RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno XLIX n.
341 - Testo della trasmissione di mercoledì 7 dicembre 2005
IL
PAPA E LA SANTA SEDE:
OGGI IN PRIMO PIANO:
I presepi artigianali italiani in mostra per
la prima volta a Mosca: ce ne parla Larissa Anisimova
CHIESA E SOCIETA’:
Si
è svolta ad Amman, in Giordania, la 15.ma Assemblea dei sette patriarchi cattolici orientali
Ordinati a Bassora, in Iraq, 10
nuovi diaconi
Al via, domani ad Ariccia, il Convegno missionario internazionale della famiglia orionina
In Iraq, Saddam Hussein non si presenta in aula per la quinta udienza del processo. Nuovo video di Al Qaeda: Osama Bin Laden è vivo
7 dicembre 2005
CHI GUIDA LE NAZIONI SI SCHIERI IN DIFESA DEI POVERI
E DEI DEBOLI:
L’ESORTAZIONE
DI BENEDETTO XVI ALL’UDIENZA GENERALE IN PIAZZA SAN PIETRO.
IL
PAPA HA RIBADITO ANCORA L’IMPORTANZA DELLO SPORT
NELL’EDUCAZIONE
DEI GIOVANI
L’opzione
dei poveri, oggi come ieri, è un dovere per chi governa uno Stato. E’ questo uno dei passaggi-chiave della catechesi di Benedetto
XVI all’udienza generale di oggi. Circa 20 mila persone vi hanno assistito in
Piazza San Pietro, sotto un sole luminoso che ha finalmente concesso una tregua
al maltempo dei giorni scorsi. Al momento dei saluti, il Papa ha parlato anche
della vocazione al sacerdozio e dei valori dello sport. La cronaca dell’udienza
nel servizio di Alessandro De Carolis.
**********
Dio sceglie di schierarsi con i
poveri e gli ultimi della terra, chi governa le nazioni faccia
altrettanto. Dalle strofe del Salmo 137,
Benedetto XVI ricava un monito che rivolge ai responsabili della cosa pubblica di oggi, così come secoli fa il Salmista aveva fatto con i
re e i potenti del suo tempo. E di questo componimento sacro,che
fa parte della Liturgia dei Vespri,il Papa mette in risalto anche la
misericordia e la bontà che ispirano i sentimenti del Creatore verso l’uomo.
Concetti comuni ad altri Salmi di “lode e di ringraziamento” come il 137, sui
quali però Benedetto XVI ritorna con insistenza. Dio, afferma, “spazza via le
esitazioni e le paure” dell’umanità, “fa fiorire fortezza e fiducia”. Ma soprattutto ravviva lo spirito degli umili e rianima il
cuore degli oppressi:
“Dio fa, dunque, la scelta di schierarsi in difesa dei deboli, delle
vittime, degli ultimi: questo è reso noto a tutti i re, perché sappiano quale
debba essere la loro opzione nel governo delle
nazioni”
Il Papa definisce quella del
Salmista “una chiamata in causa a raggio mondiale dei responsabili delle nazioni”,
specificando a braccio: “Non solo di quel tempo, ma di tutti i tempi”. In Benedetto XVI, è continua l’esigenza di mostrare
ai cristiani di oggi l’estrema attualità di parole scritte prima ancora della
venuta di Cristo. Parlando della fiducia professata e riposta
dal Salmista in Dio, il Pontefice esorta ancora spontaneamente: “In questa
certezza della bontà di Dio viviamo anche noi”:
“Dobbiamo essere certi che, per quanto siano
pesanti e tempestose le prove che ci attendono, noi non saremo mai abbandonati
a noi stessi, non cadremo mai fuori delle mani del Signore, quelle mani che ci
hanno creato e che ora ci seguono nell’itinerario della vita. Come confesserà
san Paolo, 'Colui che ha iniziato in voi quest’opera
buona, la porterà a compimento'”.
E al termine del discorso
ufficiale, Benedetto XVI ha ribadito una volta di più
che l’onnipotenza di Dio è una forza esclusivamente di amore:
“Questo è l’ultimo motivo della nostra fiducia: che Dio ha la potenza
della misericordia e usa la sua potenza per la misericordia”.
Alla vigilia della Solennità
dell’Immacolata Concezione, giorno in cui il Papa celebrerà anche i 40 anni
dalla fine del Vaticano II, Benedetto XVI ha preso spunto da uno dei decreti
conciliari, in questo caso la Presbyterorum
ordinis,
per parlare del sacerdozio. Ai convegnisti che partecipano in questi giorni ad
un simposio sul decreto conciliare, il Pontefice ha detto di ritenere la Presbyterorum ordinis
una “tappa di fondamentale importanza nella vita della Chiesa per quanto
concerne la riflessione sulla natura e sulle caratteristiche del sacerdozio
ministeriale”. A immagine di Cristo “e al suo servizio
- ha aggiunto - i sacerdoti devono
donare la loro vita per la gloria di Dio e la salvezza delle anime”.
Tra gli altri, da rilevare anche
il saluto alle rappresentanti dell’Accademia
dei Merletti di Cantù,
che ha permesso al Papa di rivolgere un pensiero di particolare sensibilità
alle detenute che, ha osservato, “hanno confezionato manufatti liturgici”.
Guardando poi ai giovani, il Pontefice ha espresso un pubblico apprezzamento al
gruppo dei Cavalieri di Sobieski: un segno, ha commentato, dello “zelo
apostolico che il compianto mons. Luigi Giussani ha
trasmesso nell’educazione della gioventù”. Ma anche lo sport - ha proseguito il
Papa salutando gli arbitri di calcio delle sezioni di Bolzano e Firenze - assolve a questa funzione:
“Carissimi,
la vostra presenza mi offre l’opportunità per porre in luce, ancora una volta,
il valore dello sport, che se ben praticato può diventare veicolo privilegiato
di un impareggiabile messaggio di speranza, promuovendo la cultura del
rispetto, della lealtà e della serena convivenza”.
**********
DOMANI,
SOLENNITA’ DELL’IMMACOLATA, IL PAPA PRESIEDE
NELLA
BASILICA VATICANA LA MESSA NEL 40° DELLA CONCLUSIONE
DEL
CONCILIO VATICANO II
-
Intervista con il cardinale Roberto Tucci -
Domani 8 dicembre, nella Solennità
dell'Immacolata Concezione della Vergine Maria, Benedetto XVI presiederà nella
Basilica Vaticana a partire dalle 9.30 la Santa Messa in occasione del 40º anniversario della
conclusione del Concilio Ecumenico Vaticano II. La nostra emittente trasmetterà
la cronaca dell’evento con commenti in italiano, inglese, francese, tedesco,
spagnolo e portoghese. Dunque 40 anni fa Paolo VI celebrava la Messa di
chiusura dell’assise ecumenica, la 21° della storia
della Chiesa cattolica, inaugurata da Giovanni XXIII l’11 ottobre del
1962. Ha partecipato ai lavori del
Concilio in qualità di teologo il cardinale Roberto Tucci. Giovanni Peduto lo ha intervistato chiedendogli
anzitutto quale immagine gli rimane più impressa di quell’evento:
**********
R. – Anzitutto mi rimane impressa la forza del
discorso di Papa Giovanni, all’inizio del Concilio: Gaudet
Mater Ecclesia, “La
Madre Chiesa che si rallegra”, sono queste le prime parole del discorso del
Papa perché in questo discorso anzitutto, il Papa
diceva chiaramente che non si aspettava un Concilio di condanne e preferiva il
discorso della misericordia piuttosto che quello della condanna. E poi
soprattutto perché proponeva un carattere pastorale alle decisioni del Concilio
con quella frase famosa “altra cosa è infatti il
deposito stesso della fede, vale a dire le verità contenute nella nostra
dottrina, e altra cosa è la forma con cui quelle vengono enunciate, conservando
ad esse tuttavia lo stesso senso e la stessa portata”. E
poi, veniva la frase importante: “Bisogna attribuire molta importanza a questa
forma e se sarà necessario bisognerà insistere con pazienza nella sua
elaborazione e si dovrà ricorrere ad un modo di presentare le cose che più
corrisponde al Magistero il cui carattere è preminentemente pastorale”.
D. - I Padri conciliari erano
coscienti di vivere un momento davvero storico?
R. – Non credo. Se uno esamina, come feci io con l’aiuto di padre Caprile, i vota cioè i desideri
manifestati dai vescovi che erano stati interrogati per ordine di Papa Giovanni
XXIII, perché dicessero quali erano le loro aspettative per quanto riguardava
il Concilio, non si aveva un quadro, diciamo, di rinnovamento così spinto come
poi è risultato invece nel Concilio. C’è voluto un po’ di tempo. Tutta la prima
sessione, il primo periodo conciliare è servito, per così dire, al formarsi,
piano piano, di una maggioranza favorevole ad un
forte rinnovamento nella fedeltà, ma nella continuità, una continuità che fosse sviluppo.
D. – A distanza di 40 anni,
eminenza, secondo il suo parere, cosa è stato il Concilio per la Chiesa e per
il mondo?
R. – E’ stato un avvenimento
talmente capitale che anche un uomo come De Gaulle,
quando Jean Guitton gli chiese quale fosse stato l’avvenimento più importante
del secolo, ha detto: “Il Concilio Vaticano II”. Cioè
è stato molto importante per la Chiesa Cattolica, per così dire, rivedere il
volto della Chiesa alla luce, del movimento biblico, quello ecumenico, quello
in favore della libertà religiosa, che già esistevano ed erano fortemente
affermati nella vita della Chiesa cattolica e portare il frutto di questi
movimenti a livello del Magistero della Chiesa per un rinnovamento
dell’autocoscienza della Chiesa di fronte ai grandi problemi del mondo moderno,
ai grandi problemi della proclamazione del messaggio evangelico al mondo di
oggi. A me piace molto quella frase che Papa Giovanni XXIII, quando fu accusato
per la pubblicazione della “Pacem in Terris” di aver tradito il Vangelo, disse
nelle ultime settimane della sua vita e che Capovilla
ha registrato: “Non è il Vangelo che cambia, ma siamo noi che cominciamo a
conoscerlo meglio”. Quindi il Concilio Vaticano II è stato un enorme sforzo del
Magistero della Chiesa nella sua forma più solenne, quella del Concilio
Ecumenico, di operare un aggiornamento, come si soleva dire, un rinnovamento
della presentazione della Chiesa in modo pastorale e più corrispondente alla
maturazione teologica che c’era stata nei decenni precedenti
e più corrispondente alle attese del mondo stesso.
D. –
Aggiornamento, quindi, dialogo con il mondo, laicato, collegialità, riforma
liturgica, impegno per la giustizia, dialogo interreligioso. Quali di
queste parole conciliari è per lei quella più evocativa?
R. – E’ difficile fare scelte. Il
documento conciliare che mi è più caro è il documento sulla Parola di Dio, Dei
Verbum. Credo che questo primato della Parola,
primato della Sacra Scrittura, ma soprattutto primato di Cristo come la vera
Parola di Dio, credo che sia molto importante. Però naturalmente non posso dimenticare quali sono stati i
documenti più innovativi. Certamente la “Lumen Gentium”
è stata in molte cose innovativa e soprattutto per
quello che riguarda la collegialità e per tanti altri aspetti. L’altro giorno
parlavo della salvezza dei bambini non battezzati e sono andato a rivedere il
testo della “Lumen Gentium”, che non ne parla, ma ho
visto quanto innovativo è il testo sulla salvezza di coloro
che non sono cristiani, la salvezza anche dei non credenti. E lì si insiste molto su questa salvezza rivolta dal Signore a
tutti, sul principio che il Cristo ha salvato tutti. Quindi sembrava che si
dovesse trovare una via anche per aprire, diciamo
così, la porta della salvezza o la possibilità della salvezza non solo ai non
cristiani, ai non cattolici, ma anche ai non credenti. E poi il documento sull’ecumenismo e
quello sulla libertà religiosa, documenti molto importanti e quello sul dialogo
con le altre religioni, in modo particolare sul dialogo con gli ebrei. Tutto
questo ha creato grandi difficoltà a chi aveva una vecchia mentalità. Pertanto
non si può dire che il Concilio è stato solo
ripetitivo. Il Concilio ha sviluppato molto, nella continuità, la dottrina
della Chiesa per quanto riguarda alcuni problemi, che ancora oggi creano
difficoltà ad alcuni cristiani cattolici, che non si riconoscono in questi
documenti. E quindi è molto importante sottolineare
anche questi documenti oltre quelli che ho menzionato prima. E
poi la “Gaudium et Spes”, che mi sta più a cuore perché è quella per la quale
ho lavorato di più durante il Concilio.
D. – Benedetto XVI fin dai primi
giorni del suo Pontificato, ha affermato che bisogna proseguire nell’impegno di attuazione del Concilio Vaticano II. Tuttavia, in questi
anni c’è stata qualche voce che invocava un nuovo Concilio. Lei cosa pensa?
R. – Credo che
siamo ancora lungi dall’aver realizzato pienamente l’applicazione del Concilio. Forse ancora non ne abbiamo ricavato tutte le potenzialità. Nella storia
della Chiesa la ricezione, cioè l’accoglimento nella
vita concreta della Chiesa, dei risultati di un Concilio, è sempre durata
decenni e decenni. Quindi io credo che sarebbe prematuro pensare ad un nuovo Concilio quando ancora c’è tanto da fare per l’assimilazione
e la concretizzazione della dottrina conciliare del Vaticano II.
**********
NELLA FESTA DELL’IMMACOLATA, A 40 ANNI DALLA FINE
DEL CONCILIO,
BENEDETTO
XVI CONCEDE IL DONO DELL’INDULGENZA PLENARIA
-
Intervista con padre Ermanno Toniolo -
Domani in occasione del 40º
anniversario della conclusione del Concilio Vaticano II i fedeli possono
ottenere l’indulgenza plenaria concessa alla Chiesa universale da Benedetto XVI
in coincidenza con la Solennità dell’Immacolata. Domani pomeriggio il Papa si
recherà in Piazza di Spagna per il tradizionale omaggio all’Immacolata. Una
Festa che ricorda a tutti i fedeli la perfezione di Maria, Madre di Dio, come
spiega il padre servita
Ermanno Toniolo al microfono di
Emanuela Campanile:
**********
R. – La perfezione ha due aspetti:
il primo, che è unico della Vergine Maria, perciò è un singolare privilegio, è cioè che è esente da quella macchia di colpa che deriva dal
peccato originale. Ora da questa colpa, per singolare privilegio, per grazia
pura di Dio, ma in vista dei meriti di Gesù, non senza di Lui, unico Redentore,
è stata preservata, perciò salvata in modo più sublime quasi,
per così dire, anticipando la sua caduta, Dio l’ha salvata prima. Il
secondo aspetto è un altro: è la Santità. Questo è il percorso che Lei ha
dovuto responsabilmente compiere. Maria è rimasta la sempre fedele. Neanche
un’imperfezione in Lei. Io non so come abbia fatto! Certamente deve aver messo
tutto lo sforzo del suo amore o meglio, deve essere stata rapita così
profondamente, mediante lo Spirito che abitava in Lei nell’amore di Dio, da non
poter neanche sopportare qualcosa che dispiacesse al Signore, perché il
peccato, prima di tutto, è un dispiacere a Dio.
D. – Ai fedeli, che cosa aggiunge,
che tipo di differenza fa l’essere Immacolata?
R. – Io non vorrei mai far
differenze perché anche il Concilio, quando ha parlato di Lei, l’ha messa in
linea con noi, tutti bisognosi
di essere salvati. E Lei fa parte di questa famiglia umana anzi,
ne è la Madre. Di conseguenza, ha una tenerezza per tutti che soltanto la sua
Immacolata Concezione può rendere veramente attiva perché ha dato spazio a Dio,
senza nessuna riserva. Perciò possiamo dire che se
abbiamo una creatura a cui rivolgerci per ottenere misericordia, è Lei che ci
capisce; Lei che è senza macchia, Lei che è senza peccato, capisce noi
peccatori, è il rifugio dei peccatori. E’ la misericordiosa Madre di tutti.
Questo ci dà speranza. Ha camminato responsabilmente, nell’oscurità della fede, e ha
conosciuto tutte le prove più di tutti noi e molto di più. Ha camminato quasi
una notte oscura e ha sentito sopra di sé gravare la spada predetta da Simeone.
Si è preparata per 30 anni al Calvario, a quella tragedia dove ha vissuto da
sola, credendo contro tutto e contro tutti, contro
ogni evidenza umana. Più giù non si può arrivare. Dio l’ha provata in tutto,
perché? Le grazie di Dio non sono privilegi da mettere su un altare. Sono doni
da fruttificare per una missione, e nessuno come Maria, appunto perché
Immacolata è più provata, e appunto perché Immacolata precede tutti e dice a
noi che siamo più deboli, “fatevi coraggio”, ci sono
passata io, prima di voi e più di voi.
D. – Ma
oggi, si crede davvero a Maria, Madre di Cristo, Immacolata?
R. – Manchiamo di conoscenza. E la
mancanza di conoscenza incide sulla mancanza di amore
e di conseguenza sulla mancanza di rapporto. Chi conosce Maria, chi la conosce a fondo, non solo la ama, ma si unisce a Lei per
compartecipare nella Chiesa, a questa misteriosa sacramentalità
d’amore che passa attraverso tutti per diventare dono di grazie per ogni
creatura fino all’ultimo giorno della storia.
D. – A rendere eccezionale la
solennità, contribuisce il quarantesimo anniversario della conclusione del
Concilio Vaticano II. E per celebrare questa
ricorrenza, il Papa ha deciso di concedere l’Indulgenza plenaria …
R. – L’Indulgenza plenaria è una
cosa bella e grande. Ma non più grande di quella che è la Riconciliazione
sacramentale, là dove vengono assolti i peccati, anche
i più gravi. Là dove riceviamo la misericordia di Dio, in sovrabbondanza, e
ridiventiamo, quando ci siamo allontanati, amici di Dio e partecipi della sua
vita nello Spirito Santo. Quindi nulla di più grande
di quello. L’Indulgenza plenaria riguarda i retaggi, i residui di una malattia;
sarebbe come uno quando è uscito dalla malattia che
porta con sé tutti i postumi. Ecco, sono i postumi dei peccati che vengono tolti e soprattutto soprattutto
questo riguarda le anime del Purgatorio che porto tanto in cuore ogni giorno.
Vorrei che andassero tutte a far corona alla Vergine Maria nel giorno della Immacolata, per diventare veramente la sua corona di stelle, loro, non
le stelline che facciamo noi, per essere lì a cantare le misericordie di Dio
con Lei.
**********
UDIENZE
E NOMINE
Nel corso della
mattinata, in successive udienze,
Benedetto XVI ha ricevuto il nunzio apostolico in Turchia e in
Turkmenistan, l’arcivescovo Antonio Lucibello,
e il nunzio apostolico in Papua Nuova
Guinea e nelle Isole Salomone, l’ar-civescovo Adolfo Tito Yllana.
In Madagascar, il Papa ha
accettato la rinuncia al governo pastorale dell’arcidiocesi di
Antananariv, presentata per raggiunti limiti
di età dal cardinale Armand Gaétan
Razafindratandra. Al suo posto, il Pontefice ha
nominato arcivescovo metropolita di Antananarivo
mons. Odon Marie Arséne Razanakolona, finora vescovo di Ambanja.
In Brasile, Benedetto XVI ha
nominato vescovo di São José do Rio Preto il sacerdote Paulo Mendes Peixoto,
del clero della diocesi di Caratinga,
finora direttore spirituale del Seminario della diocesi. Il neo presule, 54
anni ha ottenuto Licenza in Storia ed
in Diritto Canonico. Dopo l’ordinazione ha ricoperto, tra gli altri, gli incarichi
di parroco a Carangola e di cappellano dell'Ospedale Nossa Senhora Auxiliadora.
È docente di Diritto canonico in Seminario e Giudice nel Tribunale
Ecclesiastico diocesano.
EREZIONE
DI DUE NUOVE DIOCESI IN INDIA
In India il Santo Padre ha eretto
la diocesi di Itanagar, con
territorio dismembrato dalla diocesi di Tezpur, rendendola suffraganea
della sede metropolitana di Guwahati. Il Papa ha
nominato primo vescovo di Itanagar,
mons. John Thomas Kattrukudiyil,
trasferendolo dall’ufficio di vescovo della diocesi di Diphu.
La nuova
diocesi di Itanagar, che è
la capitale dello Stato dell’Arunachal Pradesh, comprende 10 distretti civili: ha una superficie
di 52.288 kmq; i cattolici sono circa 101
mila su una popolazione di oltre 660 mila persone. Conta 11
parrocchie, 25 sacerdoti, di cui solo 3 diocesani, 10 fratelli religiosi e 40
religiose. L’attuale
chiesa parrocchiale di "St. Joseph" di Itanagar, sarà la
Cattedrale della nuova diocesi e lo stesso
Santo sarà il Patrono della diocesi.
Sempre in
India, il Santo Padre
ha eretto la diocesi di Miao, con territorio dismembrato
dalla diocesi di Dibrugarh, rendendola suffraganea della Sede Metropolitana di Guwahati.
Il Papa ha nominato primo vescovo di Miao il padre salesiano George Palliparambil, rettore della “Don Bosco School”
a Dibrugarh.
La nuova
diocesi di Miao ha una superficie di 31.445 kmq; i cattolici sono circa 59 mila
su una popolazione di oltre 426 mila persone. Conta 60 sacerdoti, di cui sei
diocesani, un fratello religioso e 21 religiose. La Cattedrale sarà la chiesa costruita e benedetta
nel 2001 nel centro di Miao, e il Patrono
della diocesi sarà “Christ the Light”.
IN
CORSO A ROMA UN SIMPOSIO A 40 ANNI DALLA PROMULGAZIONE
DEL
DECRETO CONCILIARE “PRESBYTERORUM ORDINIS”
-
Intervista con mons. Rino Fisichella -
Si sta
tenendo a Roma un Simposio organizzato dalla Congregazione per il Clero,
unitamente alla Pontificia Università Lateranense, nel 40.mo anniversario della promulgazione
della Presbyterorum Ordinis,
il Decreto conciliare sui ministri ordinati. Cosa
sta emergendo? Giovanni Peduto lo ha chiesto al rettore della Lateranense, il
vescovo Rino Fisichella:
*********
R. – E’ emersa la grande attenzione, ancora una volta, nei confronti dei
nostri sacerdoti, dovunque essi siano, la loro grande generosità nel servire la
Chiesa e la loro comunione di vita con il Signore. Uno degli aspetti emergenti
è stato quello di collocare il sacerdote dinanzi alle nuove sfide che sono
determinate dalla cultura.
D. – Non mancano, Eccellenza, le
difficoltà per il clero, oggi, in un contesto molto
diverso da quello di un passato prossimo. I problemi, ad
esempio, del celibato, emersi anche al Sinodo dei vescovi. Cosa può dirci in proposito?
R. – Direi
che alle difficoltà si deve sempre rispondere in duplice modo. Da una parte,
dando fiducia a tantissimi giovani che oggi vivono con entusiasmo, e con una
grande carica di significato, la loro consacrazione al Signore, e dall’altra
cercando di sostenerli, perché nelle difficoltà bisogna essere sostenuti. C’è
una comunità, c’è la presenza dei vescovi, c’è direi l’unità del presbiterio,
che sono elementi fondamentali, quando ci sono delle
difficoltà che sono di ordine generale, culturale e a volte anche di ordine
personale.
D. – In questo Convegno avete
toccato anche il tema della crisi delle vocazioni?
R. –
Non è stato direttamente toccato il tema della crisi delle vocazioni, perché la
crisi delle vocazioni si fa sentire in alcuni Paesi,
mentre in tanti altri Paesi abbiamo invece non una crisi, ma abbiamo un
accrescimento consistente delle vocazioni. Quando si
parla del sacerdote dobbiamo parlare del sacerdote nella Chiesa. La Chiesa è universale, la Chiesa è sparsa in tutto il mondo. Deve
crescere, come emerge anche dal nostro convegno.
Emerge l’esigenza di una solidarietà profonda tra le diverse Chiese, perché
laddove i sacerdoti sono molti possono adesso diventare loro stessi
strumento di servizio per quelle Chiese che un tempo hanno loro offerto
grandi numeri di sacerdoti e anche di santi sacerdoti.
**********
=======ooo=======
OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”
Prima
pagina - Un riconoscente “Magnificat” all’Immacolata per il dono del Concilio
Vaticano II: durante l’udienza generale alla vigilia della solennità mariana la
Chiesa intera si stringe intorno a Benedetto XVI in un corale rendimento di
grazie nella memoria della straordinaria Assise ecumenica
conclusasi quarant’anni fa.
Servizio
vaticano – L’omelia del cardinale Angelo Sodano nella
concelebrazione eucaristica in occasione del centenario della nascita del
compianto cardinale Antonio Samorè.
Servizio
estero - Iraq: tre morti nell’attacco all’ospedale di Kirkuk.
Servizio culturale - Un articolo di Mario Spinelli dal titolo “Maria
nelle radici dell’arte europea”: il volume di Timothy
Verdon tradotto in
inglese, francese e spagnolo.
Servizio italiano - In primo piano sempre la questione del TAV: ancora
proteste in Val di Susa; il Ministro dell’interno
alle Camere il 15 dicembre.
=======ooo=======
7 dicembre 2005
LA CHIESA DI MILANO CELEBRA LA FESTA DI SANT’AMBROGIO,
PATRONO DELLA CITTA’
Oggi
nella memoria liturgica di Sant’Ambrogio il cardinale Tettamanzi
ha presieduto la Messa solenne nel Duomo di Milano con un forte richiamo
all’ecumenismo. Ieri sera
il porporato ha celebrato la Messa nella Basilica intitolata al
Santo. Da Milano Fabio Brenna.
**********
E' una città dalle molte
insicurezze, dalla casa al lavoro passando per una paura generalizzata di ciò
che può capitarci, da cui si esce soltanto riscoprendo reti di solidarietà ed
una decisa azione di governo.E' questa la Milano
passata ai raggi X nel consueto appuntamento della vigilia del patrono S.
Ambrogio, il "Discorso alla città" dell'Arcivescovo. Il card. Dionigi Tettamanzi ha messo
al centro il delicato rapporto tra persona e comunità che riesce a vincere le
paure dominanti soltanto attraverso l'esercizio di una nuova responsabilità:
“Vorrei solo proporre, come già
detto lo scorso anno e come sostengono da più parti molte voci, proporre una
riflessione sul significativo progetto per questa
città. Un progetto che le consente di essere comunità
aperta al mondo, osservando però tutte le caratteristiche buone della comunità
originaria. Tento solo un piccolissimo suggerimento da vescovo: può questa
nostra amatissima città, tornare alla pazienza, tornare
all’ascolto, alla capacità di rallentare la vita? Può consentire delle
relazioni autentiche veramente umane? La capacità di fermarsi e guardare in se
stessi, è un valore civile? Così come la stessa contemplazione può essere anche
un valore civile? Il desiderio di andare al fondo delle cose, la nostalgia dell’interiorità,
delle relazioni durature e profonde, fanno parte della
nostra civiltà. Sono appunto valori civili, non solo cristiani”.
Centrale diventa
il ruolo della comunità, un concetto che dovrebbe essere particolarmente caro
ai cristiani: è un richiamo alla partecipazione ed ancora alla solidarietà con
gli anziani e con gli stranieri:
“Milano rischia di essere la città
dalla rete spezzata che non riesce a dare protezione. La
città dove i cittadini vivono la paura e l’insicurezza di sé e degli altri della
vita nel suo insieme. Dove avvertono il bisogno e
l’ansia drammatica di avere protezione e l’incapacità di darla a propria volta.
Dove sperimentano l’incertezza della quotidianità, persino
della sopravvivenza, e il terrore dell’ignoto. Ma
perché si sono spezzate le reti solidali della città? Forse
per le tante paure che ci prendono: la paura dell’altro, la paura di perdere la
nostra libertà, la paura della responsabilità, la paura di farci carico degli
altri, la paura del colloquio fraterno. Ma anche la
paura di non bastare a noi stessi nell’aspetto concreto della quotidianità.
Viviamo costantemente in angoscia, chiedendoci se avremo
ancora una casa, il nostro lavoro; se avremo abbastanza per mangiare e se
riusciremo a mantenere la nostra dignità. Se la pensione sarà sufficiente o lo
stipendio ci basterà per arrivare a fine mese. Se potremo formare una famiglia, se vivremo giorni sereni e se
qualcuno provvederà alla nostra vecchiaia”.
La chiamata ad una nuova
responsabilità è ripetuta anche ai politici, alla vigilia delle elezioni
amministrative che si terranno nel 2006. Gli amministratori devono avere - ha sottolineato l’arcivescovo – un’idea forte di bene comune,
non inteso come la somma di piccoli beni comuni da scambiare e negoziare fra di
loro.
Da Milano, per la Radio Vaticana,
Fabio Brenna.
**********
I PRESEPI ITALIANI ESPOSTI PER LA PRIMA VOLTA A
MOSCA,
NELLA
CATTEDRALE ORTODOSSA DEL CRISTO SALVATORE
-
Intervista con Larissa Anisimova
-
“Il
Presepe. La tradizione natalizia italiana”: si intitola
così la mostra sul presepe ospitata per la prima volta a Mosca, dal 9 dicembre
al primo febbraio 2006, all’interno della Cattedrale ortodossa del Cristo
Salvatore. La rassegna è promossa dalla Fondazione internazionale Arco, in
collaborazione con i Musei storici riuniti di Mosca. Il servizio di Isabella Piro.
**********
“Partorì
il suo Figlio primogenito, lo avvolse con panni e lo pose nella mangiatoia”.
Così, con grande semplicità e solennità, il Vangelo di
Luca tratteggia la prima immagine del presepe. Ed ora, per la prima volta, 18
presepi artigianali italiani vengono esposti a Mosca,
in una mostra intitolata “Il Presepe. La tradizione natalizia italiana”.
Ascoltiamo Larissa Anisimova,
presidente della Fondazione internazionale Arco, curatrice della rassegna:
R. – La
mostra racconta dell’Italia. Tutte le sue caratteristiche regionali: geografia,
storia, etnografia, tutto ciò che è la vita è rappresentato.
Emblematico il luogo che accoglie l’esposizione: la Cattedrale
ortodossa del Cristo Salvatore di Mosca. Un gesto significativo,
nel contesto dei rapporti tra la Chiesa cattolica e quella ortodossa…
R. – La
nostra fondazione ha proprio come scopo di unire tutti i cristiani del mondo tramite
queste manifestazioni culturali, tramite il linguaggio dell’arte che unisce
tutti i confini.
In
Russia, il presepe è poco conosciuto. Dopo la Rivoluzione del 1917, infatti, vennero censurate tutte le tradizioni culturali e religiose,
come conferma ancora Larissa Anisimova:
R. –
Tanti chiedono che cos’è il presepe. Ugualmente anche la parola in russo per dire ‘presepe’
alcuni non sanno che cosa sia. La traduzione dall’antico russo è “grotta”, la grotta
dove è avvenuta la nascita di Cristo. Però nessuno lo
fa perché per 70 anni non è stato permesso di praticare la religione e per
tante persone questa è una parola nuova.
E c’è la speranza che l’appuntamento con i presepi italiani in Russia
diventi una piacevole tradizione annuale …
R. –
Abbiamo le richieste innanzitutto da San Pietroburgo,
che l’anno prossimo vorrebbero avere loro questa mostra. Poi l’hanno chiesta
anche il Giappone e la Cina.
**********
=======ooo=======
7 dicembre 2005
CONTINUANDO
A FARE PROMESSE CHE NON MANTENGONO, ALCUNI GOVERNI
MEDIORIENTALI
SPINGONO FASCE DELLA POPOLAZIONE VERSO L'ESTREMISMO
RELIGIOSO:
È QUANTO SI LEGGE NEL MESSAGGIO CONCLUSIVO DELLA 15.MA ASSEMBLEA DEI SETTE PATRIARCHI CATTOLICI
ORIENTALI, SVOLTASI IN QUESTI GIORNI
AD
AMMAN, IN GIORDANIA
AMMAN. =
Condanna del terrorismo; appello alla comunità internazionale per la “scia di
sangue” che continua a ferire Iraq e Terrasanta;
critiche a quei governi mediorientali che, continuando a fare promesse che non
mantengono, spingono fasce della popolazione verso l’estremismo; ma anche
speranza nei giovani, “futuro della regione e della Chiesa”. E’ quanto
si legge nel messaggio conclusivo della 15.ma Assemblea dei sette Patriarchi
cattolici orientali, tenutasi nel convento della Visitazione, vicino ad Amman,
in Giordania, sotto la presidenza del Patriarca di Gerusalemme dei
Latini, mons. Michel Sabbah,
sul tema: “Giustizia e pace in Medio-Oriente”. Ne da notizia Asia News. La ripetuta
condanna del terrorismo, che recentemente ha causato morti e gravi danni anche
in Giordania, è accompagnata, nel documento, dall’affermazione della necessità
di una “campagna” per combatterlo, rimuovendone le cause, da ricercare nella
povertà, nel “promettere senza adempiere” da parte dei governi e nello
spadroneggiare dei Paesi ricchi su quelli poveri. I Patriarchi chiedono
dunque la remissione del debito estero e lamentano la mancanza della vera
democrazia in molti Paesi, richiamando l’attenzione sul grave spargimento di
sangue che continua in Terra Santa e in Iraq. Forte anche
l’appello ai mezzi di comunicazione, perché cessino di trasmettere programmi
che seminano odio e fanatismo e che criticano le convinzioni delle altre
religioni. I Patriarchi osservano inoltre con tristezza la condizione
della donna in molti Paesi, dove si calpesta il diritto fondamentale di ogni essere umano ad essere rispettato e protetto e
ribadiscono la necessità di rivedere la situazione delle prigioni, che non sono
centri di rieducazione, ma campi di concentramento e di tortura. Il messaggio
esprime anche il desiderio di poter assicurare a ogni
bambino l’educazione necessaria e indispensabile per poter eliminare il lavoro
minorile. I sette Patriarchi orientali ribadiscono
allora la loro convinzione nella necessità di proseguire il cammino ecumenico,
che è “una via sicura di testimonianza”, e invitano anche i battezzati nelle
Chiese ortodosse a vivere la loro fede in maniera capace di illuminare le
strade di tutti, senza dimenticare di essere fedeli al patrimonio e alle
tradizioni di ogni comunità religiosa. Ciò favorirà la costruzione di un mondo
arabo riconciliato, da realizzare mediante l’accoglienza dell’altro,
soprattutto nei riguardi dei musulmani che formano la maggioranza in questa
regione. A chiudere il messaggio, l’apprezzamento dell’istituto Giovanni Paolo
II di studi su “Matrimonio e Famiglia” nel seno dell’università maronita “La
Sapesse” e della fondazione di un segretariato regionale della
gioventù cattolica in Medio-Oriente. Auspicata, infine, la formazione di una Commissione episcopale per
la Giustizia e la Pace in ogni diocesi della regione, collegata con la Commissione
centrale dell’Assemblea dei Patriarchi cattolici d’Oriente. (R.M.)
ORDINATI
A BASSORA, IN IRAQ, 10 NUOVI DIACONI: “UN SEGNO DI SPERANZA
PER IL
FUTURO”, SECONDO L’ARCIVESCOVO DELLA CITTÀ, MONS.
DJIBRAIL KASSAB
BASSORA. = L’ordinazione diaconale di dieci cattolici caldei
avvenuta domenica scorsa a Bassora, in Iraq, ha contribuito a
infondere tra i fedeli speranza per il futuro. A raccontarlo, all’agenzia AsiaNews, è mons. Djibrail
Kassab, arcivescovo della città, che spiega come
anche il Natale e le imminenti elezioni politiche nel Paese
siano accompagnati da grandi aspettative
della comunità locale. “La chiesa – racconta l’arcivescovo – era gremita,
eravamo circa 350 persone”. Secondo il presule, “si poteva leggere la felicità
sia sul volto dei fedeli che dei nuovi diaconi. Questi
sono sempre momenti che infondono grande gioia”. Attualmente, la situazione a Bassora è calma, ma la
popolazione è preoccupata per il futuro: “Anche in questo Natale – spiega mons.
Kassab – pregheremo per la pace e la sicurezza.
Viviamo nella speranza e non la abbandoniamo. La gente – continua – attende le
elezioni del 15 dicembre come l’occasione per cominciare a guardare con fiducia
al futuro”. Per il Natale, le parrocchie nell’arcidiocesi stanno preparando
cerimonie e canti: “Prevediamo che le celebrazioni si svolgeranno in modo
regolare”. “Lo stato d’animo della comunità cattolica e di tutta Bassora – conclude il presule – è comunque positivo: si ha la
sensazione che le cose stiano migliorando”. (R.M.)
VISITA
PASTORALE DEL NUNZIO APOSTOLICO, MONS. SALVATORE
PENNACCHIO,
IN
CAMBOGIA, NEL 450.MO ANNIVERSARIO DELLA PRESENZA
DELLA CHIESA
NEL PICCOLO PAESE DELL’INDOCINA
PHNOM PENH. = Era il 1555, quando il primo missionario Domenicano,
padre Gaspar De Cruz, mise
piede in Cambogia e cominciò l’evangelizzazione del
Paese. Per celebrare il 450.mo anniversario della
presenza della Chiesa nel piccolo Stato dell’Indocina, mons. Salvatore Pennacchio, nunzio apostolico in
Thailandia, Cambogia e Singapore e delegato apostolico per Malaysia, Brunei Darussalam, Myanmar e Laos, si è recato in Cambogia per una visita
pastorale dal 2 al 4 dicembre. Il 2 dicembre, accompagnato dal vicario
apostolico di Phnom Penh,
mons. Emile Destombes, mons Pennacchio si è fermato al villaggio di Thank Kok, nella prefettura di Battambang, dove esiste un monumento dedicato ai martiri
della Chiesa in Cambogia, uccisi durante il regime dei
Khmer Rossi dal 1975 al 1979. Accolto dal prefetto
apostolico di Battambang, mons. Enrique
Figaredo Alvargonzales, il
gruppo ha pregato insieme per le vittime davanti a una
grande croce eretta in memoria dei martiri, in un campo di germe di riso,
simbolo della rinascita della Chiesa. A Kompong-Cham,
poi, il nunzio ha visitato diverse comunità e istituzioni cattoliche, dove è
stato ricevuto con gioia e cordialità. Mons.
Pennacchio ha assicurato la vicinanza del Santo Padre al popolo cambogiano e, in serata, ha presieduto una solenne celebrazione
eucaristica. Il 3 dicembre, mons. Pennacchio ha benedetto una nuova cappella a Ko Andak, a circa 120 chilometri
da Kompong-Cham. Durante la Messa, 24 catecumeni
hanno compiuto il “rito del primo passaggio”, che li introduce a un cammino di preparazione al battesimo che durerà tre
anni. Il nunzio ha poi visitato la parrocchia di Neak
Leoung, della comunità vietnamita, dove è stato
accolto da una folla di fedeli. Il 4 dicembre, il nunzio ha celebrato un Santa
Messa nella parrocchia di San Giuseppe a Phnom Penh, cui hanno partecipato oltre
400 persone. Durante l’omelia, mons. Pennacchio ha ricordato il 450.mo anniversario dell’arrivo dei missionari in Cambogia,
citando l’esempio e la dedizione di padre Gaspar De Cruz: “Non possiamo smettere di pensare ai primi i
missionari per il loro coraggio, l’altruismo e la generosità. Lo stesso dicasi per i missionari giunti dopo e per il clero
locale, che hanno tramandato il patrimonio di fede fino a oggi”. La Chiesa
cattolica in Cambogia è un comunità di 30 mila fedeli
su 12 milioni di abitanti. (R.M.)
AL VIA, DOMANI
AD ARICCIA, FINO ALL’11 DICEMBRE, IL CONVEGNO MISSIONARIO
INTERNAZIONALE DELLA FAMIGLIA ORIONINA, SUL
TEMA: “FINO AGLI ESTREMI
CONFINI DELLA TERRA. LA PICCOLA OPERA IN MISSIONE TRA CURA PASTORALE
E FRONTIERE MISSIONARIE”
ARICCIA. = Prende il via domani,
fino all’11 dicembre, presso la Casa “Divin Maestro” di Ariccia, in provincia di Roma,
il Convegno missionario internazionale “Fino agli estremi confini della terra. La Piccola Opera in missione tra cura pastorale e frontiere
missionarie”, promosso dalle Famiglie religiose fondate da San Luigi Orione: la
Piccola Opera della Divina Provvidenza e le Piccole Suore Missionarie
della Carità, in collaborazione con l’Istituto Secolare Orionino
e il Movimento Laicale Orionino. Sono oltre 90 i
delegati provenienti da America Latina, Africa, Asia ed Europa che si
confronteranno sulle n sfide missionarie che attendono i Figli e le Figlie di
Don Orione nei prossimi anni. “Con questo Convegno – spiega Don Enemesio Lazzaris, vicario
generale della Piccola Opera della Divina Provvidenza con delega per le
Missioni – vogliamo realizzare con maggiore efficacia l’insegnamento di
Giovanni Paolo II, che ci ha sempre spronati a farci
tutti missionari”. “Oggi – prosegue – siamo chiamati ad
essere missionari ed evangelizzatori in un tempo caratterizzato dalla
frammentazione dei valori, dal pluralismo teologico e dal conseguente
relativismo della verità. Ma questo è anche un tempo
che manifesta una rinnovata domanda di senso, che si apre alle esigenze della
speranza e della solidarietà”. La Famiglia religiosa di Don Orione oggi è
presente in 32 nazioni nel mondo, con religiosi, religiose e
laici impegnati in situazioni di frontiera. (R.M.)
LA
CHIESA DEL LAOS IN FESTA: PER LA PRIMA VOLTA, DOPO 30 ANNI,
DOMANI
VERRÀ ORDINATO UN NUOVO SACERDOTE
VIENTIANE. = Missionari espulsi
ormai dal 1975; un solo seminario approvato, ma ben controllato, con educatori e docenti laotiani, a Paksé; corsi di teologia intensissimi, della durata massima
di 8 giorni l’anno. E’ la dura realtà della Chiesa nel Laos,
che domani, però, sarà in festa: nel giorno dell’Immacolata, riuscirà, dopo 30
anni, ad ordinare un sacerdote: lo riferisce AsiaNews. Ordinazione
consentita dal governo, ma cerimonia che non potrà
essere pubblica. A essere ordinato, nella piccola
cattedrale del Sacro Cuore di Vientiane, sarà Sophone Vilavongsy, 32 anni,
laotiano e missionario Oblato di Maria Immacolata. Gli Oblati hanno un
particolare legame con il Laos: più di 100 di loro, soprattutto francesi e
italiani, sono stati missionari nel Paese tra il 1935 e il 1975, anno in cui presero il potere i comunisti del Pathet
Lao. Una piccola ma viva comunità si era sviluppata e
alcuni villaggi erano quasi interamente cattolici. Durante la guerra, 7 Oblati
furono uccisi e, dopo la vittoria dei comunisti, tutti gli altri espulsi. Uno è però rimasto: è mons. Jean Khamsé Vithavong, vicario
apostolico di Vientiane. In questi 30 anni, ha
duramente lavorato in una situazione molto difficile. Oggi lo aiuta un solo
anziano sacerdote, padre Khamphan. Per il vescovo, i
voti perpetui e il diaconato di Somphone “sono segni
di speranza per l’avvenire. Dio non ha dimenticato la povera, piccola e attiva
Chiesa del Laos”. (R.M.)
PUBBLICATA,
NELLO STATO INDIANO DEL KERALA, LA NUOVA RIVISTA CATTOLICA
“LA VOCE DELLA VITA”: “SARÀ LA VOCE DEI SENZA VOCE”
KOCHI.
= I vescovi di rito latino dello Stato indiano del Kerala hanno lanciato un nuovo settimanale cattolico nella
lingua locale malayalam. Si chiama “Jeevanaadam”, che significa “La voce della vita”, e il
primo numero è stato presentato domenica a Kochi,
alla presenza di vescovi e autorità civili. Alla presentazione è intervenuto
anche il ministro federale, padre Oscar Fernandez, che
ha sottolineato l’importanza dei media nella
promozione dello sviluppo del Paese, soprattutto nelle aree rurali, esprimendo
parole di elogio per l’opera svolta in questo senso dalla Chiesa cattolica
locale. Come ha infatti spiegato il presidente del Coordinamento
del Consiglio regionale dei vescovi latini del Kerala,
mons. Daniel Acharuparambil, la nuova rivista intende
promuovere i diritti degli emarginati e della fasce più povere della
popolazione: “Sarà – ha detto – la voce dei senza voce”. Alla cerimonia è
intervenuto anche l’arcivescovo maggiore di Ernakulam-Angamaly dei Siro-Malabaresi,
il cardinale Varkey Vithayathil,
che ha espresso l’auspicio che “Jeevanaadam” possa
aiutare in particolare la causa dei dalit, gli ex fuori casta del sistema castale
indiano formalmente abolito, e di tutte le comunità emarginate, ricordando la
funzione centrale attribuita dalla Chiesa ai media per la sua missione
evangelizzatrice. La nuova iniziativa editoriale, infatti, s’inserisce nel quadro delle linee programmatiche dei vescovi indiani,
che alle loro ultime assemblee hanno dedicato un’ampia riflessione alla
presenza della Chiesa nei mass media e hanno esortato tutte le componenti della
comunità ad impegnarsi nel campo della comunicazione sociale. (L.Z.)
======ooo=======
7
dicembre 2005
- A cura di Amedeo Lomonaco -
In
Iraq, nuovo capitolo del processo contro Saddam Hussein: l’ex dittatore si è
rifiutato di comparire davanti ai giudici e la quinta udienza è ripresa senza
di lui. Sul terreno, tre persone sono morte per un attacco della guerriglia
contro l’ospedale di Kirkuk. Intanto, in un nuovo
video diffuso su un sito estremista, il numero due di Al
Qaeda, il medico egiziano Al Zawahiri, afferma che Osama Bin Laden,
capo dell’organizzazione terroristica, è ancora vivo. Il nostro servizio:
**********
Il
processo contro l’ex rais è ripreso senza Saddam
Hussein. L’ex presidente iracheno non si è presentato in aula per partecipare all’udienza
e ha minacciato di boicottare il processo anche nei prossimi giorni. Saddam si
è lamentato delle condizioni di detenzione ed ha accusato Stati Uniti e Israele
di volerlo morto. Io e i miei compagni non temiamo la morte, ha aggiunto l’ex rais indicando gli altri sette coimputati per l’uccisione di
148 sciiti a Dujail nel 1982. Sul terreno, intanto,
un commando di guerriglieri ha attaccato l’ospedale di Kirkuk,
a nord di Baghdad, per liberare un detenuto, presunto membro di una cellula islamista. L’azione ha provocato la morte di almeno tre
poliziotti iracheni. Uomini armati hanno rapito, poi, un bambino di 8 anni,
figlio di una guardia in servizio al processo contro Saddam. Sempre sul fronte dei
sequestri, è stato diffuso dalla BBC, nella notte, un nuovo video nel quale il
britannico Norman Kember,
uno dei quattro operatori umanitari di una Organizzazione
non governativa cristiana rapiti a Baghdad lo scorso 26 novembre, chiede al
premier Tony Blair di ritirare le truppe dall’Iraq.
E’ salito inoltre a 40 morti il bilancio del duplice attentato kamikaze
compiuto ieri da due donne nell’accademia di polizia della capitale e
rivendicato da Al Qaeda. Proprio l’organizzazione
terroristica ha pubblicato, su un sito fondamentalista,
un nuovo filmato. Nel video, il numero due di Al
Qaeda, Ayman Al Zawahri,
dichiara che il capo della rete terroristica, Osama Bin Laden, è vivo. In Iraq e in
Afghanistan – aggiunge il medico egiziano – “gli Stati Uniti e i suoi alleati
non hanno ottenuto niente, combattono ogni giorno subendo continue perdite”. Al Zawahiri invita anche tutti i mujaheddin
a “concentrare i loro attacchi contro i pozzi di petrolio sottratti ai
musulmani”. Negli Stati Uniti è atteso infine un nuovo discorso del presidente
George Bush sul conflitto iracheno, nel 64.mo anniversario
dell’attacco a Pearl Harbor,
che segnò l’ingresso americano nella Seconda Guerra Mondiale.
**********
Il
segretario di Stato americano Condoleezza Rice, in visita in Ucraina, ha illustrato il nuovo
approccio sulla convenzione internazionale sulla tortura introducendo per il
personale americano un divieto, valido in tutto il mondo, di compiere
trattamenti crudeli sui prigionieri. La Rice ha detto che gli obblighi per gli Stati Uniti previsti dai
trattati internazionali sui trattamenti crudeli, disumani o degradanti “si
estendono al personale americano dovunque si trovi”. Incontrando a Berlino il
cancelliere tedesco Angela Merkel, il segretario di
Stato americano aveva già affermato, ieri, che l’amministrazione statunitense
“non tollera la tortura”, contraria alla legge americana e agli impegni
internazionali. Sulla missione di Condoleeza Rice in Europa, ascoltiamo il servizio di Salvatore
Sabatino:
**********
Un tour diplomatico nel vecchio
Continente non certo facile per Condoleeza Rice, inseguita dalle polemiche sulle prigioni segrete
della CIA in Europa. In Germania ha parlato della
trasparenza della politica americana in fatto di
torture. A Bucarest ha concluso un accordo per nuove
base militari permanenti. Ora la terza tappa, in Ucraina. Si tratta del più
alto funzionario statunitense a recarsi in visita di Stato nell’ex Repubblica
sovietica dopo la cosiddetta “rivoluzione arancione”, avvenuta nel novembre del
2004. E la prima mossa concreta della Rice è stata quella di offrire aiuti economici a Kiev per favorire lo sviluppo economico del Paese. Ma
l’annuncio più importante riguarda ancora una volta le torture: gli Stati Uniti
– ha affermato -
hanno cambiato oggi la loro politica riguardo agli interrogatori di
prigionieri, introducendo per il loro
personale un divieto, valido in tutto il mondo, di compiere trattamenti crudeli
sui prigionieri. Un nuovo tassello alla distenzione,
a cui si aggiungono le parole tranquillizzanti del presidente polacco Kwasniewski, che da Varsavia ha negato che la Polonia abbia ospitato strutture di detenzioni segrete
della Cia. “Esiste una cooperazione tra i servizi
segreti di Polonia e Stati Uniti – ha affermato in un’intervista-
ma sono convinto che tutto è stato fatto rispettando la legge”.
**********
In Iran, all’indomani del tragico
schianto di un aereo militare contro un palazzo di Teheran,
sono ancora contrastanti le notizie sul numero di
persone rimaste uccise. Il portavoce del ministero dell’Interno ha dichiarato,
ieri sera, che le vittime sono 116. Secondo il quotidiano iraniano, ‘Aftab’, i morti sono invece 135.
Molte delle vittime erano giornalisti
diretti verso una base militare, nel Sud del Paese, per assistere ad una
esercitazione. L’Associazione dei giornalisti ha annunciato di voler costituire
una commissione d’inchiesta indipendente sulle cause del disastro. Secondo il
quotidiano iraniano ‘Keyhan’, il decollo dell’aereo è
stato ritardato di diverse ore per problemi tecnici.
In Medio Oriente il movimento
estremista islamico ‘Hamas’ ha duramente attaccato,
con un comunicato diffuso ieri, l’accordo raggiunto a Ginevra fra la Mezzaluna
Rossa palestinese e la controparte israeliana, la Stella Rossa di Davide. In
una dichiarazione scritta diffusa ai giornalisti, Hamas
afferma che l’intesa rappresenta “un pericoloso passo sulla via della normalizzazione”, al quale “si oppongono tutti i
palestinesi”.
Si è aperto stamani alla Mecca, in
Arabia Saudita, il vertice islamico straordinario. I leader
dei 57 Paesi membri dell’Organizzazione della Conferenza islamica (OCI) si
riuniscono oggi e domani per affrontare la questione della difesa dell’Islam,
che sarebbe oggetto, secondo le autorità saudite, di una “offensiva feroce”.
Nel discorso inaugurale, il re dell’Arabia Saudita, Abdullah,
ha condannato l’estremismo integralista, ammonendo che “l’unità islamica non
può farsi con lo spargimento di sangue, ma con la moderazione”.
In Eritrea, il governo ha deciso l’espulsione del personale ONU
della Missione di pace per l’Etiopia e l’Eritrea di
nazionalità statunitense, europea e russa. L’esecutivo di Asmara
ha anche intimato alle truppe del contingente delle Nazioni Unite, dispiegate
al confine con l’Etiopia, di lasciare l’Eritrea. Sono stati concessi 10 giorni
di tempo. Il provvedimento, secondo gli osservatori, segna un ulteriore aggravamento della crisi tra i due Paesi africani,
in guerra tra il ’98 e il 2000, con un bilancio di circa 70.000 morti. Per il
governo di Asmara, la posizione dell’ONU sarebbe
eccessivamente filoetiopica. Nella risoluzione adottata
lo scorso 23 novembre dal Consiglio di sicurezza dell’ONU, le Nazioni Unite hanno imposto
all’Eritrea, pena l’imposizione di pesanti sanzioni, di non ostacolare il
lavoro svolto dalla missione di pace per un miglioramento delle relazioni con
la vicina Etiopia. Lungo la frontiera dei due Paesi dell’Africa orientale,
teatro del sanguinoso conflitto scoppiato nel 1998, sono stanziati dal 2001
oltre 3000 uomini delle Nazioni Unite.
Ancora
una sciagura in una miniera cinese. Un’esplosione si è verificata in un
giacimento della provincia settentrionale di Hebei.
Più di 120 minatori sono dati per dispersi. Lo ha riferito l’agenzia Xinhua, precisando che “27 minatori sono riusciti a
mettersi in salvo”.
In Romania, è stato individuato,
stamani, un altro focolaio di influenza aviaria.
L’allarme giunge da Crisan, in prossimità del delta
del Danubio. L’Istituto nazionale di diagnosi veterinaria ha riferito che la
località è stata messa già in quarantena. In Vietnam, intanto, le autorità di Hanoi hanno deciso di vietare la vendita nelle farmacie
locali del “Tamiflu”, l’antivirale al momento più
efficace contro il morbo aviario. Fonti ufficiali specificano che il
provvedimento, emesso già dal mese di novembre, è stato adottato per consentire
l’organizzazione di una scorta a livello nazionale del farmaco, che non
guarisce dall’influenza, ma ne attenua gli effetti.
Andiamo
in Italia. “Gruppi
dell’estrema sinistra, dell’area antagonista e dall’anarco-insurrezionalismo
stanno tentando di estendere i disordini dalla Val di Susa
a Torino, Roma, a Milano e altre diverse città. Il governo è fermamente deciso
a contrastare questo disegno che non ha nulla a che spartire con la protesta
pacifica della valle”. E’ quanto si legge in una nota diffusa da Palazzo Chigi al termine di un vertice tra Silvio Berlusconi, Beppe Pisanu
e il sottosegretario Gianni Letta. Intanto in Val di Susa
proseguono le proteste contro la realizzazione della
TAV, la Tratta ferroviaria ad alta velocità. Oltre
all’autostrada A32 Torino-Frejus i manifestanti hanno
bloccato stamani le statali 24 e 25. E non
cessano le polemiche sul blitz
delle forze dell’ordine che nella notte tra lunedì e martedì ha provocato una
decina di feriti. Sulle motivazioni della protesta Paolo Ondarza
ha intervistato Nilo Durbiano, sindaco di Vernaus:
**********
R. – Le
popolazioni, i sindaci, le amministrazioni chiedono semplicemente di essere
ascoltati e chiedono un confronto su questo tema. Non siamo
contrari al trasporto su rotaia e neanche al progresso. Basti pensare che in
Val di Susa, sulla linea ferroviaria storica Torino-Modan, e sull’autostrada del Frejus,
viene trasportato già il 30 per cento delle merci che
valicano l’intero arco alpino. Alle nostre richieste di ascolto
da anni ha da sempre fatto seguito solo l’imposizione.
D. – Nella protesta si intrecciano preoccupazioni di carattere ambientale e
salutistico, ma anche preoccupazioni di carattere politico ed economico …
R. – Sicuramente. Nelle nostre
montagne è certa la presenza di uranio e amianto. Dal momento che la TAV prevede lo scavo di quasi 100 km di
gallerie, noi chiediamo da tempo che ci vengano date delle risposte autorevoli
e scientifiche sulla non pericolosità del progetto.
D. – Ma
perché, secondo voi, queste risposte tardano ad arrivare?
R. – Una volta accertata la
presenza di materiali pericolosi, come amianto e uranio, i costi di realizzazione del progetto lieviterebbero in modo enorme.
Abbiamo l’impressione che si tenda a nascondere il
problema.
D. – In questi giorni la
manifestazione ha assunto caratteri violenti …
R. – E’ ovvio che all’interno di
una grande massa di persone ci sono degli indesiderati
che si infiltrano. Condanniamo ogni violenza, ma dopo il blitz violento che è
stato compiuto dalle forze dell’ordine, credo che ci debbano
delle scuse.
**********
Il
Tribunale penale internazionale per i crimini nell’ex-Jugoslavia
(TPI), ha condannato Miroslav Bralo,
un ex militare croato-bosniaco reo confesso di gravi crimini commessi durante
la guerra in Bosnia del 1992-1995, a 20 anni di reclusione. L’uomo faceva parte
di un’unità speciale delle forze croato-bosniache che hanno
combattuto contro le truppe governative, composte in maggioranza da soldati
musulmani. Nel novembre 2004 si è volontariamente consegnato alla giustizia,
ammettendo di aver ucciso, torturato e violentato nel 1993 numerose donne
musulmane.
=======ooo=======