RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno XLIX n.
236 - Testo della trasmissione di mercoledì 24 agosto 2005
IL
PAPA E LA SANTA SEDE:
Il cordoglio del Papa per la
sciagura aerea in Perú: morte oltre 40 persone
OGGI IN PRIMO PIANO:
Da oggi a Stresa i “Simposi rosminiani” sul tema
della santità: ce ne parla mons. Giuseppe Lorizio
CHIESA E SOCIETA’:
Emergenza
maltempo in Europa: oltre 30 i morti
Aperto in Corea del Nord il primo ospedale cattolico
con 100 posti letto
Domestiche filippine negli
Emirati Arabi denunciano
atti di violenza da parte dei datori di lavoro
E’ morto all’età di 64 anni l’ esploratore Ambrogio
Fogar
Dopo Gaza, evacuati quattro insediamenti ebraici
nel Nord della Cisgiordania
24 agosto 2005
DALLA GMG, L’AUSPICIO DI UNA GRANDE PRIMAVERA DI
SPERANZA
PER
L’EUROPA E IL MONDO.
ALL’UDIENZA
GENERALE, L’EMOZIONE DI BENEDETTO XVI
PER LE
GIORNATE DI COLONIA,
FONDAMENTALI
PER LA VOCAZIONE CRISTIANA DEI GIOVANI
E PER
IL DIALOGO TRA LE RELIGIONI.
L’APPELLO
DEL PAPA PER LE INONDAZIONI E GLI INCENDI IN EUROPA
“Un’intuizione profetica” del suo “indimenticabile”
predecessore, destinata a segnare una “grande primavera di speranza” per
l’Europa e il mondo. Benedetto XVI ha dedicato ai quattro giorni trascorsi in
Germania per la Giornata Mondiale della Gioventù l’udienza generale di questa
mattina, davanti a 7 mila persone di quattro continenti, tra le quali
spiccavano una delegazione interreligiosa proveniente da Nagasaki e una di religiosi
buddisti. Come di consueto, il Papa è giunto questa mattina in elicottero da
Castel Gandolfo e ha poi fatto ritorno alla sua residenza estiva, non prima di
aver invitato alla solidarietà verso l’Europa colpita da numerosi disastri
ambientali. Il servizio di Alessandro De Carolis:
**********
(applausi)
Volti di giovani lungo la
città, masse festose a bordi del Reno, gesti di fede di una notte e di un
giorno a Marienfeld, parole di comprensione tra esponenti di credi diversi che
guardano all’unico Dio. I fotogrammi di quattro giornate fuori dell’ordinario
sono rimaste impresse nella memoria e nel cuore del Papa, legate dal filo di
una emozione difficile a decantarsi. Lo ha ammesso il Pontefice stesso, ai 7
mila pellegrini dell’udienza generale di oggi, in Aula Paolo VI: Benedetto XVI
è riandato con la mente al tutto e alle parti di quella 20.ma GMG di Colonia
che l’ha portato, Pontefice tedesco, a compiere il suo primo viaggio all’estero
in patria e lì, a pochi mesi dall’elezione, ad abbracciare la speranza
dell’Europa e del mondo – i giovani – e ad arricchire con un nuovo gesto
altamente simbolico quattro decenni di rinnovato dialogo con ebrei e musulmani:
“Quanto è
significativo che tutto questo sia avvenuto mentre ci avviamo verso la conclusione
dell’Anno Eucaristico voluto da Giovanni Paolo II! “Siamo venuti per adorarlo”:
il tema dell’Incontro ha invitato tutti a seguire idealmente i Magi, e a
compiere insieme a loro un interiore viaggio di conversione verso l’Emanuele,
il Dio con noi, per conoscerlo, incontrarlo, adorarlo, e, dopo averlo
incontrato e adorato, ripartire poi recando nell’animo la sua luce e la sua
gioia”.
Ai ricordi, Benedetto XVI ha
intrecciato una lunga sequela di ringraziamenti alla Chiesa e alle autorità
tedesche, per l’organizzazione della GMG, estendendo la propria riconoscenza
anche a chi, da ogni parte del mondo, ha offerto il proprio contributo “per la
riuscita spirituale” dell’appuntamento di Colonia. Un grazie che ha raggiunto
anche gli operatori dei media e i loro “provvidenziali collegamenti
radiotelevisivi”, come li ha definiti il Papa, che hanno rilanciato la GMG ad
ogni latitudine. Quindi, dalle istantanee della scorsa settimana, il Papa ha
voluto estrarre e illuminarne alcune in particolare. L’incontro con i seminaristi,
ad esempio, voluto – ha detto – “per mettere in risalto la dimensione vocazionale
tipica delle Giornate Mondiali della Gioventù”. Come pure la dimensione del
dialogo interconfessionale e religioso che, ha spiegato, proprio nel contesto
del raduno giovanile mondiale trova una sua efficace collocazione:
“Il ruolo della
Germania nel dialogo ecumenico è importante sia per la triste storia delle
divisioni che per la parte significativa svolta nel cammino di riconciliazione.
Auspico che il dialogo, quale scambio reciproco di doni, contribuisca inoltre a
far crescere e maturare quella ‘sinfonia’ ordinata ed armonica che è l’unità
cattolica. In tale prospettiva, le Giornate Mondiali della Gioventù
rappresentano un valido ‘laboratorio’ ecumenico”.
Parlando dell’incontro con i “fratelli ebrei” nella
Sinagoga di Colonia, a 60 anni dalla Shoah e a 40 dalla Dichiarazione
conciliare Nostra aetate, Benedetto
XVI ha riflettuto sulla “nuova stagione di dialogo e di solidarietà spirituale
tra ebrei e cristiani”, introdotta dal documento del Vaticano II, e della
“stima per le altre grandi tradizioni religiose”, come l’islam:
“Per tale ragione ho
voluto incontrare i rappresentanti di alcune Comunità musulmane, ai quali ho
manifestato le speranze e le preoccupazioni del difficile momento storico che
stiamo vivendo, auspicando che siano estirpati il fanatismo e la violenza e che
insieme si possa collaborare nel difendere sempre la dignità della persona
umana e tutelare i suoi diritti fondamentali”.
A tre giorni dalla loro
conclusione, le giornate di Colonia – con la loro densità, hanno finito per
suggerire al cuore di Benedetto XVI un grande auspicio per il futuro, al cui
centro resta, ha ribadito, quel “Gesù che si fa nostro compagno di viaggio nell’Eucaristia”: un
sacramento – secondo una metafora del Papa ormai fatta propria dai giovani
- che porta “la fissione nucleare” nel
cuore più nascosto dell’essere:
“Solo quest’intima
esplosione del bene che vince il male può dar vita alle altre trasformazioni
necessarie per cambiare il mondo. Gesù il Volto di Dio misericordioso continua
ad illuminare il nostro cammino come la stella che guida i Magi e ci riempie
della sua gioia. Preghiamo ora perché i giovani da Colonia rechino con sé la luce
di Cristo, che è verità e amore e la diffondano dappertutto. Confido che grazie
alla forza dello Spirito Santo e all’aiuto materno della Vergine Maria potremo
assistere ad una primavera di speranza in Germania, in Europa e nel mondo
intero”.
E dalla speranza per un’Europa
illuminata dalla luce di Cristo, il Pontefice è passato, al termine
dell’udienza, all’appello solidale per il Vecchio Continente che negli ultimi
giorni ha conosciuto devastazioni, vittime e danni, provocate da inondazioni e
incendi:
“Molte famiglie sono
rimaste senza casa e centinaia di persone debbono far fronte a tragici disagi.
Mentre invoco dal Signore il premio eterno per coloro che hanno perso la vita,
assicuro la mia spirituale vicinanza nell’affetto e nella preghiera a quanti
sono provati da questi gravi eventi, confidando che possano essere sostenuti
dalla comune solidarietà”.
(applausi)
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Ma torniamo alla Giornata Mondiale della Gioventù: come
hanno commentato i giornalisti il primo viaggio internazionale di Benedetto
XVI? Quali i discorsi che più hanno
colpito? Fabio Colagrande lo ha chiesto ad Andrea Tornielli, vaticanista de Il
Giornale:
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R. –
Sono stati i tre discorsi fondamentali, quello della festa di accoglienza, quello
della Veglia sabato sera e quello dell’omelia di domenica. Sono dei discorsi
molto densi e molto belli, tutti centrati sull’essenziale della fede cristiana,
che è l’incontro con una Persona viva, con un Volto, quello di Gesù di
Nazareth, che i Magi trovano a Betlemme. Aveva colpito moltissimo che il Papa,
parlando a questa vastissima platea di giovani, non abbia rivolto degli appelli
etici, non abbia presentato dei dogmi né dei divieti. Ha invece mostrato
qualcosa che viene prima, qualcosa di più importante, dal quale discende poi anche
l’etica, ed è l’incontro con la fede, presentata come l’incontro con una
Persona viva. Così come mi ha colpito tantissimo il fatto che ha detto che
questo incontro avviene nell’alveo della Chiesa cattolica, una Chiesa dove sono
presenti anche, come in una rete, pesci buoni ma anche pesci cattivi. Ha detto,
però, con una frase, forse la più commovente, che è in fondo consolante che
insieme al grano ci sia anche la zizzania, perché questo significa che anche
noi, con i nostri difetti, possiamo far parte di questa grande famiglia: e in fondo Gesù è venuto per i peccatori.
D. – Parlando ai vescovi tedeschi, proprio nell’ultima
giornata del suo viaggio, il Papa ha parlato dell’ora del coraggio. Dopo la GMG
ci deve essere un nuovo inizio, un nuovo impulso proprio alla pastorale
giovanile. Da questo punto di vista anche il linguaggio dei sacerdoti, dei
pastori forse va un po’ rinnovato…
R. – Sì, il Papa ha detto che i giovani non cercano una
Chiesa “giovanilistica”. La Chiesa non deve essere giovanilistica, ma giovane.
A me ha colpito che in quel discorso ai vescovi il Papa non si è per nulla
nascosto le difficoltà che esistono in Germania e in Europa - la
scristianizzazione – però ha anche detto
che non bisogna in alcun modo annacquare il Vangelo. Allora, ci può
essere certamente uno spunto nuovo di annuncio, per quanto riguarda il
linguaggio, ma credo che prima di tutto ci debba essere una conversione di
tutti, anche all’interno della Chiesa, alla riscoperta della bellezza della
fede, che deve essere comunicata.
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TELEGRAMMA
DI COREDOGLIO DEL PAPA PER LE VITTIME DELL’AEREO
PRECIPITATO
NELLA GIUNGLA AMAZZONICA PERUVIANA
- A
cura di Alessandro De Carolis -
Una “deplorevole tragedia” che ha “profondamente
rattristato” Benedetto XVI. Sono i sentimenti di cordoglio del Papa espressi
nel telegramma inviato a mons. Juan Luis Martin Bisson, vicario apostolico
della località peruviana di Pucallpa alla cui periferia, in piena giungla
amazzonica, si è schiantato ieri pomeriggio il Boeing 737-200 della compagnia
aerea Transportes Aereos Nacionales de la Selva (TANS). Nel telegramma, il
Pontefice eleva “ferventi preghiere” per le decine di vittime del disastro e
assicura la sua “paterna sollecitudine”, impartendo il conforto della
benedizione apostolica.
NOMINE
In Italia il Santo Padre ha accettato la rinuncia al
governo pastorale delle diocesi di Cuneo e di Fossano presentata da mons.
Natalino Pescarolo, per raggiunti limiti di età.
Benedetto XVI ha nominato vescovo delle diocesi di Cuneo e
di Fossano, unite “in persona Episcopi”, mons. Giuseppe Cavallotto, del clero
della diocesi di Asti, finora Rettore Magnifico della Pontificia Università
Urbaniana. Mons. Giuseppe Cavallotto è nato in frazione Noche dì Vinchio,
diocesi e provincia di Asti, il 13 febbraio 1940. E’ stato ordinato sacerdote
il 29 giugno 1964. Dal 2004 ha
ricoperto la carica di Rettore Magnifico della Pontificia Università Urbaniana.
In Brasile, il Papa ha accettato la rinuncia al governo
pastorale della diocesi di Palmas-Francisco Beltrão, presentata da mons.
Agostinho José Sartori, dei Frati Minori Cappuccini, per raggiunti limiti di
età. Gli succede padre José Antônio Peruzzo, finora parroco della Cattedrale
dell’arcidiocesi di Cascavel. Padre José Antônio Peruzzo è nato il 19 aprile
1960, a Cascavel, in Brasile. È stato
ordinato sacerdote il 22 dicembre 1985, per l’arcidiocesi di Cascavel.
Quindi il Santo Padre ha nominato nunzio apostolico nella
Repubblica Centroafricana ed in Ciad l’arcivescovo Pierre Nguyên Van Tot,
finora nunzio apostolico in Benin e in Togo.
Benedetto XVI ha nominato nunzio apostolico in Benin e in
Togo il padre verbita Michael A. Blume, finora sotto-segretario del Pontificio
Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti, elevandolo in pari
tempo alla sede titolare di Alessano, con dignità di arcivescovo. Padre Michael A. Blume è nato a South Bend (Indiana, U.S.A.), il 30 maggio 1946. Religioso
verbita, è stato ordinato sacerdote il 23 dicembre 1972. Ha conseguito il
Baccalaureato in matematica e la Laurea in Teologia alla Pontificia Università
Gregoriana. Docente di Teologia al Seminario Regionale di Cape Coast in Ghana
dal 1975 al 1983, è stato poi provinciale della Società del Verbo Divino nel
Ghana, Benin e in Togo (1983 - 1990) e segretario generale dei Verbiti, dal
1990 al 1994. Ha iniziato il servizio presso il Pontificio Consiglio per i
Migranti e gli Itineranti, il 1° aprile 1995. È stato nominato sotto-segretario
del Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti il 6
aprile 2000.
Infine, il Santo Padre ha nominato membro della
Congregazione per i Vescovi mons. William Joseph Levada, arcivescovo emerito di
San Francisco, prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede.
UDIENZE
Nei giorni scorsi il Santo Padre ha ricevuto in udienza
l’arcivescovo Francesco
Canalini, nunzio apostolico in Svizzera e nel Principato di Liechtenstein;
l’arcivescovo Ramiro Moliner Ingles, nunzio apostolico in Etiopia e in Gibuti,
delegato apostolico in Somalia, e rappresentante speciale della Santa Sede
presso l'Unione Africana; l’arcivescovo Luigi Ventura, nunzio apostolico
in Canada; l’arcivescovo Celestino Migliore, Osservatore permanente della Santa
Sede presso l'Organizzazione delle Nazioni Unite a New York; l’arcivescovo
Luigi Pezzuto, nunzio
apostolico in El Salvador e in Belize; l’arcivescovo Janusz Bolonek, nunzio apostolico
in Uruguay.
ALL’INSEGNA DEL PERDONO, IERI A TAIZE’, IL RITO
FUNEBRE PER FRERE ROGER,
PRESIEDUTO
DAL CARDINALE KASPER CHE HA LETTO IL MESSAGGIO DEL PAPA
-
Interviste con mons. Pierre-André Dumas e Paola Fabrizi -
In un
grande clima di raccoglimento e all’insegna del perdono, diecimila persone a
Taizé hanno preso parte ieri al rito delle esequie di Frère Roger, ucciso a
coltellate il 16 agosto scorso da una squilibrata. Nella stessa chiesa della
Riconciliazione in cui, durante la preghiera serale, il monaco è stato
assassinato, canti e letture hanno voluto sottolineare ciò che stava tanto a
cuore al fondatore della comunità del dialogo: l’unità fra gli uomini di tutte
le nazioni. Alla celebrazione aperta dal nuovo priore Frère Alois hanno partecipato
vescovi, patriarchi e svariate autorità religiose di diverse confessioni
cristiane. A presiedere la liturgia il cardinale Walter Kasper, presidente del
Pontificio Consiglio per la Promozione dell’Unità dei Cristiani, che ha letto
il messaggio inviato da Benedetto XVI. Il servizio di Giuseppe Lanzi.
**********
DIEU DE BONTE, NOUS CONFIONS A TON PARDON LUMINITA SOLCAN,
…
“Dio di bontà; noi confidiamo nel tuo perdono per Luminita
Solcan che, con un atto insano, ha messo fine alla vita di Frère Roger. Con il
Cristo in croce ti diciamo Padre perdonala perché non sapeva quello che
faceva”. Con queste parole Frère Alois, nuovo priore di Taizé, ha aperto la
celebrazione dei funerali del fondatore della Comunità ecumenica di fronte ad
oltre 10,000 pellegrini provenienti da tutta Europa.
Il cardinale Kasper, che ha presieduto le esequie, dopo
aver dato lettura del messaggio del Santo Padre, ha avuto parole di speranza
nel cammino di riconciliazione tra le diverse confessioni cristiane: “La
primavera dell’ecumenismo – ha detto il cardinale – è fiorita sulla collina di
Taizé, in questa Chiesa della Riconciliazione dove membri di differenti tradizioni
cristiane si ritrovano nel rispetto e nel dialogo, nella preghiera e nella
condivisione fraterna, ispirata dalla presenza e dall’esempio di Frère Roger”.
“Attraverso la testimonianza dei suoi amici e servitori – ha proseguito il
cardinale Kasper – Dio non cessa di condurre la sua Chiesa e di prepararle un
futuro. Con la sua presenza, la sua parola ed il suo esempio, Frère Roger ha
portato un raggio di amore e speranza attorno a sé ben al di la delle frontiere
del mondo”.
Ricordando poi l’impegno del fondatore di Taizé per la
riconciliazione delle confessioni cristiane ha sottolineato come egli “voleva
vivere la fede della Chiesa indivisa, senza rompere con nessuno in una grande
fraternità”. Nel suo discorso il cardinale ha sottolineato come Frère Roger
volesse la sua comunità impegnata nella ricomposizione delle fratture della
famiglia umana e come abbia inviato i suoi monaci in molti Paesi a vivere con i
più poveri.
La celebrazione è stata seguita dai pellegrini con molta
commozione ma senza disperazione. E anche tra i tanti costretti a seguire il
rito all’aperto sotto una pioggia battente vi era un forte raccoglimento. Al
termine delle esequie, portato a spalla dai suoi monaci, il fondatore di Taizé
ha fatto un ultimo giro tra i suoi giovani che lo hanno salutato con un
composto silenzio.
Alla sola presenza dei suoi confratelli, Frère Roger è
stato inumato nel piccolo cimitero locale sembra destinato a divenire tappa
obbligata per moltissimi pellegrini che vorranno sostare di fronte a quella
semplice croce di legno con inciso solo “Frère Roger”.
Da Taizé, per la Radio Vaticana, Giuseppe Lanzi.
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Ma
ascoltiamo ora la testimonianza del vescovo ausiliare di Port-au-Prince, mons.
Pierre-André Dumas, la cui vocazione sacerdotale è nata oltre 20 anni fa
proprio grazie all’incontro con Frère Roger in una bidonville haitiana:
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R. –
Abbiamo vissuto 15 giorni insieme in questa bidonville, dove c’è molta povertà,
molta violenza, molte sofferenze. Ho scoperto che quest’uomo era abitato dalla
passione del Regno di Dio, aveva la preoccupazione di trovare la cattolicità,
la maternità della Chiesa. In più, ho scoperto che quest’uomo portava un sogno,
il sogno della pace, il sogno della riconciliazione, dell’unità dei cristiani.
Ero attirato da questa realtà. Lui un giorno mi ha detto: “Tu porti in te una
bella vocazione. C’è la semenza, c’è la presenza del Verbo di Dio in te”. E
questo non m’ha dato pace. Volevo scoprire questa realtà presente in me e così
ho scoperto che Dio mi chiamava e potevo anch’io, a modo mio, nei modi che Dio
mi faceva vedere, vivere la pace nel mio Paese. Ho così abbandonato i miei
studi di medicina per diventare sacerdote, per poter fare della mia vita quello
che il Signore voleva e lavorare come artigiano di pace. Questa è la mia
missione oggi ad Haiti e io sono grato di questo a tutta la Chiesa, al Papa che
mi ha ordinato prete e che mi ha anche nominato vescovo. Ma devo anche rendere grazie
al Signore e grande riconoscenza a Frère Roger per tutto quello che ho vissuto
con lui, tutta questa passione che mi ha trasmesso, e chiedo al Signore di
farmi lavorare nella sua Chiesa come uomo ponte, uomo di pace, che non erige
barriere, ma crea ponti tra la gente del mio Paese e tutta la famiglia umana.
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Frère
Roger colpiva tutti per la sua semplicità, per la sua mitezza. Di questo tratto
umano Giovanni Peduto ha parlato con la dottoressa Paola Fabrizi, officiale del
Pontificio Consiglio per la promozione dell’unità dei cristiani, che l’ha
conosciuto molto bene, in tanti anni di rapporti di Frère Roger con la Chiesa
cattolica:
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R. – Sono stata colpita soprattutto dalla sua umiltà, cioè
una persona non soltanto umile perché non orgogliosa, ma una persona capace di
trasmettere un’umiltà vera nelle persone che lo circondavano. Credo che questa
sia la ragione essenziale perchè Taizè sia poi diventato con il tempo un centro
di incontro per i giovani.
D. – Il fulcro della vita di Frère Roger è stato la
passione per Cristo, la passione per la
Chiesa e per l’uomo. Cosa può dirci a riguardo?
R. – Mi viene sempre in mente, pensando a Frère Roger, la
bellissima frase che ha concluso l’Enciclica di Papa Giovanni Paolo II, Ut
Unum sint, sull’ecume-nismo. Sull’ultima pagina il Santo Padre chiedeva di
predisporci tutti al sacrificio dell’unità. Io credo che questa sia la chiave
interpretativa di Frère Roger Schutz. Lui desiderava molto essere cattolico ma
ha vissuto la sua situazione di non appartenente alla Chiesa cattolica come un
sacrificio vero per mostrare agli altri come fosse doloroso anche non poter
condividere pienamente la chiamata a Cristo. Quindi il suo appello era ai
giovani perché i giovani, trovandosi insieme a Taizé, si rendessero conto di
quanto fosse dolce e importante, vivere insieme la testimonianza di Cristo. E
sarà un testimone senz’altro forse più importante ora che ha dovuto chiudere la
sua vita con un altro sacrificio, cioè con una morte drammatica, però una morte
che è stata anche un esempio, perchè sono certa che i giovani l’avranno
interpretata come uno stimolo a superare la violenza, come uno stimolo a superare
le divisioni, come uno stimolo a radunarsi ancora per pregare, perché credo che
è questo che bisogna salvare nella testimonianza di Frère Roger Schutz: queste
migliaia di giovani riuniti insieme, che in tutte le lingue rivolgono
spontaneamente al Padre la preghiera dell’unità.
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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”
Apre la prima pagina il titolo “Dal cuore della
‘vecchia’ Europa il messaggio di speranza dei giovani”: all’udienza generale,
Benedetto XVI ripercorre i giorni trascorsi a Colonia in occasione della XX
Giornata Mondiale della Gioventù ed auspica una grande primavera di fede in
Germania, in Europa e nel mondo. L’appello del Santo Padre per le inondazioni e
gli incendi in Europa.
Perù: aereo si schianta nella Selva amazzonica: 41
morti. Medio Oriente: concluso il ritiro dei coloni dalla Striscia di Gaza e da
parte della Cisgiordania.
Servizio vaticano – Celebrate nella chiesa della
Riconciliazione a Taizé le esequie di Frère Roger. Il cammino della Chiesa in
Asia.
Servizio estero – Iraq: persiste l’opposizione dei sunniti
sulla nuova Costituzione federalista. Nucleare: sospesi i colloqui tra Iran e
UE. Maltempo: violente inondazioni causano morte e distruzione in molte regioni
dell’Europa centro-orientale.
Servizio culturale – Un articolo di Toscani sui “Romanzi e
racconti 1933-1942” di Raymond Chandler
Servizio italiano – Finanziaria: una manovra orientata
alla crescita e alla stabilità. Politica: Casini insiste: nella CDL “serve una
novità”. I lavori del XXVI Meeting di
Rimini per l’amicizia fra i popoli.
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24 agosto 2005
MEETING
DI RIMINI: L’INTERVENTO DEL CARDINALE RENATO RAFFAELE MARTINO
SU PACE, LIBERTA’ E VITA
La battaglia per la vita e la difesa dell’embrione non è
finita con la vittoria del referendum sulla procreazione assistita. Le forze
che hanno perso quel referendum sono ora al lavoro sul fronte dell’eutanasia.
Se ne è parlato a Rimini, al Meeting di Comunione e Liberazione che ha ospitato
alcuni esponenti di Scienza e Vita. Sui temi della libertà dell’uomo moderno in
rapporto alla Dottrina sociale della Chiesa è intervenuto il cardinale Renato
Raffaele Martino, presidente del Pontificio Consiglio Giustizia e Pace. Da
Rimini, Luca Collodi:
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La difesa della vita è di fondamentale importanza per
l’azione dei cristiani nel sociale. Per il cardinale Renato Raffaele Martino,
il diritto alla vita e la difesa dei diritti umani pongono dei limiti alla
politica che altrimenti diventa oppressiva con l’uomo. Altro impegno è sul
diritto alla libertà religiosa, con il rifiuto del laicismo intransigente, che mira ad impedire la valenza pubblica
della religione cristiana, e del fondamentalismo religioso.
Sulla pace il cardinale Martino mette in guardia da
equivoci. Se il pacifismo è guidato spesso dall’ideologia e può avere un
progetto politico, il pacificatore o operatore di pace è guidato prima di tutto
dall’amore cristiano. A margine del Meeting, il cardinale Martino parla sul
ritiro israeliano da Gaza. Ammiro il coraggio di Sharon, dice in un colloquio
alla Radio Vaticana, ma si tratta di un ritiro unilaterale dal momento che
manca un vero trattato di pace tra israeliani e palestinesi. Sull’intervento
del presidente del Senato Pera, sottolinea che il dialogo tra religioni è uno
strumento che è necessario anche in presenza di minacce terroristiche e
dissensi culturali.
E Magdi Allam, del Corriere della Sera, a Rimini per
parlare di Islam, sottolinea che il valore della sacralità della vita è anche
per il mondo musulmano il discrimine tra barbarie e civiltà. Per cui, spiega,
non si possono attribuire ai cultori della morte rappresentati dagli Hezbollah
o da Al Qaeda il ruolo esclusivo di portavoci culturali. Per l’islamologo Abu
Zaid, il Corano è il riferimento religioso del mondo islamico, ma non ha in sé
tutte le verità conosciute o conoscibili della ragione.
Al Meeting è protagonista anche la cooperazione italiana.
Governo e Banca Mondiale hanno destinato 2 milioni di euro al Brasile per
aiutarlo a mettere sotto controllo l’inquinamento costiero che aveva
ripercussioni sulla mortalità infantile. L’Italia è impegnata anche nel
recupero dei bambini-soldato in Africa, con progetti che riguardano la Sierra
Leone, la Liberia e l’Uganda. Oggi è atteso l’arcivescovo di Bologna, mons.
Caffarra mentre stasera Formigoni e Rutelli si confronteranno sul tema delle
riforme.
Da Rimini, Luca Collodi, Radio Vaticana.
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DA OGGI A STRESA I SIMPOSI ROSMINIANI SUL TEMA
DELLA SANTITA’
-
Intervista con mons. Giuseppe Lorizio -
Nel
150° anniversario della morte di Antonio Rosmini, teologo e pensatore del XIX
secolo, un gruppo di studiosi si interroga sull’etica contemporanea e la
santità. Da oggi e fino al 27 agosto, al Collegio Rosmini di Stresa, un
simposio analizzerà, sulla base della filosofia rosminiana, le strade che
conducono l’uomo all’ideale evangelico. Tiziana Campisi ha chiesto a mons.
Giuseppe Lorizio, docente di teologia fondamentale alla Lateranense di Roma,
quali spunti di riflessione offre in proposito la figura di Antonio Rosmini:
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R. – La grande attualità di questo prete, filosofo e
teologo, sta nel fatto che mette in grande rilievo il nesso profondo che c’è
tra la tematica della verità e quella della carità. Per cui, verità e carità,
come anche ci ha ricordato il Santo Padre nell’omelia della Messa “Pro Eligendo
Pontifice”, devono essere considerati come i due binari sui quali la fede cristiania
si deve esprimere.
D. – La tematica di questo simposio rosminiano ha come
titolo “etica contemporanea e santità”. Quali sono i contenuti sviluppati?
R. – In questo simposio abbiamo la possibilità non solo di
interrogarci intorno al pensiero di Rosmini, ma anche, in generale, intorno al
tema del rapporto tra il comportamento corretto dell’uomo giusto e la vocazione
alla santità del cristiano. E questa relazione la vorremmo indagare a partire
anche da altre figure, per esempio quella di Angelina Lanza o quella di Edith
Stein.
D. – Quali sono, oggi, le possibilità aperte all’uomo di
raggiungere la sua vocazione fondamentale alla santità?
R. – Innanzitutto, questa vocazione è un dono di Dio, non
è l’uomo che si santifica da solo, ma è Dio che lo santifica. Perché, come la
Sacra Scrittura e la sana teologia insegnano, l’epiteto di Santo appartiene
soprattutto a Dio. Noi siamo chiamati a partecipare della santità di Dio. I
Santi sono coloro che hanno vissuto con coerenza e con trasparenza, la loro
adesione al Vangelo e hanno partecipato a questa santità divina. La Chiesa, nel
momento in cui si ripropone delle figure di santità, vuole aiutarci a vedere in
persone concrete, nelle diverse situazioni della vita, come questo ideale non è
un’utopia ma è una vocazione che si è realizzata concretamente in alcune figure
storiche. Ed allora di qui la domanda di Agostino che ciascuno di noi dovrebbe
fare propria e cioè, “se loro sono potuti diventare Santi, perchè non posso
diventare santo anch’io?”.
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24 agosto 2005
EUROPA CENTRALE SOTTO IL
DILUVIO. MORTE E DISTRUZIONE IN AUSTRIA, SVIZZERA
E GERMANIA. SECONDO IL presidente della Societa' meteorologica italiana,
Luca
Mercalli, SI TRATTA “DI UNA SITUAZIONE VERAMENTE ANOMALA”
- A cura
di Rita Anaclerio -
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VIENNA. = Resta critica la
situazione nell’Europa centrale ed orientale, colpita in questi giorni da
violenti temporali ed inondazioni. Nelle ultime ore, in Germania, le autorità locali hanno
lanciato un allarme per una possibile piena del Danubio. L’esercito ha dovuto usare
i propri elicotteri per evacuare gli abitanti di Eschemlohe, città nel sud del
Paese totalmente allagata, mentre tutte le squadre di soccorso locali sono in
azione per ricostruire gli argini dei fiumi. Intanto, si registrano gravi danni
e almeno 4 vittime in Austria, investita da forti piogge soprattutto nella
provincia del Tirolo. Le squadre della protezione civile sono attualmente
impegnate ad evacuare alcune zone. Le inondazioni hanno bloccato, inoltre,
un’importante arteria stradale, l’A12, che collega il nord ed il sud del Paese.
Il blocco è dovuto ad un ponte che si trova sul fiume Inn alla frontiera
tedesca che, secondo fonti locali, starebbe per crollare. Situazione critica
anche in Svizzera, dove il maltempo ha provocato almeno sei vittime e danni
stimati in centinaia di milioni di franchi. Particolarmente difficili i
soccorsi nei Cantoni di Berna, Svitto e Obvaldo. L’Aar, infatti, ha portato
all’allagamento dei centri storici di Berna e della città di Thun. Non migliora
la situazione neppure a Lucerna, dove la Reuss e il lago dei Quattro Cantoni
sono straripati, sommergendo diverse strade della cittadina. Ma solo l’Europa
centrale soffre per il maltempo. Nell’ultima settimana, le inondazioni hanno
ucciso circa 25 persone in Romania. Le zone di confine fra Croazia e Slovenia
sono allagate e la protezione civile dei due Paesi sorveglia i fiumi maggiori
gonfiati dalle piogge. L’Italia per ora sembra al sicuro. “In questi giorni non
c’è nessuna situazione meteorologica a rischio”. Lo sostiene il presidente
della Società meteorologica italiana, Luca Mercalli, il quale però sottolinea
l’eccezionalità del fenomeno spiegando che “in genere la pioggia non colpisce
sempre lo stesso punto”, come invece sta accadendo.
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il Presidente della Conferenza Episcopale della Colombia,
mons. Castro quiroga,
CONFERMA IL PERDONO DELLA CHIESA CATTOLICA
AL GRUPPO ARMATO ILLEGALE
per l’assassinio ACCIDENTALE di due sacerdoti
BOGOTA’.
= “Per quanto riguarda la Chiesa, perdoniamo l’Esercito di Liberazione Nazionale
(ELN) per ciò che è accaduto. Continueremo a dialogare con esso e con tutti i
gruppi armati illegali per perseguire la pace”. Ad affermarlo, è il presidente
della Conferenza episcopale della Colombia, mons. Luís Augusto Castro, il quale
ha confermato che porterà avanti i suoi contatti con la guerriglia
dell’Esercito di Liberazione Nazionale (ELN), nonostante il gruppo guerrigliero
abbia ammesso di aver assassinato per errore due sacerdoti e due civili nel
comune di Teorama, a nord di Santander. Venerdì scorso, l’ELN ha emesso un
comunicato in cui affermava di aver ucciso “in modo accidentale” i due
sacerdoti, ribadendo le proprie scuse ed esprimendo l’interesse a mantenere
costante i contatti con i rappresentanti della Chiesa. “I rapporti con l’ELN
sono stati intrapresi per facilitare il passaggio alla soluzione negoziata, e
continueremo a tenere aperti questi canali”, ha puntualizzato mons. Castro.
Fondamentale, infatti, è l’impegno della Chiesa cattolica nel processo di
pacificazione in Colombia, dove la violazione dei diritti umani e religiosi è
estremamente grave. Secondo stime fornite dall’Ufficio delle Nazioni Unite per
i Rifugiati e diffuse dall’agenzia missionaria “Fides”, 200 mila colombiani
hanno dovuto abbandonare il Paese tra il 2000 e il 2003 a causa dei conflitti
interni. Proprio per queste persone, la Chiesa ha dato vita ad un Programma di
pastorale per gli sfollati che cerca anzitutto di garantire aiuti materiali e
spirituali, che permettano loro di restare nella zona di origine. (R.A.)
LE Domestiche
filippine, emigrate negli Emirati arabi, denunciaNO
ATTI
DI violenzA da parte dei datori di lavoRo E chiedONO a Manila
la
revisione dei rapporti diplomatici con Dubai
Dubai. = E’ stata presentata una protesta formale da parte di un gruppo
di lavoratrici filippine emigrate a Manila per rivedere i rapporti diplomatici
con il governo degli Emirati Arabi Uniti, a causa dell’alto numero di
maltrattamenti da parte di datori di lavoro arabi. Oltre 60 domestiche
filippine, infatti, hanno già chiesto ospitalità all’ambasciata delle Filippine
a Dubai e al momento vivono in rifugi di fortuna pur di evitare molestie
sessuali e percosse da parte dei loro datori di lavoro, oltre a cercare di
ottenere le paghe ancora non corrisposte. Nelle scorse settimane, il numero
delle donne fuggite è aumentato arrivando fino a circa 5 al giorno. “Il governo
delle Filippine – dice il gruppo di lavoratrici, chiamato “Migrante” – dovrebbe
assolutamente protestare tramite i diplomatici con il governo di Dubai per come
vengono trattate le lavoratrici”. Alcuni rappresentanti del consolato
dichiarano che le rifugiate si sono presentate con lividi o hanno denunciato violenze
sessuali avvenute contro di loro. Dopo così tante denunce di abuso, l’Indonesia
ha proibito alle proprie donne di lavorare negli Emirati e Generoso Calonge, console
generale delle Filippine, afferma che il suo governo dovrebbe fare lo stesso.
Il console sottolinea che su circa 200 mila persone di nazionalità filippina
che vivono negli Emirati, 36 mila sono donne di servizio che lavorano per gli
arabi, per gli europei espatriati e per altre famiglie asiatiche. Il
diplomatico ha aggiunto, inoltre, che il consolato lavora con le autorità
di Dubai per rimpatriare il più presto possibile le donne vittime di
maltrattamenti nelle Filippine. (R.A.)
APERTO IN COREA DEL NORD IL
PRIMO OSPEDALE CATTOLICO CON 100 POSTI LETTO: ESEMPIO DI PACE E COOPERAZIONE,
NON SOLO PER LE DUE COREE
MA PER TUTTO IL MONDO
RASON. = Un ospedale cattolico,
il primo, è stato aperto in Corea del Nord. La struttura si trova nella
provincia di Hamgyeongbuk-do, nella parte Est del Paese, ed è stata costruita
grazie agli sforzi del Servizio
cattolico di Cooperazione internazionale di medicina, formato dalla
Congregazione benedettina di S. Ottilio e dalla Chiesa cattolica di Corea. A
darne notizia è l’agenzia di stampa cattolica AsiaNews. L’edificio è composto
da tre piani che si sviluppano su di un’area di 25 mila metri quadrati, con
attrezzature sanitarie per la diagnosi e le varie terapie. All’interno, vi sono
100 posti letto ed il personale è composto da 80 persone, fra medici,
infermieri e paramedici. L’abate della Congregazione di S. Ottilio, Notker
Wolf, sottolinea che “gli ospedali cattolici danno speranza per la pace e la cooperazione.
Io spero che questo ospedale in particolare possa costruire un’ulteriore strada
verso la cooperazione”. A mons. Paul Ri Moun-hi, arcivescovo di Daegu (Corea
del Sud), è affidato il compito di guidare la Fondazione cattolica che finanzia
il progetto. Il presule spiega che è senz’altro “una circostanza felice che un
ospedale possa aprire in Corea del Nord con l’ausilio e l’assistenza della Chiesa.
Lo sforzo della Chiesa cattolica per la riconciliazione e l’unità delle due
Coree è una missione importante non solo per la popolazione coreana ma per la
pace di tutta l’umanità”. Infatti, in Corea del Nord non vi è libertà
religiosa e la situazione alimentare e sanitaria della popolazione è
disastrosa. Il 17 agosto scorso mons. Cheong Jin-suk, arcivescovo di Seoul ed
amministratore apostolico di Pyongyang, ha fatto un appello per permettere lo
sviluppo della libertà religiosa in Corea del Nord ed ha affermato che questo
“andrà di pari passo con i miglioramenti socio-economici del Paese”. (R.A.)
E’ MORTO ALL’ETA’ DI 64 ANNI
L’ESPLORATORE AMBROGIO FOGAR.
UN TRAGICO INCIDENTE LO AVEVA COSTRETTO, 13 ANNI
FA, SULLA SEDIA A ROTELLE
MILANO.
= E' morto questa notte, nella sua casa di Milano, il noto esploratore,
Ambrogio Fogar. Nato a Milano nel 1941, fin da giovanissimo Ambrogio Fogar
aveva coltivato la passione per le grandi imprese, che lo avrebbe portato anni
dopo a compiere il giro del mondo in barca a vela in solitaria, e poi la
spedizione a piedi al Polo Nord, in compagnia del suo cane husky, Armaduk. Nel
’92 Fogar sceglie di partecipare al rally Parigi-Mosca-Pechino. Qui la sventura
lo aspetta: la macchina su cui viaggia si capovolge dopo aver urtato un sasso.
Fogar si ritrova con la seconda vertebra cervicale spezzata e il midollo
spinale tranciato. Da uomo di azione e di imprese estreme, diventa un sopravvissuto
per miracolo, immobilizzato in maniera assoluta e permanente. Nonostante
l’immobilità totale, Fogar, nell’estate del 1997, riesce a compiere un giro
d’Italia in barca a vela, su di una sedia a rotelle basculante, in un viaggio
battezzato “Operazione Speranza”.
(R.A.)
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24 agosto 2005
-
A cura di Amedeo Lomonaco e Andrea Cocco -
Con lo
sgombero di quattro insediamenti in Cisgiordania si è definitivamente conclusa
ieri l’operazione di evacuazione dei coloni prevista dal piano del disimpegno
unilaterale voluto dal premier israeliano, Ariel Sharon. Ora all’esercito
israeliano non resta che completare lo smantellamento delle case e delle
infrastrutture militari delle ex colonie. Secondo quanto dichiarato dal
ministro della difesa israeliano, Shaul Mofaz, il ritiro dei militari da Gaza
sarà completato intorno alla metà di settembre. Intanto, le autorità israeliane
hanno annunciato la conclusione di un accordo con l’Egitto per il controllo
della frontiera che delimita a sud la striscia di Gaza. L’intesa dovrà ora
essere ratificata dalla Knesset. Sul ritiro, che ha contrapposto il sentimento
religioso dei coloni alle esigenze politiche dello Stato di Israele, ascoltiamo
al microfono di Fabio Colagrande, la giornalista Fiamma Nirenstein, inviata ed
editorialista della Stampa:
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R. – Si è visto cosa sia in
definitiva il rapporto fra laici e religiosi, laddove la religione impone certe
cose, e l’indipendenza dello Stato dalla religione ne impone altre. C’è stato
uno scontro mai visto prima nella storia d’Israele. Il credo dei settlers
è quello che questa terra sia una terra i cui confini sono scritti nella
Bibbia. Quindi, per loro era importante restare lì per ottemperare al loro
credo religioso. D’altra parte, invece, c’era l’esigenza di una politica, di un
tentativo di pace. Per non diventare uno Stato che governa un milione e 200
mila palestinesi, con 8 mila presenze nella Striscia di Gaza, Israele ha intrapreso
una strada nuova per arrivare alla road map. Non sono incompatibili, ma
sono due discorsi diversi.
D. – Lo scrittore israeliano
Yeoshua, convinto sostenitore del piano di Sharon, ha espresso la sua forte
emozione di fronte allo sguardo dei bambini, dei coloni deportati. Questo
dramma umano, in qualche modo potrà essere alleviato, secondo te?
R. – Ci sono cose che non
possono essere alleviate. Sinceramente, vedere un uomo che ha appena dato fuoco
alla propria casa di due piani, con i suoi figli sul tetto fra le fiamme che
esce dai solai, che non vogliono scendere, e lui buttato, faccia a terra,
davanti alla casa a cui ha appena dato fuoco, mentre il suo vecchio padre, gli
dice, implorandolo: “Alzati, alzati!”. Io non ho mai visto una cosa di questo
genere. Però, penso che quello che è stato bello vedere è stata poi questa
elaborazione del lutto, fatta insieme ai soldati. Detto questo, adesso bisogna
vedere come va. Speriamo che tutta questa sofferenza sia riuscita a servire la
causa della pace.
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In Iraq,
quattro persone sono rimaste uccise in seguito ad un ennesimo attentato condotto
da ribelli, a Baghdad, contro un gruppo di funzionari del ministero della Giustizia.
Un gruppo guidato dal giordano al Zarqawi, leader di Al Qaeda in Iraq, ha rivendicato
inoltre l’attacco suicida costato la vita, ieri, a cinque iracheni e a due
americani a Baquba, a nord della
capitale.
Il Consiglio
di sicurezza dell’ONU ha espresso forte preoccupazione per la recrudescenza
degli attacchi da parte delle milizie talebane in Afghanistan. Secondo il
rappresentante di Kofi Annan per la regione, “gli
estremisti hanno incrementato gli attacchi con diversi agguati e attentati” in
vista delle elezioni che dovrebbero svolgersi il 18 settembre. Gli obiettivi
principali scelti dalle milizie sembrano essere le forze internazionali e
governative. Per le elezioni, sono
circa 2800 le persone che si sono presentate nelle liste elettorali, mentre
migliaia di militari statunitensi e della Nato saranno dispiegati durante le
operazioni di voto anche se la sicurezza sarà affidata alla polizia afghana.
Ancora una
sciagura nei cieli: un Boeing, di proprietà di una compagnia peruviana, è precipitato
ieri in Perù nei pressi della città di Pucallpa, nella giungla amazzonica. Il bilancio
delle vittime, ancora provvisorio, è di 41 morti. Il velivolo, con a bordo
sette membri dell’equipaggio e 93 passeggeri, tra i quali 16 stranieri, era
partito da Lima ed era diretto a Iquitos. E’ stata individuata una scatola nera
ed il ministero dei Trasporti peruviano ha aperto un’inchiesta sulla sciagura.
Il nostro servizio:
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Rapide e
drammatiche sequenze hanno preceduto questa nuova disgrazia aerea. Il velivolo
ha cominciato a sussultare pochi minuti prima dell’atterraggio a causa,
probabilmente, di un violento temporale. L’aereo, che nello schianto si è
spezzato in due, ha poi preso fuoco nella giungla amazzonica peruviana. Su
questi tragici momenti si sofferma il racconto di un superstite: “L’aereo
scendeva senza controllo e la turbolenza era molto forte”, ha detto il
peruviano Yuri Salas. “Poco dopo ho sentito un gran colpo - ha aggiunto – e mi
sono trovato in mezzo alle fiamme”. Salas ha poi spiegato come sia riuscito a
salvarsi. “Ho visto uno squarcio fra le lamiere – ha detto - e sono uscito
dall’aereo. Il silenzio carico di disperazione e paura a bordo dell’aereo, è
stato poi rotto dal fragore delle esplosioni e il Boeing è stato completamente
avvolto dalle fiamme. Si tratta della quinta sciagura in meno di un mese. Lo
scorso due agosto 22 persone sono rimaste ferite quando un velivolo dell’Air
France è finito fuori pista all’aeroporto di Toronto, forse in seguito a forti
raffiche di vento. Quattro giorni dopo, un aereo di una compagnia tunisina è
precipitato in mare, al largo di Palermo, causando la morte di 13 persone. La
manovra di ammaraggio è stata intrapresa dopo il blocco di entrambi i motori. Lo scorso 14 agosto un’altra tragedia è costata la vita a
121 persone: un Boeing cipriota si è schiantato, a causa di una
depressurizzazione e della mancanza di carburante,
contro una montagna nei pressi di Atene. Due giorni dopo, un aereo colombiano è
precipitato in Venezuela, probabilmente per un guasto ai motori, causando 160
morti.
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Riprenderanno
il 15 settembre ad Abuja, in Nigeria, i negoziati tra autorità sudanesi e
movimenti ribelli del Darfur, la martoriata regione occidentale del Paese africano
teatro dal 2003 di sanguinose violenze. Lo ha annunciato oggi l’incaricato
dell’Unione Africana per la crisi sudanese, Salim Ahmed Salim. I colloqui tra
il governo di Khartoum e i ribelli del Movimento di Liberazione del Sudan e di
quello per la Giustizia e l’Uguaglianza si erano interrotti a inizio luglio,
quando già il bilancio delle violenze oscillava tra le 180 mila e le 300 mila vittime
e oltre 2 milioni di profughi.
La nuova bozza di Costituzione del Kenya, è stata
ufficialmente pubblicata ieri. Molto contestato, il progetto dovrà ora essere
sottoposto a referendum. Ma parte dell’opposizione ha già annunciato battaglia
reclamando la completa revisione del testo. I punti più controversi riguardano
i poteri del presidente, che restano molto forti nonostante l’introduzione di
un primo ministro, e la creazione di Corti di diritto islamico. A luglio manifestazioni organizzate dall’opposizione
contro la bozza di Costituzione erano state duramente represse dalla polizia.
In Ecuador, continuano le
trattative tra governo e rappresentanti locali per mettere fine alle proteste
che la scorsa settimana hanno paralizzato l’attività di estrazione del petrolio
nel nord del Paese. Sospeso temporaneamente lo sciopero, i delegati delle migliaia
di persone scese in piazza a Sucumbios e Orellana, le due province amazzoniche
teatro delle manifestazioni, chiedono che vengano aumentate le tasse a carico
delle multinazionali del petrolio, e che venga finanziata la costruzione di
infrastrutture. Ulteriore condizione all’interruzione definitiva dello sciopero
è il rientro dei militari nelle caserme e la fine dello stato d’emergenza
decretato dal governo.
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