nostro carico di disagi esistenziali e di conflitti tra culture diverse”. Saranno chiamati a dibattere esperti e studiosi come la sociologa Elena Besozzi, il pedagogista Giuseppe Vico e lo psichiatra Alessandro Meluzzi. Porteranno le loro testimonianze gli olimpionici Scarpa, Vezzali e Truciolo, campionessa alle paraolimpiadi. Tonio Dell’Olio, di “Libera International”, Rita Borsellino, Savino Pezzotta, segretario nazionale CISL si confronteranno con i giovani insieme al vescovo di Palestrina, mons. Domenico Segalini e don Antonio Mazzi della comunità Exodus. (A.G.)

 

 

SIGNIFICATIVO RICONOSCIMENTO DI UNA FONDAZIONE CATTOLICA

 SUDCOREANA ALLA DIRETTRICE DELLA CARITAS HONG KONG, IMPEGNATA DA DIECI

ANNI A SOSTEGNO DELLE POPOLAZIONI NORD-COREANE, COLPITE DALLA CARESTIA

 

SEOUL.= La direttrice della Cooperazione internazionale di Caritas Hong Kong, Kathi Zellweger, è stata insignita da una fondazione cattolica sud-coreana per il suo impegno in favore delle popolazioni nord-coreane colpite dalla carestia. Si tratta del “Tji Hak-Soon Justice and Peace Award”, un riconoscimento conferito ogni anno dall’omonima fondazione con sede a Seoul a persone o gruppi che si sono distinti per il loro significativo contributo alla promozione della giustizia e della pace. Di origine svizzera, la signora Zellweger lavora per la Caritas Hong Kong dal 1978. Da dieci anni si occupa degli aiuti umanitari alla Corea del Nord alle prese con una grave emergenza alimentare da cui stenta ad uscire. In questo decennio, la Zellweger ha visitato il Paese 49 volte per coordinare la distribuzione di cibo, medicine e altri beni di prima necessità forniti dalla Caritas Internationalis. Il presidente della Fondazione, mons. Philip Kim Byeong-sang ha motivato così il premio: “Kathi Zellweger ha lavorato duramente per aprire un piccolo varco attraverso il quale è stato possibile inviare i nostri aiuti, un varco diventato sempre più grande grazie al suo acume e metodo. Il premio vuole essere una piccola ricompensa per questo duro lavoro. Il cibo e le medicine fornite con il suo aiuto hanno salvato le vite di molti nord-coreani”. Caritas Hong Kong è stata una delle prime organizzazioni non governative a promuovere iniziative di aiuto per la Corea del Nord. Nel 2004, la Caritas Internationalis è riuscita a raccogliere per il Paese asiatico 2,5 milioni di dollari. (L.Z./ A.G.)

 

 

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24 ORE NEL MONDO

19 dicembre 2005

 

- A cura di Fausta Speranza -

 

Il presidente americano, George W. Bush, ha affermato: “Possiamo vincere la guerra in Iraq e la stiamo vincendo”. Ha ribadito il no al ritiro, prima che la vittoria sia completa. Parlando per 16 minuti alla nazione dallo Studio Ovale, con tutte le maggiori reti tv collegate, Bush ha affermato: “Ritirarsi ora dall'Iraq sarebbe un atto disonorevole che metterebbe in pericolo l'America ed io non lo permetterò...Prenderò le decisioni sui livelli delle truppe da mantenere in Iraq non basandomi su calendari di ritiro artificiali, ma sulle raccomandazioni dei comandanti sul terreno”. La bussola degli USA resta, dunque, fissa sul condurre a termine la missione, mettere le forze militari e di polizia irachene in grado di garantire da sole la sicurezza del Paese e portare avanti la ricostruzione e la democratizzazione. Chi s'aspettava una svolta dopo le elezioni politiche irachene di giovedì scorso, resta deluso, anche se c'è spazio per una riduzione delle dimensioni del contingente se i comandanti militari la avalleranno.

 

“Non vi libererete facilmente di me”. Così il premier israeliano, Sharon, ha simpaticamente commentato con i suoi più stretti collaboratori il leggero ictus che lo ha colpito ieri, mentre da Gerusalemme stava raggiungendo Tel Aviv.  Sembra che il premier israeliano sarà dimesso domani dall'ospedale Hadassa di Gerusalemme. In un primo momento, si era parlato di un grave attacco cerebrale, notizia poi rientrata dopo i primi accertamenti medici. Intanto, dalla Striscia di Gaza giunge notizia che l'aviazione israeliana ha bombardato in nottata alcune località della zona, in quello che responsabili militari hanno definito un attacco contro strade e edifici usati dai militanti palestinesi per trasportare o lanciare razzi di fabbricazione artigianale contro lo Stato ebraico.

 

L'esercito libanese ha chiuso con blocchi di cemento una corsia speciale  per il passaggio della frontiera tra Libano e Siria, nota con la denominazione di “corsia militare”, riservata a vip, politici e militari, che correva parallela al principale posto di confine normale nella zona di Masnaa, nel Libano orientale. Il nostro servizio:

 

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La chiusura era stata annunciata per il primo gennaio 2006, ma è stata anticipata – sembra - in conseguenza delle tensioni tra Damasco e Beirut, accentuatesi con l'attentato che il 12 dicembre ha provocato la morte del deputato giornalista antisiriano, Gibran Tueni. Secondo organi di stampa libanesi, la “corsia militare” consentiva anche traffici illeciti: di fatto, permetteva a chi era autorizzato ad usarla per evitare qualsiasi controllo di documenti e di dogana. Ricordiamo che Damasco ha ritirato le truppe dal Libano nell'aprile di quest'anno. Tutto è cominciato con l’ondata di proteste, tanto del popolo libanese quanto del governo USA e di organismi internazionali, dopo l'attentato del 14 febbraio scorso nel centro di Beirut, che provocò la morte dell' ex premier libanese, Rafik Hariri, anch'egli marcatamente antisiriano, e di altre 22 persone. Al momento attuale, la tensione tra i due Paesi sembra progressivamente salire di tono, viste le dichiarazioni di alcuni esponenti politici, come il leader druso Walid Jumblat, che proprio ieri ha accennato ad eventuali iniziative di Damasco per riprendere la propria influenza sul Libano. Un'inchiesta internazionale di una commissione ONU sull'attentato contro Hariri è in corso ed è sfociata finora in rapporti nei quali si indica all'origine un complotto di alti ufficiali siriani e libanesi, alcuni dei quali sono in carcere, mentre altri sono stati interrogati a Vienna.

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Il governatore della Banca d'Italia, Antonio Fazio, ha incontrato a palazzo Koch, sede di Bankitalia, i componenti del Consiglio superiore, Paolo Emilio Ferrari e Cesare Mirabelli. Le decisioni che riguardano Fazio sono al centro dell’attenzione, oggi, dopo il lungo interrogatorio a sorpresa, ieri, di Gianpiero Fiorani, l’ex amministratore delegato della Banca popolare italiana, arrestato la settimana scorsa nell’ambito della vicenda Antonveneta. Fiorani ha iniziato a collaborare, parlando di coperture politiche e del ruolo del governatore della Banca d’Italia, Fazio. Da parte sua, il ministro per le Politiche Agricole, Gianni Alemanno, fa sapere che “Alleanza Nazionale è assolutamente d'accordo con il ministro Tremonti per un intervento decisivo che faccia voltare pagina alla Banca d'Italia”. E l'invito ad un atto autonomo di responsabilità verso il Paese” viene rivolto da Piero Fassino al governatore della Banca d'Italia, affinché con le sue dimissioni permetta la nomina di un “governatore di forte profilo e forte autorevolezza”. Il caso Fazio è stato messo all’ordine del giorno del Consiglio dei ministri di domani. Mentre da Bruxelles la BCE fa sapere di continuare a lavorare al dossier dei regali natalizi del governatore di Bankitalia, Antonio Fazio, un pronunciamento ufficiale dell'Eurotower non è atteso prima della fine dell'anno e, in ogni caso, non senza che vi sia stato un serio e approfondito confronto sull'argomento tra Fazio e il presidente dell'istituto di Francoforte, Jean-Claude Trichet.  

 

La Repubblica Democratica del Congo ieri alle urne per il referendum destinato ad approvare o respingere la nuova Costituzione che dovrebbe porre fine a decenni di dittature, caos e sanguinosi conflitti nel Paese africano, che dal 1998 hanno causato quasi 3 milioni e mezzo di morti. Si tratta delle prime elezioni democratiche nazionali degli ultimi 40 anni. Il voto si è svolto in un clima di relativa calma. Si registrano solo due morti nell’est del Paese per disordini avvenuti in alcuni seggi non lontano da Goma.

 

Quattordici persone sono state arrestate in varie località della Spagna meridionale perché sospettate di appartenere ad una rete del terrorismo islamico dedicata al reclutamento di mujaheddin per l'Iraq, secondo quanto indicano fonti dei servizi di sicurezza citati dalle agenzie. Gli arresti sono avvenuti durante la notte a Siviglia, Malaga, Lerida, Nerja e Baleari. Il 9 dicembre scorso, sette persone furono detenute a Malaga perché considerate appartenenti ad una struttura di finanziamento del gruppo salafista algerino legato ad Al Qaida. Andando oltre le previsioni più beneauguranti della vigilia, Evo Morales, leader del Movimento al socialismo (Mas), si è ampiamente imposto nelle elezioni svoltesi ieri in Bolivia, e sarà quindi il primo presidente autenticamente indio d'America latina. Maurizio Salvi:


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La vittoria di Morales, al di là di ogni più roseo pronostico, è stata senza discussioni ed ora attende solo la legittimazione della Corte Nazionale Elettorale, a cui spetta annunciare che non c’è bisogno di un secondo turno in Parlamento per designare il successore di Eduardo Rodriguez e che quindi sarà proprio lui, l’indio aimara Evo Morales, a diventare, il 22 gennaio prossimo, il primo presidente autenticamente indio d’America Latina.

 

Ieri, con il passare delle ore, ad alterare una giornata tranquilla era emerso il fenomeno di decine di migliaia di persone che, per lo più in zona rurale, avevano scoperto di essere state eliminate dalle liste elettorali e di non poter quindi più votare. Se il risultato finale non fosse stato così ampio in favore di Morales, sicuramente oggi il clima sarebbe divenuto nuovamente teso. Il suo successo personale è stato completato dal controllo della Camera dei Deputati e da un risultato inatteso al Senato. Inutile dire che il successo del leader dei coltivatori di coca non sarà piaciuta a Washington che stava, fra l’altro, negoziando con il governo boliviano un trattato di libero commercio, che ora diventerà lettera morta.

 

Maurizio Salvi, Ansa, per la Radio Vaticana

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Sono stati un violento acquazzone e la paura di rimanere senza aiuti alimentari i principali responsabili dell’incidente accaduto ieri in un campo di accoglienza per le vittime delle inondazioni a Chennai, nell’India meridionale, in cui hanno perso la vita 45 persone e altre 50 sono rimaste ferite. Il Tamil Nadu è stato recentemente colpito da inondazioni, seguite a piogge battenti, che hanno provocato l’evacuazione di 175.000 persone. Il governo indiano ha aperto circa 150 centri per la distribuzione di viveri.

 

 

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