RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno XLIX n. 339 - Testo della trasmissione di lunedì 5 dicembre 2005

 

 

Sommario

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

In udienza da Benedetto XVI il principe Alberto di Monaco, da poco incoronato come successore di Ranieri

 

Sul richiamo di Benedetto XVI alla difesa della libertà religiosa messa in pericolo da vecchie e nuove minacce, la riflessione di Mario Marazziti e di  Vittorio Possenti

 

Il Papa invita a intensificare l’attenzione al settore della musica sacra ma sempre vigilando sulla prassi e sulle sperimentazioni nella liturgia

 

OGGI IN PRIMO PIANO:

Si celebra oggi la Giornata internazionale del volontariato: con noi Sergio Marelli

 

Il dramma e la povertà delle popolazioni del ricco Katanga: ce ne parla Gianfranco De Maio

 

Terza edizione del Premio Biblioteche di Roma: intervista con Paola Gaglianone

 

CHIESA E SOCIETA’:

Da oggi nel Regno Unito è in vigore il Civil Partnership Act, la legge che consente le unioni tra persone dello stesso sesso. Il commento dell’arcivescovo di Cardiff

 

In India piogge torrenziali provocano numerosi morti

 

Presentato a Roma il rapporto Caritas-Unicef sui bambini e gli adolescenti stranieri in Italia

 

Aperte ieri a Parigi le celebrazioni per l’Anno Saveriano

 

L’Unione Cattolica della Stampa Italiana conferma Massimo Milone come presidente

 

Grosso successo negli Stati Uniti per due fiction sulla vita di Giovanni Paolo II

 

24 ORE NEL MONDO:

Almeno 5 morti per un attentato rivendicato dalla Jihad nel Nord di Israele

 

In Iraq, ripreso il processo contro Saddam. A Baghdad, sequestrato un ingegnere francese

 

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

5 dicembre 2005

 

 

 

IN UDIENZA DA BENEDETTO XVI IL PRINCIPE ALBERTO II DI MONACO,

DA POCO INCORONATO COME SUCCESSORE DI RANIERI. AL TERMINE DELL’INCONTRO,

IL PAPA HA RIVOLTO UN AUGURIO DI BUON NATALE AI GIORNALISTI

 

         Benedetto XVI ha ricevuto questa mattina in udienza il principe Alberto II di Monaco, a due settimane dall’incoronazione che lo scorso 19 novembre ha sancito il formale avvicendamento al trono del Principato monegasco, dopo la morte del principe Ranieri, avvenuta otto mesi fa. L’incontro col Papa in Vaticano – al quale il principe Alberto si è presentato accompagnato da un seguito di 6 persone - è proseguito in privato nella biblioteca del Pontefice per una quindicina di minuti. Il neo principe di Monaco si è intrattenuto poi a colloquio con il cardinale segretario di Stato, Angelo Sodano, quindi è sceso nelle Grotte Vaticane per un omaggio alla tomba di Giovanni Paolo II.

 

Prima di congedarsi, il principe Alberto ha donato a Benedetto XVI una scultura in bronzo poggiata su una chiglia di barca in pietra, raffigurante Santa
Devota, patrona di Monaco e della famiglia Grimaldi, una martire  il cui corpo secondo la devozione popolare ha viaggiato su una barca dalla Corsica a Monaco. Il Papa ha ricambiato con un set di medaglie del Pontificato per il principe, una medaglia ciascuno per i suoi accompagnatori e un rosario per il cappellano del seguito. Caloroso anche il saluto riservato a sorpresa da Benedetto XVI ai giornalisti presenti, ai quali il Papa ha augurato “un buon tempo di Avvento e buon Natale”.

 

 

STIMOLARE UN ATTENTO STUDIO SUL VINCOLO TRA LA MUSICA E LE CELEBRAZIONI

LITURGICHE. L’INVITO DI BENEDETTO XVI AL SIMPOSIO SULLA MUSICA SACRA,

CHE SI SVOLGE OGGI IN VATICANO

 

I vescovi incoraggino lo studio del rapporto tra musica e liturgia, vigilando sulle modalità di applicazione della melodia sacra e in particolare sulle sue innovazioni. E’ la raccomandazione che Benedetto XVI esprime nel suo Messaggio per la Giornata di studio e musica sacra, che si svolge oggi in Vaticano, su iniziativa della Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti. Il servizio di Alessandro De Carolis.

 

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Un’esigenza che ha sempre sollecitato i Pontefici a intervenire, con indicazioni pastorali e scelte normative, per promuovere la musica più idonea allo svolgersi di una liturgia sacra, evitando derive errate o sconvenienti. Appassionato cultore, com’è noto, di musica classica e di canto gregoriano – scolpite nella memoria restano le note di Bach alla fine della Messa d’inizio Pontificato del 24 aprile scorso, con il nuovo Papa sulla giardinetta che saluta la folla – Benedetto XVI nel suo Messaggio al Simposio inserisce il suo pensiero nel solco di questa antica tradizione. In particolare, il Papa si rifà al Chirografo che Giovanni Paolo II scrisse nel 2003, in occasione dei cento anni trascorsi dal Motu proprio di San Pio X, intitolato “Tra le sollecitudini”, con il quale si affrontava la necessità di rinnovare la musica sacra in relazione al culto. “Facendo mia l’istanza dell’amato predecessore – afferma Benedetto XVI - desidero incoraggiare i cultori della musica sacra a proseguire su tale cammino. E’ importante stimolare, come è intenzione anche del presente Simposio, la riflessione e il confronto sul rapporto tra musica e liturgia, sempre vigilando sulla prassi e sulle sperimentazioni, in costante intesa e collaborazione con le Conferenze episcopali delle varie nazioni”.

 

Aprendo il convegno, lo stesso cardinale Francis Arinze, presidente del dicastero organizzatore del Simposio, aveva sottolineato l’importanza data dal Magistero ecclesiale al ruolo della musica sacra nella liturgia:

 

“La musica sacra deve essere consona alla grandezza dell'atto liturgico che celebra i misteri di Cristo; deve essere caratterizzata da un senso di preghiera, bellezza e dignità. In nessun modo deve cedere a leggerezza, superficialità o teatralità”.

 

Già lo scorso 21 ottobre, al termine di un concerto di musica classica eseguito in suo onore nell’Aula Paolo VI, il Papa si era soffermato sull’importanza universale della musica. “Formulo voti – aveva detto - che l’armonia del canto e della musica, che non conosce barriere sociali e religiose, rappresenti un costante invito per i credenti e per tutte le persone di buona volontà, a ricercare insieme l’universale linguaggio dell’amore che rende gli uomini capaci di costruire un mondo di giustizia e di solidarietà, di speranza e di pace”.

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ALTRE UDIENZE

 

Nel corso della mattina il Papa ha ricevuto anche il cardinale Alfonso Maria Stickler, Archivista e Bibliotecario emerito di Santa Romana Chiesa, e il metropolita di Adrianoupolis, Damaskinos Papandreou.

 

 

SUL RICHIAMO DI BENEDETTO XVI ALLA DIFESA DELLA LIBERTA’ RELIGIOSA MESSA

IN PERICOLO DA VECCHIE E NUOVE MINACCE, LA RIFLESSIONE DI MARIO MARAZZITI, PORTAVOCE DELLA COMUNITA’ DI SANT’EGIDIO E DEL PROFESSOR VITTORIO POSSENTI, DOCENTE DI FILOSOFIA ALL’UNIVERSITA’ DI VENEZIA

 

Hanno destato ampia eco le parole di Benedetto XVI sulla libertà religiosa, ieri all’Angelus domenicale. Ricordando il 40.mo anniversario della Dichiarazione conciliare Dignitatis Humanae, il Papa ha sottolineato come la libertà religiosa derivi proprio dalla singolare dignità dell’uomo, unica creatura ad essere in grado di “stabilire una relazione libera e consapevole con il suo Creatore”. D’altro canto, ha sottolineato come ancora oggi la libertà religiosa sia “ben lontana dall’essere ovunque effettivamente assicurata”. Richiamo sul quale si sofferma, al microfono di Alessandro Gisotti, il portavoce della Comunità di Sant’Egidio, Mario Marazziti:

 

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R. – Credo che il richiamo alla libertà religiosa sia straordinariamente attuale. Quarant’anni fa lo sentivamo più verso i Paesi totalitaristi e come una conquista anche all’interno della Chiesa cattolica, che cominciava ad aprirsi all’altro in maniera nuova. Oggi direi che è di nuovo valido in un mondo al plurale, che è cambiato.

 

D. – Ecco, forse in Occidente non c’è sufficiente consapevolezza delle sofferenze di tanti cristiani, ancora oggi costretti in molte parti del mondo a rischiare la propria vita in nome della fede. Come bucare questo muro di gomma?

 

R. – Quando è nato il Santuario dei martiri del ‘900 come un frutto del grande Giubileo del 2000 a San Bartolomeo, all’isola Tiberina, questa Chiesa oggi è un luogo di pellegrinaggio con le memorie che vanno dalle reliquie di Oscar Romero a persone che si sono opposte al nazismo. Bene, chi va lì, scopre che il ‘900 è stato il secolo del martirio dei cristiani per la fede, per la giustizia, per l’amore. Oggi credo che, quantomeno come nei primi secoli, i cristiani stanno dando un contributo di sangue per annunciare un Gesù, che è amore, di pace, che resiste all’odio etnico, resiste all’ingiustizia e all’idolatria. Mi auguro che su questo ci sia una riflessione collettiva anche del pensiero laico.

 

D. – La comunità di Sant’Egidio ha nel suo Dna il dialogo interreligioso. Quanto questo impegno aiuta la promozione della libertà religiosa?

 

R. – La libertà religiosa è un bene sempre un po’ a rischio in tutto il mondo, in un mondo in cui si restringe anche il rispetto della dignità umana e della democrazia, sotto la minaccia del terrorismo e della guerra. Ma il dialogo interreligioso è aiutare ogni credente, ogni confessione religiosa a radicarsi nella propria identità e nel radicarsi nella propria identità scoprire la simpatia per l’altro. Direi che abbiamo, non solo a livello teorico, ma anche a livello pratico, moltissimi esempi di leader delle grandi religioni - anche a livello di base - che raccontano ai propri fedeli che l’altro è un amico anche se è diverso!

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         Ma all’Angelus, Benedetto XVI si è anche soffermato su altre minacce, meno evidenti alla libertà religiosa. In alcuni casi, è stato l’avvertimento del Papa, “pur riconosciuta sulla carta, viene ostacolata nei fatti dal potere politico oppure, in maniera più subdola, dal predominio culturale dell’agnosticismo e del relativismo”. Parole sulle quali Alessandro Gisotti ha raccolto la riflessione del prof. Vittorio Possenti, docente di Filosofia politica all’Università di Venezia:

 

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R. – Dal punto di vista della libertà religiosa, conculcata dal relativismo e dall’agnosticismo, siamo di fronte a un tema molto delicato. Si cerca di far passare l’idea, da parte appunto della posizione relativistica, che tutte le opzioni, compresa quella atea, siano sullo stesso livello. Uno entra in una sorta di supermercato dove ci sono tanti barattoli con su scritto una religione o l‘altra oppure l’ateismo, ed è pienamente libero di scegliere, perché qualsiasi barattolo vale come qualsiasi altro… Nessuno ha mai potuto mostrare che Dio non esiste, mentre il pensiero filosofico e teologico da sempre ha portato argomenti solidi a favore dell’esistenza di Dio.

 

D. – Ecco, per altro, professore, Benedetto XVI, come qualche secolo prima di lui Pascal, dà come consiglio, anche ai non credenti, di vivere “veluti si Deus daretur”, ovvero come se Dio esistesse…

 

R. – Questa è una posizione che Benedetto XVI ha enunciato recentemente, e   ancora prima della sua elezione, quando era cardinale, e che risponde ad un’idea che era molto frequentemente, ed è tuttora frequentemente, consigliata dalla cultura laica, di procedere “si Deus non daretur”, come se Dio non ci fosse.

 

D. – Ogni presa di posizione della Chiesa che venga dal Papa o da una conferenza episcopale, lo vediamo in Italia ma anche in Spagna recentemente, suscita reazioni molto accese. Perché, secondo lei? In fondo, su temi come la difesa della vita il Magistero di Benedetto XVI è in perfetta continuità con quello di Giovanni Paolo II…

 

R. – Le reazioni accadono perché il Magistero della Chiesa tocca punti molto sensibili e molto cruciali - il problema della vita e la questione del matrimonio e della famiglia - quando in Europa prevale ancora, seppure in maniera meno forte di un tempo la prospettiva individualistico-liberale. Cosa significa? Significa che per questa idea, l’adulto ha sostanzialmente ogni diritto di fare quello che più ritiene opportuno per lui, senza essere vincolato a leggi morali o, meno ancora, a leggi morali naturali. Però questa cultura che fa dei diritti di libertà il proprio centro sta entrando in crisi. Intanto, perché i diritti umani fondamentali non possono soltanto ricondursi ai diritti di libertà. Noi siamo ad un punto di svolta, nel senso che dobbiamo renderci conto, e credo che i vescovi e il Papa su questo abbiano la loro parola importante da dire, che non possiamo fare perno all’infinito solo sui diritti di libertà dell’adulto.

 

D. – Tuttavia, lo notava proprio il Papa qualche giorno fa, nonostante la presenza di un secolarismo radicale, si sono aperti nuovi spazi di dialogo anche con i non credenti. Quali possono essere, secondo lei, gli sviluppi di questo confronto?

 

R. – Siamo già entrati in quella che si chiama epoca post-secolare. Cosa vuol dire? Non che la secolarizzazione sia finita. Epoca post-secolare significa che la religione rientra nella piazza pubblica e intende dire la sua. Ed è su questo che si può instaurare un dialogo fatto di rispetto e di argomenti con coloro che non sono credenti, coloro che si appellano ad un altro tipo di cultura di riferimento. Mi sembra che nonostante le reazioni, si cominci ad intendere che il discorso della Chiesa pone problemi molto grossi, che non possono essere messi da parte con un gesto di sufficienza, poiché ne va del futuro di tutti noi.

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POSSESSO CARDINALIZIO

 

L’Ufficio delle Celebrazioni Liturgiche del Sommo Pontefice ha reso noto che l’ 11 dicembre prossimo, III Domenica d’Avvento, alle ore 10, il cardinale Gilberto Agustoni, prefetto emerito del Supremo Tribunale della Segnatura Apostolica, prenderà possesso del Titolo dei Santi Urbano e Lorenzo a Prima Porta, Diaconia elevata pro hac vice (per questa occasione) a Titolo Presbiterale.

 

 

PRESENTATO IN VATICANO UN DVD SUI MEZZI DI COMUNICAZIONE SOCIALE.

NEL SUO INTERVENTO, L’ARCIVESCOVO JOHN P. FOLEY RICORDA

GIOVANNI PAOLO II, “APOSTOLO DELLE COMUNICAZIONI SOCIALI”

 

Giovanni Paolo II è stato “davvero un apostolo delle comunicazioni sociali nella Chiesa”: è quanto affermato stamani dall’arcivescovo John P. Foley, presidente del Pontificio Consiglio delle Comunicazioni Sociali, in occasione della presentazione di un DVD speciale sui mezzi di comunicazione sociali presenti in Vaticano. L’occasione per la produzione di questo DVD -  presentato alla Sala Deskur del Palazzo San Carlo - è stato il 40.mo anniversario dell’approvazione del documento conciliare sui mass media, Inter Mirifica.

 

L’ultima volta che ho avuto il privilegio di  pranzare con Papa Giovanni Paolo II”, ha raccontato il presule, “il  Santo Padre ha chiesto se volevamo avere un documento commemorativo del quarantesimo anniversario dell’Inter Mirifica; naturalmente abbiamo risposto sì”. Il Pontefice, ha proseguito mons. Foley, “ci ha chiesto quale sarebbe stata la scadenza ed abbiamo suggerito che il momento migliore sarebbe stato l’inizio della nostra Assemblea Plenaria del 2005. E pertanto abbiamo ricevuto questo documento, “Il Rapido Sviluppo”, all’inizio di febbraio, nel periodo fra i due ricoveri ospedalieri del nostro Santo Padre Giovanni Paolo II”.

 

Questo DVD commemora, dunque, due eventi storici: la promulgazione dell’Inter Mirifica e la pubblicazione nel 2005 de Il Rapido Sviluppo. La produzione di questo DVD è stata organizzata dal dottor Angelo Scelzo, sottosegretario del Pontificio Consiglio delle Comunicazioni Sociali, ed è stata realizzata dal Centro Televisivo Vaticano sotto la direzione di padre Federico Lombardi, direttore del CTV, e della nostra emittente. Ricordando proprio la nomina a direttore generale della Radio Vaticana, mons. Foley si è congratulato con padre Lombardi “non solo per il suo lavoro, ma anche e soprattutto per questa nomina recente e ben meritata”.

 

 

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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”

 

 

 

Prima pagina - "La libertà religiosa deve essere garantita ai singoli e alle comunità": all'Angelus Benedetto XVI indica nella Vergine Maria il "modello perfetto" di risposta all'amore di Dio che si rivela nell'Incarnazione e ricorda la Dichiarazione "Dignitatis umanae", approvata quarant'anni fa dai Padri del Concilio Vaticano II.

Sempre in prima un articolo di P. Josef Becker dal titolo "Nel clima dell'Immacolata i quarant'anni del Concilio".   

 

Servizio vaticano - Un articolo di Giampaolo Mattei dal titolo "Una nuova Diocesi per il Viet Nam segno di speranza, di comunione, di gioia": la visita pastorale del Cardinale Crescenzio Sepe si è conclusa con la Celebrazione Eucaristica in occasione dell'erezione della Diocesi di Ba Ria.

 

Servizio estero - Iraq: nuova offensiva delle truppe Usa contro la guerriglia a Nord di Baghdad; rapito un ingegnere francese.

 

Servizio culturale - Un articolo di Roberto Morozzo Della Rocca dal titolo "Negli anni del boom economico pose la fede al centro delle trasformazioni sociali": un saggio sul periodo milanese di Giovanni Battista Montini.  

 

Servizio italiano - In primo piano il tema dell'aborto: indagine conoscitiva sull'attuazione della 194": via libera dal Presidente della Camera.

 

 

 

 

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OGGI IN PRIMO PIANO

5 dicembre 2005

 

 

VOLONTARI, “EROI SILENZIOSI” DEGLI OBIETTIVI DI SVILUPPO DEL MILLENNIO: COSÌ,

IL SEGRETARIO GENERALE DELLE NAZIONI UNITE, KOFI ANNAN, NEL MESSAGGIO

PER L’ODIERNA GIORNATA INTERNAZIONALE DEL VOLONTARIATO

- Con noi, il dott. Sergio Marelli -

 

Dalle catastrofi naturali alle “crisi silenziose” della povertà e delle epidemie, i volontari nel mondo portano un contributo determinante per il raggiungimento dei cosiddetti Obiettivi di Sviluppo del Millennio: così, il segretario generale dell’ONU, Kofi Annan, nel messaggio per l’odierna Giornata internazionale del volontariato. Sono infatti decine di migliaia le persone nel mondo impegnate individualmente e attraverso Organizzazioni non governative nel volontariato internazionale, portando aiuto e sostegno in situazioni di emergenza e di disagio, attraverso programmi sanitari, educativi e di generazione del reddito. Ce ne parla, al microfono di Roberta Moretti, Sergio Marelli, presidente della FOCSIV, Federazione degli organismi cristiani per il servizio internazionale volontario:

 

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R. – Noi privilegiamo l’intervento in quelle realtà, laddove siamo già presenti. Lo dimostra anche il caso dello tsunami in Asia. In quei Paesi si è potuto fin dalle prime ore, valorizzando le relazioni che già c’erano con i nostri collaboratori locali, avviare degli interventi molto più efficaci di coloro i quali invece sono arrivati per la prima volta in queste realtà. Anche in Pakistan siamo intervenuti con i nostri volontari già presenti e soprattutto con una ulteriore difficoltà in questo caso. Il governo italiano ha deciso, infatti, di azzerare tutti i fondi per la cooperazione nel 2005. Quindi abbiamo avuto l’ulteriore difficoltà della scarsità delle risorse per poter intervenire in questa realtà.

 

D. – Come spiega Kofi Annan nel messaggio per la Giornata, i volontari come “eroi nell’ombra” si trovano a fronteggiare anche crisi silenziose come la povertà e il disagio, la fame…

 

R. – Noi diciamo che lo tsunami che continuamente si abbatte sui due terzi dell’umanità è quello della miseria, della fame, della mancanza d’acqua, della mancanza di istruzione e dell’Aids, in una parola è quello della esclusione e della marginalità, alla quale questo sistema ingiusto e sostenuto dai Paesi ricchi condanna due, tre miliardi di persone a vivere con meno di un dollaro al giorno, non avere accesso all’acqua potabile, ecc. I nostri volontari danno una disponibilità e competenza per poter affrontare questa, che è la più grande piaga che tutti i giorni, due terzi dell’umanità, si trova ad affrontare.

 

D. – Il segretario generale dell’ONU parla poi di una necessaria cooperazione tra governi, società civile e Ong, per raggiungere gli obiettivi di sviluppo del millennio. Ma non capita a volte che il volontariato vada a compensare delle carenze da parte delle pubbliche amministrazioni?

 

R. – La disponibilità dei nostri volontari e delle nostre Ong oggi si vede poco corrisposta da un altrettanto impegno e da un’altrettanta responsabilità da parte dei governi. Sappiamo che i governi dei Paesi ricchi del mondo, salvo qualche lodevole eccezione, fanno molto meno di quanto hanno dichiarato e per il quale si sono impegnate a livello internazionale. Io penso sia qualcosa che urgentemente deve essere recuperato, ne va del destino dell’intera umanità. 

 

D. – Cosa distingue un volontario cristiano da chi non lo è, ma comunque si impegna nell’aiuto del prossimo?

 

R. – Non siamo migliori, non facciamo cose diverse dagli altri, ma abbiamo questa grande speranza: lavorare per la promozione umana, garantire la dignità e i diritti a tutti gli uomini, significa in qualche modo contribuire a quell’avvento del Regno di Dio che deve già avvenire qui sulla Terra. In secondo luogo, questa ispirazione cristiana rende ancora più efficace il dialogo con queste popolazioni.

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SENZA FINE IL DRAMMA DELLE POPOLAZIONI

NELLA REPUBBLICA DEMOCRATICA DEL CONGO

 

- Intervista con Gianfranco De Maio -

 

 

Ancora tensioni nella Repubblica Democratica del Congo. Dopo la pace siglata nel 2002 e la fase di distensione con gli eserciti di Rwanda e Uganda, la situazione umanitaria rimane allarmante in Katanga, nel nord-est del Paese. A denunciarlo è Medici Senza Frontiere, secondo cui nei giorni scorsi circa 3 mila persone del campo profughi di Mazwombe sono state costrette a fuggire per l’ennesimo attacco armato compiuto dai ribelli locali. Ce ne parla Gianfranco De Maio, responsabile sanitario dei Medici Senza Frontiere – Italia, intervistato da Giada Aquilino:

 

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R. - La popolazione non ha avuto ancora la possibilità di rientrare nei propri villaggi e quindi abbiamo dei campi di sfollati. E comunque tutta l’area ha dei problemi di approvvigionamento dal punto di vista logistico e naturalmente noi vediamo una ricaduta in termini sanitari. Una recente inchiesta, fatta in diverse zone del Paese, dimostra che rispetto al 2001, la situazione è peggiorata addirittura, e abbiamo un livello di mortalità infantile in alcune zone di 4 e 4. Considerando che la soglia per la catastrofe è due, vuol dire che siamo al doppio della catastrofe. Qui aggravata anche dal fatto che ci sono anche dei gruppi armati che non hanno deposto le armi e quindi pretendono di controllare il territorio ovviamente agendo sul terrore nei confronti della popolazione civile.

 

D. – Chi combatte in Katanga?

 

R. – Ci sono dei gruppi armati che vanno sotto il nome di Mai-Mai che combattono contro il potente di turno. Prima erano i ribelli filorwandesi, o i rwandesi stessi quando erano in stato di occupazione, adesso sono i governativi. Ebbene, proprio il primo dicembre abbiamo assistito ad un attacco, perché noi eravamo lì a portare aiuto a 3 mila sfollati; queste persone sono state attaccate deliberatamente e non si trattava quindi di una guarnigione militare. Il problema è che quando c’è un attacco dei ribelli, c’è un contrattacco dei governativi e la popolazione, ormai da anni, dal 1996, si rifugia nella foresta tagliata fuori da ogni possibilità di rifornimento.

 

D. – Quindi, quali sono le condizioni umanitarie della popolazione?

 

R. - Sono disastrose. Ma è chiaro che un territorio instabile, la storia ci ha insegnato, è un territorio le cui risorse naturali, sia minerarie, sia le piantagioni, possono essere sfruttate a beneficio di chi ha i mezzi per sfruttarle. Il Katanga è ricchissimo di miniere, di beni minerali e quindi è evidente che non conviene a molti la sua stabilizzazione.

 

D. – Qual è l’attenzione della comunità internazionale nei confronti della Repubblica Democratica del Congo e del Katanga?

 

R. – Se dopo tanti sforzi si è riusciti ad arrivare ad un trattato di pace, il fatto che si sia firmato ciò, non vuol dire che il resto del Paese è pacificato. Ciò non vuol dire che la popolazione può già mettersi in una prospettiva di sviluppo. Per cui quella popolazione, per essere aiutata a sopravvivere, deve usufruire di “vantaggi“ che vengono dall’emergenza. Vantaggi nel senso che innanzitutto le cure devono essere gratuite. Non si può pensare che questa gente che vive con 30 centesimi di dollaro al giorno, vada al centro di salute e si paghi tutto. No. L’accesso gratuito alle cure bisogna estenderlo con un riconoscimento internazionale.

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SEI AUTORI IN GARA PER LA TERZA EDIZIONE DEL PREMIO BIBLIOTECHE DI ROMA:

UN RICONOSCIMENTO CHE DOMANI SERA PREMIERA’ LA NARRATIVA E LA SAGGISTICA

PREFERITA DAI LETTORI, SENZA LA MEDIAZIONE DELLE CASE EDITRICI

- Intervista con Paola Gaglianone -

 

Un premio di narrativa nel quale il vincitore è scelto dai lettori e non dai rapporti di forza delle Case editrici. C’è un ribaltamento di piani dietro il successo del Premio Biblioteche di Roma, che domani sera celebrerà all’Auditorium della musica l’atto finale della sua terza edizione, con l’attribuzione della vittoria ai due autori tra i tre finalisti delle due sezioni in gara, narrativa e saggistica. Il Premio, che mette in risalto il ruolo che le biblioteche possono giocare nel diffondere la cultura in una grande capitale europea, si basa su una rete di “circoli di lettura” cui partecipano adulti e giovani, con libertà di discutere e di assegnare il proprio consenso ai libri preferiti. Un meccanismo del quale parla l’ideatrice e presidente del Premio, Paola Gaglianone, intervistata da Alessandro De Carolis:

 

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R. – E’ davvero un premio dei lettori, tutto basato sui circoli di lettura, con i lettori che si incontrano, discutono sui libri proposti da un comitato scientifico, li valutano, incontrano l’autore, ne discutono con lui, e poi scelgono quelli che sono, secondo loro, i migliori. Una scelta, quindi, al di fuori di qualsiasi condizionamento dei media o di qualsiasi logica del mercato. Quello che conta è la relazione che il lettore crea con il libro. Si tratta, se vogliamo, di un ‘anti-premio’, nella direzione opposta a quella dei premi al momento sulla piazza in Italia.

 

D. – Quello di ribaltare le logiche di mercato, che è appunto la filosofia del premio, ha ottenuto qualche riscontro concreto in questi anni?

 

R. – Sicuramente. Per esempio con il fatto che, già all’interno del premio, sono i lettori a dare delle indicazioni. E questo mi sembra un fatto molto importante. Poi, gli editori, comunque, stanno osservando con molta attenzione questo fenomeno dei circoli di lettura che il Premio Biblioteche in qualche modo esalta, un fenomeno che si sta diffondendo. E gli editori usano questa realtà come osservatorio.

 

D. – In Italia siete,in sostanza, un esempio unico. Ne esistono invece di analoghi in altre parti del mondo?

 

R. – Diciamo che siamo unici come premio di lettori organizzati in circoli. In Europa, una struttura così articolata - e all’interno di una istituzione pubblica, come quella delle Biblioteche di Roma - non mi pare che esista. Ci sono però realtà di circoli di lettura molto strutturati in Inghilterra e in Germania, i due Paesi che hanno una situazione più forte da un punto di vista delle biblioteche.

 

D. – E’ un’utopia quella di promuovere la lettura nella civiltà dominata dall’immagine, oppure dal vostro osservatorio particolare si può parlare, soprattutto per i giovani, di un’abitudine ancora viva?

 

R. – Certamente, l’immagine crea una grande competizione con la carta scritta. Questo è inevitabile. Detto questo, bisogna attivare un sistema di promozione della lettura, ben pensato, articolato, creativo. La competizione con l’immagine non fa male, ma attiva nuovi criteri di promozione e anche di selezione dei libri.

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CHIESA E SOCIETA’

5 dicembre 2005

 

 

DA OGGI NEL REGNO UNITO È IN VIGORE IL CIVIL PARTNERSHIP ACT, LA LEGGE

CHE CONSENTE LE UNIONI TRA PERSONE DELLO STESSO SESSO. IL COMMENTO DELL’ARCIVESCOVO DI CARDIFF PETER SMITH: QUESTA NORMA TRASFORMA L’INTERA

ISTITUZIONE DEL MATRIMONIO, SOPRATTUTTO AGLI OCCHI DEI GIOVANI

- A cura di Tiziana Campisi -

 

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LONDRA. = Da oggi nel Regno Unito diventa legge il Civil Partnership Act. La normativa consente agli omosessuali di unirsi civilmente con un contratto legale che prevede per le coppie dello stesso sesso i medesimi diritti e doveri riconosciuti ai coniugi in materia di pensioni, eredità, tasse, immigrazione. “Significa, in sostanza, che abbiamo i matrimoni gay – ha commentato l’arcivescovo di Cardiff Peter Smith –alcuni gruppi di omosessuali e di lesbiche dicono che la legge non è andata abbastanza avanti e che l’unione dovrebbe essere chiamata matrimonio. E stanno facendo pressioni in questa direzione”. “Penso che quello che hanno dimenticato è che gli effetti di una legge come questa sono molto significativi, perché danno un messaggio nel lungo termine. Ed il messaggio è che una unione civile sia equivalente all’istituzione del matrimonio. Penso che ciò non faccia nulla per sostenere il matrimonio così come lo conosciamo - ha proseguito mons. Smith - infatti, trasforma l’intera istituzione del matrimonio, particolarmente agli occhi dei giovani”. Infine l’arcivescovo ha osservato: “I bambini di oggi cresceranno in una società e in una cultura dove la cosiddetta unione civile,  o per dirla con un termine più preciso, il matrimonio gay, è accettato. Tutto questo cambierà la percezione della gente”. La legge prevede che le unioni tra persone dello stesso sesso potranno essere sciolte con un atto legale simile al divorzio. Annunciata nel discorso della Corona dalla Regina Elisabetta nel novembre del 2003, è stata approvata dal Parlamento a novembre dell’anno successivo. Le prime unioni il 19 dicembre in Irlanda del Nord. La legge stabilisce un periodo di due settimane per ottenere le pubblicazioni necessarie per la pronuncia del “si”. Il primo Paese al mondo a consentire le unioni tra persone dello stesso sesso è stata la Danimarca, l’entrata in vigore della normativa nel 1989. Gli altri Paesi che hanno legislazioni simili sono: l’Olanda, il Canada e la Spagna dove per le coppie omosessuali è possibile anche adottare bambini, e ancora il Belgio, la Francia con il cosidetto patto civile di solidarietà e poi la Germania, la Norvegia, la Svezia, il Lussemburgo, la Finlandia, l’Ungheria, l’Islanda e il Portogallo che riconoscono le unioni gay ma con numerose differenze sullo status giuridico. Negli USA è una legge dello Stato del Vermont ad estendere alle coppie omosessuali diritti e responsabilità simili a quelli che derivano dal matrimonio. (T.C.)

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INDIA: PIOGGE TORRENZIALI PROVOCANO 21 MORTI. CENTOMILA PERSONE

SONO STATE EVACUATE, DANNI ALLE STRADE E ALLE FERROVIE.

GIÀ PRONTI 140 CAMPI DI ACCOGLIENZA

 

MADRAS. = Almeno 21 persone sono morte e circa 100 mila sono state evacuate a causa delle piogge torrenziali che si sono abbattute in questi giorni negli Stati indiani meridionali dell’Andhra Pradesh e del Tamil Nadu. Le precipitazioni hanno provocato crolli di abitazioni e cortocircuiti elettrici, oltre a danneggiare strade e ferrovie, bloccando i trasporti. Secondo fonti di stampa locali, come riferisce l’agenzia Misna, in Andhra Pradesh 15 persone sono morte nel distretto di Nellore e altre sei in quelli di Chittor per annegamento. Si stima inoltre che, in questo Stato, circa 25.000 indiani siano stati trasferiti in campi di emergenza. Gran parte della capitale, Madras, è sott’acqua; il capo del governo locale, Jayalalitha, ha già visitato diverse zone colpite dal maltempo, dichiarando che sono stati messi in piedi 140 campi di accoglienza per fornire cibo gratuito ai locali colpiti dalle inondazioni. (T.C.)

 

 

PRESENTATO OGGI A ROMA IL PRIMO RAPPORTO CARITAS-UNICEF SUI BAMBINI E GLI ADOLESCENTI STRANIERI. IL 17,6 PER CENTO DI ESSI VIVE IN UN ISTITUTO. FRA LE CAUSE PRINCIPALI DI MORTALITÁ, LE MISERE CONDIZIONI DI VITA

 

ROMA. = Nove bambini su 100 che nascono ogni anno in Italia hanno genitori stranieri; il 17,6 per cento di questi minori (più del 2 per cento rispetto al 2003) vive in un istituto. È quanto emerge dal primo rapporto Caritas-Unicef sui bambini e gli adolescenti stranieri nel nostro Paese presentato oggi a Roma. Il maggior numero dei minori (circa il 20 per cento) vive al Nord, con punte del 22 per cento in Veneto, mentre nel Lazio si registra la percentuale più bassa (il 10,9 per cento). Il rapporto chiarisce che le cause principali di mortalità infantile e neonatale sono legate alle misere condizioni di vita delle comunità di immigrati. Sono invece le abitudini culturali delle famiglie, piuttosto che problemi di clandestinità, ad impedire il ricorso frequente a cure mediche. Don Vittorio Nozza, direttore di Caritas Italiana, sottolinea che la presenza crescente delle famiglie e dei bambini determina, anzitutto, una riduzione della clandestinità e del lavoro sommerso fra le popolazioni immigrate. In secondo luogo, precisa ancora don Nozza, tale presenza richiede un ripensamento del modello organizzativo dei servizi di accoglienza, in una misura tale da riconoscere e valorizzare le differenze. Il presidente dell'Unicef-Italia, Antonio Sclavi, rileva la condizione di “invisibilità sociale” in cui versano i minori stranieri, e ritiene necessario sviluppare, per questo motivo, una specifica normativa in loro favore.  In base ai dati Inps sulle assunzioni a tempo determinato e indeterminato relative al 2003, i minori  stranieri assunti sono stati 59.601, pari al 7,1 per cento sul totale. La regione con il numero più elevato di assunzioni è stata la Lombardia (11.975). (A. R.)

 

 

APERTE IERI A PARIGI, CON UNA SOLENNE LITURGIA EUCARISTICA, LE CELEBRAZIONI PER L’ANNO SAVERIANO DEDICATE AI FONDATORI DELLA COMPAGNIA DI GESÙ

 

PARIGI. = Santa Messa di apertura dell'anno giubilare ieri pomeriggio a Parigi per i gesuiti, le religiose ignaziane e la famiglia ignaziana, presieduta dal Provinciale di Francia della Compagnia di Gesù, P. François-Xavier Dumortier. La celebrazione si è svolta nella Chiesa di Saint-Ignace, in rue de Sèvres. Diverse le iniziative e le manifestazioni annunciate per ricordare i 450 anni dalla morte di Sant’Ignazio di Loyola, e i 500 anni dalla nascita di San Francesco Saverio e del beato Pierre Favre, che insieme, il 15 agosto del 1534, si ritrovarono nella chiesa sulla collina di Montmartre e si consacrarono a Dio col voto di povertà, di castità e di peregrinare in Terra Santa. Tra gli eventi la collocazione nella Chiesa di Sant'Ignazio, della Vergine nera - Notre Dame de bonne délivrance - davanti alla quale Ignazio e primi compagni pregavano sulla collina di Sainte-Geneviève; concerti e opere teatrali; numerose pubblicazioni, tra cui quella del padre gesuita Philippe Lécrivain, dal titolo “Parigi al tempo di Ignazio e dei primi compagni”. (T.C.)

 

 

L’UNIONE CATTOLICA DELLA STAMPA ITALIANA CONFERMA COME PRESIDENTE,

AL TERMINE DEL XVI CONGRESSO NAZIONALE MASSIMO MILONE

 

ROMA. = Massimo Milone, 50 anni, napoletano, caporedattore centrale della TGR Campania, laureato in giurisprudenza, docente di Etica della Comunicazione all’Università Suor Orsola Benincasa di Napoli, è stato confermato presidente nazionale dell’UCSI, l’Unione Cattolica della Stampa Italiana. L’elezione è avvenuta a conclusione del XVI Congresso nazionale, riunito a Roma dal 2 al 4 dicembre e dedicato a “Giornalismo e comunicazione: una domanda di senso e di verità”. Il congresso ha eletto vicepresidente Angelo Sferrazza, che nello scorso triennio ha ricoperto la carica di segretario nazionale. (T.C.)

 

 

GROSSO SUCCESSO NEGLI STATI UNITI PER DUE FICTION SULLA VITA DI GIOVANNI

 PAOLO II. LODI ALLE DUE PRODUZIONI IN ONDA SU CBS E ABC DALLA CRITICA

- A cura di Elena Molinari -

 

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NEW YORK. = Ha replicato senza fatica negli USA il successo ottenuto dalla TV italiana “Giovanni Paolo II”, il film con John Voight, nei panni del Papa. Ma al contrario del pubblico italiano, gli spettatori americani hanno avuto la scelta di ben due biografie televisive di Karol Wojtyla, nel giro di pochi giorni. Nella stessa settimana in cui la CBS ha mandato in onda “Giovanni Paolo II”, la rete concorrente ABC ha presentato infatti “Have no fear, the life of John Paul II”. Un film che comprime in due ore la vita del defunto Pontefice. Qui, a rappresentare Giovanni Paolo da adulto, è l’attore Thomas Cashman, già visto nei panni dell’ufficiale nazista amante della musica ne “Il Pianista”. Non vi sono dubbi per i critici americani però sulla differenza di qualità tra i due film. La ABC offre il profilo di una figura storica, ha osservato infatti il quotidiano Washington Post. Ma la CBS presenta il ritratto complesso di un vero essere umano. La critica americana non ha risparmiato lodi neanche alla performance del protagonista della fiction più lunga ed ha pur sottolineato che entrambe le serie sono concentrate soprattutto nel cercare tracce di santità nella vita del Papa.

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24 ORE NEL MONDO

5 dicembre 2005

 

- A cura di Amedeo Lomonaco e Antonella Ratti -

 

Nuovo attacco kamikaze in Israele: almeno 5 persone sono morte per un attentato suicida in un centro commerciale di Netanya, nel nord del Paese. L’azione terroristica è stata rivendicata dalla Jihad islamica e condannata dal presidente palestinese, Abu Mazen. Il premier israeliano, Ariel Sharon, ha convocato inoltre una consultazione, prevista questa sera, per fare il punto della situazione dopo l’attentato.

 

 In Iraq, è ripreso nel tribunale di Baghdad il processo contro l’ex presidente Saddam Hussein  e sette suoi collaboratori per l’uccisione di 148 sciiti avvenuta nel 1982 nel villaggio di Dujail. Gli avvocati di Saddam hanno contestato la legalità del Tribunale speciale iracheno. A Baghdad è stato rapito, intanto, un ingegnere francese. Il nostro servizio:

 

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Subito dopo la riapertura del processo, i legali dell’ex rais hanno lasciato l’aula per protestare contro il presidente del tribunale, che non ha permesso all’ex ministro della Giustizia americano, Ramsey Clark, difensore di Saddam, di contestare la legittimità della Corte. Mentre i suoi difensori lasciavano l’aula, Saddam Hussein si è rivolto ai giudici: non siete magistrati – ha detto – ma impiegati nominati dagli americani. Il processo è poi ripreso, dopo due ore di interruzione, con il ritorno dei legali di Saddam in aula e la deposizione del primo testimone. Poche ore prima dell’inizio dell’udienza, si sono tenute nel Paese arabo due manifestazioni di segno opposto. A Baghdad, centinaia di sciiti hanno chiesto una rapida conclusione dell’iter giudiziario. A Tikrit, città natale del deposto presidente iracheno, decine di persone hanno manifestato con slogan in favore dell’ex dittatore. Sul terreno, intanto, un cittadino francese è stato preso in ostaggio da un gruppo di ribelli in un quartiere occidentale di Baghdad. Si tratta di un ingegnere idraulico,che lavora in un impianto per la potabilizzazione dell’acqua. Testimoni oculari hanno rivelato che l’uomo è stato prelevato nella sua abitazione. Sono stati lanciati, infine, nuovi appelli dal neo cancelliere Angela Merkel per la liberazione dell’archeologa tedesca, rapita lo scorso 25 novembre a Ninive, e de familiari dei 4 operatori umanitari occidentali, appartenenti ad una organizzazione non governativa cristiana, sequestrati il 26 novembre nella parte occidentale di Baghdad.

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 Ennesimo attentato suicida in Afghanistan contro le forze internazionali. A Kandahar, n civile afghno è stato ucciso e due persone sono rimaste ferite. L’attentatore aveva una cintura di esplosivo intorno alla vita. Intanto, sempre ieri  Kandahar, un portavoce delle milizie talebane ha rivendicato l’attacco contro due elicotteri statunitensi, costretti ad un atterraggio di emergenza.

 

 Presidenziali in Kazakhstan: il capo di Stato uscente,Nazarbaiev,è stato riconfermato con il 91 per cento dei voti. Nettamente distaccato il principale candidato dell’opposizione, Tuyakbai, che ha ottenuto il 6,64 per cento delle preferenze. Alle elezioni,sono anche seguite denunce di brogli e irregolarità da parte di candidati dell’opposizione. Le presidenziali di ieri in Kazakhstan – si legge inoltre nelle  conclusioni di un gruppo di 460 osservatori dell’Organizzazione per la Sicurezza e la cooperazione in Europa (OSCE) - non rispondono agli standard democratici internazionali. Sulla consultazione in Kazakhstan, ascoltiamo il servizio di Giuseppe d’Amato:

 

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A larghissima maggioranza, il presidente uscente, Nazarbayev, è stato confermato come capo dello Stato per altri sette anni. Il Kazakhstan ha quindi scelto la stabilità e la prosecuzione dell’attuale corso politico, nonostante alcuni scandali. In Kazakhstan, comunque, l’economia va bene. Nel 2004, il Pil è aumentato del 9,4 per cento e quest’anno il tasso di incremento è altrettanto elevato. Il maggiore problema è l’ineguale distribuzione delle ricchezze, soprattutto nella steppa. Esteso 8,3 volte l’Italia, ex far-east sovietico, con soli 15 milioni di abitanti, il pianeta delle 100 lingue inventato da Stalin negli anni ’30, rappresenta oggi la cassaforte, ancora in gran parte inesplorata, degli idrocarburi d’Asia. Americani, britannici, russi, cinesi ed italiani hanno investito somme ingenti nel settore energetico. La scommessa è trovare la via maestra economicamente più conveniente per portare l’oro nero ed il gas kazako sui mercati europei attraverso il Mar Caspio.

 

Per la Radio Vaticana, Giuseppe D’Amato.

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 Si è aperta oggi a Lubiana, in Slovenia, l’annuale conferenza ministeriale dell’Organizzazione per la Sicurezza e la cooperazione in Europa (OSCE). Le relazioni Est-Ovest appaiono molto tese a causa di queste dichiarazioni, ma l’organizzazione è impegnata ormai da tempo per la democratizzazione dei Paesi dell’ex-URSS. Lo ricorda, nel discorso di apertura della sessione, il presidente di turno, lo sloveno Dimitrij Rupel. Tra i temi al centro dei lavori di questi giorni, ci sono la stabilità politica dell’area caucasica e il futuro status del Kosovo, la provincia serba a maggioranza etnica albanese che reclama l’indipendenza da Belgrado. L’OSCE, la più grande organizzazione regionale per la sicurezza al mondo, raggruppa 55 Paesi, ricoprendo un’area che va dal Nord America all’Asia centrale. Dal 1975, anno in cui venne fondata a Helsinki, è in prima linea per la prevenzione dei conflitti, per la lotta al terrorismo e per la promozione della democrazia negli Stati aderenti.

 

 

 Giornata elettorale, ieri a Mosca, per la nomina del nuovo
consiglio comunale. Secondo gli analisti, si tratterebbe di una verifica in vista delle elezioni politiche generali del 2007. Nove i partiti in lista, ma intanto i primi exit pool darebbero in vantaggio la formazione vicina al presidente Putin, “Russia Unita”, con il 49 per cento dei voti, seguita con il 16 per cento delle votazioni dal Partito comunista.

 

 La Banca europea per la ricostruzione e lo sviluppo (BERS) riconosce alla Serbia-Montenegro lo status di economia di mercato nell’ultimo rapporto sulla transizione economica, presentato oggi a Bruxelles. Le riforme strutturali condotte con successo collocano Belgrado al di sopra di quasi tutti gli Stati dell’Est europeo.

 

 In Italia, il tema dell’aborto accende un serrato confronto politico. Ieri, il presidente della Camera, Pierferdinando Casini, ha dato il via libera allo svolgimento dell’indagine conoscitiva del Parlamento sulla Legge 194 sull’interruzione volontaria della gravidanza, da concludersi entro la fine del gennaio prossimo. Il centrosinistra attacca e parla di mossa elettorale, il presidente di Montecitorio rimarca che in questa legislatura gli sono state sottoposte 68 richieste di indagine conoscitiva, tutte avallate. E per questo, sottolinea, sono le polemiche ad essere elettorali. Sulle questioni legate all’iniziativa, Massimiliano Menichetti ha raccolto il commento di Carlo Casini, presidente del Movimento per la Vita:

 

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R. - Non si tratta tanto di fare un’indagine sulla legge, perché ciascuno ha la sua idea sulla legge, ma sulla sua applicazione, in particolare per quanto riguarda la prevenzione. E l’argomento è molto semplice: la relazione ministeriale, che tutti gli anni il Ministro della Sanità deve fare al Parlamento, riferisce soltanto il numero dei morti, cioè il numero di aborti che sono avvenuti. Ma noi vogliamo sapere il numero dei vivi, cioè delle persone che eventualmente sono potute nascere perché è stata applicata la prima parte della legge. Quindi, bisogna vedere che cosa avviene nei consultori ed in ogni altro luogo, di fronte ad una gravidanza indesiderata, per evitare l’aborto.

 

D. – Quindi, in concreto, che cosa potrebbe cambiare dopo questa indagine, di che cosa si ha bisogno?

 

R. –   Non essendoci al momento la possibilità di cambiare la legge nel suo complesso, si devono attuare, in modo non equivoco, le parti della legge dove si legge che la Repubblica tutela la vita umana dal suo inizio; che i consultori familiari devono offrire un’alternativa all’aborto; che il volontariato debba essere valorizzato. Tutte cose che, forse, in parte sono avvenute, ma si tratta di verificare se l’applicazione sia stata sufficiente. Bisogna anche capire cosa si possa fare per rendere questa azione assolutamente generalizzata.

 

D. – Molti dicono che la 194 non si tocca, è già stato fatto un referendum...

 

D. – Le leggi per loro natura sono ritoccabili. Non si può sacralizzare la legge. E’ la vita che è sacra, non la legge. Noi puntiamo ad una riforma legislativa più dei consultori che della legge. Certo che la riforma dei consultori, nella parte in cui tocca la prevenzione dell’aborto, esige anche qualche aggiustamento della stessa legge 194. Ma della sua prima parte, quella che vuole offrire alternative all’aborto, e non la parte che lo permette.

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 Decine di migliaia di manifestanti hanno sfilato, ieri, per le strade di Hong Kong per l’instaurazione del suffragio universale nel territorio. Un corteo di giovani e anziani, studenti e lavoratori, ha chiesto a Pechino di poter eleggere direttamente il capo dell’esecutivo, la cui nomina è attualmente soggetta al gradimento vincolante delle autorità cinesi, e il consiglio legislativo, espressione della volontà popolare solo per il 50 per cento dei suoi componenti. Prudenti le prime reazioni della Cina alle rivendicazioni dei dimostranti, che hanno marciato dietro una gabbia, contenente un  uccello bianco, simbolo della democrazia imprigionata. Hong Kong, tornata sotto la sovranità cinese nel 1997, dopo essere stata colonia britannica per un secolo, è ora una speciale regione amministrativa e gode di un’ampia autonomia.

 

 Legislative in Venezuela: gli schieramenti fedeli al presidente Hugo Chavez hanno ottenuto ieri i 167 seggi dell’Assemblea nazionale, nonostante il boicottaggio messo in atto dalle opposizioni. Ma il tasso di astensionismo è salito al 75 per cento, su un totale di oltre 14 milioni di elettori. Il risultato della consultazione rende praticamente certa la conferma di Chavez, l’anno prossimo, alla presidenza.

 

 Sarà l’attuale governatore della Banca dell’Africa occidentale, Charles Konan Banny, il primo ministro di transizione della Costa d'Avorio. Lo hanno deciso ieri sera ad Abidjan, capitale economica dell’ex-colonia francese, il presidente nigeriano, Olusegun Obasanjo, e quello sudafricano, Thabo Mbeki. Per i rappresentanti dell’Unione Africana, investiti di questo potere di mediazione nella crisi ivoriana dalla risoluzione numero 1633 del Consiglio di Sicurezza dell’ONU, sarà l’ex-leader del partito d’opposizione del Paese ad accompagnare il presidente, Laurent Gbagbo, nelle operazioni di disarmo delle milizie e di organizzazione delle prossime elezioni. In Costa d'Avorio, sono attualmente schierati 6.000 soldati francesi e 4.000 caschi blu dell’ONU per assicurare la pace, costantemente minacciata da disordini e agitazioni da tre anni, da quando cioè i ribelli delle sedicenti Forze Nuove controllano il nord, a seguito di un tentativo di colpo di Stato. 

 

 

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