RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno XLIX n.
348 - Testo della trasmissione di mercoledì 14 dicembre 2005
IL
PAPA E LA SANTA SEDE:
OGGI IN PRIMO PIANO:
“Esclusi ed invisibili”: presentato oggi il Rapporto
UNICEF sulla condizione dell’infanzia nel mondo
Oggi la Chiesa celebra la memoria
di San Giovanni della Croce
CHIESA E SOCIETA’:
Australia: a Sydney torna la calma
dopo gli scontri a sfondo razziale dei giorni scorsi
I vescovi dell’Arizona pubblicano un documento sull’immigrazione
Alla sede dell’UNESCO, a Parigi, il Simposio su Paolo
VI: l’intervento di mons. Francesco Follo
Intervento
del cardinale Errázuriz Ossa in vista
della V Conferenza del CELAM
Per il presidente iraniano l’Olocausto è una leggenda: dura la condanna
dell’Unione Europea
Italia: sì del Senato alla riforma elettorale: torna il proporzionale, ma
con il premio di maggioranza
14 dicembre 2005
L’UOMO ABBIA FIDUCIA IN DIO, CHE NON LO ABBANDONA
NELLE
NOTTI OSCURE DELLA VITA E LO ACCOMPAGNA FINO AL MOMENTO ULTIMO
DELLA MORTE. LO HA DETTO IL PAPA ALL’UDIENZA
GENERALE IN PIAZZA SAN PIETRO
Dio resta accanto all’uomo sempre, fino al momento estremo
della morte. E’ l’insegnamento di Benedetto XVI all’udienza generale di questa
mattina, in una Piazza San Pietro affollata da oltre 18 mila persone e
illuminata dal sole. Il Papa ha spiegato ai fedeli il Salmo 138, che celebra
“l’onniscienza e l’onnipresenza di Dio nello spazio e nel tempo”. Il servizio
di Alessandro De Carolis.
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Un legame così unico dal quale “non può sottrarsi”. E’
questo che unisce Dio all’uomo, la sua creatura. Dal suo primo respiro
all’ultimo, Dio “non abbandona mai l’uomo”, la sua “bontà” gli resta accanto
anche nella “notti più oscure” della vita.
(canto salmo)
Non è la prima volta che i Salmi della Liturgia dei Vespri
– da settimane oggetto della catechesi di Benedetto XVI – inducono il Papa a
rimarcare questa verità della fede cristiana. E il Salmo 138, che canta – ha
spiegato il Pontefice - l’“onniscienza di Dio e la sua onnipresenza nello
spazio e nel tempo”, forniscono un ulteriore spunto di riflessione. “La meditazione
del Salmista – ha osservato Benedetto XVI - punta soprattutto a penetrare nel
mistero del Dio trascendente, eppure a noi vicino”. “La sostanza del messaggio”
è “lineare”:
“Dio sa tutto ed è
presente accanto alla sua creatura, che a Lui non può sottrarsi. La sua non è
però una presenza incombente e ispettiva; certo, il suo è anche uno sguardo severo
nei confronti del male davanti al quale non è indifferente. Tuttavia l’elemento
fondamentale è quello di una presenza salvifica, capace di abbracciare tutto
l’essere e tutta la storia”.
L’uomo che pretendesse di sottrarsi alla presenza divina
sarebbe un illuso, ha proseguito il Papa. “Ogni ambito dello spazio, anche il
più segreto, contiene una presenza attiva di Dio”:
“La sua mano è
sempre pronta ad afferrare la nostra per guidarci nel nostro itinerario
terreno. È, dunque, una vicinanza non di giudizio che incuta terrore, ma di
sostegno e di liberazione”.
Per questo, ha commentato subito dopo a braccio Benedetto
XVI, l’uomo come un figlio può abbandonarsi al Padre con piena fiducia:
“E così possiamo
capire che l’ultimo essenziale contenuto di questo Salmo è un canto di fiducia.
Dio è sempre con noi. Anche nelle notti più scure della nostra vita non ci abbandona,
anche nei punti più difficili della vita rimane presente. E anche nell’ultima
notte, nell’ultima solitudine, nella quale nessuno può accompagnarci, nella
notte della morte, il Signore non ci abbandona, ci accompagna. E perciò noi
cristiani possiamo essere fiduciosi: non siamo mai lasciati soli. La bontà di
Dio non ci abbandona”.
Al termine dell’udienza, Benedetto XVI ha salutato i
presenti in sei lingue, facendo particolari accenni ai vescovi polacchi in
visita ad Limina, alle delegazioni
dei Ministeri italiani dell’economia e delle finanze e ai rappresentanti
dell’Unione cattolica artisti. Il saluto del Pontefice è andato anche, tra gli
altri, ai pellegrini della diocesi di Alessandria, guidati dal Vescovo Mons.
Fernando Charrier, a conclusione del quinto centenario della nascita di S. Pio
V, “illustre figlio – ha notato il Papa - della terra alessandrina”. Infine,
Benedetto XVI ha ricordato la memoria odierna di S. Giovanni della Croce:
“Ci invita, cari
amici, a volgere lo sguardo del cuore al mistero nascosto in Gesù Cristo,
ricordandoci che, chi veramente desidera la sapienza divina, desidera anzitutto
entrare nello “spessore della croce”. Con questi sentimenti prepariamoci a
vivere il Natale ormai prossimo”.
(canto Adeste
fideles)
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ALTRE
UDIENZE E NOMINE
Benedetto XVI ha ricevuto nel
corso della mattinata, in successive udienze, l’arcivescovo Beniamino Stella, nunzio
apostolico in Colombia, e l’arcivescovo George Kocherry, nunzio apostolico in
Ghana.
In Francia, il Papa ha accettato la rinuncia al governo
pastorale della diocesi di Saint-Dié, presentata per raggiunti limiti di età da
mons. Paul-Marie Guillaume. Al suo posto, il Pontefice ha nominato il sacerdote
Jean-Paul Mathieu, finora vicario generale della medesima diocesi. Il nuovo
presule ha 65 anni. Dopo l’ordinazione sacerdotale ha frequentato l’Università
della Sorbona di Parigi, ottenendo la licenza in Filosofia, seguendo inoltre alcuni
corsi presso l’Istituto Cattolico di Parigi. Rientrato in diocesi, ha ricoperto,
tra l’altro, gli incarichi di parroco, di membro della “Commission Nationale du Catéchuménat”, di responsabile della
formazione permanente e delegato diocesano per i religiosi e le religiose.
In Brasile, Benedetto XVI ha nominato ausiliare
dell’arcivescovo di Florianópolis il sacerdote Giuseppe (José) Negri, del
P.I.M.E., finora direttore spirituale del Seminario Filosofico nell’arcidiocesi
di Florianópolis. Il neo presule, 47 anni, ha emesso la professione religiosa
nel Pontificio Istituto Missioni Estere nel 1985, dove ha studiato Filosofia e
Teologia, conseguendo poi la Licenza e il Dottorato in Psicologia presso
l’Università Gregoriana. È stato Parroco in Florianópolis, ma la maggior parte
del suo ministero l’ha svolta come direttore spirituale per otto anni in
Brasile e per tre a Monza. Dal 2002 ad oggi, nuovamente in Brasile. Dal gennaio
2005 è anche amministratore di una parrocchia in Brusque, ove ha sede il Seminario.
CREAZIONE
DI DIOCESI IN INDONESIA E IN NIGERIA
In Indonesia, il Papa ha eretto la diocesi di Maumere,
rendendola suffraganea dell’arcidiocesi di Ende. Come primo vescovo, il Pontefice
ha nominato il 54.enne sacerdote Vincentius Sensi, direttore del Centro
pastorale di Ende. La nuova diocesi di Maumere si trova nella parte orientale
dell’arcidiocesi di Ende, nell’Isola di Flores, e comprenderà il distretto
civile di Sikka. La nuova diocesi conta 270 mila abitanti, di cui 260 mila cattolici,
distribuiti in 30 parrocchie, con 120 sacerdoti, tra diocesani e religiosi, 150
religiose e 26 seminaristi.
In Nigeria, Benedetto XVI ha eretto la diocesi di Uromi,
rendendola suffraganea dell’arcidiocesi di Benin City. Come primo vescovo, il Papa ha nominato il 49.enne sacerdote Augustine
Obiora Akubeze, vicario generale della diocesi di Issele-Uku. La nuova diocesi
di Uromi ha una popolazione di circa 780 mila abitanti, 100 mila dei quali cattolici.
Le parrocchie sono 15, una sessantina i sacerdoti, 29 le religiose, 71 i
seminaristi.
LA
VERITA’ PORTA LA PACE, LA MENZOGNA LA IMPEDISCE: HA AVUTO VASTA ECO
IN TUTTO IL MONDO IL PRIMO MESSAGGIO DI
BENEDETTO XVI
PER LA
GIORNATA MONDIALE DELLA PACE
-
Intervista con don Fabio Corazzina, coordinatore nazionale di Pax Christi Italia
-
Vasta
eco ha avuto sui mass media di tutto il mondo il primo Messaggio di Benedetto
XVI per la Giornata Mondiale della Pace che si celebrerà il prossimo 1° gennaio.
Il documento, intitolato “Nella verità, la pace”, è stato presentato ieri nella
Sala Stampa vaticana. Il Papa sottolinea che la verità porta alla pace, la
menzogna la impedisce. Ascoltiamo il commento di don Fabio Corazzina,
coordinatore nazionale di Pax Christi Italia, intervistato da Sergio
Centofanti:
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R. –
Credo che sia un aspetto di un’evidenza impressionante, soprattutto in questo
periodo, in questo tempo. La questione delle non verità, delle menzogne, delle
omissioni, che impediscono alla gente, ad una realtà che si definisce anche
democratica, di poter decidere se partecipare o no ad alcuni interventi, ad
alcuni sistemi di guerra, ad alcuni sistemi oppressivi o, come dice qualcuno,
ad alcuni sistemi di liberazione, credo siano dei punti fondamentali, dei punti
nodali della situazione violenta dentro la quale viviamo troppe menzogne. Ci
hanno messo nelle condizioni di pensare che non esiste la verità, ma esiste
solo quello che qualcuno ci racconta. Mi pare che il Papa abbia richiamato questa
necessità di essere tutti più veri.
D. – Il Papa denuncia il terrorismo e il nichilismo di
quanti negano l’esistenza di qualsiasi verità e il fanatismo religioso che
vuole imporre con la violenza la propria convinzione circa la verità…
R. – Aggiungerei, accanto alle riflessioni che faceva sui
sistemi ideologici, politici e oppressivi del secolo precedente, una eredità
che credo sia altrettanto un idolo pericoloso, un sistema pericoloso sul quale
si stanno costruendo ancora tante violenze, e cioè l’idea che il nostro sistema
di vita, il nostro tenore di vita, i nostri interessi siano la realtà assoluta
e intoccabile sulla quale costruire il panorama e le scelte politiche del mondo
intero. Quindi, direi che anche questo è un fondamentalismo di matrice politica,
di matrice economica, di matrice anche culturale che ci pone nelle condizioni
di essere nel mondo la realtà che deve difendersi da tutto e la realtà che può
attaccare per difendersi da tutti coloro che ci pongono un punto interrogativo
sul nostro stile di vita, che è la radice su cui si sono costruiti nuovi
modelli di difesa. Dobbiamo difenderci dagli altri, perché ci chiedono di
cambiare vita. Il Vangelo, mi pare, ci pone nelle condizioni di pensare che un
sistema pericoloso è quello che ci mette dalla parte di chi non deve cambiare.
D. – C’è poi la menzogna – nota il Papa – dei governi che
contano sulle armi nucleari per garantire la sicurezza dei loro Paesi.
Benedetto XVI denuncia con forza l’aumento preoccupante delle spese militari e
un commercio delle armi sempre prospero, mentre c’è una quasi generale
indifferenza sul processo di disarmo…
R. – Vuol dire che la Chiesa cattolica dovrà porsi nel
mondo contro questo sistema di riarmo e le spese fatte. L’Italia si sta
riarmando, le spese crescono, i territori vengono ulteriormente militarizzati,
da tutti i punti di vista. Io sono di Brescia, e a Brescia si produce l’80 per
cento delle armi leggere in Italia. L’Italia è ai primissimi posti – secondo o
terzo posto – come venditrice di armi leggere. Il mondo sta puntando sul
sistema delle armi. Si pensi alla spesa degli Stati Uniti per la
militarizzazione e per l’esercito.
D. – Il Papa, infine, lancia un forte appello ai credenti
in Cristo, perché siano testimoni convincenti del Vangelo della pace…
R. – Credo che, come diceva don Tonino Bello, dovremo
avere un surplus di spiritualità, regalare a questo mondo davvero la bellezza
del Vangelo. Il che significa che alle comunità cristiane viene chiesto di
coniugare l’impegno politico, sociale, l’impegno sul territorio, lo sguardo al
mondo, con uno spazio di silenzio, con uno spazio di meditazione, con uno
spazio in cui la parola di Dio può ancora dirci la sua. E non gli facciamo dire
quello che ci interessa. Credo che nelle comunità bisogna ritornare più che a
preoccuparci di capire quanti siamo, a coltivare la qualità della nostra testimonianza
dentro alle comunità locali, dentro i territori, dentro la Chiesa. Dobbiamo
ritornare, mi pare, nella prospettiva, ad essere più missionari.
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PRESENTATO ALLA RADIO VATICANA IL PRIMO ANNO DI
ATTIVITÀ DELLA FONDAZIONE “IL BUON SAMARITANO”. VOLUTA DA GIOVANNI PAOLO II
RACCOGLIE FONDI
PER
AIUTARE IN TUTTO IL MONDO I MALATI PIÙ BISOGNOSI.
E PER
LE FESTIVITÀ NATALIZIE HA INVIATO A TUTTE LE DIOCESI UN APPELLO
PER INCREMENTARE
GLI AIUTI AI MALATI DI AIDS
Un’espressione dell’amore solidale e preferenziale della
Chiesa per le persone abbandonate e che vuole aiutare economicamente i malati
più bisognosi. E’ questo la Fondazione “Il Buon Samaritano”, voluta da Giovanni
Paolo II nel settembre del 2004. E ad un anno di attività la fondazione lancia
un’iniziativa per il Natale. Ce ne parla Tiziana Campisi.
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“Curate
gli infermi”: è l’invito rivolto da Gesù ai suoi discepoli, giunto fino ai
giorni nostri attraverso i Vangeli di Luca e Matteo. Un invito accolto
particolarmente dal Pontificio Consiglio per gli Operatori Sanitari che nel
2004 ha proposto a Giovanni Paolo II di promuovere una Fondazione per sostenere
la lotta contro l’AIDS, la malaria, la tubercolosi ed altre malattie.
E’ nata
così la Fondazione “Il Buon Samaritano” che si sta impegnando particolarmente
per inviare farmaci nei Paesi colpiti dalla piaga dell’AIDS. E Benedetto XVI ha
voluto incoraggiare, sin dai primi giorni del suo Pontificato, la fondazione
che ha già inviato circa 200 mila dollari in Africa, 28 mila in America e 10
mila in Asia. Il cardinale Javier Lozano Barragán, presidente del Pontificio
Consiglio per la pastorale della salute, ci parla di una nuova iniziativa per
raccogliere fondi:
“In occasione delle prossime Festività del Santo Natale e
dell’Epifania del Signore, proponiamo, per la sensibilizzazione delle singole
Comunità Ecclesiali per le finalità della Fondazione, lo slogan: 5 euro e
accendi una stella di Natale: questa è ovviamente una metafora. 5 euro si
possono tradurre in una compressa di antiretrovirale. Quella pasticca di
antiretrovirale corrisponderà alla stella di Natale”.
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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”
Apre la prima pagina l’udienza generale.
Servizio vaticano - Una pagina dedicata al
cammino della Chiesa in Italia.
Servizio estero - Iraq: domani quindici
milioni di iracheni alle urne per le elezioni legislative.
Servizio culturale - Un
articolo di Danilo Mazzoleni dal titolo “L’arte del restauro italiano al
servizio del patrimonio mondiale”: a Roma una mostra documenta l’impegno per la
salvaguardia di importanti siti archeologici.
Servizio italiano - In rilievo l’Antonveneta:
perquisizioni a Lodi dopo l’arresto di Fiorani; gravi accuse per gli ex vertici
di BPL.
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14 dicembre 2005
“CRISTIANESIMO
E ISLAM, IERI E OGGI”: SU QUESTO TEMA SI E’ SVOLTO IERI
UN CONVEGNO ALLA PONTIFICIA UNIVERSITA’
LATERANENSE DI ROMA
- Gli interventi del cardinale Angelo
Sodano, di Rocco Buttiglione
e di mons. Rino Fisichella -
“Cristianesimo
e Islam, ieri e oggi”: questo il tema del convegno che si è tenuto ieri presso
la Pontificia Università Lateranense di Roma. L’incontro è giunto a conclusione
delle manifestazioni in onore di San Pio V, di cui ricorre il quinto centenario
della nascita e che ha legato il suo nome alla battaglia di Lepanto e al
Concilio di Trento. Tra i presenti, anche il segretario di Stato vaticano,
cardinale Angelo Sodano. Il servizio di Isabella Piro.
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Se vogliamo una vita pacifica, dobbiamo intenderci sulla
realtà delle cose. Così il cardinale Angelo Sodano, ha introdotto il suo
discorso sui rapporti tra Cristianesimo e Islam. E la realtà delle cose si basa
sulla legge naturale, una base comune da cui può ripartire il dialogo
interreligioso:
“La verità è uguale per tutti. La legge naturale è
uguale per tutti. Quindi c’è una base. Noi crediamo che Dio, creando l’uomo,
gli ha dato un’inclinazione al bene, che noi chiamiamo la legge naturale e
questa legge naturale è identica per tutti”.
Occorre servire il nostro tempo con la carità di Cristo,
ha continuato il cardinal Sodano, poiché il rispetto per la vita dell’uomo è un
elemento fondamentale in tutte le religioni:
“C’è un
principio: tu non ucciderai, che è universale, è in tutte le religioni. Io
credo davvero che dobbiamo ritornare a parlare di questa legge naturale come un
sillabario identico per tutti gli uomini e per tutte le culture, sul quale
possiamo intenderci”.
Sulla stessa linea si è posto il ministro dei Beni
culturali, Rocco Buttiglione, anche lui presente all’incontro. Dopo aver
sottolineato le principali differenze il Dio Trinitario cristiano, che si è
fatto uomo e che permette l’amicizia con l’uomo, e il Dio monolitico islamico,
più distaccato dalla realtà umana, Buttiglione ha però individuato un punto di
incontro tra le due religioni:
“Credo che bisogna
ricordarsi dell’origine comune. Siamo tutti figli di Abramo. Al centro c’è Dio
che rifiuta il sacrificio cruento del figlio di Abramo. Dio che dice che non
vuole il sangue dell’uomo. La gloria di Dio non è che l’uomo muoia, non è il
sacrificio umano, la gloria di Dio è che l’uomo viva. Dio vuole che il bene
venga perseguito rispettando la vita e la libertà degli altri uomini. Su questo
fondamento comune della storia di Abramo possiamo ritrovarci noi con gli ebrei
e con gli islamici”.
Si può dialogare solo se ci si conosce: così il rettore
della Pontificia Università Latreranense, monsignor Rino Fisichella, che ha poi
ricordato le parole di San Tommaso D’Aquino:
“Tommaso D’Aquino ha
detto: tutto ciò che viene detto di vero, da chiunque venga detto, proviene in
ogni caso dallo Spirito del Signore
risorto. Ecco perché i nostri confronti, che partono sempre da posizioni
chiare, perché il dialogo può venire solo quando chiaramente ci si conosce,
avviene anche in quel clima di profondo rispetto che trova appunto
nell’Accademia il suo luogo specifico”.
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“ESCLUSI ED INVISIBILI”, IL TITOLO DEL RAPPORTO
UNICEF 2006
SULLA
CONDIZIONE DELL’INFANZIA NEL MONDO. IL SILENZIO ‘ASSORDANTE’
DI CHI
IGNORA LA SOFFERENZA DI CENTINAIA DI MILIONI BAMBINI
Bambini,
centinaia di milioni nel mondo ignorati nella loro sofferenza, che non ricevono
aiuto. Presentato oggi a Londra e nelle principali capitali del mondo il
Rapporto UNICEF 2006 sulla condizione dell’infanzia. Roberta Gisotti ha seguito
per noi la conferenza stampa a Roma, organizzata dall’UNICEF-Italia nella sede
del CIDE, il Centro nazionale d’informazione e documentazione europea.
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“Esclusi ed invisibili” è il titolo del rapporto, riferito
a centinaia di milioni di bambini maltrattati, trascurati, discriminati e
soprattutto dimenticati dal mondo, assenti nei dibattiti pubblici e nelle legislazioni,
nelle statistiche e nelle notizie.
“Qualsiasi società - ha detto Antonio Sclavi, presidente
dell’UNICEF-Italia, denunciando quella
che ha definito “una quotidiana emergenza dimenticata” - che abbia a cuore il benessere
dei propri bambini e il proprio futuro, non deve permettere che questo accada”.
Eppure sotto gli occhi di una comunità internazionale ‘distratta’ da altro, 50
milioni di neonati non vengono neanche registrati all’anagrafe, non esistono,
esclusi da ogni controllo e assistenza; 171 milioni di bambini sono impiegati
in lavori ad alto rischio; 2 milioni sono sfruttati dall’industria del sesso;
oltre 100 milioni non sono mai entrati in un’aula scolastica; centinaia di
migliaia sono vittime di catastrofi naturali e di guerre; decine di milioni
vivono per la strada e oltre un milione sono in carcere.
Abusi, violenze, traumi, il circolo vizioso di un’infanzia
negata, con effetti devastanti per i bambini, ma anche per lo sviluppo delle
Nazioni, ammonisce l’UNICEF, che invita anzitutto i governi ad assumere la
responsabilità primaria di portare alla luce e di cambiare la vita di questi
bambini, attraverso leggi, ricerche e risorse adeguate, e perseguendo con
severità chi offende, umilia e uccide l’infanzia.
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OGGI LA CHIESA CELEBRA LA MEMORIA DI SAN
GIOVANNI DELLA CROCE
SACERDOTE
E DOTTORE DELLA CHIESA, GRANDE MISTICO E POETA SPAGNOLO
VISSUTO
NELLA SECONDA METÀ DEL 1500
- Il
servizio di Sergio Centofanti -
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San Giovanni della Croce nasce nel 1542 a Fontiveros
presso Avila da un nobile commerciante di seta e da una tessitrice di umili
origini. A soli due anni perde il padre e la madre si trasferisce da un paese
all’altro in cerca d’aiuto. Sono anni di sofferenze e umiliazioni. Poco più che
adolescente Giovanni si guadagna da vivere come inserviente in un ospedale, ma
ama lo studio e la preghiera. E’ un travagliato periodo di discernimento: “A
che serve – scriverà più tardi – che tu dia al Signore una cosa quando te ne
chiede un’altra? Medita su quello che Dio vuole e compilo”.
A 21 anni entra nell’Ordine carmelitano, ma trova una vita
religiosa rilassata che non appaga la sua ardente sete di Dio perché è convinto
che “nella vita spirituale non progredire vuol dire arretrare” e che “chi opera
con tiepidezza è pronto a cadere”. Decisivo l’incontro con santa Teresa d’Avila
che lo convince ad attuare con lei la riforma dell’ordine fondando i
Carmelitani Scalzi sulla base di un alto ideale contemplativo e missionario.
Inizia con pochi amici passando il giorno a pregare, a far penitenza, a
predicare e confessare tra i poveri contadini delle borgate, privi di qualsiasi
assistenza religiosa. E’ un’opera che suscita gelosie e persecuzioni, fino ad essere rapito e
imprigionato in un convento dai suoi stessi ex confratelli. In questo periodo
durato 9 mesi inizia a comporre le sue più importanti poesie mistiche: “La
salita al Monte Carmelo”, “Il Cantico spirituale”, “La fiamma viva d’amore”, la
celebre “Notte oscura”. “Nell’aridità e nella difficoltà - dice - la virtù getta
le sue radici”. Quando fugge porta a compimento la sua opera riformatrice.
Stremato dalla fatica muore a soli 49 anni baciando il Crocifisso.
La sua vita è stata segnata dalla sofferenza sin dalla più
tenera età. Il suo sguardo però è
rivolto non alla croce in sé ma sempre verso Gesù che su quella Croce si è disteso:
“chi non cerca la Croce di Cristo – afferma – non cerca la gloria di Cristo”.
“Per accedere alle ricchezze della sapienza divina la porta è la Croce. Si
tratta di una porta stretta - sottolinea - nella quale pochi desiderano entrare
mentre sono molti coloro che amano i diletti a cui si giunge per suo mezzo”.
San
Giovanni della Croce è il mistico 'del nulla e del tutto': per arrivare al
tutto, che è Dio, occorre che l'uomo dia tutto di sé, non con spirito di
schiavitù, ma di amore. Celebri i suoi
aforismi: “L’anima che cammina nell’amore non annoia gli altri e non stanca se
stessa” e "dove non c'è amore, metti amore e ne ricaverai amore". Ed
esorta ad avere sempre presente il metro del giudizio finale: “Nella sera della
vita saremo giudicati sull'amore”. Canonizzato da Benedetto XIII il 27 dicembre
1726, viene proclamato Dottore della Chiesa da Pio XI il 24 agosto 1926.
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14
dicembre 2005
AUSTRALIA: A SYDNEY TORNA LA CALMA
DOPO GLI SCONTRI A SFONDO RAZZIALE
DEI GIORNI SCORSI, MA LA TENSIONE
RESTA ALTA. L’ARCIVESCOVO DI SYDNEY:
“NO AL RAZZISMO, SI’ AL RISPETTO PER
OGNI UOMO”
- A cura di Andrea Cocco -
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SYDNEY. = Un massiccio dispiegamento di Forze di polizia
ristabilisce l’ordine sulle spiagge di Sydney sconvolte nei giorni passati da
scontri a sfondo razziale tra giovani bianchi e comunità di origine
mediorientale. “Incidenti di questo tipo possono avvenire in ogni parte del mondo”,
ha dichiarato il premier australiano John Howard. Ma l’opinione pubblica rimane
colpita dall’esplodere delle violenze e la stampa contrattacca accusando il
governo di nascondere la testa sotto la sabbia. Tutto ha avuto inizio domenica
quando circa 5000 giovani surfisti e bagnanti della comunità bianca di Sydney,
si sono dati appuntamento sulla spiaggia di Cronilla per vendicare
l’aggressione di due bagnini e difendere il territorio dagli “stranieri”. Bandiere
australiane, slogan razzisti, mazze da baseball e una buona dose di alcool per
molti di loro. Bersaglio della rabbia i giovani di origine mediorientale. Ma i
“libanesi”, come viene definito chiunque abbia parvenze mediorientali, non sono
rimasti a guardare e per rappresaglia sono arrivati in massa, il giorno dopo
nei quartieri bianchi della capitale, accanendosi su macchine e passanti. Il
bilancio di due giorni di scontri è una trentina di feriti, circa 40 arresti e
numerose macchine distrutte. Martedì la Polizia è riuscita a reinstaurare la
calma solo grazie all’invio di quasi 500 agenti sul posto. Ma gli incidenti, si
dice, possono riesplodere da un momento all’altro e la tensione rimane
altissima, alimentata da una valanga di SMS che da una parte e dall’altra
invitano a continuare gli scontri.“Gli incidenti sono stati il prodotto di una
sfortunata combinazione di fattori. La cosa importante è ora la riconciliazione
e per questo ho invitato i leader di tutte le altre comunità a lavorare alla
pace”. Queste le parole del cardinale George Pell, arcivescovo di Sydney, che
già martedì in una lettera diffusa alla stampa aveva duramente condannato
violenze e razzismo e lanciato un appello ad isolare gli estremisti e
rispettare i diritti di ogni uomo”. “Gli arabi australiani debbono
affrontare già da anni denigrazioni, razzismo, abusi. Ma questi disordini
porteranno la paura a nuovi livelli”, ha sottolineato il cardinale Pell,
invitando la società australiana a una profonda riflessione. La stampa
nazionale dedica ampio spazio in effetti a considerazioni sul carattere
multietnico della società. Secondo il
quotidiano “The Age” razzismo, emarginazione ed una certa cultura maschilista,
costituiscono gli ingredienti di una miscellanea che ad ogni momento rischia di
esplodere. Sotto accusa in particolare la cultura della violenza e le gang
giovanili che negli ultimi tempi contano un numero sempre crescente di ragazzi:
i Bra Boys, rinomata banda di surfisti, i Comancheros gang rivale di motociclisti. Proprio queste ultime due
sarebbero all’origine delle violenze di domenica. (A.C.)
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I
VESCOVI DELL’ARIZONA HANNO PUBBLICATO UN DOCUMENTO INTITOLATO
“MI AVETE ACCOLTO”, LETTERA PASTORALE
SULL’IMMIGRAZIONE.
I
PRESULI INVITANO I FEDELI
AD ESSERE
PIÙ SOLIDALI VERSO CHI LASCIA IL PROPRIO PAESE,
AI
GOVERNI CHIEDONO UNA LEGISLAZIONE ADEGUATA
PHOENIX. = I vescovi dell’Arizona hanno
pubblicato un documento pastorale sull’immigrazione. Con la lettera “Mi avete
accolto”, resa nota nel giorno della festività della Madonna di Guadalupe, i
presuli chiedono una nuova politica migratoria che tenga conto del mutato
contesto economico e politico mondiale. Esortano inoltre i fedeli ad un
atteggiamento più solidale verso chi lascia il proprio Paese, anche a costo
della vita, per cercare fortuna negli Stati Uniti. Come riferisce l’agenzia
americana “Cns”, i vescovi hanno mostrato preoccupazione per le “crescenti
manifestazioni di ostilità della comunità locale verso gli immigrati
clandestini”. Negli Stati Uniti, inoltre, l’aumento dei flussi migratori e, in
particolare, dell’immigrazione dall’America Latina, ha acceso un vivace
dibattito politico, soprattutto negli Stati di frontiera, come appunto
l’Arizona. Un fenomeno, quello dell’immigrazione illegale, che va sicuramente
contrastato, affermano i vescovi, ma con una legislazione adeguata alla nuova
realtà scaturita dalla globalizzazione e non con misure disumane come il
rimpatrio indiscriminato. Troppo spesso, osservano i presuli, si trascurano “le
enormi difficoltà che gli immigrati illegali devono affrontare per raggiungere
gli Stati Uniti, per attraversare la frontiera, per vivere in un Paese in cui
non sono riconosciuti e spesso sono vittime di discriminazioni e abusi”. Di qui
l’invito rivolto ai fedeli a contribuire a soluzioni che tutelino, insieme alla
sicurezza nazionale, la dignità umana degli immigrati e ad aiutare i loro Paesi
di origine ad uscire della povertà. (T.C.)
ALLA SEDE DELL’UNESCO, A PARIGI, IL SIMPOSIO SU
PAOLO VI. “EVANGELIZZAZIONE
E DIALOGO
NON SONO IN OPPOSIZIONE”: QUESTO UNO DEI PIU’ IMPORTANTI
INSEGNAMENTI DI PAPA MONTINI
PARIGI. = “E’ necessario
stabilire un’equazione tra il dovere della Chiesa di evangelizzare il mondo e
il suo dovere di dialogare con il mondo”. E’ questo secondo mons. Francesco
Follo, Osservatore permanente della Santa Sede presso l’Unesco, il più grande
insegnamento che si trae dall’Enciclica “Ecclesiam suam” di Papa Paolo VI.
L’occasione offerta per questa riflessione è il seminario internazionale che si
è svolto ieri a Parigi, nella Sede dell’Unesco, dal titolo “Il dialogo possibile:
Paolo VI e le culture contemporanee”. “Paolo VI - ha detto mons. Follo - nella
sua Enciclica afferma che la Chiesa deve entrare in dialogo con il mondo nel
quale vive. La Chiesa si fa parola, si fa messaggio, si fa conversazione”. Un’
esortazione al dialogo di grande importanza e su cui, come ha ricordato mons.
Follo, si è più volte soffermato anche papa Benedetto XVI, “invitando a
lavorare con tutte le religioni affinché siano promossi i valori religiosi e
morali, attraverso il dialogo interreligioso”. Al Simposio di Parigi era
presente anche il cardinale Paul Poupard, presidente del Pontificio Consiglio
della Cultura, che si è soffermato sul valore del dialogo. Chiarezza, dolcezza,
fiducia di sé e dell’altro e prudenza pedagogica, costituiscono, secondo il
cardinale Poupard, le caratteristiche fondamentali del dialogo tra culture e
religioni. “Irenismo e sincretismo” invece alcuni dei principali pericoli. Alla
Chiesa il compito di marcare i limiti, segnalare piste e proporre forme diverse
per un dialogo vivo e fruttuoso. (A.C.)
“LA CHIESA DEVE RISVEGLIARE LO SPIRITO MISSIONARIO
NEI CRISTIANI
ED INCORAGGIARLI A LOTTARE IN DIFESA DI UNA
CULTURA DELLA VITA”.
COSÌ IL CARDINALE FRANCISCO JAVIER
ERRÁZURIZ OSSA, IN PREPARAZIONE
DELLA
V CONFERENZA GENERALE DEL CONSIGLIO EPISCOPALE LATINOAMERICANO
SANTIAGO. = La V Conferenza
Generale del CELAM (Consiglio Episcopale Latinoamericano) sarà incentrata sulla
persona umana, chiamata ad essere discepola di Cristo, ed affronterà anche la
questione della crescita delle sette religiose. Lo ha detto il cardinale
Francisco Javier Errázuriz Ossa, arcivescovo di Santiago e Presidente del
CELAM, in una recente intervista rilasciata all’Opera di diritto pontificio
“Aiuto alla Chiesa che soffre”. Rammentando come la situazione della Chiesa in
America Latina negli ultimi 15 anni sia cambiata, il porporato - scrive
l’agenzia Fides - ha affermato che la Chiesa deve risvegliare lo spirito
missionario nei cristiani e incoraggiarli a lottare in difesa della cultura
della vita. In particolare, tra i problemi più preoccupanti, vengono
evidenziati l’aumento del divario tra ricchi e poveri e la persistenza della
corruzione, e ancora le piaghe della tossicodipendenza e della violenza
criminale. “Gli sforzi realizzati dalle comunità cristiane, dai movimenti
apostolici e dalle istituzioni scolastiche della Chiesa cattolica daranno
frutti nel futuro”, ha osservato il cardinale Errázuriz Ossa guardando alla
realtà attuale. Oltre alla Conferenza generale del CELAM, in America Latina e
nei Caraibi in questi mesi si stanno organizzando anche due Congressi: quello
sui Movimenti apostolici, a Bogotà, in Colombia, ed in Messico sulla devozione
mariana, tanto diffusa nelle popolazioni latinoamericane. (T.C.)
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14
dicembre 2005
- A cura di Eugenio Bonanata e Antonella
Ratti -
Nuove tensioni tra Iran ed Israele dopo le ultime
esternazioni contro lo Stato ebraico da parte del presidente iraniano,
Ahmadinedjad. Questa mattina la risposta di Tel Aviv. Il nostro servizio:
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Israele dispone dei
mezzi militari per difendersi dall’Iran. A dichiararlo il portavoce del premier
Sharon dopo le nuove esternazioni anti-ebraiche del presidente iraniano Ahmadinejad.
Il leader della Repubblica islamica, ieri in un discorso alla tv di
Stato, aveva parlato di “mito del massacro degli ebrei” e ha proposto di creare
uno Stato ebraico in Europa, Stati Uniti, Canada o Alaska. Ferma, anche in
questo caso, la condanna da parte della comunità internazionale. In prima linea
l’Unione Europea. E proprio mentre da Bruxelles giungeva la presa di distanza
dalle parole di Ahmadinejad, una nuova bordata da parte di quest’ultimo. Questa
volta, però, sull’altro punto caldo di Teheran: il programma atomico. “Non ci sono dubbi
– ha detto in un’intervista televisiva – sul fatto che il governo non cederà di
un millimetro dall’esercitare il diritto legittimo della Nazione iraniana di
dotarsi di tecnologia nucleare”. Affermazione che precede di pochi giorni la
riapertura, il
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Storica vigilia elettorale in Iraq. Il Paese domani andrà
alle urne per scegliere, fra circa 200 partiti, i 275 seggi dell’Assemblea
Nazionale, il primo parlamento non provvisorio. Per mons. Ferdinando Filoni,
nunzio apostolico a Baghdad intervistato dall’agenzia SIR, la speranza è che il
voto rappresenti un passo verso la riconciliazione.
Decine di migliaia di libanesi si sono concentrati nel
centro di Beirut, dove nella Basilica greco-ortodossa di San Giorgio si sono
svolti i funerali di Gibran Tueni, il deputato cristiano antisiriano ucciso due
giorni fa in un attentato. Massiccia, inoltre, l’adesione allo sciopero
generale indetto dalle forze politiche antisiriane.
Ancora scontri a Hong Kong, dov’è in corso il vertice
dell’Organizzazione Mondiale del Commercio (WTO). Dimostranti sud coreani
anti-WTO hanno tentato di forzare il cordone di sicurezza all’interno del quale
si trovano gli edifici che ospitano, fino a domenica, gli incontri dei
rappresentanti di 149 Paesi. I manifestanti chiedono la sospensione delle misure
di liberalizzazione promosse dal WTO in materia di agricoltura. Ma qual è la
posizione della Chiesa a riguardo? Ascoltiamo la testimonianza dell’arcivescovo
Silvano Maria Tomasi, osservatore permanente della Santa Sede presso gli uffici
ONU di Ginevra:
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La presenza della Santa Sede nell’Organizzazione Mondiale
del Commercio vuole contribuire all’eliminazione della povertà e ad un rapporto
più equo nel commercio tra Paesi ricchi e Paesi poveri. Il commercio è visto
come uno strumento molto importante nel mondo di oggi e nell’economia moderna
per produrre ricchezza e quindi dobbiamo farci sicuri che gli effetti di questo
modo di procedere siano di beneficio a
tutti. Durante i contatti informali, nei gruppi di discussione e nella
presentazione formale che la Santa Sede sempre fa in queste occasioni si
metterà in luce questo atteggiamento. Noi, partendo dalla Dottrina sociale
della Chiesa, siamo ben convinti che la famiglia umana è una e la dignità di
ogni persona è uguale in qualsiasi continente, in qualsiasi situazione. Vogliamo
fare in modo che questa convinzione si traduca in decisioni operative che
facilitino il benessere per tutti i Paesi.
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Si fa sempre più difficile la situazione economica e
sociale nei Territori palestinesi. La denuncia arriva da un rapporto delle
Nazioni Unite presentato alla Conferenza degli Stati donatori, tenutasi in
questi giorni a Londra. Lo studio mette in evidenza il costante incremento
della povertà e della disoccupazione dal
2000 ad oggi e prevede un aggravarsi della situazione per la Striscia di Gaza
nel caso in cui dovesse essere isolata dalla Cisgiordania. Ce ne parla Giovanni
Augello:
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L’impatto della seconda Intifada sull’economia palestinese
è stato devastante. Secondo il rapporto dell’ONU, dall’autunno del 2000 ad oggi
la situazione economica e sociale nei Territori è peggiorata. Circa la metà dei
palestinesi residenti in Cisgiordania e nella Striscia di Gaza vive in stato di povertà, mentre a
Gerusalemme Est la percentuale delle famiglie povere è triplicata nell’ultimo
anno. Uno dei problemi più gravi per i palestinesi resta ancora l’accesso ad
Israele attraverso i check-point. Il 37 per cento dei residenti nei Territori
lo scorso anno ha denunciato perfino difficoltà ad acquistare beni di prima necessità,
percentuale che potrebbe aumentare nel caso in cui Gaza dovesse rimaner isolata. Preoccupanti le
condizioni di vita per l’infanzia. La mortalità infantile è aumentata del 15
per cento rispetto al 2000. Cresce la denuncia di problemi psichici nei minori, come ansia e depressione, e va
estendendosi il fenomeno delle violenze fisiche subite in famiglia dai bambini.
Negli ultimi anni, secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, è aumentato
anche il numero di giovani che fa uso di stupefacenti, mentre la mancanza di lavoro
sta raggiungendo cifre molto elevate. Solo a Gaza il tasso di disoccupazione
nel terzo trimestre di quest’anno ha raggiunto il 35 per cento e il salario di
chi lavora molto spesso è al di sotto
delle soglie di povertà. Per far fronte a questa drammatica situazione le
Nazioni Unite hanno stanziato solo per quest’anno un totale di 500 milioni di dollari in aiuti economici mentre
diversi sono i progetti per il 2006, come quello di creare opportunità di
lavoro temporaneo per i disoccupati nei Territori.
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I dieci Paesi membri dell’Associazione del Sud-Est
asiatico (ASEAN) si incontrano oggi a Kuala Lumpur, capitale della Malaysia, in
occasione dell’11.mo vertice annuale dell’organizzazione. Al centro dei
colloqui, la creazione nell’Asia dell’Est di una comunità economica integrata
sul modello dell’Unione Europea. La strada verso l’integrazione appare tuttavia
complicata dalle forti divisioni tra i partecipanti al summit odierno. Oltre
agli Stati ASEAN, figurano Cina, Giappone e Corea del Sud, ai quali si
aggiungono India, Australia e Nuova Zelanda. La Russia è stata invece ammessa
come osservatore. I rapporti sono critici soprattutto fra i tre giganti
economici dell’area - Cina, Giappone e Corea del Sud - in rotta di collisione
per una serie di polemiche legate al militarismo nipponico prebellico.
Alla vigilia del Consiglio europeo sul bilancio
dell’Unione, la Gran Bretagna ha proposto
un leggero incremento del budget comunitario per il periodo 2007-2013, a
vantaggio della coesione e dei costi per l’allargamento. La bozza mantiene
tuttavia lo sconto per Londra, ossia il rimborso di cui la Gran Bretagna
beneficia nella sua contribuzione al bilancio europeo. Dal canto suo il
presidente della commissione europea, Barroso, ha definito necessario un
accordo e ha esortato tutti gli Stati membri per raggiungere l’obiettivo.
In Tanzanìa, 16 milioni di elettori sono chiamati alle
urne per le presidenziali, le politiche e le amministrative. Si profila una
vittoria scontata per il Partito della rivoluzione al potere da più di 40 anni.
Il governo di Khartoum nega il via libera alla Corte
Criminale Internazionale (ICC) per indagare sulle violenze commesse nel Darfur,
la martoriata regione dell’Ovest del Sudan. L’ICC – ha specificato alla BBC-on-line il ministro per la
Giustizia, Mohamad Ali al-Mardi – non ha giurisdizione sul nostro territorio.
Segnali di dialogo in Colombia fra governo e Forze armate
rivoluzionarie colombiane (FARC). In una conferenza stampa, il presidente Uribe
ha dichiarato di aver accettato la proposta avanzata da alcuni Paesi europei
per la creazione di una zona smilitarizzata nel Sud-Ovest del Paese. Il territorio
in questione, sotto controllo internazionale, sarà il luogo di un incontro con
delegati delle forze ribelli. L’obiettivo è di avviare uno scambio degli
ostaggi in mano alle FARC - fra i quali l’ex candidata presidenziale per il
Partito Verde Ossigeno, Betancourt - con centinaia di guerriglieri in carcere.
Siamo in Italia. Via libera, questa mattina, dal Senato
alla riforma elettorale, con 160 sì, 119 no e 6 astenuti. La nuova norma
reintroduce il proporzionale per le elezioni politiche ma con il premio di
maggioranza; prevede inoltre liste bloccate, nessuna preferenza e tre soglie di sbarramento diverse per entrambe le Camere.
Tra le altre novità introdotte: la tutela delle minoranze linguistiche e
l’indicazione nel programma di un unico capo per coalizione. Soddisfazione è
stata espressa dalla Casa delle Libertà. Critici, invece, i commenti
dell’opposizione.
Sempre in Italia, dopo mesi di indagini nell’inchiesta
sulla scalata di Antonveneta sono scattate per la prima volta le manette.
Arrestato, Gianpiero Fiorani, l’ex numero uno della Banca Popolare Italiana, e
altri due ex dirigenti dell’istituto. Per loro le accuse sono di associazione
per delinquere, appropriazione indebita aggravata, aggiotaggio. Emessi mandati
di arresto per due gestori del fondo Victoria Eagle, coinvolto nelle operazioni
di Fiorani, mentre restano indagate altre due persone.
Sempre incerta la sorte del personale della Missione ONU
in Etiopia e in Eritrea (MINUEE), al quale il governo di Asmara aveva intimato
di abbandonare il territorio. Stando alle dichiarazioni di un responsabile
della forza di pace delle Nazioni Unite ad Addis Abeba, la capitale etiopica,
circa 60 persone della MINUEE avrebbero dovuto lasciare oggi l’Eritrea per la
vicina Etiopia, ma i tre voli programmati sono stati annullati. Il
sottosegretario generale dell’ONU per le operazioni di peacekeeeping,
Jean-Marie Guéhenno, ha deciso di ritardare la sua partenza da Asmara per
incontrare le autorità eritree, in attesa di un pronunciamento sulla questione
da parte del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite.
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