RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno XLIX n.
346 - Testo della trasmissione di lunedì 12 dicembre 2005
IL
PAPA E LA SANTA SEDE:
OGGI IN PRIMO PIANO:
CHIESA E SOCIETA’:
La Chiesa ricorda oggi la memoria della Beata Vergine
di Guadalupe
Concluso ieri a Reggio Calabria il Convegno nazionale dei giuristi cattolici
italiani
In Iraq ci si
avvicina alle elezioni del 15 dicembre: già si vota in ospedali e caserme.
Stamattina 9 persone uccise in diversi scontri
12 dicembre 2005
BENEDETTO
XVI E L’IMPEGNO PER LA PACE E LA RICONCILIAZIONE
TRA I POPOLI: DOMANI, LA PRESENTAZIONE DEL
MESSAGGIO DEL PAPA
PER LA GIORNATA MONDIALE
DELLA PACE 2006
- Servizio di
Alessandro Gisotti -
Si svolgerà domani mattina alle
ore 11,30, nella Sala Stampa della Santa Sede, la conferenza di presentazione
del Messaggio di Benedetto XVI per la Giornata Mondiale della Pace 2006, sul
tema “Nella verità la pace”. All’evento, prenderà parte, tra gli altri, il
cardinale Renato Raffaele Martino, presidente del Pontificio Consiglio della
Giustizia e della Pace. Fin dai primi passi del suo Pontificato, Benedetto XVI
ha assicurato ogni sforzo possibile per promuovere la pace nel mondo.
Ripercorriamo, dunque, alcuni momenti forti di questo impegno del Santo Padre
per la pace e la riconciliazione, nel servizio di Alessandro Gisotti:
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La pace, chiave di lettura del Pontificato di
Benedetto XVI. Alla prima udienza generale dopo l’elezione alla Cattedra di
Pietro, è proprio il Papa a sottolineare l’importanza della scelta del nome, il
richiamo a San Benedetto, certo, ma anche a Benedetto XV, quel Papa Giacomo
Della Chiesa, che di fronte all’orrore della Prima Guerra Mondiale, denunciò
con toni accorati “l’inutile strage”:
“Fu coraggioso e autentico profeta di pace e si
adoperò con strenuo coraggio dapprima per evitare il dramma della guerra e poi
per limitarne le conseguenze nefaste. Sulle sue orme desidero porre il mio
ministero a servizio della riconciliazione e dell’armonia tra gli uomini e i
popoli, profondamente convinto che il grande bene della pace è innanzitutto
dono di Dio, dono fragile e prezioso da invocare, tutelare e costruire giorno
dopo giorno con l’apporto di tutti”.
Da quel giorno, si moltiplicano gli interventi di
Benedetto XVI che mettono l’accento sull’urgenza della pace per il bene
dell’umanità. Urgenza ribadita spesso nei colloqui che il Pontefice ha avuto,
in questi mesi, con capi di governo ed autorità politiche. Significative le
parole che il Papa pronuncia il 12 maggio ricevendo in Vaticano il Corpo
Diplomatico:
POUR MA PART, JE VIENS D’UN
PAYS…
“Da parte mia – afferma – vengo da un Paese dove la
pace e la fratellanza sono molto care al cuore di tutti gli abitanti, specie a
quanti, come me, hanno conosciuto la guerra”. Per questo, prosegue Benedetto
XVI, “sono particolarmente sensibile al dialogo tra tutti gli uomini per
superare tutte le forme di conflitti e tensioni e per fare della nostra terra
una terra di pace e fratellanza”. Il 25 giugno viene annunciato il tema scelto
dal Pontefice per la 39.ma Giornata Mondiale della Pace: “Nella verità la
pace”. Immediato il pensiero va a quel Cooperatores Veritatis, Collaboratori della
Verità, motto scelto dall’allora arcivescovo di Monaco e Frisinga, Joseph
Ratzineger, per lo stemma arcivescovile. Tre giorni dopo, il 28 giugno alla
Festa del Papa organizzata dagli Orionini, Benedetto XVI ringrazia i cristiani
che si impegnano per la pace:
“Come non profittare
della vostra presenza per rendere omaggio ai tanti, silenziosi costruttori di
pace che, attraverso la loro testimonianza e il loro sacrificio si adoperano
per promuovere il dialogo tra gli uomini, per superare ogni forma di conflitto
e di divisione per fare della nostra terra una patria di pace e di fraternità
per tutti gli uomini? ‘Beati gli operatori di pace, perché saranno chiamati
Figli di Dio’. Quanto attuale e necessaria è questa beatitudine!”.
“Chino il capo davanti a tutti coloro che hanno
sperimentato questa manifestazione del mysterium
iniquitatis”. Gli avvenimenti terribili di allora, avverte, devono
“incessantemente destare le coscienze, eliminare conflitti, esortare alla
pace”. E vibrante è l’invocazione per la pace nel quarto anniversario
dell’attacco terroristico alle Torri Gemelle:
TODAY, 11 SEPTEMBER, WE REMEMBER THE VICTIMS OF TERRORIST…
“Oggi, 11 settembre – afferma – ricordiamo le vittime della violenza terrorista
nel mondo. Possa Dio ispirare uomini e donne di buona volontà in ogni luogo a
rinunciare all'odio e a costruire un mondo di giustizia, di solidarietà e di
pace”. Benedetto XVI auspica pace e riconciliazione per il popolo iracheno,
nell’udienza ai vescovi caldei, il 12 novembre. E pace chiede per la Terra
Santa nell’incontro con il presidente palestinese, Abu Mazen. Un rinnovato
appello per la pace, il Papa lo lancia il primo dicembre, incontrando gli
ambasciatori di 11 Paesi di 4 continenti. Nell’occasione, Benedetto XVI si
rivolge a tutti gli uomini di buona volontà:
SANS L’ENGAGEMENT DE TOUS…
“Senza l’impegno di tutti a lavorare per la pace e a creare un clima di
pacificazione” a partire dalle famiglie, è l’avvertimento del Pontefice, “non sarà
possibile avanzare sulla via di una società pacificata”. “Tutti gli uomini del
nostro tempo – è la viva esortazione di Benedetto XVI - si impegnino in favore
della pace e della riconciliazione”, perché “non basta volere la pace per ottenerla”.
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GRECCIO, LA “BETLEMME FRANCESCANA”:
DALLA LOCALITA’ DEL PRIMO PRESEPE, EVOCATA IERI DA
BENEDETTO XVI,
UN MESSAGGIO AL MONDO SULL’AUTENTICO SPIRITO DEL
NATALE
- Intervista con padre Massimo Cocci -
Nacque in una verde vallata a
una ventina di chilometri da Rieti il primo presepe vivente della storia. Una
valle che ispirò S. Francesco con la semplicità della sua natura, un simbolo
della povertà di Betlemme. Ieri, all’Angelus, Benedetto XVI ha richiamato ai
cristiani il celebre Presepe di Greccio, che il Santo di Assisi realizzò in un
Natale di circa 800 anni fa. Un presepe che da allora, ha detto il Papa, è
divenuto un simbolo che “può aiutarci a capire il segreto vero del Natale”,
senza le derive consumistiche che questa festa porta da molto tempo con sé.
Alessandro De Carolis ne ha parlato con padre Massimo Cocci, guardiano del
Santuario francescano di Greccio:
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(musica)
R. – Francesco dice nei suoi scritti che amava ritornare a
Greccio, perché era un luogo semplice e ricco di povertà: quella povertà che
gli ricordava il luogo dove Gesù ha voluto nascere, nella grotta di Betlemme.
Di qui, il nome di Greccio, “Betlemme francescana”.
D. – Il richiamo di Benedetto
XVI all’“inquinamento commerciale” del Natale rischia di essere banalizzato o
di cadere nel vuoto a causa di una mentalità che ha trasformato questa festa in
un prodotto. Cosa può fare un cristiano per riscoprire lo spirito del Natale,
come chiede il Papa, tralasciando il marketing del Natale?
R. – Innanzitutto, penso,
riscoprire la ricchezza dei rapporti interpersonali, perché Gesù ha voluto
prendere la nostra umanità appunto per ridonarci una dignità superiore. Il
consumismo ci allontana purtroppo dall’essenziale e dalla verità più profonda
della nostra vita. Quel donarsi gratuitamente - come Gesù bambino nell’umiltà
della grotta di Betlemme ci insegna - dovrebbe essere per noi uno stimolo a
sapere guardare alle necessità dell’altro, dalla povertà materiale a quella
spirituale, alla solitudine. Penso che il messaggio del Santo Padre debba
essere letto proprio nella chiave della riscoperta della nostra umanità.
(musica)
D. – Si potrebbe dire che il
dono da poter fare a Natale, periodo in cui ci si scambiano i regali, potrebbe
essere prima di tutto il dono di se stessi…
R. – Certamente, perché nessuno
è così ricco da non accogliere l’altro come persona. E nessuno è così povero da
non poter dare altro alle altre persone.
D. – Se San Francesco costruisse
oggi il suo presepe a Greccio, cosa direbbe ai cristiani del XXI secolo?
R. – Francesco ha voluto
rappresentare qui il Presepe vivente proprio per vedere con gli occhi della
carne i disagi nei quali si è trovato Gesù nella Grotta di Betlemme. Ma non
dimentichiamo che oltre a rappresentare il primo presepio vivente, Francesco
qui, nella grotta di Greccio, ha voluto anche che fosse celebrata la Santa
Messa. Quindi, il mistero dell’Eucaristia – e abbiamo appena terminato di
celebrare l’Anno dell’Eucaristia – ci deve far ritornare a ciò di cui veramente
l’uomo ha bisogno. Penso dunque sia questo il messaggio che oggi Francesco
voglia rilanciare alla vita di ciascuno di noi.
(musica)
**********
UDIENZE E NOMINE
Stamane
il Papa ha ricevuto alcuni presuli della Conferenza episcopale della Polonia,
in visita “ad Limina”, guidati dal cardinale Józef Glemp, arcivescovo
di Varsavia.
In
Venezuela il Santo Padre ha accettato la rinuncia all’ufficio di vescovo ausiliare
dell’arcidiocesi di Caracas presentata da mons. Roberto Antonio Dávila
Uzcátegui per raggiunti limiti di età.
EREZIONE DI UNA DIOCESI IN INDIA
In India il Santo Padre ha
eretto la diocesi di Buxar, con territorio dismembrato dall’arcidiocesi di
Patna, rendendola suffraganea della medesima sede metropolitana.
Quindi il Papa ha nominato primo vescovo di Buxar, il padre
gesuita William D’Souza, già superiore
provinciale dei padri gesuiti e parroco
di Itarhi. Padre William D’Souza è nato
il 5 marzo 1946 nella parrocchia di Madanthar, nella diocesi di Mangalore. Nel
1965 è entrato nel noviziato della Compagnia di Gesù ed è stato ordinato sacerdote
per la provincia gesuita di Patna il 3 maggio 1976.
La nuova
Diocesi di Buxar ha una superficie di 11.311 kmq con una popolazione di oltre 5
milioni e 700 mila abitanti, di cui circa 16 mila cattolici. Conta 13 parrocchie,
8 sacerdoti diocesani e 14 sacerdoti religiosi, 63 religiose e 9 fratelli
religiosi. L’attuale chiesa parrocchiale di Buxar, dedicata a “Mary Mother of Perpetual Help”, sarà la
cattedrale della diocesi.
IL PROFONDO DOLORE DEL PAPA PER LA SCIAGURA AEREA
DI SABATO SCORSO
IN NIGERIA, IN CUI SONO MORTE 107 PERSONE, TRA CUI
OLTRE 70 STUDENTI
DI UN COLLEGIO DEI GESUITI, CHE STAVANO TORNANDO A
CASA PER LE VACANZE
Il Papa ha espresso il suo
profondo dolore per la sciagura aerea che ha colpito sabato scorso la Nigeria e
che ha provocato 107 vittime. Un DC-9 della compagnia nigeriana “Sosoliso
Airlines” si è schiantato in fase di
atterraggio, per motivi ancora da accertare, presso Port Harcourt, nel Sud del
Paese. Secondo fonti locali ci sarebbero solo tre superstiti, tre donne che
verserebbero in gravissime condizioni. Sono state intanto recuperate le due
'scatole nere' del DC-9 precipitato mentre nella zona imperversava un forte
temporale. Tra le vittime oltre 70
erano giovani allievi di un Collegio gesuita di Abuja che stavano tornando
dalle proprie famiglie per le vacanze.
Benedetto XVI, in un telegramma
inviato al vescovo di Port Harcourt, affida le vittime “alla eterna
misericordia di Dio” e invoca la divina
benedizione, la forza e la pace “su quanti sono nel lutto e su quanti sono
impegnati nell’opera di soccorso”.
Passa sovente in secondo piano,
quando si parla di immigrazione, un aspetto che ha invece assunto da anni una
dimensione planetaria: quello degli studenti migranti. Sono almeno 2 milioni i
giovani che si recano per motivi di studio in altri Paesi, nei quali devono
reimpostare la propria esistenza. Da domani al 16 dicembre, Roma ospita il II
Congresso Mondiale di Pastorale per gli Studenti Esteri, promosso dal
Pontificio Consiglio della pastorale per i migranti e gli itineranti.
All’evento, che si terrà nella sede della “Casa Maria Immacolata”, partecipano
una sessantina di rappresentanti di Conferenze episcopali, Congregazioni
religiose, associazioni, movimenti e istituzioni di 30 Paesi, con rappresentanze
di tutti i continenti. Ad illustrare il Congresso è il segretario del dicastero
vaticano, l’arcivescovo Agostino Marchetto, intervistato da Giovanni Peduto:
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R. – Anche
se in genere non si pensa, in effetti gli studenti esteri fanno parte di un
tale fenomeno, che è “segno dei tempi”, e si assiste oggi a una grande crescita
del numero di chi compie studi all’estero, con scambi tra grandi scuole e
università a livello mondiale e a una competizione per avere i migliori
insegnanti. Il “mercato degli studenti esteri” è così raddoppiato nel 2002
rispetto al 1980 ed ha raggiunto quasi i due milioni di interessati. Il 28% di
tali studenti si trova al presente negli U.S.A. – ed ecco con noi, per la prima
volta, cappellani di quel Paese, il 12% in Gran Bretagna, l’11% in Germania, il
10% in Francia, il 9% in Australia e il 4% in Giappone. Naturalmente, non
ovunque gli studenti esteri sono altamente qualificati. Comunque saremo una
sessantina di congressisti rappresentativi di tutti i continenti, Vescovi,
sacerdoti, religiosi/e, laici e studenti.
D. – Per il Congresso avete
scelto il tema “Studenti Esteri e l’Erga
Migrantes Caritas Christi”: perché?
R. – Il più importante documento
del nostro Dicastero di questi ultimi anni è stata l’Istruzione Erga Migrantes Caritas Christi,
approvata da Papa Giovanni Paolo II il 1° maggio 2004. Essa si riferisce
all’aspetto migratorio della nostra sollecitudine partecipata dal Santo Padre
per la pastorale specifica della mobilità umana. Orbene, è sembrato evidente
prendere come base della nostra riflessione per l’azione quel Documento, applicandolo
agli studenti esteri, nelle sue varie parti, e cioè nella realtà
dell’accoglienza e della solidarietà, in particolare per gli Studenti esteri
che provengono dai Paesi poveri, e nella pastorale di comunione e missionaria,
con gli aspetti del dialogo ecumenico e interreligioso. Per questo saranno con
noi anche 2 delegati fraterni (del Consiglio Ecumenico delle Chiese e della
Comunione Anglicana) e un osservatore luterano. Cercheremo di trarre vantaggio
anche dall’esperienza europea (CCEE) che dopo i Lineamenta sta sfociando in un Direttorio di Pastorale Universitaria
Europea. Vorremmo che anche lì si inserisse la dimensione Studenti esteri e
relativa specifica azione pastorale. Nasce qui il discorso degli Operatori
Pastorali.
D. – Ecco, a proposito degli
Operatori Pastorali che cosa può dirci?
R. – Direi anzitutto che dopo il
I Congresso Internazionale di pastorale per gli Studenti esteri del 1996, e
grazie ad esso, è nato il SECIS – “Service
of European Churches for International
Students” – che raccoglie una decina di associazioni e si dedica specialmente
all’animazione, in Europa, della pastorale specifica a cui stiamo dando
attenzione. Di fatto, peraltro, non abbiamo invitato al Congresso solo i
rappresentanti di tali Organismi ma anche quelli di Conferenze episcopali, o
loro Consigli a livello continentale, di associazioni e movimenti e
congregazioni religiose maschili e femminili, oltre che di altri Dicasteri
della Curia Romana interessati per creare un’onda generale di solidarietà,
accoglienza, dialogo ed evangelizzazione a favore degli studenti esteri. Ad
essi vorremmo aprire quanto già esiste nelle Università, specialmente con un
supplemento di intenzioni pastorali. Vorremmo – ripeto – aprire la pastorale
universitaria tradizionale, sempre più alla specificità migratoria e nello
stesso tempo sviluppare quella già esistente con sollecitudine per gli Studenti
esteri. La visione dell’evangelizzazione come Liturgia, Diaconia e Martyria ci accompagnerà.
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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”
Prima
pagina - "Raccoglimento, sobrietà, gioia intima: non c'è altro
Natale": all'Angelus il Santo Padre benedice le statuine dei
"Bambinelli" recate dai piccoli delle parrocchie, delle scuole e
degli oratori romani, e ricorda alle famiglie che il Presepe allestito in casa
è un modo semplice ma efficace di presentare la fede per trasmetterla ai figli.
Servizio
vaticano - Una pagina dedicata alle ordinazioni sacerdotali.
Servizio
estero - Iraq: assassinato l'egiziano tenuto in ostaggio; sequestrati quattro
cittadini iraniani.
Servizio
culturale - Un articolo di Paolo Miccoli dal titolo "Un 'cercatore di verità'
tra le frontiere rischiose del sapere": Cornelio Fabro vigile vedetta speculativa
del XX secolo.
Servizio
italiano - In primo piano la questione del Tav: i lavori in Val di Susa subordinati
ad un'altra valutazione ambientale; raggiunta un'intesa nell'incontro a Palazzo
Chigi con gli enti locali.
In
rilievo il tema del terrorismo
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12
dicembre 2005
LIBANO. ANCORA UN ATTENTATO A
BEIRUT CONTRO UN PARLAMENTARE ANTISIRIANO:
UCCISO OGGI IL DEPUTATO CRISTIANO TUENI
- Intervista con Antonio Ferrari -
È tornata la paura in Libano,
dopo l’esplosione stamani di una o forse due autobombe nel centro di Beirut.
Obiettivo dell’attentato, il deputato cristiano e giornalista Gibran Tueni,
rimasto ucciso nella deflagrazione assieme a tre uomini della scorta. Nonostante
la condanna ufficiale della Siria, da Beirut sono partite pesanti accuse a
Damasco. Ce ne parla Salvatore Sabatino:
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Tueni, 48 anni, era l’editore del giornale più venduto in Libano,
“An-Nahar”, e strenuo sostenitore dell’indipendenza del Libano. In questi mesi
aveva pubblicato decine di servizi che sostenevano il presunto coinvolgimento
della Siria nella morte dell’ex premier Rafik Hariri. Questa mattina, mentre
era diretto nel centro di Beirut per raggiungere la sede del suo quotidiano,
due autobombe hanno centrato l’auto sulla quale viaggiava. La potenza della deflagrazione, che ha
catapultato l'auto di Tueni in una scarpata un centinaio di metri più in basso,
ha pure danneggiato una vicina abitazione e provocato una dozzina di feriti tra
i passanti. Il leader druso antisiriano Walid Jumblatt ha accusato Damasco di
aver organizzato l’omicidio, mentre i tre ministri del suo Partito socialista
progressista hanno minacciato di abbandonare entro stasera il governo del
premier Fuad Siniora, se non si riunirà immediatamente per chiedere la
creazione di un tribunale internazionale chiamato a giudicare “tutti i crimini
siriani in Libano”. Dalla Siria, invece, la condanna ufficiale di quanto
avvenuto a Beirut. Declinata ogni responsabilità, Damasco si è, invece, definita vittima dell'attentato. Le prime notizie giunte dal Libano in mattinata
parlavano di un attacco contro la missione ONU che sta indagando sul
coinvolgimento proprio della Siria nell’assassinio dell’ex premier libanese
Rafik Hariri. Solo poche ore prima, infatti, il rapporto era stato presentato
al Palazzo di Vetro dal capo della squadra investigativa, Mehlis.
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Ma perché uccidere Gibran Tueni? Giada Aquilino lo
ha chiesto ad Antonio Ferrari, inviato speciale del Corriere della Sera, che
seguì la guerra in Libano e che ben conosceva lo stesso Tueni. Ascoltiamo:
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R. – Dopo l’assassinio dell’ex
primo ministro Hariri, Gibran Tueni era uno dei personaggi chiave della vita
politica libanese, non soltanto come politico, quanto come responsabile di
An-Nahar, il giornale più liberal del Libano - forse il più liberal fra quelli
che si stampano in Medio Oriente - che da anni faceva una campagna per
rivendicare orgogliosamente l’autonomia del Libano, quindi contro tutte le
presenze straniere, a cominciare da quella della Siria.
D. – Il leader druso Jumblatt ha
subito accusato la Siria di complicità nell’atten-tato …
R. – In questo caso, o siamo di
fronte ad un complotto del quale è ancora difficile intravedere i contorni - e
allora la Siria è vittima di chi sa quale macchinazione - oppure è difficile
immaginare che Damasco sia all’oscuro di ciò che è successo, sia
dell’assassinio di Hariri – tra l’altro, proprio in queste ore è stato
consegnato al segretario generale dell’ONU, Kofi Annan, il risultato finale del
rapporto della Commissione di inchiesta sulla morte dell’ex premier – sia
dell’assassinio di Gibran.
D. –
Non è quindi un caso che questo attentato sia avvenuto proprio poche ore dopo
la presentazione del rapporto ONU sulla morte di Hariri?
R. – Fa molto, molto pensare e
forse ciò che è avvenuto rivela quale confusione sia in corso nei palazzi di
Damasco, che hanno oggi gli occhi del mondo puntati addosso. I casi sono due: o
il regime nel suo complesso è il mandante - e quindi tutti sono responsabili di
quel che è accaduto - oppure la lotta di potere è tale per cui chi era
contrario a questo tipo di orrendi attentati oggi si trova nell’incapacità di
poter controllare gli apparati di sicurezza. Ma c’è da ricordare una cosa: è
vero che i soldati siriani se ne sono andati dal Libano, ma questa presenza è
continuata anche dopo il ritiro militare. E immaginare che i servizi segreti
siriani non sapessero che si stava preparando un attentato ad Hariri ed oggi a
Gibran Tueni mi pare francamente difficile, se non addirittura
impossibile.
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IN CAMBOGIA SI APRONO GLI UFFICI PER
PREPARARE I PROCESSI
CONTRO I LEADER DEI KHMER ROSSI
- Intervista con mons. Emile Destombes
-
Il governo di Phnom
Penh e le Nazioni Unite hanno annunciato che il prossimo mese saranno aperti,
in Cambogia, gli uffici per preparare i processi contro i leader dei Khmer
Rossi, ritenuti responsabili della morte di oltre un milione e 700 mila persone
dal 1975 al 1979. Michelle Lee, funzionaria dell’ONU attualmente in Cambogia,
ha rivelato all’Agenzia ‘AsiaNews’ che gli uffici saranno operativi all’inizio
di febbraio e vi lavoreranno giudici internazionali e cambogiani. Sulla
situazione della Cambogia, sconvolta dalla drammatica esperienza dei Khmer
Rossi, ascoltiamo il servizio di Amedeo Lomonaco:
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Nei cosiddetti
“campi della morte”, durante i 4 anni del sanguinario regime di Pol Pot, ha
perso la vita circa un terzo della popolazione cambogiana. Quasi ogni famiglia
cambogiana ha avuto una vittima. Accanto a questo dato se ne deve poi
registrare un altro, altrettanto inquietante: ogni famiglia ha avuto membri tra
i Khmer Rossi. In questo contesto, diventa quindi prioritario promuovere la
piena riconciliazione. Ma quale significato ha la decisione di avviare i
processi contro i Khmer Rossi? Ascoltiamo il vicario apostolico di Phnom Penh,
mons. Emile Destombes:
R. – Questo processo è veramente necessario, perché la
Cambogia impari a conoscere la verità sul suo passato, e perché la realtà del
genocidio perpetrato dai Khmer Rossi sia denunciata e giudicata.
Fino ad oggi,
nessun leader dei Khmer Rossi è stato processato: Pol Pot è morto nel 1998 e
molti dei suoi uomini fidati vivono in piena libertà. Il regime è caduto nel
1979 per l’ intervento militare del Vietnam. Adesso si è deciso di istituire
processi contro i Khmer Rossi. Ma quali saranno le persone ad essere giudicate?
R. - La Cambogia ha chiesto alle Nazioni Unite di creare
un Tribunale internazionale per giudicare i Khmer Rossi e più in particolare,
ovviamente, i grandi responsabili di questo movimento politico. Ci sono ancora
dei leader dei Khmer Rossi in circolazione; solo i responsabili saranno processati.
Questo processo dovrebbe riguardare soprattutto i capi più importanti del
regime dei Khmer Rossi.
Ma come vivono i
cattolici in Cambogia? Risponde ancora mons. Emile Destombes:
R. - La Chiesa in Cambogia non
deve subire pressioni. La libertà religiosa è riconosciuta nella Costituzione e
noi siamo liberi di organizzare il cammino della Chiesa. La Chiesa e tutte le
persone che vivono in Cambogia hanno la libertà di religione, per cui siamo
liberi di esercitare il nostro ministero nel Paese: c’è la libertà!
Il vicariato apostolico di
Phnom Penh, una delle tre circoscrizioni ecclesiastiche della Cambogia, è stato
eretto nel 1850. Si estende su una superficie di circa 31.000 chilometri
quadrati ed ha una popolazione di oltre 3 milioni di abitanti. In Cambogia i
cattolici sono più di 20 mila, di cui 6 mila cambogiani e 14 mila vietnamiti.
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QUESTA SERA A ROMA NELLA CHIESA DI SANT’IGNAZIO
LA MESSA DELL’INCORONAZIONE DI MOZART
CON I COMPLESSI ARTISTICI DEL DUOMO DI SALISBURGO
APRE LA CAMPAGNA “UNA FAMIGLIA SOLA NON BASTA” IN
FAVORE DEI DISABILI
Questa sera alle ore 20.30,
presso la Chiesa di Sant’Ignazio di Loyola a Roma, parte la nuova campagna di
raccolta fondi “Una famiglia sola non basta”, con il suggestivo concerto di
Orchestra e Coro del Duomo di Salisburgo diretti dall’ungherese János Czifra
nella Messa in do maggiore K. 317 detta “dell’Incoronazione” di Mozart.
Solisti, il soprano giapponese Aki Hashimoto, il contralto coreano Soo Mi Hong,
il tenore austriaco Bernhard Berchtold e il baritono Georg Lehner. L’iniziativa
ha ottenuto il patrocinio del Comune e della Provincia di Roma, della Regione
Lazio, del Pontificio Consiglio per la Pastorale della Salute, del Pontificio
Consiglio della Cultura, del Vicariato di Roma e della Caritas Diocesana di
Roma. A.V.:
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Un’anticipazione degli eventi
celebrativi per il 250.mo anniversario della nascita di W. A. Mozart, che cadrà
nel 2006, il concerto offerto dalle Fondazioni Operandi e Pro Musica e Arte Sacra
con uno dei suoi capolavori sacri più popolari, scritto per l’incoronazione
dell’immagine sacra della chiesa seicentesca di Maria Plainer, meta di
pellegrinaggio, ed eseguito nel Duomo di Salisburgo il giorno di Pasqua del
1779. E insieme, un’occasione di solidarietà verso circa 3 milioni di disabili,
spesso a carico della sola assistenza familiare, attraverso la campagna di
sensibilizzazione e raccolta fondi a sostegno della Fondazione “Dopo di Noi” di
ANFFAS, di cui il Comune di Roma è socio maggioritario, per la costruzione di
residenze per persone con disabilità, come Casale Falsetti, inaugurato lo
scorso 5 ottobre.
In programma oltre alla Messa
dell’Incoronazione, altre composizioni sacre mozartiane; la particolare
scenografica disposizione dei complessi artistici nella Chiesa di Sant’Ignazio
rispetterà l’esecuzione originale, creando effetti acustici e visivi di straordinaria
suggestione. Dopo il recente successo del Festival Internazionale, il
presidente della “Fondazione Pro Musica e Arte Sacra”, Hans-Albert Courtial
colloca questo ulteriore evento in una dimensione unitaria:
“E’ nostra intenzione fare una piccola Salisburgo a Roma, e
forse non siamo tanto lontano”.
Una Salisburgo della musica
sacra, ricondotta alla sua sede naturale, la Chiesa. Ancora Curtial:
“Siamo certi che il Papa condivida con noi il nostro
progetto e il nostro desiderio di portare la bella musica nelle chiese. Si vede
anche quanto la gente sia interessata a queste musiche. Noi, però, giustamente
cerchiamo tramite questi bei concerti di raccogliere i fondi”.
Una carità, conclude, non soltanto verso l'arte e per la
sua diffusione, offrendola alla contemplazione e allo spirito perché sia
vissuta, interiorizzata e apprezzata come patrimonio dell’umanità, ma ben più
radicale, una carità verso l'uomo. L'arte salva l'uomo e l'uomo viene se non
salvato, certo aiutato dall'arte”.
(musica)
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La Radio Vaticana, il Centro
Televisivo Vaticano, Telepace e SAT 2000 trasmetteranno in differita il
concerto.
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12 dicembre 2005
LA CHIESA RICORDA OGGI LA MEMORIA
DELLA BEATA VERGINE DI GUADALUPE.
NEL SANTUARIO CHE CUSTODISCE LE RELIQUIE DELL’APPARIZIONE
ALL’INDIO JUAN DIEGO, MILIONI DI
PELLEGRINI SI RECANO
IN PREGHIERA OGNI ANNO DA TUTTO IL
SUDAMERICA
- A cura di Alessandro De Carolis -
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CITTA’
DEL MESSICO. = L’immagine non cambia di anno in anno. A milioni da tutta
l’America Latina e non solo si mettono in moto per raggiungere, con
pellegrinaggi di pochi chilometri oppure transoceanici, il Santuario della Beata
Vergine di Guadalupe. In quel luogo, nel 1531, l’immagine della Madonna,
conosciuta come la “Morenita”, apparve all’indio Juan Diego sulla collina di Tepeyac.
Sono passati 474 anni e quel Santuario è uno dei massimi simboli dell’America
Latina cristiana, con la Vergine di Guadalupe venerata come patrona del
continente. Circa 20 milioni di fedeli passano ogni anno per il Santuario, che
custodisce la reliquia legata alla penultima apparizione della Madonna, quando
Juan Diego, dopo aver raccolto il suo mantello, pieno di petali di rosa, si
accorse che vi era impressa l’effige della Vergine meticcia. Un mantello, la
tilma, di fibra d’agave, he inspiegabilmente mostra ancora oggi, nonostante la
deperibilità del materiale, la figura di Nostra Signora di Guadalupe, la
“Vincitrice sul Serpente” secondo il significato indigeno della parola. Fu
Giovanni Paolo II a canonizzare Juan Diego il 31 luglio del 2002. Lo scorso
maggio, Benedetto XVI, durante un rosario nei Giardini Vaticani, ha dedicato
questa preghiera alla Vergine di Guadalupe: “Sei invocata come Madre dagli
uomini e dalle donne del popolo del Messico e dell'America Latina, incoraggiati dall'amore che ci ispiri,
riponiamo nuovamente nelle tue mani materne la nostra vita”. Tu sei “regina nel
cuore di tutte le madri del mondo e nel nostro cuore”.
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QUALI SONO LE RADICI COMUNI TRA
RELIGIONI E CULTURE DIVERSE? QUALI LE
DIFFERENZE? COME
FAVORIRE IL DIALOGO TRA LORO? SU QUESTI E ALTRI
INTERROGATIVI SI CONFRONTANO A BILBAO
LEADER RELIGIOSI E ESPERTI,
UNITI DALLA CONSAPEVOLEZZA CHE LA
CONVIVENZA SI POGGIA SUL DIALOGO
BILBAO. =
“Nuove sfide per un mondo che ambisce alla pace”. Questo il titolo del Congresso
internazionale sul dialogo tra culture e religioni, che si è aperto ieri a
Bilbao, in Spagna. Promosso dal movimento basco Barandiaran Krista Elkartea e
dal movimento internazionale Pax Romana, l’incontro ha come principale obiettivo
di promuovere il dialogo tra comunità diverse. “Il cammino del dialogo” - si
legge nel comunicato di presentazione del convegno - “è l’unico modo per
facilitare l’incontro tra comunità”. E l’incontro tra culture è una necessità
impellente soprattutto nelle società attuali, dove le interrelazioni tra
culture e religioni sono sempre più frequenti. “I vasti movimenti migratori tra
paesi e continenti” - sottolineano i promotori dell’incontro - “stanno facendo
di alcuni paesi degli autentici laboratori di gestione della pluralità
culturale e religiosa”. Ed è da questa constatazione che bisogna partire per
arrivare a promuovere una convivenza giusta. Una delle sfide che si pongono
oggi in particolare è quella di avanzare dalla multiculturalità e
multireligiosità, verso la interculturalità e interreligiosità”. Molte le
organizzazioni che hanno dato il loro patrocinio all’evento, che si conclude martedì
13 dicembre. Tra queste l’Unesco, il Consiglio mondiale delle chiese, il Congresso
mondiale ebreo. (A.C.)
NON È PIÙ POSSIBILE IMMAGINARE IL DIRITTO COME SISTEMA AUTONOMO
RISPETTO ALL’ETICA. QUESTO IL
MONITO DEL PRESIDENTE DELL’UNIONE
DEI GIURISTI CATTOLICI ITALIANI,
FRANCESCO D’AGOSTINO, AL TERMINE DELL’INCONTRO DI IERI A REGGIO CALABRIA
INCENTRATO SUL TEMA
“I VINCOLI ETICI NELL’ESPERIENZA
GIURIDICA CONTEMPORANEA”
REGGIO
CALABRIA. = “Etica e diritto si coappartengono in maniera molto forte e costitutiva
e non è più possibile immaginare il diritto come un sistema formale
autoreferenziale di condotta e di principio autonomo rispetto all'etica”. Lo ha
dichiarato all’Agenzia cattolica ‘SIR’ il presidente dell’Unione giuristi
cattolici Italiani (UGCI), Francesco D'Agostino, al termine del 55.mo convegno
nazionale che si è concluso ieri a Reggio Calabria con una solenne celebrazione
eucaristica presieduta dal presidente dell'Amministrazione del Patrimonio della
Sede Apostolica (APSA), cardinale Attilio Nicora. Durante l’incontro, incentrato
sul tema “I vincoli etici nell’esperienza giuridica contemporanea”, è stato
sottolineato lo stretto legame tra etica e diritto. “E’ emerso che tutte le
dimensioni del diritto rivelano una esigenza estremamente forte e
caratteristica di vincoli etici”, ha precisato Francesco D’Agostino. La Chiesa
– ha aggiunto il presidente dell’UGCI sta
all'avanguardia nella lotta per la difesa dei diritti umani: in questo
senso l’etica cristiana come etica umana, si conferma nella sua natura come
etica universale. Il compito dei giuristi cattolici – ha spiegato poi Salvatore
Berlingò, docente presso il dipartimento di Scienze giuridiche dell’Università
di Messina – è quello di ravvivare in
se stessi e presso i loro colleghi il senso della giustizia. La priorità indicata
dai relatori è quella di promuovere un impegno etico suppletivo perché oggi
“determinati indirizzi culturali non avversano solo i valori cristiani”, ma
costituiscono un attentato contro “l’integrità stessa di ogni umana persona” e
contro la piena realizzazione degli ideali di giustizia. (A.L.)
QUESTA SERA A ROMA, NELLA BASILICA DI SANTA MARIA MAGGIORE,
IL CONCERTO DI NATALE IN ONORE DI
BENEDETTO XVI, NELL’AMBITO
DELLA CONVENTION EUROPEA DEGLI
STUDENTI UNIVERSITARI
ROMA.
= Nell’ambito della Convention europea degli studenti universitari, si terrà
questa sera, a Roma, il concerto di Natale promosso dall'Ufficio Pastorale
Universitaria del Vicariato di Roma e dal Ministero dell'Istruzione,
dell'Università e della Ricerca (MIUR). Il concerto, che si terrà nella
Basilica di Santa Maria Maggiore, sarà trasmesso a partire dalle 20.30 dalla
nostra emittente sull’onda media di 585 kHz e sulla modulazione di frequenza di
105 MHz. Il programma comprende musiche di Giovanni Pierluigi da Palestrina,
Franz Schubert, Lorenzo Perosi, Domenico Bartolucci e Valentino
Miserachs, eseguite dall’Orchestra dei Conservatori di Musica italiani, con la
direzione di mons. Miserachs, di don Massimo Palombella e di un allievo dei
Conservatori. Il concerto si inserisce nell’ambito delle iniziative della IV
convention europea degli studenti universitari. Questo evento ha avuto inizio
con una solenne celebrazione eucaristica, tenutasi ieri, nella Basilica romana
del Sacro Cuore. L’incontro, che ha per tema “L’umanesimo cristiano, via per
una nuova cooperazione tra Europa e Africa”, si svolge in vista dell’incontro
degli universitari con Benedetto XVI di giovedì prossimo, nella Basilica di San
Pietro. (A.L.)
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12 dicembre 2005
- A cura di Fausta Speranza -
Nove persone, di cui sicuramente
due soldati americani, sono morte e altre 32 sono rimaste ferite in diversi
attacchi a Baghdad. Intanto, si è messa in moto la macchina delle elezioni. Il
servizio di Fausta Speranza:
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I malati, i detenuti e i membri
delle forze dell'ordine hanno iniziato questa mattina a votare per scegliere,
tra oltre 7000 candidati, i 275 deputati della futura Assemblea nazionale,
secondo il programma stabilito dalla Commissione elettorale. Si tratta di una “anteprima”
del voto del 15 dicembre. Domani, voteranno invece gli iracheni all'estero, che
potranno esprimere il loro suffragio nei 108 seggi allestiti in 38 città di 15
Paesi diversi. Il 13 e 14 dicembre saranno dichiarati festivi, così come il 15,
giorno in cui voterà il resto del Paese. Intanto, un alto responsabile del
ministero della Difesa iracheno fa sapere che è arrivato a più di 700 il numero
dei cosiddetti ribelli uccisi e a circa 2.000 quello dei catturati nelle
operazioni militari, condotte nelle ultime settimane nella valle dell'Eufrate,
che va da Baghdad alla frontiera occidentale. E l’alto funzionario spiega che,
per le elezioni politiche di giovedì, i seggi saranno protetti da tre cordoni:
il primo, nelle immediate vicinanze del seggio, sarà tenuto dalla polizia; il
secondo dall'esercito; il terzo dalla forza multinazionale.
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L'esercito israeliano è entrato
questa mattina a Nablus, nel nord della
Cisgiordania, secondo testimoni e fonti della sicurezza palestinese. I militari israeliani sono arrivati
a bordo di una ventina di jeep e hanno accerchiato tre edifici del centro della
città. I soldati di Israele non hanno sparato e hanno invitato, parlando con un
megafono, la popolazione ad allontanarsi da quel luogo. Non è chiaro al momento
che tipo di operazione sia in corso.
Il presidente egiziano, Hosni
Mubarak, ha nominato cinque donne, di cui tre copte, e due uomini copti, fra i
dieci deputati che vengono designati dal capo dello Stato. Con queste nomine, sale a sei il numero dei
rappresentanti della minoranza copta, tra il 6 e il 10% dei 73 milioni di
egiziani, e a 9 il numero totale delle donne nel Parlamento di 454 deputati. Solo
un copto, il ministro delle Finanze, Youssef Boutros-Ghali, è stato eletto nelle
legislative che si sono concluse la scorsa settimana, con un tasso di
partecipazione ufficiale del 26,2%. Dodici seggi debbono ancora essere
assegnati, a causa di contestazioni.
Il Tribunale di Belgrado per i
crimini di guerra ha inflitto quasi 20 anni di reclusione a 14 ex-militari
serbi, accusati di aver massacrato almeno 200 prigionieri di nazionalità croata
a Vukovar, nella Croazia orientale, nel novembre 1991. Si è trattato del primo
eccidio che ha sconvolto l’area balcanica, all’inizio della guerra di
indipendenza croata.
“Si tratta di negoziati
difficili”: così il presidente di turno UE, il ministro degli Esteri britannico
Jack Straw, ha stamani definito le trattative in corso tra i Venticinque sul
bilancio comunitario, ribadendo che i margini di manovra per raggiungere un
accordo sono “stretti”. Nel ricordare che non ci può essere un'intesa “a qualsiasi
prezzo”, Straw ha rilevato che alla questione del budget europeo, al Consiglio
dei ministri Esteri oggi a Bruxelles sarà dedicata solo “una breve discussione”
Quello di oggi, è l'ultimo incontro tra i ministri degli Esteri dei Venticinque
prima del vertice di giovedì e venerdì tra i leader UE, riunione centrata
proprio sulla questione delle prospettive finanziarie 2007-2013. Il ministro britannico
ha ricordato che Londra “sta ascoltando con attenzione il resto degli Stati membri”.
La Francia ha bloccato la
decisione di dare alla Jugoslavia lo statuto di Paese candidato a diventare
membro dell’Unione Europea. Parigi ha spiegato che la questione richiede una
discussione più approfondita e ha chiesto un altro anno di tempo. E ha parlato
dell’urgenza in questo momento di decidere su condizioni istituzionali e
finanziarie.
Ancora sul piano delle
istituzioni europee: la Commissione Europea si appresta a dare domani il via
libera alla prevista procedura d'infrazione contro l'Italia proposta dal Commissario
UE al Mercato interno, Charlie McCreevy, relativa alla vicenda delle Opa bancarie.
La proposta di McCreevy - secondo quanto rivelano all'Ansa fonti vicine al
dossier - ha già ottenuto oggi l'approvazione dei capi di gabinetto dell'esecutivo
UE e sarà adottata domani come punto A (sul quale non è prevista ulteriore
discussione) nella riunione settimanale della Commissione Europea a Strasburgo.
“Non c'è e non c'è stata
nessuna prigione CIA in territorio
polacco”: così il presidente uscente,
Aleksander Kwasniewski, smentisce categoricamente le notizie che la Polonia abbia
ospitato prigioni della CIA in un'intervista al quotidiano italiano La Stampa. Il
presidente ammette però di essere stato informato di un paio di voli segreti
della CIA anche se “per i dettagli è meglio chiedere ai servizi segreti, che
hanno propri spazi di azione”. In ogni caso, ha sottolineato che è assolutamente
naturale che un alleato degli Stati Uniti aiuti gli USA nella lotta al terrorismo
internazionale.
Il presidente russo, Vladimir
Putin, si è avventurato oggi a Grozny, in Cecenia, per partecipare alla prima
riunione del Parlamento locale eletto a fine novembre. Nella capitale di quella
turbolenta e insanguinata Repubblica autonoma del Caucaso russo, il leader del
Cremlino - ha annunciato il suo portavoce, Aleksei Gromov - si è incontrato con
il presidente Alù Alkhanov e con il primo vicepremier, Ramzam Kadirov. “Siamo
arrivati al momento in cui dobbiamo occuparci della ricostruzione di Grozny”,
ha detto Putin, intervenendo davanti al Parlamento. Alkhanov ha assicurato il
presidente russo che la ricostruzione è già incominciata senza aspettare i
fondi federali. A detta di Putin è importantissimo “rafforzare gli organi di
polizia e le istituzioni giuridiche”, anche se si tratta di “un problema
complicatissimo”.
Si è aperto con una nota positiva a Kuala Lumpur, capitale
della Malaysia, l’11.mo vertice annuale dell’Associazione dei Paesi del Sud-est
asiatico (ASEAN). Il regime militare di Myanmar (ex-Birmania), rappresentato
dal premier Soe Win, ha accettato in via di principio la visita nel Paese di
una delegazione dell'ASEAN, che incontrerà Aung San Suu Kyi, il leader dell'opposizione,
premio Nobel per la pace, agli arresti domiciliari dal 1989. Secondo quanto dichiarato
dal ministro degli Esteri thailandese, Kantathi Suphamongkhon, potrebbe
trattarsi di un primo passo verso la sua liberazione. Dal gennaio 2006, Myanmar
dovrebbe assumere la presidenza dell’ASEAN, ma forti proteste giungono dalla comunità
internazionale per il mancato rispetto dei diritti umani nel Paese. Al centro
dei colloqui odierni, ai quali partecipano anche Cina, Giappone e Corea del
Sud, c’è la questione dell’integrazione delle economie dei Paesi membri
dell’organizzazione. Obiettivo: ridurre le divergenze al momento esistenti. C’è
poi l’altra questione importante della lotta all’influenza aviaria, per cui è
in corso di sperimentazione un vasto programma di distribuzione di vaccini antivirali.
Centinaia di poliziotti hanno
pattugliato oggi le strade di Dongzhou, il villaggio sulla costa meridionale
della Cina teatro la settimana scorsa di violenti scontri nei quali, secondo le
autorità cinesi, tre persone hanno perso la vita e otto sono rimaste ferite.
Secondo gli abitanti del villaggio, le persone uccise dagli agenti a colpi di
arma da fuoco potrebbero essere venti. Ieri, la stampa del Guangdong, la provincia
nella quale si trova Dongzhou, ha annunciato che un alto funzionario che
avrebbe ordinato agli agenti di aprire il fuoco sulla folla è stato arrestato.
Secondo il quotidiano di Hong Kong Ta Kung
Pao, l'uomo è il vicecapo dell'Ufficio di Pubblica Sicurezza della
municipalità di Shanwei. I protestatari affermano di non aver ricevuto alcun
indennizzo per l'esproprio delle terre sulle quali dovrà sorgere la centrale.
La notizia delle violenze è stata diffusa ieri dall'agenzia ufficiale Nuova Cina.
Oggi, ne parlano solo i giornali del Guangdong, che è stato invece ignorato dai
grandi mezzi d'informazione nazionali. In Cina, negli ultimi anni le proteste
contro gli espropri delle terre per progetti di sviluppo industriale si sono moltiplicati:
secondo cifre ufficiali, nel 2004, 74mila episodi di questo genere si sono verificati
nel Paese.
In Cile, il ballottaggio delle
presidenziali tenutesi ieri è atteso per il prossimo 15 gennaio. Il primo turno
delle consultazioni si è chiuso in modo decisamente positivo per la candidata
dello schieramento di centro-sinistra, Michelle Bachelet, che ha ottenuto oltre
il 45 per cento dei voti. La leader socialista potrebbe essere la prima donna a
ricoprire la carica di capo dello Stato nel Palazzo della Moneda. A sfidarla,
sarà il rappresentante del centro-destra, Sebastian Pinera, attestatosi al 25
per cento delle preferenze. Forte dei consensi ricevuti, la Bachelet ha dichiarato
che il suo partito, Concertazione, ha finalmente raggiunto la maggioranza in
entrambe le Camere per fare “i cambiamenti di cui il Cile ha bisogno”. Il
leader di Rinnovamento nazionale, Pinera, si è detto convinto, invece, che il
suo schieramento vincerà fra un mese le nuove consultazioni, grazie
all’appoggio del partito di Joaquin Lavin, l’Unione democratica
indipendente.
“Non è trattabile” il documento
adottato sabato scorso a Palazzo Chigi dal governo e dagli enti locali
piemontesi sulla TAV. È di questo avviso la presidente della Regione Piemonte,
Mercedes Bresso, riflettendo sulle difficoltà di una trattativa che non può
ancora considerarsi conclusa. Il punto più significativo della negoziazione,
che riguarda il tunnel di 7 km della linea ferroviaria ad alta velocità tra
Torino e Lione, è costituito dalla scelta di sospendere i
lavori di scavo, fino a quando non verrà effettuata la valutazione dell'impatto
ambientale della galleria geognostica di Venaus. Anche se la calma sembra
essere tornata in Val di Susa, dopo le proteste dei giorni scorsi,
preoccupazioni sono state espresse dal sindaco di Torino, Sergio Chiamparino,
per la manifestazione anti-TAV indetta nel capoluogo piemontese il prossimo 17
dicembre. Il primo cittadino torinese, da sempre favorevole alla costruzione
della tratta ad alta velocità sulla base dell’interesse economico che riveste
per la Regione Piemonte, invita ad evitare il corteo nel centro della città. Vi
sono infatti molti cantieri in vista delle Olimpiadi invernali e le piazze sono
tutte occupate dai lavori.
Una sessantina di immigrati sono
sbarcati stamattina sulle coste italiane della Calabria. I carabinieri hanno
rintracciato 18 immigrati, portandoli nel centro di prima accoglienza di Isola
Capo Rizzuto, mentre gli altri sono riusciti a dileguarsi. Secondo quanto hanno
riferito gli investigatori, gli immigrati sono curdi iracheni. Tra loro vi sono
anche alcune donne. I carabinieri stanno indagando per verificare se tra gli
immigrati sbarcati ci siano anche gli scafisti che hanno organizzato il
viaggio.
Tre senzatetto sono morti e uno
è rimasto gravemente ustionato a Teheran nell'incendio doloso di un tendone
allestito dal comune in cui erano ospitati per la notte in un parco della capitale
iraniana. Lo scrive oggi il quotidiano Etemad precisando che il rogo è avvenuto
all'alba di ieri, domenica, nel parco Al Mahdi.
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