RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno XLIX n.
342 - Testo della trasmissione di giovedì 8 dicembre 2005
IL
PAPA E LA SANTA SEDE:
OGGI IN PRIMO PIANO:
Inaugurata a Roma una
mostra per ripercorrere gli anni del Vaticano II: ce ne parla Luigi Alici
Violenze e sangue, in Egitto, durante lo spoglio
elettorale. Il partito di Mubarak dato in vantaggio
CHIESA E SOCIETA’:
Al via, a Roma, la mostra “Presepi... seguendo la stella cometa”
con numerose opere italiane
In
Iraq, attentato kamikaze su un pullman a Baghdad: almeno 30 i morti
Una
ventina di persone rimaste uccise per un attacco in un mercato nel Waziristan
del sud e per un attentato suicida in Bangladesh
8 dicembre 2005
LA CHIESA E’ GRATA A DIO PER IL DONO DEL CONCILIO VATICANO
II,
IL PIU’ GRANDE EVENTO ECCLESIALE DEL XX SECOLO.
LO HA DETTO BENEDETTO XVI ALL’ANGELUS, DOPO LA
SOLENNE MESSA IN SAN PIETRO PER LA FESTA DELL’IMMACOLATA E PER I 40 ANNI DALLA
FINE DELL’ASSISE CONCILIARE. L’ESORTAZIONE DEL PAPA ALL’UOMO A LASCIARSI
ATTRARRE DAL BENE, SULL’ESEMPIO DI MARIA
- Intervista con mons. Angelo Comastri -
Accantonare
Dio e scegliere le “gocce di veleno” del male non rende l’uomo più seducente e
libero di gestire la propria vita. Al contrario, è la scelta della bontà a renderlo
davvero coraggioso, perché il bene è creativo e vasto, come il cuore di Maria
che osò pronunciare il sì che la rese, in Gesù, Madre di Dio e Madre della
Chiesa. Con un’applaudita omelia densa di spiritualità e di sapienza dottrinale
- ma anche innovativa nel linguaggio, in alcuni passaggi fondamentali -
Benedetto XVI ha celebrato oggi, con una Messa nella Basilica di San Pietro, la
solennità dell’Immacolata Concezione e i 40 anni dalla conclusione del Concilio
Vaticano II. Due avvenimenti, ha spiegato, tutt’altro che distinti ma anzi
uniti in modo indissolubile: fu nel nome di Maria che Giovanni XXIII aprì
l’assise conciliare l’11 ottobre 1962 e fu nel nome della Vergine Immacolata
che Paolo VI lo concluse l’8 dicembre 1965. La cronaca della celebrazione in
San Pietro nel servizio di Alessandro De Carolis:
**********
(musica)
Maria e
il Concilio Vaticano II, ovvero “l’aspetto mariano” che si compenetra con
quello “petrino”, con i padri conciliari a riprodurre, duemila anni dopo, il
quadro del Cenacolo nel giorno di Pentecoste, quando Maria era insieme agli
Apostoli a ricevere il soffio dello Spirito. Aveva questo nel cuore Paolo VI
quando proclamò Maria Madre della Chiesa e i padri conciliari scattarono in
piedi per applaudire il nuovo titolo che rendeva un nuovo onore alla grandezza
della Madonna. Attorniato dal Collegio cardinalizio - in quella stessa Basilica
40 anni fa dominata dalle panche a gradinata su cui sedevano i padri conciliari
- Benedetto XVI ha restituito, con l’emozione “indelebile” di chi allora fu un
privilegiato testimone oculare, l’immagine di quel giorno storico ai circa 5
mila fedeli presenti alla Messa di stamattina. Maria, Madre di Cristo, il capo
della Chiesa, e quindi per ciò Madre lei stessa della Chiesa e dell’umanità: un
concetto che con il Vaticano II veniva offerto alla comprensione della fede con
chiarezza più grande:
“Il Concilio intendeva dirci questo: Maria è così
intrecciata nel grande mistero della Chiesa che lei e la Chiesa sono
inseparabili come sono inseparabili lei e Cristo. Maria rispecchia la Chiesa,
la anticipa nella sua persona e, in tutte le turbolenze che affliggono la
Chiesa sofferente e faticante, ne rimane sempre la stella della salvezza. È lei
il suo vero centro di cui ci fidiamo, anche se tanto spesso la sua periferia ci
pesa sull'anima”.
Ecco
perché, ha spiegato Benedetto XVI, un Concilio che “doveva esprimersi” sulla
Chiesa come istituzione, fu anche un Concilio in cui “l’aspetto mariano”
apparve “incluso” nell’aspetto “petrino”, cioè riguardante il Papa, la
gerarchia e il corpo eccelsiale:
“In Maria, l'Immacolata, incontriamo l'essenza
della Chiesa in modo non deformato. Da lei dobbiamo imparare a diventare noi
stessi "anime ecclesiali", così si esprimevano i Padri, per poter
anche noi, secondo la parola di san Paolo, presentarci "immacolati"
al cospetto del Signore, così come Egli ci ha voluto fin dal principio”.
Ma
l’uomo, ha obiettato il Papa, fatica spesso ad essere un’“anima ecclesiale”.
Non porta naturalmente in sé la docilità per la Parola di Dio che fu propria
della “Vergine in ascolto”, né la fede di Colei che fu “grande Credente”, né
ancora il senso di abbandono dell’“umile Madre”, che “si fa da parte” quando lo
esige la missione del Figlio, e “sta sotto la croce” quando invece gli Apostoli
fuggono via. Questa difficoltà dell’uomo nasce da una diffidenza, che risale ad
Adamo:
“L'uomo non si fida di Dio. Egli cova il sospetto
che Dio, in fin dei conti, gli tolga qualcosa della sua vita, che Dio sia un
concorrente che limita la nostra libertà e che noi saremo pienamente esseri
umani soltanto quando l'avremo accantonato; insomma, che solo in questo modo
possiamo realizzare in pienezza la nostra libertà. L'uomo vive nel sospetto che
l'amore di Dio crei una dipendenza e che gli sia necessario sbarazzarsi di
questa dipendenza per essere pienamente se stesso (…) Piuttosto che sull'amore
punta sul potere col quale vuole prendere in mano in modo autonomo la propria
vita”.
L’uomo
sedotto dal desiderio di farsi come Dio - e in fondo di farsi dio di sé stesso
- non volendo contare, ha affermato il Papa “sull'amore che non gli sembra
affidabile” ma “unicamente sulla conoscenza”, che invece “gli conferisce il
potere”. Ma questo vivere contro l’amore, cioè contro Dio – ha avvertito senza
mezzi termini il Pontefice – vuol dire “fare l’interesse della morte”.
Un’attrattiva che nasce da quella “goccia di veleno” che marchia l’uomo dai
tempi di Adamo:
“Questa goccia di veleno la chiamiamo peccato
originale. Proprio nella festa dell'Immacolata Concezione emerge in noi il
sospetto che una persona che non pecchi affatto sia in fondo noiosa; che manchi
qualcosa nella sua vita: la dimensione drammatica dell'essere autonomi; che
faccia parte del vero essere uomini la libertà del dire di no, lo scendere giù
nelle tenebre del peccato e del voler fare da sé (…) Con una parola, noi
pensiamo che il male in fondo sia buono, che di esso, almeno un po', noi
abbiamo bisogno per sperimentare la pienezza dell'essere (…) Pensiamo che
patteggiare un po' col male, riservarsi un po' di libertà contro Dio, in fondo,
sia bene, forse sia addirittura necessario”.
E qui,
Benedetto XVI ha rovesciato la calcolata ironia di quanto ha appena detto,
trovando parole magistrali e insieme incisive per ribadire che non è una vita
vissuta tra potere e sapere, senza Dio, a designare la grandezza dell’uomo:
“Questo dobbiamo piuttosto imparare nel giorno
dell'Immacolata: l'uomo che si abbandona totalmente nelle mani di Dio non
diventa un burattino di Dio, una noiosa persona consenziente; egli non perde la
sua libertà. Solo l'uomo che si affida totalmente a Dio trova la vera libertà,
la vastità grande e creativa della libertà del bene. L'uomo che si volge verso
Dio non diventa più piccolo, ma più grande, perché grazie a Dio e insieme con
Lui diventa grande, diventa divino, diventa veramente se stesso. L'uomo che si
mette nelle mani di Dio non si allontana dagli altri, ritirandosi nella sua
salvezza privata; al contrario, solo allora il suo cuore si desta veramente ed
egli diventa una persona sensibile e perciò benevola ed aperta”.
“Più
l’uomo è vicino a Dio, più è vicino agli uomini”, ha ripetuto instancabilmente
Benedetto XVI davanti ad un uditorio che lo ha ascoltato nel silenzio assoluto.
E l’esortazione finale dell’omelia diventa insieme quasi una supplica all’uomo,
perché si abbandoni, come fece Maria di Nazareth, alla scelta del bene:
"Abbi il coraggio di osare con Dio! Provaci!
Non aver paura di Lui! Abbi il coraggio di rischiare con la fede! Abbi il
coraggio di rischiare con la bontà! Abbi il coraggio di rischiare con il cuore
puro! Compromettiti con Dio, allora vedrai che proprio con ciò la tua vita
diventa ampia ed illuminata, non noiosa, ma piena di infinite sorprese, perché
la bontà infinita di Dio non si esaurisce mai!".
(applausi)
Dopo
l’omelia, nella Basilica sono risuonate le intenzioni di preghiera in sei
lingue. Significative, in particolare, quella per la giustizia e la pace
mondiale, pronunciata in arabo, e quella per “i fratelli e le sorelle visitate
dalla sofferenza dai mille volti”, pronunciata in cinese. Poi, dopo la
conclusione della liturgia eucaristica, Benedetto XVI è tornato nel Palazzo
apostolico, da dove a mezzogiorno si è affacciato per la recita dell’Angelus.
(musica)
Dalla
finestra del suo studio, davanti ad una folla di diverse migliaia di persone,
il Papa ha ripreso in breve i pensieri espressi all’omelia. Ha definito il
Concilio Vaticano II “il più grande evento ecclesiale del secolo ventesimo” ed
ha invitato nuovamente i fedeli a lasciarsi dalla Vergine Immacolata,
superando, ha detto, “la tentazione di una vita mediocre, fatta di compromessi
con il male”, ma orientandosi “decisamente verso l’autentico bene, che è
sorgente di gioia”. Infine, Benedetto XVI ha ricordato la visita che compirà
oggi pomeriggio alla statua dell’Immacolata in Piazza di Spagna: un omaggio
tradizionale ma anche, ha aggiunto, “un atto di filiale devozione a Maria, per
affidarLe l’amata città di Roma, la Chiesa e l’intera umanità”.
Tra i
saluti particolari dopo la recita dell’Angelus, oltre ai membri della
Pontificia Accademia dell’Immacolata, Benedetto XVI si è detto “lieto di
benedire” la fiaccola olimpica per i Giochi invernali di Torino 2006, accesa
nella mattina dal presidente della Repubblica italiana, Ciampi:
“Possa questa fiamma
ricordare a tutti i valori di pace e di fratellanza che stanno alla base delle
Olimpiadi”.
**********
E dunque, oggi pomeriggio alle
16, Benedetto XVI compirà il suo primo pellegrinaggio da Pontefice in Piazza di
Spagna per l’omaggio all’Immacolata. La nostra emittente trasmetterà
l’avvenimento in radiocronaca diretta a partire dalle 16, con commento in
italiano per la zona di Roma, sull’onda media di 585 kHz e sulla modulazione di
frequenza di 105 MHz. Sul significato che la solennità dell’Immacolata riveste
per la Chiesa, ecco il pensiero dell’arcivescovo Angelo Comastri, vicario del Papa
per lo Stato della Città del Vaticano, al microfono di Giovanni Peduto:
**********
R. - Immacolata vuol dire la
donna dell’amore. Noi spesso pensiamo che la purezza sia il contrario
dell’amore. La purezza, invece, è la massima espressione dell’amore ed è la
condizione per l’amore perché si può donare soltanto chi si possiede. I puri si
possiedono perché se i puri soltanto sono capaci di donare se stessi, di donare
la vita, Maria è Immacolata perché è una donna piena di amore. Ed è in quel
cuore pieno di amore che Gesù ha messo la sua prima culla. E’ dentro quel cuore
limpido e puro cioè libero da ogni egoismo che Gesù è nato. Maria Immacolata ci
ricorda che quello è il progetto di Dio, è il sogno di Dio dal quale noi siamo
lontani, ma al quale noi dobbiamo avvicinarci ogni giorno con un cammino di
conversione.
D. – All’uomo di oggi, la solennità dell’Immacolata
Concezione di Maria cosa dice?
R. – La solennità dell’Immacolata di Maria bisogna
farla parlare. L’uomo di oggi cerca
l’amore e mai come oggi si è parlato di amore, anche se spesso con inganno. Perché
si chiama amore quel che amore non è. L’amore non è quello dei marciapiedi.
L’amore è quello delle persone che si donano, della mamma che resta fedele alla
sua famiglia, dello sposo che non abbandona i suoi figli, dei figli che non
abbandonano i genitori ammalati, delle persone che si chinano sui poveri:
quello è l’amore. E allora se l’Immacolata è la festa dell’amore, noi dobbiamo,
proprio partendo dal vero amore, quindi da una “correzione” sul concetto
dell’amore, aiutare la gente a capire la bellezza dell’Immacolata, perché
Immacolata vuol dire la donna piena di amore.
**********
=======ooo=======
8
dicembre 2005
LE PAROLE DI PAOLO VI PER LA CHIUSURA DEL CONCILIO
VATICANO II,
CHE CAMBIO’ IL VOLTO DELLA CHIESA CONTEMPORANEA.
IL COMMENTO DELL’ARCIVESCOVO DI CHIETI-VASTO,
BRUNO FORTE
“Un saluto non di
congedo che distacca, ma di amicizia che rimane”: così affermò Paolo VI
nell’omelia della solenne Messa di chiusura del Concilio ecumenico, l’8
dicembre del 1965, in piazza San Pietro. Il momento di un breve bilancio e dei
Messaggi dei Padri conciliari al mondo. “Dopo la nostra voce tacerà” - dirà il
Papa – “il Concilio sarà del tutto terminato; questa immensa e straordinaria
riunione si scioglierà”. Quindi, l’auspicio “di un rinnovamento di pensieri, di
attività, di costumi, e di forza morale e di gaudio e di speranza, ch’è stato
lo scopo stesso del Concilio”. Torniamo allora indietro di 40 anni, a quel
sacro evento, che ha segnato la storia della Chiesa e del mondo. Il servizio di
Roberta Gisotti:
**********
E’ un
momento storico che interessa tutti gli uomini della Terra e per questo il
saluto di Paolo VI è “universale”, rivolto “al mondo intero”, “a quelli che lo
accolgono, ed a quelli che non lo accolgono”:
“Per la Chiesa cattolica nessuno è estraneo,
nessuno è escluso, nessuno è lontano”.
Dunque, “ogni amato è presente!” e la Chiesa ama tutti,
ricorda Paolo VI:
“Questo nostro universale saluto rivolgiamo anche a
voi, uomini che non ci conoscete; uomini, che non ci comprendete; uomini, che
non ci credete a voi utili, necessari, ed amici; e anche a voi, uomini, che,
forse pensando di far bene, ci avversate! Un saluto sincero, un saluto
discreto, ma pieno di speranza; ed oggi, credetelo, pieno di stima e di amore”.
Da qui,
i Messaggi dei Padri conciliari al mondo. Anzitutto ai governanti: la Chiesa
“non vi chiede che la libertà”.
LA LIBERTE DE CROIRE ET DE PRECHER SA FOI …
“La libertà di credere e di predicare la sua fede,
la libertà di amare il suo Dio e di servirlo, la libertà di vivere e di portare
agli uomini il suo messaggio di vita”.
In
definitiva, affermò Paolo VI, non temete la Chiesa che “è fatta ad immagine del
suo Mae-stro, la cui misteriosa azione non usurpa le vostre prerogative”.
Poi il
Messaggio agli intellettuali:
CONTINUEZ A CHERCHER, SANS VOUS LASSER, …
“Continuate a cercare, senza stancarvi, senza
disperare mai della verità!”.
E
ancora: “abbiate fiducia nella fede”, “grande amica dell’intelligenza” “per
raggiungere la verità, tutta la verità!”.
Quindi
il Messaggio agli artisti, “custodi della bellezza”: “la Chiesa ha bisogno di
voi”:
LE MONDE DAS LE QUEL NOUS VIVONS …
“Questo mondo in cui viviamo ha bisogno di bellezza
per non oscurarsi nella disperazione”.
E’ la
volta del Messaggio alle donne: “La Chiesa è fiera” “d’aver esaltato e liberato
la donna”, d’aver fatto risplendere “la sua eguaglianza fondamentale con gli
uomini”. Poi un appello:
RECONCILIEZ LES HOMMES AVEC LA VIE. …
“Riconciliate gli uomini con la vita. E soprattutto
vegliate, ve ne suppli-chiamo, sull’avvenire della nostra specie. Trattenete la
mano dell’uomo che in un momento di follia, tentasse di distruggere la vita
umana”.
Ai
lavoratori, un Messaggio di ritrovata intesa:
L’EGLISE CONNAIT VOS SOUFFRANCES, …
“La Chiesa conosce le vostre sofferenze, le vostre
lotte, le vostre speranze”.
“La Chiesa è vostra amica” e se
nel passato – spiega – “tristi malintesi” hanno causato “sfiducia” e
“incomprensione” reciproca, oggi “l’ora della ricon-ciliazione è suonata” tra
la Chiesa e la classe operaia.
Per i
poveri e i malati, “visitati dalla sofferenza”, immagine vivente di Cristo, un
“Messaggio tutto speciale”:
SACHEZ QUE VOUS N’ETES PAS SEULS, …
“Sappiate che voi non siete soli, né separati, né
abbandonati, né inutili”.
Infine
il Messaggio forte ai giovani:
LUTTEZ CONTRE TOUT EGOISME …
“Lottate contro ogni egoismo; rifiutate di dar
libero corso agli istinti di violenza e di odio che provocano le guerre ed i
loro cortei di miseria. Siate generosi puri, rispettosi, sinceri. E costruite
nell’entusiasmo un mondo migliore di quello dei vostri maggiori”.
**********
Come più volte ricordato, uno dei testimoni oculari del
Concilio Vaticano II fu un allora giovane teologo di Baviera, Joseph Ratzinger,
che in questi 40 anni – e oggi dalla Cattedra di Pietro – ha potuto constatare
personalmente quali frutti abbia portato alla Chiesa. Lo conferma l’arcivescovo
di Chieti-Vasto, e anch’egli un teologo, mons. Bruno Forte, intervistato da
Fabio Colagrande:
**********
R. –
Certamente Benedetto XVI sottolinea l’importanza del Vaticano II per la vita
del presente e del futuro della Chiesa. Questo non solo perché lui stesso ne è
stato fra i principali ispiratori - come teologo esperto al Concilio, in
rapporto specialmente con il cardinale Frings - ma anche perché in questi 40
anni egli ha potuto personalmente verificare come insieme a rischi e ad abusi,
però, la grande grazia del Concilio abbia profondamente rinnovato la Chiesa
rimettendo al centro la prova di Dio, il primato di Dio, una liturgia
partecipata e una Chiesa attenta al mondo, in dialogo con le culture,
nuovamente ravvivata nel suo slancio missionario. E, contemporaneamente,
l’esperienza di una comunione reale, di una collegialità vissuta. Proprio così,
Benedetto XVI conferma il grande “sì” al Concilio di cui la Chiesa ha bisogno.
**********
UNA MOSTRA PER
RIPERCORRERE GLI ANNI DEL CONCILIO VATICANO II.
INAUGURATA IERI A ROMA, PROPONE IMMAGINI E
DOCUMENTI ATTRAVERSO PANNELLI IMMAGINATI COME LA CUPOLA DI SAN PIETRO
- Intervista con Luigi Alici -
Sedici
pannelli, che ricordano le sedici finestre della cupola di San Pietro, per
ripercorrere la storia del Concilio Vaticano II. In una mostra inaugurata ieri
a Roma, all’auditorium Conciliazione, un percorso per immagini che attraverso
riproduzioni fotografiche, videointerviste e testi offre ai non addetti ai
lavori l’opportunità di conoscere i Padri conciliari e i documenti da loro
elaborati. L’esposizione è stata allestita dall’Azione Cattolica, che ha anche
curato il libro “Un concilio per il mondo”, come appendice, e dalla Conferenza
Episcopale Italiana. Tiziana Campisi ha chiesto al presidente nazionale dell’Azione
Cattolica Luigi Alici qual è il senso della mostra:
**********
R. – E’
molto importante, a distanza di 40 anni, offrire occasioni per nutrire e
alimentare la memoria, perché c’è una generazione giovane che si trova a vivere
in una Chiesa che, grazie al Concilio, si è rinnovata profondamente e a volte
questa giovane generazione non ha la percezione completa del percorso che è
stato fatto e del percorso che forse ancora abbiamo davanti a noi. Credo che
oggi il compito che abbiamo davanti, che ha davanti soprattutto il laicato, sia
quello di assumere le categorie conciliari e iniziare un dialogo critico e
anche, ovviamente, propositivo, con questo nostro tempo nel quale la centralità
dell’uomo e dell’umanesimo, che era alla base del messaggio della Gaudium et
Spes, sembra dimenticata.
D. –
Fare memoria del Concilio Vaticano II: ma come ripartire, per una Chiesa del
Terzo millennio?
R. –
Oggi noi registriamo, da parte delle giovani generazioni, la difficoltà sempre
più concreta di riconoscere il vissuto cristiano, non come un parco
archeologico, ma come una forma viva attraverso la quale si può continuare ad
alimentare la Chiesa.
D. – C’è
bisogno di nuovi documenti, per la Chiesa?
R. – Su
questo, è iniziato un dibattito da alcuni anni. Certo, c’è bisogno di una
sinodalità che faccia maturare gradualmente questa consapevolezza. Esistono le
risorse per esercitare questo discernimento comunitario nella comunità
cristiana e il risultato di questo discernimento porterà la Chiesa del futuro
anche ad interrogarsi intorno alla possibilità, all’opportunità o meno, di un
nuovo Concilio. Certo, a noi oggi spetta ancora il compito di recepire, attuare
integralmente, il dettato conciliare.
**********
VIOLENZA E UCCISIONI, IN EGITTO,
DURANTE LO SPOGLIO ELETTORALE PER LE PARLAMENTARI.
IN VANTAGGIO, IL PARTITO DEL PRESIDENTE MUBARAK
- Intervista con Antonio Ferrari -
In Egitto, è quasi ultimato lo spoglio delle schede delle legislative
conclusesi ieri e sconvolte da diversi episodi di violenza che hanno provocato
la morte di almeno 8 persone. La commissione elettorale ha annunciato che il
partito del presidente, Hosni Mubarak, ha ottenuto, finora, i due terzi dei
seggi nel Parlamento. I Fratelli musulmani, che si presentano come indipendenti,
hanno ottenuto invece 88 seggi. Per la prima volta nella storia, la
Confraternita avrà quasi il 20 per cento dei deputati, sei volte di più
rispetto al Parlamento uscente. Queste elezioni passeranno dunque alla storia
per l’affermazione di questa formazione islamica. Ma che cosa c’è dietro questo
risultato? Giancarlo La Vella lo ha chiesto ad Antonio Ferrari, inviato
speciale ed analista del Corriere della Sera:
**********
R. – La loro affermazione è più che altro dei
valori musulmani, più che un’affermazione politica per sostituirsi o comunque
creare un’alternativa al regime di Mubarak. I fratelli musulmani, in gran
maggioranza, non sono integralisti, sono semmai fondamentalisti e c’è una certa
differenza fra i due termini, però all’interno vi sono anche componenti
estreme. Il segnale può avere due facce: una positiva e una negativa. Positiva,
perché comunque una componente popolare nel quadro di un lento e lungo cammino
verso la democrazia ha la possibilità di far sentire la sua voce. Il fatto negativo
è che si possono creare le condizioni per uno scontro tra una componente più
laica e una componente confessionale piuttosto inquadrata, irrigimentata, molto
forte nel sociale, soprattutto fra gli strati medio-bassi della popolazione.
D. – Fra
gli aspetti positivi possiamo dire che una presenza musulmana più forte
potrebbe, al contrario di quanto si teme, fare dell’Egitto il mediatore ideale
nel difficile processo di pace israelo-palestinese?
R. –
Certo, potrebbe. L’Egitto, rientrato a pieno titolo al vertice del mondo arabo,
può giocare un ruolo, lo ha già dimostrato quando c’è stato il ritiro
unilaterale da Gaza: l’Egitto ha giocato una parte importante, soprattutto in
termini di aiuto all’Autorità palestinese, per strutturare le istituzioni e che
dovranno trovare uno sbocco ed una prova con le elezioni che si svolgeranno a
gennaio. Poi, non dimentichiamo che è stato aperto per la prima volta, dopo
decenni, il valico di Rafah, nel sud della Striscia di Gaza, che è tra l’Egitto
– appunto – e la Striscia di Gaza, e questo ha notevolmente aiutato i
palestinesi a cercare di rendere la Striscia sempre meno “prigione”. Quindi,
anche questo rivela quanto l’Egitto rientri nelle componenti essenziali per
garantire la ripartenza del negoziato e forse arrivare alla realizzazione di
quella Road-map che finora non
è ancora partita.
D. –
Possiamo dire che, con questo voto, una parte degli egiziani, sia pure di
minoranza, non gradisca più il presidente Mubarak, che governa ormai da diversi
lustri?
R. –
Direi di sì. Mubarak esce sempre forte da questa tornata, ma per la prima volta
seriamente indebolito, più di quanto non dicano i dati numerici. Più che stanca
di Mubarak, molta gente vorrebbe che cambiassero le cose, perché decenni e
decenni di regime di questo tipo hanno atrofizzato e soffocato, in qualche
misura, la società egiziana. Certo, ci sono anche delle storture, lo abbiamo
visto, anche durante la votazione ci sono stati incidenti, anche gravi; c’è
stato poi l’arresto di Ayman Nour, che era il personaggio, l’intellettuale che
aveva partecipato alle semi-presidenziali e che forse era il “nuovo”,
l’“emergente”, sia pure a livelli medio-alti e intellettuali della popolazione.
Tutto questo può voler dire: Mubarak potrà governare oggi sapendo ben
chiaramente che il suo non è un mandato definitivo e i fermenti dell’Egitto
dimostrano che forse il suo regime prima o poi dovrà arrivare all’epilogo.
**********
=======ooo=======
8
dicembre 2005
UN ANNO DOPO LE BOMBE CHE DISTRUSSERO L’ARCIVESCOVATO
CALDEO DI MOSUL,
LE CHIESE DEL PAESE IRACHENO MOSTRANO SEGNALI DI
RINASCITA
MOSUL. =
Ad un anno preciso dagli attacchi dinamitardi, che hanno colpito due chiese
cattoliche a Mosul, dalla comunità locale arrivano segni di speranza e di ripresa.
Nel Paese iracheno, infatti, alcune chiese sono in fase di ricostruzione e
presto saranno riaperte. Oggi, p. Ragheed Ganni, testimone degli attentati,
definisce il 7 dicembre “il giorno in cui è rinato”, specificano come nessuno
rimase ferito in quegli episodi. Il giovane sacerdote ricorda soprattutto gli
importanti risultati raggiunti in questi 12 mesi. Stanno per terminare, innanzi
tutto, i lavori di ricostruzione della sua parrocchia, quella del Santo
Spirito, colpita da un altro attentato l’estate del 2004. “Celebriamo ancora
Messa nel seminterrato - afferma - ma speriamo di poter aprire la chiesa il 23
dicembre”. La dedicazione, invece, è prevista per il giorno della festa
parrocchiale, la Pentecoste. Per la costante minaccia di attentati molte famiglie
sono fuggite, tuttavia, racconta p. Ganni, le chiese sono sempre aperte e la
gente rimasta continua a frequentarle, “anche fra le rovine”. L'attentato del 7
dicembre scorso ha distrutto quello che il Patriarca caldeo, Emmanuel III
Delly, aveva definito “il più bel simbolo della Chiesa caldea in Iraq”. Il
giorno dopo gli attacchi, anche Giovanni Paolo II aveva manifestato solidarietà
con i cristiani di Mosul. “Esprimo - aveva detto - la mia spirituale vicinanza
ai fedeli, sconvolti dall’attentato, e supplico il Signore, per intercessione
della Vergine Immacolata, affinché il caro popolo iracheno possa finalmente
conoscere un tempo di riconciliazione e di pace”. (E. B.)
il cristallo rosso su sfondo bianco, appoggiato su
una punta,
sarà il nuovo emblema della croce rossa
internazionale
GINEVRA.
= Approvato, nella tarda serata di ieri, il terzo protocollo delle Convenzioni
di Ginevra sull’emblema aggiuntivo. Il cristallo rosso,
simbolo di purezza e trasparenza, senza connotati politici o religiosi, si aggiunge
così ai simboli del movimento internazionale della Croce rossa e della
Mezzaluna rossa. Benché l’organizzazione si chiami da sempre “Croce Rossa
Internazionale”, con sede centrale in Svizzera, a Ginevra, non c’era accordo
sul simbolo della croce, né su quello della Mezza luna rossa che è la versione
araba della stessa struttura. L’Iran aveva messo da parte il suo “Leone Rosso”
con scimitarra; Israele voleva, invece, la sua “Stella di David rossa”. In
questo quadro, il Comitato internazionale ha scelto il quadrato rosso
valutandolo accuratamente fra una quarantina di simboli, ed è stato esaminato
anche sotto l'aspetto della visibilità superando i test. E' considerato utile,
inoltre, il fatto che la parola Cristal sia uguale in francese e inglese e che
abbia le stesse iniziali di croce e mezzaluna. La speranza è che adesso questo
simbolo venga accettato da tutti senza alcuna polemica, soprattutto
nell’interesse di quanti – ovunque nel mondo - hanno bisogno del lavoro della
Croce Rossa Internazionale. Il documento non ha tuttavia trovato l’unanimità
dei consensi fra i rappresentanti dei 192 Paesi riuniti a Ginevra e quindi si è
dovuto ricorre al voto. Risultato: “una cospicua maggioranza” – 98 voti
favorevoli – ha approvato il protocollo a fronte dei 27 voti contrari e dei 9
astenuti. Le controversie maggiori si sono avute sulla questione del Golan,
territorio conteso fra Israele e Siria, che ha dominato i lavori della
conferenza diplomatica. La Siria, infatti, con l’appoggio di numerosi Paesi
arabi, aveva condizionato il suo appoggio al protocollo al raggiungimento di
un’intesa sull'accesso dei soccorsi umanitari nella regione del Golan.
Nonostante tre giorni di intense trattative tra Siria ed Israele, l’accordo non
è stato raggiunto. Il presidente del Comitato internazionale della Croce Rossa
(CICR), Jacob Kallenberger, ha espresso grande soddisfazione per l’approvazione
del protocollo. Un passo molto positivo – ha affermato – che costituisce la
base per l’universalità del Movimento. (E. B.)
Al via a roma, fino al prossimo 8 gennaio, la mostra
“Presepi … seguendo
la stella cometa” che raccoglie numerosi presepi di
artisti italiani
ROMA. =
La pratica di rappresentare la nascita di Gesù attraverso il presepio è
un’espressione artistica, religiosa e tradizionale che sta conquistando il
mondo. E’ quanto ribadito dal prof. Ettore Formosa, rappresentante italiano
della Federazione mondiale dei Presepi, a margine della conferenza stampa di
presentazione della mostra “Presepi... Seguendo la Stella Cometa”. La mostra,
che raccoglie una selezione di presepi realizzati da artisti italiani della
Scuola napoletana, romana, siciliana e leccese, rimarrà aperta fino al prossimo
8 gennaio a Roma presso il Centro San Carlo al Corso. Nel corso della
conferenza stampa, mons. Raffaello Martinelli, primicerio della Basilica dei
SS. Ambrogio e Carlo, ha spiegato che “il presepio è dimora di Dio con gli
uomini”. Mons. Martinelli ha infatti assicurato che “visitando il presepio,
ciascuno di noi può e deve richiamare alla mente l’eterna e incredibile volontà
di Dio, di essere, di dimorare per sempre con noi e in noi”. La maestra
presepista, Giulietta Cavallo, ha quindi ricordato le incertezze sull’origine
del presepio. Quello più antico è raffigurato a Roma nelle catacombe di Priscilla
in un affresco del secondo secolo, che ritrae Maria, Gesù Bambino ed un profeta
che indica una stella. Nello stesso luogo, si trova anche un altro affresco con
i Magi in abiti persiani che portano i doni. Secondo la maestra presepista, è
molto probabile che la sacra raffigurazione della nascita di Gesù si sia
diffusa timidamente, arricchendosi di particolari attinti dai Vangeli apocrifi.
La signora Cavallo ha affermato che “soltanto nel 1562, a Praga, per opera dei
padri Gesuiti, quando venne realizzato un insieme delle usanze religiose e del
teatro liturgico, così come l’esposizione del bimbo in culla, nasce il presepio
come noi lo conosciamo oggi”. Il professor Formosa ha poi, specificato che
l’attenzione, lo studio e la cultura del presepio sta crescendo in tutto il
mondo. L’Associazione italiana Amici del Presepio organizza ogni anno, a Roma,
un convegno per approfondire questa conoscenza. Tre giorni fa, si è aperta a
Mosca una grande mostra di presepi, ha affermato Formosa, specificando che tra
le nuove associazioni di Amici del presepio, l’ultima in ordine di tempo è
stata costituita tre anni fa negli Stati Uniti. A questo proposito, la signora
Cavallo, ha raccontato di aver visitato mostre sui presepi a Boston e Chicago e
addirittura in Giappone. (E. B.)
E’ l’Idomeneo di Wolfgang
Amadeus Mozart l’opera con cui il giovane direttore inglese, Daniel Harding, ha
scelto di debuttare alla Scala, ieri sera a Milano, nel primo Sant’Ambrogio
senza il maestro RICCARDO Muti
- A cura di Fabio Brenna -
**********
MILANO.
= Una “prima” senza Riccardo Muti, dopo 19 anni passati come direttore musicale
della Scala. E’ stato l’Idomeneo di Mozart ad aprire la stagione nel
tradizionale appuntamento di Sant’Ambrogio, un’opera diretta dall’inglese, il
30.enne Daniel Harding, sul podio per
un’interpretazione quasi in chiave rock dell’opera in tre atti, composta da
Mozart nel 1780-1781, su testi di Giambattista Varesco. Nel segno del
rinnovamento, è stata la “prima” anche per il neo sovrintendente, Stéphane Lissner. Sul palco, protagonisti il tenore Steve Davislim, nei panni di Idomeneo, e la
soprano Emma Bell, nel ruolo di Elettra. Un debutto anche per la regia, firmata
dallo svizzero Luc Bondy. Al dramma di eroi e sacrifici,
ambientato nell’antica Grecia, che aveva già aperto la stagione scaligera nel
1990, ha assistito il presidente della Repubblica italiana, Carlo Azeglio
Ciampi, mentre tre maxi schermi, piazzati in Galleria Vittorio Emanuele, al
Teatro Valderme e al Teatro degli Arcimboldi, hanno trasmesso l’opera agli
appassionati che non avevano trovato posto in teatro. Non sono mancate le
proteste di rito, con una delegazione anti-Tav (treni ad alta velocità
italiani) dalla Val di Susa, i cassintegrati di aziende milanesi e
rappresentanti dei precari tenuti a debita distanza dal teatro. Mentre una
delegazione di lavoratori della Scala ha potuto comunicare al presidente Ciampi
i timori per i tagli annunciati ai bilanci della cultura. L’Idomeneo ha
aperto anche le iniziative per ricordare i 250 anni dalla nascita di Wolfgang
Amadeus Mozart.
**********
Sensibilizzare la polizia
per contrastare la violenza contro bambini
e donne in Thailandia. E’
l’obiettivo del meeting ufficiale organizzato
dal governatore della provincia di Nonthaburi,
che ha riunito più di 200 personalità locali
Bangkok. = al Meeting
thailandese erano presenti, tra
gli altri, il comandante della polizia, membri del Partito laburista della
provincia, esponenti del Dipartimento sociale e laburista e il monaco buddista,
Phra Phayom Kalayano, presidente della fondazione umanitaria Suankaew. Tutti i
partecipanti si sono dimostrati favorevoli a fermare come possibile la
violenza, seguendo un precedente monito delle Nazioni Unite. Nell’incontro, si
è discusso anche delle violenze in famiglia. Uno studio dell’Istituto per il
commercio, Turakit Bandit, mostra infatti che le violenze maggiori avvengono
all’interno delle famiglie. Queste sono causate da problemi finanziari (40%),
da adulteri (20%), da riduzioni di dignità umana (18,20%) e dalla mancanza di
rispetto per la sposa (12,2%). Alcuni studi dimostrano che il 17,4% delle donne
thailandesi è soggetto a violenze da parte dei mariti, percentuale analoga a
quella di tutta l'Asia. L’indagine mostra inoltre come solo il 12,5% delle
donne che subiscono violenze denunciano i maltrattamenti alla polizia,
sostenendo che sono affari di famiglia. Altre invece hanno paura di rivelare
gli episodi famigliari di violenza, temendo possibili conseguenze. E’
interessante notare come il 50,5% delle donne maltrattate cerca assistenza
nella fondazione di Pawena Hongsakul, importante figura politica thailandese. I
bambini che subiscono violenze sono invece aiutati dalla fondazione Suankaew,
che ai minori offre un’educazione forzata o una formazione professionale come
carpentieri. Anche la Chiesa cattolica thailandese si è occupata del problema
della violenza che può essere contrastata dalla comprensione reciproca e della
giustizia sociale. Questi sono stati infatti i temi della Giornata della pace e
dei diritti umani, celebrata lo scorso 23 novembre dalla Commissione giustizia
e pace della Conferenza episcopale thailandese. (E. B.)
======ooo=======
8
dicembre 2005
- A cura di Amedeo Lomonaco -
In
Iraq, un ennesimo attentato kamikaze è stato condotto nel centro di Baghdad.
L’esplosione, avvenuta a bordo di un pullman, ha provocato la morte di almeno
30 persone. Il governo giapponese ha annunciato intanto che sarà prolungata di
un altro anno la sua missione nel Paese arabo. Il nostro servizio:
**********
Un
nuovo attacco è stato sferrato contro il popolo iracheno che cerca
faticosamente di incamminarsi sulla via della normalità e della democrazia. Un
attentatore suicida si è fatto saltare in aria tra i passeggeri di un pullman
in partenza da Baghdad e diretto a Nassiriya. Le vittime sono tutte civili.
L’attentato, condotto ad una settimana dalle elezioni, è un ennesimo, duro
colpo contro la stabilità del Paese. Ma in questo difficile scenario, proseguono
comunque, gli sforzi della comunità internazionale per assicurare un’adeguata
cornice di sicurezza. Il governo di Tokyo ha deciso di prolungare di un anno la
missione nel Paese arabo e in vista della consultazione del 15 dicembre sono
state pianificate ingenti misure di sicurezza. Ma la situazione resta difficile
da controllare: secondo il premier turco, Tayyip Recep Erdogan, l’Iraq è
diventato “un campo d'addestramento per i terroristi in seguito all’invasione
del 2003”. Sul fronte dei sequestri, il ministro degli Esteri britannico, Jack
Straw, ha rivolto un nuovo appello ai rapitori dei quattro volontari di
un’organizzazione cristiana perché si mettano in contatto con le autorità
britanniche. I sequestratori hanno prorogato l’ultimatum di 48 ore. La sorte di
Bin Laden torna, infine, ad essere avvolta da una cappa di mistero. La
televisione araba Al Jazeera ha ammesso che il video con le dichiarazioni del
numero due di Al Qaeda, Al Zawahiri, è stato mandato in onda, ieri, per errore
e risale allo scorso mese di settembre. Nel messaggio, il medico egiziano
dichiara che Osama Bin Laden è vivo. Secondo diverse fonti, potrebbe essere
nascosto nelle regioni tribali lungo il confine tra Afghanistan e Pakistan.
Altre fonti sostengono, invece, che Bin Laden sarebbe morto a giugno, nei
pressi di Kandahar, per gravi problemi renali.
**********
In
Medio Oriente, riprendono le azioni mirate israeliane: l’esercito dello Stato
ebraico ha condotto, nella notte, un nuovo raid nella Striscia di Gaza.
L’azione ha provocato la morte di un militante palestinese. Un portavoce
dell’esercito israeliano ha reso noto, inoltre, l’arresto di 20 presunti membri
di Hamas nei pressi di Ramallah.
Spostiamoci
in un’altra area calda, il Waziristan, nel sud del Pakistan, dove è di almeno
12 morti il bilancio di un’esplosione avvenuta stamani in un mercato a Jandola.
Lo hanno riferito fonti delle forze di sicurezza locali, secondo cui a causare
la deflagrazione sarebbe stato un attentato dinamitardo. Sulla situazione di
questa regione, ascoltiamo il servizio di Antonella Ratti:
**********
Il
Waziristan del sud è una delle aree tribali semi-autonome del Pakistan
nord-occidentale, lungo la frontiera con l’Afghanistan. La tensione in questa
regione è cresciuta in seguito al recente annuncio, da parte delle autorità
pakistane, della presunta morte di un capo egiziano della rete terroristica di
Al Qaeda. Il Waziristan del nord è stato teatro, invece, di alcuni scontri,
avvenuti martedì scorso, tra militanti islamici e bande criminali, che hanno
provocato la morte di 15 uomini. Dalla caduta del regime dei talebani in
Afghanistan, nel 2001, il governo pakistano è impegnato con il suo esercito
nelle zone tribali confinanti con il Paese afghano, in cui avrebbero trovato
rifugio diversi militanti di Al Qaeda. La popolazione di questi territori, di
etnia Pashtun - maggioritaria in
Afghanistan - ha accettato tuttavia con riluttanza la presenza delle truppe
pakistane, avendo sempre goduto di una grande autonomia dal governo centrale.
Le ragioni di questa situazione risalgono alla fine dell’‘800, quando l’impero
britannico, istituendo la Linea Durand - che divenne poi la linea di confine
ufficiale tra Pakistan e Afghanistan - separò le tribù Pashtun. Proprio per sedare le mire indipentistiche di questo
gruppo etnico, il governo pakistano ha dovuto concedere una forte autonomia
alla regione del Waziristan del sud. Le operazioni contro il terrorismo
condotte nell’area negli ultimi anni hanno però minato questo precario
equilibrio.
**********
Nuovo
attentato suicida in Bangladesh: due bombe sono esplose in una strada affollata
di Netrokona, 360 km a nord della capitale Dacca, causando la morte di almeno 7
persone. Finora, non vi sono state rivendicazioni, ma responsabili della
sicurezza locale attribuiscono l’atto terroristico al gruppo islamico
estremista “Jamayetul Mujahideen”. Il gruppo è già sospettato di essere
all’origine di diversi attacchi dinamitardi che hanno sconvolto lo Stato
asiatico dallo scorso mese di agosto. Con oggi, salgono a 25 le persone uccise
in Bangladesh, in tre settimane. Le esplosioni sono avvenute tutte contro
complessi giudiziari. Forti critiche giungono dall’opposizione, secondo cui la
coalizione governativa ha contribuito allo sviluppo dell’islamismo radicale nel
Paese. L’esecutivo al potere smentisce, tuttavia, qualunque ipotesi di legame
dell’estremismo bengalese con Al Qaeda.
L’ex
generale croato Ante Gotovina, accusato di crimini di guerra e ricercato dal
Tribunale penale internazionale (TPI) per la ex Jugoslavia, è stato arrestato
nelle isole Canarie. Lo ha detto stamani a Belgrado il procuratore generale del
TPI, Carla Del Ponte. La notizia è stata confermata dalle autorità spagnole. Il
segretario generale della NATO, Jaap de Hoop Scheffer, ha dichiarato che si
tratta di una “buona notizia per il mondo”. Nel marzo scorso, l’Unione Europea
aveva bloccato l’avvio dei negoziati di adesione con la Croazia, lamentando la
scarsa cooperazione di Zagabria nella cattura di Gotovina. Ma lo scorso 3
ottobre, a seguito di un rapporto della Del Ponte che forniva assicurazioni
sull'impegno croato per la ricerca del generale latitante da dieci anni,
Bruxelles aveva dato il via libera all’inizio delle trattative.
I ministri degli Affari Esteri
della NATO hanno approvato a Bruxelles un importante accordo sul
ridispiegamento della forza di peacekeeping
presente in Afghanistan dall’agosto 2003. Nel comunicato finale, si legge che
il successo della missione ISAF (International security assistance force)
richiede un aumento del contingente di pace nelle turbolente aree meridionali
del Paese. Le truppe britanniche e canadesi forniranno il contributo maggiore.
E’ previsto per il prossimo anno l’invio di circa 6.000 soldati.
Le prove ottenute con l’impiego di
torture non possono essere utilizzate nei processi. Lo ha stabilito, con una
sentenza, la massima istanza giudiziaria britannica. Una commissione della
Camera dei Lords ha cancellato, inoltre, una decisione della Corte d’appello
britannica del 2004, che consentiva ai tribunali segreti, incaricati di
processare sospetti terroristi, di portare prove non ammesse nei normali
tribunali britannici. Ieri, durante la visita in Ucraina, il segretario di
Stato americano, Condoleeza Rice, ha illustrato il nuovo approccio sulla
convenzione internazionale sulla tortura, introducendo per il personale
statunitense il divieto, valido in tutto il mondo, di compiere trattamenti
crudeli, disumani o degradanti sui detenuti.
Negli
Stati Uniti, un uomo è stato ucciso, per errore, da un agente nell’aeroporto di
Miami. Il comportamento dell’uomo ha insospettito gli “sceriffi dell’aria” a
bordo del velivolo. Dopo l’atterraggio, l’uomo è stato inseguito e ucciso,
probabilmente in seguito ad un movimento sospetto. Negli Stati Uniti, gli
sceriffi dell’aria sono circa 3.500 e sono dislocati sulle rotte ritenute più
pericolose. Su questa drammatica vicenda, ascoltiamo il servizio di Paolo
Mastrolilli:
**********
L’incubo del terrorismo si è
riaffacciato in America all’aeroporto di Miami, dove ieri la polizia ha ucciso
un passeggero che diceva di avere una bomba nel suo zaino. Poco dopo, però, ha
scoperto il tragico errore: nei bagagli gli agenti non hanno trovato armi o
esplosivi e la vittima era solo un americano, forse malato di mente, che aveva
litigato con la moglie. Rigoberto Alpizar aveva 44 anni ed era partito ieri
mattina da Quito, in Ecuador. A Miami era sceso per prendere la coincidenza con
il volo in arrivo da Medellín, in Colombia, e quindi proseguire verso Orlando.
Sull’aereo, aveva iniziato a litigare con la moglie e si era alzato, avviandosi
verso l’uscita. Nel corridoio aveva urtato i passeggeri che entravano e a chi
si lamentava aveva detto di avere una bomba nello zaino. Allora, si sono
avvicinati a lui i due “air-marshal”, cioè i poliziotti federali che dopo
gli attentati dell’11 settembre 2001 viaggiano in borghese su quasi tutti i
voli. Gli hanno chiesto spiegazioni, ma Alpizar non si è fermato e ha infilato
la mano nello zaino. A quel punto, gli agenti hanno sparato. La sicurezza sugli
aerei americani è aumentata dopo l’11 settembre e finora un simile incidente
non era mai successo. Proprio martedì, però, la Commissione d’inchiesta sull’11
settembre ha tenuto la sua ultima conferenza stampa, accusando
l’amministrazione Bush e il Congresso di non avere fatto abbastanza per
preparare l’America a prevenire un nuovo attacco. L’errore di ieri è avvenuto
per eccesso di zelo e gli agenti avrebbero seguito le proprie consegne. L’FBI,
però, sta conducendo un’inchiesta sull’incidente, e passato l’incubo-terrorismo,
restano le polemiche.
Da New York, per la Radio
Vaticana, Paolo Mastrolilli.
**********
La fiaccola dei Giochi olimpici di
Torino 2006 è arrivata a Roma. La fiaccola è stata accesa dal presidente della
Repubblica italiana, Carlo Azeglio Ciampi, e benedetta dal Papa dopo l’Angelus.
Il presidente del CIO, Jacques Rogge, ha lanciato, poi, un messaggio a tutti i
popoli, ricordando che “la fiamma è un messaggio di pace e fraternità tra i
popoli e le generazioni, a continuazione e rispetto della tradizione greca
della Tregua Olimpica”. La fiamma – ha aggiunto – unisce tutti in ogni Paese;
uomo o donna, giovane o anziano, abile o disabile, atleta professionista o
dilettante.
=======ooo=======