RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno XLIX n. 239 - Testo della trasmissione di sabato 27 agosto 2005

 

 

Sommario

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

Il dolore del Papa per le vittime dell’incendio a Parigi che ha devastato un palazzo abitato da immigrati africani: 17 i morti, di cui 14 bambini

 

Solo da Dio viene la vera rivoluzione. Una settimana fa queste parole di Benedetto XVI infiammavano i giovani durante la veglia della GMG a Colonia: con noi mons. Domenico Sigalini

 

OGGI IN PRIMO PIANO:

Grande partecipazione per la presa di possesso dell’arcidiocesi di Cracovia da parte di mons. Stanislao Dziwisz, per oltre 26 anni segretario personale di Giovanni Paolo II

 

Oggi le conclusioni del Meeting di Rimini

Domani iniziano a L’Aquila le celebrazioni per la Perdonanza celestiniana: con noi l’arcivescovo  Giuseppe Molinari

 

Pubblicato da “Città Nuova” un nuovo libro su santa Monica, di cui oggi ricorre la Memoria liturgica: ce ne parla l’autrice suor Giulietta Saginario

 

Il Vangelo di domani: il commento di padre Marko Ivan Rupnik

 

CHIESA E SOCIETA’:

Morto in Cina il vescovo cattolico Xie Shiguang. Aveva 88 anni.  Ha passato 28 anni in carcere

 

Si conclude domani a Sydney l’annuale incontro dei missionari del Sacro Cuore dei Paesi dell’APIA

 

Si è svolto in Giordania il primo incontro internazionale dei giovani ortodossi del Medio Oriente

 

Il 26 agosto di ogni anno, in occasione della data di nascita di Madre Teresa di Calcutta,  lo Stato indiano del Kerala celebrerà la Giornata per gli orfani

 

Nove miliardi di dollari in tre anni: l’impegno della Banca Mondiale per lo sviluppo rurale dell’India

 

Continua in Ciad il trasferimento nel campo di Amboko delle migliaia di rifugiati provenienti dalla Repubblica Centrafricana  

 

24 ORE NEL MONDO:

Iraq: le forze americane rilasciano 1000 detenuti nel carcere di Abu-Ghraib

 

Municipali in Pakistan: si profila  la vittoria dei candidati che appoggiano il presidente Musharraf

 

 

 

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

27 agosto 2005

 

 

IL DOLORE DEL PAPA PER LE VITTIME DELL’INCENDIO A PARIGI CHE HA DEVASTATO

 UN PALAZZO ABITATO DA IMMIGRATI AFRICANI : 17 I MORTI, DI CUI 14 BAMBINI.

BENEDETTO XVI PREGA DIO PERCHE’ LE LORO FAMIGLIE POSSANO AVERE IL CORAGGIO

 E IL SOSTEGNO NECESSARIO PER VIVERE QUESTA PROVA

 

Benedetto XVI ha espresso il suo dolore per le numerose vittime dell'incendio che ieri ha devastato un palazzo a Parigi abitato da immigrati africani: 17 i morti di cui 14 bambini. In un telegramma inviato dal cardinale segretario di Stato, Angelo Sodano a nome del Papa all'arcivescovo di Parigi, Andrè Vingt-Trois, Benedetto XVI assicura le sue preghiere e affida “le vittime alla misericordia di Dio, pregandolo di accoglierle nella sua pace e nella sua luce”. Quindi chiede “al Signore di sostenere le famiglie che hanno perso i loro cari, in modo particolare dei bambini, affinché esse possano non scoraggiarsi e trovare il sostegno necessario per vivere questa prova”. Il Papa ha espresso anche la sua vicinanza ai feriti e ai soccorritori di cui apprezza l’opera coraggiosa. Infine di cuore domanda a Dio di far scendere su tutti l’abbondanza delle sue benedizioni.

 

 

SOLO DA DIO, SOLO DAI SANTI VIENE LA VERA RIVOLUZIONE CHE CAMBIA IL MONDO.

 UNA SETTIMANA FA QUESTE PAROLE DI BENEDETTO XVI INFIAMMAVANO I GIOVANI

 DURANTE LA VEGLIA DELLA GMG A COLONIA

- Intervista con mons. Domenico Sigalini -

 

“Solo dai santi, solo da Dio viene la vera rivoluzione, il cambiamento decisivo del mondo”. Queste la parole che, appena una settimana fa,  Benedetto XVI rivolgeva alle centinaia di migliaia di giovani riuniti sulla spianata di Marienfeld a Colonia. Ma cosa resta nei cuori oggi della Giornata Mondiale della Gioventù? Sergio Centofanti lo ha chiesto a mons. Domenico Sigalini, vescovo di Palestrina che a Colonia  ha tenuto una catechesi per la GMG:

 

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R. - Intanto, resta questo entusiasmo dei ragazzi che, per quel che mi riguarda e vedo nella mia diocesi di Palestrina, mi stanno tempestando di e-mail, e tutte le volte che giro nelle parrocchie e li incontro chiedono come si può continuare a tenere alto questo livello di tensione spirituale. E allora, resta questa voglia dei ragazzi di scrivere dentro, nella loro vita quotidiana, quello che si sono portati via da Colonia.

 

D. – Qual è stata la sua esperienza personale a Colonia?

 

R. – La mia esperienza personale è stata quella di avere incontrato dei giovani che hanno una voglia di far chiarezza nella vita che prima non avevo mai notato. Chi si mette in queste avventure, in queste realtà, vuole avere risposte chiare. Che non vuol dire ‘banali’, vuol dire avere una direzione precisa da seguire.

 

D. – Il Papa non ha parlato tanto di dogmi, ma ha cercato in particolare di trasmettere ai giovani la bellezza, la gioia della fede …

 

R. – Esatto. E di fatto questo, in maniera molto sobria, come è lui, con questo sorriso disarmante, con la sua parola, che ti prende l’intelligenza ed il cuore, ha saputo indicare degli stati d’animo che debbono essere nella vita di un giovane che è a contatto con Dio: il primo è questa felicità che esplode e il secondo è quello di sentirsi amati per quello che si è, così da poter partire … A me è rimasto molto impresso quel discorso della zizzania, in cui ho detto: menomale che c’è questo nel Vangelo, perché possiamo anche noi sperare di diventare migliori.

 

D. – Benedetto XVI ha sottolineato che il segreto della santità è l’amicizia con Cristo. Ma come crescere in questa amicizia?

 

R. – Si cresce anche con una mentalità da ‘sms’, dico io, banalizzando un po’, se volete, cioè facendo di Gesù il riferimento vero di tutti i moti d’animo che emergono dalla vita. Anche le cose più semplici: perché un ragazzo deve affrontare la giornata guardando l’oroscopo e invece non lo fa rivolgendo una preghiera immediata a Gesù come il suo confidente, il suo amico, Colui che con lui vive la sua giornata? Quei ragazzi, secondo me, pregano di più di quanto noi pensiamo se riescono a capire che questa preghiera è fatta di questi piccoli slanci, di questi piccoli ancoraggi ad un amico che sicuramente non li abbandona.

 

D. – Lei in una sua catechesi, in un suo incontro a Colonia, ha parlato di “questa generazione dai pantaloni bassi”, suscitando anche fragorose risate. Ecco, come vede questa generazione?

 

R. – Io vedo che dobbiamo osservarla, non con i nostri preconcetti, perché a volte ti arrabbi pure vedendoli in questa maniera, magari anche in chiesa … io vedo anche quando faccio la Cresima, me li vedo vestiti così e dico: ‘Ma è possibile che non si riesca a trovare un modo diverso di esprimersi?’. Però, ecco, se riusciamo ad andare al di là di questo, evidentemente si può anche correggere, però: se riusciamo ad andare al di là, noi vediamo che questi ragazzi hanno bisogno di appartenere a Qualcuno. Perché “la generazione dai pantaloni bassi” è soprattutto quella degli adolescenti, ed è stata una novità anche di questa Giornata mondiale. L’invasione dei ragazzi al di sotto dei 16-17 anni! E allora, questo ci dice che hanno bisogno di sentirsi portati per mano, condotti per mano a fare della propria corporeità un dono e non soltanto una mostra, a fare di tutta la loro vivacità un progetto e non soltanto uno sfruttamento.

 

D. – “Dio è diverso da come noi ce lo immaginiamo”, ha detto il Papa, “e per questo dobbiamo imparare ad essere diversi”: cioè, come?

 

R. – Intanto, riuscendo a cogliere nel segno quanto ha detto il Papa: di non costruirci Dio. C’è una parola, c’è una comunità cristiana che ci aiuta ad incontrare veramente questo Gesù, a togliere quegli schemi comodi con i quali i ragazzi di oggi, ma anche noi adulti, lo stiamo ingessando!

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NOMINE

 

Il Santo Padre ha nominato nunzio apostolico in Turchia e in Turkmenistan mons. Antonio Lucibello, arcivescovo titolare di Thurio, finora nunzio apostolico in Paraguay.Il Papa ha poi accolto la rinuncia, presentata per raggiunti limiti di età, da mons. Giuseppe De Andrea dall’incarico di nunzio apostolico in Kuwait, Bahrein, Yemen e Qatar, e di delegato apostolico nella Penisola Arabica. Gli succede  mons. Mounged El-Hachem, finora vescovo di Baalbek-Deir El-Ahmar, promuovendolo in pari tempo alla dignità di arcivescovo, assegnandogli la sede titolare arcivescovile di Darni. Infine, nei Paesi Bassi, il  Santo Padre ha accettato la rinuncia all’ufficio di ausiliare dell’arcidiocesi di Utrecht  presentata da mons. Johannes Antonius de Kok, dell’Ordine Francescano dei Frati Minori, per raggiunti limiti di età.

 

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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”

 

 

In prima pagina: l’eredità spirituale della XX Giornata Mondiale della Gioventù.

Iraq: febbrili trattative sulla Costituzione mentre si estendono le proteste di piazza. Medio Oriente: Hamas minaccia una sollevazione popolare se non miglioreranno le condizioni di vita. Nazioni Unite e Libano chiedono alla Siria di collaborare all’inchiesta sulla morte di Hariri. Francia: il cordoglio del Santo Padre per le vittime dell’incendio di Parigi.

 

Servizio vaticano –  Capurso: Celebrazioni per il III centenario del rinvenimento dell’Icona della Madonna del Pozzo. L’ingresso in diocesi del Vescovo di Oria Michele Castoro.

  

Servizio estero –  Maltempo: più devastante del previsto il passaggio dell’uragano “Katrina” sul Sud della Florida. Terrorismo: arrestato in Thailandia un algerino ricercato per gli attentati a Londra.

 

Servizio culturale –  L’Elzeviro di Mario Gabriele Giordano: “Per quella cultura che ha fame e freddo”.

 

Servizio italiano –  Banca d’Italia: il Governo studia ipotesi di riforma Iraq: “Caso Scelli”, continua la polemica. Un altro neonato trovato morto in un casonetto: s’indaga ad Acerra. “Libertà e giustizia su orizzonti di pace”: i lavori del Meeting per l’amicizia fra i popoli.

 

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OGGI IN PRIMO PIANO

27 agosto 2005

 

 

NEL COMMOSSO RICORDO DI GIOVANNI PAOLO II,

IL SOLENNE INGRESSO DI MONS. DZIWISZ A CAPO DELL’ARCIDIOCESI DI CRACOVIA.

PRESENTI MIGLIAIA DI FEDELI E NUMEROSE PERSONALITA’ ECCELESIALI E POLITICHE

 

         In una cornice di grande partecipazione religiosa ed emotiva, si è celebrata questa mattina la solenne cerimonia di ingresso del nuovo arcivescovo di Cracovia, mons. Stanislaw Dziwisz, per oltre 26 anni segretario di Giovanni Paolo II e oggi erede del ministero che il futuro Papa esercitò a Cracovia per 15 anni, dal ’63 al ‘78. Settantamila fedeli, 800 sacerdoti, un centinaio di vescovi e una trentina di porporati - tra i quali i cardinali Camillo Ruini, Giovanni Battista Re e Crescenzio Sepe – hanno presenziato alla Messa presieduta dal neo arcivescovo affiancato dal presule uscente, Franciszek Macharski. Accompagnata da un sole luminoso, la cerimonia ha avuto momenti di grande intensità quando, sottolineati da lunghi applausi, sono stati ricordati a più riprese il nome e l’opera di Giovanni Paolo II. Il servizio di Alessandro De Carolis.

        

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(canto)

 

Forse, per qualche istante, oggi il tempo si sarà fermato nel cuore della Polonia cristiana. Ventisette anni dopo l’ultimo saluto a Cracovia del cardinale Wojtyla, che si recava a Roma per partecipare al Conclave che l’avrebbe eletto Papa, la città che più di altre custodisce la storia e la cultura del Paese ha visto ritornare come proprio pastore colui che, giovane sacerdote, aveva accompagnato a Roma l’arcivescovo originario di Wadowice, custodendolo poi per i quasi 26 anni successivi sul soglio di Pietro. La cerimonia solenne di questa mattina, che ha visto mons. Stanislaw Dziwisz succedere al cardinale Franciszek Macharski come 73.mo arcivescovo di Cracovia, ha avuto per gran parte il sapore e i toni di una commossa rievocazione di chi, da quella cattedra, era partito nell’ottobre del 1978 per diventare pastore del mondo.

 

(canto)

 

“Autorevole testimone di Giovanni Paolo II”, ma prima di tutto un “pastore, responsabile per il futuro della Chiesa di Cracovia”, chiamato da Benedetto XVI a scrivere “un nuovo capitolo” della storia millenaria di questa sede. Con queste parole, il nunzio apostolico in Polonia, l’arcivescovo Jozef Kowalczyk, ha salutato l’ingresso del nuovo arcivescovo. La cerimonia di lettura della bolla contenente la nomina si è svolta nella storica cattedrale del Wawel, che custodisce le spoglie del patrono San Stanislao e di molti padri della patria polacca. Un momento particolarmente commovente si è avuto quando l’anziano cardinale Macharski ha passato il pastorale, che fu anche dell’arcivescovo Wojtyla, a mons. Dziwisz, che si è insediato sul trono

 

Dalla cattedrale, verso le 11 si è snodata una lunghissima processione con le reliquie del Santo verso la bellissima e monumentale Piazza del mercato, occupata dal palco della Messa e da circa 70 mila fedeli. Un grande applauso, sottolineato dal tradizionale suono della tromba cittadina, ha salutato l’arrivo dei due arcivescovi, il nuovo e l’uscente. Proprio il cardinale Macharski, nel rendere omaggio a mons. Dziwisz, ha sottolineato che egli potrà contare, oltre che sul patrocinio di San Stanislao, anche sulla protezione un altro “patrono”: Giovanni Paolo II. Le parole del porporato, suggellate da un applauso scrosciante, hanno attraversato la piazza con una forza analoga al grido “Santo subito!”, levatosi a Roma il giorno delle esequie di Papa Wojtyla. Lo stesso mons. Dziwisz, dopo aver ricordato all’inizio dell’omelia i 27 anni vissuti a Roma, a fianco del “Pietro dei nostri tempi”, ed espresso gratitudine a Benedetto XVI per la nuova responsabilità pastorale, ha chiesto ai fedeli di pregare perché anche lui, come Giovanni Paolo II scrisse di se stesso, possa d’ora in avanti essere “l’anello forte” della lunga tradizione episcopale di Cracovia, iniziata nell’anno Mille.

 

(canto)

 

Il vescovo San Stanislao, ha affermato mons. Dziwisz, “ha dato l’orientamento a tutto il primo millennio del cristianesimo in Polonia. Per il secondo millennio, Dio ha scelto Giovanni Paolo II, un Papa a cavallo dei millenni significativo per i nostri tempi”. E qui, con gratitudine e ammirazione, mons. Dziwisz ha fatto quasi scomparire se stesso per ricordare ancora una volta i meriti del Papa polacco. Ebbe il “coraggio di prendere l’uomo come programma del suo Pontificato”, ha asserito, e contribuì al crollo dei totalitarismi, mostrando all’Europa “che i valori morali che provengono dal Vangelo devono essere un fondamento della costruzione sociale” del continente e del mondo.

 

Molte le personalità politiche polacche e straniere presenti sin dai primi istanti della cerimonia di insediamento, a cominciare dal capo di Stato, Aleksander Kwasniewski. Già oggi pomeriggio, come secondo atto di quella che in Polonia è stata ribattezzata come una delle giornate più importanti dopo la morte di Giovanni Paolo II, mons. Dziwisz si recherà al Santuario della Divina Misericordia di Lagiewniki: un luogo che ricorda la figura di Santa Faustina Kowalska e, ancora una volta, di Papa Wojtyla che la volle Santa e che si spense la sera del 2 aprile, quando la Chiesa già celebrava la Festa della Divina Misericordia.

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OGGI LE CONCLUSIONI DEL MEETING DI RIMINI

 

Giornata conclusiva al Meeting di Rimini dove è stato annunciato il tema dell’edizione del prossimo anno tratta da una frase del fondatore di Comunione e Liberazione, mons. Luigi Giussani: “La ragione è esigenza di infinito che culmina nel sospiro e nel presentimento che questo infinito si manifesti”. Tanti gli incontri anche oggi fra cui quello su Don Bosco e la nuova formazione professionale. Il servizio di Debora Donnini.

 

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Sonia, Artur, Anna, sono solo alcuni dei nomi di ragazzi che avevano abbandonato la scuola o erano finiti nella droga. Ragazzi avviati al nulla e poi salvati. Hanno imparato un mestiere e trovato lavoro, sono stati liberati dalla tossicodipendenza, hanno trovato persone che gli hanno spiegato le materie  e non li hanno lasciati  a loro stessi, così come tanti disabili e bambini sono stati accolti dalle famiglie, aiutati a fare i compiti. Le loro storie personali si sono infatti intrecciate ad un certo punto con quelle delle associazioni che aderiscono alla fondazione per la sussidiarietà, il cui presidente Giorgio Vittadini ha aperto l’incontro odierno con il ministro dell’Economia Siniscalco e con Corrado Passera, amministratore delegato di Bancaintesa. Ma sono stati i ragazzi i protagonisti dell’incontro, con i racconti delle loro storie commoventi e piene di speranza, perché frutto di incontri con persone che li hanno amati e portati all’incontro con un Altro.

 

E al Meeting è ancora vivo l’appello dei due ministri degli Esteri afghano ed iracheno, Abdullah Abdullah ed Hoshyar al Zebari, rivolto dalla platea del Meeting a non abbandonare i loro Paesi prima che si sia compiuto il processo di transizione democratica. Sulle modalità di ritiro delle truppe alleate, Zebari chiede anche ai Paesi amici di non inviare segnali confusi perché questo avvantaggerebbe i terroristi. In conferenza stampa racconta di aver detto al Papa, incontrato l’altro ieri, che la costituzione proteggerà la libertà religiosa. “Incoraggiamo i cristiani a non lasciare l’Iraq”, ha affermato. Il ministro degli Esteri afghano ringrazia l’Italia per quello che sta facendo nel suo Paese, parla delle speranze e delle sfide, delle prossime elezioni. “Che cosa c’è di più legittimo dell’intervento che è stato fatto – ha poi affermato Abdullah -: eravamo la centrale del terrorismo, questo intervento è stato legittimo e doveva avvenire prima”. E Fini li ha rassicurati. La presenza italiana resterà fino a quando sarà necessario per garantire la sicurezza. Ha messo poi in guardia dal ritenere che ciò che riguarda quei Paesi non tocchi anche l’Europa: “siamo tutti iracheni e afghani”, ha detto sostenendo che la crescita democratica deve avvenire nel rispetto delle proprie radici, e qui ha criticato i Paesi che hanno detto ‘no’ al riferimento alle radici cristiane dell’Europa nella costituzione dell’UE. Dunque le democrazie possono essere diverse ma con valori comuni come “libertà, giustizia e riconoscimento della sacralità della vita”. Non ci sono guerre di civiltà, ma solo una guerra fra civiltà e barbarie e dunque con chi minaccia la pace non si fanno compromessi.

 

Da Rimini, Debora Donnini, Radio Vaticana.

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DOMANI A L’AQUILA LA PERDONANZA CELESTINIANA

- Intervista con mons. Giiuseppe Molinari -

 

Sarà celebrata domani sera a L’Aquila l’annuale festa della Perdonanza. Istituita da Papa Celestino V nell’XIII secolo è un invito alla riconciliazione e alla pace. Intorno a questo evento, nel capoluogo abruzzese, diversi i momenti di riflessione e le iniziative culturali. Il servizio di Tiziana Campisi. 

 

 

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“Noi che dal giorno della decollazione di San Giovanni Battista, nella chiesa aquilana di Santa Maria di Collemaggio, ricevemmo l’insegna del diadema posta sul nostro capo, desideriamo annualmente assolvere dalla colpa e dalla pena che meritano per tutti i peccati commessi, sin dal battesimo, quanti veramente pentiti e confessati, saranno entrati nella predetta chiesa, dai vespri della vigilia della festività di San Giovanni, fino ai vespri immediatamente seguenti”.

 

Dispose così, in una bolla 711 anni fa, Papa Celestino V. Eletto all’Aquila il 29 agosto del 1294, volle concedere una particolare indulgenza: La Perdonanza. E ogni anno, da allora, la sera del 28 agosto, un corteo storico attraversa la città e raggiunge la Basilica aquilana, dove viene data lettura della bolla del perdono, ancora conservata nella sede municipale. E’ l’arcivescovo della diocesi poi, ad aprire la porta attraverso la quale, potranno passare tutti coloro che desiderano ricevere l’assoluzione dei propri peccati. Ma quale valore assume oggi la festa della Perdonanza? L’arcivescovo dell’Aquila, Giuseppe Molinari:

 

R. – La festa della riconciliazione, del perdono, della pace, in questi tempi sempre più poveri di riconciliazione e di pace, questa festa acquista una attualità impressionante. Celestino ci invita a questa vera riconciliazione, a vivere veramente come ha detto Gesù: “da questo vi riconosceranno che siete miei discepoli, se vi amerete gli uni con gli altri”.

 

D. – Che cosa insegna la tradizione della Perdonanza?

 

R. – Fin da quando Papa Celestino volle fare questo dono alla città, alla chiesa dell’Aquila, in qualche modo a tutta la Chiesa, ebbe questo scopo non solo spirituale, individuale e per ogni singolo fedele, ma anche di riconciliazione proprio per la città stessa che era dilaniata dalle contrapposte fazioni e significa riconciliazione, pace, comunione, perdono.

 

D. – Con quale animo partecipare al perdono della città dell’Aquila?

 

R. – Io mi sforzo di ricordare quello che dice il Vangelo: “non c’è pace senza giustizia, non c’è giustizia senza perdono”. E penso che la maggioranza della gente lo recepisce, lo comprende. E’ sempre commovente vedere un fiume di persone, di fedeli, di ogni età, di ogni condizione, che vengono a chiedere questa riconciliazione con Dio, con i fratelli.

 

D. – In questa festa sono coinvolte autorità civili e religiose. In che modo possono porgere insieme un messaggio di pace?

 

R. – Intanto lasciandoci tutti raggiungere da questo messaggio di riconciliazione, da questo invito al dialogo. Non sempre tutti lo percepiscono subito. Però è un clima bello, è un clima che in qualche modo riunisce la città, avvicina le varie parti politiche, le varie istituzioni, e speriamo che questo effetto che viene dalla “Perdonanza” si faccia sempre più palpabile, più forte, non solo per la nostra città ma per tutti.

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PUBBLICATO DA “CITTA’ NUOVA” UN NUOVO LIBRO SU SANTA MONICA,

DI CUI OGGI RICORRE LA MEMORIA LITURGICA

- Intervista con suor Giulietta Saginario -

 

Donna forte, esemplare nella condotta verso il marito e i figli, tutta dedita al servizio della famiglia e della Chiesa. Così si può definire in poche parole santa Monica, madre di sant’Agostino, di cui oggi ricorre la memoria liturgica. “Monnica mia madre”, una recente pubblicazione di Città Nuova, si propone di ristabilire la verità storica su questa donna, spesso accusata di essere la causa degli errori di Agostino e di averlo condizionato nelle sue scelte. Tiziana Campisi ne traccia un profilo insieme all’autrice del libro suor Giulietta Saginario, delle Figlie di Santa Maria della Provvidenza.

 

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R. – Ho scelto il termine “Monnica”, perché i codici più antichi riportano in latino il nome “Monnica”. Pare che provenga dal Dio libico Ammon, dato che Monnica è nata sulle coste nordafricane. In latino poi diventa “Ammonicus”, poi “Monnicus” e quindi Monnica.

 

D. – Che tipo di donna è Santa Monica?

 

R. – Innanzitutto, è una donna intelligente, attiva, pratica, che sa intuire le soluzioni del momento. La vediamo pronta e determinata, fin da fanciulla. E’ una donna anche arguta e nello stesso tempo riflessiva. Sul piano cristiano Monnica si mostra rocciosa nel suo attaccamento alla fede e alla Chiesa. Si tratta di una fede ardente, appassionata.

 

D. – Monica è la madre di Sant’Agostino. Come si può descrivere il rapporto che ebbero madre e figlio?

 

R. – Alcuni parlano di lei come una madre plagiatrice, possessiva, ossessiva. Sono parole che non corrispondono a quanto Agostino ha delineato di sua madre. Monnica accompagna l’itinerario spirituale del figlio e si inserisce nel suo dibattito interiore. Pone nel cuore di Agostino i principi fondamentali che costituiscono la base di confronto con le difficoltà che poi Agostino incontra. Monnica è ardente nel suo affetto verso Agostino, ma sa essere anche umile, discreta. Agostino non ha subito la sua influenza, quasi fosse succube della madre.

 

D. – La figura di Santa Monica cosa dice ai genitori di oggi?

 

R. – Monnica direbbe ai genitori di rimanere accanto ai figli, di star loro vicini, di dare loro fiducia.

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IL VANGELO DI DOMANI

 

Domani 28 agosto, 22.ma Domenica del Tempo Ordinario, la Liturgia ci presenta il Vangelo in cui Gesù comincia a dire apertamente ai suoi discepoli che avrebbe sofferto molto e che sarebbe stato ucciso, ma che il terzo giorno sarebbe risuscitato. Pietro allora protesta dicendo: «Dio te ne scampi, Signore; questo non ti accadrà mai». Ma Gesù risponde:

 

“Lungi da me, satana! Tu mi sei di scandalo, perché non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini!”. “Se qualcuno vuol venire dietro a me rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua. Perché chi vorrà salvare la propria vita, la perderà; ma chi perderà la propria vita per causa mia, la troverà”.

 

Su questo brano evangelico ascoltiamo il commento del teologo gesuita padre Marko Ivan Rupnik:

 

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Cristo mette a fuoco la sua identità pasquale. L’amore di Dio vive nella storia scandito dal Triduo pasquale. Pietro, che era così pronto a proclamarlo Figlio di Dio, ora comincia a scongiurare la sofferenza che lo aspetta. Pietro non riesce a mettere insieme il Signore e la Passione. La mente umana di fatti non riesce a vedere insieme Dio e il male, anzi normalmente la mente umana si giustifica accusando Dio per ogni male, mentre Cristo come Figlio di Dio è il Messia che assume il male subendolo. Cristo sarà vinto dal male perché così potrà entrare nell’impero della morte per liberare i prigionieri del male. L’amore vive morendo, acquista donando e si rende forte subendo. La mentalità di cui Cristo è venuto a liberarci è quella di salvare ad ogni costo noi stessi. Chiunque pensa di salvare la propria vita la offre al Signore, perché solo Lui la sottrae dalla corruzione della morte.

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CHIESA E SOCIETA’

27 agosto 2005

 

 

 MORTO IN CINA IL VESCOVO CATTOLICO XIE SHIGUANG. AVEVA 88 ANNI

ED ERA MALATO DI LEUCEMIA. CORAGGIOSO  TESTIMONE DI CRISTO, 

HA PASSATO 28 ANNI IN CARCERE PER LA SUA FEDELTA’ AL PAPA

 

PECHINO. = Mons. Xie Shiguang, vescovo cattolico di Mingdong, nel Fujian, è morto di leucemia il 25 agosto scorso. Aveva 88 anni. Ne danno notizia AsiaNews e Zenit. Mons. Xie non ha avuto vita facile in Cina. E’ stato in prigione circa 28 anni solo per aver testimoniato la sua fede cristiana: arrestato una prima volta nel 1955 dalle autorità cinesi per la sua lealtà ed obbedienza al Papa era stato rilasciato circa un anno dopo. Nuovamente agli arresti nel 1958, venne rilasciato nel 1980. Arrestato ancora nell’agosto 1984, fu rilasciato nel 1987. Infine arrestato per la quarta volta nel luglio 1990, lasciò il carcere nel 1992.  Nell’ottobre del 1999 mons. Xie – riferisce AsiaNews -  fu  invitato per un colloquio con rappresentanti del governo e portato in una località sconosciuta. Rilasciato dopo 2 mesi il vescovo è stato  tenuto sotto controllo fino alla morte.  Mons. Xie era stato ordinato sacerdote il 3 maggio 1949 e consacrato vescovo il 25 gennaio 1984.



SI CONLCUDE DOMANI A SYDNEY L’ANNUALE INCONTRO DEI MISSIONARI

DEL SACRO CUORE DEI PAESI DELL’APIA, REGIONE APOSTOLICA CHE COMPRENDE L’ASIA, L’AFRICA, LE ISOLE DEL PACIFICO E L’AUSTRALIA. TEMA CONDUTTORE DI QUEST’ANNO: “MOSSI DALLA COMPASSIONE”

 

SYDNEY. = Dal 23 agosto trenta Missionari e Missionarie del Sacro Cuore di 8 Paesi asiatici sono riuniti, a Sydney per un incontro con i loro confratelli australiani. All’appuntamento annuale partecipano i religiosi provenienti dalla regione apostolica denominata Apia, acronimo che sta per Asia/Africa, Isole del Pacifico ed Australia. L’incontro di quest’anno, che si chiuderà domani, è stato organizzato all'insegna dello slogan “Mossi dalla compassione”. “Abbiamo delegati dalle Figi, dall’India, dall’Indonesia, da Kiribati, dalla Namibia, dalla Corea e dall’Australia”, ha spiegato padre Adrian Meaney dell’Ufficio Missionario della congregazione. “La caratteristica del nostro convegno - ha aggiunto - è quella di essere una grande rappresentazione di storie da diverse nazioni e popoli”. “Più di mille Missionari del Sacro Cuore sono impegnati in vari ministeri con gente di varie nazioni - ha detto ancora padre Meaney - di varie religioni, di tanti passati. Unico il nostro messaggio: il Cuore di Dio è aperto a tutti”. I problemi principali discussi sinora a Sydney sono il cosiddetto Progetto Acqua Pura avviato dai missionari in Namibia tra il Deserto del Kalahari e il confine con l’Angola, e le conseguenze causate dallo tsunami del 26 dicembre scorso. Per queste ultime, i Missionari del Sacro Cuore hanno aperto, a luglio,  un apposito ufficio in Indonesia. (A.M./D.L.)

 

 

LA CONDIZIONE DELLE NUOVE GENERAZIONI IN MEDIO ORIENTE AL CENTRO

 DEL PRIMO INCONTRO INTERNAZIONALE DEI GIOVANI ORTODOSSI

TERMINATO LO SCORSO LUNEDÍ IN GIORDANIA

 

AMMAN. = “Cristo al centro delle ferite degli arabi”: questo il tema del primo incontro internazionale dei giovani ortodossi che si è concluso lo scorso 22 agosto ad Amman, in Giordania. Lo riferisce AsiaNews. L’iniziativa, sostenuta dal Comitato centrale dei movimenti apostolici dei giovani ortodossi, ha visto centinaia di ragazzi, per lo più universitari, confrontarsi con vescovi e sacerdoti della regione sui temi della pastorale giovanile. Al centro dei dibattiti e delle conferenze, la condizione delle nuove generazioni in Medio Oriente, minacciate dalle crisi sociali e politiche che attraversano il Paese. Al termine delle quattro giornate di lavori, pertanto, si è ribadita la necessità di riscoprire l’identità cristiana nella civiltà araba e islamica e di impegnarsi affinché i musulmani riconoscano piena cittadinanza e libertà ai cristiani arabi. “La libertà per i cristiani – si legge nelle linee guida stilate dai giovani ortodossi – è un bene anche per l’Islam, una condizione per la crescita di un Islam più tollerante e più umano”. (R.P.)

 

 

IL 26 AGOSTO DI OGNI ANNO LO STATO INDIANO DEL KERALA CELEBRERÁ LA GIORNATA PER GLI ORFANI. PROCLAMATA IN ONORE DELLA BEATA MADRE TERESA DI CALCUTTA, LA DECISONE HA SUSCITATO L’ENTUSIASMO ANCHE DI INDÚ E MUSULMANI

 

INDIA. = Da ieri 26 agosto, lo stato indiano del Kerala celebrerà ogni anno la Giornata per gli orfani, in onore della beata Madre Teresa di Calcutta, nata in questo giorno nel 1910. La decisione governativa dell’unico Stato indiano con un’alta percentuale di cristiani (il 20%), ha trovato entusiasmo anche fra persone di religione indù e musulmana. “È stata la madre di tutti e noi vogliamo manifestare la nostra gratitudine in questo modo molto umile”, dice Ibrahim Kunju, musulmano, ministro per l’Industria e il Welfare. La decisione dello Stato, egli aggiunge, è un riconoscimento dovuto al “servizio svolto dalla Madre, che ha amato l’umanità”. Il governo del Kerala sostiene 419 orfanotrofi che ospitano circa 25 mila bambini. Di alcuni di loro, abbandonati per strada sin da neonati, non si conosce la data di nascita. Uno di loro, Rajesh Damodaran, ormai adulto, approva la decisione di festeggiare il compleanno di Madre Teresa e la Giornata per gli orfani: “Io e altri come me siamo felici. Ora anche noi possiamo festeggiare il nostro compleanno”. La decisione del governo del Kerala è apprezzata anche dalle Missionarie della Carità. Suor Angelet, la superiora regionale, ricorda che mentre la Madre era viva, non si è mai celebrato il suo compleanno. “Ma la decisione del governo è buona – aggiunge – così gli orfani poveri potranno celebrare il loro compleanno in modo significativo”. Secondo Padre Paul Thelakat, della Chiesa orientale siro-malabarica, la decisione del governo keralese è “un riconoscimento per il servizio della Madre, che ha amato tutti, senza distinzione di religione o di casta”. (D.L./AsiaNews)

 

 

NOVE MILIARDI DI DOLLARI IN TRE ANNI: L’IMPEGNO DELLA BANCA MONDIALE

PER LO SVILUPPO RURALE DELL’INDIA

 

NEW DELHI. = Tre miliardi di dollari all’anno per tre anni: a tanto ammonta il prestito che la Banca Mondiale (BM) concederà al governo indiano per sostenere la costruzione di strade, acquedotti, e sistemi di irrigazione in decine di migliaia di villaggi agricoli. Lo ha annunciato Paul Wolfowitz, presidente dell’istituzione internazionale, durante il viaggio compiuto di recente in alcuni Paesi dell’Asia. Cresce così del 500 per cento l’impegno della BM nei confronti dell’India che, negli ultimi due anni, ha ricevuto un miliardo di dollari dall’organismo finanziario. Nonostante i rapidi progressi compiuti, infatti, il 25 per cento della popolazione indiana è ancora al di sotto della soglia di povertà. E circa un miliardo di persone vive in 500 mila villaggi carenti di acqua potabile ed elettricità, raggiungibili solo tramite strade sterrate. “I vincoli imposti dalla mancanza di infrastrutture sono un impedimento alla crescita economica –ha dichiarato Paul Wolfowitz- Il governo ha giustamente considerato prioritario provvedere alle infrastrutture rurali e agli investimenti in infrastrutture fisse. La Banca Mondiale si sente privilegiata nel sostenere tali sforzi”. Tuttavia, secondo alcuni commentatori locali, citati da AsiaNews, il supporto della BM allo sviluppo rurale dell’India avrebbe soprattutto una valenza politica: scopo ultimo, infatti, sarebbe accrescere il favore della società indiana nei confronti degli americani. Wolfowitz, infatti, è stato nominato presidente dell’istituto finanziario proprio grazie all’appoggio di George Bush. Nei giorni scorsi, inoltre, la stampa pakistana ha fatto circolare l’ipotesi che la Banca Mondiale avrebbe fatto pressioni sul governo di Islamabad per impedire la costruzione di un gasdotto India-Iran. E che i nove miliardi di dollari offerti all’India rientrerebbero nella strategia che punta ad ostacolare il legame dello Stato asiatico con il Paese degli Ayatollah, inviso agli USA. (R.P.)

 

 

CONTINUA IN CIAD IL TRASFERIMENTO NEL CAMPO DI AMBOKO DELLE MIGLIAIA

 DI RIFUGIATI PROVENIENTI DALLA REPUBBLICA CENTRAFICANA

 

N’DJAMENA. = Migliaia di rifugiati entrati di recente in Ciad dalla Repubblica Centraficana  verranno trasferiti in questi giorni nel campo di Amboko. Lo ha reso noto l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite (UNCHR). Le operazioni sono state avviate martedì scorso. Ad oggi più di ottocento persone sono state spostate dal villaggio di Bekoninga nell’insediamento dove già si trovavano 21 mila profughi. Secondo l’agenzia delle Nazioni Unite, al termine di questo nuovo afflusso, il campo di Amboko avrà raggiunto la sua capienza massima. Proprio per questo sono iniziati lavori di riparazione e miglioramento dei servizi igienico-sanitari e del sistema di distribuzione idrica. Inoltre è partita la ricerca di un nuovo sito da allestire con strutture in grado di far fronte ad altri eventuali flussi migratori.  Nel corso delle ultime due settimane infatti, circa quattromila persone hanno lasciato la Repubblica Centrafricana alla volta del Ciad. Molti dichiarano di essere fuggiti dai loro villaggi d’origine per motivi di sicurezza o per dispute relative a terra e bestiame sorte con altri gruppi etnici. La situazione al confine tra i due Stati è così precaria che, la scorsa settimana, è stato riattivato dalle autorità locali il protocollo congiunto sulla sicurezza transfrontaliera. Attualmente, in Ciad meridionale, si trovano oltre 35 mila rifugiati centraficani e più di 200 mila rifugiati sudanesi originari del Darfur distribuiti in dodici campi nella parte orientale del Paese. In uno di questi campi, proprio ieri, è stato in visita l’Alto Commissario per i Rifugiati António Guterres per constatare personalmente le operazioni dell’UNHCR. (R.P.)

 

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24 ORE NEL MONDO

27 agosto 2005

 

- A cura di Amedeo Lomonaco e Andrea Cocco -

 

In Iraq, dove il Parlamento sarà chiamato domani a pronunciarsi sulla Costituzione, le forze americane hanno liberato 1000 persone detenute nel famigerato carcere di Abu Ghraib, alle porte di Baghdad. Il rilascio è stato disposto su richiesta del governo transitorio iracheno. Il nostro servizio:

 

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Il carcere di Abu Ghraib, teatro di torture contro gli oppositori politici durante la dittatura di Saddam Hussein e di abusi sui prigionieri da parte di militari americani dopo la caduta dell’ex rais, è adesso la cornice della più ampia scarcerazione dalla fine del regime di Saddam. “Questo rilascio – si legge in un comunicato diffuso dalle autorità militari statunitensi – segna un passo importante nel progresso dell’Iraq verso un governo democratico e dimostra il coinvolgimento del governo iracheno per garantire sicurezza e giustizia”. I detenuti sono stati liberati in seguito alle richieste dell’esecutivo di Baghdad. Non è chiaro, invece, se il provvedimento si possa collegare alle trattative in corso per mettere a punto la bozza della nuova Costituzione. I sunniti hanno più volte sollecitato la liberazione dei correligionari in prigione. Questo rilascio potrebbe costituire un compromesso risolutivo nelle frenetiche trattative tra curdi e sciiti, in maggioranza, e la minoranza dei sunniti. Il principale nodo da sciogliere resta sempre il federalismo. Ma l’accordo sembra comunque vicino: la bozza è stata consegnata ai sunniti ed il presidente del Parlamento ha dichiarato che sarebbe stata raggiunta “un’intesa di massima”. Il testo, inoltre, sarà sottoposto domani all’Assemblea e se la Costituzione verrà approvata, la popolazione sarà chiamata a pronunciarsi il prossimo 15 ottobre. Sulla bozza, che riconosce nell’Islam la principale fonte della legislazione, ha espresso le proprie perplessità l’arcivescovo di Kirkuk, mons. Louis Sako. Se la Costituzione introdurrà la legge islamica – ha affermato il presule – i cristiani rischieranno di perdere la loro libertà. Il ministro degli Esteri iracheno Zebari, ricevuto giovedì scorso in udienza dal Papa, ha comunque dichiarato che saranno garantiti i diritti delle minoranze. In un’intervista rilasciata ad “Avvenire”, il ministro ha spiegato che i cristiani potranno scegliere tra un diritto di famiglia civile, elaborato dal governo, e un altro a cura delle Chiese. Al cristiano sarà lasciata libertà di scelta e questa possibilità - ha aggiunto –  è una novità.  Zebari ha anche invitato i cristiani  iracheni a  non abbandonare il Paese. Nel futuro dell’Iraq – ha detto – non ci sarà spazio per le ideologie dell’odio.

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Il ministero degli Esteri italiano ha negato il visto a quattro iracheni che avevano chiesto il permesso di ingresso in Italia per partecipare alla conferenza internazionale dedicata all’Iraq organizzata dal Campo Antimperialista per i primi di ottobre a Chianciano. A sollecitare un intervento in tal senso, denunciando la vicinanza dei quattro invitati alla manifestazione agli ambienti terroristici, erano stati una quarantina di parlamentari statunitensi con una lettera all'ambasciata italiana di Washington. Nel documento si lanciava un allarme su “esponenti dell'opposizione irachena che cercano appoggio finanziario al terrorismo”.

 

In Afghanistan, un soldato americano è stato ucciso e altri quattro sono rimasti feriti per l’esplosione di una bomba artigianale al passaggio del loro veicolo blindato nel sud-est del Paese. Lo ha reso noto l’esercito americano precisando che l’agguato è avvenuto ieri. L’attentato è stato rivendicato dai talebani.

 

Il movimento radicale palestinese “Hamas” ha annunciato nuovi attacchi contro Israele fino alla distruzione dello Stato ebraico. Le minacce sono state lanciate attraverso un video nel quale uno dei capi del movimento estremista respinge anche l’appello al disarmo lanciato dal presidente palestinese Abu Mazen. Dopo la diffusione del filmato, il governo israeliano ha nuovamente esortato l’Autorità nazionale palestinese (ANP) a combattere i terroristi per dare ulteriore slancio ai colloqui di pace.

 

In Pakistan si traccia il bilancio della seconda delle tre tornate delle elezioni municipali per la nomina di sindaci e consiglieri comunali. Secondo le prime proiezioni, si profila una affermazione dei candidati che appoggiano il presidente Musharraf. I partiti che sostengono il capo di Stato hanno già rivendicato la vittoria ma non mancano denunce di irregolarità da parte dell’opposizione. Il servizio di Maria Grazia Coggiola:

 

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Non ci sono ancora risultati definitivi, ma sembra chiaro che queste elezioni locali, per l’elezione di sindaci e organismi municipali in Pakistan, hanno visto la vittoria dei candidati sostenitori del presidente Musharraf. Un risultato ampiamente previsto, però contestato dai partiti dell’opposizione, tra cui quello di Benazir Bhutto, e anche dai gruppi di difesa dei diritti umani. Secondo diversi attivisti, il voto si è svolto in una situazione di irregolarità e di caos. Il presidente Musharraf, impegnato al fianco degli Stati Uniti nella lotta al terrorismo islamico, ha detto che si è trattato di una vittoria di un Paese moderato, che rifiuta di essere dominato dalle frange estremiste. Anche questo secondo turno è stato però caratterizzato da numerosi incidenti e scontri tra gruppi rivali, che hanno causato una trentina di morti e centinaia di feriti, in particolare nelle regioni tribali al confine con l’Afghanistan, dominate dai partiti islamici. In 58 seggi il voto è stato annullato e si dovrà ritornare alle urne. La partecipazione nella prima tornata del 18 agosto è stata di appena il 50 per cento, scarsa la presenza femminile, nonostante le donne rappresentassero un quarto degli oltre 200 mila candidati.

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Almeno cinque civili sono morti a seguito dell’esplosione di una mina in Nepal. Le vittime, tutti passeggeri di un autobus di linea sono state colpite dall’ordigno mentre tentavano di rimuovere un blocco stradale piazzato dai ribelli maoisti. Dall’inizio del conflitto tra esercito e maoisti sono morte oltre 12 mila persone.

 

Dopo 12 anni di guerra, il Burundi volta pagina. Ieri ha prestato giuramento il neopresidente, l’ex leader ribelle Nkurunziza, promettendo fedeltà agli accordi di pace. L’ex leader della guerriglia hutu, 40 anni, ha pronunciato la formula di rito in kirundi, la lingua nazionale del Paese: “Giuro di lottare contro tutte le ideologie genocide e di divisione etnica, di promuovere e difendere i diritti individuali e collettivi e le libertà delle persone e dei cittadini”.

 

In Costa d’Avorio, il presidente Gbagbo ha lanciato un appello alla comunità internazionale per risolvere l’impasse in cui si trova il Paese, dopo la decisione dei ribelli di boicottare le presidenziali previste il 30 ottobre. “E’ l’ONU che deve decidere se le elezioni si dovranno tenere” ha detto Gbagbo. In un messaggio diffuso ieri, i ribelli delle Forze Nuove, che controllano la metà centro settentrionale del Paese, avevano fatto sapere che non esistevano le condizioni per organizzare uno scrutinio trasparente. Il nostro servizio:

 

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E’ un clima sempre più confuso quello che regna in Costa d’Avorio. Con l’appello dei ribelli a boicottare le presidenziali fissate al prossimo 30 ottobre, si chiude infatti un’estate iniziata all’insegna delle speranze di pacificazione, dopo la firma a giugno degli accordi di Pretoria. Le Forze nuove, che oramai esigono la destituzione del presidente Gbagbo come condizione alla pace, hanno apertamente messo in discussione il ruolo di mediatore del sudafricano Mbeki, accusandolo di aver sostenuto le parti del governo. Risultato: il disarmo dei ribelli, considerato una condizione essenziale alla pacificazione, è a un punto morto. Sul versante governativo, le cose non vanno meglio. Abidjan vive sotto la psicosi del colpo di Stato, dopo le minacce lanciate da un ex generale destituito, che il 19 agosto si era detto pronto a intervenire con la forza per cacciare Gbagbo. In risposta, i vertici dell’esercito hanno deciso una visita nelle principali caserme per assicurarsi la fedeltà dei soldati. Il capo dello Stato è lo stesso intenzionato a proseguire sul cammino intrapreso e a organizzare le presidenziali il 30 ottobre. Ma a mettere in discussione le sue scelte è anche l’opposizione interna secondo cui dopo il rifiuto dei ribelli, le elezioni avrebbero come unico risultato quello di approfondire la spaccatura in due del Paese, dato che si svolgerebbero solo nel sud “lealista”.

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