RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno XLIX n. 346 - Testo della trasmissione di lunedì 12 dicembre 2005

 

 

Sommario

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

Benedetto XVI e l’impegno per la pace e la riconciliazione tra i popoli: domani, la presentazione del messaggio del Papa per la Giornata mondiale della pace 2006: “Nella verità la pace

 

Greccio, la “Betlemme francescana”: dalla località del primo presepe, evocata ieri da Benedetto XVI, un messaggio al mondo sull’autentico spirito del Natale: intervista con padre Massimo Cocci

 

Il dolore del Papa per la sciagura aerea di sabato scorso in Nigeria, in cui sono morte 107 persone, tra cui oltre 70 studenti di un collegio gesuita

 

Il II Congresso mondiale di pastorale per gli studenti esteri: con noi mons. Agostino Marchetto

 

OGGI IN PRIMO PIANO:

Libano. Ancora un attentato a Beirut contro un parlamentare antisiriano: ucciso oggi il deputato cristiano Tueni. A nostri microfoni Antonio Ferrari

 

In Cambogia si aprono gli uffici per preparare i processi contro i leader dei Khmer rossi: intervista con mons. Emile Destombes

 

Questa sera a Roma nella chiesa di Sant’Ignazio la Messa dell’Incoronazione di Mozart apre la campagna  in favore dei disabili: ce ne parla Hans-Albert Courtial

 

CHIESA E SOCIETA’:

La Chiesa ricorda oggi la memoria della Beata Vergine di Guadalupe

 

Si è aperto ieri a Bilbao, in Spagna, il Congresso internazionale sul dialogo tra culture e religioni

 

Concluso ieri a Reggio Calabria il  Convegno nazionale dei giuristi cattolici italiani

 

Questa sera a Roma, nella Basilica di Santa Maria Maggiore, il concerto di Natale in onore di Benedetto XVI, nell’ambito della Convention europea degli studenti universitari

 

24 ORE NEL MONDO:

In Iraq ci si avvicina alle elezioni del 15 dicembre: già si vota in ospedali e caserme. Stamattina 9 persone uccise in diversi scontri

 

 

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

12 dicembre 2005

 

 

BENEDETTO XVI E L’IMPEGNO PER LA PACE E LA RICONCILIAZIONE

 TRA I POPOLI: DOMANI, LA PRESENTAZIONE DEL MESSAGGIO DEL PAPA

PER LA GIORNATA MONDIALE DELLA PACE 2006

- Servizio di Alessandro Gisotti -

 

Si svolgerà domani mattina alle ore 11,30, nella Sala Stampa della Santa Sede, la conferenza di presentazione del Messaggio di Benedetto XVI per la Giornata Mondiale della Pace 2006, sul tema “Nella verità la pace”. All’evento, prenderà parte, tra gli altri, il cardinale Renato Raffaele Martino, presidente del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace. Fin dai primi passi del suo Pontificato, Benedetto XVI ha assicurato ogni sforzo possibile per promuovere la pace nel mondo. Ripercorriamo, dunque, alcuni momenti forti di questo impegno del Santo Padre per la pace e la riconciliazione, nel servizio di Alessandro Gisotti:

 

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La pace, chiave di lettura del Pontificato di Benedetto XVI. Alla prima udienza generale dopo l’elezione alla Cattedra di Pietro, è proprio il Papa a sottolineare l’importanza della scelta del nome, il richiamo a San Benedetto, certo, ma anche a Benedetto XV, quel Papa Giacomo Della Chiesa, che di fronte all’orrore della Prima Guerra Mondiale, denunciò con toni accorati “l’inutile strage”:

 

“Fu coraggioso e autentico profeta di pace e si adoperò con strenuo coraggio dapprima per evitare il dramma della guerra e poi per limitarne le conseguenze nefaste. Sulle sue orme desidero porre il mio ministero a servizio della riconciliazione e dell’armonia tra gli uomini e i popoli, profondamente convinto che il grande bene della pace è innanzitutto dono di Dio, dono fragile e prezioso da invocare, tutelare e costruire giorno dopo giorno con l’apporto di tutti”.

 

Da quel giorno, si moltiplicano gli interventi di Benedetto XVI che mettono l’accento sull’urgenza della pace per il bene dell’umanità. Urgenza ribadita spesso nei colloqui che il Pontefice ha avuto, in questi mesi, con capi di governo ed autorità politiche. Significative le parole che il Papa pronuncia il 12 maggio ricevendo in Vaticano il Corpo Diplomatico:

 

POUR MA PART, JE VIENS D’UN PAYS…

 

“Da parte mia – afferma – vengo da un Paese dove la pace e la fratellanza sono molto care al cuore di tutti gli abitanti, specie a quanti, come me, hanno conosciuto la guerra”. Per questo, prosegue Benedetto XVI, “sono particolarmente sensibile al dialogo tra tutti gli uomini per superare tutte le forme di conflitti e tensioni e per fare della nostra terra una terra di pace e fratellanza”. Il 25 giugno viene annunciato il tema scelto dal Pontefice per la 39.ma Giornata Mondiale della Pace: “Nella verità la pace”. Immediato il pensiero va a quel Cooperatores Veritatis, Collaboratori della Verità, motto scelto dall’allora arcivescovo di Monaco e Frisinga, Joseph Ratzineger, per lo stemma arcivescovile. Tre giorni dopo, il 28 giugno alla Festa del Papa organizzata dagli Orionini, Benedetto XVI ringrazia i cristiani che si impegnano per la pace:

        

“Come non profittare della vostra presenza per rendere omaggio ai tanti, silenziosi costruttori di pace che, attraverso la loro testimonianza e il loro sacrificio si adoperano per promuovere il dialogo tra gli uomini, per superare ogni forma di conflitto e di divisione per fare della nostra terra una patria di pace e di fraternità per tutti gli uomini? ‘Beati gli operatori di pace, perché saranno chiamati Figli di Dio’. Quanto attuale e necessaria è questa beatitudine!”.

 

E di pace il Papa parla molto durante la GMG di Colonia. Definisce i giovani, “forza di pace” per il mondo. Poi, il 19 agosto, nella storica visita alla Sinagoga di Colonia, leva un accorato appello per la pace, affinché non si ripetano gli orrori del passato:

 

ICH NEIGE MEIN HAUPT VOR ALL DENEN, DIE DIESE MANIFESTATION …

 

“Chino il capo davanti a tutti coloro che hanno sperimentato questa manifestazione del mysterium iniquitatis”. Gli avvenimenti terribili di allora, avverte, devono “incessantemente destare le coscienze, eliminare conflitti, esortare alla pace”. E vibrante è l’invocazione per la pace nel quarto anniversario dell’attacco terroristico alle Torri Gemelle:

 

TODAY, 11 SEPTEMBER, WE REMEMBER THE VICTIMS OF TERRORIST… 

 

“Oggi, 11 settembre – afferma – ricordiamo le vittime della violenza terrorista nel mondo. Possa Dio ispirare uomini e donne di buona volontà in ogni luogo a rinunciare all'odio e a costruire un mondo di giustizia, di solidarietà e di pace”. Benedetto XVI auspica pace e riconciliazione per il popolo iracheno, nell’udienza ai vescovi caldei, il 12 novembre. E pace chiede per la Terra Santa nell’incontro con il presidente palestinese, Abu Mazen. Un rinnovato appello per la pace, il Papa lo lancia il primo dicembre, incontrando gli ambasciatori di 11 Paesi di 4 continenti. Nell’occasione, Benedetto XVI si rivolge a tutti gli uomini di buona volontà:

 

SANS L’ENGAGEMENT DE TOUS…

 

“Senza l’impegno di tutti a lavorare per la pace e a creare un clima di pacificazione” a partire dalle famiglie, è l’avvertimento del Pontefice, “non sarà possibile avanzare sulla via di una società pacificata”. “Tutti gli uomini del nostro tempo – è la viva esortazione di Benedetto XVI - si impegnino in favore della pace e della riconciliazione”, perché “non basta volere la pace per ottenerla”.

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GRECCIO, LA “BETLEMME FRANCESCANA”:

DALLA LOCALITA’ DEL PRIMO PRESEPE, EVOCATA IERI DA BENEDETTO XVI,

UN MESSAGGIO AL MONDO SULL’AUTENTICO SPIRITO DEL NATALE

- Intervista con padre Massimo Cocci -

 

Nacque in una verde vallata a una ventina di chilometri da Rieti il primo presepe vivente della storia. Una valle che ispirò S. Francesco con la semplicità della sua natura, un simbolo della povertà di Betlemme. Ieri, all’Angelus, Benedetto XVI ha richiamato ai cristiani il celebre Presepe di Greccio, che il Santo di Assisi realizzò in un Natale di circa 800 anni fa. Un presepe che da allora, ha detto il Papa, è divenuto un simbolo che “può aiutarci a capire il segreto vero del Natale”, senza le derive consumistiche che questa festa porta da molto tempo con sé. Alessandro De Carolis ne ha parlato con padre Massimo Cocci, guardiano del Santuario francescano di Greccio:

 

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(musica)

 

R. – Francesco dice nei suoi scritti che amava ritornare a Greccio, perché era un luogo semplice e ricco di povertà: quella povertà che gli ricordava il luogo dove Gesù ha voluto nascere, nella grotta di Betlemme. Di qui, il nome di Greccio, “Betlemme francescana”.

 

D. – Il richiamo di Benedetto XVI all’“inquinamento commerciale” del Natale rischia di essere banalizzato o di cadere nel vuoto a causa di una mentalità che ha trasformato questa festa in un prodotto. Cosa può fare un cristiano per riscoprire lo spirito del Natale, come chiede il Papa, tralasciando il marketing del Natale?

 

R. – Innanzitutto, penso, riscoprire la ricchezza dei rapporti interpersonali, perché Gesù ha voluto prendere la nostra umanità appunto per ridonarci una dignità superiore. Il consumismo ci allontana purtroppo dall’essenziale e dalla verità più profonda della nostra vita. Quel donarsi gratuitamente - come Gesù bambino nell’umiltà della grotta di Betlemme ci insegna - dovrebbe essere per noi uno stimolo a sapere guardare alle necessità dell’altro, dalla povertà materiale a quella spirituale, alla solitudine. Penso che il messaggio del Santo Padre debba essere letto proprio nella chiave della riscoperta della nostra umanità.

 

(musica)

 

D. – Si potrebbe dire che il dono da poter fare a Natale, periodo in cui ci si scambiano i regali, potrebbe essere prima di tutto il dono di se stessi…

 

R. – Certamente, perché nessuno è così ricco da non accogliere l’altro come persona. E nessuno è così povero da non poter dare altro alle altre persone.

 

D. – Se San Francesco costruisse oggi il suo presepe a Greccio, cosa direbbe ai cristiani del XXI secolo?

 

R. – Francesco ha voluto rappresentare qui il Presepe vivente proprio per vedere con gli occhi della carne i disagi nei quali si è trovato Gesù nella Grotta di Betlemme. Ma non dimentichiamo che oltre a rappresentare il primo presepio vivente, Francesco qui, nella grotta di Greccio, ha voluto anche che fosse celebrata la Santa Messa. Quindi, il mistero dell’Eucaristia – e abbiamo appena terminato di celebrare l’Anno dell’Eucaristia – ci deve far ritornare a ciò di cui veramente l’uomo ha bisogno. Penso dunque sia questo il messaggio che oggi Francesco voglia rilanciare alla vita di ciascuno di noi.

 

(musica)

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UDIENZE E NOMINE

 

Stamane il Papa ha ricevuto alcuni presuli della Conferenza episcopale della Polonia, in visita “ad Limina”, guidati dal cardinale Józef Glemp, arcivescovo di Varsavia.

 

In Venezuela il Santo Padre ha accettato la rinuncia all’ufficio di vescovo ausiliare dell’arcidiocesi di Caracas presentata da mons. Roberto Antonio Dávila Uzcátegui per raggiunti limiti di età.

 

 

EREZIONE DI UNA DIOCESI IN INDIA

 

In India il Santo Padre ha eretto la diocesi di Buxar, con territorio dismembrato dall’arcidiocesi di Patna, rendendola suffraganea della medesima sede metropolitana.

 

Quindi il Papa  ha nominato primo vescovo di Buxar, il padre gesuita William D’Souza,  già superiore provinciale dei padri gesuiti  e parroco di Itarhi. Padre William D’Souza  è nato il 5 marzo 1946 nella parrocchia di Madanthar, nella diocesi di Mangalore. Nel 1965 è entrato nel noviziato della Compagnia di Gesù ed è stato ordinato sacerdote per la provincia gesuita di Patna il 3 maggio 1976.

 

La nuova Diocesi di Buxar ha una superficie di 11.311 kmq con una popolazione di oltre 5 milioni e 700 mila abitanti, di cui circa 16 mila cattolici. Conta 13 parrocchie, 8 sacerdoti diocesani e 14 sacerdoti religiosi, 63 religiose e 9 fratelli religiosi. L’attuale chiesa parrocchiale di Buxar, dedicata a “Mary Mother of Perpetual Help”, sarà la cattedrale  della diocesi.

 

 

IL PROFONDO DOLORE DEL PAPA PER LA SCIAGURA AEREA DI SABATO SCORSO

IN NIGERIA, IN CUI SONO MORTE 107 PERSONE, TRA CUI OLTRE 70 STUDENTI

DI UN COLLEGIO DEI GESUITI, CHE STAVANO TORNANDO A CASA PER LE VACANZE

 

Il Papa ha espresso il suo profondo dolore per la sciagura aerea che ha colpito sabato scorso la Nigeria e che ha provocato 107 vittime. Un DC-9 della compagnia nigeriana “Sosoliso Airlines”  si è schiantato in fase di atterraggio, per motivi ancora da accertare, presso Port Harcourt, nel Sud del Paese. Secondo fonti locali ci sarebbero solo tre superstiti, tre donne che verserebbero in gravissime condizioni. Sono state intanto recuperate le due 'scatole nere' del DC-9 precipitato mentre nella zona imperversava un forte temporale. Tra le vittime  oltre 70 erano giovani allievi di un Collegio gesuita di Abuja che stavano tornando dalle proprie famiglie per le vacanze.

 

Benedetto XVI, in un telegramma inviato al vescovo di Port Harcourt, affida le vittime “alla eterna misericordia  di Dio” e invoca la divina benedizione, la forza e la pace “su quanti sono nel lutto e su quanti sono impegnati nell’opera di soccorso”.

 

 

IL II CONGRESSO MONDIALE DI PASTORALE PER GLI STUDENTI ESTERI

- Intervista con mons. Agostino Marchetto -

        

Passa sovente in secondo piano, quando si parla di immigrazione, un aspetto che ha invece assunto da anni una dimensione planetaria: quello degli studenti migranti. Sono almeno 2 milioni i giovani che si recano per motivi di studio in altri Paesi, nei quali devono reimpostare la propria esistenza. Da domani al 16 dicembre, Roma ospita il II Congresso Mondiale di Pastorale per gli Studenti Esteri, promosso dal Pontificio Consiglio della pastorale per i migranti e gli itineranti. All’evento, che si terrà nella sede della “Casa Maria Immacolata”, partecipano una sessantina di rappresentanti di Conferenze episcopali, Congregazioni religiose, associazioni, movimenti e istituzioni di 30 Paesi, con rappresentanze di tutti i continenti. Ad illustrare il Congresso è il segretario del dicastero vaticano, l’arcivescovo Agostino Marchetto, intervistato da Giovanni Peduto:

 

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R. – Anche se in genere non si pensa, in effetti gli studenti esteri fanno parte di un tale fenomeno, che è “segno dei tempi”, e si assiste oggi a una grande crescita del numero di chi compie studi all’estero, con scambi tra grandi scuole e università a livello mondiale e a una competizione per avere i migliori insegnanti. Il “mercato degli studenti esteri” è così raddoppiato nel 2002 rispetto al 1980 ed ha raggiunto quasi i due milioni di interessati. Il 28% di tali studenti si trova al presente negli U.S.A. – ed ecco con noi, per la prima volta, cappellani di quel Paese, il 12% in Gran Bretagna, l’11% in Germania, il 10% in Francia, il 9% in Australia e il 4% in Giappone. Naturalmente, non ovunque gli studenti esteri sono altamente qualificati. Comunque saremo una sessantina di congressisti rappresentativi di tutti i continenti, Vescovi, sacerdoti, religiosi/e,  laici e studenti.

 

D. – Per il Congresso avete scelto il tema “Studenti Esteri e l’Erga Migrantes  Caritas Christi”: perché?

 

R. – Il più importante documento del nostro Dicastero di questi ultimi anni è stata l’Istruzione Erga Migrantes Caritas Christi, approvata da Papa Giovanni Paolo II il 1° maggio 2004. Essa si riferisce all’aspetto migratorio della nostra sollecitudine partecipata dal Santo Padre per la pastorale specifica della mobilità umana. Orbene, è sembrato evidente prendere come base della nostra riflessione per l’azione quel Documento, applicandolo agli studenti esteri, nelle sue varie parti, e cioè nella realtà dell’accoglienza e della solidarietà, in particolare per gli Studenti esteri che provengono dai Paesi poveri, e nella pastorale di comunione e missionaria, con gli aspetti del dialogo ecumenico e interreligioso. Per questo saranno con noi anche 2 delegati fraterni (del Consiglio Ecumenico delle Chiese e della Comunione Anglicana) e un osservatore luterano. Cercheremo di trarre vantaggio anche dall’esperienza europea (CCEE) che dopo i Lineamenta sta sfociando in un Direttorio di Pastorale Universitaria Europea. Vorremmo che anche lì si inserisse la dimensione Studenti esteri e relativa specifica azione pastorale. Nasce qui il discorso degli Operatori Pastorali.

 

D. – Ecco, a proposito degli Operatori Pastorali che cosa può dirci?

 

R. – Direi anzitutto che dopo il I Congresso Internazionale di pastorale per gli Studenti esteri del 1996, e grazie ad esso, è nato il SECIS – “Service of  European Churches for International Students” – che raccoglie una decina di associazioni e si dedica specialmente all’animazione, in Europa, della pastorale specifica a cui stiamo dando attenzione. Di fatto, peraltro, non abbiamo invitato al Congresso solo i rappresentanti di tali Organismi ma anche quelli di Conferenze episcopali, o loro Consigli a livello continentale, di associazioni e movimenti e congregazioni religiose maschili e femminili, oltre che di altri Dicasteri della Curia Romana interessati per creare un’onda generale di solidarietà, accoglienza, dialogo ed evangelizzazione a favore degli studenti esteri. Ad essi vorremmo aprire quanto già esiste nelle Università, specialmente con un supplemento di intenzioni pastorali. Vorremmo – ripeto – aprire la pastorale universitaria tradizionale, sempre più alla specificità migratoria e nello stesso tempo sviluppare quella già esistente con sollecitudine per gli Studenti esteri. La visione dell’evangelizzazione come Liturgia, Diaconia e Martyria ci accompagnerà.  

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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”

 

 

Prima pagina - "Raccoglimento, sobrietà, gioia intima: non c'è altro Natale": all'Angelus il Santo Padre benedice le statuine dei "Bambinelli" recate dai piccoli delle parrocchie, delle scuole e degli oratori romani, e ricorda alle famiglie che il Presepe allestito in casa è un modo semplice ma efficace di presentare la fede per trasmetterla ai figli.

 

Servizio vaticano - Una pagina dedicata alle ordinazioni sacerdotali.

 

Servizio estero - Iraq: assassinato l'egiziano tenuto in ostaggio; sequestrati quattro cittadini iraniani.

 

Servizio culturale - Un articolo di Paolo Miccoli dal titolo "Un 'cercatore di verità' tra le frontiere rischiose del sapere": Cornelio Fabro vigile vedetta speculativa del XX secolo.

 

Servizio italiano - In primo piano la questione del Tav: i lavori in Val di Susa subordinati ad un'altra valutazione ambientale; raggiunta un'intesa nell'incontro a Palazzo Chigi con gli enti locali. 

In rilievo il tema del terrorismo

 

 

 

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OGGI IN PRIMO PIANO

12 dicembre 2005

 

 

LIBANO. ANCORA UN ATTENTATO A BEIRUT CONTRO UN PARLAMENTARE ANTISIRIANO:

UCCISO OGGI IL DEPUTATO CRISTIANO TUENI

- Intervista con Antonio Ferrari -

 

È tornata la paura in Libano, dopo l’esplosione stamani di una o forse due autobombe nel centro di Beirut. Obiettivo dell’attentato, il deputato cristiano e giornalista Gibran Tueni, rimasto ucciso nella deflagrazione assieme a tre uomini della scorta. Nonostante la condanna ufficiale della Siria, da Beirut sono partite pesanti accuse a Damasco. Ce ne parla Salvatore Sabatino:

 

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Tueni, 48 anni, era l’editore del giornale più venduto in Libano, “An-Nahar”, e strenuo sostenitore dell’indipendenza del Libano. In questi mesi aveva pubblicato decine di servizi che sostenevano il presunto coinvolgimento della Siria nella morte dell’ex premier Rafik Hariri. Questa mattina, mentre era diretto nel centro di Beirut per raggiungere la sede del suo quotidiano, due autobombe hanno centrato l’auto sulla quale viaggiava. La potenza della deflagrazione, che ha catapultato l'auto di Tueni in una scarpata un centinaio di metri più in basso, ha pure danneggiato una vicina abitazione e provocato una dozzina di feriti tra i passanti. Il leader druso antisiriano Walid Jumblatt ha accusato Damasco di aver organizzato l’omicidio, mentre i tre ministri del suo Partito socialista progressista hanno minacciato di abbandonare entro stasera il governo del premier Fuad Siniora, se non si riunirà immediatamente per chiedere la creazione di un tribunale internazionale chiamato a giudicare “tutti i crimini siriani in Libano”. Dalla Siria, invece, la condanna ufficiale di quanto avvenuto a Beirut. Declinata ogni responsabilità, Damasco si è, invece, definita vittima dell'attentato. Le prime notizie giunte dal Libano in mattinata parlavano di un attacco contro la missione ONU che sta indagando sul coinvolgimento proprio della Siria nell’assassinio dell’ex premier libanese Rafik Hariri. Solo poche ore prima, infatti, il rapporto era stato presentato al Palazzo di Vetro dal capo della squadra investigativa, Mehlis.

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Ma perché uccidere Gibran Tueni? Giada Aquilino lo ha chiesto ad Antonio Ferrari, inviato speciale del Corriere della Sera, che seguì la guerra in Libano e che ben conosceva lo stesso Tueni. Ascoltiamo:

 

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R. – Dopo l’assassinio dell’ex primo ministro Hariri, Gibran Tueni era uno dei personaggi chiave della vita politica libanese, non soltanto come politico, quanto come responsabile di An-Nahar, il giornale più liberal del Libano - forse il più liberal fra quelli che si stampano in Medio Oriente - che da anni faceva una campagna per rivendicare orgogliosamente l’autonomia del Libano, quindi contro tutte le presenze straniere, a cominciare da quella della Siria.

 

D. – Il leader druso Jumblatt ha subito accusato la Siria di complicità nell’atten-tato …

 

R. – In questo caso, o siamo di fronte ad un complotto del quale è ancora difficile intravedere i contorni - e allora la Siria è vittima di chi sa quale macchinazione - oppure è difficile immaginare che Damasco sia all’oscuro di ciò che è successo, sia dell’assassinio di Hariri – tra l’altro, proprio in queste ore è stato consegnato al segretario generale dell’ONU, Kofi Annan, il risultato finale del rapporto della Commissione di inchiesta sulla morte dell’ex premier – sia dell’assassinio di Gibran.

 

D. – Non è quindi un caso che questo attentato sia avvenuto proprio poche ore dopo la presentazione del rapporto ONU sulla morte di Hariri?

 

R. – Fa molto, molto pensare e forse ciò che è avvenuto rivela quale confusione sia in corso nei palazzi di Damasco, che hanno oggi gli occhi del mondo puntati addosso. I casi sono due: o il regime nel suo complesso è il mandante - e quindi tutti sono responsabili di quel che è accaduto - oppure la lotta di potere è tale per cui chi era contrario a questo tipo di orrendi attentati oggi si trova nell’incapacità di poter controllare gli apparati di sicurezza. Ma c’è da ricordare una cosa: è vero che i soldati siriani se ne sono andati dal Libano, ma questa presenza è continuata anche dopo il ritiro militare. E immaginare che i servizi segreti siriani non sapessero che si stava preparando un attentato ad Hariri ed oggi a Gibran Tueni mi pare francamente difficile, se non addirittura impossibile. 

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IN CAMBOGIA SI APRONO GLI UFFICI PER PREPARARE I PROCESSI

 CONTRO I LEADER DEI KHMER ROSSI

- Intervista con mons. Emile Destombes -

 

Il governo di Phnom Penh e le Nazioni Unite hanno annunciato che il prossimo mese saranno aperti, in Cambogia, gli uffici per preparare i processi contro i leader dei Khmer Rossi, ritenuti responsabili della morte di oltre un milione e 700 mila persone dal 1975 al 1979. Michelle Lee, funzionaria dell’ONU attualmente in Cambogia, ha rivelato all’Agenzia ‘AsiaNews’ che gli uffici saranno operativi all’inizio di febbraio e vi lavoreranno giudici internazionali e cambogiani. Sulla situazione della Cambogia, sconvolta dalla drammatica esperienza dei Khmer Rossi, ascoltiamo il servizio di Amedeo Lomonaco:

 

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Nei cosiddetti “campi della morte”, durante i 4 anni del sanguinario regime di Pol Pot, ha perso la vita circa un terzo della popolazione cambogiana. Quasi ogni famiglia cambogiana ha avuto una vittima. Accanto a questo dato se ne deve poi registrare un altro, altrettanto inquietante: ogni famiglia ha avuto membri tra i Khmer Rossi. In questo contesto, diventa quindi prioritario promuovere la piena riconciliazione. Ma quale significato ha la decisione di avviare i processi contro i Khmer Rossi? Ascoltiamo il vicario apostolico di Phnom Penh, mons. Emile Destombes:

 

R. – Questo processo è veramente necessario, perché la Cambogia impari a conoscere la verità sul suo passato, e perché la realtà del genocidio perpetrato dai Khmer Rossi sia denunciata e giudicata.

 

Fino ad oggi, nessun leader dei Khmer Rossi è stato processato: Pol Pot è morto nel 1998 e molti dei suoi uomini fidati vivono in piena libertà. Il regime è caduto nel 1979 per l’ intervento militare del Vietnam. Adesso si è deciso di istituire processi contro i Khmer Rossi. Ma quali saranno le persone ad essere giudicate?

 

R. - La Cambogia ha chiesto alle Nazioni Unite di creare un Tribunale internazionale per giudicare i Khmer Rossi e più in particolare, ovviamente, i grandi responsabili di questo movimento politico. Ci sono ancora dei leader dei Khmer Rossi in circolazione; solo i responsabili saranno processati. Questo processo dovrebbe riguardare soprattutto i capi più importanti del regime dei Khmer Rossi.

 

Ma come vivono i cattolici in Cambogia? Risponde ancora mons. Emile Destombes:

 

R. - La Chiesa in Cambogia non deve subire pressioni. La libertà religiosa è riconosciuta nella Costituzione e noi siamo liberi di organizzare il cammino della Chiesa. La Chiesa e tutte le persone che vivono in Cambogia hanno la libertà di religione, per cui siamo liberi di esercitare il nostro ministero nel Paese: c’è la libertà!

 

Il vicariato apostolico di Phnom Penh, una delle tre circoscrizioni ecclesiastiche della Cambogia, è stato eretto nel 1850. Si estende su una superficie di circa 31.000 chilometri quadrati ed ha una popolazione di oltre 3 milioni di abitanti. In Cambogia i cattolici sono più di 20 mila, di cui 6 mila cambogiani e 14 mila vietnamiti.

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QUESTA SERA A ROMA NELLA CHIESA DI SANT’IGNAZIO

LA MESSA DELL’INCORONAZIONE DI MOZART

CON I COMPLESSI ARTISTICI DEL DUOMO DI SALISBURGO

APRE LA CAMPAGNA “UNA FAMIGLIA SOLA NON BASTA” IN FAVORE DEI DISABILI

 

Questa sera alle ore 20.30, presso la Chiesa di Sant’Ignazio di Loyola a Roma, parte la nuova campagna di raccolta fondi “Una famiglia sola non basta”, con il suggestivo concerto di Orchestra e Coro del Duomo di Salisburgo diretti dall’ungherese János Czifra nella Messa in do maggiore K. 317 detta “dell’Incoronazione” di Mozart. Solisti, il soprano giapponese Aki Hashimoto, il contralto coreano Soo Mi Hong, il tenore austriaco Bernhard Berchtold e il baritono Georg Lehner. L’iniziativa ha ottenuto il patrocinio del Comune e della Provincia di Roma, della Regione Lazio, del Pontificio Consiglio per la Pastorale della Salute, del Pontificio Consiglio della Cultura, del Vicariato di Roma e della Caritas Diocesana di Roma. A.V.:

 

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Un’anticipazione degli eventi celebrativi per il 250.mo anniversario della nascita di W. A. Mozart, che cadrà nel 2006, il concerto offerto dalle Fondazioni Operandi e Pro Musica e Arte Sacra con uno dei suoi capolavori sacri più popolari, scritto per l’incoronazione dell’immagine sacra della chiesa seicentesca di Maria Plainer, meta di pellegrinaggio, ed eseguito nel Duomo di Salisburgo il giorno di Pasqua del 1779. E insieme, un’occasione di solidarietà verso circa 3 milioni di disabili, spesso a carico della sola assistenza familiare, attraverso la campagna di sensibilizzazione e raccolta fondi a sostegno della Fondazione “Dopo di Noi” di ANFFAS, di cui il Comune di Roma è socio maggioritario, per la costruzione di residenze per persone con disabilità, come Casale Falsetti, inaugurato lo scorso 5 ottobre.

 

In programma oltre alla Messa dell’Incoronazione, altre composizioni sacre mozartiane; la particolare scenografica disposizione dei complessi artistici nella Chiesa di Sant’Ignazio rispetterà l’esecuzione originale, creando effetti acustici e visivi di straordinaria suggestione. Dopo il recente successo del Festival Internazionale, il presidente della “Fondazione Pro Musica e Arte Sacra”, Hans-Albert Courtial colloca questo ulteriore evento in una dimensione unitaria:

 

“E’ nostra intenzione fare una piccola Salisburgo a Roma, e forse non siamo tanto lontano”.

 

Una Salisburgo della musica sacra, ricondotta alla sua sede naturale, la Chiesa. Ancora Curtial:

 

“Siamo certi che il Papa condivida con noi il nostro progetto e il nostro desiderio di portare la bella musica nelle chiese. Si vede anche quanto la gente sia interessata a queste musiche. Noi, però, giustamente cerchiamo tramite questi bei concerti di raccogliere i fondi”.

 

Una carità, conclude, non soltanto verso l'arte e per la sua diffusione, offrendola alla contemplazione e allo spirito perché sia vissuta, interiorizzata e apprezzata come patrimonio dell’umanità, ma ben più radicale, una carità verso l'uomo. L'arte salva l'uomo e l'uomo viene se non salvato, certo aiutato dall'arte”.

 

(musica)

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La Radio Vaticana, il Centro Televisivo Vaticano, Telepace e SAT 2000 trasmetteranno in differita il concerto.

 

 

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CHIESA E SOCIETA’

12 dicembre 2005

 

 

LA CHIESA RICORDA OGGI LA MEMORIA DELLA BEATA VERGINE DI GUADALUPE.

NEL SANTUARIO CHE CUSTODISCE LE RELIQUIE DELL’APPARIZIONE

ALL’INDIO JUAN DIEGO, MILIONI DI PELLEGRINI SI RECANO

IN PREGHIERA OGNI ANNO DA TUTTO IL SUDAMERICA

- A cura di Alessandro De Carolis -

 

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CITTA’ DEL MESSICO. = L’immagine non cambia di anno in anno. A milioni da tutta l’America Latina e non solo si mettono in moto per raggiungere, con pellegrinaggi di pochi chilometri oppure transoceanici, il Santuario della Beata Vergine di Guadalupe. In quel luogo, nel 1531, l’immagine della Madonna, conosciuta come la “Morenita”, apparve all’indio Juan Diego sulla collina di Tepeyac. Sono passati 474 anni e quel Santuario è uno dei massimi simboli dell’America Latina cristiana, con la Vergine di Guadalupe venerata come patrona del continente. Circa 20 milioni di fedeli passano ogni anno per il Santuario, che custodisce la reliquia legata alla penultima apparizione della Madonna, quando Juan Diego, dopo aver raccolto il suo mantello, pieno di petali di rosa, si accorse che vi era impressa l’effige della Vergine meticcia. Un mantello, la tilma, di fibra d’agave, he inspiegabilmente mostra ancora oggi, nonostante la deperibilità del materiale, la figura di Nostra Signora di Guadalupe, la “Vincitrice sul Serpente” secondo il significato indigeno della parola. Fu Giovanni Paolo II a canonizzare Juan Diego il 31 luglio del 2002. Lo scorso maggio, Benedetto XVI, durante un rosario nei Giardini Vaticani, ha dedicato questa preghiera alla Vergine di Guadalupe: “Sei invocata come Madre dagli uomini e dalle donne del popolo del Messico e       dell'America Latina, incoraggiati dall'amore che ci ispiri, riponiamo nuovamente nelle tue mani materne la nostra vita”. Tu sei “regina nel cuore di tutte le madri del mondo e nel nostro cuore”.

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QUALI SONO LE RADICI COMUNI TRA RELIGIONI E CULTURE DIVERSE? QUALI LE

DIFFERENZE? COME FAVORIRE IL DIALOGO TRA LORO? SU QUESTI E ALTRI

INTERROGATIVI SI CONFRONTANO A BILBAO LEADER RELIGIOSI E ESPERTI,

UNITI DALLA CONSAPEVOLEZZA CHE LA CONVIVENZA SI POGGIA SUL DIALOGO

 

BILBAO. = “Nuove sfide per un mondo che ambisce alla pace”. Questo il titolo del Congresso internazionale sul dialogo tra culture e religioni, che si è aperto ieri a Bilbao, in Spagna. Promosso dal movimento basco Barandiaran Krista Elkartea e dal movimento internazionale Pax Romana, l’incontro ha come principale obiettivo di promuovere il dialogo tra comunità diverse. “Il cammino del dialogo” - si legge nel comunicato di presentazione del convegno - “è l’unico modo per facilitare l’incontro tra comunità”. E l’incontro tra culture è una necessità impellente soprattutto nelle società attuali, dove le interrelazioni tra culture e religioni sono sempre più frequenti. “I vasti movimenti migratori tra paesi e continenti” - sottolineano i promotori dell’incontro - “stanno facendo di alcuni paesi degli autentici laboratori di gestione della pluralità culturale e religiosa”. Ed è da questa constatazione che bisogna partire per arrivare a promuovere una convivenza giusta. Una delle sfide che si pongono oggi in particolare è quella di avanzare dalla multiculturalità e multireligiosità, verso la interculturalità e interreligiosità”. Molte le organizzazioni che hanno dato il loro patrocinio all’evento, che si conclude martedì 13 dicembre. Tra queste l’Unesco, il Consiglio mondiale delle chiese, il Congresso mondiale ebreo. (A.C.)

 

 

NON È PIÙ POSSIBILE IMMAGINARE IL DIRITTO COME SISTEMA AUTONOMO

RISPETTO ALL’ETICA. QUESTO IL MONITO DEL PRESIDENTE DELL’UNIONE

DEI GIURISTI CATTOLICI ITALIANI, FRANCESCO D’AGOSTINO, AL TERMINE DELL’INCONTRO DI IERI A REGGIO CALABRIA INCENTRATO SUL TEMA

“I VINCOLI ETICI NELL’ESPERIENZA GIURIDICA CONTEMPORANEA”

 

REGGIO CALABRIA. = “Etica e diritto si coappartengono in maniera molto forte e costitutiva e non è più possibile immaginare il diritto come un sistema formale autoreferenziale di condotta e di principio autonomo rispetto all'etica”. Lo ha dichiarato all’Agenzia cattolica ‘SIR’ il presidente dell’Unione giuristi cattolici Italiani (UGCI), Francesco D'Agostino, al termine del 55.mo convegno nazionale che si è concluso ieri a Reggio Calabria con una solenne celebrazione eucaristica presieduta dal presidente dell'Amministrazione del Patrimonio della Sede Apostolica (APSA), cardinale Attilio Nicora. Durante l’incontro, incentrato sul tema “I vincoli etici nell’esperienza giuridica contemporanea”, è stato sottolineato lo stretto legame tra etica e diritto. “E’ emerso che tutte le dimensioni del diritto rivelano una esigenza estremamente forte e caratteristica di vincoli etici”, ha precisato Francesco D’Agostino. La Chiesa – ha aggiunto il presidente dell’UGCI sta     all'avanguardia nella lotta per la difesa dei diritti umani: in questo senso l’etica cristiana come etica umana, si conferma nella sua natura come etica universale. Il compito dei giuristi cattolici – ha spiegato poi Salvatore Berlingò, docente presso il dipartimento di Scienze giuridiche dell’Università di Messina – è quello di  ravvivare in se stessi e presso i loro colleghi il senso della giustizia. La priorità indicata dai relatori è quella di promuovere un impegno etico suppletivo perché oggi “determinati indirizzi culturali non avversano solo i valori cristiani”, ma costituiscono un attentato contro “l’integrità stessa di ogni umana persona” e contro la piena realizzazione degli ideali di giustizia. (A.L.)

 

 

QUESTA SERA A ROMA, NELLA BASILICA DI SANTA MARIA MAGGIORE,

IL CONCERTO DI NATALE IN ONORE DI BENEDETTO XVI, NELL’AMBITO

DELLA CONVENTION EUROPEA DEGLI STUDENTI UNIVERSITARI

 

ROMA. = Nell’ambito della Convention europea degli studenti universitari, si terrà questa sera, a Roma, il concerto di Natale promosso dall'Ufficio Pastorale Universitaria del Vicariato di Roma e dal Ministero dell'Istruzione, dell'Università e della Ricerca (MIUR). Il concerto, che si terrà nella Basilica di Santa Maria Maggiore, sarà trasmesso a partire dalle 20.30 dalla nostra emittente sull’onda media di 585 kHz e sulla modulazione di frequenza di 105 MHz. Il programma comprende musiche di Giovanni Pierluigi da Palestrina, Franz Schubert, Lorenzo Perosi, Domenico Bartolucci e Valentino Miserachs, eseguite dall’Orchestra dei Conservatori di Musica italiani, con la direzione di mons. Miserachs, di don Massimo Palombella e di un allievo dei Conservatori. Il concerto si inserisce nell’ambito delle iniziative della IV convention europea degli studenti universitari. Questo evento ha avuto inizio con una solenne celebrazione eucaristica, tenutasi ieri, nella Basilica romana del Sacro Cuore. L’incontro, che ha per tema “L’umanesimo cristiano, via per una nuova cooperazione tra Europa e Africa”, si svolge in vista dell’incontro degli universitari con Benedetto XVI di giovedì prossimo, nella Basilica di San Pietro. (A.L.)

 

 

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24 ORE NEL MONDO

12 dicembre 2005

- A cura di Fausta Speranza -

 

Nove persone, di cui sicuramente due soldati americani, sono morte e altre 32 sono rimaste ferite in diversi attacchi a Baghdad. Intanto, si è messa in moto la macchina delle elezioni. Il servizio di Fausta Speranza:

 

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I malati, i detenuti e i membri delle forze dell'ordine hanno iniziato questa mattina a votare per scegliere, tra oltre 7000 candidati, i 275 deputati della futura Assemblea nazionale, secondo il programma stabilito dalla Commissione elettorale. Si tratta di una “anteprima” del voto del 15 dicembre. Domani, voteranno invece gli iracheni all'estero, che potranno esprimere il loro suffragio nei 108 seggi allestiti in 38 città di 15 Paesi diversi. Il 13 e 14 dicembre saranno dichiarati festivi, così come il 15, giorno in cui voterà il resto del Paese. Intanto, un alto responsabile del ministero della Difesa iracheno fa sapere che è arrivato a più di 700 il numero dei cosiddetti ribelli uccisi e a circa 2.000 quello dei catturati nelle operazioni militari, condotte nelle ultime settimane nella valle dell'Eufrate, che va da Baghdad alla frontiera occidentale. E l’alto funzionario spiega che, per le elezioni politiche di giovedì, i seggi saranno protetti da tre cordoni: il primo, nelle immediate vicinanze del seggio, sarà tenuto dalla polizia; il secondo dall'esercito; il terzo dalla forza multinazionale.

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L'esercito israeliano è entrato questa mattina a Nablus, nel nord della  Cisgiordania, secondo testimoni e fonti della sicurezza  palestinese. I militari israeliani sono arrivati a bordo di una ventina di jeep e hanno accerchiato tre edifici del centro della città. I soldati di Israele non hanno sparato e hanno invitato, parlando con un megafono, la popolazione ad allontanarsi da quel luogo. Non è chiaro al momento che tipo di operazione sia in corso.

 

Il presidente egiziano, Hosni Mubarak, ha nominato cinque donne, di cui tre copte, e due uomini copti, fra i dieci deputati che vengono designati dal capo dello Stato.  Con queste nomine, sale a sei il numero dei rappresentanti della minoranza copta, tra il 6 e il 10% dei 73 milioni di egiziani, e a 9 il numero totale delle donne nel Parlamento di 454 deputati. Solo un copto, il ministro delle Finanze, Youssef Boutros-Ghali, è stato eletto nelle legislative che si sono concluse la scorsa settimana, con un tasso di partecipazione ufficiale del 26,2%. Dodici seggi debbono ancora essere assegnati, a causa di contestazioni.

 

Il Tribunale di Belgrado per i crimini di guerra ha inflitto quasi 20 anni di reclusione a 14 ex-militari serbi, accusati di aver massacrato almeno 200 prigionieri di nazionalità croata a Vukovar, nella Croazia orientale, nel novembre 1991. Si è trattato del primo eccidio che ha sconvolto l’area balcanica, all’inizio della guerra di indipendenza croata.  

 

“Si tratta di negoziati difficili”: così il presidente di turno UE, il ministro degli Esteri britannico Jack Straw, ha stamani definito le trattative in corso tra i Venticinque sul bilancio comunitario, ribadendo che i margini di manovra per raggiungere un accordo sono “stretti”. Nel ricordare che non ci può essere un'intesa “a qualsiasi prezzo”, Straw ha rilevato che alla questione del budget europeo, al Consiglio dei ministri Esteri oggi a Bruxelles sarà dedicata solo “una breve discussione” Quello di oggi, è l'ultimo incontro tra i ministri degli Esteri dei Venticinque prima del vertice di giovedì e venerdì tra i leader UE, riunione centrata proprio sulla questione delle prospettive finanziarie 2007-2013. Il ministro britannico ha ricordato che Londra “sta ascoltando con attenzione il resto degli Stati membri”.

 

La Francia ha bloccato la decisione di dare alla Jugoslavia lo statuto di Paese candidato a diventare membro dell’Unione Europea. Parigi ha spiegato che la questione richiede una discussione più approfondita e ha chiesto un altro anno di tempo. E ha parlato dell’urgenza in questo momento di decidere su condizioni istituzionali e finanziarie.

 

Ancora sul piano delle istituzioni europee: la Commissione Europea si appresta a dare domani il via libera alla prevista procedura d'infrazione contro l'Italia proposta dal Commissario UE al Mercato interno, Charlie McCreevy, relativa alla vicenda delle Opa bancarie. La proposta di McCreevy - secondo quanto rivelano all'Ansa fonti vicine al dossier - ha già ottenuto oggi l'approvazione dei capi di gabinetto dell'esecutivo UE e sarà adottata domani come punto A (sul quale non è prevista ulteriore discussione) nella riunione settimanale della Commissione Europea a Strasburgo.

 

“Non c'è e non c'è stata nessuna  prigione CIA in territorio polacco”: così  il presidente uscente, Aleksander Kwasniewski, smentisce categoricamente le notizie che la Polonia abbia ospitato prigioni della CIA in un'intervista al quotidiano italiano La Stampa. Il presidente ammette però di essere stato informato di un paio di voli segreti della CIA anche se “per i dettagli è meglio chiedere ai servizi segreti, che hanno propri spazi di azione”. In ogni caso, ha sottolineato che è assolutamente naturale che un alleato degli Stati Uniti aiuti gli USA nella lotta al terrorismo internazionale.

Il presidente russo, Vladimir Putin, si è avventurato oggi a Grozny, in Cecenia, per partecipare alla prima riunione del Parlamento locale eletto a fine novembre. Nella capitale di quella turbolenta e insanguinata Repubblica autonoma del Caucaso russo, il leader del Cremlino - ha annunciato il suo portavoce, Aleksei Gromov - si è incontrato con il presidente Alù Alkhanov e con il primo vicepremier, Ramzam Kadirov. “Siamo arrivati al momento in cui dobbiamo occuparci della ricostruzione di Grozny”, ha detto Putin, intervenendo davanti al Parlamento. Alkhanov ha assicurato il presidente russo che la ricostruzione è già incominciata senza aspettare i fondi federali. A detta di Putin è importantissimo “rafforzare gli organi di polizia e le istituzioni giuridiche”, anche se si tratta di “un problema complicatissimo”. 

 

Si è aperto con una nota positiva a Kuala Lumpur, capitale della Malaysia, l’11.mo vertice annuale dell’Associazione dei Paesi del Sud-est asiatico (ASEAN). Il regime militare di Myanmar (ex-Birmania), rappresentato dal premier Soe Win, ha accettato in via di principio la visita nel Paese di una delegazione dell'ASEAN, che incontrerà Aung San Suu Kyi, il leader dell'opposizione, premio Nobel per la pace, agli arresti domiciliari dal 1989. Secondo quanto dichiarato dal ministro degli Esteri thailandese, Kantathi Suphamongkhon, potrebbe trattarsi di un primo passo verso la sua liberazione. Dal gennaio 2006, Myanmar dovrebbe assumere la presidenza dell’ASEAN, ma forti proteste giungono dalla comunità internazionale per il mancato rispetto dei diritti umani nel Paese. Al centro dei colloqui odierni, ai quali partecipano anche Cina, Giappone e Corea del Sud, c’è la questione dell’integrazione delle economie dei Paesi membri dell’organizzazione. Obiettivo: ridurre le divergenze al momento esistenti. C’è poi l’altra questione importante della lotta all’influenza aviaria, per cui è in corso di sperimentazione un vasto programma di distribuzione di vaccini antivirali.

 

Centinaia di poliziotti hanno pattugliato oggi le strade di Dongzhou, il villaggio sulla costa meridionale della Cina teatro la settimana scorsa di violenti scontri nei quali, secondo le autorità cinesi, tre persone hanno perso la vita e otto sono rimaste ferite. Secondo gli abitanti del villaggio, le persone uccise dagli agenti a colpi di arma da fuoco potrebbero essere venti. Ieri, la stampa del Guangdong, la provincia nella quale si trova Dongzhou, ha annunciato che un alto funzionario che avrebbe ordinato agli agenti di aprire il fuoco sulla folla è stato arrestato. Secondo il quotidiano di Hong Kong Ta Kung  Pao, l'uomo è il vicecapo dell'Ufficio di Pubblica Sicurezza della municipalità di Shanwei. I protestatari affermano di non aver ricevuto alcun indennizzo per l'esproprio delle terre sulle quali dovrà sorgere la centrale. La notizia delle violenze è stata diffusa ieri dall'agenzia ufficiale Nuova Cina. Oggi, ne parlano solo i giornali del Guangdong, che è stato invece ignorato dai grandi mezzi d'informazione nazionali. In Cina, negli ultimi anni le proteste contro gli espropri delle terre per progetti di sviluppo industriale si sono moltiplicati: secondo cifre ufficiali, nel 2004, 74mila episodi di questo genere si sono verificati nel Paese.

 

In Cile, il ballottaggio delle presidenziali tenutesi ieri è atteso per il prossimo 15 gennaio. Il primo turno delle consultazioni si è chiuso in modo decisamente positivo per la candidata dello schieramento di centro-sinistra, Michelle Bachelet, che ha ottenuto oltre il 45 per cento dei voti. La leader socialista potrebbe essere la prima donna a ricoprire la carica di capo dello Stato nel Palazzo della Moneda. A sfidarla, sarà il rappresentante del centro-destra, Sebastian Pinera, attestatosi al 25 per cento delle preferenze. Forte dei consensi ricevuti, la Bachelet ha dichiarato che il suo partito, Concertazione, ha finalmente raggiunto la maggioranza in entrambe le Camere per fare “i cambiamenti di cui il Cile ha bisogno”. Il leader di Rinnovamento nazionale, Pinera, si è detto convinto, invece, che il suo schieramento vincerà fra un mese le nuove consultazioni, grazie all’appoggio del partito di Joaquin Lavin, l’Unione democratica indipendente. 

“Non è trattabile” il documento adottato sabato scorso a Palazzo Chigi dal governo e dagli enti locali piemontesi sulla TAV. È di questo avviso la presidente della Regione Piemonte, Mercedes Bresso, riflettendo sulle difficoltà di una trattativa che non può ancora considerarsi conclusa. Il punto più significativo della negoziazione, che riguarda il tunnel di 7 km della linea ferroviaria ad alta velocità tra Torino e Lione, è costituito dalla scelta di sospendere i lavori di scavo, fino a quando non verrà effettuata la valutazione dell'impatto ambientale della galleria geognostica di Venaus. Anche se la calma sembra essere tornata in Val di Susa, dopo le proteste dei giorni scorsi, preoccupazioni sono state espresse dal sindaco di Torino, Sergio Chiamparino, per la manifestazione anti-TAV indetta nel capoluogo piemontese il prossimo 17 dicembre. Il primo cittadino torinese, da sempre favorevole alla costruzione della tratta ad alta velocità sulla base dell’interesse economico che riveste per la Regione Piemonte, invita ad evitare il corteo nel centro della città. Vi sono infatti molti cantieri in vista delle Olimpiadi invernali e le piazze sono tutte occupate dai lavori.

 

Una sessantina di immigrati sono sbarcati stamattina sulle coste italiane della Calabria. I carabinieri hanno rintracciato 18 immigrati, portandoli nel centro di prima accoglienza di Isola Capo Rizzuto, mentre gli altri sono riusciti a dileguarsi. Secondo quanto hanno riferito gli investigatori, gli immigrati sono curdi iracheni. Tra loro vi sono anche alcune donne. I carabinieri stanno indagando per verificare se tra gli immigrati sbarcati ci siano anche gli scafisti che hanno organizzato il viaggio.

 

Tre senzatetto sono morti e uno è rimasto gravemente ustionato a Teheran nell'incendio doloso di un tendone allestito dal comune in cui erano ospitati per la notte in un parco della capitale iraniana. Lo scrive oggi il quotidiano Etemad precisando che il rogo è avvenuto all'alba di ieri, domenica, nel parco Al Mahdi.

 

 

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