RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno XLIX n. 340- Testo della trasmissione di martedì 6  dicembre 2005

 

 

Sommario

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

I recenti interventi di Benedetto XVI sui documenti del Concilio Vaticano II, a 40 anni dalla conclusione dell’assise conciliare. Dopodomani, l’anniversario celebrato solennemente dal Papa con una Messa in San Pietro

“Amate il vostro Paese, amate la Chiesa, amate l’Eucaristia”: il mandato del cardinale Crescenzio Sepe ai giovani vietnamiti, durante la  sua missione pastorale, conclusasi ieri nel Paese asiatico

 

Su iniziativa della Congregazione per il clero, un Convegno alla Pontificia Università Lateranense per il 40° anniversario del decreto conciliare Presbyterorum Ordinis, sui ministri ordinati

 

La Santa Sede e la Bulgaria, 15 anni di relazioni diplomatiche dalla caduta del muro di Berlino al traguardo dell’Unione Europea: intervista con l’arcivescovo Giuseppe Lenza e l’ambasciatore bulgaro presso la Santa Sede, Vladimir Gradev

 

OGGI IN PRIMO PIANO:

Il microcredito, strumento di cooperazione e sviluppo per il sud del mondo: sul tema, seconda Giornata a Roma della conferenza euro-mediterranea: con noi Riccardo Milano e Chiara Fasolo

 

La situazione degli adolescenti stranieri in Italia presentata nel rapporto congiunto della Caritas e dell’UNICEF nel Paese: con noi Antonio Sclavi

 

Presentato a Roma la relazione sugli interventi sanitari e di soccorso dell’Ordine di Malta nel mondo: ai nostri microfoni Fausto Solaro Del Borgo

 

Il complesso del Gen Rosso celebra i 40 anni di attività con il nuovo cd “Zenit”: ce ne parlano Mite Balduzzi e Roberto Tietto

 

CHIESA E SOCIETA’:

“Un punto di svolta per il dialogo interreligioso”: così, i vescovi australiani sulla dichiarazione conciliare Nostra Aetate, a 40 anni dalla promulgazione

 

Celebrata in Corea, lo scorso 4 dicembre, la 24.ma Domenica per i diritti umani

 

Apprezzamento del Patriarca ecumenico di Costantinopoli, Bartolomeo I, per l’incontro della Pontificia opera dell’infanzia missionaria dei Paesi del Mediterraneo e dell’est europeo, svoltosi per la prima volta in Grecia

 

I cambiamenti climatici stanno causando danni e un numero di vittime oltre il previsto. L’allarme lanciato dall’OMS alla Conferenza sul clima dell’ONU, in corso a Montreal

 

A Palermo, IV Conferenza nazionale italiana sulla diffusione delle droghe

 

L’arcivescovo di Lahore, in Pakistan, preoccupato per le ripetute violenze di gruppi fondamentalisti islamici contro la comunità cristiana nel Paese

 

Presentato a New Dehli il nuovo annuario della Chiesa indiana

 

24 ORE NEL MONDO:

Tragedia in Iran: almeno 10 morti per lo schianto di un aereo contro un palazzo di Teheran

 

Una trentina di persone uccise in Iraq per il duplice attentato di due donne kamikaze. Continua a Baghdad il processo contro Saddam Hussein

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

6 dicembre 2005

 

 

UDIENZE E NOMINE

 

La Prefettura della Casa Pontificia ha reso noto oggi che Benedetto XVI ha ricevuto ieri sera in udienza il cardinale Joachim Meisner, arcivescovo di Colonia.

 

Il Papa ha nominato membro del Pontificio Consiglio per la Promozione dell'Unità dei Cristiani l’arcivescovo William Joseph Levada, prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede.

 

In Inghilterra, il Pontefice ha nominato ausiliare dell’arcidiocesi di Westminster mons. John Arnold, del clero della medesima arcidiocesi. Il neo presule ha 52 anni e ha compiuto gli studi universitari di Diritto nel Trinity College di Oxford, venendo poi ammesso dalla corporazione Middle Temple come barrister ed operando per tre anni come avvocato civile qualificato. Gli studi ecclesiastici sono stati condotti presso il Collegio A. Rosmini di Roma, e quindi proseguiti nel Venerabile Collegio Inglese come allievo della Pontificia Università Gregoriana, dove mons. Arnold ha ottenuto il Dottorato in Diritto Canonico. Ha svolto i seguenti incarichi pastorali: cappellano nella Cattedrale di Westminster e in Ospedale, viceamministratore della Cattedrale, parroco di Our Lady of Mount Carmel and St. George, a Enfield.

 

 

I RECENTI INTERVENTI DI BENEDETTO XVI SUI DOCUMENTI DEL CONCILIO

VATICANO II, A 40 ANNI DALLA CONCLUSIONE DELL’ASSISE CONCILIARE.

 DOPODOMANI, L’ANNIVERSARIO CELEBRATO SOLENNEMENTE DAL PAPA

 CON UNA MESSA IN SAN PIETRO

- Servizio di Alessandro Gisotti -

 

Fra due giorni, nella solennità dell’Immacolata Concezione, la Chiesa celebrerà il 40.mo anniversario della conclusione del Concilio ecumenico Vaticano II. Nell’occasione, il Papa presiederà una messa solenne nella Basilica di San Pietro. Fin dall’inizio del suo Pontificato, Benedetto XVI ha sottolineato la volontà di camminare sulla strada indicata da quello straordinario evento ecclesiale a cui il giovane professore Joseph Ratzinger prese parte in qualità di consulente dell’arcivescovo di Colonia. Molti gli interventi del Pontefice, in questi mesi, sull’eredità del Concilio, ripercorsi nel servizio di  Alessandro Gisotti:

 

 

 

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“Firmam certamque voluntatem declamare volumus Concilii Vaticani continuandi exsecutionem”.

 

“Voglio affermare con forza la decisa volontà di proseguire nell’impegno di attuazione del Concilio Vaticano II”. All’indomani dell’elezione alla Cattedra di Pietro, Benedetto XVI dichiara solennemente di voler continuare il cammino percorso da Giovanni Paolo II. Nella prima Messa da Pontefice, il 20 aprile nella Cappella Sistina, rileva che con il passare degli anni “i documenti conciliari non hanno perso di attualità”, ma anzi si rivelano “particolarmente pertinenti in rapporto alle nuove istanze della Chiesa e della presente società globalizzata”. Per Benedetto XVI, il Concilio Vaticano II non è solo uno straordinario evento ecclesiale. E’ anche un’esperienza personale di eccezionale valore. E’ lui stesso a confidarlo, il 18 agosto a Colonia, parlando ai giovani venuti da tutto il mondo per la GMG:

 

“Besonders schön war es für mich, daß mir der damalige Erzbischof Kardinal Frings von Anfang“.

 

“È stato molto bello per me - ricorda - il fatto che l'allora arcivescovo, cardinale Frings, fin dall'inizio mi diede la sua totale fiducia”, facendomi poi “il grande dono, sebbene io fossi giovane e inesperto, di chiamarmi come suo teologo, di portarmi a Roma, così che potessi partecipare al suo fianco al Concilio Vaticano II e vivere da vicino questo straordinario, grande evento storico”. In quelle giornate di Colonia, il Papa richiama spesso i documenti conciliari, in particolare la Nostra Aetate nella storica visita alla sinagoga della città tedesca e nell’udienza ai rappresentanti delle comunità musulmane, e il decreto conciliare Unitatis Redintegratio nell’incontro ecumenico. D’altro canto, il Pontefice approfitta degli appuntamenti domenicali dell’Angelus per offrire ai fedeli delle riflessioni sull’attualità del Concilio. Il 30 ottobre, rammenta il 40.mo anniversario dell’approvazione di alcuni documenti conciliari, tra i quali spicca la Dichiarazione Nostra Aetate:

 

“Con la Dichiarazione Nostra Aetate i Padri del Vaticano II hanno proposto alcune verità fondamentali: hanno ricordato con chiarezza lo speciale vincolo che lega i cristiani e gli ebrei, hanno ribadito la stima verso i musulmani ed i seguaci delle altre religioni ed hanno confermato lo spirito di fraternità universale che bandisce qualsiasi discriminazione o persecuzione religiosa”.

 

Sempre in quest’occasione, il Papa lancia un invito a tutti i fedeli affinché tengano vivo lo spirito del Concilio:

 

“Cari fratelli e sorelle, mentre vi invito a riprendere tra le mani questi documenti, vi esorto a pregare insieme con me la Vergine Maria, affinché aiuti tutti i credenti in Cristo a tenere sempre vivo lo spirito del Concilio Vaticano II, per contribuire ad instaurare nel mondo quella fraternità universale che risponde alla volontà di Dio sull’uomo, creato a immagine di Dio”.

 

La settimana dopo, all’Angelus del 6 novembre, Benedetto XVI si sofferma sulla fruttuosa eredità della costituzione dogmatica Dei Verbum. Grazie a questo documento, definito dal Papa, “una delle colonne portanti dell’intero edificio conciliare”, si è dato un nuovo e forte impulso alla valorizzazione della Parola di Dio:

 

“Tra i molteplici frutti di questa primavera biblica mi piace menzionare la diffusione dell’antica pratica della lectio divina, o “lettura spirituale” della Sacra Scrittura. Essa consiste nel rimanere a lungo sopra un testo biblico, leggendolo e rileggendolo, quasi “ruminandolo” come dicono i Padri, e spremendone, per così dire, tutto il “succo”, perché nutra la meditazione e la contemplazione e giunga ad irrigare come linfa la vita concreta”.

 

Il 20 novembre, poi, nella solennità di “Cristo Re dell’Universo”, il Papa ribadisce che la missione della Chiesa è annunciare la Buona Novella in ogni tempo. Impegno al quale ci esorta uno dei documenti chiave del Concilio, la Gaudium et Spes:

 

“Alla luce della centralità di Cristo, la Gaudium et Spes interpreta la condizione dell’uomo contemporaneo, la sua vocazione e dignità, come pure gli ambiti della sua vita: la famiglia, la cultura, l’economia, la politica, la comunità internazionale. E’ questa la missione della Chiesa ieri, oggi e sempre: annunciare e testimoniare Cristo, perché l’uomo, ogni uomo possa realizzare pienamente la sua vocazione”.

 

 La libertà religiosa è il tema forte affrontato dal Papa all’Angelus di domenica scorsa. Ancora una volta, Benedetto XVI prende spunto da un documento conciliare: questa volta è la dichiarazione Dignitatis Humanae:

 

“A motivo della loro dignità - dice il Concilio - tutti gli uomini, in quanto sono persone, dotate di ragione e di libera volontà… sono spinti dalla loro stessa natura e tenuti per obbligo morale a cercare la verità, in primo luogo quella concernente la religione”.

 

Nel giorno dell’Immacolata Concezione, Benedetto XVI celebrerà dunque la Messa per la conclusione del Concilio Vaticano II, 40 anni fa. Evento che per il giovane teologo di allora, oggi Papa, rappresenta una “bussola con cui orientarsi nel vasto oceano del terzo millennio”.

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DIFESA DELLE VITTIME DEL TRAFFICO DI ESSERI UMANI E

COLLABORAZIONE INTERNAZIONALE

NELLA LOTTA CONTRO IL TERRORISMO E LA PROLIFERAZIONE DELLE ARMI NUCLEARI:

ESORTAZIONE DI MONS. GIOVANNI LAJOLO ALLA RIUNIONE DELL’OSCE IN SLOVENIA

- A cura di Alessandro De Carolis -

 

“La Santa Sede apprezza fortemente l'intenzione degli Stati partecipanti di dare più stretta attenzione al flagello del traffico di essere umani e di sostenere la volontà di adottare un approccio rivolto alle vittime”. E' uno dei passaggi centrali dell’intervento dell’arcivescovo Giovanni Lajolo, segretario per i Rapporti con gli Stati, alla 13.ma riunione dei ministri degli Esteri dei 55 Stati dell'OSCE, l’Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa, in corso a Lubiana, in Slovenia. Mons. Lajolo, a capo della delegazione vaticana, ha sottolineato l’importanza dell'OSCE che – ha rilevato – “può offrire un valido contributo affinché le politiche degli Stati partecipanti abbiano come riferimento l'unita' della famiglia umana, e della famiglia di ciascun migrante, e offrano garanzie di prosperità con rispetto per tutti”. Valori che in diverse circostanze non trovano purtroppo tutela né applicazione. “Nelle aree del traffico di essere umani e dell'emigrazione - ha proseguito mons. Lajolo – c’è bisogno di concrete misure di assistenza per alleviare le sofferenze di tanti uomini e donne, e per ristabilire il rispetto della loro umana dignità”.

 

Il presule ha dedicato un passaggio del suo intervento ad alcuni dei problemi più urgenti e in crescita contro i quali la comunità internazionale si trova a lottare: dal terrorismo, alla proliferazione delle armi di distruzione di massa, alle organizzazioni criminali trans-nazionali, al traffico di esseri umani. “Gli obiettivi che gli Stati partecipanti perseguono – ha concluso il segretario per i Rapporti con gli Stati - rimangono gli stessi” ed uno di “fondamentale importanza” è “il consolidamento della pace tramite il simultaneo affermarsi della sicurezza, della stabilità, dello sviluppo e del rispetto per i diritti umani”.

 

 

“AMATE IL VOSTRO PAESE, AMATE LA CHIESA, AMATE L’EUCARESTIA”:

 QUESTO IL MANDATO DEL CARDINALE CRESCENZIO SEPE AI GIOVANI VIETNAMITI,

 INCONTRATI DURANTE LA  SUA MISSIONE PASTORALE,

 CONCLUSASI IERI, NEL PAESE ASIATICO

- A cura di Roberta Gisotti -

 

E’ rientrato oggi in Vaticano dalla sua missione in Vietnam, il cardinale Crescenzio Sepe, prefetto della Congregazione per l’Evangelizzazione dei popoli. Durante la sua visita pastorale, iniziata il 28 novembre scorso su invito della Conferenza episcopale del Paese asiatico, il porporato ha sostato nelle arcidiocesi di Hanoi, Hué e Hochiminh Ville e nelle diocesi di Hung Hoa e Bà Ria.  Tra i momenti salienti della missione, vi è stata l'ordinazione sacerdotale di 57 diaconi, il 29 novembre nella cattedrale di Hanoi, e la celebrazione ieri della creazione della nuova diocesi di Bà Ria, con la presa di possesso del primo vescovo, mons. Thomas Nguyên Vãn Trâm, nella cattedrale cittadina.

        

Nel corso della sua visita, il cardinale Sepe ha inoltre incontrato diverse autorità civili, tra cui il primo ministro vietnamita, Phan Van Kai, ed i membri della Commissione per gli affari religiosi, oltre ai colloqui avuti con i vescovi del Paese, con i sacerdoti, i religiosi e le religiose, i seminaristi e i giovani. Proprio a loro il cardinale Sepe ha rivolto un particolare indirizzo di saluto, portando la benedizione di Benedetto XVI: “Non abbiate paura - ha detto - di proporre Cristo a quanti non lo conoscono ancora. Cristo è la risposta autentica, l’unica risposta, la risposta più completa a tutte le questioni che toccano l’uomo e il suo destino. Senza di Lui l’uomo diventa un enigma senza soluzione”, ha spiegato il porporato ai giovani, esortandoli a scegliere come priorità assoluta i valori dello spirito e raccomandando loro: “Amate il vostro Paese, amate la Chiesa, amate l’Eucaristia, la Parola di Dio, la Santa Vergine Maria; siate fieri di essere vietnamiti e di essere cattolici, siate i migliori cittadini e i migliori cattolici del vostro Paese”.

 

 

 

PER INIZIATIVA DELLA CONGREGAZIONE PER IL CLERO, SI TIENE OGGI E DOMANI

UN CONVEGNO ALLA PONTIFICIA UNIVERSITA’ LATERANENSE PER IL 40° anniversario del decreto conciliare presbyterorum ordinis, sui ministri ordinati

- A cura di Giovanni Peduto -

 

Nella ricorrenza del 40° anniversario della promulgazione del Decreto conciliare Presbyterorum Ordinis, la Congregazione per il Clero ha organizzato, in collaborazione con la Pontificia Università Lateranense, un Congresso internazionale sul tema “In mezzo agli uomini come Pastori e fratelli”, per richiamare l’attenzione sul ricco insegnamento del Concilio Ecumenico Vaticano II circa il presbitero e il suo ministero. Il Congresso si tiene oggi e domani presso l’Aula Pio XI dell’ Università Pontificia.

 

Al fine di raggiungere un vasto coinvolgimento delle Chiese locali, la Congregazione per il Clero ha esteso l’invito ai Presidenti delle Commissioni Episcopali per il Clero di ogni Conferenza episcopale, ai rettori degli Atenei pontifici in Roma, come anche ai rettori dei Collegi e Convitti ecclesiastici romani.

 

Il Congresso internazionale si è aperto questa mattina e si concluderà domani pomeriggio con l’intervento del cardinale prefetto della Congregazione per il Clero, Darío Castrillón Hoyos, avendo come relatori presuli da diverse parti del mondo.

 

Gli interventi sono focalizzati sulla persona e la vocazione del sacerdote, chiamato da Dio a rappresentare sacramentalmente il Signore Gesù in mezzo agli uomini. I sacerdoti costituiscono la capillarità della Chiesa, grazie ad essi, infatti, l’amore e l’opera sacramentale di Gesù si estende in ogni tempo ed in ogni luogo.

 

La Presbyterorum Ordinis è un grande dono del Concilio Vaticano II che ci aiuta a riscoprire ed approfondire il mistero del sacerdozio ordinato. La Congregazione per il Clero, commemorando questo grande documento, vuole dare un segno speciale dell’attenzione e della gratitudine che la Chiesa intera riserva ai suoi ministri ordinati, che mettono a disposizione di Dio e dei fratelli le loro energie per l’edificazione del Regno di Dio sulla terra.

 

 

LA SANTA SEDE E LA BULGARIA, 15 ANNI DI RELAZIONI DIPLOMATICHE

DALLA CADUTA DEL MURO DI BERLINO AL TRAGUARDO DELL’UNIONE EUROPEA

- Intervista con l’arcivescovo Giuseppe Leanza -

 

Il 6 dicembre di 15 anni fa, poco più di un anno dopo la caduta del Muro di Berlino e il disfacimento dei regimi comunisti nell’Europa orientale, la Bulgaria riallacciava formalmente i rapporti diplomatici con la Santa Sede. Un ritorno storico, suggellato dodici anni più tardi dalla visita apostolica di Giovanni Paolo II nel Paese. Mons. Giuseppe Leanza, nunzio apostolico in Bulgaria, ricorda i passaggi principali dell’ultimo quindicennio, al microfono di Dimitri Gantchev, del Programma bulgaro della nostra emittente:

 

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R. – Innanzitutto ringrazio la Radio Vaticana che mi offre opportunità di commemorare attraverso questa intervista questo 15.mo anniversario. Poi, in questa occasione, vorrei anche fare pervenire un cordiale saluto di tutto popolo bulgaro e in particolare alla comunità cattolica che opera in Paese. Le relazioni diplomatiche tra la S. Sede e la Bulgaria sono state allacciate il 6 dicembre 1990. Nondimeno, tra le due istituzioni sono stati contatti che risalgono a un epoca molto antica. Basta pensare ai contatti tra il principe Boris I e la S. Sede - parliamo dell'anno 852-889. E per quanto concerne relazioni diplomatiche vere e proprie tra la Bulgaria e la Santa Sede, devo sottolineare che esse sono state possibili dopo i cambiamenti democratici che hanno avuto luogo nel Paese, in seguito della caduta del Muro di Berlino. Dopo il lungo e difficile periodo comunista, è stato ritrovato un dialogo costrittivo tra la S. Sede e la Bulgaria che ha conosciuto anche momenti molto significativi. Sotto il profilo storico, politico, religioso e culturale in questi ultimi 15 anni la Bulgaria ha vissuto profonde trasformazioni. Il 12 luglio 1991, il Paese ha adottato una nova Costituzione. E in questi ultimi anni, è stata portata avanti, con determinazione e lungimiranza, anche una politica euroatlantica. Nel 1997, la Bulgaria ha chiesto di aderire alla NATO. La S. Sede ha seguito e segue con attenzione, interesse ed anche simpatia questo processo di trasformazione del Paese. E sostiene il cammino della Bulgaria verso l'integrazione europea. Benedetto XIV, rivolgendosi ai vescovi bulgari a visita ad Limina, ha affermato che l'intero popolo bulgaro si sente parte dalla grande famiglia del continente europeo: “Formata da diverse componenti culturali e religiose, la Bulgaria può divenire un esempio di saggia integrazione, di collaborazione e di pacifica convivenza”. Per quanto concerne in particolare la Chiesa Cattolica, essa ha potuto riprendere la propria attività religiosa, pastorale e caritativa in un clima di libertà e di tolleranza. Nel 1990, è stata riconosciuta come istituzione legale. Nel 1992, il Parlamento bulgaro ha approvato una legge sulla restituzione della proprietà che erano state confiscate in precedenza dal regime comunista. E alla base di questa legge, la Chiesa cattolica, come le altre confessioni religiose, ha potuto recuperare parte dei suoi beni. Un altro provvedimento importante è la nuova legge sulle confessioni religiose del dicembre 2002, che ha sancito il diritto di confessione religiosa come fondamentale, assoluto, soggettivo, personale e inviolabile. I rapporti tra la S. Sede e la Bulgaria si sono consolidati sempre più in questi ultimi anni. Basti pensare all'annuale visita di una delegazione governativa alla tomba di S. Cirillo a Roma per il 21 di maggio. E questa ricorrenza si può dire che ha acquistato negli anni sempre più grande importanza ed è occasione propizia per mettere in evidenza i forti legami spirituali e culturali che uniscono il popolo bulgaro ai Santi Cirillo e Metodio, portatori della fede cristiana, oltre che per rafforzare i legami con la Santa Sede. Certamente, l'avvenimento più importante, che rimarrà nella storia del Paese e che anche ha innalzato il velo delle relazioni diplomatiche tra la Santa Sede e la Bulgaria, è stato il viaggio di Giovanni Paolo II nel maggio 2002. Tale visita del Papa in Bulgaria ha anche posto le premesse per avviare un dialogo franco e cordiale con la Chiesa ortodossa.

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Per un bilancio sui rapporti tra la Chiesa ortodossa, maggioritaria in Bulgaria, e la Chiesa cattolica, Dimitri Gantchev ha raccolto l’opinione dell’ambascia-tore bulgaro presso la Santa Sede, Vladimir Gradev:

 

 

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R. – Un rapporto, direi, positivo. Primo di tutto, perché rientrava nella benevolenza e nel desiderio del Papa Giovanni Paolo II, il quale venendo in Bulgaria ha voluto incontrare Sua Beatitudine, il Patriarca Maxim della Chiesa ortodossa. Questa visita è stata in certa maniera restituita nel 2003 da una delegazione di sei metropoliti, metà dei quali appartenenti al Santo Sinodo della Chiesa ortodossa Bulgara, allo scopo di  ringraziare Sua Santità. Trovo un gesto simbolico e molto forte da parte di Giovanni Paolo II il donare la chiesa di S.S. Vincenzo e Anastasio alla Fontana di Trevi alla comunità bulgara di Roma per uso liturgico. Questo gesto è stato sentito non solo da parte dai bulgari a Roma ma da tutto il popolo bulgaro. Penso che questi rapporti si stiano sviluppando anche con le visite di alti esponenti della Curia Romana, che vengono regolarmente in Bulgaria per incontrare i membri del Santo Sinodo e il Patriarca. Da non dimenticare poi la possibilità, per molti studenti ortodossi bulgari, di studiare a Roma. Uno scambio culturale che rafforza il clima di mutua comprensione.

 

D. – Eccellenza, la nazione bulgara si sta avviando verso l'integrazione europea: come viene avvertito questo desiderio in Vaticano?

 

R. – Senza alcun dubbio, l’atteggiamento della Segretaria di Stato, di tutta la Curia Romana e del Santo Padre è positivo. Lo stesso Giovanni Paolo II aveva posto come obiettivo l'integrazione completa di tutta l'Europa, perché sapeva che il popolo bulgaro fa parte dell'Europa come gli italiani, gli irlandesi o i portoghesi, e che non c'è nessuna differenza tra le due sponde del Mar Nero e dell’Atlantico. Nello stesso tempo, la Santa Sede ci ricorda sempre che l'integrazione europea non si basa solo sullo sviluppo economico e sul benessere materiale, ma soprattutto su una cultura comune e sulle stesse radici europee che dobbiamo salvaguardare e sviluppare.

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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”

 

 

Apre la prima pagina l'Iraq: attentato di due donne "kamikaze" all'Accademia di polizia di Baghdad.

Sempre in prima, un articolo di Michele Zappella dal titolo "Uno scatto metafisico, uno slancio spirituale": il discorso di Benedetto XVI per l'inaugurazione dell'anno accademico dell'Università Cattolica.

 

Servizio vaticano - Un articolo di Giovanni Velocci dal titolo "Nella coscienza si realizzano le condizioni della vera religiosità": nuova versione della "Grammatica dell'assenso" di John Henry Newman.

 

Servizio estero - Due interventi della Santa Sede: "Tutela della pace e promozione dei diritti umani: impegni fondamentali sempre attuali", nell'ambito della riunione - a Ljubljana, in Slovenia - dei Ministri dei 55 Stati partecipanti all'Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa (Osce).

"Dialogo e riconoscimento dei diritti dei migranti, vie maestre per l'integrazione", in occasione della Sessione - a Ginevra - del Consiglio dell'Organizzazione Internazionale delle Migrazioni (Oim). 

 

Servizio culturale - Un articolo di Giancarlo Galeazzi sul volume di Giovanni Fornero "Bioetica cattolica e bioetica laica".

Per l' "Osservatore libri" un articolo di Agnese Pellegrini dal titolo "Con un'ironia ora lieve ora aggressiva ha rinnovato il dialogo platonico": "I filosofi all'asta - Il pescatore - La morte di Peregrino" di Luciano.

 

Servizio italiano - Il primo piano la questione del Tav: sgomberati in Val Susa i presidi dei dimostranti.

 

 

 

 

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OGGI IN PRIMO PIANO

6 dicembre 2005

 

 

IL MICROCREDITO, STRUMENTO DI COOPERAZIONE E SVILUPPO PER IL SUD

DEL MONDO: SUL TEMA, SECONDA GIORNATA A ROMA

DELLA CONFERENZA EURO-MEDITERRANEA

- Ai nostri microfoni Riccardo Milano e Chiara Fasolo -

 

Prosegue oggi, a Roma, la Conferenza Euro-Mediterranea sul Microcredito, che rientra nel quadro delle Giornate per la Cooperazione Italiana allo Sviluppo. Il servizio di Andrea Rustichelli.

 

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Il microcredito come strumento decisivo di cooperazione e sviluppo: è questo il principio che emerge con chiarezza dalla due-giorni romana, patrocinata dal Senato della Repubblica. Non è un caso che la Conferenza sia il momento culminante e conclusivo delle Giornate per la Cooperazione: anche perché il 2005 è stato proclamato dall’ONU “Anno Internazionale del Microcredito”. Sono 32 i Paesi rappresentati ai lavori, con 157 enti, 12 istituzioni bancarie da tutto il mondo e numerosi istituti di microcredito e microfinanza internazionali. Negli ultimi 15 anni, il microcredito ha assunto crescente rilevanza come strumento di lotta alla povertà e di sviluppo locale, consentendo di accedere a varie forme di finanziamento anche alle persone o alle comunità che, per i rigidi parametri bancari tradizionali, non offrirebbero sufficienti garanzie. Su scala mondiale, compresi i Paesi industrializzati, si contano 2.572 programmi di microcredito, per oltre 67 milioni di destinatari, di cui 41 milioni e mezzo vivono sotto la soglia di povertà assoluta. Mentre parliamo, è in corso la presentazione della “Dichiarazione Finale di Roma”, che intende delineare i modelli operativi più idonei per la costruzione di una “via nazionale e internazionale” alla microfinanza. E dai workshop preparatori che si sono tenuti nel pomeriggio di ieri, sentiamo Riccardo Milano, di Banca Etica:

 

R. – Chiaramente, la microfinanza può fare tantissimo, in quanto può riformare quella realtà economica che manca in tante persone. Quindi, si tratta di riprendere in mano queste persone, accompagnarle, vivere con loro, capirle, per dare l’opportunità non solo di finanziarle per dei progetti specifici, ma anche per rimettere insieme una macchina che vada al microrisparmio, a tante altre piccole cose, dalla scolarità e così via, per riuscire ad avere una cosa fondamentale dell’uomo, che è la dignità dell’essere umano, la dignità della persona.

 

Sentiamo ora la testimonianza di Chiara Fasolo, del consorzio Etimos, che stamani ha tenuto una relazione sul tema “Donne e Microcredito”:

 

R. – Gran parte, forse il 50 per cento dei problemi del microcredito, anzi forse di più - in alcuni Paesi la percentuale sale – si rivolgono principalmente alle donne, con delle conseguenze piuttosto positive direi. Da alcuni studi fatti, si vede come il microcredito, questo strumento, queste piccole somme date alle donne, offrono benefici non solo alla donna e alla piccola attività che conduce, ma anche a livello familiare e dell’intera comunità.

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         LA SITUAZIONE DEGLI ADOLESCENTI STRANIERI IN ITALIA

PRESENTATA NEL RAPPORTO CONGIUNTO DELLA CARITAS E DELL’UNICEF NEL PAESE

- Intervista con Antonio Sclavi -

 

 “Uscire dall’invisibilità”, è il titolo programmatico del Rapporto congiunto Caritas Italiana e UNICEF Italia sulla condizione dei minori e degli adolescenti stranieri presenti nel Paese. Diverse le aree tematiche prese in considerazione, tra le quali la famiglia d’origine, l’integrazione sociale, la scuola, la devianza. Antonio Sclavi, presidente dell’UNICEF Italia, spiega i principali dati emersi dalla ricerca nell’intervista di Stefano Leszczynski:

 

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R. – Noi abbiamo qualcosa come 491 mila minori stranieri in Italia, al momento attuale; 48 mila sono i bambini figli di genitori stranieri, nati nel 2004, l’anno scorso. Dobbiamo dire che come incidenza sulle nascite italiane rappresentano già l’8,6 per cento: un’incidenza notevole, dunque.

 

D. – Tra questi, c’è sicuramente la categoria rilevante dei bambini stranieri arrivati in Italia da soli, non accompagnati…

 

R. – Questo è un numero enorme, perché per essere da soli sono 5.573 bambini che sono soli, in Italia: giunti soli, senza genitori… Lei consideri che arrivano qui, di solito con i barconi oppure dal nord Europa, magari assieme ad altri, con i quali non si conoscono neppure, e si fermano qua. Quindi, il problema è enorme: non è solo dar da mangiare e da dormire a questi bambini, ma sono dei bambini, dei minori! Quindi, occorre accoglierli per dar loro una sorta di cultura, di formazione, in modo che se rimangono da noi, che diventino cittadini italiani in tutti i sensi.

 

D. – Quali sono i rischi cui vanno incontro questi minori, soprattutto quelli non accompagnati?

 

R. – Se non riusciamo ad inserirli nel modo giusto, con persone che sostituiscano la famiglia, questi ragazzi possono essere presi dalla criminalità, organizzata o meno, disgraziatamente. E, devo dire la verità, le questure sono molto attente a questo. Ma, evidentemente, non sono sufficienti le questure: occorre che tutti gli organismi sociali – e in Italia ce ne sono, per la verità – agiscano in sintonia e per questo abbiamo intenzione - dopo la presentazione di questa indagine e in base ad essa - di organizzare confronti a livello locale, territoriale. Noi e la Caritas, e perché no?, insieme alle istituzioni, insieme anche ad altre organizzazioni sociali che esistono sul territorio.

 

D. – Insomma, un programma d’azione intenso in favore dei minori stranieri in Italia…

 

R. – L’immigrato ha la sua cultura di base che è bene rimanga, perché gli conferisce la sua individualità, la sua formazione. Deve inserirsi nella nostra cultura per convivere con essa, ma non deve annullare la sua cultura per prenderne un’altra: creeremmo degli spostati, delle persone che poi non danno un apporto vero al nostro Paese.

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PRESENTATO A ROMA IL RAPPORTO SUGLI INTERVENTI

SANITARI E DI SOCCORSO DELL’ORDINE DI MALTA

NELL’ATTUALITA’ INTERNAZIONALE

- Con noi, Fausto Solaro del Borgo -

 

“Tuitio Fidei et Obsequium Pauperum”, ovvero difesa della fede e servizio ai poveri. A nove secoli dalla fondazione, l’Ordine dei Cavalieri di Malta rimane fedele ai suoi principi ispiratori. Presente in oltre 120 Paesi con le proprie attività mediche, sociali e assistenziali, l’Ordine può a ragione essere definito come l’unico ente sovrano di diritto internazionale specificamente votato all’impegno verso i malati e i bisognosi. Ieri, nella cornice di Palazzo Marini a Roma, è stato presentato il Rapporto internazionale sulle iniziative benefiche dell’Ordine di Malta negli ultimi 4 anni. All’evento era presente anche il Gran Maestro, Fra’ Andrew Bertie. Alessandro Gisotti ha chiesto al presidente dell’associazione italiana dell’Ordine di Malta, Fausto Solaro del Borgo, cosa significhi oggi impegnarsi sotto le insegne della Croce Ottagona:

 

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R. – Portare gli oltre 10 mila membri dell’Ordine di oggi a capire il proprio compito, che viene loro dai 900 anni di storia: portare assistenza e fare in modo che l’Ordine possa mantenere gli impegni del proprio motto che è “tuitio fidei et  obsequium pauperum”. Per far questo, serve un coinvolgimento di queste risorse umane proprio perché oggi è necessario nel mondo far vivere questi principi.

 

D. – Quali sono state le attività e le iniziative che maggiormente hanno contrassegnato l’attività dell’Ordine di Malta? Cosa si è fatto in particolare sotto l’insegna della Croce Ottagona, ultimamente?

 

R. – L’attività dell’Ordine si è sviluppata enormemente. Prima di tutto, nel far fronte alle tragedie, in situazioni tipo lo tsunami, il terremoto in Pakistan, eccetera. Oppure, gli interventi per assistere le popolazioni in eventi drammatici di guerra: pensate alla presenza dell’Ordine in tutta l’area della Jugoslavia, la presenza dell’Ordine oggi in Afghanistan, guardate la presenza dell’Ordine nell’Africa dilaniata da tante guerre. Poi, c’è l’assistenza materiale attraverso istituzioni ospedaliere, l’assistenza sociosanitaria. La bandiera dell’Ordine oggi è in quasi tutti i continenti. Non parliamo del Sud America, dove le associazioni americane dell’Ordine di Malta stanno svolgendo attività veramente meritevoli in situazioni molto difficili.

 

D. – Fin dal simbolo, è evidente il radicamento cristiano del Sovrano Militare Ordine di Malta, ma l’Ordine fa un punto d’onore il fatto che l’aiuto viene profuso senza distinzioni di sorta. In questo senso, può essere anche uno strumento di dialogo tra popoli, culture e religioni, l’attività dell’Ordine di Malta?

 

R. – Lo può essere senz’altro. Uno dei nostri impegni primi è che non esistono distinzioni di razza, religione e questo è quello che viene riconosciuto all’Ordine. Questo è accettato perché è provato che siamo una organizzazione non legata ad alcun ambiente politico. Siamo totalmente al servizio dei bisognosi e allo sviluppo e alla protezione della fede. Però, senza mai interferire nelle religioni altrui.

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IL COMPLESSO DEL GEN ROSSO CELEBRA I 40 ANNI DI ATTIVITA’

CON IL NUOVO CD “ZENIT”: I VALORI DELLA PACE E DELL’UNITA’ FRA I POPOLI

RACCONTATI IN MUSICA

- Intervista con Mite Balduzzi e Roberto Tietto -

        

“Zenit”: si intitola così il nuovo album del gruppo Gen Rosso, presentato a Roma in questi giorni. Questo lavoro celebra i 40 anni di attività del gruppo e riunisce dieci brani più un inedito, scelti tra le canzoni più importanti del vasto repertorio. Il servizio di Marina Tomarro.

 

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(musica)

 

Quarant’anni ma non li dimostra lo si può dire davvero del Gen Rosso, il gruppo nato nel 1966 da un idea di Chiara Lubich, fondatrice del Movimento dei Focolari e da alcuni giovani che desideravano comunicare la loro esperienza di Vangelo vissuto attraverso la  musica. Mite Balduzzi, uno dei componenti del Gen Rosso:

 

R. – Il Gen Rosso è nato in piena epoca beat, quando cantare di pace, amore e libertà era di moda. E in tutti questi anni l’intenzione è rimasta sempre quella: cantare  la pace, la fraternità, l’unità fra i popoli, al di là delle differenze di cultura, di religione. E speriamo che in questo disco si percepisca questa dimensione e che non solo si senta questo, ma siccome l’abbiamo voluto realizzare insieme con alcuni cantanti amici, ospiti - come Francesco Guccini e Antonella Ruggiero - che si senta anche della bella musica.

 

D. – Tante le canzoni che sono ricordate in questo cd: come sono state scelte?

 

R. – Scegliere fra oltre 300 per arrivare a 10 non è stato semplice. Ci siamo fatti intanto una griglia logica, poi abbiamo rispettato la dimensione cronologica e abbiamo rispettato i contenuti che da sempre hanno contraddistinto il Gen Rosso. Alla fine, però, è anche prevalsa l’emozione, il sentimento: abbiamo scelto quelle che ci piacevano di più. 

 

Il ricavato dell’album contribuirà a finanziare un centro multiculturale e interreligioso, in costruzione a Gerusalemme. Ma qual è il messaggio che emerge da queste canzoni? Roberto Tietto produttore esecutivo del Gen Rosso:

 

R. – Siamo venuti a conoscenza che a Gerusalemme è in corso la progettazione ancora di un centro la cui destinazione sarà proprio quella di favorire la pace e il dialogo tra le religioni. Questi progetti così importanti incontrano tante difficoltà, tra le quali anche quelle economiche. Noi, con queste iniziative, intendiamo dare un piccolo contributo alla sua edificazione.

 

(musica)

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CHIESA E SOCIETA’

6 dicembre 2005

 

 

“UN PUNTO DI SVOLTA PER IL DIALOGO INTERRELIGIOSO”:

COSÌ, I VESCOVI AUSTRALIANI HANNO DEFINITO LA DICHIARAZIONE CONCILIARE

NOSTRA AETATE, A 40 ANNI DALLA PROMULGAZIONE

 

SYDNEY. = “La Nostra Aetate è stata un punto di svolta per la storia del dialogo interreligioso”: lo affermano i vescovi australiani in un comunicato rilasciato al termine di un recente incontro, in cui hanno definito la Dichiarazione conciliare “documento che ha segnato un’epoca”. I presuli ne hanno discusso in occasione del 40.mo anniversario della Nostra Aetate, promulgata da Paolo VI il 27 ottobre del 1965, esprimendo l’auspicio che tutte le religioni siano sempre pronte a operare insieme per il bene comune dell’umanità, attraverso il dialogo. Riferendosi al contesto australiano, i vescovi hanno sottolineato che il documento ha dato il via alla costruzione di una serie di rapporti e contatti con altri leader e comunità religiose nel Paese, ribadendo: “In occasione di questo anniversario, ci impegniamo ad approfondire ancora di più l’amicizia che è stata costruita e il mutuo rispetto”. I presuli hanno poi ricordato i buoni rapporti esistenti con la comunità ebraica, sottolineando come il dialogo sia cresciuto anche con la comunità islamica ed esprimendo così grande gioia, “in quanto la pace nel Paese e nel mondo dipende anche dai rapporti fra ebraismo, cristianesimo e islam”. L’episcopato australiano intende incrementare le relazioni anche con le comunità induista e buddista. (R.M.)

 

 

“IL DIRITTO ALLA VITA E LA LIBERTÀ RELIGIOSA SONO I VERI CARDINI DELLA SOCIETÀ UMANA”: COSÌ, IL PRESIDENTE DELLA COMMISSIONE “GIUSTIZIA E PACE” DELLA CONFERENZA EPISCOPALE COREANA, MONS. BONIFACE CHOI KI-SAN, IN OCCASIONE

DELLA 24.MA DOMENICA PER I DIRITTI UMANI, CELEBRATA NEL PAESE DUE GIORNI FA

 

SEOUL. = “Esprimo profonda preoccupazione” per il “corso che sta prendendo la nostra società, sempre più rivolta al disinteresse nei confronti del diritto alla vita, il più importante dei diritti dell’uomo”: con queste parole, il presidente della Commissione “Giustizia e Pace” della Conferenza episcopale coreana, mons. Boniface Choi Ki-san, ha aperto il suo messaggio pubblicato il 4 dicembre scorso, in occasione della 24.ma Domenica per i diritti umani. Nel testo, intitolato “Per tutta la vita umana”, il presule spiega che “fra tutte le creature, solo l’uomo riconosce ed è in grado di amare Dio, che lo chiama a condividere la vita”. “La dignità dell’uomo – sottolinea – può essere garantita solo tramite il rispetto e la realizzazione dei diritti umani”. Mons. Choi esprime “particolare preoccupazione” anche per la situazione in Corea del Nord, dove chiede con forza “che venga attuata e garantita la libertà religiosa, indicatore importante del processo di umanizzazione della società”. Gli elementi “che minacciano il diritto alla vita e violano la dignità umana” includono i problemi collegati alla povertà ed all’invecchiamento della popolazione: il presule auspica l’introduzione in Corea del Sud di “politiche, ad ogni livello governativo, per contrastare questi fenomeni” e propone infine delle “difese istituzionali” per la difesa del diritto alla vita e per fermare l’aborto, la ricerca sulle cellule staminali embrionali e la pena di morte. (R.M.)

 

 

APPREZZAMENTO DEL PATRIARCA ECUMENICO DI COSTANTINOPOLI, BARTOLOMEO I,

PER L’INCONTRO DELLA PONTIFICIA OPERA DELL’INFANZIA MISSIONARIA DEI PAESI

DEL MEDITERRANEO E DELL’EST EUROPEO, SVOLTOSI PER LA PRIMA VOTA IN GRECIA:

“IL VOSTRO LAVORO PORTI INNUMEREVOLI FRUTTI PER IL BENE DEI PICCOLI

E PER LA GLORIA DELLA SANTISSIMA TRINITÀ”

 

CORFÙ. = Il Patriarca ecumenico di Costantinopoli, Bartolomeo I, ha inviato un breve messaggio di apprezzamento e di congratulazione ai partecipanti al quinto Incontro dell’Infanzia Missionaria dei Paesi del Mediterraneo e dell’Est europeo, svoltosi nei giorni scorsi per la prima volta in Grecia, a Corfù, sul tema: “L’animazione missionaria nei nostri Paesi: contenuti, metodi e strumenti”. “Fin dai tempi antichi –  spiega il Patriarca – la Grande Santa Madre Chiesa di Cristo ha sempre mostrato enorme interesse pastorale ed ha sempre pregato, in tutte le sue sacre liturgie, per i bambini. E’ pure conosciuto da tutti i cristiani – aggiunge – che sono innumerevoli i bambini santi e martiri che hanno versato il loro sangue in maniera ammirevole per la loro fede in Cristo”. Il messaggio prosegue: “La Chiesa ha preso sempre a cuore il particolare interesse pastorale da parte di tutti i suoi Pastori per i suoi membri più piccoli, tramite la catechesi e la cultura spirituale ed umana”. Infine, Bartolomeo I esprime le sue congratulazioni per questa iniziativa e auspica, con tutto il cuore, che il lavoro dei partecipanti all’incontro e degli animatori, porti innumerevoli frutti “per il bene dei piccoli e per la gloria della Santissima Trinità”. (R.M.)

 

 

I CAMBIAMENTI CLIMATICI STANNO CAUSANDO DANNI E UN NUMERO DI VITTIME

BEN PIÙ  ALTO DI QUANTO SI POTEVA IMMAGINARE: QUESTO, L’ALLARME LANCIATO DALL’ORGANIZZAZIONE MONDIALE DELLA SANITÀ ALLA CONFERENZA SUL CLIMA DELL’ONU, IN CORSO A MONTREAL

- A cura di Elena Molinari -

 

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MONTREAL. = Negli ultimi 50 anni, gli stress termici e le malattie provocate da un clima instabile hanno fatto ammalare e morire di più e le previsioni per il futuro non lasciano presagire niente di buono: questo, l’allarme lanciato dall’Organizzazione mondiale della sanità (OMS) alla Conferenza sul clima dell’ONU, in corso a Montreal, in Canada. Stando all’OMS, le ondate di calore solo per la città di Roma potrebbero costare 281 milioni di euro nel 2020, mentre nel Regno Unito le stagioni roventi potrebbero causare un aumento delle morti da 800 a 3300 l’anno. Altre minacce per la salute, provocate dai guasti del clima, sono le malattie veicolate dall’acqua e dagli alimenti, o trasmesse da insetti roditori, oltre ad allergie e alluvioni. Il solo caldo è già costato 35 mila vite nel 2003, nella sola Europa occidentale, e 250 vittime per le alluvioni nel 2002. Senza contare, inoltre, l’aumento del 10 per cento dei casi di salmonella e la dilatazione della stagione dei pollini di 11 giorni. Di qui la necessità secondo l’OMS di implementare sistemi di allarme per le ondate di calore e le piene, rafforzare la sorveglianza delle malattie e raccogliere dati sanitari, meteorologici e ambientali, senza perdere altro tempo.

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INGENTE INCREMENTO IN ITALIA, NEI PRIMI NOVE MESI DEL 2005,

DELLA DROGA SEQUESTRATA CON RITROVAMENTI SULLA PERSONA:

 È QUANTO E’ EMERSO STAMANI, A PALERMO, ALLA IV CONFERENZA NAZIONALE ITALIANA SULLA DIFFUSIONE DELLE DROGHE

- A cura di Alessandra Zaffiro -

 

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PALERMO. = Dal raffronto di dati relativi agli anni 2003-2004, nei primi 9 mesi del 2005, in Italia si riscontra un forte incremento di merce sequestrata, specialmente hascisc e cocaina, con ritrovamenti sulla persona. Mentre la forte flessione emersa nel raffronto tra il 2003 e il 2004 dei sequestri realizzati per mezzo di spedizioni commerciali registra nel 2005 un’inversione di tendenza. Il dato emerge dall’intervento odierno di Cinzia Bricca dell’Agenzia delle Dogane, durante una delle sessioni di lavoro della IV Conferenza nazionale italiana sulla diffusione delle droghe, in corso a Palermo. I lavori della Conferenza sono iniziati ieri al teatro Politeama, con una serie di interventi prevalentemente politici. “Bisogna dare pari dignità agli operatori del pubblico e del privato”, ha dichiarato il ministro italiano per i Rapporti con il Parlamento, Carlo Giovanardi, nel suo intervento all’inaugurazione della Conferenza. Quanto agli aiuti alle famiglie dei tossicodipendenti, Giovanardi ha annunciato che è stato siglato con i ministeri italiani della Giustizia, della Pubblica Istruzione e della Sanità un progetto che coinvolge sul territorio scuole statali e private, le società sportive, gli oratori, ovvero, quelle “antenne esistenti sul territorio, specialmente nelle zone più disagiate, dove la famiglia può trovare personale specializzato, che la metta in guardia dai pericoli che la droga può recare ai loro figli”. “Troppi episodi di cronaca – ha commentato poi il presidente della Camera, Pier Ferdinando Casini – ci dimostrano che la cocaina è un fenomeno con cui si convive”. “La tolleranza deve essere zero nei quartieri alti, come nei quartieri bassi”, ha continuato, aggiungendo: “Dobbiamo contrastare il falso mito della droga dei quartieri alti e il suo devastante messaggio negativo con la forza dei valori e dei riferimenti ideali”. “In questa occasione – ha concluso, a proposito della legge Fini, il presidente della Comunità per tossicodipendenti “Incontro”, Don Pierino Gelmini – voglio invitarvi a difendere le piccole comunità, perché non c’è nulla di piccolo quando si lavora a favore dell’uomo. Che ve ne siano 6 di ragazzi o 60 non cambia nulla. E’ una vita che si salva”.

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FORTE PREOCCUPAZIONE DELL’ARCIVESCOVO DI LAHORE, IN PAKISTAN,

MONS. LAWRENCE JOHN SALDANHA, PER LE RIPETUTE VIOLENZE DI GRUPPI FONDAMENTALISTI ISLAMICI CONTRO LA COMUNITA’ CRISTIANE

NEL PAESE. LA DENUNCIA, IN UNA LETTERA AL GOVERNATORE DEL PANJAB

 

SANGLA HILL. = Circoli religiosi islamici continuano a fomentare l’odio dei musulmani verso i cristiani a Sangla Hill, in Pakistan. A denunciarlo, in una lettera al governatore del Panjab, è mons. Lawrence John Saldanha, arcivescovo di Lahore. Il messaggio, inviato sabato scorso, definisce “preoccupante” la situazione nel villaggio soprattutto per l’avvicinarsi del Natale. Lo scorso 2 dicembre, infatti, i leader di alcuni gruppi religiosi islamici, riuniti al Jamia Masjid Rizvia per la preghiera del venerdì, hanno ribadito la condanna al cristiano, Yousaf Masih, ritenuto colpevole di aver dissacrato il Corano, chiedendone l’impiccagione pubblica. Il presunto caso di blasfemia aveva provocato gli attacchi del 12 novembre scorso contro chiese e proprietà di cristiani, a Sangla Hill. I partecipanti al raduno hanno chiesto anche il rilascio incondizionato degli 88 musulmani in custodia della polizia in relazione alle violenze nel villaggio. Dopo la preghiera, la polizia ha permesso ai fedeli di lasciare la moschea in piccoli gruppi. Nel suo messaggio, mons. Saldanha denuncia che, “mentre l'inchiesta giudiziaria deve ancora concludersi, i leader islamici danno per scontata la colpevolezza di Yousaf Masih”. Rivolgendosi direttamente al governatore, il presule si augura che anche lui concordi sulle “gravi ripercussioni” di queste dichiarazioni in un ambiente già teso. L’arcive-covo di Lahore chiede che vengano individuati al più presto i colpevoli di violenze contro i cristiani e che l’amministrazione si impegni per la riconciliazione tra le due comunità, favorendo il dialogo. Secondo il presule, è necessario, inoltre, che vengano fornite informazioni precise sullo svolgimento dei fatti e che i risultati dell’inchiesta giudiziaria siano resi pubblici il prima possibile. Mons. Saldanha sottolinea infine l’urgenza di abolire la legge sulla blasfemia. (R.M.)

 

 

PRESENTATO A NEW DEHLI IL NUOVO ANNUARIO DELLA CHIESA INDIANA:

UN PREZIOSO TESTO A BENEFICIO DI TUTTE LE COMUNITÀ CATTOLICHE DEL PAESE

E STRUMENTO DI EVANGELIZZAZIONE

 

NEW DELHI. = E’ un quadro riassuntivo della vita e delle attività della Chiesa in India e ne illustra la presenza viva e dinamica all’interno della società indiana: il nuovo Annuario cattolico 2005 dell’India è stato presentato di recente a New Delhi dal cardinale Telesphore Placidus Toppo, arcivescovo di Ranchi e presidente della Conferenza episcopale indiana. Il porporato si è congratulato con i missionari Claretiani, compilatori del testo, per aver compiuto un utilissimo lavoro di raccolta di dati dalle varie diocesi indiane e per averli sintetizzati e racchiusi in un unico documento, accessibile a tutti e di facile consultazione. Il cardinale Toppo ha sottolineato che l’Annuario servirà per molti scopi: ricercare specifici contatti e aiutare a creare una rete fra le varie diocesi, realtà ecclesiali, Congregazioni e case religiose del Paese. Ma sarà anche uno strumento per mostrare alla società indiana il volto autentico della Chiesa cattolica e per rompere alcuni pregiudizi anti-cristiani che circolano in settori dell’opinione pubblica. In tal senso, l’Annuario potrà essere anche uno strumento di evangelizzazione, perché restituisce a quanti lo leggono l’immagine reale della Chiesa. In India, l’80 per cento di cittadini sono di religione indù, il 12,5 per cento musulmani, il 2,6 per cento cristiani. Su 30 milioni di credenti in Cristo, i cattolici sono 16 milioni, suddivisi in  3 comunità di rito diverso: latino, siro-malabarese e siro-malankarese. “Le tre comunità – ha auspicato il cardinale Toppo – devono offrire una testimonianza di unità, attraverso una spiritualità di comunione che già esiste ma che occorre approfondire e vivere. Evangelizzazione e testimonianza camminano di pari passo”. (R.M.)

 

 

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24 ORE NEL MONDO

6 dicembre 2005

 

 

- A cura di Amedeo Lomonaco -

 

Un aereo militare si è schiantato in Iran contro un palazzo della capitale Teheran a causa di un guasto tecnico. Al momento, sono stati recuperati dieci corpi ma il bilancio sembra destinato a salire. Un responsabile del centro di emergenza della polizia ha dichiarato che sarà difficile trovare superstiti. Si teme anche per la sorte degli abitanti del palazzo, abitato da oltre 250 persone. Ascoltiamo il servizio di Antonella Ratti:

 

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Una tragedia ha scosso l’Iran alle 13.45 ora locale: un aereo militare, con a bordo 94 persone, è precipitato in un quartiere residenziale nel sud-ovest di Teheran, schiantandosi contro un edificio di 10 piani. L'impatto, avvenuto in un’area molto popolosa, ha provocato un esteso incendio che ha avvolto gli appartamenti del palazzo, ostacolando il lavoro dei soccorritori. Al momento, il bilancio ancora provvisorio, fornito dall’agenzia di stampa iraniana ISNA, parla di almeno 10 morti. La televisione di Stato ha precisato che il velivolo, un C130 diretto a Bandar Abbas, sul Golfo Persico, era appena decollato dalla capitale iraniana. A causa di problemi tecnici, il pilota ha chiesto di rientrare in aeroporto. Il pilota ha quindi tentato un atterraggio di fortuna nell’aeroporto di Mehrabad da dove il presidente iraniano, Ahmadinejad, era partito poco prima per recarsi in Arabia Saudita e partecipare al vertice dell'Organizzazione della conferenza islamica. Un altro grave incidente aereo si è verificato, in Iran, due anni fa: un aereo per il trasporto truppe è precipitato, il 19 febbraio del 2003, nella parte sudorientale del Paese, provocando la morte di tutte le 276 persone a bordo, militari della Guardia rivoluzionaria e membri di equipaggio.

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In Iraq, un doppio attentato suicida, condotto da due donne kamikaze contro l’Accademia di polizia di Baghdad, ha provocato la morte di almeno 27 persone. Nei pressi del confine con la Giordania è stata trovata, intanto, una nuova fossa comune. A Baghdad si è tenuta, intanto, la quarta udienza del processo all’ex rais e a sette suoi collaboratori per l’uccisione di 148 sciiti avvenuta nel 1982, nel villaggio di Dujail. Il nostro servizio:

 

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Le due donne kamikaze, addette alle pulizie nell’Accademia, sono entrate in una delle classi e si sono fatte esplodere in mezzo agli studenti. Tra le vittime, ci sono cadetti e ufficiali iracheni. Si tratta del primo attacco suicida condotto in Iraq da due donne. Sul terreno, si deve poi registrare un ennesimo, tragico, episodio: nella turbolenta provincia di Al Anbar, roccaforte della guerriglia sunnita, la polizia ha ritrovato i corpi di almeno 20 persone con indosso abiti civili e uccise a colpi di arma da fuoco. L’esercito islamico ha annunciato poi, con un video, il rapimento di un consulente della sicurezza americano. A Ramadi, un civile è morto nel corso di uno scontro a fuoco tra soldati americani e ribelli. Nel Paese arabo continua intanto, il processo, contro Saddam Hussein. Entrando nell’aula, il deposto presidente iracheno si è rivolto in modo provocatorio agli altri sette imputati. “Buongiorno - ha detto - a tutti coloro che rispettano la legge”. Saddam, che ieri ha dichiarato di non temere la condanna a morte, si è presentato con una copia del Corano, documenti e cartelle. La quarta udienza del processo, trasmessa in differita dall’emittente araba Al-Iraqiya, si è aperta, poi, con una nuova polemica tra l’ex rais e il presidente della corte, il giudice curdo Mohammed al Amin. L’ex dittatore ha contestato la decisione di non rivelare l’identità dei testimoni dell’accusa. “Vogliamo conoscere i loro nomi”, ha aggiunto Saddam. Il processo è quindi proseguito con la testimonianza di una  sopravvissuta al massacro di sciiti a Dujail, nel 1982. Durante la deposizione, la donna è scoppiata in lacrime e l’udienza è stata interrotta. Con un comunicato diffuso su internet, è stata smentita, infine, la morte di Ibrahim al Douri, ex numero due del regime di Saddam. La notizia del decesso dell’ex vice presidente era stata data dal disciolto partito Baath lo scorso 11 novembre.

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Facciamo tutto il possibile per proteggere legalmente i nostri popoli. I servizi segreti sono la chiave per combattere il terrorismo. Lo ha detto il segretario di Stato americano, Condoleeza Rice, in visita a Berlino. Il cancelliere tedesco, Angela Merkel, ha sottolineato, inoltre, l’importanza di rispettare le leggi dei rispettivi Paesi e gli accordi internazionali per promuovere la cooperazione, soprattutto tra servizi segreti.

 

Gli Stati Uniti non sono ancora in grado di prevenire un altro 11 settembre e di rispondere in maniera efficace a nuovi attacchi del terrorismo internazionale. L’allarme è stato lanciato dalla Commissione d’inchiesta sugli attentati alle Torri Gemelle e al Pentagono. Il servizio di Paolo Mastrolilli:

 

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Gli Stati Uniti non sono ancora pronti a prevenire un altro 11 settembre e a rispondere in maniera efficace in caso di nuovi attacchi. La bocciatura è venuta dalla Commissione d’inchiesta sugli attentati di New York e Washington, proprio nel giorno in cui il segretario di Stato, Condoleeza Rice, alla vigilia della partenza per il suo viaggio in Europa, ha difeso i metodi usati finora per combattere il terrorismo, nonostante le polemiche sulle carceri segrete aperte dalla CIA. La Commissione aveva ricevuto l’incarico di indagare sui problemi e gli errori che avevano consentito ai terroristi di Al Qaeda di colpire l’America. Finito il suo lavoro, è rimasta in carica con fondi privati per verificare l’applicazione delle misure per migliorare la sicurezza suggerite nel luglio dell’anno scorso. I membri hanno dato un giudizio negativo della risposta venuta dal governo e dal Congresso, perché molte riforme non sono ancora avvenute: dall’aumento dei fondi per prevenire gli attentati, al coordinamento delle forze incaricate di fornire la prima assistenza in caso di attacco. “Noi crediamo - ha detto il presidente della Commissione - che i terroristi torneranno a colpirci. Ne sono convinti tutti gli esperti”. Il portavoce della Casa Bianca, Scott McClellan, ha detto che il governo sta combattendo i terroristi attaccandoli dove si trovano, riferendosi quindi all’Iraq. Ma gli americani sono sempre meno convinti dell’utilità di questa guerra. Invece la Rice, alla vigilia della sua partenza per l’Europa, ha detto che i metodi usati sono legali, vengono appoggiati dagli alleati e hanno salvato molte vite, anche nel Vecchio continente. Il segretario di Stato non ha confermato o smentito l’esistenza di carceri segrete, usate dalla CIA per interrogare i prigionieri nella guerra al terrorismo.

 

Da New York, per la Radio Vaticana, Paolo Mastrolilli.

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La Corea del Nord potrebbe tornare a boicottare il tavolo di lavoro internazionale sulla questione nucleare. Nell’editoriale del Partito comunista della Corea del Nord, il “Rodong Sinmum”, si legge che il governo di Pyongyang potrebbe non partecipare ai negoziati multilaterali sulla crisi nucleare nordcoreana, condotti dalle due Coree, Stati Uniti, Cina, Giappone e Russia. Si tratta di un annuncio non ancora ufficiale, secondo quanto precisato dal Ministero degli affari esteri nordcoreano. Tuttavia, è grande il disappunto espresso dalla Corea del Nord per le sanzioni finanziarie imposte a suo carico dagli Stati Uniti. Da Pyongyang giungono, infatti, proteste nei confronti della linea dura emersa a Washington. L’amministrazione statunitense ha accusato, lo scorso mese di ottobre, 8 società nordcoreane sospettate di finanziare la corsa alla produzione di ordigni nucleari con il riciclaggio di denaro sporco e la contraffazione di valuta straniera. Per la Corea del Nord è stato disatteso, in questo modo, lo spirito dell’accordo raggiunto il 19 settembre a Pechino, in cui il Paese si è impegnato a rinunciare ai propri programmi nucleari, in cambio di garanzie di sicurezza e di aiuti economici.

 

In Sri Lanka, almeno 7 soldati sono rimasti uccisi a causa di un’esplosione avvenuta nella città di Jaffna, 400 km a nord della capitale Colombo. Le autorità governative hanno denunciato l’azione come “un attacco terroristico pianificato”, da attribuire al movimento separatista delle Tigri Tamil, che controlla il nord-est del Paese. L’attentato, perpetrato in concomitanza con la nomina del nuovo comandante in capo delle forze di sicurezza, è uno dei più gravi tra quelli compiuti dal febbraio 2002, da quando il governo di Colombo ha firmato un “cessate il fuoco” con i ribelli Tamil. I negoziati di pace per porre fine ad un conflitto che ha provocato più di 60.000 morti appaiono bloccati dall’aprile 2003. Una revisione è stata proposta di recente dal neo-presidente, Mahinda Rajapakse, che si è dichiarato tuttavia contrario alla concessione dell’indipendenza al nord-ovest del Paese.        

 

In Birmania si è aperta ieri, vicino a Rangoon, la sessione dell’Assemblea nazionale incaricata di redigere la nuova Carta costituzionale del Paese. Sono però esclusi dal dibattito i rappresentanti dell’opposizione che fa capo al premio Nobel per la pace, Aung San Suu Kyi. Il servizio di Maria Grazia Coggiola:

 

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Alla convention, che si tiene in un centro congressi a 25 km a nord della capitale, partecipano oltre mille delegati, tra politici, leader di gruppi etnici, uomini d’affari e funzionari amministrativi. La lega nazionale per la democrazia ha però boicottato l’evento, perché la giunta militare birmana ha impedito la partecipazione della leader democratica Aung-San-Suu-Kyi, che si trova ancora agli arresti domiciliari. Domenica scorsa, il governo ha prolungato di altri sei mesi la sua detenzione. Non partecipa all’assemblea anche un altro partito, che rappresenta il secondo gruppo etnico del Paese, dopo quello burmese. Il regime di Rangoon è sotto pressione da parte degli Stati Uniti, che venerdì hanno ottenuto una discussione a porte chiuse del Consiglio di Sicurezza dell’ONU. Una volta finiti i lavori della Convention, un comitato per la stesura scriverà la nuova costituzione, che sarà poi sottoposta a referendum, probabilmente nei prossimi sei mesi, in tempo per la liberazione di Suu Kyi. Ma per via dell’esclusione delle voci dell’opposizione, per la scelta non trasparente dei delegati, l’intero processo ha già sollevato molte perplessità e critiche dalla comunità internazionale.

 

Per la Radio Vaticana, Maria Grazia Coggiola.

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La proposta della presidenza britannica sul bilancio dell'Unione europea 2007-2013 “è inaccettabile”. Con queste parole, il presidente della Commissione europea, Josè Manuel Barroso, è intervenuto ieri a Bruxelles sulla controversa questione delle prospettive finanziarie comunitarie. La bozza di compromesso avanzata dal ministro degli Esteri britannico, Jack Straw, prevede un taglio di 14 miliardi di euro agli aiuti allo sviluppo dei 10 nuovi Paesi membri. La misura farebbe scendere la percentuale di spesa per l’Unione: allargata dall’1,06 per cento, prevista nel giugno a Lussemburgo, all’1,03 per cento. Barroso auspica l’adozione di una soluzione più equa proprio nei confronti dei neo-Stati membri, poiché l’obiettivo è quello di costruire “un'Europa aperta, moderna e allargata”. 

 

Italia. Paralisi totale e manifestazioni più intense. Questa la risposta della popolazione della Val di Susa, in Piemonte, dopo l’azione di forza compiuta nella notte da Polizia e Carabinieri per rimuovere il presidio di Venaus, istituito dai manifestanti contrari al passaggio della linea ad alta velocità Tav. Almeno 11 persone sono rimaste ferite in seguito ai disordini.

 

Si conclude oggi a Lubjana, in Slovenia, il vertice annuale dei ministri degli Esteri dei Paesi dell’Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa (OSCE). I forti contrasti di ieri sul ruolo degli osservatori elettorali dell’OSCE potrebbero far saltare la firma del documento comune previsto per oggi.

 

Una violenta scossa di terremoto di magnitudo 7,5 della scala Richter ha colpito ieri il continente africano. Il sisma è stato registrato nei pressi della riva orientale del Lago Tanganica, non lontano dal confine tra la Tanzania e la Repubblica Democratica del Congo. Secondo un primo bilancio, vi sarebbero almeno due morti e decine di feriti.  

 

 

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