RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno XLIX n. 241 - Testo della trasmissione di lunedì 29 agosto 2005

 

 

Sommario

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

Rispondere alle necessità dei diseredati deve essere una priorità: così Benedetto XVI al nuovo ambasciatore dell’Ecuador ricevuto stamane per la presentazione delle Lettere credenziali

 

Si e’ svolto in un clima di amore per la Chiesa e di desiderio di arrivare alla  perfetta comunione  l’incontro tra il Papa e il Superiore Generale della “Fraternità San Pio X”,  mons. Bernard Fellay

La fede non è la semplice adesione ai dogmi, ma la continua ricerca del volto di un Dio sempre nuovo nella sua infinitezza: le parole del Papa ieri all’Angelus commentate dal Provinciale degli Agostiniani in Italia, padre Pietro Bellini

 

OGGI IN PRIMO PIANO:

Oggi la Chiesa ricorda il martirio di San Giovanni Battista: esattamente un anno fa Giovanni Paolo II dedicava l’Angelus domenicale al profeta ucciso  per aver detto la verità davanti ai potenti. La riflessione di padre Bernardo Cervellera

 

Il dibattito sulla Costituzione irachena in vista del referendum del 15 ottobre. Ai nostri microfoni mons. Philip Najim e Erfan Rashid

 

Un bilancio del Meeting di Rimini che si è svolto sul tema della libertà. Con noi Sandro Ricci

 

Convegno sul dialogo tra indù e cristiani. Intervista con mons. Felix Machado

 

Al festival delle Nazioni di Città di Castello il compositore polacco Krzysztof Penderecki ha diretto l’orchestra di Vilnius. Ce ne parla lo stesso Maestro

 

CHIESA E SOCIETA’:

Si aprirà il 4 settembre ad Assisi il “IX simposio intercristiano sull’Eucaristia”

 

“L’Honduras vive un genocidio giovanile”. E’ la denuncia di mons. Rómulo Emiliani Sanchèz

 

India: sciopero della fame di circa 4.500 minatori di uranio che reclamano aumenti salariali

 

Non dimenticate Timor Est, tra i Paesi più poveri del mondo: l’appello di Kofi Annan

 

Per l’AGESC in Italia non è riconosciuto il diritto delle famiglie ad educare liberamente i figli

 

24 ORE NEL MONDO:

L’uragano Katrina avanza su New Orleans. Incalcolabili i danni sull’area colpita, mentre l’emergenza fa schizzare il petrolio a quasi 71 dollari al barile

 

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

29 agosto 2005

 

PACE, BENESSERE, PROSPERITA’ E SVILUPPO INTEGRALE:

 E’ QUANTO BENEDETTO XVI  AUGURA ALL’ECUADOR.

NEL DISCORSO AL NUOVO AMBASCIATORE,

 RICEVUTO A CASTEL GANDOLFO PER LE LETTERE CREDENZIALI, BENEDETTO XVI

RICORDA POVERTÀ, EMARGINAZIONE E LE SOFFERENZE DELL’EMIGRAZIONE.

 

Pace, benessere, prosperità, sviluppo integrale: è quanto augura il Papa all’Ecuador, nel discorso al nuovo ambasciatore del Paese latino americano ricevuto stamane a Castel Gandolfo per la presentazione delle lettere credenziali. Al signor Francisco Salazar Alvarado, Benedetto XVI esprime l’apprezzamento per lo svolgimento del medesimo incarico già dal 1984 al 1988. Il servizio di Fausta Speranza:

 

***********

Rispondere alle necessità di tanti diseredati è priorità fondamentale. Così il Papa ricorda quanti soffrono in Ecuador, sottolineando che tra questi molti appartengono alle popolazioni indigene e che gran parte proprio di tali popolazioni sono vittime di povertà e emarginazione. E Benedetto XVI ricorda anche le necessità di base che vengono meno: educazione, salute e alloggio. A proposito della realtà sociale, sottolinea anche le difficoltà di quanti lasciano il Paese per un “legittimo desiderio” di migliori condizioni di vita, ricordando il dramma di allontanarsi dalla patria e in alcuni casi dai propri figli in tenera età. Sottolinea anche il bisogno di conservare, partendo, quelli che definisce i “ricchi valori culturali e religiosi” che  - dice – “formano il bagaglio con cui partono gli emigranti”.

 

Il Papa sottolinea come molti altri Paesi stiano vivendo problemi di ordine economico, sociale e politico. Per poi  ricordare che la parola chiave per affrontarli deve essere ‘solidarietà’. E qui ricorda l’insegnamento di Giovanni Paolo II per sollecitare tutti, cittadini di diversi strati sociali responsabili di diverse realtà politiche ed economiche, alla collaborazione e alla buona volontà: “per rendere possibile una continua azione dei governanti tra le sfide del mondo globalizzato”. Obiettivo – spiega – è il bene di tutti e di ciascuno. 

 

Nel corso dell’incontro, il Papa menziona due appuntamenti: uno del passato, quando ha partecipato nel 1978 come inviato straordinario al Congresso mariano nazionale a Guayaquil. E rammenta di aver potuto visitare le circoscrizioni ecclesiastiche di Cuenca, Ambato e brevemente Quito, e di aver toccato con mano “l’insieme di fede e di adesione alla Chiesa cattolica che caratterizzano il popolo ecuadoregno”. Nomina, poi, il Centenario, nel prossimo anno, del miracolo dell’immagine dell’Addolorata del Collegio di Quito. Un pensiero anche alla prima santa ecuadoregna, Mariana de Jesus. La sua statua – ricorda - sarà presto collocata in un posto stabilito nella Basilica di San Pietro.

************ 

 

 

SI E’ SVOLTO IN UN CLIMA DI AMORE PER LA CHIESA

 E DI DESIDERIO DI ARRIVARE ALLA  PERFETTA COMUNIONE

 L’INCONTRO TRA IL PAPA E IL SUPERIORE GENERALE DELLA “FRATERNITÀ SAN PIO X”,  MONS. BERNARD FELLAY

 

Benedetto XVI ha ricevuto questa mattina nel Palazzo Apostolico di CastelGandolfo il Superiore Generale della “Fraternità San Pio X”,  mons. Bernard Fellay, che ne aveva fatto richiesta. Il Papa era accompagnato dal cardinale Darío Castrillón Hoyos, presidente della Pontificia Commissione “Ecclesia Dei”.

 

“L’incontro – ha affermato  il direttore della Sala Stampa  vaticana  Joaquín Navarro-Valls - si è svolto in un clima di amore per la Chiesa e di desiderio di arrivare alla  perfetta comunione.  Sebbene consapevoli delle difficoltà, si è manifestata la volontà di procedere per gradi e in  tempi ragionevoli”.  Ricordiamo che la Fraternità Sacerdotale di San Pio X, è stata fondata dall’arcivescovo Marcel Lefebvre, morto il 25 marzo del 1991.

 

 

ALTRE UDIENZE

 

Il Papa, sempre a Castel Gandolfo,  ha  ricevuto oggi anche mons. Juan Guillermo López Soto, vescovo di Cuauhtémoc-Madera, in Messico, in visita "ad Limina".

 

 

IL CAMMINO DI FEDE ALLA SCOPERTA DEL VOLTO DI DIO

UN’ESPERIENZA CHE SI RINNOVA PER I CRISTIANI DI OGNI EPOCA:

UN COMMENTO ALLE PAROLE DI BENEDETTO XVI ALL’ANGELUS DI IERI

- Intervista con padre Pietro Bellini -

 

         Ricercare l’amore di Dio e adorarlo, attraverso Cristo, è una delle urgenze della pastorale contemporanea. La riflessione di Benedetto XVI, all’Angelus di ieri, scaturisce dai giorni trascorsi a contatto con i giovani della GMG di Colonia e dal confronto con i vescovi. Ieri, il Papa ha espresso concetti profondi sul cammino di fede dei credenti: un cammino, ha detto, che consente all’uomo di trovare ciò che cerca, ovvero un “Dio sempre nuovo nella sua infinitezza”. Un’esperienza che visse agli inizi del cristianesimo uno dei Padri della Chiesa, ricordato nella liturgia di ieri: Sant’Agostino. P. Pietro Bellini, superiore della Provincia agostiniana d’Italia spiega, nell’intervista di Alessandro De Carolis, l’importanza dell’insegnamento di Benedetto XVI:

 

**********

R. – Io credo che sia uno degli inviti particolarmente adatto all’uomo di oggi. Come dice Benedetto XVI, dove Dio non è riconosciuto e adorato come bene supremo, la dignità dell’uomo è messa a repentaglio. La storia recente, quella contemporanea, dà moltissime prove di questo fatto: dove Dio non ha il suo posto, non c’è posto neanche per la dignità dell’uomo.

 

D. – Il Papa è tornato anche su un punto ultimamente a lui piuttosto caro: il cri­stianesimo – ha detto – non è tanto un complesso di dogmi e di norme, ma un’esperienza e una scoperta sempre nuove. Il che è poi, in sostanza, ciò che attrae più i giovani...

 

R. – Sì. Io credo che la dignità dell’uomo consista nella somiglianza a Dio: l’essere fatto a somiglianza di Dio, come intelligenza e come volontà, come capacità di scoprire e come capacità di amare. Io credo che sia particolar­mente insito nel cuore di ogni uomo, particolarmente dei giovani, il deside­rio della scoperta. Anche le esigenze più profonde dell’esistenza umana, immancabilmente – come ci insegnano i grandi uomini e le grandi donne della storia – non può non terminare con la scoperta di Dio, in qualche modo.

 

D. – Quindi, è come dire che il dogma, che pure esiste e va rispettato, dev’essere visto in una luce più ampia...

 

R. – In un orizzonte più ampio, che è l’orizzonte completo dell’uomo. Credo che l’insoddisfazione generale dell’uomo di oggi, che non ha delle percezioni precise, deriva esattamente da quel “non potere” o “non volere” riuscire a scoprire la parte fondamentale dell’uomo che è la parte del mistero: ovvero, la natura umana stessa, in fondo al quale non può che trovarsi Dio.

 

D. – Uno dei modelli del cristiano che, come dice il Papa, è “contemporanea­mente uno che cerca e uno che trova”, è senza dubbio Sant’Agostino. Cosa racconta la sua esperienza, vissuta nei primi secoli della vita della Chiesa, ai giovani che ne hanno imboccato il Terzo Millennio?

 

R. – Credo che il cuore del giovane sia sempre lo stesso. Il cuore di Agostino gio­vane è il cuore dei giovani di oggi. Mi fa piacere Benedetto XVI che ha detto ieri: il cristiano è contemporaneamente uno che cerca e uno che trova. Ago­stino ha una bellissima preghiera che dice così: “Fa’, o Signore, che io Ti cerchi per trovarTi e trovato, che io Ti cerchi con sempre più desiderio”. Credo che questo desiderio dell’uomo di cercare, di trovare per ricercare an­cora, questa insaziabilità del cuore umano, renda giovane Agostino e lo renda attuale anche per l’uomo e soprattutto per i giovani di oggi.

**********

 

=======ooo=======

 

 

OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”

 

In prima pagina: “Cercare Cristo: l’incessante anelito dei credenti”: all’Angelus Benedetto XVI ricorda la straordinaria esperienza ecclesiale vissuta a Colonia per la GMG e ripropone la necessità di aiutare l’uomo di oggi a “riscoprire” il volto autentico  di Dio. Il discorso del Papa al nuovo Ambasciatore dell’Ecuador. L’inizio del ministero pastorale di Mons Stanislaw Dziwisz nell’Arcidiocesi di Cracovia.

 

Servizio vaticano –  “Gli zaini dei pellegrini colmi di gioia e ardore missionario”: l’eredità spirituale della XX Giornata Mondiale della Gioventù. 50.mo anniversario della morte del beato Card. Ildefonso Schuster, Arcivescovo di Milano.

 

Servizio estero –  Iraq: sulla Costituzione deciderà il referendum. Afghanistan: assassinato un candidato alle politiche. Medio Oriente: torna il terrore in Israele dopo il ritiro da Gaza. Egitto: dieci arresti per gli attentati a Taba e a Sharm el Sheikh.

 

Servizio culturale –  L’articolo di Ferdinando Montuschi: “Il suicidio: un fenomeno che impegna l’educazione”.

 

Servizio italiano –  Puglia: protesta tragica degli agricoltori. Un morto e alcuni feriti. Traffico: drammatico fine settimana.  Conclusa la manifestazione riminese: “Sarà ispirato alla ragione come esigenza d’infinito il tema del Meeting 2006”.

 

 

 

 

=======ooo=======

 

 

 

OGGI IN PRIMO PIANO

29 agosto 2005

 

Oggi la chiesa ricorda il martirio di san giovanni Battista.

Un anno fa giovanni paolo II ribadiva che il sangue immolato

per la verità e la giustizia è segno della santità della chiesa.

Il pontefice ricordava inoltre come in alcune parti del mondo

i cRedenti pagano la loro adesione a cristo e alla chiesa

- Intervista con padre Bernardo Cervellera -

 

Oggi, 29 agosto, la Chiesa fa memoria del martirio di San Giovanni Battista che “rese a Dio la suprema testimonianza del sangue immolando la sua esistenza per la verità e la giustizia”. Fu infatti decapitato per ordine di Erode, al quale aveva osato dire che non gli era lecito tenere la moglie di suo fratello. Esattamente un anno fa, a Castel Gandolfo, all’Angelus, Giovanni Paolo II, richiamandosi a questo martirio, aveva ricordato come in alcune parti del mondo i credenti “continuano ad essere sottoposti a dure prove per l’adesione a Cristo”. Il Pontefice aveva inoltre richiamato tutti a vivere nella propria quotidianità il Vangelo senza compromessi. Ma qual è il valore del martirio di Giovanni Battista? Eugenio Bonanata lo ha chiesto a padre Bernardo Cervellera, direttore dell’Agenzia “AsiaNews”:

 

**********

R. – Giovanni Battista, veramente, è il simbolo dei martiri ma soprattutto è il simbolo dei missionari, perché Giovanni Battista è il precursore di Gesù e quindi tutto il mondo cristiano, cattolico vede in lui l’immagine di colui che prepara la via al Signore. Mi ricordo, una volta, uno studente cinese mi ha detto: “Io e i miei amici della mia comunità di Pechino siamo come Giovanni Battista: prepariamo la via al Signore in una società che non crede, che certe volte ostacola addirittura la fede cristiana”.

 

D. – Guardando alla società attuale, appunto: quali sono oggi le difficoltà maggiori che il credente incontra per vivere senza eccezioni il Vangelo?

 

R. – Ci sono molti Paesi in cui non c’è libertà religiosa, in cui c’è molta fatica da parte dei credenti e questi sono spesso soppressi, imprigionati proprio a causa della loro fede. Nei Paesi in cui c’è libertà religiosa, invece, il martirio è più un disprezzo da parte della mentalità ufficiale o dell’opinione pubblica: se uno è un cristiano viene preso in giro, oppure se una madre ha più figli viene guardata se non con disprezzo, però con sufficienza ... Oppure, un aspetto anche molto importante è la malattia, cioè le persone malate, le persone anziane che vivono le loro sofferenze nella fede sono considerate persone perdute, perché il mondo attuale, secolarizzato non sa il valore né dell’anzianità né della malattia. Nelle società occidentali c’è anche un altro aspetto che ci viene ricordato da Giovanni Battista. Giovanni Battista ha detto, di fronte al potere di allora, re Erode: “Non ti è lecito avere questa donna”, cioè gli ha detto la verità. Ecco, uno dei martiri tipici della società occidentale è appunto quando si dice la verità nei confronti del potere. Si è subito perseguitati, tanto che certe volte i cristiani rischiano di tacere la verità pur di avere una vita tranquilla.

 

D. – Comunque, tuttora, in diverse parti del mondo i credenti pagano la loro adesione a Cristo. Guardando lo scenario internazionale, vuole farci qualche esempio?

 

R. – L’esempio secondo me più importante, che proprio è molto simile a quello di Giovanni Battista che venne ucciso nel silenzio, nel sotterraneo semplicemente per lasciare in festa Erode e Salomè, è l’esempio di due vescovi cinesi che da sei-sette anni sono scomparsi e nessuno ne sa niente. Proprio allo stesso modo con cui è avvenuto con Giovanni Battista. Per Giovanni Battista, almeno ci sono stati i discepoli che hanno chiesto il suo corpo! Altri esempi sono, secondo me, dall’Arabia Saudita: in Arabia Saudita c’è stato un inasprimento del controllo perché appunto non vengano introdotte Bibbie, Rosari, non si preghi, tanto che i cristiani adesso hanno molta paura addirittura a radunarsi!

**********

 

 

IL FUTURO DELLA COSTITUZIONE DELL’IRAQ IN MANO AI SUNNITI,

A UN MESE E MEZZO DAL REFERENDUM DEL 15 OTTOBRE

- Intervista a mons. Philip Najim ed Erfan Rashid -

 

Il destino della Costituzione irachena è nelle mani dei sunniti, l’unico gruppo a non aver ancora firmato la bozza. Stamattina a Tikrit, città natale di Saddam Hussein, molti di loro hanno protestato contro il testo. Più possibilista, invece, il portavoce del Partito islamico iracheno – una delle maggiori forze politiche sunnite – che non ha escluso un appoggio alla Carta fondamentale, purché vengano apportati cambiamenti. Intanto, anche nelle ultime ore, si registrano violenze sul terreno: quindici iracheni sono stati giustiziati ieri da uomini armati dopo esser stati bloccati mentre a bordo di un veicolo percorrevano una strada desertica nella provincia ribelle di Al-Anbar. Lo ha comunicato stamani una fonte della polizia, sulla scorta di testimonianze oculari. Ma torniamo alla Costituzione, con il commento del giornalista sunnita Erfan Rashid, intervistato da Andrea Sarubbi:

 

**********

R. – Questo non è un testo definitivo, bensì una bozza che dovrà essere comunque sottoposta alla discussione dell’Assemblea nazionale che da qui fino al 15 ottobre, giorno del referendum, avrà tempo sicuramente di modificare, limare e ottimizzare. La cosa più importante in tutto questo processo è comunque il coinvolgimento dei sunniti che si sono chiamati fuori dalle elezioni del 20 gennaio scorso. La maggior parte dei loro esponenti ieri hanno dichiarato che nonostante il dissenso nei confronti dell’articolo 3, che riguarda il federalismo e il carattere arabo dello Stato iracheno, loro hanno dichiarato che comunque parteciperanno alle prossime elezioni. Questo è un passo positivo nonostante tutto il dissenso.

 

D. – Quindi potrebbe essere fattibile un accordo in tempi brevi ...

 

R. – Mi preme dire una cosa, in questa occasione: che il mondo attende dagli iracheni – sunniti, sciiti, curdi, turkomanni e tutti coloro che fanno parte della società composita irachena – un miracolo compiuto con la bacchetta magica. Ma io non credo che esista una Costituzione al mondo che sia stata approvata fin dalla prima bozza preparata da un Comitato di redazione. Ovvio che ci saranno dissensi, ovvio che ci saranno punti da discutere, da approfondire, da rifiutare anche: perché questo è il diritto e la democrazia di un Paese composito come quello iracheno. Ci sono dei problemi molto più importanti da affrontare, come trasformare questa Costituzione in una realtà!

 

D. – Ecco, a proposito di questo, di cosa ha bisogno l’Iraq per diventare una vera democrazia?

 

R. – Specialmente per quello che riguarda i diritti delle minoranze, i diritti delle donne, la libertà di parola, il diritto all’organizzazione politica, l’organizzazione dello Stato, l’indipendenza della magistratura che è un pilastro importante dello Stato di diritto: tutte queste cose vanno affrontate e non nei termini di ‘sunniti contro sciiti’, ‘curdi contro turkomanni’ e viceversa!

**********

 

E l’approvazione della Costituzione è un passaggio importante anche per  la comunità caldea dell’Iraq. Lo sottolinea mons. Philip Najim, procuratore del Patriarcato caldeo presso la Santa Sede, al microfono di Emer McCarthy:

 

**********

R. - Questa Costituzione è molto importante, specialmente per i cristiani che formano una comunità cospicua in Iraq; quella cristiana è una comunità antica, nel senso che questi cristiani sono nativi del Paese, non vengono dall’estero. Hanno quindi il diritto di essere considerati, di godere di questi diritti per poter partecipare alla costruzione del nuovo Iraq. Quindi, la Costituzione deve essere il garante, a protezione dei diritti di questi gruppi etnici minori in Iraq. La comunità caldea è una Chiesa antica irachena, nata proprio in Iraq, ed è per questo deve essere presa in considerazione e deve essere rispettata nella sua partecipazione al futuro dell’Iraq. Quello che manca oggi è la sicurezza, la tutela del popolo iracheno: se non ci sarà sicurezza, non potremo mettere in pratica e vivere questa nuova Costituzione!

**********

 

 

UN BILANCIO DEL MEETING CHE QUEST’ANNO HA RIFLETTUTO SULLA LIBERTA’

- Con noi il direttore del Meeting Sandro Ricci -

 

Anche quest’anno tante presenze e attenzione al Meeting per l’amicizia fra i popoli, che si è chiuso sabato a Rimini. Organizzato da Comunione e Liberazione, nell’edizione 2005 il Meeting ha voluto riflettere sulla libertà. “Solo Gesù rende liberi” ha scritto Benedetto XVI nel messaggio  inviato la scorsa settimana a Rimini. Come è stato trasmesso questo? Debora Donnini ne ha parlato con Sandro Ricci, direttore del Meeting:

 

**********

R. – Il Meeting lo ha fatto attraverso la presentazione di tante esperienze, cioè di persone che tentano di vivere già in atto questa libertà. Una libertà che non è costituita dal fare ciò che si vuole, ma che è fatta di un’adesione, di una capacità di stare di fronte alla realtà cogliendone gli aspetti più profondi e più veri, cioè quelli del rapporto con l’Infinito.

 

D. – C’è stato un incontro molto seguito: quello con Giuliano Ferrara che ha detto di non aver trovato nel mondo comunista e liberale tanto amore per la libertà quanto nel mondo ‘oscurantista’ e ‘fideista’ cattolico. Parole importanti, vi hanno colpito?

 

R. – Sì, ci hanno colpito e fanno parte di un rapporto veramente interessante che si è aperto con questo mondo di laici. E’ un rapporto fatto non tanto di semplici convenevoli o adesioni, ma fondato su un affrontare in modo ragionevole la realtà.

 

D. – In questo Meeting si è parlato di relativismo, con il discorso di Pera; di identità dell’Europa, di sussidiarietà, di rapporti con l’islam ... Qual è il rapporto di tutti questi incontri con la libertà?

 

R. – Diciamo che fa parte appunto del tentativo che volevano fare con questo Meeting, cioè di far capire che la libertà non è semplicemente qualcosa su cui riflettere, ma è un’esperienza. E’ fare esperienza della libertà che ci fa capire cosa essa sia. Da questo punto di vista, l’invito a tante personalità, anche di estrazioni culturali, ideologiche e politiche diverse, è proprio all’interno di questa logica: noi ci sentiamo liberi perché abbiamo la possibilità di aderire ad una presenza, ad un fatto così significativo ed importante come la presenza di Cristo, che ci fa essere davanti ad ogni aspetto della realtà capaci di coglierne l’aspetto positivo o, criticamente, gli aspetti negativi, senza però una chiusura ideologica che ci renderebbe appunto più difficoltoso questo rapporto.

**********

 

 

INDU’ E CRISTIANI A CONFRONTO IN INDIA SUL DIALOGO INTERRELIGIOSO

NEL MAGISTERO DI GIOVANNI PAOLO II

- Intervista con mons. Felix Machado -

 

La sfida del dialogo tra cristiani ed indù, di fronte alla minaccia della violenza. Se ne è parlato in questi giorni a Bombay, in India, dove ieri si è concluso un convegno di due giorni sul “Contributo di Giovanni Paolo II al dialogo interreligioso”, promosso da una delle più prestigiose università indù, la K. J. Somaiya Bharatiya Sanskriti Peetham. L’appuntamento - nato con l’obiettivo di abbattere il muro di diffidenza che ancora divide le due comunità nel Paese asiatico - era stato preceduto da un altro simposio su “Religione e secolarismo”: una riflessione sul diverso approccio che indù e cristiani danno alla materia. Sull’importanza di questi incontri, ecco il parere di mons. Felix Machado, sottosegretario del Pontificio Consiglio per il Dialogo interreligioso, al microfono di Philippa Hitchen:

 

*********

R. – E’ importante perché non ci sono molte notizie di un dialogo indù-cristiano. L’induismo rappresenta la terza grande religione del mondo ed è quindi necessario per la Chiesa anche un dialogo chiaro, un dialogo positivo tra gli indù ed i cristiani e, dunque, questa iniziativa mi sembra essere molto particolare. Dopo la morte di Giovanni Paolo II, gli induisti - proprio per il loro amore, per il loro affetto e per la loro ammirazione per Karol Wojtyla – hanno pensato di affrontare il tema “Giovanni Paolo II: il suo contributo al dialogo interreligioso”.

 

D. – Indubbiamente i rapporti tra induisti e cristiani sono molto migliorati, soprattutto sotto Giovanni Paolo II. Ma secondo lei un convegno a questo livello accademico cosa può fare per migliorare i problemi e le vere tensioni che esistono tra queste due comunità a livello locale?

 

R. – E’ vero che la verità della Chiesa cattolica non è realmente conosciuta e diffusa. E questo perché vengono promulgate delle notizie non vere fra la gente semplice, promossa dai gruppi fondamentalisti. Un convegno come questo potrebbe quindi offrire alla gente una vera informazione e cioè che indù e cristiani non sono in conflitto fra loro e che sono in realtà amici e vogliono intendersi e collaborare insieme per promuovere la pace e l‘armonia nel mondo. La Chiesa cattolica ha sempre offerto il dialogo in risposta agli attacchi che i fondamentalisti indù hanno rivolto alla Chiesa, rimanendo sempre fedele al Vangelo di Gesù Cristo. La Chiesa cattolica non ha risposto alla violenza compiuta dai fondamentalisti con altra violenza, ma ha sempre offerto in risposta amicizia, perdono, dialogo interreligioso. Questo convegno è un ulteriore segno per affermare tutto questo.

***********

 

 

AL FESTIVAL DELLE NAZIONI DI CITTA’ DI CASTELLO IL COMPOSITORE POLACCO

 KRZYSZTOF PENDERECKI HA DIRETTO L’ORCHESTRA DI VILNIUS

- Intervista con il Maestro -

 

Krzysztof Penderecki è il più grande compositore polacco vivente, e la sua musica è parte integrante della storia e della vita religiosa in Polonia. In questi giorni ha diretto l’Orchestra di Vilnius al Festival delle Nazioni di Città di Castello, in corso in Umbria: un festival che quest’anno ha voluto dedicare un omaggio particolare al 25° anniversario della nascita del sindacato polacco Solidarnosc. Penderecki, nella Chiesa di San Domenico, ha presentato alcuni suoi componimenti e pagine di Mozart, Boccherini e Dvrorak. A.V. ha intervistato il maestro:

 

**********

(musica)

 

D. – Maestro Penderecki, la storia recente della Polonia innerva la sua più importante composizione sacra, il Requiem polacco…

 

R. – ONE MOVEMENT…

Un tempo è dedicato alla Rivolta di Varsavia, un altro alle vittime di Katin, dove i russi del KGB uccisero 15 mila ufficiali polacchi ed anche un mio zio. Poi un movimento è dedicato a San Massimiliano Kolbe, che offrì la sua vita per un prigioniero ad Auschwitz: quindi è molto connesso con la storia polacca. Solidarnosc è stato molto importante per tutti noi. Così nell’80 Lech Walesa mi chiese di scrivere un pezzo dedicato ai lavoratori assassinati nel 1970 dai comunisti: e ho scritto “Lacrimosa”. Poi morì il cardinale Wyszynski, una persona molto importante dopo la guerra e così per il suo funerale ho scritto “Agnus Dei” ed ora con la morte di Papa Wojtyla, ho deciso di aggiungere un ulteriore movimento al Requiem “Adagio in memoriam”. Poiché l’intero Requiem è ricco di momenti corali e solistici, questa nuova parte sarà meditativa. La sto scrivendo proprio ora.

 

D. – Lei ha scritto principalmente musica sacra, qual è stata la sua ispirazione?

 

R. – IT’S A TRADITION…

E’ una tradizione di famiglia. Mi ricordo – eravamo nel ’39 – che dovevamo lasciare la nostra casa e ci trasferimmo in campagna. Non potemmo portare molte cose con noi: c’era solo un piccolo carro trainato da cavalli. Ma mio nonno prese un libro, la Bibbia. Questo unico libro è sopravvissuto dalla biblioteca. Primo, dunque, il senso di continuità della tradizione e poi più tardi della tradizione della musica sacra. Come si può scrivere musica sacra senza Palestrina, Orlando Di Lasso e Bach? Sono le radici della musica. Un paio di secoli di storia della musica sacra di cui volevo esser parte, cominciando a comporre. Adesso sto lavorando alla Passione secondo Giovanni. E’ tutta la mia vita!

 

D. – Sotto il regime comunista in Polonia, la musica sacra era censurata?

 

R. – POLAND IS VERY CONNECTING…

“La Polonia è molto collegata alla religione e qui non hanno potuto fare quanto attuarono in Russia, Cecoslovacchia, Bulgaria o in altri Paesi dell’area sovietica. Ma alle orchestre di Stato non era permesso eseguire musica sacra e così, a volte, suonavano nelle Chiese, dove non erano sotto controllo.

 

(musica)

**********

 

=======ooo=======

 

 

CHIESA E SOCIETA’

29 agosto 2005

 

SI APRIRA’ IL 4 SETTEMBRE AD ASSISI IL “IX SIMPOSIO INTERCRISTIANO SULL’EUCARISTIA”. AD INAUGURARE IL CONVEGNO SARA’ mons. Giovanni Spitèris,

vescovo di CorfU’

 - A cura di padre Egidio Picucci -

 

ASSISI. = Prosegue ad Assisi il dialogo tra cattolici ed ortodossi, avviato da circa venti anni tra l’Istituto francescano di spiritualità della Pontificia Università Antonianum di Roma ed il Dipartimento di Teologia della Facoltà teologica dell’Ateneo Aristotele di Tessalonica. Infatti, si terrà proprio nella cittadina umbra dal 4 al 7 settembre, il IX Simposio Intercristiano. Il tema dell’incontro, L’Eucaristia nella tradizione orientale ed occidentale con speciale riferimento al dialogo ecumenico”, è stato suggerito dall’Anno dell’Eucaristia che sta celebrando la Chiesa cattolica. Ad aprire ed illustrare il Simposio sarà mons. Giovanni Spitèris, vescovo di Corfù, poi sarà la volta di 6 professori cattolici e 6 ortodossi. Al convegno, che si tiene  ogni due anni ed alternativamente in Italia ed in Grecia, parteciperanno mons. Ignazio, Metropolita di Dimitrìada ed Almìros, mons. Fortino, sottosegretario del Pontificio Consiglio per la Promozione e l’unità dei cristiani, mons. Padovese, Vicario Apostolico dell’Anatolia e mons. Paul Yazigi, Metropolita di Aleppo e Alessandretta. Per l’occasione, sono previsti messaggi di Benedetto XVI e del Patriarca ecumenico, Bartolomeo I, più due celebrazione ecumeniche, una nella Basilica di Santa Maria degli Angeli, l’altra nella cappella universitaria di Perugia. L’esperienza ha dimostrato che il contributo di questi simposi, nati dalla sensibilità ecumenica dei professori dell’Istituto francescano di spiritualità e da quella dei professori ortodossi dell’Università di Tessalonica, tutti laici, è stato oltremodo significativo ed efficace, come riconobbe più volte Giovanni Paolo II nei messaggi inviati per tale occasione.

 

 

“L’Honduras vive un genocidio giovanile”. Questa la dura denuncia

del responsabile del Dipartimento di Pastorale Giovanile della Conferenza dei Vescovi dell’Honduras, monS. Rómulo Emiliani SanchÈz

 

TEGUCIGALPA. = “Il nostro Paese, l’Honduras, sta vivendo un genocidio giovanile”. A lanciare questo preoccupante allarme è il responsabile del Dipartimento di Pastorale giovanile della Conferenza dei vescovi dell’Honduras, mons. Rómulo Emiliani Sanchèz, vescovo ausiliare di San Pedro Sula. In base ai dati citati dal presule, in Honduras più di 300.000 bambini abbandonano la scuola per lavorare e il 60% di questi chiede l’elemosina per le strade per guadagnarsi quel che serve a far mangiare la propria famiglia. “Una gioventù schiavizzata, ridotta al silenzio e addormentata fa prevedere un futuro deprimente in Honduras – ha sottolineato il vescovo - I bassi livelli di scolarizzazione, gli alti indici di dipendenze e di AIDS, la disoccupazione e la mancanza di famiglia, accanto alla morte violenta e alla migrazione forzosa verso gli Stati Uniti di migliaia di giovani minano le basi della nostra patria indebolendo la struttura sociale produttiva”. Mons. Sanchèz ha esortato a “prendere coscienza del fatto che il dramma sta aumentando e che bisogna investire le nostre migliori risorse umane nella formazione dell’infanzia e della gioventù dell’Honduras”. Il presule, inoltre, riconosce che ai vescovi “addolora come Chiesa contemplare questo irrazionale bagno di sangue che con una violenza demoniaca fa vittime soprattutto tra i giovani. Poliziotti, membri di bande, studenti, operai e contadini giovani vengono assassinati ogni giorno nel Paese”. Secondo alcuni organismi umanitari, ogni mese in Honduras vengono assassinati tra i 40 e i 50 giovani per motivi che nella maggior parte dei casi non vengono chiariti dalle autorità. “La nostra generazione e quelle precedenti hanno una colpa enorme per il fatto di non essersi preoccupate dei giovani. Il grande furto di risorse destinate al popolo che ha ingrossato i portafogli dei corrotti durante lunghi anni di impunità e l’incuria con cui è stata affrontata questa problematica ha dato come risultato ciò che stiamo vivendo: un mondo giovanile abbandonato e disorientato”, conclude il comunicato. (R.A.)

 

 

sciopero della fame dI CIRCA 4.500 Minatori di uranio nelle gallerie allagate DELL’INDIA. I LAVORATORI della zona di Jadugoda si sono calati

170 metri sotto terra per protestare contro IL MISERO STIPENDIO

 

Calcutta. = E’ ormai da due giorni che circa 4.500 minatori di uranio sono scesi a 170 metri sotto terra, nelle gallerie di 4 miniere allagate, ed hanno proclamato uno sciopero della fame. Motivo della protesta è lo scarso stipendio che non consente a questi lavoratori il giusto sostentamento. Migliaia di disperati minatori, infatti, hanno chiesto un aumento del 20% delle loro paghe. I lavoratori in sciopero hanno anche smesso di pompare acqua dai tunnel allagati e rischiano di venire sommersi. “Se gli ascensori di carico venissero coperti dalle acque – dice Ashok Kumar Sharma, il magistrato che opera nel distretto – gli uomini avrebbero molta difficoltà a risalire. Per la loro sicurezza abbiamo chiesto loro di continuare a pompare acqua”. La forza lavoro di miniere ed impianti è composta in prevalenza da tribali, pagati molto poco (anche per la media indiana) ed a rischio costante di malattie connesse alle radiazioni. Secondo la Jadugoda Organisation Against Radiation - organizzazione non governativa che opera contro le radiazioni – le esalazioni di uranio hanno ucciso dal 1994 circa 100 uomini, donne e bambini ed hanno causato malattie a decine di migliaia di tribali che vivono nei pressi delle miniere. Secondo R.V. Dubey, portavoce dell’UCIL (Uranium Corporation of India Limited), i lavoratori hanno rifiutato di obbedire all’ordine di tornare in superficie ed hanno ribadito che risaliranno solo dopo un’accettazione scritta delle loro richieste. “I nostri sforzi per convincerli a salire – dice Dubey – non hanno prodotto alcun risultato. Abbiamo provato a far scendere cibo ed acqua con i montacarichi ma li hanno rifiutati”. (R.A.)

 

 

“TIMOR EST NON VA DIMENTICATO”. QUESTO L’INVITO DEL SEGRETARIO GENERALE

DELLE NAZIONI UNITE KOFI ANNAN AL CONSIGLIO DI SICUREZZA, NEL RICORDARE

LA POSIZIONE DEL PAESE ASIATICO TRA LE 20 NAZIONI PIU’ POVERE DEL MONDO

 

DILI. = Timor Est ha ancora bisogno dell’aiuto internazionale e non può essere lasciata senza sostegno. Questo, da quanto si apprende dall’agenzia MISNA, il contenuto dell’ultimo rapporto del segretario generale delle Nazioni Unite, Kofi Annan, al Consiglio di sicurezza sulle condizioni della piccola nazione asiatica. Sebbene la situazione politica a Timor Est sia stabile e il Paese, divenuto formalmente indipendente solo tre anni fa, abbia fatto molti progressi, la nazione asiatica ha il tasso di crescita più basso dell’Asia ed è tra le 20 nazioni più povere del mondo. Dopo la secessione dall’Indonesia, che l’aveva invasa e annessa a metà degli Anni ’70, Timor Est deve ora affrontare la difficile sfida di costruire un’economia prospera e autosufficiente. L’incertezza in cui ancora versa la possibilità di sfruttare le risorse petrolifere e di gas naturale nei giacimenti marini davanti alle proprie coste (contese anche dalla vicina e più potente Australia), il forte tasso di disoccupazione e la progressiva riduzione di aiuti internazionali bilaterali e multilaterali, sono solo alcuni dei punti critici per la realizzazione del processo di ricostruzione del Paese. Tra maggio e giugno scorso, hanno lasciato Timor Est sia i “caschi blu” della missione ONU sia le forze d’intervento australiane dislocate sei anni fa. Restano a Dili 120 tra esperti e addestratori incaricati di assistere le autorità locali nello sviluppo del sistema amministrativo e nella formazione della polizia, e che dovrebbero anch’essi lasciare il Paese nel maggio del prossimo anno. (R.A.)

 

 

LE FAMIGLIE SONO LIBERE DI EDUCARE? QUESTA LA DOMANDA CHE IL COMITATOPER LA SCUOLA DELLA SOCIETA’ CIVILE HA RIVOLTO IN UN APPELLO CONSEGNATO

AL PARLAMENTO ED AL GOVERNO ITALIANO. IL DOCUMENTO E’ STATO SOTTOSCRITTO ANCHE DALL’ASSOCIAZIONE GENITORI SCUOLE CATTOLICHE

 

ROMA. = “In Italia non viene ancora riconosciuto il diritto naturale della famiglia di educare liberamente i propri figli. Questo diritto implica che la famiglia possa scegliere liberamente, senza condizionamenti economici, il sistema scolastico ritenuto più idoneo per i propri figli”. E’ questo, in sostanza, il contenuto dell’intervento del presidente nazionale dell’Associazione Genitori Scuole Cattoliche, Enzo Meloni, in occasione della presentazione dell’appello del Comitato per la Scuola della Società civile rivolto al Parlamento ed al governo italiano per interventi da realizzarsi nell’ultimo scorcio di legislatura. Il documento, firmato da rappresentanti delle associazioni di scuola statale e non statale e da illustri accademici, prende atto che il percorso di parità scolastica e di riforma dell’istruzione non è ancora stato portato a compimento. Nell’appello, infatti, viene sottolineato come nonostante le tante promesse inserite nei programmi di entrambi gli schieramenti elettorali, non sono seguite azioni adeguate e risolutive. “Noi ci aspettiamo – si legge nel documento – gli interventi riformatori che avevamo auspicato. Tuttavia, avendo come orizzonte la promozione del principio di sussidiarietà, siamo convinti si possano ancora realizzare i seguenti provvedimenti urgenti, per noi indifferibili: rifinanziamento e rafforzamento normativo nelle scuole paritarie del contributo per i genitori, risorse finanziarie per le scuole non statali e per l’integrazione di studenti disabili, formazione dei docenti, determinazione dei livelli delle prestazioni concernenti i diritti civili e sociali da garantire per tutta la nazione, abolizione del conferimento alle Regioni delle funzioni amministrative relative i contributi alle scuole non statali ed infine, approvazione del Decreto legislativo sul secondo ciclo di istruzione”. (R.A.)

=======ooo=======

 

 

24 ORE NEL MONDO

29 agosto 2005

 

- A cura di Alessandro Gisotti e Andrea Cocco -

 

L’uragano Katrina, uno dei più devastanti degli ultimi anni, si è abbattuto intorno alle ore 13.00 italiane sulle coste della Louisiana. Oltre un milione di cittadini americani avevano già abbandonato lo Stato. Ore di paura a New Orleans, città semideserta dopo l’evacuazione ordinata dalle autorità locali. L’uragano è stato declassato stamani a tempesta di forza 4, anche se i meteorologi non escludono che possa riprendere forza. La perturbazione era stata classificata uragano di forza 5, la massima possibile. Il nostro servizio:

 

**********

“Mettetevi in salvo, trasferitivi in luoghi sicuri”: l’appello del presidente degli Stati Uniti, Bush, esprime tutta la gravità dell’emergenza Katrina. New Orleans vive con crescente paura questo conto alla rovescia: la forza distruttiva dell’uragano si abbatterà sulla città simbolo della Louisiana intorno alle ore 16.00 italiane. Tuttavia, già da alcune ore la pioggia cade copiosa su tutta l’area e la forza dei venti è in costante aumento. D’altro canto, nonostante l’esortazione del presidente americano, circa centomila persone sono costrette a rimanere a New Orleans: 30 mila hanno trovato rifugio nel Superdome, il grande stadio coperto della città. L’uragano in arrivo dal Golfo del Messico ha già seminato morte e distruzione a Cuba: una decina di vittime ed 8 mila sfollati. Quando raggiungerà il suo apice, Katrina si potrebbe abbattere su New Orleans con venti a 300 chilometri orari, accompagnati da onde alte fino a sei metri. Distruttive per un città costruita due metri sotto il livello del mare. La protezione civile è pronta a intervenire ed ha predisposto cibo e medicinali per almeno cinque giorni. E le prime conseguenze negative sull’economia non si sono fatte attendere: la minaccia agli impianti petroliferi della Louisiana ha fatto impennare il prezzo del petrolio verso il nuovo record, sfiorando 71 dollari al barile.

**********

 

La Francia ha pubblicato, come preannunciato, la lista nera delle compagnie aeree a  rischio; cinque le compagnie vietate. La Direzione generale dell’aviazione di Parigi ha reso noto attraverso Internet l'elenco dei vettori non autorizzati a volare nel Paese per motivi di sicurezza.

 

La Corea del Nord ha proposto oggi di riprendere, il 12 settembre, i negoziati multilaterali sul suo programma nucleare. E’ quanto annunciato da un portavoce del ministero degli Esteri di Pyongyang, citato dall’agenzia ufficiale nordcoreana KCNA. Alle trattative partecipano, oltre alle due Coree, anche Stati Uniti, Russia, Cina e Giappone.

 

Ancora violenze in Medio Oriente: dopo l’attentato kamikaze messo a segno ieri a sud di Israele, due palestinesi sono rimasti uccisi oggi nei pressi di Nablus, a seguito di un'esplosione di cui ancora non sono note le cause. Prosegue intanto la visita nell’area del rappresentante per la politica estera dell’Unione Europea, Javier Solana, che ieri ha incontrato il ministro degli Esteri israeliano, Shalom. Oggi a Gaza è previsto l’incontro con il presidente dell'Autorità Palestinese, Abu Mazen, e il suo primo ministro, Abu Ala. Il servizio di Andrea Cocco:

 

**********

Aveva giurato vendetta la Jihad islamica per i cinque palestinesi uccisi mercoledì scorso a Tulkarem dall’esercito israeliano. Così le Brigate dei Martiri di al Aqsa e le Brigate al Quds hanno giustificato l’attentato kamikaze alla stazione degli autobus di Beersheva, nel sud di Israele. In mattinata il bilancio dei feriti era salito a 50 con i due poliziotti che si erano lanciati all’inseguimento dell’attentatore e che restano in condizioni molto gravi. La reazione del governo di Tel Aviv all’attentato, il primo dall’inizio del ritiro da Gaza, è stata dura. “Se l'ondata terroristica contro i cittadini israeliani proseguirà – ha dichiarato il ministro degli Esteri -  c’è da temere che il ritiro da Gaza non porterà da alcuna parte e che le speranze di pace saranno deluse”. In gioco c’è la ripresa dei negoziati sulla Road Map, che Israele minaccia di bloccare se prima non verranno smantellate tutte le organizzazioni terroristiche palestinesi. Dal canto suo, il governo palestinese, che si è unito nella condanna all’atto terroristico, ha dichiarato che nessuna pace è possibile se lo Stato ebraico continua i suoi piani di espansione in Cisgiordania, soprattutto nei dintorni di Gerusalemme. Ieri intanto è stato firmato l’accordo tra Israele ed Egitto per la cessione del controllo sulla frontiera a sud della Striscia di Gaza. L’intesa, che mercoledì sarà sottoposta al voto della Knesset, consentirà il definitivo ritiro dei militari israeliani e il dispiegamento lungo il confine di 750 uomini dell’esercito egiziano.

**********

 

La crescita record  dell'interscambio bilaterale italo-russo è stato il tema chiave al centro dell’incontro a Soci, sul Mar Nero, tra il presidente  russo Vladimir Putin e il premier italiano, Silvio Berlusconi.

 

Un barcone di 15 metri, con 201 immigrati a bordo, è stato bloccato questa mattina dalla capitaneria e dalla Guardia di Finanza, attorno alle 7.30, a Cala Pisana nei pressi di Lampedusa. Sono in corso le operazioni di identificazione, poi verranno trasferiti al centro d'accoglienza, già stracolmo con i suoi circa 500     ospiti, a fronte di una capienza di 190 posti.

 

In Afghanistan, un comandante dei talebani, che guidava 150 uomini, è stato ucciso la settimana scorsa dalle truppe americane in scontri avvenuti nella provincia meridionale dell’Oruzgan. Lo ha comunicato oggi il comando statunitense.

 

I corpi di due uomini sono stati ritrovati nella provincia separatista di    Aceh, in Indonesia, il giorno dopo un violento scontro a fuoco tra l’esercito e i ribelli. Incidenti che fanno temere per l’applicazione degli storici accordi di pace firmati lo scorso 15 agosto tra governo e ribelli del Gam. Secondo l’esercito, la responsabilità degli attacchi di ieri sarebbe dei guerriglieri che avrebbero aperto il fuoco su una pattuglia di militari.

 

Le province petrolifere dell’Ecuador hanno minacciato la ripresa dello sciopero interrotto  la scorsa settimana se gli accordi firmati con il governo e le imprese estrattive del greggio non verranno applicati. I rappresentanti della protesta, che due settimane fa aveva paralizzato l’attività di estrazione occupando gli impianti, sospettano che governo e imprese abbiano modificato il contenuto dell’intesa. L’esecutivo, che proprio ieri ha annunciato la ratifica dell’accordo, ha seccamente smentito le accuse.

 

=======ooo=======