RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno XLIX n.
353 - Testo della trasmissione di lunedì
19 dicembre 2005
IL
PAPA E LA SANTA SEDE:
OGGI IN PRIMO PIANO:
CHIESA E SOCIETA’:
Messaggio dei leader cattolici e protestanti
dell’Indonesia per le prossime feste
Alla Cittadella di Assisi, i giovani si
confrontano su “Solitudine e riscoperta del mistero”
In Bolivia è
stato eletto presidente Evo Morales, primo indio ad assumere la massima carica
dello Stato
19
dicembre 2005
BENEDETTO
XVI RICEVE IL NUOVO AMBASCIATORE FRANCESE PRESSO LA SANTA SEDE: LA VERA LAICITA’ DELLO STATO – HA DETTO - NON ESCLUDE LA CHIESA DALLA VITA PUBBLICA. IL PONTEFICE PARLA
ANCHE DI FAMIGLIA, MATRIMONIO E BIOETICA
E SOTTOLINEA LA
NECESSITA’ DI UNA MAGGIORE INTEGRAZIONE
SOCIALE IN FRANCIA
Il vero
significato della laicità dello Stato: lo ha chiarito Benedetto XVI ricevendo
stamane il nuovo ambasciatore di Francia presso la Santa Sede, Bernard
Kessedjian, per la presentazione delle Lettere credenziali. 62 anni, sposato
con due figli, Kessedjian è da 28 anni nella carriera diplomatica, già
incaricato in Messico, Algeria, Grecia, oltre che presso l’ONU e la Comunità
europea. Tra gli altri temi in primo piano nel discorso del Papa al diplomatico
francese, le tensioni sociali che stanno attraversando la Francia, la difesa
dell’istituzione matrimoniale e le questioni bioetiche. Il servizio di Roberta
Gisotti.
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La
Francia celebra quest’anno i 100 anni della legge di separazione tra Chiesa e
Stato: lo ha ricordato Benedetto XVI, spiegando che “il principio di laicità
consiste in una sana distinzione dei poteri, che non è affatto un’opposizione e
che non esclude tuttavia per la Chiesa di prendere parte sempre più attiva alla
vita della società, nel rispetto delle competenze di ciascuno”:
“Une telle
conception doit aussi permettre de promouvoir…”
“Tale
concezione – ha osservato il Papa rivolto al diplomatico francese - deve anche
permettere di promuovere ancor di più l’autonomia della Chiesa, questo sia
nell’organizzazione che nella sua missione”.
Altro
tema di scottante attualità per la Francia, toccato dal Santo Padre, sono le
“drammatiche” tensioni sociali, che hanno “colpito non solo le periferie della
grandi città ma più profondamente tutti gli strati della popolazione”:
“Les
violences internes qui marquent les sociétés et que l’on ne peut que condamner…”
“Le
violenze interne che marcano le società, e che non si possono che condannare”
tradiscono tuttavia un messaggio: rivelano “la profonda insoddisfazione d’una
parte della gioventù” ed invitano a considerare le loro richieste e ad offrire
una risposta adeguata, nel dialogo costruttivo. Se la Francia ha accolto dopo
la Seconda Guerra Mondiale numerosi lavoratori stranieri e le loro famiglie, è
importante oggi – ha detto Benedetto XVI - ringraziare loro ed i loro discendenti,
di questa ricchezza economica, culturale e sociale alla quale hanno
partecipato. Si tratta in definitiva di fare un passo supplementare per
l’integrazione sociale di tutti, così in Francia ma anche negli altri Paese
europei, “in nome della dignità intrinseca di ogni persona”, che è al centro
della società.
Il Papa
ha colto anche l’occasione per richiamare “un attenzione tutta speciale
all’istituzione coniugale e familiare, alla quale nessun’altra forma di
organizzazione relazionale può essere comparata”, a fondamento della vita
sociale e del suo ruolo insostituibile nell’educazione della gioventù, associando
autorità e sostegno affettivo, dando ai giovani i valori indispensabili alla
loro maturazione personale ed il senso del bene comune, ed anche i riferimenti
necessari nella vita nella società.
Infine
una raccomandazione in materia di
bioetica, dove si rivela sempre più “la tendenza a considerare l’essere umano,
in particolare dai primi istanti della sua esistenza, come un semplice oggetto
di ricerca”:
“Il importe
d’envisager les questions éthiques...”
“E’
importante affrontare le questioni etiche non in primo luogo da un punto di
vista scientifico, ma da quello dell’essere umano, che deve assolutamente
essere rispettato. Senza accettare questo criterio morale fondamentale – ha
concluso Benedetto XVI – sarà difficile creare una società veramente umana,
rispettosa di tutti gli esseri che la compongono, senza distinzione alcuna.”
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IL PAPA INCONTRA I
RAGAZZI DELL’AZIONE CATTOLICA PER IL TRADIZIONALE SCAMBIO DI AUGURI NATALIZI E
LI ESORTA AD ESSERE TESTIMONI DELLA GIOIA DI AVERE GESU’ COME AMICO: SOLO IN
LUI SI TROVA IL VERO SENSO DELLA VITA
Festoso
incontro stamane nella Sala del Concistoro, in Vaticano, tra Benedetto XVI e i
ragazzi dell’Azione Cattolica italiana per lo scambio di auguri natalizi. Un
incontro di fine anno voluto da Paolo VI e divenuto ormai tradizionale.
Benedetto XVI ha rivolto il suo più affettuoso Buon Natale ai giovani
dell’associazione invitandoli ad essere dovunque testimoni della gioia di aver
incontrato Gesù. Il servizio di Sergio Centofanti.
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(Saluto
di un ragazzo al Papa)
“Carissimo
Benedetto, noi ragazzi dell’ACR ti abbracciamo e ti diciamo con forza: Buon
Natale Santo Padre!” (applausi) …
I ragazzi
dell’Azione cattolica si stringono attorno al Papa e davanti a lui riaffermano
il loro impegno di continuare a coltivare l’amicizia con i loro coetanei della
diocesi di Sarajevo, ancora segnati dalle terribili ferite della guerra.
“Nel
Natale di Gesù – ha detto Benedetto XVI -
celebriamo l’infinito amore di Dio per tutti gli uomini”. Dio – infatti
– “ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito e si è così
intimamente unito alla nostra umanità, da volerla condividere fino a diventare
uomo tra gli uomini, uno di noi”:
“Nel Bambino di Betlemme la piccolezza di Dio fatto
uomo ci rivela la grandezza dell’uomo e la bellezza della nostra dignità di
figli di Dio, di fratelli di Gesù. Contemplando questo Bambino, vediamo quanto
sia grande la fiducia che Dio ripone in ciascuno di noi e quanto ampia sia la
possibilità che ci viene offerta di fare cose belle e grandi nelle nostre
giornate, vivendo con Gesù e come Gesù”.
Quest’anno
il cammino formativo dei ragazzi
dell’Azione Cattolica si svolge sul tema: Gesù “sei con noi”. E il Papa ha
ricordato che il Signore “è sempre con
noi e cammina sempre con la sua Chiesa, la accompagna e la custodisce. Non
dubitate mai della sua presenza!” – ha esclamato - “Cercate sempre il
Signore Gesù, crescete nell’amicizia con Lui, imparate ad ascoltare e a
conoscere la sua parola e a riconoscerlo nei poveri presenti nelle vostre
comunità:
“Vivete la vostra vita con gioia ed entusiasmo,
certi della sua presenza e della sua amicizia gratuita, generosa, fedele fino
alla morte di croce … Testimoniate la gioia di questa sua presenza forte e
dolce a tutti, a cominciare dai vostri coetanei. Dite loro che è bello essere
amici di Gesù e che vale la pena seguirlo. Mostrate con il vostro entusiasmo
che tra tanti modi di vivere che oggi il mondo sembra offrirci, tutti
apparentemente sullo stesso piano, solo seguendo Gesù si trova il vero senso
della vita e perciò la gioia vera e duratura. E così questo vostro impegno per
la pace che avete con i fratelli a Sarajevo è veramente un segno della vostra
amicizia con Gesù che dalle Scritture è chiamato Principe della Pace ”.
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GIOIA, SILENZIO E UN SEGNO DI
GENEROSITA’ PER VIVERE UN NATALE CRISTIANO:
L’INVITO LANCIATO IERI DAL PAPA NEL COMMENTO DI
UNA SUORA DI CLAUSURA
- Intervista con la religiosa -
Il
Natale, tempo di un sorriso, di un perdono, di un aiuto. Ancora una volta,
parlando ieri ai parrocchiani della Chiesa romana di Casalbertone, Benedetto
XVI ha voluto ricordare gli autentici valori di riferimento delle prossime feste.
Generosità e solidarietà e “non - ha detto il Papa – i costosi doni che costano
tempo e soldi”. Inoltre, Benedetto XVI ha indicato nel silenzio di San Giuseppe
lo stile per vivere un Natale di “raccoglimento interiore, per accogliere e
custodire Gesù nella nostra vita”. Ma in che modo è possibile unire la
dimensione del silenzio alla gioia dell’annuncio natalizio? Alessandro De
Carolis lo ha chiesto a una suora clarissa del Monastero di Santa Rosa, a
Viterbo:
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R.
– Il silenzio è collegato alla gioia perché ascoltando il Signore uno si
riempie di gioia, Lui ci dà tanta gioia interna che non si può esprimere con
parole. In questi giorni di festa, noi offriamo preghiere a Dio perché l’uomo
si apra a Lui e torni a Lui. Ci dicono che siamo “sepolte vive”, ma possiamo
testimoniare davvero di vivere una gioia interiore e questo soprattutto quando
viviamo in silenzio e col Signore.
D. –
Cosa rappresenta per voi Clarisse la venuta di Gesù?
R. – La
viviamo nell’idea dello scambiarsi doni durante il Santo Natale, un’idea che
nasce dal fatto che nella notte di Betlemme un figlio ci è donato. Dio ci dona
un figlio perché vuole donarci la sua gioia e la pace. Ci dona la pace anche
col silenzio, soprattutto col silenzio, ascoltando quello che Lui ci dice, sia
che siamo in preghiera nel coro, sia che non lo siamo, perché non è solo nel
momento del coro che si prega, ma è durante tutta la giornata che, vivendo in
comunione con Lui, Lui si dona a noi. Noi questo lo sentiamo e ci porta tanta
serenità e tanta gioia. Quindi, questo periodo di feste noi lo viviamo così,
cercando di comunicare la gioia che noi abbiamo anche a quelli che avviciniamo
o a quelli che si avvicinano a noi durante le feste e si affidano alle nostre
umili preghiere. Tutti pregano, però le persone sono un po’ sfiduciate.
Chiedendoci di pregare per loro vedo che un pochino si rafforzano nella fede,
sapendo che anche le loro preghiere sono accolte da Dio, insieme con il loro silenzio,
le loro sofferenze. Perché tutto ha valore davanti a Dio.
D. –
Ieri il Papa ha parlato del Natale come di un’occasione privilegiata per donare
un sorriso, un gesto buono, un piccolo aiuto, un perdono – ha detto – piuttosto
che i soli regali. Come si può rievangelizzare il Natale, secondo questo
spirito?
R. – Per
camminare verso la gioia del cielo dobbiamo combattere il consumismo. E’ vero
quello che dice il Papa. Questo, però, non vuole dire non far doni. Anche noi
alle persone più vicine, che ci hanno aiutato durante l’anno, doniamo piccole
cose, fatte da noi naturalmente, senza perdere però di vista che il vero dono è
la persona e la grazia che ci dona il Signore.
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ALTRE UDIENZE E NOMINE
Nel corso della mattina il Papa ha ricevuto anche
il cardinale José Saraiva Martins, prefetto della Congregazione delle Cause dei
Santi.
Il Santo Padre ha accettato la
rinuncia al governo pastorale dell’Esarcato Apostolico per i greco-melkiti
cattolici residenti in Argentina, presentata da mons. Georges Haddad.
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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”
Prima
pagina - "Con gioia verso il grande Giorno": la visita di Benedetto
XVI alla parrocchia romana di Santa Maria Consolatrice, a Casal Bertone; un
festoso "ritorno a casa" nel clima di trepida attesa per la nascita
del Salvatore.
Servizio
vaticano - All' Angelus il Papa ha esortato a lasciarsi
"contagiare" dal silenzio di san Giuseppe, permeato di contemplazione
e intessuto di preghiera.
Servizio
estero - Il discorso di Benedetto XVI al nuovo Ambasciatore di Francia.
Nell'occasione il Papa ha richiamato l'esigenza di rivolgere un'attenzione
particolare all'istituzione coniugale e familiare, alla quale nessun'altra
forma di organizzazione relazionale è paragonabile.
Il
discorso del Santo Padre ai ragazzi dell'Azione Cattolica italiana.
Servizio
culturale - Un articolo di Francesco Licinio Galati dal titolo "Quando un
corpo martoriato trasmette luce e gioia": un libro autobiografico sull'esperienza
della malattia vissuta con il conforto dell'amore di Dio.
Servizio
italiano - In primo piano la Banca d'Italia: riforma del Risparmio; le proposte
dell'Unione.
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19
dicembre 2005
PER LA PRIMA VOLTA
DOPO 30 ANNI L’AFGHANISTAN HA UN PARLAMENTO.
INSEDIAMENTO UFFICIALE OGGI A KABUL,
TRA STRETTISSIME MISURE DI SICUREZZA.
IN AULA ANCHE IL VICE-PRESIDENTE
STATUNITENSE CHENEY
- Intervista con Fulvio Scaglione -
L’Afghanistan ha vissuto oggi una giornata storica. A Kabul,
infatti, si è insediato il primo Parlamento democratico, dopo oltre 30 anni. La
seduta inaugurale si è aperta con una preghiera e l'inno nazionale, poi ha
preso la parola l'ex re Zahir Shah. I nuovi deputati hanno, dunque, prestato
giuramento davanti al presidente Hamid Karzai. In Aula anche il vice -
presidente americano Dick Cheney. Ma quali saranno le prime questioni che i
neo-parlamentari dovranno affrontare? Salvatore Sabatino lo ha chiesto a Fulvio
Scaglione, vice-direttore di “Famiglia Cristiana”, inviato più volte in
Afghanistan:
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R. - Il Parlamento dovrà
affrontare quella che è l’eterna questione ricorrente del nuovo Afghanistan e
cioè estendere questo nuovo Afghanistan quanto più possibile lontano da Kabul,
riunificare la nazione sotto il governo centrale e quindi anche sotto il
governo del Parlamento.
D. – Si tratta di un Parlamento
molto segmentato. Le stesse elezioni del 18 settembre scorso furono criticate
perché tra i candidati vi erano molti ex signori della guerra ...
R. – Questo è in qualche modo
inevitabile. E’ un pochino quello che vediamo anche in Iraq o in altri Paesi. La
guerra arriva dall’esterno e passa ma in realtà non cambia le strutture
profonde dei Paesi. I signori della guerra sono una realtà dell’Afghanistan. In
un certo senso possiamo anche dire che lo stesso Karzai è un “signore”, magari
non della guerra, ma è uno dei Signori dell’Afghanistan, la sua famiglia almeno
sicuramente lo è, e quindi è una realtà da accettare e se possibile da
convertire alla pratica della democrazia. Eliminarla non era pensabile e bisogna,
tra l’altro, riconoscere che dalla guerra in avanti i signori della guerra in
Afghanistan hanno prosperato, non deperito.
D. – In aula oggi era presente
anche il vice-presidente americano Dick Chenney. Questa presenza non può in un
certo senso essere considerata ingombrante?
R. - E’ sicuramente ingombrante,
ma siamo abituati a questo genere di atteggiamento da parte del governo
americano che non è molto fine nelle sue azioni. Poi questa è anche un’epoca in
cui la Casa Bianca è molto concentrata sul fronte interno,deve riconquistare
l’opinione pubblica, che si sta progressivamente allontanando e certamente la
presenza di Cheney a questa prima seduta sugli americani può avere un effetto
molto positivo.
D. – L’insediamento del
Parlamento è venuto in un clima di grande tensione: dispositivi di sicurezza a
Kabul senza precedenti, incidenti a Kunar, questo evidenzia uno stato di normalizzazione
ancora lontana. Ma come è la situazione oggi in Afghanistan?
R. - E’ una situazione dove la
presenza delle truppe straniere è un velo sulla superficie di un Paese che però
ha ben altre profondità. Ci sono dei meccanismi interni al Paese che sono stati
appena intaccati. Certamente non sono stati incisi a fondo. Questi meccanismi
da un certo punto di vista, cinicamente dobbiamo riconoscere, tengono a galla
il Paese perché comunque queste enormi quantità di quattrini che vengono
guadagnati col papavero da oppio, in qualche modo poi circolano. Dall’altro
lato, però, ne minano la crescita perché impediscono che si sviluppi
un’economia regolare, una politica anche regolare perché questi soldi comprano
non solo armi, ma anche influenza politica.
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UN BILANCIO DEL VERTICE DELL’ORGANIZZAZIONE MONDIALE DEL COMMERCIO
CHE SI E’ CONCLUSO IERI AD HONG KONG
- Intervista con il prof. Alberto
Quadrio Curzio -
L'assemblea dell’Organizzazione
Mondiale del Commercio (OMC) ha approvato il documento finale proposto, dopo
sei giorni di negoziati, dal direttore generale dell'Organizzazione, Pascal
Lamy. L'accordo raggiunto alla sesta conferenza ministeriale, che si è conclusa
ieri ad Hong Kong, consente quindi di proseguire nel lavoro fissato dall'agenda
di Doha. Sullo sfondo una settantina di feriti e centinaia di arresti per gli
scontri in piazza. Si tratta di un accordo minimo, come era nelle previsioni,
ma pur sempre un accordo che segna passi avanti nel round per lo sviluppo. Ma
quale economia mondiale emerge dal vertice? Fausta Speranza lo ha chiesto
all’economista Alberto Quadrio Curzio:
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R. –
Emerge un’economia mondiale in cui 149 Paesi dell’Organizzazione Mondiale del
Commercio hanno mantenuto un dialogo - sia pure per raggiungere un’intesa non
particolarmente significativa - e quindi hanno manifestato la volontà di
collaborazione. Collaborazione non significa solidarietà, che è ben più, ma
tuttavia è premessa della solidarietà medesima. Perciò sotto il profilo,
diciamo così, del metodo, l’esito è comunque un esito positivo. Colloquiare è
molto più importante che scontrarsi. Confrontare i diversi punti di vista, e
quindi in qualche modo collaborare, porterà poi ad una più forte solidarietà.
D. – Un accordo è sempre per
andare verso qualche direzione. Ma secondo lei quali sono i rischi del cammino
intrapreso?
R. – I rischi del cammino intrapreso sono alcuni, tra cui due in particolare:
una eccessiva resistenza dell’Europa e degli Stati Uniti per ciò che attiene
l’export verso di loro dei prodotti agricoli, essendo le date fissate al 2010 e
al 2013 troppo posposte per una maggiore libertà di importazione da parte
deiPaesi in via di sviuluppo, e quindi il mantenimento degli aiuti all’export
per i Paesi sviluppati. E dall’altra, una certa resistenza del Sud agli
investimenti provenienti dal Nord per ciò che riguarda i servizi. Sono questi i
rischi principali. Rischi, però, che pospongono nel tempo esiti migliori, ma non
cancellano questi esiti migliori. Credo, quindi, che, tutto sommato, un accordo
di questo tipo sia una buona base per poi portare avanti negli anni avvenire operazioni
un po’ più incisive.
D. – Prof. Quadrio Curzio, ci
aiuta a capire se i sussidi agricoli erano davvero il punto più controverso o
se comunque ne restano scoperti altri?
R. – Io credo che quello dei
sussidi agricoli sia un punto cruciale, anche perché a mio avviso il Sud del
pianeta ha nella crescita agricola un elemento assolutamente fondamentale, non
solo per l’alimentazione, per le esportazioni, ma anche perché in tal modo si
mantiene la popolazione distribuita sul territorio, evitando per esempio la
concentrazione in gigantesche megalopoli che di per sé sono un fattore di
sottosviluppo. L’agricoltura, quindi, doveva portare a mio avviso maggiori
rinunce dell’Europa e degli Stati Uniti rispetto a quelle che queste due grandi
aree hanno accettato, pur prevedendo che la cancellazione dal 2013 sarà fatta
per tutti gli aiuti che loro danno alla loro agricoltura.
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IN UN DOCUMENTARIO REALIZZATO
DALL’ISTITUTO LUCE LA STORIA DELLA CHIESA
CATTOLICA. 20 PUNTATE CHE RAIUNO MANDERA’ IN ONDA
IL PROSSIMO ANNO
- Intervista con il cardinale Crescenzio Sepe ed
Andrea Piersanti -
La storia della Chiesa Cattolica
in un documentario dell’Istituto Luce con la regia di Luca De Mata. Un
programma che si articola in 20 puntate di 25 minuti e che Rai Uno inserirà nel
proprio palinsesto il prossimo anno. “Storia della Chiesa cattolica. Quel
giorno a Nazareth”: questo il titolo della produzione alla quale ha collaborato
il prefetto della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli, il cardinale
Crescenzio Sepe e che si rivolge a credenti e non. In anteprima mondiale è
stata presentata venerdì sera a Roma. Tiziana Campisi ha chiesto al presidente
dell’Istituto Luce, Andrea Piersanti, in che modo, insieme al regista, è stato
realizzato il documentario:
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R. - Luca De Mata ha coinvolto
studiosi e scienziati di molte parti del mondo e soprattutto ha affrontato il
compito con umiltà intellettuale. Si è messo a disposizione della verità
storica di questa avventura straordinaria che è quella che la Chiesa Cattolica
ha vissuto negli ultimi 2000 anni.
D. – Quali sono state le parti
più difficili?
R. – Sono state quelle relative
ai periodi storici più controversi che normalmente in modo troppo sbrigativo
vengono liquidati da una certa cultura laicista come i periodi neri, oscuri, e
negativi della storia della Chiesa. Sono state le parti più problematiche
perché da parte nostra non c’era una volontà polemica però c’era la volontà di
rivendicare il diritto dei cattolici ad un po’ di revisionismo su alcuni falsi
storici che si sono prolungati per molto tempo.
D. – Personalmente, come ha
seguito la produzione?
R. – Con passione, con
entusiasmo, con una profonda gioia nel cuore.
E ascoltiamo il commento del
cardinale Sepe al termine della proiezione:
R. - Mi sembra un’idea geniale
anche se difficile da attuarsi, quella di narrare la storia della Chiesa oggi,
cercando di rappresentarla in maniera molto concreta e molto semplice in
qualche modo. Credo che gli autori sono riusciti, soprattutto a dare quel
contenuto esatto di carità, di verità che deve attraversare poi tutta la narrazione.
D. – Che cosa può insegnare una
produzione del genere?
R. – Credo che da tanti di noi,
soprattutto fedeli che hanno sentito alle volte qualche episodio della Chiesa o
che hanno sentito parlare di qualche personaggio, adesso, avere una narrazione
completa che parte dagli inizi, quindi dalla nascita di Cristo fino alla Chiesa
di oggi, può dare una visione esatta della complessità ma anche della bellezza
e della santità della nostra Chiesa.
D. – “Quel giorno a Nazareth”,
significa rileggere il passato. Ma come vivere il presente?
R. – Ecco, tenendo presente
queste fondamenta senza mai perdere le proprie origini perché, nel caso della
Chiesa Cattolica, queste sono origini che continuano ad alimentare l’oggi. Non
ci può essere un oggi distaccato o separato, da quello che è stato il fondamento
e quindi la persona di Gesù Cristo.
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19
dicembre 2005
ENNESIMA AGGRESSIONE IN CINA CONTRO UN GRUPPO DI
RELIGIOSI CATTOLICI:
ALCUNE
SUORE E SACERDOTI SONO STATI PICCHIATI SELVAGGIAMENTE DA
UN BRANCO DI TEPPISTI. I RELIGIOSI, INFORMA
L’AGENZIA ASIANEWS, SI ERANO
OPPOSTI ALLA REQUISIZIONE DI ALCUNI EDIFICI DELLA
LORO DIOCESI
DA PARTE DELLE AUTORITA’ DI PECHINO
- A cura di Alessandro Gisotti -
PECHINO.=
Ancora un’aggressione, in Cina, contro un gruppo di religiosi cattolici. Alcuni
sacerdoti e suore sono stati picchiati a sangue con sbarre di ferro, mattoni e
bastoni da un gruppo di “teppisti” a Tianjin, città sul mare della Cina, a 150
km dalla capitale Pechino. I religiosi avevano manifestato contro la
requisizione di alcuni edifici appartenenti alla loro diocesi nello Shanxi. A
dare notizia del pestaggio è oggi l’agenzia AsiaNews. La dinamica delle
violenze ricorda l'attacco avvenuto a Xian, alcune settimane fa, quando 16
suore erano state malmenate perché si opponevano alla demolizione di una scuola
diocesana. Il vigliacco atto di violenza era stato duramente condannato dalla
Santa Sede, il 30 novembre scorso, attraverso una dichiarazione del direttore
della Sala Stampa Vaticana, Joaquin Navarro-Valls. L’ultimo fatto, riferisce
oggi AsiaNews, è avvenuto nel primo pomeriggio del 16 dicembre: un sacerdote ha
perso i sensi, una suora ha subito ferite alla testa ed è tuttora all'ospedale,
altri quattro sacerdoti sono in cattive condizioni. Al momento dell’aggressione
i religiosi hanno chiamato la polizia e quando le forze dell'ordine sono
arrivate sul posto gli aggressori sono fuggiti. Anziché portare immediatamente
i feriti all'ospedale, i poliziotti hanno prima condotto i religiosi alla
centrale di polizia per interrogarli. Il vergognoso episodio è maturato dopo
che il gruppo di 48 sacerdoti e due religiose era giunto a Tianjin per chiedere
la restituzione di alcuni edifici appartenenti alla diocesi, situati sul lungomare.
Secondo AsiaNews, gli edifici - requisiti ai tempi di Mao - avrebbero dovuto
essere riconsegnati alla diocesi fin dal 1979.
L’Ufficio affari religiosi ha, invece, deciso di consegnarli a una
compagnia edile per restaurarli e commercializzarli. L'aggressione dei “teppisti”
ha preso corpo il giorno successivo a un sit-in dei religiosi davanti alla sede
del Comune. Dal canto loro, le autorità locali hanno assicurato volontà di dialogo
ma senza fare proposte sostanziali.
LA GIOIA E LA SPERANZA DEL NATALE RESTITUISCANO LA
FIDUCIA A CHI TEME
PER LA MANCANZA DI LIBERTA’ RELIGIOSA O SOFFRE IL
DRAMMA DELLA POVERTA’.
E’ L’ESORTAZIONE DEI LEADER CATTOLICI E
PROTESTANTI DELL’INDONESIA
NEL LORO MESSAGGIO PER LE PROSSIME FESTE
JAKARTA.
= Il Natale è un tempo di speranza, che può lenire le angosce di chi patisce
per l’oppressione o per altre cause che provocano precarietà materiali e
spirituali, donando fiducia per il futuro. E’ il senso del messaggio che la
Conferenza episcopale indonesiana e la Comunione delle Chiese protestanti
dell’Indonesia hanno indirizzato ai cristiani del Paese per le prossime feste.
Nel loro invito, riferito dall’agenzia Asianews, a “unirsi con tutti gli altri
per costruire una nuova società”, i rappresentanti delle diverse confessioni cristiane
scrivono tra l’altro: “Lasciateci esprimere la speranza di poter divenire una
nazione libera dalla corruzione, che rispetta il pluralismo, che è contro la
violenza, che appoggia la legalità e la giustizia, rispetta i diritti umani e
preserva l’integrità del creato”. Il messaggio, intitolato con un versetto di
Isaia “Non abbiate paura, io sono con voi”, è firmato dal cardinale Julius
Darmaatmadja e dall’arcivescovo di Semarang, Ignatius Suharyo, a nome della
Conferenza episcopale indonesiana, nonché dai reverendi Andreas Yewangoe e
Richard M. Daulay per la Comunione delle Chiese protestanti. “I cristiani
dell’Indonesia – scrivono ancora i leader religiosi – celebrano il Natale
del 2005 in una situazione speciale, caratterizzata da recenti avvenimenti che
minacciano la vita della nazione. Le crisi che hanno colpito negli scorsi anni
il Paese non si sono ancora concluse”. Alla “mancanza di fiducia” che fomenta
un clima politico “insano” segnato da “animosità e desiderio di vendetta”, si
aggiungono – si legge nel messaggio – i disastri naturali, le epidemie e la
fame che “in diverse parti della nazione hanno aggravato la situazione”. C’è
poi la questione della libertà religiosa e quella di culto, “minacciate -
scrivono - a causa di una tolleranza sempre più debole”. A queste difficoltà, i
leader cristiani incoraggiano i fedeli a reagire celebrando un Natale “pieno di
gratitudine”, perché è la nascita di Cristo a portare “sempre gioia e
speranza”. (A.D.C.)
UN MISSIONARIO COMBONIANO, PADRE SAVERIO PAOLILLO,
SI E’ AGGIUDICATO IL TITOLO DI “PERSONALITA’ DEL
2005” IN BRASILE,
PER IL SUO LAVORO IN FAVORE DEI GIOVANI A RISCHIO.
IL PREMIO CONSEGNATO
DALLA COMMISSIONE DIRITTI UMANI DELLA CAMERA
FEDERALE BRASILIANA
BRASILIA. = Esperto di
formazione giovanile, laddove i giovani sono emarginati. E’ questa
preparazione, scaturita da vent’anni di servizio pastorale, ad aver valso a
padre Saverio Paolillo, sacerdote e missionario comboniano, il titolo di personaggio
dell'anno 2005 in Brasile per i diritti umani. La consegna del premio, giunto
alla decima edizione, è avvenuta – informa l’agenzia SIR - nei giorni scorsi a
Brasilia, presso il ministero della Giustizia. Padre Paolillo, che in Brasile
chiamano Padre Xavier, si è sempre interessato al servizio di bambini e
adolescenti sin dal suo arrivo, nel 1986, nel Paese latinoamericano. È
coordinatore dei programmi di rete dell’AICA, il Programma di accoglienza dei
diritti dei bambini e degli adolescenti, della Chiesa cattolica presente
nell’area dell’Espirito Santo (uno degli Stati della Confederazione
brasiliana). Sono 700, tra bambini e adolescenti in situazioni di rischio, che
oggi trovano aiuto grazie alla solidarietà dell’AICA. Su 48 segnalazioni fatte
dai movimenti che tutelano le libertà individuali, padre Saverio Paolillo è uno
dei sei vincitori indicati dal presidente della Commissione diritti umani della
Camera federale. Padre Saverio è stato il secondo più votato della categoria
“Personalità”. Il primo posto è stato raggiunto da una signora di colore,
impegnata nella lotta al razzismo. Al terzo posto, un’anziana di 88 anni, che
ha dedicato gran parte della sua lunga vita in favore delle persone
diversamente abili. (A.D.C.)
ALLA CITTADELLA DI ASSISI, I GIOVANI SI
CONFRONTANO SU “SOLITUDINE
E
RISCOPERTA DEL MISTERO”. IL CONVEGNO, IN PROGRAMMA DAL 27 AL 31 DICEMBRE, E’ PROMOSSO DALLA PRO CIVITATE CHRISTIANA
ASSISI.= “Passioni in esodo …
deserto, tenda, terra promessa” è il tema del 60.mo Convegno Giovani
organizzato dalla Pro Civitate Christiana in collaborazione con Pax
Christi, Exodus, Agesci, Educatori Senza Frontiere, Gioventù Aclista, Centro
Sportivo Italiano e Giovani Amici della Cittadella. Si terrà dal 27 al 31
dicembre alla Cittadella di Assisi. Il convegno, affermano gli organizzatori
all’agenzia SIR, “cercherà di sviluppare i significati di deserto, solitudine,
aridità, come anche di silenzio e riscoperta del mistero”. Temi “non scontati
in un presente come il nostro carico di disagi esistenziali e di conflitti tra
culture diverse”. Saranno chiamati a dibattere esperti e studiosi come la
sociologa Elena Besozzi, il pedagogista Giuseppe Vico e lo psichiatra
Alessandro Meluzzi. Porteranno le loro testimonianze gli olimpionici Scarpa,
Vezzali e Truciolo, campionessa alle paraolimpiadi. Tonio Dell’Olio, di “Libera
International”, Rita Borsellino, Savino Pezzotta, segretario nazionale CISL si
confronteranno con i giovani insieme al vescovo di Palestrina, mons. Domenico
Segalini e don Antonio Mazzi della comunità Exodus. (A.G.)
SIGNIFICATIVO RICONOSCIMENTO
DI UNA FONDAZIONE CATTOLICA
SUDCOREANA
ALLA DIRETTRICE DELLA CARITAS HONG KONG, IMPEGNATA DA DIECI
ANNI A SOSTEGNO DELLE POPOLAZIONI NORD-COREANE,
COLPITE DALLA CARESTIA
SEOUL.= La direttrice della Cooperazione
internazionale di Caritas Hong Kong, Kathi Zellweger, è stata insignita
da una fondazione cattolica sud-coreana per il suo impegno in favore delle
popolazioni nord-coreane colpite dalla carestia. Si tratta del “Tji Hak-Soon
Justice and Peace Award”, un riconoscimento conferito ogni anno dall’omonima
fondazione con sede a Seoul a persone o gruppi che si sono distinti per il loro
significativo contributo alla promozione della giustizia e della pace. Di
origine svizzera, la signora Zellweger lavora per la Caritas Hong Kong
dal 1978. Da dieci anni si occupa degli aiuti umanitari alla Corea del Nord
alle prese con una grave emergenza alimentare da cui stenta ad uscire. In
questo decennio, la Zellweger ha visitato il Paese 49 volte per coordinare la
distribuzione di cibo, medicine e altri beni di prima necessità forniti dalla Caritas
Internationalis. Il presidente della Fondazione, mons. Philip Kim
Byeong-sang ha motivato così il premio: “Kathi Zellweger ha lavorato duramente
per aprire un piccolo varco attraverso il quale è stato possibile inviare i
nostri aiuti, un varco diventato sempre più grande grazie al suo acume e
metodo. Il premio vuole essere una piccola ricompensa per questo duro lavoro.
Il cibo e le medicine fornite con il suo aiuto hanno salvato le vite di molti
nord-coreani”. Caritas Hong Kong è stata una delle prime organizzazioni
non governative a promuovere iniziative di aiuto per la Corea del Nord. Nel
2004, la Caritas Internationalis è riuscita a raccogliere per il Paese
asiatico 2,5 milioni di dollari. (L.Z./ A.G.)
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19
dicembre 2005
- A cura di Fausta Speranza -
Il presidente americano, George
W. Bush, ha affermato: “Possiamo vincere la guerra in Iraq e la stiamo
vincendo”. Ha ribadito il no al ritiro, prima che la vittoria sia completa.
Parlando per 16 minuti alla nazione dallo Studio Ovale, con tutte le maggiori
reti tv collegate, Bush ha affermato: “Ritirarsi ora dall'Iraq sarebbe un atto
disonorevole che metterebbe in pericolo l'America ed io non lo
permetterò...Prenderò le decisioni sui livelli delle truppe da mantenere in
Iraq non basandomi su calendari di ritiro artificiali, ma sulle raccomandazioni
dei comandanti sul terreno”. La bussola degli USA resta, dunque, fissa sul
condurre a termine la missione, mettere le forze militari e di polizia irachene
in grado di garantire da sole la sicurezza del Paese e portare avanti la
ricostruzione e la democratizzazione. Chi s'aspettava una svolta dopo le
elezioni politiche irachene di giovedì scorso, resta deluso, anche se c'è
spazio per una riduzione delle dimensioni del contingente se i comandanti militari
la avalleranno.
“Non
vi libererete facilmente di me”. Così il premier israeliano, Sharon, ha
simpaticamente commentato con i suoi più stretti collaboratori il leggero ictus
che lo ha colpito ieri, mentre da Gerusalemme stava raggiungendo Tel Aviv. Sembra che il premier israeliano
sarà dimesso domani dall'ospedale Hadassa di Gerusalemme. In un primo momento, si era parlato di un grave
attacco cerebrale, notizia poi rientrata dopo i primi accertamenti medici.
Intanto, dalla Striscia di Gaza giunge notizia che l'aviazione
israeliana ha bombardato in nottata alcune località della zona, in quello che
responsabili militari hanno definito un attacco contro strade e edifici usati
dai militanti palestinesi per trasportare o lanciare razzi di fabbricazione
artigianale contro lo Stato ebraico.
L'esercito libanese ha chiuso
con blocchi di cemento una corsia speciale
per il passaggio della frontiera tra Libano e Siria, nota con la
denominazione di “corsia militare”, riservata a vip, politici e militari, che
correva parallela al principale posto di confine normale nella zona di Masnaa,
nel Libano orientale. Il nostro servizio:
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La chiusura era
stata annunciata per il primo gennaio 2006, ma è stata anticipata – sembra - in
conseguenza delle tensioni tra Damasco e Beirut, accentuatesi con l'attentato
che il 12 dicembre ha provocato la morte del deputato giornalista antisiriano,
Gibran Tueni. Secondo organi di stampa libanesi, la “corsia militare”
consentiva anche traffici illeciti: di fatto, permetteva a chi era autorizzato
ad usarla per evitare qualsiasi controllo di documenti e di dogana. Ricordiamo
che Damasco ha ritirato le truppe dal Libano nell'aprile di quest'anno. Tutto è
cominciato con l’ondata di proteste, tanto del popolo libanese quanto del
governo USA e di organismi internazionali, dopo l'attentato del 14 febbraio
scorso nel centro di Beirut, che provocò la morte dell' ex premier libanese,
Rafik Hariri, anch'egli marcatamente antisiriano, e di altre 22 persone. Al
momento attuale, la tensione tra i due Paesi sembra progressivamente salire di
tono, viste le dichiarazioni di alcuni esponenti politici, come il leader druso
Walid Jumblat, che proprio ieri ha accennato ad eventuali iniziative di Damasco
per riprendere la propria influenza sul Libano. Un'inchiesta internazionale di
una commissione ONU sull'attentato contro Hariri è in corso ed è sfociata
finora in rapporti nei quali si indica all'origine un complotto di alti
ufficiali siriani e libanesi, alcuni dei quali sono in carcere, mentre altri
sono stati interrogati a Vienna.
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Il governatore della
Banca d'Italia, Antonio Fazio, ha incontrato a palazzo Koch, sede di
Bankitalia, i componenti del Consiglio superiore, Paolo Emilio Ferrari e Cesare
Mirabelli. Le decisioni che riguardano
Fazio sono al centro dell’attenzione, oggi, dopo il lungo interrogatorio a
sorpresa, ieri, di Gianpiero Fiorani, l’ex amministratore delegato della Banca
popolare italiana, arrestato la settimana scorsa nell’ambito della vicenda Antonveneta.
Fiorani ha iniziato a collaborare, parlando di coperture politiche e del ruolo
del governatore della Banca d’Italia, Fazio. Da parte sua, il ministro per le Politiche Agricole, Gianni Alemanno, fa sapere
che “Alleanza Nazionale è assolutamente d'accordo con il ministro Tremonti per
un intervento decisivo che faccia voltare pagina alla Banca d'Italia”. E l'invito
ad un atto autonomo di responsabilità verso il Paese” viene rivolto da Piero
Fassino al governatore della Banca d'Italia, affinché con le sue dimissioni
permetta la nomina di un “governatore di forte profilo e forte autorevolezza”.
Il caso Fazio è stato messo all’ordine del giorno del Consiglio dei ministri di
domani. Mentre da Bruxelles la BCE fa sapere di continuare a lavorare al
dossier dei regali natalizi del governatore di Bankitalia, Antonio Fazio, un
pronunciamento ufficiale dell'Eurotower non è atteso prima della fine dell'anno
e, in ogni caso, non senza che vi sia stato un serio e approfondito confronto
sull'argomento tra Fazio e il presidente dell'istituto di Francoforte,
Jean-Claude Trichet.
La
Repubblica Democratica del Congo ieri alle urne per il referendum destinato ad
approvare o respingere la nuova Costituzione che dovrebbe porre fine a decenni
di dittature, caos e sanguinosi conflitti nel Paese africano, che dal 1998
hanno causato quasi 3 milioni e mezzo di morti. Si tratta delle prime elezioni
democratiche nazionali degli ultimi 40 anni. Il voto si è svolto in un clima di
relativa calma. Si registrano solo due morti nell’est del Paese per disordini
avvenuti in alcuni seggi non lontano da Goma.
Quattordici persone sono state
arrestate in varie località della Spagna meridionale perché sospettate di
appartenere ad una rete del terrorismo islamico dedicata al reclutamento di mujaheddin
per l'Iraq, secondo quanto indicano fonti dei servizi di sicurezza citati dalle
agenzie. Gli arresti sono avvenuti durante la notte a Siviglia, Malaga, Lerida,
Nerja e Baleari. Il 9 dicembre scorso, sette persone furono detenute a Malaga
perché considerate appartenenti ad una struttura di finanziamento del gruppo
salafista algerino legato ad Al Qaida. Andando oltre le previsioni più
beneauguranti della vigilia, Evo Morales, leader del Movimento al socialismo
(Mas), si è ampiamente imposto nelle elezioni svoltesi ieri in Bolivia, e sarà
quindi il primo presidente autenticamente indio d'America latina. Maurizio
Salvi:
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La vittoria di Morales, al di là
di ogni più roseo pronostico, è stata senza discussioni ed ora attende solo la
legittimazione della Corte Nazionale Elettorale, a cui spetta annunciare che
non c’è bisogno di un secondo turno in Parlamento per designare il successore
di Eduardo Rodriguez e che quindi sarà proprio lui, l’indio aimara Evo Morales,
a diventare, il 22 gennaio prossimo, il primo presidente autenticamente indio
d’America Latina.
Ieri, con il passare delle ore,
ad alterare una giornata tranquilla era emerso il fenomeno di decine di
migliaia di persone che, per lo più in zona rurale, avevano scoperto di essere
state eliminate dalle liste elettorali e di non poter quindi più votare. Se il
risultato finale non fosse stato così ampio in favore di Morales, sicuramente
oggi il clima sarebbe divenuto nuovamente teso. Il suo successo personale è
stato completato dal controllo della Camera dei Deputati e da un risultato
inatteso al Senato. Inutile dire che il successo del leader dei coltivatori di
coca non sarà piaciuta a Washington che stava, fra l’altro, negoziando con il
governo boliviano un trattato di libero commercio, che ora diventerà lettera
morta.
Maurizio Salvi, Ansa, per la
Radio Vaticana
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Sono stati un violento acquazzone e la paura di rimanere senza
aiuti alimentari i principali responsabili dell’incidente accaduto ieri in un
campo di accoglienza per le vittime delle inondazioni a Chennai, nell’India
meridionale, in cui hanno perso la vita 45 persone e altre 50 sono rimaste
ferite. Il Tamil Nadu è stato recentemente colpito da inondazioni, seguite a
piogge battenti, che hanno provocato l’evacuazione di 175.000 persone. Il governo
indiano ha aperto circa 150 centri per la distribuzione di viveri.
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