RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno XLIX n. 98 - Testo della trasmissione di venerdì 8  aprile 2005

 

 

Sommario

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

La Chiesa celebra la “Pasqua” di Giovanni Paolo II: in San Pietro, ai solenni funerali presieduti dal cardinale Ratzinger, l’ultimo commosso abbraccio al Papa “venuto da lontano”.

 

I riti della deposizione nella bara e della tumulazione nelle Grotte Vaticane.

 

Oggi, giorno delle esequie del Papa, l’inizio dei Novendiali, le celebrazioni eucaristiche di suffragio, che termineranno sabato prossimo.

 

Numerosissime le autorità ad altissimo livello, politiche e religiose, presenti ai funerali.

 

Un milione di fedeli a Roma per seguire le esequie in varie zone della città.

 

Il testamento spirituale del Papa: un atto di totale affidamento a Dio.

 

IN PRIMO PIANO:

La morte e la sofferenza, illuminate dalla Croce di Cristo, un cardine del magistero di Giovanni Paolo II.

 

CHIESA E SOCIETA’:

L’intera Polonia in religioso silenzio si è raccolta nelle piazze e nelle case per partecipare attraverso la televisione ai funerali di Giovanni Paolo II.

 

I funerali del Papa sono stati seguiti con profonda commozione in tutto il mondo. Moltissimi i Paesi che hanno trasmesso in diretta TV la cerimonia funebre.

 

24 ORE NEL MONDO:

 Tre morti per l’esplosione di una bomba al Cairo.

 

Lo sciita Al Jaafari nominato primo ministro dell’Iraq.

 

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

8 aprile 2005

 

 

LA CHIESA CELEBRA LA PASQUA DI GIOVANNI PAOLO II. L’ULTIMO COMMOSSO

ABBRACCIO AL PAPA VENUTO DA LONTANO. IN SAN PIETRO I SOLENNI FUNERALI

 PRESIEDUTI DAL CARDINALE RATZINGER

 

L’ultimo commosso, immenso abbraccio a Giovanni Paolo II: una moltitudine di fedeli ha raggiunto Roma da ogni parte del mondo per i solenni funerali del Santo Padre, celebrati stamani sul sagrato della Basilica Vaticana. Centinaia di migliaia di fedeli hanno partecipato alla Messa esequiale in Piazza San Pietro e in via della Conciliazione. E una folla di persone ha seguito il rito, sui maxischermi, in piazza San Giovanni in Laterano, al Circo Massimo, a piazza del Popolo, sulla spianata a Tor Vergata e in molte altre zone di Roma. Nell’omelia, il cardinale decano Joseph Ratzinger ha affermato che Papa Wojtyla è stato “sacerdote fino in fondo, perché ha offerto la sua vita a Dio per le sue pecore e per l’intera famiglia umana”. Ai solenni funerali hanno preso parte duecento delegazioni di Stato e i rappresentanti di tutte le religioni. La Messa, presieduta dal cardinale Ratzinger, è stata concelebrata dai porporati presenti a Roma – vestiti con i paramenti rossi, colore del lutto dei Papi - assieme ai patriarchi delle Chiese orientali. Sulla solenne cerimonia funebre, ascoltiamo il servizio di Alessandro Gisotti:

 

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(campane)

 

(Requiem aeternam dona ei…)

 

L’umanità unita si è ritrovata in Piazza San Pietro per tributare l’estremo saluto a Giovanni Paolo II, Pastore della Chiesa, che ha dedicato totalmente la sua esistenza al servizio del popolo di Dio. A rendere omaggio a Papa Wojtyla, apostolo della pace e del dialogo, ci sono decine di capi di Stato e di governo. Ma soprattutto c’è il suo gregge, i fedeli che l’hanno amato con affetto filiale. Una moltitudine, come mai la Città Eterna aveva visto nella sua storia millenaria.

 

(Salmo 64)

 

Con questo rito esequiale, la Chiesa manifesta la sua fede nella vittoria di Cristo sulla morte. Poggiata a terra, al centro del sagrato davanti all’altare, la semplice bara in cipresso dove riposano le spoglie mortali del Papa. Sul feretro, il Libro del Vangelo aperto affinché il vento sfogli le pagine. E’ il Messaggio di Salvezza che Giovanni Paolo II ha annunciato per le vie del mondo, spingendosi sino alle terre più lontane.

 

(Kyrie)

 

“Cristo è costituito da Dio giudice dei vivi e dei morti”, recita la prima Lettura”, tratta dagli Atti degli Apostoli. E nella seconda, San Paolo annuncia nella Lettera ai Filippesi, che “Cristo trasfigurerà il nostro misero corpo per conformarlo al suo corpo glorioso”.

 

(Alleluja)

 

“Seguimi”, pasci le mie pecorelle: il brano del Vangelo di Giovanni, scelto per la Messa, descrive Gesù che chiede a Simon Pietro se lo ama. Domanda ripetuta tre volte a cui il Signore aggiunge l’esortazione: “Seguimi”. Questa parola lapidaria di Cristo, sottolinea il cardinale Jospeh Ratzinger nell’omelia, è proprio “la chiave per comprendere il messaggio che viene dalla vita” di Giovanni Paolo II. L’omelia è più e più volte interrotta dall’applauso dei fedeli. Tra loro, tantissimi provenienti dalla Polonia, la sua amatissima patria. Il vento fa garrire centinaia di bandiere polacche, listate a lutto. Il porporato ringrazia quanti hanno manifestato vicinanza al Santo Padre, “in modo speciale i giovani che – ricorda – Giovanni Paolo II amava definire futuro e speranza della Chiesa”. “Seguimi”: fin da giovane studente, Karol Wojtyla ha sentito la voce del Signore. E così è “andato ovunque ed instancabilmente per portare frutto, un frutto che rimane”. “Alzatevi, andiamo”, con queste parole - prosegue il porporato - il Papa “ci ha risvegliato da una fede stanca, dal sonno dei discepoli di ieri e di oggi”. E mette l’accento sul significato straordinario del sacerdozio per Giovanni Paolo II:

 

“Il Santo Padre è stato poi sacerdote fino in fondo, perché ha offerto la sua vita a Dio per le sue pecore e per l’intera famiglia umana, in una donazione quotidiana al servizio della Chiesa e soprattutto nelle difficili prove degli ultimi mesi. Così è diventato una sola cosa con Cristo, il buon pastore che ama le sue pecore. E infine ‘rimanete nel mio amore’: il Papa ha cercato l’incontro con tutti, che ha avuto una capacità di perdono e di apertura nel cuore per tutti, ci dice, anche oggi, con queste parole del Signore: Dimorando nell’amore di Cristo impariamo, alla scuola di Cristo, l’arte del vero amore”.

 

Giovanni Paolo II “non ha mai voluto salvare la propria vita, tenerla per sé; ha voluto dare se stesso senza riserve, fino all’ultimo momento, per Cristo e così anche per noi”. La poesia, l’amore alla parola di Papa Wojtyla, ricorda il cardinale Ratzinger, “fu una parte essenziale della sua missione pastorale” e ha dato nuova “attualità, nuova attrazione all’annuncio del Vangelo”, anche quando è “segno di contraddizione”. Quindi, il porporato torna con il pensiero all’ottobre del 1978: il cardinale Wojtyla ode di nuovo la voce del Signore, “si rinnova il dialogo con Pietro”. Alla domanda del Signore: “Karol mi ami?” L’arcivescovo di Cracovia risponde dal profondo del suo cuore: “Tu sai che ti amo”:

 

“L’amore di Cristo fu la forza dominante nel nostro amato Santo Padre; chi lo ha visto pregare, chi lo ha sentito predicare, lo sa. E così, grazie a questo profondo radicamento in Cristo ha potuto portare un peso, che va oltre le forze umane: Essere pastore del gregge di Cristo, dalla sua Chiesa universale”.

 

Seguimi: “insieme al mandato di pascere il suo gregge – sottolinea il cardinale Ratzinger – Cristo annunciò a Pietro il suo martirio”. Pieno di forze all’inizio del Pontificato, con il trascorrere degli anni, Giovanni Paolo II “è sempre più entrato nella comunione delle sofferenze di Cristo” e “proprio in questa comunione col Signore sofferente ha instancabilmente e con rinnovata intensità annunciato il Vangelo, mistero dell’amore cha va fino alla fine”. Per questo, “il messaggio della sua sofferenza e del suo silenzio è stato così eloquente e fecondo”. Il Santo Padre, prosegue, ha “interpretato per noi il mistero pasquale come mistero della Divina Misericordia” ed “ha trovato il riflesso più puro della misericordia di Dio nella Madre di Dio”, lui che aveva perso la mamma in tenera età. Totus Tuus e dalla Madre ha imparato a conformarsi a Cristo. Quindi, il cardinale decano conclude l’omelia rivolto spiritualmente a Giovanni Paolo II, tornato alla Casa del Padre:

 

“Per tutti noi rimane indimenticabile come in questa ultima domenica di Pasqua della sua vita, il Santo Padre, segnato dalla sofferenza, si è affacciato ancora una volta alla finestra del Palazzo Apostolico ed un’ultima volta ha dato la benedizione “Urbi et Orbi”. Possiamo essere sicuri che il nostro amato Papa sta adesso alla finestra della Casa del Padre, ci vede e ci benedice. Sì, ci benedica, Santo Padre. Noi affidiamo la tua cara anima alla Madre di Dio, tua Madre, che ti ha guidato ogni giorno e ti guiderà adesso alla gloria eterna e del Suo Figlio, Gesù Cristo nostro Signore”.

 

In una clima di intensa commozione, alcuni fedeli leggono le intenzioni di preghiera per il defunto Pontefice. Orazioni pronunciate in diverse lingue, dal francese allo swahili dal polacco al filippino. Nessuna lingua era straniera per Giovanni Paolo II. Si prega per la Chiesa, affinché “fedele al suo mandato sia fermento di rinnovamento in Cristo della famiglia umana” e, ancora, per i popoli di tutte le nazioni, perché nella giustizia e nella pace, “formino una sola famiglia”. Durante la liturgia eucaristica, tra gli offerenti c’è anche una famiglia di Wadowice, il paese natale di Papa Wojtyla. Dopo la Comunione, la solenne cerimonia vive il momento commuovente della Valedictio, il commiato finale al Santo Padre. Il cardinale decano e gli altri concelebranti si avvicinano al feretro, quasi lo abbracciano, affidano alla misericordia di Dio l’anima del Pontefice. Un momento di viva emozione, accompagnato dagli applausi:

 

(applausi)

 

E’ il momento dell’invocazione dei Santi …

 

“Sancta Maria Faustina ora pro eo…”

        

Alcuni tra loro sono stati canonizzati da Giovanni Paolo II, come Massimiliano Kolbe e suor Faustina Kowalska, apostola della Divina Misericordia, figure tanto care al Papa. Terminato il canto delle litanie, il cardinale vicario, Camillo Ruini, conclude la supplica chiedendo a Dio di accogliere il vescovo di Roma affinché contempli in eterno il “mistero di pace e di amore che egli, come successore di Pietro e pastore della Chiesa, dispensò fedelmente” alla sua famiglia.

 

(Parole in greco…)

 

La Valedictio continua con la supplica delle Chiese Orientali. Il rito viene presieduto dal patriarca di Alessandria dei Copti, Stephanos Ghattas. “Dona il riposo all’anima del tuo Servo”, intona il coro in greco, “conducila alla vita beata presso di te, amico degli uomini”. Poi, gesto che non ha precedenti: alle spoglie di Giovanni Paolo II, al Papa dell’impegno ecumenico, della Ut Unum Sint, si avvicinano per rendergli omaggio anche il Patriarca Ecumenico di Costantinopoli, Bartolomeo I, il Catholicos di tutti gli Armeni, Karechin II e il primate della Comunione anglicana, Rowan Williams. Piazza San Pietro si appresta a salutare Giovanni Paolo II. E’ il suo ultimo viaggio: il cardinale Ratzinger asperge con l’acqua benedetta la salma del Pontefice, poi il feretro viene portato in processione alle Grotte Vaticane, luogo della sepoltura. Sulle note del Magnificat, i fedeli salutano per l’ultima volta Giovanni Paolo II. E’ un grazie più che un saluto. Ringraziamento ad un Pastore che tanto abbiamo amato. Un Padre Santo, che oggi, come il 22 ottobre di tanti anni fa, ci esorta a non avere paura.

 

(Canto del “Magnificat”)

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I RITI DELLA DEPOSIZIONE DELLA SALMA DI GIOVANNI PAOLO II NELLA BARA E DELLA TUMULAZIONE NELLE GROTTE VATICANE

- Servizio di Alessandro De Carolis -

        

Nei minuti immediatamente precedenti l’inizio della Solenne Messa esequiale, all’interno della Basilica di San Pietro la salma di Giovanni Paolo II è stata deposta nella bara, durante un breve rito ricco di richiami liturgici e spirituali. Ce ne parla Alessandro De Carolis:

 

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Una semplice bara in legno di cipresso, il segno della povera maestà del servo dei servi di Dio. Dopo i giorni dello sterminato e affettuoso omaggio dei fedeli, accorsi da ogni angolo del pianeta per tributare la propria gratitudine al Papa, le spoglie mortali di Giovanni Paolo II sono state celate per sempre alla vista e rinchiuse nella bara, accompagnate da alcuni simboli del suo ministero: una borsa con le medaglie coniate durante il Pontificato e il “Rogito”, una pergamena – sigillata in un tubo di piombo – che reca scritta in latino una breve biografia del Papa scomparso.

 

Alla cerimonia, presieduta dal cardinale Camerlengo, Eduardo Martinez Somalo, erano presenti anche i cardinali a capo del loro Ordine di appartenza, il cardinale arciprete della Basilica Vaticana, Francesco Marchisano, il cardinale già segretario di Stato, Angelo Sodano, il cardinale vicario per la Diocesi di Roma, Camillo Ruini, il sostituto della Segreteria di Stato, l’arcivescovo Leonardo Sandri, il prefetto della Casa Pontificia, l’arcivescovo James Michael Harvey, l’elemosiniere del Sommo Pontefice, l’arcivescovo Oscar Rizzato, il vice camerlengo, una rappresentanza dei Canonici della Basilica di San Pietro e il segretario del Sommo Pontefice, l’arcivescovo Stanislaw Dziwisz.

 

Dopo la lettura e la firma del Rogito da parte dei presenti, c’è stato il momento forse più suggestivo: mons. Marini e mons. Dziwisz hanno steso sul volto di Giovanni Paolo II un velo di seta bianco, un segno della luce divina alla cui presenza è ora chiamato il volto del Papa. “Il suo volto, che viene sottratto alla nostra vista – recita l’ultima delle antifone pronunciate in quel momento - contempli la tua bellezza e raccomandi il suo gregge a te, eterno Pastore, che vivi e regni nei secoli dei secoli”.

 

Dopo il rito del Commiato, salutata dall’oceanico applauso della folla, la bara con le spoglie del Papa ha fatto rientro in Basilica al canto del Magnificat, accompagnata dal ristretto gruppo di cardinali e presuli presenti al rito della deposizione. Attraverso la porta di Santa Marta, il feretro è stato trasportato nelle Grotte Vaticane. Prima della tumulazione, il celebrante ha levato una supplica a Dio per l’anima di Giovanni Paolo II, seguita dalla recita del Padre nostro e della Requiem aeternam. Quindi, la cassa di legno di cipresso - legata con nastri rossi e impressa con i sigilli della Casa Apostolica, della Prefettura della Casa Pontificia e di altri uffici vaticani - è stata collocata nella cassa di legno zincata, subito saldata e anch’essa sigillata. Sul coperchio spiccavano la Croce e lo stemma di Giovanni Paolo II. Infine, al canto della Salve Regina, la bara, secondo i desideri del Papa espressi nel testamento, è stata calata in una fossa, nel luogo che aveva ospitato il sepolcro di Giovanni XXIII, e coperta da una lapide reclinata, che reca il nome e la data di nascita e di morte di Giovanni Paolo II. L’ultimo atto formale è stato espletato dal notaio del Capitolo della Basilica Vaticana, che ha redatto l’atto autentico della tumulazione e lo ha letto davanti ai presenti.

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OGGI, GIORNO DELLE ESEQUIE DEL PAPA, L’INIZIO DEI NOVENDIALI,

LE CELEBRAZIONI EUCARISTICHE DI SUFFRAGIO,

CHE TERMINERANNO SABATO PROSSIMO

- Servizio di Alessandro De Carolis -

 

Così come era avvenuto in occasione della morte degli ultimi Pontefici, il Collegio cardinalizio ha fissato a oggi, giorno delle esequie solenni di Giovanni Paolo II, il primo giorno dei Novendiali, il complesso delle celebrazioni funebri che si susseguiranno nella Basilica di San Pietro da domani fino a sabato prossimo, 16 aprile. Le otto Messe di suffragio, aperte a tutti, avranno tutte inizio alle ore 17 e vedranno di volta in volta la partecipazione particolare di vari gruppi ecclesiali e della Curia, a seconda dei legami con il Papa scomparso. La Messa di domani, sarà presieduta dall’arciprete della Basilica Vaticana, il cardinale Francesco Marchisano, e interesserà tutti i fedeli della Città del Vaticano.

 

I prossimi appuntamenti sono fissati per il 13 aprile alle ore 10 – quando i cardinali riceveranno nell’atrio dell’Aula Paolo VI le condoglianze del Corpo diplomatico – e per il 14 aprile, quando padre Raniero Cantalamessa terrà ai cardinali la prima delle due Esortazioni canoniche riguardanti l’attuale situazione della Chiesa e la “scelta illuminata del nuovo Pontefice”. La seconda esortazione sarà curata dal cardinale Tomáš Špidlík il 18 aprile, giorno fissato – com’è noto – per l’inizio del Conclave. Al mattino, verrà celebrata in San Pietro, alle 10, la solenne Messa pro eligendo Papa, quindi, alle 16.30, i cardinali elettori si raduneranno alle 16.30 nell’Aula delle Benedizioni, da dove si recheranno in processione verso la Cappella Sistina per il primo atto del Conclave.

 

 

QUASI TUTTO IL MONDO È STATO RAPPRESENTATO

DALLE 200 DELEGAZIONI AD ALTISSIMO LIVELLO

CHE SI SONO RITROVATE INSIEME

SUL SAGRATO DELLA BASILICA DI SAN PIETRO

- Servizio di Fausta Speranza -

 

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Kofi Annan è tra i primi del settore autorità ad arrivare: il segretario generale delle Nazioni Unite prende posto e sembra aprire il cerchio che i potenti stringeranno intorno a Giovanni Paolo II per l’ultimo saluto. Un cerchio parallelo a quello di tanti semplici fedeli, molti dei quali con le bandiere delle rispettive nazionalità: tutti fanno la geografia di un omaggio al Papa che ha percorso tante e tante strade del mondo. Oltre alla delegazione della Polonia, guidata dal presidente Kwasniewski e dal primo ministro Belka, c’è un atlante umano a ricordarci i moltissimi Paesi dove Giovanni Paolo II è andato in visita pastorale. E’ un atlante al più alto livello ipotizzabile: capi di Stato e di governo, sovrani. E nel caso degli Stati Uniti, non c’è solo Bush in carica ma il suo predecessore Clinton, e Bush padre. E c’è anche lo sfidante sconfitto Kerry e il senatore Ted Kennedy. Ed è un atlante particolarissimo dove Paesi fisicamente lontani e soprattutto politicamente distanti si ritrovano figurati in leader seduti quasi gomito a gomito: la radio israeliana ha sottolineato che durante i funerali del Papa, il presidente israeliano Katsav ha stretto la mano per la prima volta al presidente siriano Bashar Assad e al capo dello stato iraniano Mohammad Khatami. Era stato annunciato l’effetto che fa vedere sullo stesso sagrato il presidente USA Bush e il presidente iraniano Khatami. A flash tornano in mente i titoli di giornale in cui sono protagonisti di un braccio di ferro sul nucleare.

 

Accanto al francese Chirac e al capo del governo tedesco, Schröder, tra i leader europei più esposti nel chiedere a Damasco il ritiro dal Libano, c’è il presidente siriano al Assad.

 

Inoltre, pensando alla diversità della realtà sociale e politica di alcuni Paesi musulmani, l’occhio passa dal premier palestinese Abu Ala al presidente dell'Afghanistan Karzai, al re di Giordania Abdallah con la regina Ranja.

 

Il re di Spagna Juan Carlos e la regina Sofia seguiti dal premier José Luís Zapatero, e il principe Carlo con il premier britannico Tony Blair. E il pensiero va al ritiro spagnolo dall’Iraq voluto dal nuovo governo con una presa di posizione netta nei confronti di USA e Gran Bretagna. 

 

I tanti italiani: il presidente della Repubblica, Ciampi, il capo del governo, Berlusconi, e il leader dell’opposizione, Prodi, ma anche ministri, parlamentari e vertici della Banca d’Italia e della Corte costituzionale. E poi i volti, molto meno familiari per le strade di Roma, del presidente ucraino Yushenko o del presidente brasiliano Lula.

 

Restano le assenze: non c’è il presidente russo Putin e manca totalmente una delegazione cinese. Pechino ha fatto capire che era troppo pensare di sedere accanto a Taiwan.

 

Fin qui il piano della politica. Significativa anche la vicinanza di tante autorità di diverse confessioni religiose. Ma alla presenza di Chiese, comunità, religioni diverse lo stesso Giovanni Paolo II aveva in qualche modo abituato il nostro occhio: sue le iniziative più forti di incontro e ecumenismo. Certamente, di particolare, c’è la spontaneità con cui i rappresentanti religiosi hanno voluto esserci. E nuovo è anche il nostro sguardo sul rabbino Toaff che ora sappiamo citato dal Papa nel suo testamento.

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UN MILIONE DI FEDELI A ROMA PER I FUNERALI DEL PAPA

 

Oltre 300 mila fedeli in Piazza San Pietro e via della Conciliazione e altre centinaia di migliaia dinanzi ai maxi schermi, disseminati in diverse aree di Roma, hanno seguito con profondo raccoglimento e commozione i funerali di Giovanni Paolo II. Molti pellegrini hanno trascorso la notte per strada, sfidando ogni disagio pur di rendere idealmente il proprio grazie a questo Papa, che con un unico abbraccio è stato capace di cingere un mondo di contraddizioni. Ascoltiamoli, al microfono di Barbara Castelli:

 

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R. – Infinito ... non ho parole per descrivere ... non lo so ... dal profondo, però ... grazie!

 

R. – Il fatto di essere venuti qua è già una testimonianza molto chiara. Penso che Giovanni Paolo II ci mancherà tanto.

 

R. – Grazie a lui ho trovato la mia vocazione ...

 

R. – La vita non è così semplice, così automatica, non è insomma una catena di montaggio. Ogni momento va vissuto, ogni istante ha il suo valore. E Giovanni Paolo II ci ha insegnato proprio questo!

 

R. – E’ riuscito a mettere in primo piano l’individuo, l’uomo, per quello che conta.

 

R. – Sicuramente a lui devo la mia conversione.

 

R. – L’esempio di padre che ci ha voluto dare e l’amore che ha versato, prima di tutto al mondo e poi soprattutto ai giovani.

 

R. – La sua testimonianza. Lui ha vissuto completamente il Vangelo, per dire che possiamo farcela, a credere totalmente al Vangelo. Con la forza di Dio si riesce in tutto. E poi ci ha lasciato la speranza, che noi cristiani non dovremmo mai perdere!

 

(applausi)

 

200 delegazioni da tutto il mondo, migliaia e migliaia di fedeli per rendere l’ultimo saluto a Giovanni Paolo II: è stato veramente un Papa capace di parlare al cuore di tutti ...

 

R. – Sapeva comunicare, sapeva capire le persone ...

 

R. – E’ arrivato veramente al cuore di tutti, dei giovani e dei meno giovani. Ed è stato un Papa che ha aperto la Chiesa e le braccia: e questo è importante!

 

R. – Ha parlato al cuore di tutti, ma con un linguaggio universale: il linguaggio di Cristo.

 

R. – E’ stato in grado di unire tutti i popoli e oggi noi siamo qui per ringraziarlo.

 

R. – Per me è il Santo di tutti!

 

Tanti, tantissimi poi sono stati i fedeli assiepati nelle altre aree predisposte della Capitale. Andrea Sarubbi ha raccolto questa mattina alcune testimonianze al Circo Massimo.

 

R. – Abbiamo fatto la veglia ieri notte, è stata molto bella. Dopo la veglia siamo andati, camminando dietro la Croce della Giornata Mondiale della Gioventù, lungo Via Merulana fino qui, al Circo Massimo. Poi i ragazzi si sono messi a dormire, alcuni sono venuti ad adorare la Croce – c’era qualche prete qui, per confessare: molti ragazzi sono venuti a confessarsi durante la notte.

 

D. – Tu sei stato ieri sera alla processione: come è stata?

 

R. – E’ stata bella. Bella. Io personalmente sono qui perché sento che il Papa ha dato un amore immenso alla mia vita e non avrei potuto rimanere comodo nel mio letto e lasciarmi passare così superficialmente questo evento.

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IL TESTAMENTO SPIRITUALE DEL PAPA:

UN ATTO DI TOTALE AFFIDAMENTO A DIO

 

In questo giorno particolare risuonano ancora con forza le intense parole del testamento spirituale di Giovanni Paolo II, reso pubblico ieri. Rileggiamone alcuni brani, guardando soprattutto agli aspetti più spirituali di quanto ha scritto il Papa. Il servizio di Sergio Centofanti:

 

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“Tanto più profondamente sento che mi trovo totalmente nelle Mani di Dio e resto continuamente a disposizione del mio Signore, affidandomi a Lui nella Sua Immacolata Madre (Totus Tuus)”.

 

In queste parole è il cuore del testamento spirituale di Giovanni Paolo II che ha affidato radicalmente la sua vita all’Amore di Dio. Tralcio unito alla vera Vite: e che ha portato molto frutto.

 

Nel 2000, siamo nel 22.mo anno di Pontificato, il Papa, quasi ottantenne, si domanda “se non sia il tempo di ripetere con il biblico Simeone ‘Nunc dimittis’”:  “Ora lascia o Signore che il tuo servo vada in pace secondo la tua parola perché i miei occhi hanno visto la tua salvezza che tu hai preparato davanti a tutti i popoli”. Al vecchio Simeone, uomo pio e giusto, era stato rivelato che non sarebbe morto prima di aver visto il Messia: adesso incontra Gesù ancora bambino, portato al Tempio da Maria e Giuseppe. Adesso può andare in pace, può finire il suo viaggio terreno. Giovanni Paolo II ha traghettato la Chiesa nel Terzo Millennio e, come Simeone, pensa alla morte (e non alle dimissioni come alcuni hanno erroneamente interpretato). Il Papa afferma chiaramente:

 

“Desidero ancora una volta totalmente affidarmi alla grazia del Signore. Egli stesso deciderà quando e come devo finire la mia vita terrena e il ministero pastorale. Nella vita e nella morte Totus Tuus mediante l’Immacolata. Accettando già ora questa morte, spero che il Cristo mi dia la grazia per l’ultimo passaggio, cioè la [mia] Pasqua. Spero anche che la renda utile anche per questa più importante causa alla quale cerco di servire: la salvezza degli uomini, la salvaguardia della famiglia umana, e in essa di tutte le nazioni e dei popoli”.

 

Tutto il testamento è pervaso da questo spirito di preparazione all’incontro con Dio:

 

“ ‘Vegliate, perché non sapete in quale giorno il Signore vostro verrà’ (cf. Mt 24, 42) – queste parole mi ricordano l’ultima chiamata, che avverrà nel momento in cui il Signore vorrà. Desidero seguirLo e desidero che tutto ciò che fa parte della mia vita terrena mi prepari a questo momento. Non so quando esso verrà, ma come tutto, anche questo momento depongo nelle mani della Madre del mio Maestro: Totus Tuus”.

 

Il Papa esorta tutti a considerare la morte nella prospettiva della risurrezione:

 

“Ognuno deve tener presente la prospettiva della morte. E deve esser pronto a presentarsi davanti al Signore e al Giudice – e contemporaneamente Redentore e Padre. Allora anche io prendo in considerazione questo continuamente, affidando quel momento decisivo alla Madre di Cristo e della Chiesa – alla Madre della mia speranza”.

 

Il Papa spera solo che la Misericordia di Dio gli conservi le forze necessarie per compiere il servizio Petrino.  Ma anche questo pone nelle mani di Dio:

 

Esprimo la più profonda fiducia che, malgrado tutta la mia debolezza, il Signore mi concederà ogni grazia necessaria per affrontare secondo la Sua volontà qualsiasi compito, prova e sofferenza che vorrà richiedere dal Suo servo, nel corso della vita”.

 

Il Papa ringrazia tutti, a tutti chiede perdono e, dopo la morte, chiede Sante Messe e preghiere perché – scrive – “la Misericordia di Dio si mostri più grande della mia debolezza e indegnità”. Le ultime parole del testamento sono rivolte a Dio:

 

“Nelle Tue mani, Signore, consegno il mio spirito”.

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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”

 

 

Prima pagina: il titolo d’apertura è “GRAZIE”; la solenne Messa esequiale in Piazza San Pietro, un evento senza precedenti. L’omaggio di tutta la Città e di tutto il mondo a Giovanni Paolo II il Grande.

 

Quattro pagine dedicate alla biografia di Giovanni Paolo II.

 

Una pagina fotografica sull’inizio del ministero di Giovanni Paolo II quale Pastore universale della Chiesa (22 ottobre 1978).

 

 

 

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OGGI IN PRIMO PIANO

8 aprile 2005

 

 

LA MORTE E LA SOFFERENZA, ILLUMINATE DALLA CROCE DI CRISTO,

UN CARDINE DEL MAGISTERO DI GIOVANNI PAOLO II

- Servizio di Alessandro De Carolis -

 

Il dolore umano vissuto nella fede e trasformato dall’amore alla Croce. La morte come “Pasqua”, come passaggio all’altra vita. Questi pensieri hanno guidato Giovanni Paolo II lungo i ventisei anni del suo ministero petrino, specialmente nell’ultimo tratto, quando la sofferenza sopportata con coraggio è divenuta essa stessa l’icona della predicazione del Papa: flebile nella voce, ma incisiva nella testimonianza. Per ripercorrere l’insegnamento del Pontefice scomparso sul senso cristiano del dolore e della morte, ascoltiamo il servizio di Alessandro De Carolis:

 

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(musica)

 

“Carissimi fratelli e sorelle, alle 21.37 il nostro amatissimo Santo Padre Giovanni Paolo II è tornato alla Casa del Padre”.

 

(musica)

 

Non parla di morte ma di risurrezione, la semplice frase con cui dalla folla di Piazza San Pietro alle folle del mondo riverbera “la” notizia, la sera del 2 aprile: il Papa ha compiuto l’ultimo passo del suo lungo tragitto terreno ed è tornato tra le braccia di Dio. In quella frase c’è tutto il senso profondo della speranza cristiana: la morte è un passaggio dalla vita terrena alla visione di Dio, nella sua Casa. Tuttavia, quello che la fede insegna non annulla il timore umano della morte, della notte dello spirito, o del dolore fisico, specie se esso arriva dopo un periodo di agonia. Le domande ineluttabili sul perché del dolore e della morte non potevano non sollecitare l’insegnamento di un Pontefice così attento all’uomo, e così provato egli stesso, più avanti, da una sofferenza lentamente impossessatasi del suo corpo.      

 

L’11 febbraio 1984, meno di cinque anni e mezzo dall’inizio del Pontificato, Giovanni Paolo II firma una Lettera apostolica che affronta direttamente l’argomento: la Salvifici doloris. Al dolore e alla morte, viste in sé, non ci sono risposte adeguate, spiega subito. Ma da due millenni, l’uomo è stato reso partecipe di un mistero che parla di morte, di risurrezione e di amore. In quel mistero, dolore e morte hanno la loro spiegazione:

 

“Il Verbo incarnato si è fatto incontro alla nostra debolezza assumendola su di sé nel mistero della Croce. Da allora ogni sofferenza ha acquistato una possibilità di senso, che la rende singolarmente preziosa. Da duemila anni, dal giorno della Passione, la Croce brilla come somma manifestazione dell’amore che Iddio ha per noi. Chi sa accoglierla nella sua vita sperimenta come il dolore, illuminato dalla fede, diventi fonte di speranza e di salvezza”.

 

La Croce di Gesù: è lì il segreto di un dolore “illuminato”, di una speranza che diventa salvezza. Ma il dolore può affacciarsi sotto molte forme nella vita di un uomo, di una donna, di un giovane, di un anziano. La malattia, ad esempio. Giovanni Paolo II ne è consapevole e, nuovamente, trova la risposta sul simbolo che domina il Calvario:

 

“Il dolore e la malattia fanno parte del mistero dell’uomo sulla terra. Certo, è giusto lottare contro la malattia, perché la salute è un dono di Dio. Ma è importante anche saper leggere il disegno di Dio quando la sofferenza bussa alla nostra porta. La “chiave” di tale lettura è costituita dalla Croce di Cristo”.

 

Ancora e sempre la Croce, dunque. E Giovanni Paolo II non diluisce l’impatto di questa consapevolezza, che rende il cristiano degno di questo nome, neanche quando affronta questo discorso con i giovani:

 

“Il mistero della Croce gloriosa diventa per loro il grande dono ed insieme il segno della maturità della fede. Con la sua Croce, simbolo universale dell’Amore, Cristo guida i giovani del mondo nella grande “assemblea” del regno di Dio, che trasforma i cuori e le società”.

 

Il mistero della Croce è il miracolo che Gesù paga con il suo sangue, “traendo - si legge nella Salvifici doloris - il bene dal male”, sacrificando la sua innocenza per i peccati dell’umanità e vincendo così Satana, “l’artefice del male”. All’uomo che man mano prende la sua croce, “unendosi spiritualmente a quella di Cristo - scrive Giovanni Paolo II – si rivela “il senso salvifico della sofferenza”:

 

“La sofferenza non può non far paura! Ma proprio nella sofferenza redentrice di Cristo c’è la vera risposta alla sfida del dolore, che tanto pesa sulla nostra condizione umana. Cristo infatti ha preso su di sé le nostre sofferenze e si è caricato dei nostri dolori ponendoli, mediante la Croce e la sua Risurrezione, in una luce nuova di speranza e di vita”.

 

Croce e Risurrezione, speranza e vita: attraverso un dolore trasformato, attraverso una sofferenza di cui, in quest’ottica, dice il Papa, si è superato “il senso d’inutilità”. Siamo così al punto di partenza:

 

“Esse richiamano la prospettiva di fondo della fede cristiana che, anche nell'esperienza della malattia e della stessa morte, è sempre aperta alla vita. Il credente sa di poter contare sulla potenza di Dio creatore, di Cristo risorto e dello Spirito vivificante”.

 

Fa impressione leggere cosa scriveva ventuno anni prima della sua morte, un giovane Giovanni Paolo II: “Allorché un corpo è profondamente malato, totalmente inabile e l’uomo è quasi incapace di vivere e di agire, tanto più si mettono in evidenza l’interiore maturità e grandezza spirituale, costituendo una commovente lezione per gli uomini sani e normali”. Non sapeva il Papa di scrivere di se stesso. Ed è esattamente questa la commovente lezione che ci ha lasciata. Fino all’ultimo: con la Croce sollevata durante l’ultima Via Crucis come un vessillo, come l’estremo atto di fede cui ancorarsi verso il cielo. Giacché la morte, aveva detto altrove, “è un dono per superare se stesso”.

 

(musica)

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CHIESA E SOCIETA’

8 aprile 2005

 

 

L’INTERA POLONIA IN RELIGIOSO SILENZIO SI E’ RACCOLTA NELLE PIAZZE

 E NELLE CASE PER PARTECIPARE ATTRAVERSO LA TELEVISIONE

AI FUNERALI DI GIOVANNI PAOLO II

- Servizio di Roberta Gisotti -

 

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10.00 in punto: all’apparire del feretro di Giovanni Paolo II in Piazza San Pietro tutte le campane della Polonia, immersa nel silenzio, hanno risuonato insieme. I rintocchi funebri riecheggiati da Varsavia a Cracovia, da Wadowice a Podznam, da Lublino a Danzica, da ogni altra città, paese, villaggio hanno unito i cuori di tutti i polacchi, quelli a Roma e quelli in patria in un abbraccio ideale nell’estremo saluto al loro caro amatissimo Papa. Alle campane hanno fatto eco per alcuni minuti anche le sirene in tutte le principali piazze cittadine, dove milioni di fedeli hanno potuto seguire in diretta attraverso i numerosi maxischermi i funerali del Santo Padre, che sono stati trasmessi dalla Tv pubblica, a Reti unificate. All’iniziativa hanno aderito anche le emittenti private, prevedendo per l’intera giornata una programmazione interamente dedicata a Giovanni Paolo II, senza interruzioni pubblicitarie.

 

Edizioni speciali dei giornali nelle edicole hanno suggellato l’evento luttuoso mentre alcuni quotidiani non sono usciti in segno di lutto. Per l’occasione storica, anche l’emissione di 5 milioni e mezzo di francobolli con l’immagine del Pontefice, oltre uno speciale timbro con la data odierna e particolari buste. Nell’intera Polonia scuole, uffici, negozi oggi chiusi: un’atmosfera sospesa di silenzio surreale ha avvolto il Paese fin dalle prime ore del mattino, poi tutti raccolti compostamente per la Santa Messa, nelle piazze o nelle case. A Varsavia sulla facciata del Palazzo della cultura, una gigantografia di Karol Wojtyla, con la scritta “Non abbiate paura”, l’invito accorato che Giovanni Paolo II ha rivolto loro tante volte nei tanti incontri da pellegrino nella sua terra natia. Forse è questa la promessa che i polacchi vogliono mantenere: “non avere paura” anche di aver perso il loro Papa.

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LE ESEQUIE DI GIOVANNI PAOLO II SONO STATE SEGUITE

CON PROFONDA COMMOZIONE IN TUTTO IL MONDO. MOLTISSIMI I PAESI

CHE HANNO TRASMESSO IN DIRETTA TV LA CERIMONIA FUNEBRE

- A cura di Mariavittoria Savini -

 

Una storica mattinata romana si è respirata nei luoghi simbolo della capitale. A piazza San Pietro un concerto di colori ha fatto da sfondo alla cerimonia funebre di Giovanni Paolo II. Bandiere da ogni parte del mondo hanno sventolato per rendere omaggio al Santo Padre e vicino all’obelisco è comparsa anche quella di un gruppo di fedeli giunti a Roma dall’altra parte del mondo, dalle isole Samoa. Attraverso i 25 maxischermi dislocati per tutta Roma, i fedeli hanno preso parte, commossi, alla cerimonia funebre. Fortissima la presenza dei giovani. “Ci hai cercati, siamo qui, non abbiamo più paura”: si leggeva in uno dei tanti striscioni che aleggiavano al Circo Massimo. Una partecipazione corale di fedeli si è avuta nelle piazze delle maggiori città italiane come Milano, Bologna, Firenze, Como, Torino, Catania e tante altre dove sono stati allestiti i maxischermi per seguire il Rito funebre. 

 

Le emittenti televisive di tutto il mondo hanno trasmesso in diretta la cerimonia per le esequie di Giovanni Paolo II. L’unica eccezione è rappresentata dalla Russia: il principale canale “Pervi Kanal” ha infatti aperto il telegiornale di questa mattina collegandosi per qualche istante con il suo corrispondente da Roma, ma ha proseguito subito dopo con la normale programmazione. In Germania, Francia e Spagna numerosi fedeli hanno potuto seguire in tempo reale i funerali sintonizzandosi sui principali canali tv. Nonostante il fuso orario, anche i tre più importanti canali americani, Nbc, Abc e Cbs, hanno trasmesso la cerimonia funebre. Le televisioni arabe Al Jazeera del Qatar e Al Arabiya di Dubai hanno effettuato numerosi collegamenti in diretta con piazza San Pietro per seguire i funerali del Papa. Una notevole copertura mediatica anche ad Israele, dove la tv pubblica e la seconda rete privata hanno seguito in diretta la cerimonia esequiale. In Libano, le principali emittenti hanno trasmesso in diretta da piazza San Pietro, i funerali di Giovanni Paolo II. Anche “Al Manar”, la televisione del movimento integralista sciita degli Hezbollah, ha seguito in tempo reale la cerimonia funebre.

 

Tornando in Europa, in Bosnia i funerali di Giovanni Paolo II sono stati trasmessi in diretta dalla televisione bosniaca. Dopo l’inizio della cerimonia funebre, le campane delle chiese hanno suonato a lutto per 30 minuti. Bandiere a mezz’asta in tutto il Paese, dove è stato proclamato oggi un giorno di lutto nazionale. Questa sera, per rendere omaggio al Santo Padre, l’orchestra filarmonica di Sarajevo eseguirà, nel Teatro Nazionale, il Requiem di Mozart. L’arcivescovo di Sarajevo ha invitato tutti i fedeli ad accendere una candela a ogni finestra in segno di affetto per il Santo Padre, mentre si è trasferito ieri sera il registro delle condoglianze dal palazzo della Nunziatura alla cattedrale di Sarajevo, dove rimarrà per tre giorni, fino alla funzione serale di domenica.

 

A Santiago de Compostela, in Galizia, le campane del grande santuario spagnolo hanno suonato a lutto durante tutta la cerimonia funebre di Giovanni Paolo II. Sia a Santiago che a Pontevedra si sono svolte cerimonie solenni per il Papa defunto, mentre un’altra ci sarà domani a La Coruna.

 

Oggi, bandiere a mezz’asta in segno di lutto anche sul quartier generale della Nato a Bruxelles.

 

Lunedì prossimo il Parlamento europeo commemorerà formalmente Papa Giovanni Paolo II, in occasione dell’apertura della sessione plenaria di aprile a Strasburgo.

 

Anche in Asia, dove i cattolici sono una minoranza, la scomparsa di Giovanni Paolo II ha suscitato forte commozione nella popolazione. Questa mattina in chiese, raduni all’aria aperta, a casa o a lavoro, decine di milioni di persone hanno seguito i funerali del Pontefice. Nelle Filippine, a Manila, nel parco Luneta, dove nel 1995 in occasione del suo viaggio il Papa celebrò una Messa, le persone hanno seguito la cerimonia funebre attraverso quattro maxischermi. Anche nel Vietnam, in Corea del sud, in Giappone e in Australia i fedeli si sono riuniti per condividere questo momento.

 

Nonostante la lontananza, geografica e culturale, il Giappone ha partecipato con profonda commozione ai funerali di Giovanni Paolo II. La celebrazione funebre è stata trasmessa in diretta televisiva dalla rete pubblica “NHK” in collaborazione con la BBC, cosa che in Giappone non era mai avvenuta prima d’ora. Da oggi a domenica prossima in tutte le cattedrali del Paese saranno celebrate Messe di commemorazione del Pontefice. La nunziatura apostolica del Vaticano a Tokyo ha messo a disposizione dei fedeli fino a questa mattina il libro delle condoglianze: più di 2000 persone vi hanno apposto la loro firma, insieme con messaggi, parole d’affetto e riflessioni in ricordo del Santo Padre.

 

Nella stessa Cina molti cattolici piangono per la scomparsa di Giovanni Paolo II, nonostante nei media cinesi oggi non compaia la notizia dei funerali. Alla “Cattedrale del Sud” di Pechino numerosi fedeli si sono riuniti per una Messa mattutina. Un responsabile di una chiesa a Shanghai ha dichiarato che “una Messa sarà detta per il Papa sabato mattina”.

        

In Messico i funerali del Papa sono stati trasmessi in diretta dalla televisione messicana.

 

In Cile, dalle 20.00 di ieri sera ora locale, si è celebrata una veglia funebre in onore del Papa. La cerimonia si è svolta ai piedi della vergine del Cerro San Cristobal, da dove Wojtyla aveva iniziato la sua visita in Cile e impartito una benedizione speciale al popolo cileno. Mentre a Roma iniziavano i funerali del Pontefice, a Santiago era ancora l’alba, ma numerosissimi fedeli si sono riversati nelle piazze per seguire in diretta la solenne Messa delle esequie.

 

Il governo nigeriano ha disposto che oggi, giorno dei funerali di Giovanni Paolo II, tutte le bandiere degli edifici pubblici siano a mezz’asta in segno di lutto per la scomparsa del Pontefice.

 

                  

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24 ORE NEL MONDO

8 aprile 2005

 

- A cura di Amedeo Lomonaco -

 

Attentato in Egitto: l’esplosione di una bomba al Cairo, nel suk di Khan El Khalili, ha provocato la morte di tre persone. Le vittime sono una donna francese, un americano e un uomo non identificato. L’attacco è stato condotto ieri sera nel ‘Vicolo degli Ebrei’, di fronte alla millenaria moschea di ‘Al Azhar’. Il primo ministro egiziano, Ahmed Nazif, ha convocato e partecipato ad una riunione di urgenza per esaminare la situazione. L’Egitto è stato sconvolto, tra il 1992 ed il 1997, da un’ondata di attacchi compiuti dagli integralisti della ‘Jamaa Islamiya’. L’ultimo attentato risale allo scorso 7 ottobre quando l’esplosione di una bomba nei pressi dell’albergo Hilton di Taba, al confine fra Egitto e Israele, provocò la morte di 34 persone.

 

Continua a delinearsi l’assetto politico dell’Iraq: Ibrhaim Al Jaafari è stato designato nuovo primo ministro. Sciita, leader del partito ‘Dawa’ e grande oppositore del regime di Saddam Hussein, Al Jaafari sarà ora chiamato a formare il nuovo governo. E’ il primo premier iracheno ad essere eletto democraticamente negli ultimi 50 anni. L’incarico gli è stato conferito dal presidente, il curdo Jalal Talabani, che ieri ha giurato di fronte al Parlamento. Nel suo discorso di investitura, Talabani ha proposto  un’amnistia per i ribelli. “Occorre trovare una soluzione politica e pacifica con gli iracheni che si sono fatti fuorviare dal terrorismo”, ha spiegato il capo di Stato iracheno. Il primo ministro italiano, Silvio Berlusconi, ha ribadito, intanto, che il ritiro del contingente italiano dall’Iraq potrebbe iniziare a settembre.

 

Almeno 70 ribelli e decine di soldati uccisi. Negli scontri avvenuti nei giorni scorsi nello Yemen tra miliziani e militari nella provincia nord occidentale di Saada. Lo riferiscono fonti tribali aggiungendo che diversi soldati yemeniti sono stati uccisi dopo essere stati paracadutati sulle montagne di fronte ai bastioni dei ribelli a Ramazat e a Wadi Noushour.

 

Il Consiglio di sicurezza dell’ONU ha approvato ad unanimità l’apertura di un’inchiesta internazionale sull’omicidio dell’ex premier libanese Hariri, ucciso lo scorso 14 febbraio in un attentato. La risoluzione è stata promossa da Stati Uniti, Francia e Regno Unito. Il governo di Beirut si è impegnato a cooperare con la commissione delle Nazioni Unite. Le truppe siriane e gli agenti dei servizi segreti di Damasco hanno cominciato, intanto, l’ultima fase del loro ritiro dal Paese dei cedri. Il rimpatrio si concluderà il prossimo 30 aprile.

 

Sono ore di grande tensione a Gerusalemme: la polizia israeliana ha limitato l’accesso alla spianata delle moschee per motivi di sicurezza. La destra nazionalista israeliana ha confermato, inoltre, l’intenzione di voler organizzare domenica prossima un ingresso di massa nella spianata dove si trova la moschea ‘Al Aqsa’, uno dei luoghi più sacri all’Islam. In questa stessa area sorgeva, duemila anni fa, il Tempio di Gerusalemme. Sul terreno si registrano nuovi episodi di violenza: una granata lanciata dal nord della Striscia di Gaza verso il deserto di Negev, nella parte occidentale di Israele, ha interrotto il periodo di ‘tregua’ concordato lo scorso 17 marzo dalle diverse fazioni palestinesi. Al momento non si ha notizia di vittime. Un ufficiale della polizia palestinese, Bashar Marsud, è stato poi ucciso a Gaza da uomini armati.

 

In Kirghizistan, nuovo rinvio della cerimonia formale di dimissioni del deposto presidente Askar  Akayev. Il Parlamento di Bishkek continua ad essere impegnato in dibattiti sulle garanzie di immunità previste dalla Costituzione per il capo dello Stato. Akayev ha presentato lo scorso 4 aprile le proprie dimissioni con un documento sottoscritto nell’ambasciata del Kirghizistan a Mosca. Il Parlamento kirghizo ha rinviato intanto, a tempo indefinito, la data delle elezioni presidenziali in attesa del completamento della procedura di dimissioni. La consultazione era stata inizialmente fissata per il prossimo 26 giugno.

 

In Nepal i soldati hanno ucciso almeno 18 guerriglieri maoisti dopo che gli insorti hanno attaccato, la scorsa notte, una base militare nel distretto occidentale di Rukhum. Lo ha dichiarato un ufficiale dell’esercito. Nel Paese asiatico, intanto, decine di oppositori al re sono stati arrestati durante manifestazioni anti-monarchiche. Secondo la polizia, i fermati sono 70. Fonti locali hanno detto, invece, che le persone arrestate sono più di 200.

 

Il Tibet è stato scosso da un terremoto di magnitudo 6,5 della scala Richter. Il sisma, con epicentro in un’area vicina al confine con il Nepal, non ha provocato vittime. Il Tibet è colpito frequentemente da forti terremoti causati dalla collisione delle placche continentali indiana e asiatica.

 

“Tutti i corrotti a casa e nuove elezioni politiche subito”. Sono le richieste di migliaia di mongoli che contestano il governo nato dal voto del 2004. Le manifestazioni si sono moltiplicate, nelle ultime settimane, nella capitale Ulan Bator: insegnanti, commercianti e disoccupati hanno sfilato fino alla sede del Parlamento.

 

Aperti stamani i seggi per le elezioni presidenziali nello Gibuti, piccolo Stato africano abitato da 700 mila abitanti in stragrande maggioranza musulmani. Alla tornata elettorale si presenta un solo candidato, il presidente uscente Ismail Omar Guelle. L’opposizione ha chiesto di boicottare la consultazione denunciando la mancanza di trasparenza, il controllo del sistema dei media da parte del governo e l’arresto di molti dissidenti. Un recente rapporto del Dipartimento di Stato americano ha criticato, inoltre, l’esecutivo di Gibuti “per gravi abusi ai diritti umani”. Gibuti occupa una posizione strategica nel Corno d’Africa: si trova alla congiunzione tra Mar Rosso e Golfo di Aden. Gli Stati Uniti hanno a Gibuti la loro base per le operazioni antiterrorismo nella zona.

 

Il Consiglio dei ministri italiano ha deciso di inviare 220 militari in Sudan nell’ambito della missione ONU in Darfur. “Tenuto conto degli aspetti umanitari della missione delle Nazioni Unite – si legge in un comunicato del Consiglio dei ministri – il governo ha ritenuto opportuno che anche l’Italia partecipi con un proprio contingente”. La risoluzione 1590 del Consiglio di sicurezza dell’ONU, adottata lo scorso 24 marzo, prevede l’invio in Sudan di un contingente internazionale di 10 mila caschi blu per vigilare sull’attuazione dei recenti accordi di pace sottoscritti a Nairobi.

 

Comincerà il prossimo 14 aprile il disarmo in Costa d’Avorio. Lo ha dichiarato il presidente ivoriano, Laurent Gbabo, dopo l’accordo firmato mercoledì scorso a Pretoria tra le forze governative ed i ribelli. Per il raggiungimento dell’intesa è stata fondamentale la mediazione del Sudafrica.

 

La Commissione europea ha deciso di stanziare 22,5 milioni di euro per aiutare le vittime del conflitto ceceno. Il finanziamento sarà destinato ai gruppi vulnerabili del centro e del sud della Cecenia, agli abitanti dell’Inguscezia e della Repubblica del Daghestan. L’assistenza prevista dall’Unione Europea assicurerà alla popolazione cibo, acqua e servizi sanitari.

 

L’ONU ha proposto di assegnare alla Repubblica di Macedonia il nome ufficiale di “Repubblica di Macedonia – Skopje”. Lo ha annunciato il ministro greco degli Affari Esteri, Pétros Molyviatis.

 

Il partito indipendentista basco, Batasuna, ha annunciato il ritiro delle sue liste dalle elezioni regionali basche del prossimo 17 aprile. Batasuna è stato dichiarato fuorilegge in Spagna perché considerato l’ala politica dell’organizzazione terroristica Eta.

 

Sono gravi le condizioni di salute del principe Ernst August di Hannover, marito di Carolina di Monaco. Lo rendono noto fonti del palazzo reale. Il marito della primogenita di Ranieri di Monaco è ricoverato da lunedì scorso in un ospedale monegasco. Tutto il principato di Monaco si fermerà, intanto, per i funerali del principe Ranieri, previsti il prossimo 15 aprile nella cattedrale di Montecarlo. Scuole, uffici pubblici e attività commerciali resteranno chiusi in segno di lutto.

 

 

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