RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno XLIX n.
118 - Testo della trasmissione di giovedì 28 aprile 2005
IL PAPA E LA SANTA SEDE:
IN PRIMO PIANO:
Il Consiglio d’Europa boccia una risoluzione
sull’eutanasia: ai nostri microfoni mons. Elio Sgreccia
Scontri in Togo: almeno 22 morti negli ultimi due giorni.
Ce ne parla un missionario italiano
CHIESA E SOCIETA’:
Ieri in Cina arrestati sette sacerdoti cattolici
In Iraq il Parlamento dà la fiducia al nuovo governo
Storica visita del
presidente russo Putin in Israele
28 aprile 2005
BENEDETTO XVI HA RICEVUTO STAMANE IN UDIENZA
ALCUNI CARDINALI E VESCOVI
Benedetto XVI ha ricevuto
stamane in udienza nello studio dell’Aula Paolo VI in Vaticano alcuni cardinali
e vescovi: il cardinale Camillo Ruini, suo
vicario generale per la diocesi
di Roma; il cardinale Bernardin Gantin,
decano emerito del Collegio cardinalizio; mons. Angelo Comastri, vicario
generale del Papa per la Città del Vaticano e presidente della Fabbrica di San
Pietro.
Quindi il Pontefice ha ricevuto
i membri della Presidenza del Consiglio episcopale per l'America Latina: il
cardinale Francisco Javier Errázuriz Ossa, arcivescovo di Santiago del Cile,
presidente dell’organismo; mons. Carlos Aguiar Retes, vescovo di Texcoco (Messico),
primo vice-presidente; mons. Geraldo Lyrio Rocha, arcivescovo di Vitória da Conquista
(Brasile), secondo vice-presidente; il cardinale Pedro Rubiano Sáenz,
arcivescovo di Bogotà (Colombia), tesoriere; mons. Andrés Stanovnik, vescovo di
Reconquista (Argentina), segretario generale.
DA OGGI, PRESSO LA LIBRERIA INTERNAZIONALE
“GIOVANNI PAOLO II”
IN PIAZZA SAN PIETRO, DISPONIBILI, IN UN
FASCICOLO, I DUE DISCORSI INAUGURALI
DI BENEDETTO XVI, IN CUI IL NUOVO PONTEFICE
ANNUNCIA A TUTTO IL MONDO
LA VERITA’ DELL’AMORE DI DIO PER OGNI UOMO
Da questo pomeriggio saranno
disponibili nella Libreria Internazionale “Giovanni Paolo II” in Piazza San
Pietro, i due discorsi inaugurali del Pontificato di Benedetto XVI, raccolti in
un agile fascicolo. Si tratta del messaggio letto nella Cappella Sistina al
termine della Messa per la fine del Conclave il 20 aprile scorso, e dell’omelia
della Messa per l’inizio del Pontificato domenica 24 aprile. Il fascicolo porta
sulla copertina la fotografia di Benedetto XVI e sul retro il suo stemma. Ma
ripercorriamo brevemente alcuni punti di questi due discorsi nel servizio di Sergio
Centofanti.
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Benedetto XVI sente l’enorme
peso della responsabilità che si riversa – dice – sulle sue “povere spalle”: è
un compito che definisce “inaudito” e che “realmente supera ogni capacità
umana”. Ma si affida totalmente a Dio, a Maria, ai Santi e alle preghiere di
tutti i fedeli. “Chi crede – dice – non è mai solo”. “Scegliendomi quale
vescovo di Roma – aggiunge – il Signore mi ha voluto suo Vicario, mi ha voluto
pietra su cui tutti possano poggiare con sicurezza”.
Benedetto XVI intende proseguire
lungo la via tracciata dal Concilio Vaticano II: la collegialità, l’ecumenismo,
il dialogo con il mondo, l’impegno per la pace, la giustizia e la dignità di
ogni essere umano. Al centro del suo servizio petrino resta comunque
l’Eucaristia, “cuore della vita cristiana e sorgente della missione
evangelizzatrice della Chiesa”.
La sua principale preoccupazione
sarà quella di “proclamare al mondo intero la presenza viva di Cristo” secondo
la formula proposta da San Paolo: “fare la verità nella carità”. Una carità che
vuole estendersi a tutti: credenti e non credenti, ma specialmente ai poveri e
ai piccoli della Terra. Tutti – afferma – siamo quella pecora smarrita che il
Buon pastore cerca e insegue fin sulla croce. Il Papa chiede per sé quella
“santa inquietudine di Cristo” che porta a cercare l’umanità nei deserti della
povertà, della solitudine, dell’amore distrutto. Vuole annunciare al mondo
intero che noi “non siamo il prodotto casuale e senza senso dell’evoluzione.
Ciascuno di noi – afferma – è il frutto di un pensiero di Dio”. Ciascuno di noi
è voluto e amato da Dio.
Riecheggiando Giovanni Paolo II
esorta a non avere paura di Cristo: chi accoglie la sua amicizia non perde
nulla “di ciò che rende la vita libera, bella e grande”. “Chi si dona a lui
riceve il centuplo”. “Aprite, spalancate le porte a Cristo – ripete Benedetto
XVI – e troverete la vera vita”.
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L’UNITA’ DEI CRISTIANI: PRIORITA’ DEL PONTIFICATO
DI BENEDETTO XVI
- Intervista col Primate della Comunione
Anglicana, dott. Rowan Williams
e con il priore di Bose Enzo Bianchi -
Benedetto XVI, in questi primi giorni del suo Pontificato, ha già
affermato chiaramente che uno dei suoi impegni primari sarà quello di “lavorare
senza risparmio di energie alla ricostituzione della piena e visibile unità di
tutti i seguaci di Cristo”: “Non bastano le manifestazioni di buoni sentimenti
– ha detto il 20 aprile scorso – Occorrono gesti concreti che entrino negli
animi e smuovano le coscienze, sollecitando ciascuno a quella conversione
interiore che è il presupposto di ogni progresso sulla via dell’ecumenismo”. E
in questi giorni si sono stretti intorno al nuovo Pontefice i rappresentanti
delle varie confessioni cristiane: tra questi il Primate della Comunione
Anglicana, l’arcivescovo di Canterbury Rowan Williams. Philippa Hitchen lo ha
intervistato chiedendogli quali siano, a suo avviso, le prospettive di questo
Papato sul piano ecumenico:
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R. – I WOULD SEE THERE ARE THREE FASES …
Ci sono
tre fasi nella vita di Benedetto XVI. Come teologo, inizialmente in Germania,
ha scritto delle cose straordinarie, positive e incredibilmente fruttuose,
circa la natura della Chiesa, la natura della fede cristiana. Alcune delle cose
scritte dal teologo negli anni ’70 le trovo ancora straordinariamente significative.
Ho riletto recentemente degli scritti del 1976 dove descrive il modo in cui il
vero Dio ha un nome e chiama le persone per nome, mentre i “falsi dei” sono
numeri e trattano le persone come numeri. E’ qualcosa che vale la pena riaffrontare
e a cui pensare per altri anni ancora. La seconda fase è quella in cui viene
incaricato professionalmente, nel suo lavoro in Vaticano, delle definizioni
dottrinali. Egli ha costantemente lottato per la chiarezza delle definizioni.
Questo è stato il suo compito, questo è quello che gli è stato chiesto. Adesso
gli è stato chiesto di affrontare un terzo compito. Come lo affronterà noi
ancora non lo sappiamo, ma come è già stato detto ci sono dei segnali di come
trovare una via, insieme agli altri, alla luce dell’enciclica di Giovanni Paolo
II “Ut Unum Sint”, coinvolgendoli nel dibattito sull’esercizio del Ministero
Petrino. Mi sembra che gli avvenimenti delle ultime settimane, dalla morte al
funerale di Papa Giovanni Paolo II, fino all’inizio del Pontificato domenica,
siano stati una sorta di anticipo di un legame di amicizia a livello mondiale
che ha visto gli uomini riunirsi per adorare Dio e rendergli gloria. Di fronte
alle difficoltà poste dalle definizioni dottrinali s’intravede ora una unità ad
altri livelli. La mia opinione è che proprio su questo piano il Papa intenda
lavorare. Questa è la mia preghiera.
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Dunque anche sul piano ecumenico
Benedetto XVI si pone in continuità con l’azione di Giovanni Paolo II.
Ascoltiamo in proposito la riflessione del priore della comunità ecumenica di
Bose, Enzo Bianchi, intervistato da Rosario Tronnolone:
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R. – Non solo Benedetto XVI
confermerà il cammino fatto da Giovanni Paolo II, ma lo rafforzerà. Non
dimentichiamo che nel passato il cardinale Ratzinger era stato sempre molto
attento all’ecumenismo e al dialogo con gli ortodossi. Nel suo discorso
inaugurale, addirittura ha detto che Dio sarà giudice di quello che lui farà
per il cammino di comunione tra le Chiese. Mi sembra, dunque, non solo un
convincimento ma anche un impegno preso davanti a Dio e poi ribadito di fronte
a tutte le Chiese e le comunità cristiane. Credo che il dialogo ecumenico sarà
molto rafforzato da Benedetto XVI.
D. – Per quel che riguarda il
dialogo con le altre religioni?
R. – Io credo che sarà
confermato. Certamente, Benedetto XVI è consapevole che c’è anche il pericolo,
quello del relativismo, per il quale una religione vale l’altra. Molti gesti
profetici di Giovanni Paolo II - questo lo si può dire senza nessun spirito di
critica - come il gesto di Assisi, non erano stati sempre ben capiti. Si era
pensato qualche volta a pregare insieme, mentre Giovanni Paolo II aveva fatto
una preghiera simultanea, non una preghiera comune. Quindi, il suo cristocentrismo,
la centralità di Cristo che ha Benedetto XVI potenzierà il dialogo, ma con una
saldezza nella verità cristiana e nella convinzione che Gesù è davvero il
Salvatore unico di tutti gli uomini.
D. – Benedetto XVI ha voluto
anche dare come sigla del suo Pontificato il suo lavoro per la pace. In che
modo si può contribuire perché la pace diventi una realtà?
R. – Occorre certamente che la
pace diventi anzitutto un compito spirituale. E’ inutile che si vogliano fare
azioni di pace senza essere prima uomini di pace, ricevere questo dono dal
Signore e viverlo concretamente nella nostra vita quotidiana. La pace innanzitutto
è un impegno spirituale. Benedetto XVI lo ribadisce. Nello stesso tempo non
dimentichiamo le parole nette, chiare, che il cardinale Ratzinger ha detto in occasione
della guerra nel Golfo. Il suo impegno di pace, dunque, sarà un impegno saldo,
forte, chiaro.
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COLLABORARE A LIVELLO
INTERNAZIONALE PER ARGINARE I FENOMENI
DELLA CORRUZIONE E DEL TRAFFICO DI ARMI ED ESSERI
UMANI.
L’INTERVENTO DI MONS. PENNACCHIO ALL’11.MO
CONGRESSO DELL’ONU
SULLA PREVENZIONE DEI CRIMINI E LA GIUSTIZIA PENALE
- Servizio di Alessandro De Carolis -
Traffico di esseri umani e di
armi, corruzione, rispetto dei prigionieri e dei minori. Quattro questioni di
grande importanza per la stabilità mondiale, che la Santa Sede ha posto
all’attenzione dell’11.mo Congresso delle Nazioni Unite sulla prevenzione dei
crimini e la giustizia penale, conclusosi nei giorni scorsi a Bangkok, in
Thailandia. Il servizio di Alessandro De Carolis.
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La prevenzione dei crimini “non
è una questione che possa essere risolta su scala locale”, ha affermato nel suo
intervento al Congresso il capo della delegazione vaticana, l’arcivescovo
Salvatore Pennacchio, nunzio apostolico in Thailandia. A cominciare dal traffico
di esseri umani: un “flagello”, ha detto mons. Pennacchio, che condiziona e
riduce in parte la possibilità di un’immigrazione regolare a causa
dell’emergenza dei clandestini. Per combatterlo, ha affermato il presule, è fondamentale
che i mezzi della giustizia criminale nazionale e internazionale “identifichino
non solo i criminali, ma anche le vittime” di questi traffici. Analoga
determinazione, ha proseguito mons. Pennacchio, va posta nella lotta alla
vendita e al possesso delle armi, che fomenta, tra l’altro, la violenza
terroristica. Si tratta di una questione “strettamente legata alla costruzione
della pace ed è una componente chiave per un autentico sviluppo sostenibile in
campo economico, ha osservato il capo della delegazione vaticana.
Mons. Pennacchio ha poi fatto
notare la preoccupazione della Santa Sede per il fenomeno della corruzione, che
– ha dichiarato – “aggredisce i valori basilari della società, il ruolo della
legge e della giustizia”. Essa va affrontata a tutti i livelli: nel settore
pubblico, con politiche di ampio respiro, in collaborazione con la giustizia e
i mass media, per coinvolgere in cittadini in un circolo virtuoso. E anche in
campo commerciale, dove la corruzione, ha scandito il nunzio apostolico,
“distorce la competizione e il mercato, aumentando le sofferenze dei poveri”.
Mons. Pennacchio si è dedicato quindi all’analisi dei crimini commessi in
situazioni di instabilità post-bellica. L’incertezza che regna in queste
circostanze trasforma le speranze della gente in “scetticismo” e
“disillusione”, giacché i crimini vengono reiterati in un contesto di assenza
totale o parziale di misure deterrenti e di strumenti della legalità, che
andrebbero al più presto ripristinati. Infine, l’intervento del rappresentante
vaticano si è concentrato sulla questione del giusto trattamento da riservare
ai prigionieri e ai minori. Riferendosi alla Carta che ne sancisce i diritti,
mons. Pennacchio ha chiesto “particolare attenzione” per ciò che riguarda il
rispetto della loro dignità e il loro reinserimento sociale”.
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I BENI CULTURALI DI INTERESSE RELIGIOSO HANNO PARI
DIGNITA’ RISPETTO ALLE
ALTRE ESPRESSIONI DELLA CREATIVITA’ UMANA E
CHIEDONO ANALOGA TUTELA.
L’INTERVENTO DI MONS. FOLLO ALL’ESECUTIVO DELL’UNESCO
SULLA NASCENTE COSTITUZIONE CHE PROMUOVE LA
DIVERSITA’
DEI CONTENUTI CULTURALI
- A cura di Alessandro De Carolis -
L’UNESCO riconosca e ammetta
nella nascente Convenzione sulla promozione della diversità dei contenuti
culturali e delle spressioni artistiche anche i “beni culturali a interesse
religioso”. La richiesta è stata avanzata dall’osserva-ore permanente della
Santa Sede presso l’agenzia ONU, l’arcivecovo Francesco Follo, durante la
Plenaria del Consiglio direttivo dell’UNESCO svoltasi ieri a Parigi. Nel
definire una “felice iniziativa” quella di una Convenzione che riconosca nei
differenti contenuti culturali e nelle diverse espressioni artistiche mondiali
dei “fattori di sviluppo” sociale ed economico, mons. Follo ha ricordato
l’affermazione di Giovanni Paolo II per cui “non è possibile ridurre la
questione del pluralismo dei contenuti e delle espressioni culturali a un
problema di gestione di beni e di servizi”, in una mera ottica di mercato. Le
espressioni culturali, ha affermato il rappresentante vaticano a Parigi,
riguardano “l’identità” stessa degli individui che le creano e c’è quindi in
esse, prima di tutto, un aspetto di dignità e libertà umane che va tutelato.
In questo contesto, ha
proseguito mons. Follo, pur non potendo certamente “ridurre la religione a un
fenomeno culturale”, esiste un “rapporto vitale tra cultura e religione che non
può essere negato” e che ha diritto ad essere tutelato nelle sue manifestazioni
dalla Costituzione dell’UNESCO in fase di elaborazione. La Chiesa, ha concluso,
considera i “beni culturali di interesse religioso” come “un veicolo di un
patrimonio di valori e di sensibilità che non può essere ridotto alla sola
cultura”. L’attuale mancanza di un riferimento a tali beni nel progetto
dell’UNESCO è segno di una “tendenza” a considerare la religione come “una dimensione
privata dell’esistenza” e non - come chiede la Chiesa – “un dovere di
riconoscimento, di giustizia e di dignità di tutte le persone e di tutte le
comunità umane”.
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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”
Apre
la prima pagina il Medio Oriente: “storica” missione di Putin in Israele; al
vaglio questioni bilaterali e il rilancio del processo di pace con i
palestinesi.
Sempre
in prima, Consiglio d’Europa: no alla legalizzazione dell’aborto; voto dell’Assemblea.
Una
pagina dedicata al cammino della Chiesa in Italia.
Nelle
estere, Iraq: il nuovo governo dei Premier Jaafari ottiene la fiducia dell’Assemblea
nazionale.
Nella
pagina culturale, un articolo di Piero Amici dal titolo “Persona, città, universalismo
da Roma a Costantinopoli, a Mosca”: il XXV Seminario di studi storici dell’Università
“La Sapienza” su “Diritto e religione”.
Nelle
pagine italiane, Governo: voto di fiducia in Senato dopo il via libera della
Camera.
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28 aprile 2005
IL CONSIGLIO D’EUROPA BOCCIA UNA RISOLUZIONE
SULL’EUTANASIA.
SODDISFAZIONE DA PARTE DEL PRESIDENTE DELLA
PONTIFICA ACCADEMIA
PER LA VITA CHE GIUDICA INAMMISSIBILE PENSARE DI
ESSERE PADRONI
DELLA VITA MA RITIENE ANCHE FONDAMENTALE
ASSICURARE
TUTTA L’ASSISTENZA POSSIBILE E ALLEVIARE PIU’
POSSIBILE IL DOLORE FISICO
- Intervista con mons. Elio Sgreccia -
I parlamentari del Consiglio
d’Europa hanno respinto ieri a Strasburgo, con 138 voti contrari e 26 favorevoli,
una risoluzione che invitava i 46 Stati membri dell’organizzazione a discutere
“dell’accompagnamento dei malati in fin di vita”. Sul dibattito che sta dietro
a questo pronunciamento paneuropeo contro l’eutana-sia e sul valore da
attribuirgli, il servizio di Fausta Speranza:
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La risoluzione del parlamentare
svizzero Dick Marty (liberale), che era già stata ritirata dall’ordine del
giorno dell’Assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa a settembre 2003 e a
gennaio 2004, è stata respinta ieri dopo oltre tre ore di dibattito nel corso
del quale sono stati apportati ben 71 emendamenti. “L’eutanasia attiva o
passiva è una realtà quotidiana e va affrontata”, ha detto Marty, spiegando che
non vuole “la legalizzazione dell’eutanasia, ma semplicemente attirare
l’attenzione dei governi sulla clandestinità”, affinché si avvii un “dibattito
in ogni Paese”. Tra i parlamentari contrari, il
britannico Kevin McNamara (SOC) ha espresso i suoi timori per le conseguenze
che potrebbe provocare la liberalizzazione dell’eutanasia in Europa, sottolineando
quanto ciò sia contrario ai principi garantiti dalla Convenzione europea dei Diritti
dell'Uomo.
Ricordiamo che il Consiglio
d’Europa è la più vecchia organizzazione politica del continente (1949) e che è
un’organizzazione distinta dall’Unione Europea dei “25”. Con la sua dimensione
paneuropea, il Consiglio d’Europa si occupa di diritti dell’uomo, di orientamenti
e valori culturali. Ma come valutare questo ‘no’ all’eutanasia? Lo abbiamo
chiesto al presidente della Pontificia Accademia per la Vita, mons. Elio
Sgreccia:
R. – E’ stato un segnale positivo. Vuol dire che ci sono
ancora in Europa delle forze che rispettano e vogliono il rispetto della vita
del malato grave, della vita del morente. E’ chiaro che c’è da aspettarsi che
la spinta verso l’eutanasia ritorni all’attacco con altre proposte, con
proposte analoghe, dato che in Europa alcuni Paesi hanno approvato l’eutanasia.
Io penso che, in questo momento, il compito dei cattolici, dei credenti e di
tutti coloro che vogliono il rispetto della vita umana in senso pieno, sia di
chiarire sul piano dottrinale che nessuno è padrone della propria vita, che
nessuno è autorizzato a sopprimere né la propria vita né quella degli altri.
Sul piano pratico, invece, mettere tutto l’amore e tutta la provvidenza del
sollievo del dolore, delle terapie palliative, dello sviluppo di quel sistema
sanitario che rispetta il paziente, il morente, con appropriate terapie e con
le cure debite ad ogni essere vivente.
L’Olanda è stato il primo Paese
al mondo a legalizzare l’eutanasia e di recente ha aperto la strada anche per i
bambini malati inguaribili. In ambito europeo, ci sono poi diverse situazioni
di ammissione o aperture: in Belgio è autorizzata dopo verifica da parte di una
speciale commissione e solo a partire dai 18 anni; in Danimarca si può chiedere
di non essere tenuti in vita artificialmente con il cosiddetto “testamento
biologico”; in Svezia “l’assistenza al suicidio” è un delitto non punibile; in
Spagna l’eutanasia e il suicidio assistito non sono considerati più omicidio;
in Germania può essere approvata per persone in coma irreversibile su volontà espressa in precedenza dal
paziente e su approvazione dei tribunali tutori.
Si parla di eutanasia sui media
per l’emergere di nuove normative o in relazione a casi di attualità, come il
lungo e delicato dibattito sulla situazione di Terri Schiavo, cittadina statunitense
alla quale è stata interrotta l’alimentazione con il sondino su richiesta del
marito. In Italia, proprio in questi giorni, lancia un drammatico appello il
fratello di un uomo di 38 anni, in stato vegetativo da 18 mesi. L’uomo nominato
“curatore speciale” del fratello chiede l’aiuto delle autorità perché i
familiari non riescono a far fronte a un’assistenza impegnativa e continua. Con disperazione annuncia che senza aiuto
dovrà chiedere di staccare la spina al fratello. C’è poi il caso recente della
ragazza di Lecco in stato neurovegetativo irreversibile: qualche giorno fa, la
Cassazione ha respinto la richiesta del padre di lasciarla morire.
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IL CARDINALE DI MILANO DIONIGI TETTAMANZI
HA PRESIEDUTO IERI SERA NEL DUOMO
LA MESSA DI RINGRAZIAMENTO PER L’ELEZIONE DEL
NUOVO PONTEFICE
- Servizio di Fabio Pizzul -
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Commozione e gratitudine.
Attorno a questi due sentimenti è ruotata la celebrazione di ringraziamento che
la Diocesi di Milano ha dedicato al neoletto Papa Benedetto XVI. I fedeli
presenti numerosi in Duomo hanno accolto con affetto il cardinale Dionigi
Tettamanzi, al suo ritorno in Diocesi dopo la straordinaria esperienza vissuta
a Roma nelle scorse settimane. Ecco un passo della sua omelia:
“Ho avvertito la grandezza e la fortuna, ho sperimentato
l’ebbrezza esaltante e tutta spirituale di appartenere alla Chiesa.
Nell’ascolto e nel confronto con i confratelli Cardinali, ho conosciuto più da
vicino ciò che oggi fa parte delle aspirazioni, delle fatiche, delle gioie e
delle questioni che attraversano la vita della cattolicità; ho allargato il mio
sguardo agli orizzonti del mondo intero, nel quale la Chiesa è mandata a
servire; ho partecipato, dal di dentro e in prima persona, alla sollecitudine
per tutte le Chiese; ho sperimentato in un modo nuovo la singolare bellezza
dell’universalità della Chiesa.”
Il cardinal Tettamanzi ha poi
ricordato il tratto fondamentale dei primi giorni del Pontificato di Benedetto
XVI, ovvero il riferimento al Concilio Vaticano II. Forte di questo il cardinale
ha detto di tornare a Milano più ricco spiritualmente e con la consapevolezza
di dover fare tesoro delle straordinarie esperienze vissute a Roma.
Da Milano per la Radio Vaticana,
Fabio Pizzul.
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IN
TOGO CONVALIDATE LE ELEZIONI CONTESTATE DALL’OPPOSIZIONE.
NEL PAESE CONTINUANO LE VIOLENZE: ALMENO 22
MORTI NELLE ULTIME 48 ORE
“Alcune
anomalie, ma elezioni valide”. La Comunità degli Stati dell’Africa occidentale
convalida le presidenziali di domenica in Togo, contestate invece
dall’opposizione. Il rischio di guerra civile è alto: gli scontri delle ultime
48 ore hanno provocato almeno 22 morti, oltre un centinaio di feriti ed una
fuga di civili verso il Benin. Anche la Chiesa locale vive con particolare
sofferenza questo clima di tensione in Togo. Al microfono di Andrea Sarubbi
ascoltiamo un missionario che per motivi di sicurezza ha scelto di rimanere anonimo:
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R. – Tutti si proclamano vincitori. Adesso siamo
nel caos, nella confusione. Ogni giorno ci sono dei morti, perché la gente esce
in strada per dimostrare. Ci sono repressioni. Noi adesso stiamo vivendo con la
gente questa situazione. Stiamo pregando. Supplichiamo Dio di aiutarci, perché
la gente ormai è al limite della sopportazione. L’arcivescovo di Lomè ci ha
invitati alla preghiera, perché anche dai sassi il Signore fa venire fuori
l’acqua.
D. – Da queste elezioni la
popolazione quindi si aspettava un cambiamento democratico?
R. – La gente, certo, si
aspettava un vero cambiamento. Lo aspetta ancora e lo aspetterà. Questa volta
non sarà come le altre: c’è la miseria, c’è la sofferenza. Non è ancora tutto
finito. Stiamo vivendo giorni di tensione. La sera c’è il coprifuoco per
evitare manifestazioni ed altre cose e per il momento andiamo avanti.
D. – Padre, sa per caso se anche
i missionari sono rimasti coinvolti negli scontri di questi giorni?
R. – I telefoni sono tagliati,
quindi non possiamo telefonare alle altre missioni. Da quello che so nessun
missionario è stato ferito o è stato malmenato.
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“FECONDITA’ NELL’INFERTILITA’”:
E’ IL
TITOLO DEL SEMINARIO PROMOSSO DAL PONTIFICIO ISTITUTO
“GIOVANNI
PAOLO II” E DALL’ISTITUTO DI BIOETICA DELL’UNIVERSITA’ CATTOLICA
DEL
SACRO CUORE LO SCORSO 23 APRILE A ROMA
-
Intervista con padre Maurizio Calipari -
Il
senso del generare umano: se ne è discusso sabato scorso a Roma durante il
seminario dal titolo “Fecondità nell’infertilità”. L’iniziativa è stata promossa
dal Pontificio Istituto “Giovanni Paolo II” per gli Studi su Matrimonio e
Famiglia, in collaborazione con l’Istituto di Bioetica dell’Università
Cattolica del Sacro Cuore. Il servizio di Roberta Moretti:
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Un
fenomeno in forte aumento, quello della infertilità, spesso dirompente nella
vita intima e nelle relazioni sociali della coppia. Ma il legittimo desiderio
di diventare genitori, se inappagato, può assumere altre forme di
realizzazione, secondo la visione cristiana del generare umano. Ascoltiamo
padre Maurizio Calipari, membro della Pontificia Accademia per la Vita:
“Credo
che il cristiano debba fare questo passo in avanti alla scoperta del senso
della fecondità che, certamente, ha una valenza molto più ampia della semplice
fecondità intesa in senso biologico. Una fecondità che deve ritrovare, quindi,
tutte le sue potenzialità, che in una coppia di sposi sono tantissime perché il
loro amore può assumere diverse forme di accoglienza e servizio della vita,
necessarie agli altri e a loro stessi”.
Padre Calipari si riferisce all’alternativa dell’adozione
e dell’affidamen-to, ma anche ad altre forme di genitorialità, verso gli
anziani, i malati e chi è particolarmente bisognoso. E aggiunge:
“Non lascerei da parte, comunque, neanche un ulteriore
stimolo a un maggiore impegno da parte della medicina e della scienza a trovare
giuste soluzioni, nei limiti del possibile, per cercare di risolvere il
problema della sterilità. Parlo di soluzioni che siano davvero degne dell’uomo
e della coppia, del loro amore coniugale. Quindi, evidentemente, non mi
riferisco certo alla cosiddetta “procreatica artificiale”, che non corrisponde
assolutamente alla dignità del procreare umano e, tanto meno, alla tutela del
neoconcepito”.
Un tema di forte attualità, questo, a un mese e mezzo dal
referendum abrogativo della legge 40 dello Stato italiano sulla fecondazione
assistita, per il quale la Chiesa ha già proposto l’astensione dal voto.
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28
aprile 2005
Ieri
in cina Arrestati sette sacerdoti cattolici.
i religiosi si erano
radunati per un ritiro spirituale
insieme CON IL vescovo non
ufficiale di Zhengding, Giulio Jiazhiguo
PECHINO. = In Cina, sette sacerdoti cattolici sono stati arrestati il 27
aprile scorso nel villaggio di Wuqiu, vicino alla città di Jinzhou (Hebei). La
notizia è stata resa nota dalla Kung Foundation, un’organizzazione con
base negli Stati Uniti, che ha anche diffuso i nomi degli arrestati. Ordinato
dalla Pubblica sicurezza e dall’Ufficio affari religiosi di Shijiazhuang, il
raid contro i sacerdoti è avvenuto alle 5.30 del pomeriggio, quando il luogo
del ritiro è stato circondato da dozzine di poliziotti e da nove auto. Mons.
Jiazhiguo, che doveva predicare il ritiro, era stato appena rilasciato da un
periodo di sorveglianza 24 ore su 24, per tutta la durata della morte di
Giovanni Paolo II e dell’elezione di Benedetto XVI. La Pubblica sicurezza e
l’Ufficio affari religiosi avevano messo in guardia mons. Jia di non compiere
alcuna attività religiosa. Il governo cinese permette le attività religiose
solo con personale e in luoghi controllati dallo Stato. Ogni attività religiosa
al di fuori del controllo statale è considerata fuorilegge, un attentato all’ordine
pubblico. Nei giorni dei funerali di Giovanni Paolo II e dell’elezione di
Benedetto XVI, alcuni media hanno creduto di rilevare un cambiamento di toni
nel governo cinese e nuove prospettive per un dialogo fra Cina e Vaticano. In
quell’occasione, il governo aveva infatti espresso condoglianze per la morte di
Giovanni Paolo II e auguri per il nuovo Pontificato. I sette arresti di ieri e,
ancora prima, l’arresto di due vescovi, un sacerdote e un laico sono avvenuti
proprio in concomitanza con i primi giorni del nuovo Pontificato. (E. B.)
Assolto
da ogni accusa: si conclude così dopo sette anni
la
vicenda giudiziaria che aveva coinvolto l’arcivescovo di Napoli,
cardINALE
Michele Giordano. Nei giorni scorsi, dopo l’annullamento
in cassazione
della sentenza di condanna per abusi edilizi,
il
cardinale ha espresso perdono e misericordia per chi lo aveva accusato
NAPOLI. = Nei giorni scorsi, dopo
l’assoluzione in Cassazione, l’arcivescovo di Napoli, il cardinale Michele
Giordano, è uscito definitivamente da tutti i procedimenti giudiziari che lo
vedevano coinvolto. Si tratta di tre distinte inchieste, condotte dalle procure
di Lagonegro e di Napoli, su altrettanti presunti reati: un giro di usura nel
Potentino, una frode fiscale e abusi edilizi in un palazzo di proprietà della
Curia partenopea. “Sono stato sempre sereno – ha commentato il presule – non ho mai dubitato che alla fine la
giustizia avrebbe riconosciuto la verità dei fatti”. Dunque, assolto da tutte
le accuse: dopo sette anni si chiudono così tutte le vicende giudiziarie che
avevano coinvolto il cardinale il quale si è detto “talmente sereno e fiducioso
da aver persino dimenticato che fosse in programma il pronunciamento della
Cassazione”. Per chi in questi anni lo aveva accusato, l’arcivescovo ha chiesto
perdono e misericordia. “È inutile ricordare il passato – ha affermato – gli
avvenimenti di questi giorni, il grande clima di comunione spirituale che stiamo
vivendo attorno al nuovo Papa, ci spingono a usare due sostantivi: perdono e
misericordia. E si perdona dimenticando, come ci insegnò mirabilmente Paolo
VI”. L’arcivescovo, reduce dal Conclave
e dai riti di insediamento di Benedetto XVI, preferisce non aggiungere altro.
Infatti, in queste ore, sta preparando l’omelia per la solenne processione
delle reliquie di San Gennaro, in programma a Napoli sabato prossimo. “La diocesi
di Napoli – ha concluso - vivrà quest’anno la tradizionale festa legata al
culto del patrono come ringraziamento al Signore per il dono fatto alla Chiesa
e al mondo con l’elezione del nuovo Pontefice”. (E. B.)
nonostante
alcuni progressi, la situazione dei diritti umani IN AFRICA
rimane ancora fragile e necessita di una
vigilanza incessante da parte
delle istituzioni internazionali e degli
organismi della società civile
in
generale” SOTTO QUESTA LUCE SI è APERTA IN GAMBIA LA 37ESIMA SESSIONE
ORDINARIA
DELLA COMMISSIONE AFRICANA DEI DIRITTI DELL’UOMO E DEI POPOLI
BANJUL.
= A Banjul, capitale della Repubblica della Gambia, si è aperta la 37esima sessione
ordinaria della Commissione africana dei diritti dell’uomo e dei popoli (Achpr)
che si concluderà il prossimo 11 maggio. Alla vigilia della riunione, Mousa
Gandega, addetto stampa dell’organismo, ha dichiarato: “Nonostante alcuni
progressi, la situazione dei diritti umani nel continente rimane ancora fragile
e preoccupante e necessita di una vigilanza incessante da parte della Commissione,
delle istituzioni internazionali e degli organismi della società civile in generale”.
Molti i temi in agenda. I partecipanti all’incontro discuteranno principalmente
di rifugiati, sfollati e richiedenti asilo all’estero a causa dei conflitti
persistenti in diversi Paesi. E si parlerà di diritti delle donne, di libertà
d’espressione, di popolazioni indigene e, inoltre, di condizioni di vita nelle
carceri con riferimento a quelle di Camerun, Etiopia e Sudafrica. All’ordine
del giorno, inoltre, il dibattito sulla creazione di una Corte africana dei
diritti dell’uomo, l’esame del rapporto periodico sullo stato dei diritti
fondamentali in Egitto, Seychelles e Mauritania, oltre a diversi progetti di
promozione dei diritti umani in Sudan, Repubblica Democratica del Congo, Sierra
Leone, Rwanda, Burundi, Mali, Repubblica Centrafricana e Nigeria. (E. B.)
COLTIVARE SPECIE AUTOCTONE E DIFFERENZIARE
L’ALIMENTAZIONE.
E’ L’APPELLO LANCIATO DA UN GRUPPO DI SCIENZIATI E
RICERCATORI
PER COMBATTERE LA FAME NEL SUD DEL MONDO
NEW
DELHI. = Combattere la malnutrizione nel sud del mondo. E’ stato questo
l’obiettivo che ha animato la conferenza che si è svolta nei giorni scorsi a
Chennai, in Andhra Pradesh, e che ha visto confrontarsi 100 scienziati e
ricercatori di 20 nazioni. La proposta dei partecipanti è quella di indurre le
nazioni povere a sviluppare coltivazioni autoctone, differenziando così l’alimentazione.
Dunque, non più soltanto mais, riso e grano, ma anche tuberi, quinoa, amaranto
e canihua nelle zone andine dell’America meridionale e particolari tipi di
miglio in Asia. Il principale vantaggio di questi prodotti sarebbe quello di migliorare
la dieta delle persone che si nutrono con una tipologia di cibi sempre più
limitata. Tuttavia, incrementando queste colture, si eviterebbe anche la
scomparsa di molte specie utili e nutrienti. Metà delle risorse alimentari
mondiali si basa, infatti, soltanto su riso, mais e grano, provocando un
apporto troppo scarso di vitamine e minerali. Queste sostanze, potrebbero
invece essere introdotte attraverso la coltivazione delle particolari specie
native. (M.V.S.)
NEL
2004 IL VALORE DELLE ESPORTAZIONI AUTORIZZATE DI ARMI ITALIANE
È CRESCIUTO DEL 16%
RISPETTO AL 2003, ARRIVANDO A 1, 5 MILIONI DI EURO.
IL DATO EMERGE DALLA
RELAZIONE ANNUALE DEL GOVERNO
TRASMESSA AL PARLAMENTO
NEL MARZO SCORSO
ROMA. =
Continua a crescere il valore dell’export di armamenti italiani, passando da
più di 1,2 miliardi di euro nel 2003 a circa 1,5 miliardi di euro nel 2004, con
un aumento del 16%. È quanto emerge dalla relazione annuale trasmessa al Parlamento
dalla presidenza del Consiglio dei Ministri nel marzo scorso. Dal documento emerge
che l’esportazione si è diretta soprattutto verso Regno Unito, Norvegia,
Polonia, Portogallo, Stati Uniti, Grecia e Malaysia. “Per i Paesi in situazione
di tensione – si legge nella relazione – il Governo ha mantenuto una situazione
di cautela”. E il movimento pacifista prende spunto da questi dati per lanciare
la campagna “control arms”, volta a rafforzare il monitoraggio sulla diffusione
delle armi, soprattutto quelle leggere di cui l’Italia è il quarto produttore e
il secondo esportatore mondiale. (E. B.)
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28 aprile 2005
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A cura di Amedeo Lomonaco -
L’Iraq
ha ufficialmente un nuovo governo. L’esecutivo formato dallo sciita Al Jafaari,
in base ai risultati delle elezioni del 30 gennaio, ha ottenuto oggi la fiducia
del Parlamento di Baghdad. Il nostro servizio:
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In Iraq
il Parlamento ha dato la fiducia al governo, il primo eletto democraticamente
in più di 50 anni. La squadra governativa del premier Jaafari è formata da 33
ministri. Hanno votato a favore 180 dei 185 deputati presenti. L’esecutivo
resterà in carica fino al prossimo 31 dicembre. Il ministero
dell’Interno è stato affidato a Bayan Jabbor, un musulmano sciita. E’ stato
scelto uno sciita anche per il ministero delle Finanze, Abdul Amir Allawi. Il premier Jaafari ha precisato
che restano vacanti due dei quattro posti di vice premier. Anche cinque
ministeri, tra i quali quelli della Difesa e del Petrolio, restano in attesa di
titolare e sono stati assegnati ad interim. La guida del dicastero della Difesa
è stata temporaneamente assunta dallo stesso Jaafari, mentre quella del
Petrolio è stata affidata ad interim allo sciita Ahmed Chalabi. E’ stato
ufficializzato, inoltre, che l’ex primo ministro Allawi non farà parte del
nuovo governo. Il numero dei membri dell’esecutivo è aumentato, nelle ultime
ore, di due unità dopo la creazione dei nuovi ministeri del Turismo e dei
rapporti con l’Assemblea nazionale. Per quanto riguarda la ripartizione, 17
dicasteri sono stati riservati alla lista unica sciita, 8 alla coalizione
curda, 6 alla formazione sunnita ed uno ciascuno alle minoranze turcomanna e
cristiana. In apertura della seduta, l’Assemblea nazionale ha tributato il proprio
omaggio alla deputata Lamiya Abed Khadawi, assassinata ieri a Baghdad da un
commando armato che ha aperto il fuoco davanti alla sua abitazione. A poche ore
dal voto l’Iraq è stato segnato anche da altri episodi di violenza: la
guerriglia ha ucciso almeno 8 persone.
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Ci sono
le condizioni per arrivare ad un equo accordo di pace israelo-palestinese. Lo
ha detto il presidente russo Vladimir Putin, in occasione della sua visita in
Israele e nei Territori palestinesi. Il capo del Cremlino ha incontrato,
stamani, il presidente dello Stato ebraico Moshe Katzav. Il colloquio
costituisce un’importante tappa di questo primo viaggio di un capo di Stato
russo in Israele. Sul significato della storica visita di Putin in Medio
Oriente ascoltiamo, al microfono di Giancarlo La Vella il corrispondente
dell’ANSA a Mosca, Pierantonio Lacqua:
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R. – La
Russia, chiaramente, vuole contare di più così come contava anche durante
l’epoca dell’Unione Sovietica. Quindi c’è un tentativo di recupero di influenza
che riguarda un po’ tutta la regione mediorientale. La Russia fa parte del
quartetto che ha proposto il piano di pace della ‘Road Map’ e non a caso Putin
ha anche lanciato l’idea di una conferenza internazionale sul Medio Oriente da
tenersi a Mosca, in autunno. L’altro aspetto importantissimo è che, finora, la
Russia ha mantenuto delle posizioni molto filoarabe. La visita in Israele
mostra, invece, una volontà di riequilibrare i rapporti diplomatici.
D. –
Questo porsi così prepotentemente in primo piano nella questione mediorientale
rischia di far nascere degli attriti con gli Stati Uniti, che da sempre sono i
mediatori principali?
R. – Non credo che
questa visita di Putin possa irritare più di tanto gli Stati Uniti. Le
relazioni rimangono comunque difficili; c’è un rapporto complesso ma gli
americani non vogliono negare del tutto alla Russia il diritto di fare una
politica estera indipendente.
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Dopo il ritiro delle truppe
siriane, l’indizione delle elezioni politiche per il prossimo 29 maggio e la
fiducia del Parlamento al nuovo governo, il Libano è chiamato adesso ad un
nuovo futuro politico. L’esecutivo, di cui fanno parte anche gli estremisti
sciiti hezbollah, dovrà ora portare il Paese all’appuntamento elettorale.
Intanto, questa mattina è stata sospesa la discussione in Parlamento sulla
nuova legge elettorale per contrasti tra maggioranza e opposizione. Ma per
un giudizio sul nuovo governo sentiamo il commento di Misbah Adbah, deputato
indipendente al Parlamento di Beirut, intervistato da Gianluca Scagnetti:
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R. – Io direi più che un
governo di unità nazionale è un governo di “compromesso nazionale” perché
l’opposizione, che ha una legittimità popolare, non ha la maggioranza in
parlamento. Siamo in un periodo dove la cosa più importante da realizzare è di
arrivare ad elezioni nei tempi legali. Questo governo, con un presidente che è
un uomo vicino alla Siria, è il risultato di un compromesso internazionale.
Sono tre gli obiettivi per i quali è stato creato questo esecutivo: organizzare
elezioni in tempi legali; le dimissioni dei capi dei servizi di sicurezza e poi
collaborare con la commissione internazionale nelle indagini sull’assassinio
del presidente Hariri.
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In
Italia, dopo il via libera ieri della camera, questa mattina anche il Senato ha
votato la fiducia al nuovo governo Berlusconi. In aula ancora una volta si sono
riproposti i contrasti tra maggioranza e opposizione, con il centrosinistra che
critica duramente la politica economica e le riforme istituzionali. Mentre la
Casa delle libertà discute sul progetto del premier della casa comune dei
moderati. Il servizio è di Giampiero Guadagni:
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Si chiude dunque la crisi di
governo nata di fatto con la netta sconfitta del centrodestra alle elezioni
regionali e formalizzata poi con le dimissioni dei ministri UDC. Ma non tutti i
nodi che avevano provocato la crisi sono stati sciolti. Come dimostra il fatto
che il leader dell’UDC Follini, da poco tempo divenuto vicepremier, è uscito
dal Governo e ha accordato la fiducia al “Berlusconi bis” - sono parole di
Follini - senza gelo ma anche senza illusioni. I centristi del polo sono stati
parzialmente accontentati con l’integrazione al programma dell’ultimo scorcio
di legislatura: più attenzio-ne cioè a famiglie, imprese e mezzogiorno. Ora,
però, nella maggioranza la partita si è spostata su un altro terreno: il
progetto di Berlusconi di un partito unico - la Casa comune dei moderati - con
la leadership affidata a qualcuno più giovane, e che si organizzi subito in
vista delle elezioni politiche del prossimo anno. “Auspico un bipolarismo con
due soli partiti”, ha detto anche questa mattina in aula al Senato il
presidente del Consiglio; “altrimenti – aggiunge – l’unica alternativa è il
ritorno al sistema elettorale proporzionale”. Tra gli alleati i più perplessi
sono sempre quelli dell’UDC: “Nessun pregiudizio ma l’identità – dice ancora
Follini – viene prima della forma”. Follini non vuole neppure dare per scontato
che il candidato premier del centrodestra sia ancora Berlusconi. Che da parte
sua sottolinea: “Non lo sarò se la Casa delle libertà si presenterà divisa”.
Per il centro-sinistra, l’idea del bipolarismo perfetto avanzata da Berlusconi
è di pura e semplice convenienza. In sostanza, la scappatoia per tentare di non
perdere le politiche. Il dibattito parlamentare ha segnato insomma l’inizio
della campagna elettorale. Che prevedibilmente sarà senza esclusione di colpi.
Per la Radio Vaticana, Giampiero
Guadagni.
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Il
Parlamento spagnolo ha adottato con una schiacciante maggioranza il trattato
della Costituzione europea, già approvato lo scorso 20 febbraio dagli elettori
con un referendum. Sui 350 deputati della Camera, 311 hanno votato a favore. Il
testo passa ora al Senato e se verrà approvato senza emendamenti, come
previsto, entrerà in vigore la ratifica.
In Cina
è arrivato il leader dell’opposizione taiwanese Lien Chan. Il presidente del
partito nazionalista Kuomintang vedrà domani il capo di Stato cinese Hu Jintao.
Per questo viaggio Lien Chan è stato accusato in Patria di aver tradito Taiwan
e di aver accettato l’invito di Hu Jintao solo per indebolire il presidente
taiwanese Chen Shui-bian.
Restiamo
in Cina, dove i vertici del partito comunista hanno nominato lavoratore simbolo
del 2005 un campione miliardario di pallacanestro che gioca nel
campionato americano dell’NBA. Lo “Stakhanov” della nuova Cina non è dunque un
operaio ma uno sportivo famoso, Yao Ming. Questa scelta riflette l’attuale corso del Paese asiatico: “Raccomandiamo Yao – si legge
nella motivazione – in quanto rappresenta l’immagine della Cina moderna, un
esempio di patriota nell’arena della competizione sportiva internazionale”. La Repubblica popolare cinese
proclama ogni anno, in occasione della festa del primo maggio, un “lavoratore
modello”.
Nelle Filippine un elicottero si è schiantato
contro una montagna. I morti sono almeno 9 e tra le vittime c’è anche il più
famoso vulcanologo del Paese. L’incidente è avvenuto nei pressi della città di
Gabaldon, 100 chilometri a nord di Manila.
In
Giappone è salito a 104 il drammatico bilancio dei morti dell’incidente
ferroviario avvenuto lunedì scorso ad Amagasaki. Si ignorano ancora le
cause della sciagura ma in base ai primi elementi dell'inchiesta, il conducente
avrebbe preso una curva a velocità troppo elevata per ridurre il ritardo
sull’orario previsto.
L’Unione
Africana ha chiesto alla NATO sostegno logistico per la missione di pace in
Darfur, la provincia occidentale del Sudan sconvolta dalla guerra civile e da
una catastrofe umanitaria. Si tratterebbe della prima missione dell’Alleanza
Atlantica in Africa. La crisi umanitaria della regione sudanese, innescata da
uno scontro fra contadini africani ribelli e nomadi arabi appoggiati dal
governo, è iniziata nel febbraio del 2003. Si stima che la tragedia del Darfur
abbia provocato decine di migliaia di morti. I dati oscillano tra 180 mila e
300 mila vittime. I profughi sono almeno due milioni.
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