RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno XLIX n.
102 - Testo della trasmissione di martedì 12 aprile 2005
IL PAPA E LA SANTA SEDE:
Ieri pomeriggio
il quarto Novendiale presieduto dal cardinale Bernard Francis Law
Da oggi l’emissione di tre francobolli delle
Poste Vaticane sulla Sede Vacante
“Il genio
femminile” secondo Papa Wojtyla.
IN PRIMO PIANO:
La dimensione storica del Pontificato di Giovanni Paolo II. Ce ne parla Giorgio Rumi.
CHIESA E SOCIETA’:
L’Iraq piange la scomparsa di
Papa Wojtyla
Si conclude oggi, in Norvegia, la Conferenza dei Paesi donatori
per il Sudan
In Iraq almeno venti morti per un nuovo raid americano al confine con la Siria. Altre vittime a Mossul e a Baghdad dove stamani è arrivato a sorpresa Donald Rumsfeld
Storico accordo tra
India e Cina sui confini
119 Paesi hanno
accettato ieri a New York l’invito italiano per una Conferenza al Palazzo di
Vetro su una riforma alternativa del Consiglio di Sicurezza.
12 aprile 2005
LA MESSA D’INIZIO DEL
CONCLAVE APERTA A TUTTI I FEDELI, CHE DA DOMANI MATTINA ALLE 7.00
POTRANNO RECARSI IN VISITA ALLA TOMBA DI GIOVANNI
PAOLO II, NELLE GROTTE VATICANE.
ALL’OTTAVA CONGREGAZIONE GENERALE, I PORPORATI HANNO
DISCUSSO DELLA SITUAZIONE DELLA CHIESA E
DEL BILANCIO DELLA SANTA SEDE. NEL POMERIGGIO, QUINTO
NOVENDIALE IN SAN PIETRO DELLA CAPPELLA PAPALE
- Servizio di Alessandro De Carolis -
C’è
molta attesa per l’apertura delle Grotte Vaticane, che da domani mattina alle
7.00 permetteranno a tutti i fedeli di recarsi sul luogo dove è sepolto
Giovanni Paolo II. Intanto, verso le 13, è terminata l’ottava Congregazione generale
dei cardinali: la più lunga di quelle svoltesi finora, durata oltre tre ore e
svoltasi alla presenza di 137 porporati. Tra gli interventi – riferisce una
nota della Sala Stampa vaticana - da segnalare quello del cardinale
Sergio Sebastiani, che ha informato il Collegio sul bilancio consuntivo 2004
della Santa Sede, con alcuni particolari
anche del bilancio preventivo 2005.
Il cardinale Camerlengo Martínez
Somalo ha invece informato la Congregazione generale sulla chiusura definitiva
dell’appartamento pontificio mediante l’apposizione dei sigilli della Camera
Apostolica. Inoltre, i cardinali hanno avviato uno scambio di idee sulla situazione generale della Chiesa nel mondo e sulla
Santa Sede. Ieri, intanto, il
cardinale Camerlengo ha scritto una lettera al presidente italiano Ciampi, per
ringraziare tutto il Paese per l’“ospitalità” e la “dedizione” dimostrata nei
confronti dei milioni di pellegrini giunti a Roma. Il servizio di Alessandro De
Carolis:
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Non si sa ancora con certezza
quanti saranno, ma si ritiene che alla fine il loro numero si conterà in
migliaia. Dalle sette di domani mattina, una fila di persone ancor più composta
di quella straordinariamente ordinata – considerate le circostanze - della
settimana scorsa inizierà a scendere le scale che conducono alle Grotte
Vaticane, per sostare in preghiera davanti alla tomba di Giovanni Paolo II.
Una lastra di marmo, incisa con
il nome, il monogramma pontificio e le date di inizio e fine del Pontificato e,
sulla parete di fondo, il bassorilievo di una Madonna quattrocentesca: è in questo
luogo delle Grotte - per anni custode delle spoglie mortali del “Papa buono”,
Giovanni XXIII – che le autorità vaticane e italiane prevedono l’addensarsi di
una nuova, lunghissima coda di gente, al punto che ieri sera il responsabile
della Protezione civile italiana, Guido Bertolaso, ha effettuato un sopralluogo
per stabilire le modalità di apertura e di incanalamento. E su quella stessa
tomba, come annunciato ieri dal portavoce vaticano Navarro-Valls, si riuniranno
oggi pomeriggio in preghiera i cardinali, dopo la celebrazione del quinto
Novendiale, che sarà presieduto, sempre alle ore 17, dal cardinale Eugênio Sales de Araújo, protopresbitero del Collegio cardinalizio. La nostra emittente, lo ricordiamo, seguirà
la cerimonia liturgica a partire dalle 17, con commento in italiano per la zona
di Roma - sull’onda media di 585 kHz e in modulazione di frequenza di 105 MHz -
in spagnolo su satellite e in inglese sul collegamento ISDN.
Anche
ieri, i porporati hanno rinnovato la richiesta di preghiere ai fedeli in vista
del Conclave. “La Chiesa tutta spiritualmente unita
con Maria, Madre di Gesù, chiamata a perseverare
unanime nell'orazione, sull'esempio della prima comunità cristiana, eleva umili ed
insistenti preghiere al Signore, affinché illumini le menti degli elettori e li
renda concordi onde ottenere una sollecita e
unanime elezione del nuovo Papa”, si legge nella nota dell’Ufficio delle
Celebrazioni liturgiche per la Messa d’inizio
del Conclave, Pro eligendo Pontifice,
fissata per le 10 di lunedì 18 aprile e aperta alla partecipazione di tutti.
Ieri intanto, dal Collegio
cardinalizio, a firma del cardinale Camerlengo, è giunta al Quirinale una
lettera di gratitudine all’Italia. “In particolare - scrive il cardinale
Martínez Somalo al presidente Ciampi - sento il dovere di ringraziare lei, le
istituzioni dello Stato e l'intera nazione per la testimonianza di apertura e
di solidarietà offerta al mondo, accogliendo senza discriminazioni l'immensa
folla di pellegrini venuta a Roma per rendere omaggio al sommo Pontefice”.
Folla che certamente, tra pochi giorni, tornerà a presidiare Piazza San Pietro,
in attesa della “fumata” che segnerà un nuovo corso per la Chiesa.
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IERI
POMERIGGIO NELLA BASILICA VATICANA IL QUARTO NOVENDIALE
PRESIEDUTO DAL CARDINALE
BERNARD FRANCIS LAW
“I Capitoli delle Basiliche
Patriarcali innalzano i loro cuori nella preghiera per il nostro amatissimo
Papa, Giovanni Paolo II”. Così ieri pomeriggio, durante l’omelia nella Basilica
di San Pietro, il cardinale Bernard Francis
Law, arcivescovo emerito di Boston e arciprete della Patriarcale
Basilica di Santa Maria Maggiore. Il porporato, che ha presieduto la celebrazione,
ha rimarcato che l’intera vita del Papa ha mostrato cosa significa vivere il Mistero
Pasquale fatto presente nell’Eucaristia. Il servizio è di Massimiliano Menichetti:
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E’ con il
vincolo speciale che unisce il Papa alle quattro Basiliche romane di San Pietro,
San Paolo fuori le Mura, San Giovanni in Laterano e Santa Maria Maggiore che il
cardinale Bernard Francis Law ha aperto la sua omelia ieri pomeriggio nel
quarto giorno dei Novendiali. Il porporato ha evidenziato che la struttura
sorta sul colle Vaticano “segna il luogo della morte e della sepoltura del
Pescatore”, Pietro, che seguì il Signore sino alla fine. “Quale grazia – ha
aggiunto – che il Signore abbia chiamato il Papa a Sé nella Vigilia della
Domenica della Divina Misericordia”. Quindi il pensiero del cardinale, quasi
compiendo un pellegrinaggio alle origini della Chiesa, è andato alla Basilica
di San Paolo, alla Roma dei martiri, quella in cui il “cuore missionario di San
Paolo lo spinse a predicare senza sosta ad ogni popolo” il volto di Cristo.
Orme seguite instancabilmente anche da Giovanni Paolo II:
“Come nessun
altro, anche Papa Giovanni Paolo II, prendendo ad esempio San Paolo, andò ai
confini della terra per predicare Gesù Cristo e Cristo crocifisso”.
Il
cardinale Law ha ricordato la commovente testimonianza di amore dei romani
negli ultimi giorni di malattia del Papa, ed il particolare legame del pastore
con la sua città, “vincolo – ha sottolineato – che ha espressione meravigliosa
nella Patriarcale Basilica di San Giovanni in Laterano”. Il porporato ha poi
rimarcato che la “fede cattolica spicca per un amore speciale per Maria”;
quanto il Papa abbia promosso un’autentica devozione mariana tra i fedeli e
ricordato l’ultima visita del Santo Padre alla Basilica di Santa Maria
Maggiore, “nella scorsa solennità del Corpus Christi, quando accompagnò il
Santissimo Sacramento portato in processione da San Giovanni in Laterano”:
“Fra gli ultimi
doni che il Santo Padre ci ha fatto, vi furono l’Anno del Rosario e l’Anno che
stiamo celebrando, dell’Eucaristia”.
“In questi
incredibili giorni – ha aggiunto il cardinale Law – il Santo Padre ha continuato
ad insegnarci che cosa significa essere un discepolo, un seguace di Cristo. La
nostra fede e la nostra speranza si sono rinforzate nel vedere un giovane Karol
Wojtyla riflesso nei volti di milioni di giovani pellegrini provenienti
dall’Italia, dalla Polonia e da innumerevoli altri Paesi”:
“Sopra ogni
altra cosa, Papa Giovanni Paolo II ci ha mostrato che cosa significa vivere il
Mistero Pasquale fatto presente nell’Eucaristia. ‘Chi mangia la mia carne e
beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo resusciterò nell’ultimo giorno’”.
Tracciato
poi idealmente un ponte dal 1079, anno dell’uccisione del vescovo di Cracovia,
Santo Stanislao, ieri memoria liturgica, e la prima visita pastorale in Polonia
del Papa nel 1979, quindi l’applauso dei fedeli in Basilica quando è stato ricordato
l’impegno, per quattro decenni, di mons. Stanislaw Dziwisz al fianco del Papa.
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LE SIGNIFICATIVE
CIFRE DELLA STRAORDINARIA PARTECIPAZIONE AI FUNERALI DI GIOVANNI PAOLO II E
DELL’AFFLUSSO DI PELLEGRINI IN SAN PIETRO DAL
MOMENTO DELLA SUA MORTE: IN UNA NOTA DELLA SALA STAMPA PUBBLICATA OGGI
- A cura di Fausta Speranza -
Oltre 6.000 accrediti per la
copertura mediatica dei funerali di Giovanni Paolo II: è uno dei dati che la
sala stampa vaticana riassume oggi in relazione al periodo che va dal momento
della morte di Giovanni Paolo II fino al giorno delle Esequie.
Si scopre che 137 reti
televisive di 81 Paesi dei cinque continenti hanno segnalato al Pontificio
Consiglio delle Comunicazioni Sociali di aver trasmesso i funerali. La Radio
Vaticana ha trasmesso dirette in 7 lingue diverse e varie centinaia di stazioni
si sono collegate ad essa in Europa ed in America. Il sito Internet della Santa
Sede ha avuto 1.300.000 visitatori nella sola giornata di venerdì scorso.
Con uno sguardo alla presenza
fisica intorno alla salma del Papa, si ricorda che hanno concelebrato 157
Cardinali, alla presenza di 700 arcivescovi e vescovi, 3000 prelati e
sacerdoti. 169 le delegazioni straniere: 10 i sovrani, 59 i Capi di Stato, 17 i
Capi di Governo. 23 le Delegazioni di Chiese Ortodosse; 8 di Chiese e Comunioni
ecclesiali d’Occidente, 3 di Organizzazioni Cristiane Internazionali. Varie le
Delegazioni e diversi gli esponenti dell’Ebraismo, 17 le Delegazioni di religioni
non cristiane ed Organizzazioni per il Dialogo Interreligioso.
E poi c’è la partecipazione dei
fedeli: dal 2 all’8 aprile oltre 3 milioni di pellegrini sono confluiti a Roma:
21 mila le persone entrate ogni ora nella Basilica Vaticana, 350 al minuto; 13
ore il tempo di attesa medio e 24 ore il tempo di attesa massima per l’ingresso
a San Pietro; 5 Km la lunghezza massima della fila. 29 maxischermi per loro
solo a Roma. E per assicurare un servizio ai fedeli: 8.000 volontari; quasi 12
mila addetti alla sicurezza; 400 soldati. 1.000 treni speciali, oltre quelli
ordinari.
Sono state 20 mila le persone
tra dipendenti comunali, dipendenti delle aziende pubbliche comunali e
volontari in collegamento con il Comune di Roma, a prestare la propria opera.
Domenica 3 aprile Roma si è svegliata con 3.500 manifesti del Comune con la
scritta “Grazie - Roma piange e saluta il suo Papa”.
DA OGGI L’EMISSIONE DI TRE
FRANCOBOLLI DELLE POSTE VATICANE SULLA SEDE VACANTE
- A cura di Alessandro De Carolis -
Tre francobolli - da 60, 62 e 80
centesimi – raffiguranti un affresco settecentesco, con il padiglione che
sormonta lo stemma della Camera Apostolica, sorretto da un angelo. Con questo
soggetto, unico per i tre valori, l'Ufficio filatelico e numismatico del Governatorato
della Città del Vaticano emette da oggi i francobolli dedicati al periodo di
Sede Vacante. La tiratura sarà di 750
mila esemplari, ognuno dei quali avrà “vita” breve, giacché – informano le
poste Vaticane - potranno essere utilizzati per spedire la corrispondenza dalla
Città del Vaticano “solo nel periodo di durata della Sede Vacante stessa”.
“IL GENIO FEMMINILE” SECONDO PAPA WOJTYLA
- A cura di Tiziana Campisi
-
Una lettera apostolica e un
documento rivolto alle donne. Sono questi gli scritti che Giovanni Paolo II ha
dedicato all’universo femminile, a questi devono aggiungersi innumerevoli
discorsi, messaggi, omelie sui diritti delle donne, sul loro ruolo nella
società e la loro promozione. Tanti anche gli appelli contro le violenze e gli
abusi, ma in particolare il Papa ha voluto dar voce alla necessità della
valorizzazione della donna. Nel servizio di Tiziana Campisi le tematiche che il
Santo Padre, durante il suo Pontificato, ha proposto all’opinione pubblica
sulla donna.
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(musica)
“I nostri giorni attendono la
manifestazione del genio femminile”: così scriveva Giovanni Paolo II il 15
agosto del 1988 nella Lettera Apostolica “Mulieris Dignitatem” sulla dignità e
la vocazione della donna, con la quale il Pontefice ha voluto sottolineare la
pari dignità dei sessi. Le pagine del documento invitavano a riflettere sulla
originalità, messa in rilievo da Cristo, che distingue la donna dall’uomo e
sulla ricchezza ad essa elargita nel mistero della creazione.
Nel 1995 – Anno Internazionale
della donna – il Papa le ha dedicato gran parte dei suoi discorsi e dei suoi
messaggi. In vista anche della quarta Conferenza mondiale sulla donna, che si
sarebbe svolta dal 4 al 15 settembre a Pechino, Giovanni Paolo II rivolse proprio
alle donne il suo messaggio del 1° gennaio, per la Giornata Mondiale della
Pace, invitandole ad essere testimoni, messaggere e maestre di pace nei
rapporti tra le persone e le generazioni, nella famiglia, nella vita culturale,
sociale e politica e in modo particolare nelle situazioni di conflitto e di
guerra.
Nello
stesso messaggio, riconobbe alle donne il pieno diritto di inserirsi attivamente
in tutti gli ambiti pubblici con un invito a non sminuire il loro insostituibile
ruolo all’interno della famiglia, e a loro ha chiesto anche di schierarsi
sempre dalla parte della vita. Sempre nel 1995, con una ulteriore Lettera “Alle
donne”, il Santo Padre ha voluto esprimere il grazie della Chiesa alla donna
Madre, Sposa, Figlia, Lavoratrice e Consacrata, per il suo impegno nel mondo,
condannando ogni forma di violenza nei suoi confronti ed auspicando progetti
per la sua promozione:
“Occorre
contrastare vigorosamente ogni prassi che offende la donna nella sua libertà e
femminilità: il cosiddetto ‘turismo sessuale’, la compravendita delle giovani
ragazze, la sterilizzazione di massa e, in generale, ogni forma di violenza nei
confronti dell’altro sesso. Ben diverso atteggiamento richiede la legge morale
che predica la dignità della donna come persona creata ad immagine di un
Dio-comunione. E’ oggi più che mai necessario riproporre l’antropologia biblica
della relazionalità che aiuta a cogliere in modo autentico l’identità della
persona umana nel suo rapporto con le altre persone, e in particolare tra uomo
e donna”.
Sono le parole di Giovanni Paolo
II pronunciate mercoledì del 24 novembre 1999. Alle soglie del Giubileo del
2000, il suo pensiero va ancora alla donna e in questo discorso pronunciato
all’udienza generale esorta nuovamente ad un impegno per la sua promozione. E
non è possibile dimenticare le diverse figure ricordate dal Papa nei 27 anni
del suo Pontificato. Da Monica, madre di Sant’Agostino, a Macrina, da Brigida
di Svezia a Giovanna d’Arco. Non è mancato il suo pensiero alle mistiche
Caterina da Siena, Teresa d’Avila, Edith Stein. Il 20 maggio del 2000, in
Piazza San Pietro, ricorda così Santa Rita ad un secolo dalla canonizzazione:
“I resti
mortali di Santa Rita costituiscono una testimonianza significativa dell’opera
che il Signore compie nella storia, quando trova cuori umili e disponibili al
suo amore. E’ nota nel mondo intero per la sua eroica esistenza cristiana di
sposa, di madre, di vedova e di monaca. Mi piace riproporla come segno di
speranza, specialmente alle famiglie. Sappiate anche voi trovare nell’adesione
a Cristo la forza per portare a compimento la vostra missione al servizio della
civiltà dell’amore”.
E il 7 marzo del 2001, nel
messaggio inviato all’Assemblea generale dell’Unione Mondiale delle
Organizzazioni femminili cattoliche, Giovanni Paolo II non esita ad affermare
che la presenza e l’azione della Chiesa nel nuovo millennio passano attraverso
la capacità delle donne di ricevere e custodire la Parola di Dio, e scrive che
in virtù dei suoi carismi specifici la donna ha un dono unico nel trasmettere
il messaggio e il mistero cristiano.
(musica)
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Prima
pagina: Ufficio delle Celebrazioni Liturgiche del Sommo Pontefice.
Cappella
Papale - Santa Messa "Pro Eligendo Romano Pontifice" (lunedì 18
aprile, ore 10.00, nella Basilica Vaticana)
Ingresso
in Conclave (lunedì 18 aprile, ore 16.30).
Una
pagina con i messaggi e i telegrammi di cordoglio dei Capi di Stato e di Governo.
Quattro
pagine dedicate alla biografia di Giovanni Paolo II.
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12 aprile 2005
A 10 GIORNI DALLA
MORTE DI GIOVANNI PAOLO II PROSEGUONO IN POLONIA LE INIZIATIVE DI PREGHIERA E
LE CELEBRAZIONI IN SUFFRAGIO DEL PAPA
- Intervista con il padre gesuita Andrej Bies -
In Polonia continuano le iniziative di preghiera e le celebrazioni
eucaristiche in suffragio di Giovanni Paolo II. Le migliaia di pellegrini
polacchi giunti a Roma per i funerali e per l’omaggio alla salma del Pontefice
sono rientrati in patria, portando ai connazionali la profonda esperienza
vissuta in questi giorni, con sentimenti di gratitudine per l’accoglienza
ricevuta. Ma quale clima si respira in Polonia oggi a 10 giorni dalla morte di
Karol Wojtyla? Antonella Palermo lo ha chiesto al padre gesuita Andrej Bies,
raggiunto telefonicamente a Cracovia:
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R. – Veramente, è molto
difficile esprimere tutti i sentimenti di questi giorni. Credo che la
maggioranza dei polacchi senta pace e gratitudine. Credo che questa pace sia un
dono del Santo Padre: nella notte tra il 2 e il 3 aprile, quando sono state
celebrate le Messe nelle diverse città della Polonia, sono state ricordate le
parole del Papa con le quali egli chiedeva di non piangere, ma di pregare per
lui. Anche questo ci consola tanto. Lo stesso Santo Padre pensava al momento in
cui avrebbe dovuto congedarsi da tutti. Lo ha sempre fatto, tuttavia, con cuore
aperto, con senso dell’umorismo, con la sua apertura a Dio, perché era sempre
Lui al centro della sua vita! Io l’ho sempre considerato un testimone, un
grande testimone di quello che Dio può fare nel mondo e con l’uomo.
D. – Il cardinale Ratzinger ha
sottolineato, nella sua omelia, durante i funerali, la sequela di Giovanni
Paolo II portata fino alla fine, fino in fondo ...
R. – Quando abbiamo sentito
della morte del Santo Padre, il primo sentimento che ho avuto è stato proprio
quello: che finalmente il Signore gli ha tolto questa dimensione della Croce
che lui ha portato fino alla fine; come abbiamo visto all’ultima Via Crucis,
quando lui ha tenuto la Croce sempre con sé, sempre davanti a sé ...
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LA DIMENSIONE STORICA DEL
PONTIFICATO DI GIOVANNI PAOLO II
- Intervista col prof. Giorgio Rumi -
Quello
di Giovanni Paolo II viene universalmente riconosciuto come un Pontificato
straordinario: cinque lustri che, senza il rischio di peccare di retorica,
hanno inciso nella storia dell’umanità, orientandone in alcuni casi i destini.
Per una riflessione sui momenti forti dei 26 anni di Pontificato, Alessandro
Gisotti ha intervistato il prof. Giorgio Rumi, storico dell’Università Statale
di Milano ed editorialista dell’Osservatore Romano. Il prof. Rumi pone
l’accento sul coraggio mostrato da Papa Wojtyla durante tutta la sua vita:
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R. – Io
direi il coraggio nella professione della fede. Troppo spesso leggiamo sui
giornali commenti sul fatto che il Papa sia stato progressista o conservatore:
cosa che, secondo me, non è pertinente. Invece qui il problema è di un uomo,
Karol Wojtyla, che avendo avuto una vita basata sul coraggio, sul sacrificio,
sull’impegno, sulla lotta, ha continuato così anche da Papa. Quel “non abbiate
paura” rimandava al fatto di “io non ho paura, venite con me”.
D. – Il
Papa che ha dato un contributo fondamentale all’abbattimento dei regimi comunisti
in Europa non ha mai mancato di criticare anche duramente il capitalismo
radicale. Qual è stata la stella polare di Giovanni Paolo II nel suo approccio
con il mondo e con i diversi sistemi economici e politici?
R. –
Direi un equilibrato umanesimo. A lui interessa l’uomo e le aggregazioni sociali,
quindi la famiglia, tutte le attività che l’uomo dispiega. Ma lui non parla
alle strutture e alle burocrazie, parla all’uomo. A quest’uomo ha fatto la sua
proposta di valori di fede e la gente, la gente comune, disarmata lo ha capito.
D. –
Pace, diritti umani e libertà soprattutto religiosa: questi sono i grandi temi
che il Papa ha proclamato in modo instancabile. Quanto ha raccolto il Santo
Padre sul fronte della difesa assoluta della dignità della persona umana?
R. – Io
direi molto. Non sempre ha “vinto”. Vedi il caso del rapporto con la Russia dove
non è riuscito a fare questo pezzo del suo tragitto e anche in Iraq le cose
sono andate un po’ per conto suo e ne stiamo ancora pagando il prezzo. Bisogna
tener presente che il Papa non è l’ONU e non è la FAO. Il Papa ha una proposta
di valori e di vita.
D. –
L’Africa, continente spesso dimenticato perché escluso dalla globalizzazione, è
sempre stato nel cuore del Papa che gli ha dedicato da ultimo anche una parte
fondamentale del messaggio per la Giornata Mondiale della Pace del 2005. Il
Pontefice ha costretto, in pratica, il mondo sviluppato a guardare dove non voleva…
R. –
Certo, il Papa non è stato un conservatore dell’ordine esistente. Il Papa ha
fatto sempre il suo dovere, pagando anche di persona. Anche attriti, incomprensioni
non sono mancati, ma questo era già nel conto. La pace non è sonno.
D. –
“Dall’Atlantico agli Urali l’Europa torni a respirare a due polmoni”. Così affermava
profeticamente il Papa in un tempo in cui il Vecchio Continente era diviso in
due dalla cortina di ferro. Si può dire che Giovanni Paolo II è stato davvero
il grande unificatore dei popoli europei?
R. –
Non nel senso politico, perché anche qui bisogna stare attenti, il Papa non è
un capo politico, non è il presidente dell’Unione Europea. E’ sempre fermissima
la recinzione di campo. Però quest’idea dei due polmoni è molto importante.
Innanzitutto, perché deburocratizza l’Europa e la richiama alla sostanza della
sua esperienza e poi tiene presente anche quell’altra Europa che avevamo un po’
dimenticato, eravamo rassegnati che avesse il suo destino, che era quello di
servitù nel grande impero sovietico, con cui noi cercavamo di migliorare
lentamente con gli anni, le relazioni.
D. – Il
Papa che ha ideato gli incontri interreligiosi di Assisi ha dovuto confrontarsi
con l’esplodere dei fondamentalismi religiosi. Quali sono state le note caratterizzanti
dell’azione del Pontefice di fronte a questa nuova, drammatica sfida alla
convivenza pacifica degli uomini?
R. –
Sì, com’è nella tradizione dei suoi predecessori anche più recenti ha distinto
tra l’errore e l’errante. Il fatto che ci siano delle spinte fondamentaliste
non significa che ci siano dei nemici. Il Papa non ha nemici, il Papa semmai ha
degli interlocutori. E’ libero di parlare con i diversi, anche i più difficili,
i più ardui, che prima erano rappresentati da un certo nord protestante e
adesso lo sono dal fondamentalismo islamico. Ha avuto sempre molto da lavorare
quest’uomo e ha portato delle croci molto pesanti.
D. - In
104 viaggi internazionali, Giovanni Paolo II ha toccato praticamente ogni
angolo della Terra. E’ possibile trovare un filo comune che lega le visite apostoliche
dalla prima, nella Repubblica Dominicana nel 1979, all’ultima, l’anno scorso a
Lourdes?
R. – Il
fine è quello missionario. Il Papa è un pastore che va a cercare lui quelle
che, quando ero giovane, si chiamavano le pecorelle, va a cercare lui gli altri
uomini. Da Timor ad altri luoghi importanti o più sperduti, il Papa dimostra di
essere amico dell’uomo. Ha risparmiato una grande solitudine agli uomini.
D. – In
questo peregrinare si può dire che si vede il grande evangelizzatore…
R. –
Sì, proprio il pastore, l’evangelizzatore, quello che grida dai tetti. Va anche
dai diseredati, da quelli che non contano nulla. Come è andato dai poveri della
periferia romana, così è andato in giro per i continenti e le isole.
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12
aprile 2005
“GIOVANNI PAOLO II HA LASCIATO UNA GRANDE
EREDITA’ ALL’UMANITA’ CON IL SUO MESSAGGIO DI PACE, DI AMORE E DI LIBERTA’”.
COSI’
IERI IL PRESIDENTE DEL PARLAMENTO EUROPEO, BORRELL.
OSSERVATO
ANCHE UN MINUTO DI SILENZIO A STRASBURGO, DURANTE
LA
PRIMA SESSIONE PLENARIA DOPO LA MORTE DEL PONTEFICE
STRASBURGO.
= Il Parlamento Europeo ha ufficialmente commemorato ieri Giovanni Paolo II,
durante la sua prima sessione plenaria dopo la morte del Pontefice. Il
presidente, Josep Borrell, che venerdì scorso ha partecipato in Vaticano,
insieme con una delegazione dell’UE, ai funerali di Karol Wojtyla, ha ricordato
la visita che il Pontefice fece nel 1988 alle istituzioni europee. Borrell ha
poi aggiunto che Giovanni Paolo II è stato “un grande esempio di fede e
coraggio”, riconoscendo che “l’Europa gli deve gratitudine per aver contribuito
alla sua riunificazione” e sottolineandone il ruolo nella caduta del muro di
Berlino. Il Parlamento ha quindi osservato un minuto di silenzio, seguito da un
lungo applauso. Sempre ieri, nella cattedrale de La Almudena a Madrid, re Juan
Carlos e la regina Sofia di Spagna hanno assistito, insieme con il premier Jose
Luis Rodriguez Zapatero, ad una messa funebre in memoria di Giovanni Paolo II.
(B.C.)
LA CHIESA IN IRAQ RICORDA
GIOVANNI PAOLO II E IL SUO ESEMPIO,
NELLA COSTRUZIONE DI UNA SOCIETA’ FATTA DI PACE E
DI DIALOGO.
VIVO E CONCRETO IL SEGNO LASCIATO NEI GIOVANI DEL
PAESE
MOSSUL.
= Anche l’Iraq piange la scomparsa di Giovanni Paolo II, che non ha mai potuto
visitare il Paese del Golfo. A raccontare il legame tra la tormentata comunità
cristiana irachena e il Papa, ai microfoni dell’agenzia Asianews, è mons.
Paulos Faraj Rahho, arcivescovo di Mossul dei Caldei. Soprattutto dopo
l’attentato subito dal vescovado il 7 dicembre 2004, ha raccontato il presule,
il Pontefice è diventato un punto di riferimento indispensabile. “In seguito
all’esplosione – ha spiegato – solo la foto del Santo Padre era rimasta
intatta; i fedeli della diocesi hanno letto questo segno come la conferma della
costante preghiera del Papa per l’Iraq”. L’arcivescovo Rahho, che ha incontrato
Giovanni Paolo II nel 2001 in occasione del Sinodo caldeo, ha poi
sottolineato che proprio dal Pontefice ha imparato l’importanza dell’apertura
ai giovani, “il futuro della Chiesa”. Dal 1993, infatti, il presule ha indetto
la “settimana dei giovani”, un incontro che si tiene due volte l’anno nella
città del nord dell’Iraq. Lo scorso 8 aprile, giorno dei funerali del Papa,
l’arcivescovo Paulos Faraj Rahho ha celebrato la Santa Messa al monastero di
San Giorgio di Mossul. A concelebrare con lui, l’arcivescovo siro-cattolico di
Mossul, mons. Basile Georges Casmoussa. Alla
funzione hanno partecipato un gran numero di fedeli, due vescovi siro
ortodossi, un vescovo assiro e il pastore della chiesa ortodossa armena di Mossul.
(B.C.)
ANCHE
DALL’IRLANDA SI LEVANO VOCI PER LA CANONIZZAZIONE DI GIOVANNI PAOLO II, CHE
RECENTEMENTE AVEVA LANCIATO UN ULTIMO,
ACCORATO APPELLO PER LA PACE NELL’ULSTER
- A cura di Enzo Farinella -
DUBLINO. = “Papa Giovanni Paolo
II viene giustamente considerato Santo. Il mondo intero lo riconosce”. Lo ha
detto il primate emerito di tutta l’Irlanda, Brendan Daly Cahal, purtroppo
impossibilitato per ragioni di salute a rendere omaggio al Papa che lo ha
creato cardinale. “Credo che ci siano tutti i pre-requisiti per essere
canonizzato, anche se bisognerà seguire le procedure ordinarie”, ha asserito il
cardinale Daly. Anche l’ex primo ministro irlandese, Albert Reynold, e la
cantante Dana, vincitrice del Festival della Canzone europea, hanno espresso
forti convinzioni sull’opportunità che Giovanni Paolo II debba essere dichiarato
Santo. “L’Europa e il mondo gli devono la santità, per il contributo che il
Papa ha dato ai valori della libertà e della dignità della persona umana”, ha
asserito Albert Reynold. Giovanni Paolo II ha amato tanto l’Irlanda e nella sua
visita del 1979, in quella nazione, rivolgendosi ai giovani, disse: “Giovani
d’Irlanda vi amo”. Sua Santità ha anche implorato in ginocchio gli uomini della
violenza a desistere dal cammino della lotta armata. E pochi giorni prima di
morire, al ministro degli Esteri irlandese, Bertie Ahern, aveva lanciato un ultimo accorato appello: la pace
nel Nord Irlanda. La settimana scorsa, Jerry Adams, leader del partito
nazionalista Sinn Fein, ha invitato gli uomini del movimento repubblicano IRA a
deporre definitivamente le armi e seguire solo la via democratica per la soluzione
dei problemi del Nord Irlanda. Queste coincidenze ci fanno sperare che la
preghiera e l’attesa ansiosa del Papa per quest’angolo d’Europa possano finalmente
essere coronate da una pace giusta e duratura.
SI CONCLUDE OGGI, IN
NORVEGIA, LA CONFERENZA DEI PAESI DONATORI PER IL SUDAN.
PROMESSI 2,6 MILIARDI DI DOLLARI PER LA
RICOSTRUZIONE
OSLO. = I 60 Paesi donatori,
riuniti da ieri ad Oslo, in Norvegia, per la Conferenza internazionale sul
Sudan, hanno promesso 2,6 miliardi di dollari per aiutare la ripresa del Paese
africano, martoriato da una lunga e sanguinosa guerra civile. Lo ha annunciato
oggi il ministro norvegese allo sviluppo, Hilde Frafjord Johnson, nella
sessione di apertura della giornata conclusiva della due giorni di colloqui.
Secondo un Rapporto dell’ONU, il Sudan ha bisogno di 7,8 miliardi di dollari
entro il 2007 per la ricostruzione del Paese, devastato da un ventennale
conflitto spesso rappresentato solo come un contrasto religioso tra il nord
(arabo e musulmano) e il sud (abitato da popolazioni nere a prevalenza
cristiana e animista), ma in realtà fortemente legato agli interessi
internazionali sullo sfruttamento dei giacimenti petroliferi di cui sono ricche
le aree contese. La guerra, conclusasi formalmente con l’accordo di pace del
gennaio scorso tra governo di Khartoum e indipendentisti
dell’Esercito-Movimento di liberazione del Sudan (SPLA-M), ha causato 2 milioni
di morti e 4 milioni di rifugiati. Per garantire il rispetto dell’accordo
siglato a Nairobi, le Nazioni Unite, con la risoluzione 1509 del 24 marzo,
hanno deciso di inviare nei prossimi mesi 10.000 caschi blu in Sudan. L’accordo
sembra tenere, ma paradossalmente questo rischia di aggravare la situazione dal
punto di vista umanitario. Centinaia di migliaia di profughi hanno, infatti,
iniziato a rientrare nel Sudan meridionale, divenuto un'oasi di relativa calma,
insieme a quelli che fuggono il conflitto in Darfur. Ma la carestia e la siccità
stanno “letteralmente affamando il Sud”, come afferma mons. Cesare Mazzolari, vescovo
di Rumbek. Nella regione occidentale del Darfur, intanto, è tuttora in corso un
conflitto scoppiato nel febbraio 2003. Sarebbero 300 mila le persone morte per
fame e malattia, oltre che negli scontri lanciati dalle milizie islamiche dei
Janjaweed, e più di 2 milioni i rifugiati. Nonostante le condanne
internazionali del “genocidio” e le promesse del governo di Karthoum di
disarmare la guerriglia, la situazione, secondo il rapporto di Annan a Oslo,
resta “estremamente grave, con continui abusi sulla popolazione civile e
attacchi agli operatori umanitari”. (B.C.)
SARA’
DEDICATA A GIOVANNI PAOLO II LA MARATONA BETLEMME-GERUSALEMME
PROMOSSA DALL’OPERA ROMANA PELLEGRINAGGI E IN
PROGRAMMA PER GIOVEDI’ PROSSIMO
- A cura di Giovanni Peduto -
BETLEMME. = La maratona-pellegrinaggio Betlemme-Gerusalemme, in programma
giovedì prossimo su iniziativa dell’Opera romana pellegrinaggi, sarà dedicata a
Giovanni Paolo II, che avrebbe dovuto accendere la fiaccola della pace portata
dagli sportivi italiani in Terra Santa. Alla manifestazione, aderiscono il
Centro sportivo italiano, il Coni e l’Ufficio per la pastorale del tempo libero,
il turismo e lo sport della Conferenza episcopale italiana. Vi prendono parte
200 atleti italiani, palestinesi e israeliani. Mons. Liberio Andreatta,
amministratore delegato e direttore generale dell’Opera romana pellegrinaggi,
ha spiegato che, dopo tutto quello che il defunto Pontefice ha fatto per la
pace in Terra Santa, è sembrato giusto e naturale onorare i suoi sforzi
dedicando l’iniziativa proprio a lui, che più di ogni altro l’aveva voluta e
appoggiata. Lo scorso anno, prima edizione della Maratona, fu proprio Giovanni
Paolo II a incoraggiarla, nonostante l’atmosfera in Terra Santa non fosse tra
le migliori. La maratona vuole unire due aspetti che si integrano tra loro:
quello religioso e quello sportivo. I partecipanti vogliono essere ambasciatori
di pace e di solidarietà, in un particolare momento storico, simbolo tangibile
che lo sport può efficacemente adoperarsi per il dialogo, la riconciliazione e
la pace. Giovedì mattina la maratona parte da Betlemme per giungere a
Gerusalemme sul monte Sion, davanti al Cenacolo dove Gesù istituì l’Eucaristia.
Questo riveste un particolare significato per l’Anno dell’Eucaristia che stiamo
vivendo.
SOTTO L’ALTO
PATRONATO DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA E CON IL PATROCINIO DEL COMUNE DI
ROMA, IL TEATRO DELL’OPERA
RENDE OMAGGIO A GIOVANNI PAOLO II, IL PAPA “AMICO
DEGLI ARTISTI”, CON L’ESECUZIONE, DOMANI SERA NELLA BASILICA DI SANTA MARIA
DEGLI ANGELI, DELLA “MESSA DI REQUIEM” DI GIUSEPPE VERDI. IL MAESTRO GIANLUIGI
GELMETTI ALLA GUIDA DEI COMPLESSI ARTISTICI
DEL TEATRO E CON UN QUARTETTO DI VALIDISSIMI SOLISTI
- A cura di Luca Pellegrini -
ROMA. = “La Chiesa ha bisogno dei musicisti. Quante
composizioni sacre sono state elaborate nel corso dei secoli da persone
profondamente imbevute del senso del mistero!” Giovanni Paolo II, imbevuto di
quel mistero, nella sua “Lettera agli artisti”, firmata nel 1999, ci ha reso
partecipi di questa sua profonda convinzione: la Chiesa non può fare a meno dei
capolavori musicali che hanno costellato la storia dell’umanità. “Per trasmettere
il messaggio affidatole da Cristo – scrive – la Chiesa ha bisogno dell’arte.
Essa deve, infatti, rendere percepibile e, anzi, per quanto possibile, affascinante
il mondo dello spirito, dell’invisibile, di Dio”. Memori di queste parole, il
Teatro dell’Opera e tutti gli artisti hanno sentito il bisogno di rendere
omaggio al Pontefice scomparso, attraverso il linguaggio universale della
musica, offrendo gratuitamente il proprio lavoro a tutta la cittadinanza e
ai pellegrini accorsi a Roma con l’esecuzione della verdiana “Messa di Requiem”, per soli, coro e
orchestra. Le voci sono quelle di Fiorenza Cedolins, Daniela Barcellona, Massimo
Giordano e Orlin Anastassov. “Ricordiamo con commozione la calda accoglienza
che Giovanni Paolo II, sempre sensibile ai valori sociali della cultura e
dell’arte, ha riservato al Teatro dell’Opera e al mondo della musica
nell’udienza in Vaticano concessa il 27 gennaio 2001, in occasione del
centenario della morte di Giuseppe Verdi”, ha affermato il sovrintendente Francesco
Ernani, presentando il concerto straordinario. Nel corso di quell’udienza
pontificia, il Santo Padre, ringraziando tutti i presenti, ricordava espressamente
“il centenario della morte del grande compositore Giuseppe Verdi che tanto
dovette all’eredità cristiana” e ringraziava “per gli sforzi volti a promuovere
un repertorio culturalmente ricco, che esprime i grandi valori legati alla
rivelazione biblica, alla vita di Cristo e dei Santi e ai misteri di vita e di
morte celebrati dalla liturgia cristiana”. Una riflessione ampiamente condivisa
dai musicisti. Ascoltare alcuni dei capolavori della musica sacra significa
anche promuovere una nuova coscienza delle persone e, dunque, suscitare un
animo capace di meraviglia e stupore, di ascolto e contemplazione, di reale e
profonda attenzione al Creato e alle sue bellezze, attraverso le quali, come
già affermava San Paolo, si manifesta l’arte suprema del Creatore. Praticamente
esauriti i posti
disponibili in Basilica, ricordiamo che il Concerto potrà essere seguito
attraverso la diretta radiofonica da
Rai RadioTre e le dirette
televisive di Telepace e SAT 2000.
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12
aprile 2005
- A cura
di Amedeo Lomonaco -
In Iraq un bombardamento aereo delle forze americane
contro la città di Rumana, al confine con la Siria, ha provocato la morte di
almeno 20 persone. Lo ha riferito l’emittente araba ‘Al Jazeera’ precisando che
tra le vittime ci sono sette bambini e sei donne. Rumana si trova a pochi
chilometri dalla città di Al Qaim dove ieri sono esplose due bombe nelle
vicinanze di una base militare statunitense. La deflagrazione di un ordigno al
passaggio di un convoglio americano ha causato, inoltre, la morte di almeno 5
civili a Mossul. Altri episodi di violenza si registrano nella capitale e a
Samarra. Il nostro servizio:
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A
Baghdad, il viceministro dell’Interno è sfuggito ad un agguato costato la vita
ad una sua guardia del corpo. Sempre nella capitale, un ex responsabile del
disciolto partito Baath e due suoi parenti sono stati assassinati da un
commando armato. Si deve poi registrare un nuovo rapimento: un gruppo di
guerriglieri ha sequestrato un cittadino americano che lavorava a Baghdad per
un’impresa edile. Nel nord dell’Iraq, tre persone sono rimaste uccise a Samarra
per l’esplosione di un’autobomba nei pressi di un mercato. Strage sventata,
invece, in una scuola di Medayna, città meridionale a 40 chilometri da Bassora,
dove la polizia ha arrestato una donna aspirante kamikaze. Il nuovo
presidente iracheno, il leader curdo Talabani, ha reso noto intanto che le
forze statunitensi rimarranno nel Paese arabo per almeno altri due anni. Il
governo polacco ha annunciato, invece, il ritiro delle proprie truppe dall’Iraq
alla fine del 2005. L’amministrazione americana ha lanciato un monito alla
leadership irachena. Durante una visita a sorpresa compiuta stamani a Baghdad,
il segretario alla Difesa americano Donald Rumsfeld ha detto: “Bisogna evitare
purghe politiche e nomine clientelari che rischiano di creare sfiducia o
alimentare la corruzione”. “Non si può concedere l’amnistia a quanti hanno
ucciso soldati della coalizione”, ha aggiunto Rumsfeld prima di incontrare
Talabani ed il premier Jaafari. Il segretario alla Difesa statunitense ha anche
espresso il proprio auspicio per un governo tecnico in Iraq.
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“Israele
rispetti gli impegni presi sul blocco dello sviluppo delle colonie in
Cisgiordania e sul ritiro da Gaza”. E’ quanto ha detto il presidente americano,
George Bush, al termine dell’incontro di ieri con il premier israeliano, Ariel
Sharon, in Texas. Bush ha fatto riferimento al progetto che prevede la
costruzione di 35 mila nuove case nei pressi di Gerusalemme. Sharon si è
impegnato a smantellare gli insediamenti illegali in Cisgiordania. Per
l’applicazione della Road Map – ha precisato il premier dello Stato ebraico – è
necessario che l’Autorità nazionale palestinese blocchi le azioni terroristiche
dei fondamentalisti.
Nulla
di fatto in Libano per la formazione del nuovo governo. Il primo ministro
Karame ed il presidente Lahoud non hanno trovato un accordo con il Parlamento.
Tra le questioni irrisolte anche la legge elettorale che avrebbe dovuto
regolare le elezioni di maggio. Questa consultazione potrebbe adesso subire un
rinvio.
Accordo
storico, ieri, a New Delhi, tra India e Cina. Gettando alle spalle gli antichi
disaccordi sulle dispute territoriali, i due premier, l’indiano Manmohan Singh
e il cinese Wen Jabao, hanno avviato una nuova era di cooperazione economica e
commerciale. Dalla capitale indiana, Maria Grazia Coggiola:
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Il più importante degli undici accordi è quello che detta
i principi guida per risolvere le contese territoriali sul confine che corre
per 3.500 chilometri lungo la catena dell’Himmalaya. Su questo confine, India e
Cina hanno combattuto una guerra negli anni ‘60. Adesso c’è la volontà politica
di arrivare ad un compromesso per tracciare un confine. In particolare, Pechino
rivendica lo Stato nord-orientale indiano dell’Arunachal Pradesh, mentre
l’India accusa la Cina di occupare illegalmente una porzione del Kashmir.
Risolta invece la disputa sul Sikhim che da ieri è stato ufficialmente inserito
nelle mappe cinesi come parte integrante dell’India. Gli altri memorandum
riguardano misure di distensione militare al confine, la cooperazione
commerciale e perfino la costruzione di un tempio buddista in Cina. I due Paesi
hanno anche deciso di aumentare i collegamenti. Molto interessante per l’India
anche l’aver ottenuto l’appoggio della Cina alla candidatura come membro
permanente nel futuro Consiglio di Sicurezza dell’ONU allargato. Per la prima
volta, il premier Wen ha detto che è favorevole alla presenza dell’India
nell’esclusivo club dei cinque. Proprio ieri, in Cina ci sono state violente
dimostrazioni contro il Giappone, altro candidato, insieme con India, Brasile e
Germania, al nuovo Consiglio di Sicurezza.
Da New Delhi, per la Radio
Vaticana, Maria Grazia Coggiola.
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In
Indonesia, il vulcano ‘Talang’ si è risvegliato eruttando cenere e seminando il
panico fra gli abitanti dell’isola di Sumatra già duramente colpiti dal
maremoto dello scorso 26 dicembre. Le autorità indonesiane hanno ordinato lo
sgombero della popolazione nel raggio di un chilometro. In Indonesia si trova
la più alta densità di vulcani del mondo: sono oltre 500 quelli dislocati lungo
il cosiddetto “anello di fuoco”. Rimane incandescente anche la situazione
politica: per cercare di raffreddare le tensioni tra ribelli e governo, i
rappresentanti dell’esecutivo indonesiano ed una delegazione del ‘Movimento per
la liberazione di Aceh’ hanno avviato stamani la terza tornata di negoziati a
Helsinki.
119 Paesi hanno accettato ieri, a
New York, l’invito italiano per una conferenza al Palazzo di Vetro su una
riforma alternativa del Consiglio di Sicurezza dell’Onu. La proposta di Roma, esposta
dal ministro degli Esteri, Gianfranco Fini, ha suscitato il vivo interesse di
gran parte della comunità internazionale. Il servizio da New York di Paolo
Mastrolilli:
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Nei mesi scorsi, una commissione
di studio ha proposto due modelli per la riforma del Consiglio. Il primo
include la creazione di sei nuovi membri permanenti ed escluderebbe l’Italia;
il secondo, invece, prevede solo l’aggiunta di seggi non permanenti a rotazione
più lunga dei due anni attuali. Roma appoggia questa ipotesi perché non
verrebbe emarginata e potrebbe puntare sui nuovi posti non fissi. Per sostenere
le proprie posizioni, l’Italia ha lanciato l’iniziativa “Uniting for
Consensus”, che si basa sulla ricerca del consenso più ampio possibile a
favore di una riforma condivisa da tutti. I suoi rivali, cioè Germania,
Giappone, India e Brasile, puntano invece ad andare al voto sul primo modello
che li favorirebbe, anche se questo potrebbe spaccare la comunità
internazionale. Il fatto che quasi 120 Paesi abbiano aderito alla Conferenza
promossa da Roma potrebbe convincere Berlino e Tokyo ad evitare lo scontro.
Pesa in maniera particolare l’appoggio che la proposta italiana ha ricevuto
dalla Cina, dove domenica sono avvenute manifestazioni contro l’ingresso del
Giappone, perché Pechino come membro permanente ha potere di veto sulla
riforma. Oggi, Fini presenterà i risultati del vertice al segretario generale
Kofi Annan e poi andrà a Washington per discuterne con il governo americano.
Da New York, per la Radio
Vaticana, Paolo Mastrolilli.
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La Commissione dell’Unione Europea
avvierà la procedura per deficit eccessivo nei confronti dell’Italia. Lo ha
dichiarato il commissario dell’UE, Almunia, precisando che sarà stilata una
relazione ai sensi dell’articolo 104 comma 3 del Trattato di Maastricht. Questa
procedura costituisce la prima fase della procedura per la sorveglianza di
bilancio. In base alle cifre presentate a
marzo in sede europea, il rapporto deficit/Pil dell’Italia è stato del 3 per
cento nel 2004 e del 2,9 per cento nel 2003.
“Lanciare la
cooperazione con la Libia in materia di immigrazione”. E’ la proposta che la
Commissione europea presenterà giovedì prossimo ai 25 Stati dell’Unione. Ai
ministri della Giustizia e dell’Interno verrà mostrato un rapporto nel quale si
sottolinea come sia necessaria l’assistenza dell’UE in questo ambito. Il
rapporto, stilato dopo la missione di esperti europei tra novembre e dicembre
2004 in Libia, verrà presentato dal commissario alla Giustizia, libertà e sicurezza,
Franco Frattini.
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