RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno XLIX n.
352 - Testo della trasmissione di domenica
18 dicembre 2005
IL
PAPA E LA SANTA SEDE:
OGGI IN PRIMO PIANO:
CHIESA E SOCIETA’:
Referendum costituzionale nella Repubblica
democratica del Congo
Promossa
dalla Chiesa brasiliana la campagna di Fraternità 2006
Fuga di cervelli di massa dall’America
Latina
La Macedonia è ufficialmente Paese candidato ad
aderire all’Unione europea: la decisione a conclusione del Consiglio europeo - Una
decina di vittime in diversi attacchi in Iraq, mentre si lanciano appelli alla
collaborazione tra sciiti e sunniti
18
dicembre 2005
NELLA
SUA PRIMA VISITA PARROCCHIALE A ROMA,
IL
PAPA PARLA DEL VERO SIGNIFICATO DEL NATALE:
LA GIOIA DI AVERE DIO VICINO
Un incontro affettuoso con i
fedeli quello di Benedetto XVI, questa mattina a Roma, nella parrocchia di
Santa Maria Consolatrice. E’ la prima ad essere visitata dal Papa nella
capitale. Ne era stato cardinale titolare per 16 anni, dal 1977 al 1993. A
dargli il benvenuto sul sagrato della chiesa, insieme a migliaia di persone, il
cardinale vicario Camillo Ruini e il vicegerente e vescovo ausiliare per il settore
est della diocesi di Roma Luigi Moretti. Il servizio di Tiziana Campisi:
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(Musica)
E’ accolto da numerosi fedeli
Benedetto XVI nel quartiere romano di Casalbertone. I saluti convenevoli, poi
il Papa si dirige subito verso quanti sono accalcati alle transenne. Stringe le
mani di tante persone, accarezza i bambini. E’ poi il parroco, Enrico Pomili, a
dargli il benvenuto e a presentargli la realtà parrocchiale:
“Anche nella nostra piccola
realtà, nonostante l’impegno profuso quotidianamente, viviamo i segni dei
tempi, non sempre positivi, e caratterizzati da un processo di
scristianizzazione. Abbiamo quindi la necessità di riscoprire la nostra fede
con una conoscenza più approfondita del Vangelo”.
E nell’omelia la risposta di
Benedetto XVI non si fa attendere: è una grande lezione biblica quella che a
braccio il Pontefice articola in tre momenti commentando l’annuncio dell’angelo
Gabriele a Maria. Sceglie anzitutto il saluto alla Vergine, in greco kaire:
“Significa di per sé ‘gioisci’,
‘rallegrati’. Solo con questo dialogo dell’Angelo con Maria comincia realmente
il Nuovo Testamento. Così possiamo dire che la prima parola del Nuovo
Testamento è ‘gioisci’, ‘rallegrati’, è ‘gioia’”.
Servono poche parole
al Papa per far comprendere che questo Dio fattosi carne è il Dio vero:
“Dio è vicino a noi,
così vicino che si fa bambino”.
E se il mondo di
oggi è dominato da paure ed incertezze è la gioia di questo Dio vicino all’uomo
a spazzarle via, una gioia profonda che cambia la vita:
“La gioia è il vero
dono di Natale, non i costosi doni che costano tempo e soldi, ma la gioia. E la
gioia possiamo comunicarla in modo semplice: con un sorriso, con un gesto
buono, con un piccolo aiuto, con un perdono”.
Il secondo commento
è sull’espressione “non temere”. L’angelo rassicura Maria sul compito che Dio
le ha affidato e Benedetto XVI guarda all’uomo di oggi:
“Questo nostro
mondo è un mondo di paure: paura della miseria e delle povertà, paura delle
malattie, delle sofferenze, paura della solitudine, paura della morte. Possiamo
cadere, ma alla fine cadiamo nelle mani di Dio. E le mani di Dio sono buone
mani”.
Infine il sì di
Maria: “Eccomi, sono la serva del Signore…”. E’ come dire sia fatta la tua
volontà, Signore, chiarisce il Papa:
“Maria dice sì alla
volontà grande, apparentemente troppo grande, per un uomo. Questo sì che appare
talvolta così difficile. Vogliamo preferire la nostra volontà”.
Quindi Benedetto XVI
ha concluso la sua omelia spiegando che cosa significa fare la volontà di Dio:
“Appare inizialmente
come un peso quasi insopportabile, un giogo non da portare, ma in realtà non è
un peso la volontà di Dio. La volontà di Dio ci dona ali per volare in alto”.
(musica)
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LASCIAMOCI
CONTAGIARE DAL SILENZIO DI San Giuseppe PER PREPARARCI
AL
NATALE: COSI’ IL Papa all’Angelus DELL’ULTIMA DOMENICA DI AVVENTO
RICORDA il padre putativo di gesu’, “l’uomo
giusto”,
di
cui era molto devoto giovanni paolo ii
Negli
ultimi giorni dell’Avvento, Benedetto XVI richiama i fedeli a contemplare in
modo speciale la Vergine Maria e San Giuseppe, che – afferma - “hanno vissuto
con intensità unica il tempo dell’attesa e della preparazione della nascita di
Gesù. E al padre putativo di Gesù dedica la sua riflessione all’Angelus, celebrato
nella Piazza San Pietro piena di gente e assolata. Il servizio di Fausta Speranza:
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“Lasciamoci
“contagiare” dal silenzio di San Giuseppe. Così il Papa invita al raccoglimento
e all’ascolto della voce di Dio in occasione del Natale, che definisce grande
mistero della fede. Di silenzio – sottolinea – “abbiamo tanto bisogno, in un
mondo spesso troppo rumoroso”. Ricorda così la figura del padre putativo di
Gesù:
“Egli è modello dell’uomo “giusto” (Mt 1,19), che in perfetta sintonia
con la sua sposa accoglie il Figlio di Dio fatto uomo e veglia sulla sua
crescita umana”.
E
Benedetto XVI parla della particolare attitudine alla meditazione e contemplazione
di San Giuseppe ricordando che Giovanni Paolo II, che al santo era molto
devoto, l’ha messa in luce nella sua Esortazione apostolica Redemptoris Custos.
Un silenzio – spiega il Papa ricordando la riflessione del predecessore – che è
intessuto di preghiera costante: preghiera di benedizione, di adorazione e di affidamento.
E che è unito ad una “totale disponibilità ai voleri divini”. E aggiunge:
“Non si esagera se si pensa che proprio
dal “padre” Giuseppe Gesù abbia appreso – sul piano umano – quella robusta
interiorità che è presupposto dell’autentica giustizia, la “giustizia
superiore”, che Egli un giorno insegnerà ai suoi discepoli (cfr Mt 5,20)”.
Benedetto
XVI spiega che la pagina evangelica odierna
di san Luca presenta la Vergine Maria come “sposa di un uomo della casa
di Davide, chiamato Giuseppe” (Lc 1,27), ma che è l’evangelista Matteo a
dare “maggior risalto” al padre putativo di Gesù, sottolineando che, per suo
tramite, il Bambino risultava legalmente inserito nella discendenza davidica e
realizzava così le Scritture, nelle quali il Messia era profetizzato come
“figlio di Davide”.
L’invito
al raccoglimento si fa anche invito a “stabilire una sorta di colloquio
spirituale con san Giuseppe” perché - aggiunge il Papa – ci aiuti a vivere in
pienezza il Natale.
Al momento dei saluti torna, nelle
diverse lingue, l’esortazione a prepararsi al Natale. In francese, l’invito ad
“aprire il cuore a Cristo”; in inglese, la benedizione per questi ultimi giorni
di Avvento; in spagnolo l’augurio che l’avvicinarsi della natività aiuti a
rinnovare le promesse cristiane; in polacco, la speranza che i cuori di tutti
siano pronti ad accogliere Cristo. In italiano, un saluto particolare ai
pellegrini provenienti da varie parti d’Italia, in particolare ai
rappresentanti dell’Associazione Per una speranza in più, di Verona, e
agli organizzatori del Presepe itinerante per aiutare chi soffre. E un
“pensiero affettuoso” agli allievi delle Scuole di Calcio del Settore
Giovanile Scolastico della Federazione Italiana Gioco Calcio (FIGC): per
loro, l’augurio che lo sport sia “palestra” di vera preparazione alla vita.
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Un grande albero di
Natale, donato dalla regione dell’Alta Austria,
illumina da ieri sera
Piazza San Pietro
E ieri
sera a Piazza San Pietro è avvenuta la suggestiva cerimonia dell’accensione
dell’Albero di Natale alla presenza del primo ministro della regione dell’Alta
Austria, Josef Puhringer e di mons. Ludwig Schwarz, vescovo di Linz. Il primo
ministro, Puringher, ha ricordato che questo grande abete celebra il cinquantesimo
anniversario del trattato di pace avvenuto nel 1955 tra l’Austria e i Paesi
vincitori della Seconda Guerra Mondiale. Il servizio di Marina Tomarro.
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Un grande albero di Natale,
donato dalla regione dell’Alta Austria, illumina da ieri sera Piazza San
Pietro. Un simbolo di pace, pegno del grande affetto che gli austriaci nutrono
per Benedetto XVI. Ludwig Schwarz, vescovo della diocesi di Linz:
“Noi tutti aspettiamo il Redentore del mondo. L’albero di Natale con il
suo verde, con i rami, con le luci accese, è un segno di speranza, un segno di
incoraggiamento, un segno di gioia”.
L’accensione dell’albero è stata
accompagnata da un coro che ha eseguito alcuni canti natalizi della tradizione
austriaca. Ma ascoltiamo l’intervento del cardinale Edmund Szoka, presidente
del Governatorato della Città del Vaticano, presente alla suggestiva cerimonia:
“Nella forza di questo albero si
riflette quella della gente dei monti. Anche questo abete, dalla sua nascita ad
oggi, ha superato certamente venti forti e bufere tempestose, raggiungendo così
la sua attuale grandiosità e bellezza. Il popolo dell’Alta Austria nell’offrire
quest’anno l’abete vuole esprimere il proprio affetto al Santo Padre,
l’ammirazione per il suo ministero apostolico nei confronti della Chiesa e del
mondo, il proprio attaccamento alla Chiesa ed alla sede apostolica”.
E sicuramente la speranza che
nasce nel cuore di chi ammira questo grande abete è quella che possa diventare
un augurio di pace verso tutti i Paesi nel mondo.
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18
dicembre 2005
intesa di massima sui
sussidi all’export agricolo
al Vertice Mondiale del
Commercio che si chiude oggi ad Hong Kong.
Da parte sua, la
delegazione della Santa Sede
ha raccomandato il bene
comune dell’intera famiglia umana
Raggiunta un’intesa di massima
sui sussidi all’export agricolo, il capitolo più controverso dei negoziati del
Vertice Mondiale del Commercio che si chiude oggi ad Hong Kong. Durante
l’attesa del voto ufficiale dell’assemblea, la città è invasa da migliaia di
manifestanti che protestano contro il vertice. Il servizio di Eugenio Bonanata:
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Sono momenti di attesa. I
delegati dei 149 Paesi dovrebbero votare la bozza messa a punto faticosamente
nei giorni scorsi che prevede la cancellazione dei sussidi agricoli entro la
fine del 2013. E’ la scadenza che voleva l’Unione Europea, mentre gli Stati
Uniti premevano per il 2010. Nel testo si parla anche dell’eliminazione di
tutte le misure con effetto equivalente, con modalità da decidere, nell’ambito
del primo periodo di implementazione. L’accordo prevede inoltre che i sussidi
agli esportatori di cotone dovranno essere eliminati nel 2006 e che un accordo
più ampio per i negoziati del Doha round sulla liberalizzazione del commercio
dovrà essere raggiunto il 30 aprile 2006. Intanto sono migliaia i manifestanti
che in corteo si muovono verso il luogo dove si svolge la Conferenza. Sono in
maggior parte coltivatori di riso coreani, insieme con esponenti del movimento
no-global, che chiedono la liberazione dei circa 900 manifestanti fermati ieri
dalle forze dell’ordine. La polizia era infatti intervenuta con idranti e
lacrimogeni per disperdere la folla. Gli scontri hanno provocato anche il
ferimento di decine di dimostranti.
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La
Santa Sede è intervenuta a ricordare le finalità dell’Organizzazione Mondiale
del Commercio con un documento che ribadisce che “la liberalizzazione del
commercio non va considerato come un fine in se stesso, ma come un mezzo per
raggiungere obiettivi ulteriori quali lo sviluppo integrale di ogni persona e
la riduzione della povertà”. I particolari nel servizio di Donika Lafratta:
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Si intitola “Riflessioni in
occasione della 6° Conferenza ministeriale dell’Organizzazione mondiale del
Commercio” il documento presentato ieri, ad Hong Kong, dalla delegazione
vaticana rappresentata da mons. Silvano Tomasi. “Il summit – si evince dal
testo - offre un’occasione per cercare il bene comune dell’intera famiglia
umana, per questo le regole del commercio internazionale devono favorire il
maggiore impegno per lo sviluppo umano e il miglioramento delle condizioni di
vita dei poveri”. L’auspicio è che l’Organizzazione Mondiale del Commercio
possa garantire a tutti i Paesi, specie a quelli meno sviluppati, uguali
opportunità per la partecipazione e il contributo agli accordi commerciali e
per la difesa dei loro diritti”. Il documento si richiama così a
quanto stabilito durante il summit di Doha nel 2001, per ricordare che lo
sviluppo di tutti deve essere il filo conduttore dei negoziati. “Preso atto
delle diverse situazioni economiche e sociali degli Stati – si legge inoltre -
occorre tenere presenti le priorità nei settori dell’alimentazione, la sanità,
l’educazione, il lavoro e la tutela ambientale”. Il settore agricolo, ad
esempio, è ritenuto un settore chiave per i Paesi in via di sviluppo. Si
denunciano, quindi, le attuali imposizioni fiscali che ne ostacolano la produzione
e si sottolinea la necessità di riconoscere a questi Paesi, un accesso
privilegiato in tutti i settori commerciali”. Critiche vengono mosse anche
all’attuale sistema degli aiuti alimentari che, seppur necessari, devono essere
considerati solo quale sussidio d’emergenza, in grado di aiutare lo Stato
povero a divenire autosufficiente. Anche per il settore non agricolo poi,
occorre trovare un equilibrio tra l’opportunità di consentire l’accesso ai
prodotti dei Paesi industrializzati e il pericolo che questi prodotti,
soffochino le nascenti industrie negli Stati poveri. “In accordo con il dovere
di solidarietà tra gli Stati membri dell’Organizzazione si dovrà, quindi,
promuovere il trasferimento di tecnologia e conoscenze alle economie deboli per
aumentarne la competitività”.
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“LA MIGRAZIONE INTERNAZIONALE È
UN ATTRIBUTO FONDAMENTALE DEL NOSTRO MONDO”: COSÌ, IL SEGRETARIO GENERALE
DELL’ONU, KOFI ANNAN,
NEL MESSAGGIO PER L’ODIERNA
GIORNATA MONDIALE DEI MIGRANTI
- Con noi, Peter Schatzer -
“Le
nostre società sarebbero più povere senza il contributo degli immigrati”: è
quanto afferma il segretario generale delle Nazioni Unite, Kofi Annan, nel
messaggio per l’odierna Giornata internazionale dei migranti. Una condizione,
quella di chi lascia la propria patria, che coinvolge nel mondo 195 milioni di
persone, che inviano ogni anno nelle nazioni di origine rimesse per 225
miliardi di dollari, 167 dei quali in Paesi in via di sviluppo. Questa cifra
rappresenta il triplo di quanto i Paesi ricchi devolvono annualmente ai Paesi
poveri come aiuto allo sviluppo. Ma qual è il contributo concreto dei migranti
alle società che li accolgono? Roberta Moretti lo ha chiesto al capo missione
in Italia dell’Organizzazione internazionale per le migrazioni (OIM), Peter Schatzer:
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R. – I
migranti in generale hanno apportato sempre un arricchimento alle società, a livello
culturale. Portano più colore nel mondo del teatro, della letteratura, della
pittura, ma anche nella cucina. E poi, a livello economico, sono loro che
facilitano la vita professionale, soprattutto alle donne, cui permettono di
lavorare ed avere una famiglia, grazie all’apporto che viene dato da un
immigrante al lavoro domestico. C’è anche il problema dell’invecchiamento delle
popolazioni. Abbiamo sempre più bisogno di immigrati che si occupino degli
anziani che stanno ormai spesso soli.
D. –
Spesso si rivela forte l’ostilità nei confronti delle comunità di immigrati.
Quanto ha influito il terrorismo internazionale nei processi di xenofobia?
R. – Ha
naturalmente dato argomenti a tutti quelli che da sempre erano xenofobi e ha
avuto influenza sulle misure di sicurezza, a livello di controlli
internazionali e alle frontiere. L’argomento del terrorismo fa sì che oggi
diventi molto più difficile per tanta gente avere un ingresso regolare, per studio,
per lavoro e anche per ragioni familiari.
D. –
Cosa è stato fatto e cosa occorre ancora fare dal punto di vista politico e
istituzionale per migliorare la situazione degli immigrati nel mondo?
R. – Molto
si può fare a livello di diritto internazionale, non creando nuovi diritti, ma
applicando quelli che esistono già. C’è la Convenzione delle Nazioni Unite sui
diritti di tutti i migranti e membri delle loro famiglie, che parecchi Paesi,
soprattutto destinazioni di migranti, non hanno ancora sottoscritto e
ratificato. Poi, c’è molto da fare nelle scuole, anche come informazione nei
Paesi di origine, per far capire alle persone che vogliono emigrare che non è
così facile la vita in un Paese straniero. E’ poi importante anche
l’informazione al pubblico in generale per far capire che la maggior parte dei
migranti sono costretti da ragioni economiche, e qualche volta anche da
persecuzioni e da ragioni politiche, ad andarsene. Noi, l’Organizzazione
internazionale per le migrazioni, stiamo proprio lavorando in questo senso.
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AL DI LA’ DELLA QUESTIONE DEL NUCLEARE, SI PARLA
POCO
DELLA REALTA’ DELLA COREA DEL NORD, DOVE
22 MILIONI DI PERSONE VIVONO ISOLATE DAL RESTO DEL
MONDO
- Con noi Luca D’Ammora, Geri Morellini, Bernardo
Cervellera, Barbara Cori -
La Corea del Nord, Paese
definito “canaglia” dal presidente americano Bush, è il regime più isolato del
mondo. Sono davvero poche le notizie che riescono a superare i suoi confini, e
quanto si conosce suscita indignazione. Il regime di Pyongyang appare in primo
piano nelle cronache, in merito alla questione del nucleare, ma non c’è spazio
nell’agenda del mondo per la drammatica condizione in cui sono costretti a
vivere 22 milioni di persone. Il dossier è di Adriana Masotti:
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38.mo
Parallelo: a sud la filoamericana Repubblica di Corea, a nord la comunista
Repubblica democratica popolare di Corea. Tutto nel regime di Pyongyang ruota
attorno al culto della personalità del leader Kim Jong Il e alla preparazione
di fronte ad un eventuale attacco militare. Da anni il Paese vive una crisi
economica profonda, la popolazione è esposta alla fame e alle malattie. Si
stima che almeno in due milioni siano morti tra il 1995 e il 1997. Nel novembre
scorso l’ONU ha approvato una risoluzione di condanna del regime per le gravi
violazioni dei diritti umani. Il racconto di Luca Dammora, coordinatore di
Amnesty Italia per la Corea del Nord:
R. – Ci
sono casi di persone che sono state messe a morte per avere rubato ad esempio
un certo quantitativo di mucche. E ci sono casi, ancora abbastanza frequenti,
di esecuzioni che avvengono in pubblico. I campi di lavoro e di rieducazione ci
sono e ci sono casi addirittura di giornalisti in questi campi semplicemente
perché avevano sbagliato il nome di alcuni importanti ufficiali governativi. In
questi campi la vita è durissima e molte persone muoiono letteralmente di
stenti: o per il freddo o per la fame.
L’isolamento
è uno degli aspetti più evidente e drammatici. La gente vive priva di contatti
con il resto del mondo, in una civiltà irreale. Il giornalista e regista Geri
Morellini, uno dei pochi stranieri che hanno potuto visitare la Corea del Nord:
R. – Le
uniche informazioni dell’unico canale televisivo e dell’unica stazione radio
sono immagini e informazioni di caos e di disordine, per cui la gente si è
realmente convinta che la pace in qualche modo esista solo in Corea del Nord.
Non esistono libri se non quelli scritti dai leader e manuali di comportamento
del buon socialista. Ci sono tentativi di penetrare questo ‘sigillo’. Ci sono
delle comunità cristiane nella Corea del Sud che quando il vento è forte legano
delle Bibbie a dei palloni aerostatici, sperando che atterrino oltre la
frontiera. Ci sono poi megafoni disposti intorno alla linea di confine con cui
una radio della Corea del Sud incita la popolazione a ribellarsi.
Il
governo di PyongYang dichiara che la libertà religiosa esiste nel Paese ed è
garantita dalla costituzione. Il commento di Bernardo Cervellera, direttore
dell’agenzia AsiaNews:
R. – La
libertà religiosa in Corea del Nord esiste soltanto attraverso associazioni
controllate dal governo. Ci sono alcune migliaia di cattolici che si incontrano
nell’unica chiesa che c’è a Pyongyang, ogni domenica, ma non ci sono sacerdoti,
non ci sono suore, non ci sono vescovi. Ci sono alcuni sacerdoti della Corea
del Sud che si preparano ad evangelizzare il nord. Ci sono anche dei tentativi
di far nascere una parrocchia proprio al confine tra Corea del Sud e Corea del Nord.
La
Chiesa della Corea del Sud si sente molto vicina al popolo del nord e auspica
una veloce riunificazione della penisola. Barbara Cori, italiana, membro del
Movimento dei Focolari, da anni a Seoul:
R. – La
riunificazione è una cosa che è attesa da tutto il popolo coreano. Attraverso
le nostre preghiere siamo sicuri che Dio potrà, prima o poi, risanare questa
ferita che c’è tra queste due nazioni.
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DA
MERCOLEDI’ SUGLI SCHERMI ITALIANI
Le Cronache di Narnia. Il
Leone, la Strega e l’Armadio. UN FILM
PER
BAMBINI E PER ADULTI CHE RACCHIUDE NEL RACCONTO FANTASTICO
NUMEROSI
RIFERIMENTI AL CRISTIANESIMO
Esce mercoledì prossimo sugli
schermi italiani Le Cronache di Narnia. Il Leone, la Strega e l’Armadio:
l’atteso film tratto dal primo dei sette libri di Clive S. Lewis che compongono
la famosa saga per l’infanzia. Un racconto fantastico che vuole parlare anche
agli adulti e nel quale sono racchiusi numerosi riferimenti al cristianesimo e
al sacrificio pasquale di Cristo. Servizio di Luca Pellegrini:
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“Questa sera la
grande magia verrà appagata. Ma domani noi prenderemo Narnia, per sempre”.
No, non sarà così: la Strega che
incarna il male e affligge il Paese di Narnia con un eterno inverno senza mai
un Natale, non riuscirà a prevaricare sulle forze del bene. Perché il bene, dopo sacrifici e battaglie,
avrà sempre l’ultima parola. Approda al cinema la celebre saga per l’infanzia,
scritta dall’autore anglosassone negli anni Cinquanta e con oltre 100 milioni
di copie vendute nel mondo. Approda con un bellissimo film, assai fedele al
libro, diretto dal neozelandese Andrew Adamson che trasporta grandi e piccini
nel mondo di Narnia attraversando, insieme ai quattro dolcissimi fratelli Pevensie,
il mitico armadio. E c’è la cattiva Strega Bianca della fiaba di Clive S.
Lewis, “il cui viso - scrive l’autore - era bianco, non semplicemente pallido,
proprio bianco come la neve o lo zucchero a velo. Un foglio di carta su cui
spiccava una bocca vermiglia”. Le Cronache vanno oltre la realtà,
rivolgendosi ai bambini con un avvincente racconto fantastico, “perché è la
forma migliore per esprimere quello che si ha da dire” e potendo inoltre
sfruttare – sono ancora le parole dello stesso Lewis – “quella parte della
natura umana in cui siamo loro pari”. E narrano dell’innocenza, della
tentazione, del gelo del peccato e del calore della bontà. Narrano, tra fauni,
centauri, ciclopi e animali parlanti, di come il leone Aslan si sacrifica,
innocente e mansueto, per salvare una vita, molte vite. Ucciso dalla Strega,
risorgerà all’indomani per portare finalmente nel Paese di Narnia la primavera,
il bene, l’amicizia, la pace. Una sottile allegoria cristiana pervade, dunque,
tutte le pagine della saga, cogliendo gli aspetti centrali della nostra fede.
Lewis, e di conseguenza il film, non forzano sulle similitudini, non
intellettualizzano la narrazione, non costringono a difficili interpretazioni.
Seminano la fiaba, con naturalezza e raffinatezza, di significati semplici e
superiori che tutti possono cogliere. Racconto e film non rimangono soltanto
una splendida avventura dell’immaginazione, ma diventano una riflessione sulla
natura umana e sulle sue più profonde aspirazioni, quelle che ci appaiono e
incontriamo quando abbiamo il coraggio, anche da adulti, di credere ad un mondo
nascosto oltre le ante di un misterioso armadio.
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18
dicembre 2005
IL PASSAPAROLA È IL METODO SCELTO DALLE SUORE
MISSIONARIE DI CRISTO GESÚ
PER
SPIEGARE IL SIGNIFICATO DEL REFERENDUM COSTITUZIONALE CHE SI TIENE OGGI NELLA
REPUBBLICA DEMOCRATICA DEL CONGO
KINSHASA. = Tra le iniziative
promosse dalla Chiesa cattolica per sensibilizzare i congolesi sul referendum
costituzionale di oggi vi è quella avviata dalla comunità delle suore missionarie
di Cristo Gesù nella città di Tembo, nel Sud del Paese. Secondo quanto riferisce
l’Agenzia congolese DIA, a Tembo solo poche persone conoscono a grandi linee il
progetto di Costituzione. Coscienti della non conoscenza del testo da parte
della popolazione, la comunità delle Suore Missionarie del Cristo Gesù,
composta da religiose di nazionalità spagnola e congolese, ha quindi deciso di
condurre una campagna d’informazione popolare, con il proposito di raggiungere
la maggior parte della popolazione locale. Il progetto è il risultato di un
incontro delle religiose con un responsabile del CARTEC (Coordinamento delle
Azioni per la riuscita della transizione della Chiesa Cattolica). La sessione
di formazione si è svolta domenica 11 dicembre ed è stata seguita da una
cinquantina di persone. I partecipanti, tra i quali vi erano alcuni membri di
una Chiesa protestante, hanno appreso alcune tecniche per semplificare la
spiegazione di un argomento complesso come è il progetto costituzionale. “Le
maggiori difficoltà” - afferma uno dei promotori del progetto - “sono legate
sia ai tempi ristretti, sia all’esigenza di spiegare il testo costituzionale a
persone che non sono mai andate a scuola”. Le suore missionarie di Cristo Gesù
hanno subito intrapreso l’opera di sensibilizzazione delle persone che si sono
recate al loro centro sanitario. Le donne della maternità, come le persone che
le accompagnavano, hanno avuto l’occasione di conoscere sia pure in modo
sommario il contenuto del progetto costituzionale. Persino alcune persone di
passaggio nella missione hanno potuto essere informate. Le donne ritornando a
casa hanno a loro volta comunicato al coniuge quello che hanno appreso dalle
religiose, creando una catena virtuosa che coinvolge tutti gli abitanti di
Tembo. (Fides / D.L.)
I VESCOVI CATTOLICI DELL’ARIZONA, PROFONDAMENTE
RATTRISTATI
PER
LE SOFFERENZE CHE SUBISCONO GLI IMMIGRATI MESSICANI, CHIEDONO NUOVE FORME PER
ACCOGLIERLI ED INTEGRARLI NELLE COMUNITÁ
ARIZONA. = I vescovi della
Conferenza Episcopale Cattolica dell’Arizona (Diocesi di Gallup, Phoenix e
Tucson) e dell’Eparchia Cattolica Bizantina di Van Nuys, in occasione della
festività di Nostra Signora di Guadalupe (12 dicembre), hanno pubblicato una
Lettera pastorale intitolata “Voi mi avete accolto”, nella quale denunciano con
profonda preoccupazione e dolore gli episodi di sofferenza e di ostilità di cui
sono vittime gli immigrati messicani e latinoamericani. “Noi, Vescovi cattolici
dell’Arizona, siamo profondamente rattristati per la morte e la sofferenza che
vediamo alla nostra frontiera. Siamo consapevoli che le nostre comunità si
stanno dividendo sempre di più come risultato delle immigrazioni nel nostro Stato”.
Pur riconoscendo la tensione che questa crisi produce nelle comunità di
confine, i vescovi ritengono possibile trovare punti di intesa tra tutti coloro
che sono coinvolti in questa situazione, per far sì che l’Arizona guidi il
Paese verso una soluzione integrale e permanente del fenomeno migratorio. Gli
immigrati costituiscono una crescente percentuale dei cattolici dell’Arizona.
Quindi i Vescovi ritengono che “trovare nuove forme di accoglierli ed
integrarli nella vita parrocchiale non può che rendere più forte e più unita la
Chiesa nel Paese”. L’Arizona negli ultimi anni è diventata il punto focale del
dibattito sull’immigrazione, poiché qui si concentra il passaggio della
frontiera tra Stati Uniti e Messico. Tuttavia - rilevano i Vescovi - l’Arizona
e il Messico hanno una lunga storia di interdipendenza e di integrazione. I
Vescovi ricordano che circa 10 milioni di immigrati clandestini vivono
attualmente negli Stati Uniti, e stanno dando importanti contributi alla
società e alla Chiesa: “Una gran parte dell’economia del nostro stato dipende
in alta percentuale dal contributo dei migranti, sia regolari che irregolari.
Inoltre essi portano alle nostre comunità e parrocchie, tradizioni e pratiche
religiose profondamente radicate. Molte nostre parrocchie stanno rifiorendo
grazie ai contributi dei nuovi fedeli e delle loro famiglie”. Benché i Vescovi non
approvino certamente l’immigrazione clandestina, tuttavia credono sia
necessario trovare un modo per far emergere dalle ombre queste persone e inserirle
nella società. A chiusura della Lettera pastorale, i Vescovi chiedono ai fedeli
di unirsi a loro nell’impegno a favore dei migranti: di pregare per e con tutti
i colpiti dalla crisi; di rendere più accoglienti le parrocchie; di formarsi
circa questa problematica; di lanciare l’appello per una riforma integrale
sull’immigrazione; di appoggiare gli sforzi per ridurre la povertà in Messico
ed in America Latina; di associarsi con le diocesi sorelle in Messico; di
unirsi a persone di altre confessioni e di buona volontà per trovare delle soluzioni
idonee. (Fides / D.L.)
CONOSCERE I
DISABILI E RIFLETTERE SULLA LORO REALTÀ, ALLA LUCE DELLA PAROLA
DI DIO E DELL’ETICA CRISTIANA, PER SUSCITARE MAGGIORE FRATERNITÀ
E SOLIDARIETÀ. È L’OBIETTIVO DELLA CAMPAGNA DI FRATERNITÀ 2006
PROMOSSA DELLA CHIESA BRASILIANA
BRASILIA. = La Chiesa brasiliana
si prepara alla quarantesima Campagna di Fraternità, dedicata, il prossimo
anno, ai disabili. Orientata alla promozione di una autentica cultura di
solidarietà sociale, coerente con gli insegnamenti del Vangelo, avrà come tema
la “Fraternità con le persone con disabilità”. La Campagna, che vedrà impegnati
tanti fedeli, soprattutto nel periodo della Quaresima, come riferisce l’agenzia
Fides, mette al centro dell’attenzione i problemi delle persone disabili,
spesso vittime di preconcetti e discriminazioni, soprattutto nell’ambito di una
cultura che privilegia i forti, i sani, i belli dal fisico perfetto, ed
emargina o esclude coloro che hanno minori capacità per affermarsi. Scopo della
Chiesa brasiliana è stimolare una riflessione sulla disabilità promuovendo
svariate iniziative. In questa prospettiva si vuole far conoscere meglio la
realtà dei disabili alla luce della Parola di Dio e dell’etica cristiana e far
superare ogni forma di pregiudizio. (T.C.)
SABATO 17 E DOMENICA 18 DICEMBRE, L’ORGANIZZAZIONE
NON GOVERNATIVA
AMNESTY INTERNATIONAL, FESTEGGIA LE GIORNATE
DI AMNESTY 2005
A
SOSTEGNO DEI DIRITTI UMANI E DELLE DONNE NIGERIANE IN PARTICOLARE
ROMA. = Anche quest’anno a
Natale, l’organizzazione non governativa Amnesty International porta la sua
candela nelle principali piazze d’Italia. Ieri ed oggi, domenica 18 dicembre,
infatti, gli attivisti dell’organizzazione non governativa, impegnata da anni
nella difesa dei diritti di tutti gli uomini, sono presenti nelle piazze di
diverse città del Paese per sensibilizzare l’opinione pubblica sul tema dei diritti
umani e per promuovere una raccolta di fondi finalizzata a finanziare le attività
umanitarie del movimento. Regalando la candela, si può aiutare Amnesty
International ad essere più efficace nella sua azione quotidiana. Durante la
manifestazione è possibile sottoscrivere gli appelli della campagna “Mai più
violenza sulle donne”. (D.L.)
FUGA DI CERVELLI DI MASSA DALL’AMERICA LATINA.
NEGLI ULTIMI 40 ANNI
SONO
OLTRE UN MILIONE, TRA RICERCATORI E PROFESSORI,
COLORO
CHE HANNO ABBANDONATO LA LORO TERRA D’ORIGINE IN CERCA
DI
UN MAGGIORE RICONOSCIMENTO ECONOMICO E PROFESSIONALE
CITTÀ DEL MESSICO. = Sono più di
un milione i ricercatori e i professori che negli ultimi 4 decenni hanno
lasciato i Paesi dell’America Latina per emigrare laddove le loro capacità e
conoscenze potessero trovare remunerazione e attenzione. Lo ha rivelato in un
convegno svoltosi a Città del Messico (Encuentro Internacional de Educación
Superior Unam-2005) Enrique del Val, segretario generale dell’Università nazionale
autonoma del Messico (Unam), il principale ateneo pubblico del Paese. Al di là
del costo umano e sociale di un simile flusso migratorio, del Val ha
sottolineato quello politico ed economico causato dalla scelta di scienziati e
insegnanti di lasciare i loro Paesi. La scarsa attenzione dell’America Latina
per la ricerca è, d’altronde, messa in evidenza dal rapporto tra ricercatori e
popolazione attiva nel mondo del lavoro: uno su 100.000 in America Centrale,
Caraibi e Sudamerica; contro 5 ogni 100.000 nei Paesi più sviluppati. Con meno
di 150.000 ricercatori attivi, l’intera America Latina rappresenta appena il
3,5% degli impiegati nel settore. (Misna
/ D.L.)
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18 dicembre 2005
- A cura
di Eugenio Bonanata -
C’è grande soddisfazione fra i
dirigenti della Macedonia per la decisione presa la notte scorsa dall'Unione
Europea di accordare a Skopje lo status ufficiale di candidato all’adesione. In
questo modo il Paese vede riconosciuti gli sforzi in materia di riforme economiche
e politiche compiuti fino ad ora. Il governo macedone si è già riunito in sessione
straordinaria per definire un ''piano d'azione'' sulle misure da prendere prima
dell'avvio dei negoziati con l’Unione Europea, anche se Bruxelles non ha ancora
fissato una data.
Proseguono, intanto, le
felicitazioni dopo l’intesa sul bilancio europeo raggiunta ieri a Bruxelles.
L’accordo, siglato grazie alle decisive concessioni di Londra e Berlino,
prevede, fra le altre cose, di rivedere entro il 2008-09 tutti gli aspetti di
spesa dell’Unione, inclusa la Politica
Agricola Comune e il rimborso britannico.
E’ giunta poco fa la notizia di
una visita a sorpresa in Iraq del vice presidente americano, Cheney. Ha
incontrato il presidente, Talabani e il primo ministro Jaafari. Intanto l’Iraq
entra nel vivo del periodo post elettorale con un appello rivolto ieri dallo
stesso primo ministro uscente, Jaafari, ai leader sunniti a lavorare insieme
nel nuovo Parlamento dove questo gruppo si prepara ad entrare in forza.
L’organizzazione terroristica di Al-Qaeda, da parte sua, attraverso un comunicato
via internet, avverte di non fidarsi di questo “matrimonio democratico”. Dopo
una calma relativa per l’appuntamento elettorale di giovedì, sul terreno del Paese
arabo è ripresa la violenza: diversi attacchi nelle ultime ore hanno provocato
una decina di vittime.
In Israele, il Likud si accinge
a nominare il suo nuovo leader dopo la scissione compiuta dal premier Sharon.
Domani 130 mila iscritti al partito si recheranno alle urne per scegliere fra
quattro candidati: Benyamin Netanyahu, Silvan Shalom, Israel Katz e Moshe
Feiglin. Secondo i sondaggi saranno i primi due a contendersi la carica.
Se il movimento estremista Hamas
dovesse vincere le prossime elezioni palestinesi, il flusso di aiuti economici
dell’Unione Europea in favore dell’Autorità Nazionale Palestinese potrebbe
interrompersi. Lo ha affermato l’alto responsabile per la politica estera
europea, Javier Solana, in visita nei Territori. Oltre all’indignazione degli
esponenti di Hamas, anche il ministro palestinese Errikat ha definito
''inaccettabili'' le affermazioni di Solana. A suo dire “sono un diretto intervento
nei nostri affari interni”.
Il presidente americano Bush ha
ammesso di aver autorizzato intercettazioni telefoniche in territorio
statunitense, confermando quanto rivelato ieri dal New York Times. Il capo
della Casa Bianca ha però specificato che queste “hanno salvato vite di
americani” all’indomani dell’11 settembre. In un discorso alla Nazione, Bush si
è assunto la responsabilità del gesto criticando le rivelazioni giornalistiche
su un programma che doveva restare segretissimo. Il presidente ha criticato anche
i senatori che ieri hanno bloccato la legge antiterrorismo. Sotto la costante
minaccia di attacchi – ha detto – servono misure straordinarie.
Strage a Chennai, nell’India
meridionale dove almeno 45 persone sono morte per la calca verificatasi in un
centro per la distribuzione di aiuti. Migliaia di persone colpite dalle recenti
inondazioni si erano infatti radunate in una scuola trasformata in centro di
distribuzione di aiuti e buoni alimentari. La distribuzione doveva
cominciare alle 7:30, tuttavia la gente si è messa in fila con molte ore di
anticipo, temendo che i buoni terminassero. Poi la pioggia battente ha causato
una mischia per portarsi al coperto, che ha schiacciato le persone. La maggior
parte delle vittime sono donne.
Urne aperte da stamani in
Bolivia, dove più di 3,5 milioni di elettori sceglieranno il proprio presidente
per i prossimi quattro anni. Sono otto i candidati per la carica che ha già
visto tre diversi capi di Stato avvicendarsi negli ultimi tre anni. Si profila
però una corsa a due fra il leader del movimento per il socialismo, Evo
Morales, in vantaggio nei sondaggi rispetto al candidato conservatore, Jorge Quiroga.
Sono più di 40 mila gli uomini dell’esercito che vigileranno sugli oltre 120
mila seggi e, soprattutto, sul regolare svolgimento del voto. Se nessun candidato
raggiungerà il 50% dei voti più uno, sarà il parlamento a dover decidere con
tre votazioni il nome del nuovo presidente. In caso non si trovasse un accordo,
verrà nominato il candidato che ha preso più voti indipendentemente dal raggiungimento della maggioranza assoluta.
Gli elettori della Repubblica
Democratica del Congo alle 6:00 di questa mattina hanno iniziato a votare per
il referendum con cui devono approvare o respingere la nuova costituzione. Il
referendum, cui si sono iscritti circa 25 milioni di elettori, è il primo passo
verso le elezioni locali, parlamentari e presidenziali previste entro il
prossimo giugno. Un passo, questo, che dovrebbe porre fine a decenni di
dittature e sanguinosi conflitti. I seggi resteranno aperti fino alle 17:00
locali, ma le operazioni potrebbero essere prorogate anche a domani. Sulla correttezza del voto vigilano circa
280 osservatori internazionali e quasi 8mila nazionali.
Il nuovo presidente della
Tanzania, il quarto dall'indipendenza dalla Gran Bretagna, è Jakaya Kikwete,
attuale ministro degli Esteri e candidato del partito rivoluzionario, al potere
dall'indipendenza nel 1961. Kikwete ha ottenuto l’87,4% dei consensi.
Sono tre le vittime
del monsone che ha provocato ingenti inondazioni nelle Filippine. Circa 10mila
persone sono state costrette ad abbandonare le loro abitazioni per il maltempo
che da giorni imperversa nelle isole centrali dell’arcipelago. Secondo
l’ufficio per la Difesa Civile, gli incidenti sono avvenuti nella città di
Bulan e nella vicina provincia di Albay.
La polizia australiana ha
lanciato una massiccia operazione per rendere più sicure le spiagge intorno a
Sydney, dopo gli scontri razziali dei giorni scorsi. Agenti hanno pattugliato
le spiagge a cavallo istituendo posti di blocco intorno ai principali luoghi di
ritrovo lungo il mare, tra cui Bondi Beach dove più forti sono i timori per il
riaccendersi della tensione tra la comunità dei surfisti e gruppi di immigrati
mediorientali.
Una bomba è esplosa ieri sera nei pressi di San Sebastian,
nel Paese basco spagnolo, dopo che il gruppo separatista Eta aveva preavvertito
dell'attentato. Lo scoppio, avvenuto davanti ad un’impresa basca, non ha
provocato nè danni nè feriti. La telefonata di avvertimento è stata fatta, come
di consueto, al giornale basco Gara.
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