RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno XLIX n.
351 - Testo della trasmissione di sabato
17 dicembre 2005
IL
PAPA E LA SANTA SEDE:
Adesione della Santa Sede al Protocollo sui
residui bellici inesplosi
OGGI IN PRIMO PIANO:
L’Annunciazione al centro del Vangelo
di domani: il commento di padre Marko Ivan Rupnik
CHIESA E SOCIETA’:
Il vescovo di Dili, mons.
Ricardo, scrive al segretario generale dell’ONU Kofi Annan
Celebrati i 100 anni della
parrocchia dell’Immacolata nel villaggio cinese di Don Xiao Yang Zhuan
Oggi a Roma
la “Luce della pace”. Sarà esposta fino all’8 gennaio in Santa Maria in Ara
Coeli
Alcuni bambini di Kampala visitano
i loro coetanei del nord Uganda vittime della guerriglia
Nel 2005,
concessi dall’UE 100 brevetti su piante, oltre 40 su animali e circa 200 su
geni umani.
Si chiuderà domani il WTO: difficile un accordo
finale sui sussidi agricoli
17
dicembre 2005
CREARE LE CONDIZIONI
PER UNA BUONA COLLABORAZIONE DEL LAICATO CON IL CLERO: LA RACCOMANDAZIONE DI BENEDETTO
XVI AI VESCOVI POLACCHI
“Creare
le migliori condizioni per una buona collaborazione del laicato con il clero”
per il bene di tutti i fedeli: è la raccomandazione rivolta stamane da
Benedetto XVI ai vescovi polacchi, in visita ad Limina. Un discorso interamente
dedicato all’importante ruolo dei fedeli laici nella Chiesa per evangelizzare
il mondo moderno. Il servizio di Roberta Gisotti:
**********
Anzitutto occorre partire – ha
detto Benedetto XVI – “da quell’ambiente che nella struttura della Chiesa è il
più fondamentale”, la parrocchia, dove si fondono “insieme tutte le differenze
umane”. E’ qui che sacerdoti, in particolare i parroci, devono adoperarsi:
“Essi per primi dovrebbero conoscere le pecorelle del proprio ovile,
mantenere i contatti pastorali con ogni ambiente, cercare di conoscere le necessità
spirituali e materiali dei parrocchiani”.
A tal fine il Papa ha
raccomandato ai sacerdoti di cooperare con i Consigli pastorali:
“La collaborazione dei Consigli con i Pastori deve sempre svolgersi
nello spirito di comune
sollecitudine per il bene dei fedeli.”
Cooperazione anche con le
diverse comunità di apostolato, che devono pure tra loro collaborare, senza
rivalità, per realizzare “un programma comune”, sotto la direzione dei
pastori”, dove abbia un ruolo rilevante la catechesi per gli adulti,
l’esperienza sacramentale, l’attenzione ai bambini, ai giovani e alle ragazze
che partecipano alla liturgia. Ciò può portare frutti per le vocazioni sacerdotali
e religiose.
Il Papa ha invitato i vescovi
anche a mantenere “un contatto vivo” con i movimenti di evangelizzazione,
perché sappiano operare secondo il carisma riconosciuto loro dalla Chiesa e si
guardino dalla chiusura verso la realtà che li circonda. Se molti di questi movimenti
hanno stretto legami con Chiese non cattoliche, i presuli debbono indicare loro
la via corretta dell’ecumenismo.
“Esso deve sempre consistere nella ricerca della verità e non dei
facili compromessi che possono portare i movimenti cattolici a perdere la propria
identità.
Attenzione deve essere data
anche ai laici che si associano in vario modo o su base professionale, specie a
quanti si dedicano all’arte della politica, e “che non possono rimanere privi
di aiuto da parte della Chiesa”:
“Si tratta qui, in modo particolare, dell’aiuto a prendere coscienza
della loro identità cristiana e dei valori morali universali che si fondano
nella natura dell’uomo, così da impregnarsi, in base a una retta coscienza, a
trasfonderli negli ordinamenti civili, in vista dell’edificazione di una
convivenza rispettosa dell’uomo in ogni sua dimensione.”
Infine la raccomandazione ad
apprezzare e valorizzare l’impegno dei laici nel volontariato, che si va
diffondendo nel mondo di oggi, e ad “accettare con apertura e benevolenza,
anche se sempre con la dovuta prudenza, quei laici che sono disposti a lavorare
nelle missioni”.
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IN UDIENZA DAL PAPA LA
DELEGAZIONE AUSTRIACA DI ÈFERDING,
DAI CUI BOSCHI PROVIENE L’ALBERO DI NATALE, CHE
OGGI POMERIGGIO
VERRA’ INAUGURATO IN PIAZZA SAN PIETRO CON IL RITO
DELL’ACCENSIONE
L’albero di Natale “segno e
richiamo” della “sfolgorante luce divina” che Gesù Bambino ha portato
all’umanità. Così, Benedetto XVI ha accolto il dono dell’imponente abete
austriaco che da qualche giorno troneggia in Piazza San Pietro e che oggi
pomeriggio verrà inaugurato con il tradizionale rito dell’accensione. Il Papa
ha ricevuto in udienza un gruppo di pellegrini dell’Alta Austria – zona da dove
proviene l’albero – ed ha salutato con grande cordialità le autorità civili
insieme con l’attuale vescovo di Linz, Ludwig Schwarz, alla guida della
delegazione. Il servizio di Alessandro De Carolis:
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L’annuncio del prossimo Natale
riecheggia in questi giorni di Avvento come la promessa di un dono di pace e di
amore e l’albero di Natale è un simbolo della gioia e della luce che la nascita
di Gesù porta con sé. E’ questo, in sintesi, il messaggio che Benedetto XVI ha
rivolto ai pellegrini del Comune austriaco di Eferding, dai cui boschi proviene
l’albero di Natale installato in Piazza San Pietro. “Grazie, cari amici per
questo grande albero e per gli altri più piccoli che andranno ad ornare il Palazzo Apostolico e vari ambienti del
Vaticano”, ha detto il Papa, che ha più volte interrotto il discorso ufficiale
per ribadire il proprio legame affettivo con l’Austria, cementato nei decenni
passati anche da molti ricordi familiari.
(musica)
“Vorrei assicurarvi che il Papa
vi è vicino e che con la sua preghiera accompagna il cammino delle comunità
cristiane e dell’intero popolo d’Austria”, ha proseguito Benedetto XVI, che poi
si è soffermato sul significato del 25 dicembre. “Con la sua luminosa presenza
– ha affermato Benedetto XVI - Gesù ha dissipato le tenebre dell’errore e del
peccato, ed ha recato all’umanità la gioia della sfolgorante luce divina, di
cui l’albero natalizio è segno e richiamo. Vi auguro – ha aggiunto - di accogliere nel vostro cuore il dono della
sua gioia, della sua pace e del suo amore. Credere a
Cristo significa lasciarsi avvolgere dalla luce della sua verità che dà pieno
significato, valore e senso alla nostra esistenza, giacché proprio rivelandoci
il mistero del Padre e del suo amore – ha concluso il Papa - Egli svela anche
pienamente l’uomo a se stesso e gli manifesta la sua altissima vocazione”.
(musica – applausi)
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Questa sera, dunque, Piazza S.
Pietro vivrà, tra le 16.00 e le 17.00, la suggestiva cerimonia dell’accensione
dell’albero di Natale alla presenza delle autorità austriache, religiose e
civili, nonché del cardinale Edmund Szoka, presidente del Governatorato della
Città del Vaticano, del sostituto della segreteria di Stato, l’arcivescovo
Leonardo Sandri, del segretario per i rapporti con gli Stati, l’arcivescovo
Giovanni Lajolo, e del segretario del Governatorato della Città del Vaticano,
il vescovo Renato Boccardo. Il servizio di Marina Tomarro:
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Un regalo speciale che profuma
di pace. Cosi può essere definito il grande albero di natale che si erge in piazza S. Pietro, arrivato quest’anno
dall’Alta Austria. Infatti proprio in questo periodo ricorre il cinquantesimo
anniversario del trattato di pace firmato nel 1955 dalla nazione con i Paesi vincitori della seconda guerra
mondiale. Atonia Litschka dell’amministrazione regionale dell’Alta Austria:
“Siamo molto contenti e anche
fieri di vedere il nostro albero in Piazza San Pietro perché 50 anni fa abbiamo
ottenuto la pace in Austria. Così avendo per 50 ani goduto la pace, vogliamo
dire a tutto il mondo che la pace è la cosa più importante”.
Oltre al grande abete, sono
stati donati altri 32 alberi più piccoli che abbeliscono l’appartamento
pontificio, le caserme delle guardie svizzere
e gli appartamenti dei cardinali. Questi alberi sono stati decorati da
diverse organizzazioni austriache di disabili. Ma in che modo hanno reagito gli
ospiti di queste case di cura nel
sapere che era stato chiesto loro di fare delle decorazioni destinate al
Vaticano? Josef Bauer direttore dell’Istituto St Pius collocato nella città di
Eferding in Alta Austria:
“Con grande gioia. E’ stato
anche un onore perché il Papa per noi è un vicino del nostro Paese. Conosce il
nostro Paese molto bene e penso che questa sia stata una grande motivazione per
noi nel fare queste decorazioni”.
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ADESIONE DELLA SANTA SEDE AL
PROTOCOLLO SUI RESIDUI BELLICI INESPLOSI:
E’ IL
PRIMO STRUMENTO GIURIDICO MULTILATERALE CUI ADERISCE
DALL’INIZIO DEL PONTIFICATO DI BENEDETTO XVI
La Santa Sede ha aderito al
“Protocollo sui residui bellici inesplosi”, annesso alla “Convenzione sulla
proibizione o restrizione dell’uso di certe armi convenzionali”, adottato il 28
novembre 2003. Si tratta del primo strumento giuridico internazionale a livello
multilaterale al quale la Santa Sede aderisce dall’inizio del Pontificato di
Benedetto XVI. L’arcivescovo Celestino Migliore, Osservatore permanente della
Santa Sede presso le Nazioni Unite, ha depositato nei giorni scorsi lo
strumento di adesione al Protocollo presso l’Ufficio del segretario generale
dell’ONU. Il servizio di Alessandro Gisotti:
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“La Santa Sede – si legge nella
nota del presule che accompagna il documento di adesione – è convinta che il
protocollo rappresenti un ulteriore passo della comunità internazionale verso
la concreta promozione della cultura di difesa della vita e della pace”.
L’arcivescovo Migliore ribadisce, quindi, l’importanza di quegli sforzi che si
basano sulla “dignità umana della persona e sul primato dello stato di diritto,
attraverso un’onesta cooperazione di tutti i membri della comunità delle
nazioni”.
Con l’approvazione di questo
protocollo - sottolinea l’Osservatore vaticano - vengono affrontati
concretamente “quei problemi collegati ai moderni conflitti armati”. E’ un
documento - prosegue mons. Migliore - che “migliora l’efficacia della
protezione dei civili e anche dei combattenti in situazioni di conflitto”.
Certo, prosegue, “si sarebbe potuto desiderare una maggiore incisività del
Protocollo” sui residui bellici. Tuttavia – conclude - la sua adesione
rappresenta “un importante strumento multilaterale per il controllo delle armi
per ragioni umanitarie”.
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DOMANI, LA PRIMA VISITA DI BENEDETTO XVI ALLA
PARROCCHIA ROMANA
DI SANTA MARIA CONSOLATRICE A CASALBERTONE
- Intervista col parroco mons. Enrico Pomili -
Un ritorno da Papa nella
parrocchia romana che lo vide legato a sé da giovane cardinale. Benedetto XVI
sarà domani mattina alle 9:30 nella chiesa di Santa Maria Ausiliatrice a
Casalbertone, primo atto delle tradizionali visite di un Pontefice alle
parrocchie capitoline. Nel 1977, l’allora arcivescovo Ratzinger venne creato
cardinale da Paolo VI proprio con il titolo presbiterale di Santa Maria
Consolatrice a Casalbertone, titolo che mantenne fino al 1993. Gli anni
trascorsi non hanno attenuato questo legame, come ricorda il parroco, mons.
Enrico Pomili, intervistato da Giovanni Peduto:
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R. – Noi abbiamo un motivo
particolare per essere contenti e grati verso il Santo Padre, perché lui non è
stato soltanto un cardinale di titolo, ma si è interessato e ha avuto sempre un
ottimo rapporto con la nostra comunità parrocchiale. Tutte le volte che ha
potuto, è venuto a farci visita, ha presieduto celebrazioni, feste, cresime.
Insomma, il suo rapporto con noi è stato molto semplice, cordiale e familiare.
Questo rende la sua presenza in mezzo a noi particolarmente grata e ci fa
particolarmente contenti, perché anche da parte sua lo consideriamo come un segno
di attenzione verso di noi.
D. – Proprio dieci anni fa,
Giovanni Paolo II visitava la vostra parrocchia. Quali immagini restano più
impresse di quell’evento? Quali parole?
R. – A ripensarci, era proprio
il 2 aprile del 1995. 10 anni dopo il Santo Padre, Giovanni Paolo II, è morto.
Noi ricordiamo una grande manifestazione di affetto e di fede da parte della
popolazione. Abbiamo fatto la celebrazione all’aperto. Certamente, le parole
che il Papa dice sono sempre belle. Io vorrei ricordare un particolare
nell’omelia che ha fatto il Papa, quando ha ricordato il suo fedelissimo
collaboratore che era presente alla concelebrazione, il cardinale Giuseppe
Ratzinger. Questo ci ha colpito, giacché l’armonia e la collaborazione tra il
prefetto della Congregazione per la dottrina della Fede e il Papa era piena e
totale.
D. – Come potrebbe definire la
sua parrocchia? Quali sono le note positive, quali le difficoltà?
R.
– Le note positive sono che il popolo segue con buona partecipazione. La
collaborazione che abbiamo è ampia da parte di tanti, in tutti i campi
dell’attività pastorale. Le difficoltà, poi, sono quelle che hanno tutti: il
fenomeno della scristianizzazione, l’allontanamento dalla vita religiosa, in
quanto sembra che Dio cominci ad essere un dimenticato, un assente, non
certamente uno combattuto, ma un non considerato. Questa è un po’ la situazione
generale, che troviamo dappertutto, e si rispecchia un poco anche nella nostra
comunità parrocchiale.
D. – Come portare oggi il
Vangelo ai lontani e non curare solo i fedeli che già vengono in chiesa?
R. - E’ una domanda un po’ troppo difficile per poter rispondere,
perché per andare dai lontani ci vogliono le persone che siano disponibili a
farlo e il tempo per poterlo fare. Io credo che una delle difficoltà più grosse
sia che non abbiamo questo personale che possa essere presente più attivamente
e più incisivamente nel contatto con le persone.
D. – Cosa devono fare i
cristiani oggi per essere testimoni più credibili?
R. – Quelli che ci credono
devono vivere più intensamente, con più coerenza, la fede, non ritirarsi troppo
nel privato, perché le difficoltà è vero che ci sono, le contestazioni ci sono,
però una persona deve avere il coraggio della propria fede, non pensando che
nel credere sia inferiore agli altri.
D. – Avete preparato qualche
dono particolare per il Santo Padre?
R. – Faremo un dono, un’offerta,
in denaro per le opere di carità del Santo Padre, e poi un’immagine della
Madonna Consolatrice, in ricordo della nostra comunità parrocchiale.
**********
Ricordiamo
che la nostra emittente seguirà la Santa Messa del Papa in radiocronaca
diretta, a partire dalle 9.15, con commento in italiano per la zona di Roma
sull’onda media di 585 kHz e sulla modulazione di frequenza di 105 MHz.
RINUNCE
E NOMINE
Il Santo Padre ha accettato la
rinuncia al governo pastorale della diocesi di Choluteca (Honduras), presentata
da Sua Eccellenza Reverendissima Monsignor Raúl Corriveau, P.M.E., in conformità
al canone 401 § 1 del Codice di Diritto Canonico. Gli succede monsignor Guido
Plante, P.M.E., finora vescovo Coadiutore della medesima diocesi di Choluteca.
Inoltre, il Santo Padre ha accolto la
rinunzia, presentata per raggiunti limiti d'età, da mons. Gabriel Montalvo,
arcivescovo titolare di Celene, dall'incarico di Nunzio Apostolico negli Stati
Uniti d'America e di Osservatore Permanente della Santa Sede presso
l'Organizzazione degli Stati Americani (O.A.S.), ringraziandolo per il suo
lungo servizio alla Santa Sede, ed ha chiamato a succedergli nei medesimi
incarichi mons. Pietro Sambi, arcivescovo titolare di Belcastro, finora Nunzio
Apostolico in Israele e Cipro e Delegato Apostolico in Gerusalemme e Palestina.
LA SITUAZIONE SOCIALE E
RELIGIOSA NEI PAESI DEL CONTINENTE AMERICANO
AL CENTRO DELLA X RIUNIONE DEL CONSIGLIO DELLA SEGRETERIA GENERALE
DEL SINODO DEI VESCOVI PER L'ASSEMBLEA SPECIALE PER
L'AMERICA
- A cura di Alessandro Gisotti -
La situazione
della società nei diversi Paesi del continente americano alla luce degli
orientamenti pastorali della Ecclesia in
America è stata al centro della X riunione del
consiglio della segreteria generale del Sinodo dei vescovi per l’assemblea
speciale per l'America, tenutasi nei giorni scorsi. Un comunicato della
segreteria del Sinodo dei vescovi per l’America sottolinea che “oltre a fattori positivi, come la
maggiore coscienza dell’uguale dignità di ogni persona umana, della promozione
della famiglia e della cultura della vita, della necessità di superare la grave
sproporzione tra i molti poveri e i pochi ricchi, di combattere la disoccupazione,
di perseguire la pace sociale, ci sono fenomeni che lasciano perplessi circa il
futuro del grande continente: l’instabilità politica ed economica, il traffico
di droga e di armi, l’invasione delle sette e di una cultura spesso contraria
ai valori del Vangelo”.
I presuli si sono anche soffermati sulle conclusioni dell’undicesima assemblea
generale ordinaria del Sinodo dei vescovi, presieduta dal Papa, svoltasi
in Vaticano - dal 2 al 23 ottobre scorso - sul
tema L’Eucaristia fonte e culmine della
vita e della missione della Chiesa. Nel contesto della celebrazione
dell’Anno dell’Eucaristia, prosegue la nota, ciò che “interessa maggiormente i
vescovi è la necessità di proseguire, con rinnovato impegno, ad educare la
comunità ecclesiale alla fede e alla testimonianza convinta del Signore risorto
anche in ambienti non sempre favorevoli”.
Un’opera di
evangelizzazione, si legge ancora, che richiede di “attenersi alla dottrina
della Chiesa e in particolare all’insegnamento dell’Esortazione apostolica post
sinodale Ecclesia in America”.
Nell’incontro, si è inoltre discusso dell’applicazione del documento,
“soprattutto in riferimento ad un senso più profondo di fraternità tra le
parrocchie delle varie parti dell’America, all’animazione missionaria, alla vita
eucaristica, al senso del mistero e all’attesa del documento pontificio post
sinodale sull’Eucaristia nella vita e nella missione della Chiesa”. I vescovi
dell’America hanno poi preso “maggiore consapevolezza dell’urgenza di una
pastorale delle vocazioni sacerdotali”. La prossima
riunione dell’assise sinodale avrà luogo dal 2 al 3 ottobre 2006.
LA SALVAGUARDIA DEI
DISCORSI E DEI TESTI DEL SANTO PADRE E DELLA SANTA SEDE
E LA
TUTELA DEI DIRITTI D’AUTORE SUGLI SCRITTI DELL’ALLORA CARDINALE JOSEPH
RATZINGER OGGETTO DI TRE GIORNI DI STUDIO A ROMA
- A cura di Tiziana Campisi -
Allo scopo di studiare il
Decreto e il Comunicato dello scorso 31 maggio con i quali il cardinale Angelo
Sodano, Segretario di Stato, ha affidato alla Libreria Editrice Vaticana la
salvaguardia dei discorsi e dei testi del Santo Padre e della Santa Sede e la
tutela dei diritti d’autore sugli scritti del cardinale Joseph Ratzinger, si
sono svolti a Roma tre giorni di studio. L’incontro, alla Domus Sanctae Marthae in Vaticano, ha riunito gli Editori italiani
e internazionali dell’allora professore / cardinale Joseph Ratzinger e la
Libreria Editrice Vaticana. Sono stati chiariti, anzitutto, gli aspetti legali
e giuridici della tutela del diritto d’autore con gli interventi e le relazioni
dell’avvocato Carmine Stingone e del padre gesuita Joseph Fessio, fondatore
della Ignatius Press. Oltre ai Direttori Editoriali ed ad esperti delle
15 Case Editrici provenienti da Germania, Austria, Svizzera, Italia e Stati Uniti,
ha partecipato anche Padre Stephan Horn, Presidente di Ratzinger Schülerkreis.
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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”
Prima
pagina - "Dalla parrocchia al volontariato un laicato pronto a correre in
aiuto dei bisognosi ovunque essi siano": l'udienza di Benedetto XVI al
terzo gruppo di Vescovi della Polonia in visita "ad limina".
Servizio
vaticano - L'udienza del Papa al pellegrinaggio dell'Alta Austria per il dono
dell'albero di Natale in Piazza San Pietro: l'albero di Natale - ha ricordato
il Santo Padre - è segno e richiamo della gioia recata all'umanità dalla
sfolgorante luce di Cristo
Servizio
estero - Dichiarazione: "La Santa Sede aderisce al protocollo sui residui
bellici inesplosi, annesso alla Convenzione sulla proibizione o restrizione
dell'uso di certe armi convenzionali che possono essere considerate
eccessivamente dannose o avere effetti indiscriminati".
Unione
Europea: raggiunto un accordo sul bilancio al termine di una difficile trattativa;
concluso il vertice a Bruxelles tra i Capi di Stato e di Governo.
Servizio
culturale - Un articolo di Susanna Paparatti dal titolo "Il 'ladro del sole'
e la sua capacità di cogliere ogni respiro della natura": oltre cento
pitture di Fracesco Lojacono esposte alla Civica Galleria d'Arte Moderna di
Palermo.
Servizio
italiano - In primo piano la vicenda di Bankitalia: si cercano vie d'uscita con
un'intesa tra i poli; martedì il Consiglio dei Ministri in seduta.
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17
dicembre 2005
IL CARDINALE POUPARD RICORDA JULIAN MARIAS: UNA DELLE FIGURE DI SPICCO
DELLA INTELLETTUALITÀ IBEROAMERICANA. E’ DECEDUTO
A MADRID IL 15 DICEMBRE
- Servizio di padre Ignacio Arregui -
E’ morto a Madrid, il 15
dicembre, all’età di 91 anni, lo scrittore e filosofo Julian Marias. Autore di
un gran numero di libri, studi, articoli è stata una delle personalità più
conosciute della cultura spagnola degli ultimi anni. Nato a Valladolid il 17
giugno 1914, ha fatto gli studi di filosofia all’Università di Madrid nel
periodo 1931-1936. E’ stato discepolo di alcuni tra i massimi esponenti della
cultura spagnola come Ortega y Gasset e Zubiri. Dopo la guerra civile spagnola
del 1936-1939, ha subito la prigionia per alcuni mesi e più tardi, a causa del
suo passato politico, gli fu impedito di esercitare il magistero
nell’Università. Nel 1941 ha sposato la professoressa e scrittrice Dolores
Franco Manero. Lo stesso anno, ha pubblicato la prima edizione di quella che
sarebbe stata la sua opera più conosciuta e diffusa: “Historia de la
filosofia”. Nel 1964 viene chiamato a
far parte della Real Academia de la Lengua Espanola e nel 1977 il Re di Spagna
lo fa Senatore. Giovanni Paolo II lo nomina nel 1982 membro del
Pontificio Consiglio della Cultura, organismo appena creato dal Sommo
Pontefice. E nel 1996 riceve il prestigioso premio intitolato al Principe delle
Asturie, per la Comunicazione e l’Umanità. Il premio lo condivide con il
maestro del giornalismo italiano Indro Montanelli. La Giuria del Premio
consacra Julian Marias come “una fra le figure di maggior spicco
dell’intellettualità iberoamericana del secolo”. Julian Marias ha partecipato
personalmente in numerose attività del Pontificio Consiglio della Cultura. Il
cardinale Paul Poupard, presidente del Pontificio Consiglio, ricorda oggi con
sentimenti di amicizia e di ammirazione l’intellettuale, l’umanista e il credente:
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Contava molto ed è divenuto anche un mio stretto
amico. Contava molto perché per me la cultura che si esprime in lingua castigliana
è una parte grande dell’eredità della nostra cultura cristiana, del nostro
umanesimo. Ammiravo in lui il fatto che quando lo portavo a qualche convegno
aveva sempre una espressione limpida, cioè il pensiero profondo espresso in
modo pedagogico e anche con calore umano. E’ stato un vero umanista cristiano
del nostro tempo ed ha affrontato chiaramente le tematiche più scottanti, ma
sempre con grande rispetto degli altri. Per me questa è stata una
collaborazione esemplare e mi rimane un vuoto nel cuore.
**********
Julian Marias, per i suoi
interessi personali nell’ambito della cultura e per i suoi impegni nel
Pontificio Consiglio della Cultura, è stato ospite a Roma e in Vaticano molte
volte. Il giornalista Antonio Pelayo lo ha intervistato in quelle occasioni.
Oggi sottolinea alcuni aspetti della sua personalità:
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R. - Ho sempre ammirato
molto in lui la coerenza da grande intellettuale, da grande pensatore, ma che
nello stesso tempo prestava molta attenzione a fenomeni un po’ più leggeri. Ad
esempio, come tutti sanno, era un grande amatore di cinema, scriveva articoli
di critica cinematografica per un grande periodico spagnolo e dava al cinema
una dimensione ed una importanza che forse altri intellettuali non davano, meno
consapevoli di che cosa il cinema e i mass media rappresentano oggi nella
nostra cultura. E tutto questo lo faceva con una grande coerenza. Devo dire poi
che non ha mai perso il pizzico di ironia che hanno sempre gli intellettuali
perché loro sono molto più coscienti di noi della nostra precarietà, anche
quando noi esprimiamo giudizi considerati importanti o seri. Era un uomo veramente
molto attraente da questo punto di vista, ed anch’io mi precipitavo ogni volta
che veniva a Roma per poterlo intervistare e godere della sua conversazione
amena e ricchissima. E poi c’era sempre questa sensibilità di uomo di fede, che
vede la fede come qualcosa che dà un substrato alla cultura.
D. – Julian Marias ha pubblicato
tanti scritti di ogni genere, libri, saggi, commenti, che cosa metterebbe in
risalto della produzione scritta del filosofo Julian Marias?
R. – Effettivamente è una
produzione vastissima. Si tratta di tanti libri, saranno decine e decine di
libri. Ma evidentemente tra questi numerosi libri emerge quello che ha fatto un
po’ la storia in Spagna: la sua famosa Storia della filosofia, di cui sono
state fatte numerosissime edizioni, che si vendevano quasi come il pane, perché era un libro che, pur
non perdendo niente del suo rigore intellettuale e scientifico, aveva il dono
di esprimere i concetti della filosofia, che non sono sempre facili, in modo
accessibile a tutti. E anche quelli che
non dovevano per motivi di studio leggere questo tipo di libri, erano in gradi
di leggerlo. Ha poi scritto di tutto. Come il suo maestro Ortega y Gasset, è
stato un grande divulgatore delle idee scientifiche e filosofiche dello scorso
secolo. In tutta la sua produzione c’era anche lo spessore del credente che
esprimeva la sua fede senza fare inutili proclami, ma mettendo chiaramente in
evidenza che chi scriveva e pensava era un cristiano.
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Domani 18 dicembre, 4a Domenica
di Avvento, la Liturgia ci presenta l’Annunciazione. L'angelo Gabriele annuncia a Maria che concepirà un figlio, lo
chiamerà Gesù. Sarà grande e chiamato Figlio dell'Altissimo; Dio gli darà il trono di Davide suo padre e
regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine. Allora Maria dice:
«Eccomi, sono la serva del
Signore, avvenga di me quello che hai detto». E l'angelo partì da
lei.
Su questo brano evangelico
ascoltiamo il commento del teologo gesuita padre Marko Ivan Rupnik:
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Per
far passare la Parola nella realtà della vita, l’antichità ha conosciuto
diversi vie, come la magia o il destino, per esempio. I tempi moderni, elaborando
sistemi di teorie complesse, hanno inevitabilmente creato diverse forme di
moralismi. La novità radicale del Vangelo è che la parola assume il corpo,
entra nella storia per trasfigurarla attraverso l’accoglienza personale. La
Vergine Maria è una risposta di amore all’amore di Dio. Essendo piena di
grazia, apre tutta la sua persona alla parola di Dio che Lei ama. E la sua
accoglienza diventa un tessere la carne al Verbo. Il passaggio dalla parola
alla concretezza della vita che diventa conforme a questa parola, è però opera
dello Spirito Santo che dona l’amore e l’amore trasforma la vita. C’è un
momento di universale solitudine di Maria con il verbo, dopo che l’Angelo partì
da Lei. L’amore prevede anche la solitudine che si fa densa di presenza.
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17
dicembre 2005
IL VESCOVO DI DILI, MONS. ALBERTO
RICARDO, SCRIVE AL SEGRETARIO GENERALE DELL’ONU KOFI ANNAN. CHIEDE L’ISTITUZIONE
DI UN TRIBUNALE INTERNAZIONALE CHE GIUDICHI I CRIMINI COMMESSI A TIMOR EST
DURANTE L’OCCUPAZIONE INDONESIANA
TIMOR EST. = Da Dili una lettera
del vescovo Alberto Ricardo al segretario generale dell’ONU, Kofi Annan. Il
presule torna a chiedere un tribunale internazionale per giudicare i crimini
commessi a Timor Est durante l’occupazione indonesiana dal 1976 al 1999. Nella
lettera, riferisce l’agenzia MISNA, il presule ribadisce la posizione della
comunità cattolica “sull’importanza della giustizia per il popolo est-timorese
e per la nostra giovane e fragile democrazia”. Monsignor Ricardo ha avuto
parole critiche nei confronti della Commissione per l’accoglienza, verità e
riconciliazione (Cavr), istituita da alcuni mesi per risolvere il contenzioso tra
Timor Est e Indonesia. “La riluttanza dei capi politici a divulgare il rapporto
della Commissione – ha detto – sono la prova che vogliono nascondere la verità
e assicurarsi che non siano indicati colpevoli per le atrocità commesse tra
1976 e 1999”. In questi anni due tribunali si sono occupati delle violenze del
1999 costate la vita a 1.500 abitanti dell’ex colonia portoghese, la distruzione
del 75% delle infrastrutture e l’esodo forzato di 250.000 est-timoresi: la
corte ‘ad hoc’ istituita a Giakarta ha condannato solo due civili est-timoresi
e prosciolto militari e politici di nazionalità indonesiana, mentre quella di
Dili, costituita dall’ONU, ha condannato 74 responsabili, ma altri 303 presunti
criminali restano latitanti. (T.C.)
INDONESIA: CRISTIANI
E MUSULMANI DELLE SULAWESI CHIEDONO UN’INCHIESTA
INDIPENDENTE SULLE VIOLENZE CHE A POSO, NEL
2000, HANNO CAUSATO LA MORTE
DI MIGLIAIA DI PERSONE. TRE I CATTOLICI
CONDANNATI A MORTE
JAKARTA. =
Esponenti delle comunità musulmana e cristiana di Poso si sono recati a Jakarta,
alla sede centrale del Nahdlatul Ulama Nu, la più grande organizzazione
islamica del Paese, per incontrare Kiai Haj Hasyim Muzadi, presidente del Nu e
noto attivista per il dialogo interreligioso. Lo scopo, come riferisce
l’agenzia AsiaNews, è chiedere una Commissione investigativa indipendente che
raccolga prove sulle cause delle violenze del 2000 a Poso che hanno causato la
morte di migliaia di persone. Tre i cattolici condannati a morte per quegli
scontri: Fabianus Tibo, Dominggus da Silva e Marinus Riwu. Il mese scorso Tibo
ha dichiarato che dietro i fatti di Poso vi sono almeno 16 persone, tra cui alcuni
funzionari governativi. Il reverendo Rinaldy Damanik, presidente del Sinodo
delle chiese delle Sulawesi centrali, e il musulmano Adnan Arsal, presidente
del Forum della fratellanza islamica di Poso, sottolineano che la task force
speciale istituita dal governo per indagare sul conflitto di Poso non è ancora
riuscita a fornire i nominativi dei coinvolti. “Rispettiamo il lavoro di questa
squadra - spiega Arsal - ma chiediamo al governo centrale di incoraggiare la
partecipazione di vari gruppi, inclusi i leader religiosi, nell’affrontare
questo grande enigma”. Per il reverendo Damanik una Commissione indipendente
aiuterebbe anche la popolazione ad avere una comprensione più profonda dei
fatti: “Finora sono stati spiegati sulla base di problemi sociali; la gente
così ha pensato che tutto derivava da una questione religiosa”. (T.C.)
OLTRE
500 FEDELI CELEBRANO IN CINA I CENTO ANNI DELLA PARROCCHIA DELL’IMMACOLATA
CONCEZIONE NEL VILLAGGIO DI DON XIAO YANG ZHUAN
JI NAN. =
Oltre 500 fedeli, in Cina, hanno partecipato ieri alla solenne liturgia per i
cento anni di fondazione della parrocchia dell’Immacolata Concezione nel villaggio
di Don Xiao Yang Zhuan, della diocesi di Ji Nan. La Messa, come riferisce
l’agenzia Fides, è stata concelebrata da 26 sacerdoti. Durante l’omelia il
parroco ha ripercorso i cento anni vissuti con grande perseveranza dai
parrocchiani. Al termine della celebrazione si è svolta una processione
eucaristica. Il Vicariato Apostolico di Ji Nan è stato fondato nel 1839 come
missione francescana. Elevato ad Arcidiocesi nel 1946, cinque anni dopo contava
91 sacerdoti (tra cui 57 stranieri), 85 religiose (46 straniere), più di 2.000
parrocchie (48 con sacerdote residente), un seminario maggiore regionale e un
seminario minore. Dopo la rivoluzione culturale, secondo le statistiche fornite
da “Guide to the Catholic Church in China” del 2000, le diocesi sotto la
giurisdizione dell’Arcidiocesi di Ji Nan erano 11, i sacerdoti 27, più di 100
le religiose, 38.000 i fedeli, 58 le chiese, 3 le congregazioni femminili.
(T.C.)
ARRIVA OGGI A ROMA LA “LUCE DELLA
PACE”. SARÀ ESPOSTA FINO ALL’8 GENNAIO
NELLA CHIESA DI SANTA MARIA IN ARA COELI. MERCOLEDÌ, ALL’UDIENZA GENERALE,
UNA DELEGAZIONE DI SCOUTS LA CONSEGNERÀ AL PAPA
ROMA. = Giunge oggi a Roma la
“Luce della Pace”, accesa nella chiesa della Natività di Betlemme, come simbolo
di fratellanza nel mondo. La fiaccola arriverà da Trieste in treno, quindi una
delegazione di scout delle varie associazioni del Lazio la porterà in Campidoglio.
Alle 16.30 il sindaco di Roma, Walter Veltroni, accenderà un tripode con la
“Luce della Pace”. In Campidoglio tutto lo scoutismo laziale, con i suoi giovani
ed i suoi adulti, accoglierà la "Luce della Pace" per poi portarla
nelle proprie sedi, nei quartieri, negli ospedali, nelle case di cura, nelle carceri,
nelle comunità di recupero. Nella chiesa di Santa Maria in Ara Coeli, dove sarà
collocato il tripode, questa sera si svolgerà una veglia. La “Luce della Pace”
rimarrà accesa fino all’8 gennaio. Lunedì, alle 10.00, la Luce della Pace sarà
consegnata a 19 scuole romane in rappresentanza dei Municipi della città;
saranno presenti circa 600 alunni. Mercoledì, durante l’udienza generale, 2700
scouts porteranno la Luce di Betlemme per la Pace a Benedetto XVI. (T.C.)
ALCUNI
BAMBINI DI KAMPALA VISITANO I LORO COETANEI DEL NORD UGANDA VITTIME DELLA
VIOLENZA DELLA GUERRIGLIA. NEI CAMPI DEGLI SFOLLATI HANNO PORTATO
PER
LORO VESTIARIO E CIBO
GULU. = I bambini
dell’Arcidiocesi di Kampala, capitale dell’Uganda, hanno espresso la loro
solidarietà ai loro coetanei che hanno sofferto a causa delle violenze dei
guerriglieri del Lord’s Resistance Army (Esercito di Resistenza del Signore
LRA). In un incontro organizzato dalla Pontificia Società della Sant’Infanzia,
scrive l’agenzia Fides, un gruppo di 28 bambini, in rappresentanza
dell’infanzia di Kampala, si è recato nei campi dove sono alloggiati gli sfollati
nei distretti di Lira e Gulu, nel nord Uganda. Numerosi i minori ancora privi
di cibo, vestiario e di un alloggio adeguato. I bambini, che provenivano da
scuole di diverse zone di Kampala, hanno donato ai loro compagni più sfortunati
vestiti, scarpe, cibarie e hanno assicurato le loro preghiere per il ritorno
della pace nei distretti settentrionali ugandesi. Il gruppo ha visitato i campi
di Aloi e Akanyi, nel distretto di Lira, e quelli di Palenga, Koro Lapainat e
Unyama nel distretto di Gulu. La delegazione si è quindi recata presso
l’ospedale di Lacor, dove durante la notte si raccolgono i bambini per sfuggire
ai raid condotti dalla guerriglia nei villaggi circostanti. Il Direttore della
Pontificia Opera Missionaria della Sant’Infanzia, padre Augustine Lukenge, e
suor Mary Fortunate Nakitto, che hanno accompagnato la delegazione, hanno
sottolineato che i bambini da tempo volevano visitare i loro contenei del Nord
Uganda che soffrono a causa della guerra che dura da 20 anni. Dal 1986,
infatti, il nord Uganda è sconvolto dalla guerriglia del LRA. Formato
soprattutto da membri dell’etnia Acholi, l’LRA combatte contro l’attuale
presidente Yoweri Museveni che ha preso il potere nel 1986 rovesciando una
giunta militare formata in gran parte da ufficiali Acholi. In circa 20 anni di
guerra oltre 35 mila bambini sono stati rapiti per essere arruolati a forza
nelle fila della guerriglia. (T.C.)
NEL 2005
L’UFFICIO BREVETTI EUROPEO HA CONCESSO
100 BREVETTI
SU PIANTE, OLTRE 40 SU ANIMALI E CIRCA 200 SU GENI UMANI.
UNA CIFRA
RECORD MAI REGISTRATA PRIMA IN UN SOLO ANNO.
LA DENUNCIA
DI GREENPEACE: “LA CORSA AL BREVETTO
SUL VIVENTE DEVE FINIRE”
MONACO. = L’associazione ambientalista Greenpeace ha denunciato ieri a Monaco, all’Ufficio Europeo
Brevetti, il tentativo della società Monsanto
di brevettare diverse razze di maiali. Attivisti dell’associazione hanno
portato alla sede dell’Epo (Ufficio Europeo Brevetti) un cesto con dei
maialini, chiedendo all’Ufficio di rigettare la richiesta della multinazionale.
I maialini sono della razza Schwaebisch Haellische,
una di quelle che sarebbe oggetto di brevetto, ma che è stata selezionata in
Germania fin dal 1820. “Il maiale non è un’invenzione. La Monsanto vuole
derubare in questo modo gli allevatori. Ha richiesto 12 brevetti, elencando
caratteristiche genetiche che sono comuni a quasi tutte le razze europee di
maiali e pretendendo che i maiali con queste caratteristiche sono invenzioni
della multinazionale!”: è quanto ha dichiarato Federica Ferrario, responsabile
per gli Ogm (organismi geneticamente modificati) di Greenpeace. “Nel corso del
2005 sono stati concessi dall’Ufficio Europeo Brevetti oltre 100 brevetti su
piante, oltre 40 su animali e circa 200 su geni umani. Una cifra record, che
non si era mai registrata prima in un solo anno. La corsa ai brevetti sul
vivente deve finire!”, ha affermato Ferrario. (R.G.)
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17 dicembre 2005
- A cura
di Eugenio Bonanata -
I capi di Stato e di governo
dell'Unione europea hanno raggiunto faticosamente questa notte un accordo sulle
prospettive finanziarie dell’Unione per i prossimi sette anni. Il via libera al
termine di un giro di tavola da parte dei leader dei Venticinque, che hanno
aderito alla bozza di mediazione dalla presidenza britannica. Il servizio
nostro servizio:
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L’accordo è stato “estremamente
difficile” per il presidente di turno dell’Unione, Blair, ma consente adesso
all’Europa di “andare avanti nella giusta direzione”. La proposta britannica,
fortemente sostenuta dal cancelliere tedesco, Merkel, prevede un leggero
aumento del budget comunitario, dall’1,03 % all’1,045 % del
Pil dell’Unione, per una spesa complessiva pari a 862,3 miliardi di euro. Altro punto centrale è poi quello dello sconto britannico.
In questo Blair ha ceduto alle richieste avanzate un pò da tutti a Bruxelles.
Uno sforzo che in pratica impegna Londra, come gli altri Paesi, a sostenere le
spese di allargamento. In particolare la Gran Bretagna rinuncerà in sette anni
a 10,5 miliardi invece di 8 come aveva detto inizialmente. “Non sarebbe
ragionevole – ha spiegato il leader britannico ai giornalisti del suo Paese che
lo criticavano - che tutti gli altri Paesi più ricchi pagassero per
l’allargamento e noi no”. Se non si fosse raggiunta un'intesa, ha poi
aggiunto Blair, "avremmo rovinato i rapporti con i Paesi nuovi membri dell'Ue e con il nuovo governo
tedesco". Soddisfazione è stata espressa dai rappresentanti italiani, Fini
e Berlusconi. “Un buon accordo per il futuro dell'Europa", ha affermato il
cancelliere tedesco Merkel. Al coro si unisce anche il presidente francese Chirac per il quale così all’Europa si danno
i mezzi per finanziare le sue ambizioni. Per il presidente della commissione
Ue, Barroso,"è un segnale molto importante che evita la paralisi”. Restano
ancora molti aspetti del bilancio da perfezionare e non bisogna dimenticare,
inoltre, che il documento deve essere rivisto dall’Europarlamento.
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In Italia occhi puntati sul
prossimo consiglio dei ministri che, secondo quanto dichiarato dal premier
Berlusconi, sta studiando una soluzione che acceleri la fine del mandato del
governatore di Bankitalia, Antonio Fazio. Dal ministro dell’economia Tremonti
l’invito al governatore a fare un passo indietro. Il centrosinistra chiede espressamente le dimissioni. Fazio
avrebbe rivelato informazioni riservate all’ex amministratore delegato della
Banca popolare italiana, Gianpiero Fiorani, arrestato nell’ambito
dell’inchiesta sulla scalata ad Antonveneta. Sulla vicenda, ieri è intervenuto
anche il presidente della Banca Centrale Europea, Jean Claude Trichet, per il
quale se vengono confermate le accuse si configurerebbe una violazione del
codice etico di condotta che i membri del Consiglio direttivo della Bce hanno
sottoscritto. Dal canto suo Fazio si è detto assolutamente tranquillo per aver
sempre operato nel rispetto della legge.
Ad Hong Kong domani calerà il
sipario sul vertice dell’Organizzazione Mondiale per il Commercio,
caratterizzato da un elemento di novità: il compattamento di tutti i Paesi in
via di sviluppo. Resta difficile un accordo finale sui sussidi agricoli anche
se si prevedono ulteriori negoziati prima della conclusione del vertice.
Un’intesa è stata trovata, inoltre, sui sussidi all’export agricolo che
dovranno essere eliminati a partire dal 2010, mentre il 2006 è il termine
fissato dai Paesi sviluppati per eliminare quelli all’export del cotone. Si
segnalano infine scontri tra la polizia e manifestanti che hanno forzato i
blocchi per raggiungere le porte del centro congressi dove si svolge il vertice
Wto. Al momento sono 20 i feriti.
Lungo colloquio telefonico ieri
sera tra il segretario delle Nazioni Unite, Kofi Annan ed il presidente degli
Stati Uniti Bush, che domani sera parlerà alla nazione in televisione. Al
centro della chiacchierata le elezioni irachene che hanno rappresentato un
esempio di democrazia per la mancanza di violenze e l’alta affluenza al voto.
Nel Paese iracheno prosegue intanto lo spoglio delle schede, ma per i risultati
bisogna attendere almeno un paio di settimane. Sul terreno non mancano tuttavia
gli episodi violenza. Quattro bambini e un militare iracheno sono stati uccisi
in un attacco della guerriglia avvenuto a Parwana, nella valle occidentale
dell'Eufrate.
Doppio colpo alla strategia
dell’amministrazione Bush per combattere il terrorismo. Ieri il Senato ha
bloccato il rinnovo del Patriot Act, proprio nel giorno in cui il New York
Times ha rivelato che il capo della Casa Bianca ha autorizzato la più grande
agenzia d’Intelligence degli Stati Uniti a spiare le comunicazioni dei
cittadini americani senza chiedere l’autorizzazione dei giudici. Da New York Paolo
Mastrolilli:
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Il Patriot Act è la legge che fu
approvata dopo l’11 settembre 2001 per facilitare le indagini anti-terrorismo.
E’ sempre stato criticato dai difensori dei diritti civili perché secondo loro
viola la privacy e le garanzie costituzionali degli americani. Alcuni articoli
sono a tempo determinato: scadono il 31 dicembre e Bush vuole renderli
permanenti. La Camera ha già dato il via libera ma il procedimento si è
inceppato al Senato dove i membri di entrambi i partiti chiedono più protezione
per i cittadini. Ieri il leader dell’aula, Bill Frist, ha forzato un voto per
interrompere il dibattito e rinnovare la legge ma ha fallito. L’offensiva dei
rivali della Casa Bianca è stata aiutata da un articolo, uscito sul New York
Time, secondo cui nel 2002 Bush ha autorizzato la National Security Agency a
spiare le conversazioni telefoniche e le email scambiate dai cittadini
americani con l’estero. La legge vieta alle agenzie USA di compiere queste
attività di intelligence dentro i confini nazionali, senza l’autorizzazione di
un tribunale. Ma il Presidente ha firmato una direttiva per scavalcare la corte
in situazione urgenti. Questa pratica ha fruttato risultati, ad esempio
portando all’arresto di un camionista dell'Ohio, che progettava di far saltare
il ponte di Brooklyn. Migliaia di americani innocenti, però, sono finiti sotto
controllo e ciò ha scatenato lo scandalo.
Da New York, per la Radio
Vaticana, Paolo Mastrolilli
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Forte affermazione del movimento
islamico Hamas, ai danni di al Fatha, alle elezioni locali palestinesi. La
prospettiva che il successo di Hamas possa confermarsi anche alle prossime
elezioni legislative, preoccupa fortemente Israele visto che il movimento si
oppone ad ogni forma di dialogo. Peraltro il primo ministro israeliano, Sharon,
ha già escluso qualsiasi incontro sull’ipotesi di uno stato palestinese fin
quando il presidente Abu Mazen non avrà disarmato le milizie armate, tra le
quali Hamas è la più consistente. A rendere ancora più incerta la prospettiva
di una ripresa dei colloqui di pace, ci sono i perduranti atti di violenza.
Ieri un colono ebreo è stato ucciso e altri due feriti in Cisgiordania in
un’azione rivendicata dalla Brigata dei Martiri di al-Aqsa e dalla Jihad
islamica.
Promulgata in Iran una legge
secondo la quale il Paese potrebbe sottrarsi ad un regime rafforzato di
controllo delle sue attività nucleari e riprendere l’arricchimento dell'uranio
se la questione che lo riguarda sarà portata davanti al Consiglio di sicurezza
dell'Onu. Il presidente Ahmadinejad -
scrive l’agenzia Fars - ha dato ordine all'Organizzazione iraniana dell'energia
atomica di essere pronta ad applicare il provvedimento.
Nella Repubblica Democratica del
Congo, ieri sono scoppiati gravi
disordini nella capitale Kinshasa, nel corso di una manifestazione di proteste
per il referendum costituzionale di domani. Diversi i feriti con la polizia che
ha arrestato leader politici e sindacali. Il servizio di Giulio Albanese:
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Sempre ieri, il Capo dello
Stato, Joseph Cabila, per la prima volta in visita a Bucavo, nella tormentata
regione del Kivu meridionale, ha esortato i suoi connazionali a votare “sì” al
referendum sulla costituzione, tappa essenziale verso le elezioni del 2006 per
il ritorno della democrazia nel Paese. Sta di fatto che appare sempre più
chiaro che la maggior parte degli aventi diritto al voto, non conosce i
contenuti della nuova costituzione. Le modalità della consultazione
referendaria sono state definite irregolari e partigiane, a causa della
proliferazione di versioni, a volte in contraddizione tra loro, della nuova
carta incostituzionale in circolazione nel Paese.
Per la Radio Vaticana, Giulio
Albanese.
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In un clima disteso, diverso da
quello che a giugno costrinse alle dimissioni il presidente Carlos Mesa, i
boliviani si apprestano ad una storica votazione che potrebbe portare per la
prima volta in America Latina, un indio autentico, alla massima carica dello
Stato. Ce ne parla Maurizio Salvi:
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I sondaggi indicano che il
leader del movimento per il socialismo Evo Morales è in chiaro vantaggio
rispetto al candidato conservatore Jorge Quiroga detto 'Tuto'. In caso di
vittoria con meno del 50 per cento più uno dei voti, è il Parlamento che dovrà
scegliere il nuovo presidente e se in tre votazioni non si troverà un consenso,
alla quarta si dovrà ratificare la vittoria del candidato più votato. E la
prospettiva di un successo di Morales, conosciuto leader della federazione dei
coltivatori di coca del Chapare, preoccupa gli Stati Uniti che, attraverso il
dipartimento di Stato, hanno ammonito il futuro presidente boliviano.
“Qualunque sia il presidente eletto domenica, ha detto il portavoce statunitense
Sean McCormack, la Bolivia dovrà rispettare gli accordi firmati con noi in
materia di produzione e commercio di sostanze stupefacenti. Commentando da
parte sua il voto, l’arcivescovo di La Paz, Edmundo Abastoflor Montero, ha
sostenuto che si rispetti la volontà del popolo espressa nelle urne e si dia
vita ad un governo a maggioranza stabile che sappia dirigere con personalità il
destino del proprio Paese.
Da La Paz, Maurizio Salvi, ANSA,
per la Radio Vaticana.
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Si terranno il 19 marzo le
elezioni presidenziali in Bielorussia, in anticipo rispetto alla scadenza
naturale del mandato, in luglio. La data è stata approvata ieri all’unanimità
dal parlamento della ex repubblica sovietica. Nonostante le accuse di gestione
autarchica rivoltegli dall’opposizione e dai governi occidentali, il presidente
in carica Alexander Lukashenko sembra intenzionato a presentare nuovamente la
propria candidatura. L’appuntamento si preannuncia difficile: l’opposizione ha
già promesso manifestazioni di piazza ispirate alla “rivoluzione arancione”
dello scorso anno in Ucraina. A maggio, il presidente americano Bush aveva
definito la Bielorussia come l’ “ultima dittatura rimasta in Europa”.
Guerriglieri taleban hanno
attaccato una scuola nella parte meridionale dell'Afghanistan, uccidendo un
bidello e uno studente. Nella stessa provincia solo due giorni fa un episodio
simile ha provocato la morte di un maestro.
Un sisma di magnitudo 6,2
Richter ha colpito all'alba il nordest del Giappone, senza provocare vittime
ne’ danni. L’epicentro del sisma è stato registrato nel Pacifico, al largo
delle coste della prefettura di Miyagi. I meteorologi giapponesi non hanno
lanciato alcun allarme tsunami. Il terremoto è stato maggiormente sentito nella
città di Ishinomagi.
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