RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno XLIX n.
234 - Testo della trasmissione di lunedì 22 agosto 2005
IL
PAPA E LA SANTA SEDE:
OGGI IN PRIMO PIANO:
CHIESA E SOCIETA’:
Sale
il numero delle vittime e dei contagiati per l’epidemia di colera in Guinea
Bissau
Entrato nella fase finale il piano israeliano di
ritiro dalla Striscia di Gaza. Da domani inizieranno le operazioni di
disimpegno in Cisgiordania
In Iraq prosegue lo stallo sulla costituzione. Il
termine di presentazione del testo al Parlamento scade questa sera
22 agosto 2005
LA GIOIA DI ESSERE CRISTIANI. SOLO DA
DIO E DAL SUO AMORE
VIENE LA VERA RIVOLUZIONE CHE CAMBIA IL MONDO! IL PAPA, TORNATO IERI SERA
DA COLONIA, LASCIA IL SUO MESSAGGIO AI GIOVANI.
IL COMMENTO DEL NOSTRO DIRETTORE
DEI PROGRAMMI, PADRE FEDERICO LOMBARDI
Un evento
indimenticabile: così, è stata vissuta la GMG di Colonia dai giovani di tutto
il mondo che vi hanno partecipato. Indimenticabile anche per Benedetto XVI, che
più volte, in questi giorni, ha confidato ai giovani la sua gioia non disgiunta
da una sincera commozione. Ieri, dunque, con la Messa sulla spianata di
Marienfeld, si è chiusa la XX Giornata Mondiale della Gioventù: il testimone
passa ora da Colonia a Sidney per la GMG del 2008. Il Santo Padre è arrivato,
attorno alle 22.15, alla sua residenza di Castel Gandolfo. Qui, quasi a
ricreare il clima di Colonia, centinaia di giovani, con in mano candele accese,
hanno lungamente acclamato il Pontefice, mentre faceva ingresso nel Palazzo
pontificio. D’altro canto, anche il viaggio di ritorno a Roma ha offerto un
“fuoriprogramma” emozionante e particolarmente significativo. L’aereo papale ha
infatti sorvolato, alla quota più bassa, la località natale del Santo Padre,
Marktl am Inn in Baviera, dove erano in corso festeggiamenti per il suo primo
viaggio in patria. I concittadini di Benedetto XVI sono stati premiati: dalla
cabina di pilotaggio, infatti, è stato trasmesso un suo messaggio audio di
saluto. Ma torniamo ai momenti conclusivi del primo viaggio internazionale di
Benedetto XVI con la cronaca del nostro inviato a Colonia, Massimiliano Menichetti:
**********
WIR WISSEN ALLE UM DAS BÖSE, DAS IM 20. JAHRHUNDERT VON
UNSEREM VATERLAND AUSGEGANGEN IST, UND BEKENNEN ES MIT SCHAM UND TRAUER.
“Noi
tutti siamo consapevoli del male derivato dalla nostra patria nel Novecento, e
lo riconosciamo con vergogna e dolore. Ma in questi giorni, grazie a Dio, si è
mostrato largamente che esisteva ed esiste anche l’altra Germania – un Paese di
singolari risorse umane, culturali e spirituali. Mi auguro che tali risorse,
grazie anche all’evento di questi giorni, tornino ad irradiarsi nel mondo!
Così
Benedetto XVI, alla cerimonia di congedo, all’Aeroporto Internazionale di Colonia/Bonn, ha salutato la Germania per
far rientro a Roma al termine delle Giornate mondiali della Gioventù. Il Papa è
stato accolto sulle note degli inni nazionali, dal presidente federale Köhler,
omaggiato dal picchetto d’onore. Assiepati dietro le transenne, sulle
gradinate, commossi i ragazzi di Colonia 2005, venuti a salutare il loro Papa
per l’ultima volta prima del rientro a Castel Gandolfo. Il presidente Köhler,
nel salutare il Papa, ha detto: “Con coraggio, fermezza, calore di cuore, ha
indicato la strada, lei ha espresso la testimonianza della fede, importante per
tutti noi. Grazie per la sua visita in Germania”. Benedetto XVI, nel
congedarsi, ha auspicato lo slancio evangelizzatore nei ragazzi in una “Germania
- ha sottolineato il Papa - che è stata durante le GMG ‘il centro del mondo
cattolico’”.
DIE JUGENDLICHEN ALLER KONTINENTE UND KULTUREN HABEN,
INDEM SIE …
“I
giovani di ogni continente e cultura, stringendosi con fede attorno ai loro
Pastori e al Successore di Pietro, hanno reso visibile una Chiesa giovane, che
con fantasia e coraggio vuole disegnare il volto di un’umanità più giusta e
solidale. Seguendo l’esempio dei Magi, i giovani si sono messi in cammino per
incontrare Cristo, come ricorda il tema della Giornata Mondiale della Gioventù.
Ora ripartono per le loro contrade e città per testimoniare la luce, la
bellezza, il vigore del Vangelo, di cui hanno fatto rinnovata esperienza”.
Ha
ringraziato quanti si sono adoperati per la realizzazione e lo svolgimento
della Giornata Mondiale della Gioventù, e a chi ha aperto “il cuore e le case”
agli innumerevoli pellegrini giunti da ogni parte del globo. “Vorrei inoltre
estendere l’espressione della mia gratitudine” - ha detto Benedetto XVI - ai
responsabili delle altre Chiese e Comunità ecclesiali, come pure ai
rappresentanti delle altre Religioni che hanno voluto essere presenti a
quest’importante incontro e auspico che si intensifichi il comune impegno per
formare le giovani generazioni a quei valori umani e spirituali che si rivelano
indispensabili per costruire un futuro di libertà vera e di pace”.
Ha poi
espresso l’auspicio che questo evento ecclesiale resti “scolpito nella vita dei
cattolici di Germania e sia incentivo per un loro rinnovato slancio spirituale
e apostolico!”. E salendo sull’aereo il saluto a braccia aperte, come tante
volte in questa GMG, per stringere a sé i suoi giovani che per la prima volta
hanno seguito Bendetto XVI nell’incontro con Cristo.
Nel pomeriggio Benedetto XVI ha
salutato, il Comitato Organizzatore della GMG 2005, ma prima ha preso parte ad
un incontro informale con i vescovi della Germania, scroscianti gli applausi
per il Papa che ha evidenziato la necessità di far tesoro delle GMG, “dono che
Dio ha fatto alla Chiesa”. Poi, le nuove sfide che nascono dalla constatazione
“delle rughe, delle ombre” sul volto della Chiesa “che ne offuscano lo
splendore”, come la “secolarizzazione e la scristianizzazione” che “ non
cessano di progredire".
“I giovani – ha aggiunto il Papa
- costituiscono per la Chiesa, e in particolare per i pastori, per i genitori e
per gli educatori, un appello vivente alla fede e alla speranza”.
“I giovani, infatti, non cercano
una Chiesa giovanilistica, ma giovane nello spirito; una Chiesa trasparente a
Cristo, Uomo nuovo. Proprio questo è l’impegno che intendiamo assumerci oggi,
in un momento davvero singolare, perché conclude un grande evento giovanile,
che ci spinge ad affacciarci sul domani della Chiesa e della società. E’ in
questa luce positiva e carica di speranza che possiamo affrontare con fiducia
anche le questioni più difficili che interpellano la Comunità ecclesiale in
Germania. Ancora una volta i giovani si rivelano per noi Pastori una
provocazione salutare, perché ci chiedono di essere coerenti, uniti,
coraggiosi”.
Sottolineata l’importanza di
educare i giovani alla pazienza, al discernimento, al sano realismo. Senza
falsi compromessi.
“Molte
proposte della società moderna, ha precisato, sfociano nel vuoto e tanti
giovani finiscono nelle ‘sabbie mobili’ dell’alcool e della droga, o nelle
spire di gruppi estremistici”. Quindi l’invito a cercare nuove strade per
arrivare ai giovani e per annunciare ad essi Cristo, anche grazie alla scia
delle GMG. Rinnovato l’invito a
promuovere una pastorale vocazionale che possa raggiungere le parrocchie, i
centri educativi, le famiglie. Poi ha aggiunto:
EINE WICHTIGE ROLLE IN DER
WELT DER JUGENDLICHEN SPIELEN DIE …
“Nel mondo giovanile giocano un
ruolo importante le associazioni e i movimenti, che costituiscono un’indubbia
ricchezza. La Chiesa deve valorizzare queste realtà e al tempo stesso deve
guidarle con saggezza pastorale, affinché contribuiscano nel modo migliore, con
i loro diversi doni, all’edificazione della comunità, mai ponendosi in concorrenza
le une con le altre ma rispettandosi e collaborando insieme per suscitare nei
giovani la gioia della fede, l’amore per la Chiesa e la passione per il Regno
di Dio”.
Il Papa ha mostrato nel Compendio
del Catechismo della Chiesa Cattolica “un valido aiuto in questo impegno
per la formazione cristiana delle nuove generazioni”. Quindi - ha concluso
- “ho voluto raccogliere con voi il
messaggio lasciato dal grande pellegrinaggio dei giovani. Mi pare che essi, al
termine di questa esperienza, ci si rivolgano in sintesi così: ‘Siamo venuti
per adorarlo. L’abbiamo incontrato. Aiutateci adesso a diventare suoi discepoli
e testimoni’. E’ un appello esigente, - ha detto - ma quanto mai consolante per
il cuore di un Pastore!”.
**********
Cosa
resterà, dunque, di questa ventesima GMG nei giovani, una volta tornati a casa
e ripresa la vita quotidiana? A Colonia, Francesca Fialdini ha raccolto alcune
testimonianze, all’indomani della grande Messa di Marienfeld:
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D. - Matteo, stiamo finalmente tornando a casa dopo una settimana
intensa. Qual è la parola del Papa, che più ti porti dentro?
R. – Sicuramente, è stata un’esperienza positiva. Tutta la
riflessione sull’Eucaristia è molto stimolante e richiede, secondo me, un
approfondimento ulteriore. Quindi, diciamo che è questa parte dell’omelia della
Messa che comunque mi ha colpito maggiormente.
D. – E per te, Sebastiano, qual è stato il momento più
significativo di questa Giornata Mondiale della Gioventù?
R. – Sicuramente è stata la Veglia con il Papa. Indubbiamente,
i messaggi che ha lanciato sono stati molto importanti. I protagonisti di
questa GMG sono stati i Re Magi. Ecco, il messaggio che mi sono portato dentro
è questo essere io stesso un dei Re Magi e cercare di portare questa mia
esperienza anche a casa, anche a Roma; imparare a donare se stessi perché un
dono minore di questo non basta a Gesù.
D. – Cosa significa, per Matteo, tornare a casa, passando
per una strada diversa?
R. – La GMG per me rientra comunque in un percorso che c’è
già. Quindi, non si tratta tanto di tornare per una strada diversa, quanto di
ripercorrere la stessa strada con una consapevolezza diversa.
D. – E per te Sara, qual è il messaggio più forte che ti
porti a casa?
R. – Gli stimoli sono stati tanti in questa settimana. Di
sicuro, però, il continuo richiamo allo studio della Parola e alla lettura dei
Vangeli è quello che mi ha incuriosito di più, anche perché mi sono accorta di
avere ancora parecchia strada da fare in questo ambito.
D. – Cosa ha significato per te vivere questa Giornata
Mondiale della Gioventù, quando nel mondo la situazione diventa sempre più
difficile?
R. – Di sicuro l’aver incontrato ragazzi di altre culture
mi ha fatto molto piacere. Ho avuto la fortuna di incontrare anche un gruppo di
iracheni e con loro di scambiare alcune idee e di confrontarmi sulla situazione
che stanno vivendo. Quindi, prendere un po’ più di consapevolezza che
attraverso il dialogo e la conoscenza reciproca si può crescere e andare
incontro agli altri. Non che prima non l’avessi, ma il trovarmi a diretto
confronto con una realtà così lontana, sentita solo per televisione o
attraverso i giornali, è una cosa del tutto diversa.
D. – Sebastiano, tu hai partecipato anche ad altre
Giornate mondiali della gioventù?
R. – Sì, a Roma e Toronto.
D. – In quel caso c’era la figura di Giovanni Paolo II.
Come hai tu vissuto il diverso approccio di Benedetto XVI con i giovani?
R. – Io l’ho vissuto, onestamente, bene. Mi piace come
figura di Pontefice. Di certo è differente rispetto a Giovanni Paolo II. L’ho
visto anche nella folla. A Roma, piuttosto che a Toronto, ogni minuto c’erano
delle urla. Qualsiasi cosa dicesse Giovanni Paolo II i giovani urlavano. Qui a
Colonia sembravano più attenti a cercare di comprendere il messaggio.
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Al momento di lasciare la Germania, sorvolando l’Austria e
rientrando in Italia, il Papa ha fatto pervenire ai rispettivi Capi di Stato
dei telegrammi di saluto. “Al rientro dal mio primo viaggio apostolico fuori
dell’Italia – ha scritto al presidente italiano Ciampi – che mi ha condotto
nella mia patria, in particolare a Colonia, dove ho avuto la possibilità di incontrare
giovani di tutto il mondo, pronti ad impegnarsi per creare un futuro radicato
nei perenni valori cristiani, rendo grazie a Dio per questa provvidenziale
opportunità” ed invio di cuore a lei ed alla “diletta nazione italiana, il mio
cordiale saluto, assicurando per tutti una speciale preghiera”.
Prima di
partire per Colonia Benedetto XVI aveva lanciato un messaggio ai giovani nella
sua prima intervista del Pontificato, rilasciata alla Radio Vaticana: “Vorrei
far capire loro – aveva detto – che è bello essere cristiani! ... La gioia di
essere cristiani!” E il Papa ha ripetuto più volte a Colonia queste parole:
gioia, bellezza, felicità, unite alla fede in Gesù. Ma riascoltiamo alcune di
queste parole pronunciate dal Pontefice durante la GMG. Il servizio di Sergio
Centofanti:
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“Cari giovani, la felicità che cercate, la felicità
che avete diritto di gustare ha un nome, un volto: quello di Gesù di Nazareth,
nascosto nell’Eucaristia. Solo lui dà pienezza di vita all’umanità! Con Maria,
dite il vostro ‘sì’ a quel Dio che intende donarsi a voi”.
Il Papa
ribadisce quanto detto all’inizio del suo Pontificato: “Chi fa entrare Cristo
nella propria vita non perde nulla, nulla - assolutamente nulla di ciò che
rende la vita libera, bella e grande. … solo in questa amicizia noi
sperimentiamo ciò che è bello e ciò che libera”. Per questo invita i giovani a spalancare il cuore a Dio: “Lasciatevi sorprendere da Cristo! – ha
esclamato – Concedetegli il diritto di parlarvi … Aprite le porte della vostra
libertà al suo amore misericordioso”. Per scoprirlo, tuttavia, occorre mettersi
alla ricerca di Dio: e come i Magi, che hanno visto Dio in un “bimbo di povera
gente”, bisogna “imparare che Dio è diverso da come noi di solito lo
immaginiamo: questo significa che noi stessi dobbiamo diventare diversi,
dobbiamo cambiare e “imparare lo stile di Dio”, che “contrappone al potere
rumoroso e prepotente di questo mondo, il potere inerme dell’amore, che sulla
Croce … soccombe, e tuttavia costituisce la cosa nuova, divina … che instaura
il Regno di Dio”. I santi – ha affermato il Papa – lo hanno capito: non si sono
limitati a “vivacchiare” preoccupati solo di se stessi, “non hanno cercato
ostinatamente la propria felicità, ma semplicemente hanno voluto donarsi”
perché sono stati raggiunti dalla luce di Cristo. “Essi ci indicano così la
strada per diventare felici”:
“SÓLO DE LOS SANTOS, SÓLO DE DIOS, PROVIENE LA
VERDADERA REVOLUCIÓN, EL CAMBIO DECISIVO DEL MUNDO”.
“Solo
dai santi, solo da Dio viene la vera rivoluzione, il cambiamento decisivo del
mondo – ha detto il Pontefice - Non sono le ideologie che salvano il mondo … La
vera rivoluzione consiste unicamente nel volgersi senza riserve a Dio che è …
l’amore eterno. E che cosa mai potrebbe salvarci se non l’amore?”. Ma per non
costruirsi un Dio privato, una religione cercata alla maniera del “fai da te”
che nell’ora della crisi ci abbandona, Benedetto XVI invita a raggiungere
Cristo “nella Chiesa e mediante la Chiesa”, nonostante i limiti che possiamo
vedere:
“Si può criticare molto la Chiesa. Noi lo sappiamo,
e il Signore stesso ce l’ha detto: essa è una rete con dei pesci buoni e dei
pesci cattivi, un campo con il grano e la zizzania. Papa Giovanni Paolo II, che
nei tanti beati e santi ci ha mostrato il volto vero della Chiesa, ha anche
chiesto perdono per ciò che nel corso della storia, a motivo dell’agire e del
parlare di uomini di Chiesa, è avvenuto di male. In tal modo fa vedere anche a
noi la nostra vera immagine e ci esorta ad entrare con tutti i nostri difetti e
debolezze nella processione dei santi, che con i Magi dell’Oriente ha preso il
suo inizio. In fondo, trovo io, è consolante il fatto che esista la zizzania
nella Chiesa. Così, con tutti i nostri difetti possiamo tuttavia sperare di
trovarci ancora nella sequela di Gesù, che ha chiamato proprio i peccatori”.
Benedetto
XVI chiama i giovani a porre l’Eucaristia al centro della vita, a unirsi a Gesù
che ha compiuto l’unico atto “in grado di rinnovare veramente il mondo”,
vincendo l’odio con il suo amore. Il Papa usa l’immagine di una fissione
nucleare, di una reazione a catena attuata da quanti seguono Gesù: “Soltanto
questa intima esplosione del bene che vince il male può suscitare poi la catena
di trasformazioni che poco a poco cambieranno il mondo. Tutti gli altri
cambiamenti rimangono superficiali e non salvano”:
“Chi ha scoperto Cristo deve portare altri verso di
Lui. Una grande gioia non si può tenere per sé. Bisogna trasmetterla. In vaste
parti del mondo esiste oggi una strana dimenticanza di Dio. Sembra che tutto
vada ugualmente anche senza di Lui. Ma al tempo stesso esiste anche un
sentimento di frustrazione, di insoddisfazione di tutto e di tutti. Vien fatto
di esclamare: Non è possibile che questa sia la vita! Davvero no … Aiutate gli
uomini a scoprire la vera stella che ci indica la strada: Gesù Cristo!
Cerchiamo noi stessi di conoscerlo sempre meglio per poter in modo convincente
guidare anche gli altri verso di Lui”.
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La GMG di Colonia è stata seguita con vivo interesse dai
cattolici - giovani e non - di tutto il mondo. Ma il primo viaggio
internazionale di Benedetto XVI ha catalizzato anche l’attenzione di tutti i
principali mass media internazionali e in particolare dalla stampa tedesca.
“Ciao, Benedikt XVI!”, titola il popolare quotidiano Bild, aggiungendo:
“Tutti amano il nostro Papa”. Dal canto suo, la Frank-furter Allgemeine
Zeitung dedica ampio spazio al viaggio di Benedetto XVI e titola “Il Papa è
rimasto fedele a se stesso”. Per un primo bilancio della Ventesima GMG di
Colonia e per un’analisi del rapporto tra Benedetto XVI e i giovani, Antonella
Palermo ha raccolto la riflessione del direttore dei programmi della nostra
emittente, padre Federico Lombardi:
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R. – Benedetto XVI è un Papa che si impone per la
limpidezza e la chiarezza del suo discorso e allo stesso tempo per la sua profondità.
E questo è il dono che egli ci può fare e che i giovani hanno rapidamente capito.
Le due grandi omelie, soprattutto quella della Veglia, e quella della Messa,
sono state mi sembra, dei capolavori. Io devo dire che ero giovane studente di
teologia, quando il Papa era un giovane professore di teologia e ricordo
l’entusiasmo con cui leggevo i suoi scritti, in particolare l’”Introduzione al
Cristianesimo”. Ieri ho rivissuto esattamente la stessa esperienza di gioia e
di entusiasmo nel seguire la sua parola, per la grande chiarezza con cui ti
conduce per un itinerario ricco di concetti, di contenuti, allo stesso tempo di
spiritualità, nella bellezza della vita cristiana. Abbiamo trovato, anche in
rapporto con i giovani, la grande efficacia, il grande dono di questo Papa.
D. – Torniamo ai giovani. Il
mandato speciale a loro affidato da Benedetto XVI “non accontentatevi di una
religione fai-da-te”, lo abbiamo letto su tutti i giornali …
R. – Sì, gli italiani
naturalmente hanno parlato di questa religione fai-da-te perché sono le parole
che il Papa ha detto in italiano. Il Papa ne ha dette moltissime altre anche in
altre lingue. Quindi, è importante che adesso i giovani si portino il testo a
casa nella loro lingua e se lo meditino, perché il Papa ha detto veramente
tante cose: tante cose sulla forza dell’amore, sull’Eucari-stia, sulla Chiesa.
Ha usato anche un linguaggio molto efficace. Io sono rimasto colpito da alcune
immagini. Si vede che lui ha proprio cercato di elaborare un linguaggio adatto
alla comunicazione con i giovani. Per esempio questo paragone con la reazione
della fissione nucleare, cioè l’amore che nasce dall’interno, a partire da
Cristo, e poi si propaga con la forza e la rapidità di una reazione a catena in
tutto il mondo; oppure l’analisi filologica, biblica, della parola adoratio
come amore, che si manifesta con un rapporto di bacio, bocca a bocca. Ecco,
sono espressioni molto forti, che lui ha usato, direi proprio elaborando un
linguaggio adatto a colpire anche in profondità la riflessione della gioventù.
D. – Il prossimo appuntamento,
nel 2008, con le Giornate Mondiali della Gioventù, sarà a Sidney, in Australia.
Ci si sposterà dalla parte opposta del mondo, rispetto a Roma. Quali sfide
presenterà questo viaggio?
R. – Questo lo vedremo. Ogni
viaggio è una sorpresa e una scoperta. Questo, però, è un segno dell’universalità.
A noi può sembrare un lungo viaggio e chissà chi di noi potrà andare a Sidney.
A Colonia c’erano 100 mila italiani. E’ difficile che ce ne possano essere 100
mila a Sidney. Allo stesso tempo la Chiesa è universale. E vorrei dire che
l’attenzione, per esempio, all’Oceania, il continente per noi più lontano, è un
segno della vera universalità della Chiesa. Il Sinodo che Giovanni Paolo II ha
voluto per il continente dell’Oceania è stato importantissimo, anche perché noi
ci rendiamo conto che veramente siamo membri di una comunità assolutamente
universale. Anche questo è un luogo fondamentale per l’annuncio del Vangelo,
come ogni luogo del pianeta.
D. – Laddove, per esempio, è
anche più forte la post-modernità …
R. – Sì, allo stesso tempo il
Papa, parlando ai vescovi tedeschi, dice: “La secolarizzazione c’è anche qui”.
Nella Germania orientale più della metà non sono battezzati e non hanno mai
sentito parlare di Gesù Cristo. Quindi, in realtà, sul tema della evangelizzazione,
il Papa diceva: “Non solo la nuova evangelizzazione, ma proprio la prima
evangelizzazione, è importante in tutto il mondo”.
**********
NOMINA
In Francia, Benedetto XVI ha
nominato vescovo di Saint-Claude il sacerdote p. Jean Legrez, finora priore del
Convento dei Domenicani di Marsiglia. Il neo presule, 57 anni, è nato a Parigi
e nel 1968 ed è entrato nell’Ordine dei Frati Predicatori. Nel 1976, ha conseguito
la Licenza in Teologia presso l’Istituto Cattolico di Toulouse. Per 20 anni ha
partecipato al movimento dei “Monaci apostolici”, dedicandosi al ministero
parrocchiale, in diverse località della Francia. Tra gli altri incarichi, è
stato consigliere teologico dell’équipe nazionale del CLER (Centre de Liaison
des Équipes de Recherche), assistente ecclesiastico delle “Équipes Notre-Dame”
a Marsiglia, nonché professore di Teologia nei Seminari di Fréjus-Toulon e
della Comunità della Croce Gloriosa a Perpignan.
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OGGI SU
“L’OSSERVATORE ROMANO”
Apre la prima pagina il titolo:
“Nelle mani dei giovani la vera rivoluzione che viene da Dio”: Benedetto XVI
affida a Maria il cammino futuro dei giovani del mondo intero e annuncia che il
prossimo Incontro mondiale della gioventù avrà luogo a Sydney, in Australia,
nel 2008
Servizio vaticano – Il discorso
in occasione della Veglia con i giovani; L’incontro con i Rappresentanti di
alcune Comunità musulmane; il discorso ai rappresentanti di altre comunità ecclesiali;
la Santa Messa di domenica mattina e l’Angelus con il commosso saluto di
ringraziamento al termine della Concelebrazione Eucaristica
Servizio estero – Iraq: si
profila un ulteriore rinvio del varo della Costituzione; Medio Oriente: si
conclude il ritiro israeliano dalla Striscia di Gaza; Afghanistan: uccisi due
religiosi e quattro soldati USA
Servizio culturale – Un articolo
di Giuseppe Degli Agosti sui Musei di Colonia.
Servizio italiano – Economia:
crescita zero quest’anno; miglioramento nel 2006; aperto a Rimini il XXVI
Meeting per l’amicizia fra i popoli.
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22
agosto 2005
ALLEANZA TRA LAICI E CREDENTI
PER AFFRONTARE LA CRISI MORALE DELL’OCCIDENTE:L’INTERVENTO DI MARCELLO PERA
ALL’ESORDIO
DEL 26.MO MEETING DI RIMINI,IL PRIMO DALLA
SCOMPARSA DEL FONDATORE DI CL, MONS. GIUSSANI
Seconda giornata di lavori al
Meeting di Rimini di Comunione e Liberazione, giunto alla 26.ma edizione, la
prima senza la figura carismatica del fondatore mons. Luigi Giussani, scomparso
lo scorso febbraio. Tra gli oltre cento interventi di personalità del mondo ecclesiale,
sociale e politico italiano ed europeo - che si alterneranno fino al 27 agosto
- quella di ieri del presidente del Senato italiano, Marcello Pera, ha già
suscitato numerose reazioni. Ospiti importanti anche oggi pomeriggio, quando
tra le sale del nuovo Quartiere fieristico riminese verranno ospitati per
parlare di un’“Europa popolare” l’ex premier spagnolo, José Maria Aznar, e il
presidente del Partito popolare europeo, Hans Gert Pöttering. Da
Rimini, la cronaca della giornata nel servizio del nostro inviato, Luca
Collodi.
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Per il vescovo di Rimini
l’edizione del Meeting di quest’anno si apre all’insegna del “Mistero di
Cristo”. Mons. Mariano De Nicolò ripercorre i grandi avvenimenti che hanno
interessato la vita della Chiesa negli ultimi mesi. La morte di Giovanni Paolo
II, l’elezione di Benedetto XVI, la scomparsa di mons. Giussani, fondatore di
CL, la Giornata Mondiale della Gioventù di Colonia. Nell’omelia, seguita da oltre 5mila persone, mons. De Nicolò
ricorda come “il tema della libertà non sia estraneo ai credenti”, ma “legato
all’esperienza personale di Cristo” che accetta volontariamente la volontà del
Padre.
Nel pomeriggio di ieri, il
presidente del Senato Marcello Pera, festeggiato dal popolo ciellino, ha
inaugurato i 135 incontri del Meeting. Pera ha parlato di crisi morale
dell’Occidente, contro il quale è stata dichiarata dall’esterno una guerra
santa dal fondamentalismo islamico. Davanti a questa crisi è necessaria
un’alleanza tra laici e credenti per riaffermare i valori dell’identità
occidentale, democratica e liberale, elementi che rappresentano l’essenza della
natura umana. Per questo non serve l’isolamento della religione dalla politica
perché, spiega Pera, senza l’adesione ad una fede, senza un fondamento morale
la società, i suoi valori si indeboliscono. In un discorso a tratti aspro, ma
franco, il filosofo laico Pera mette l’Europa sul banco degli imputati tra gli
applausi del popolo del Meeting. Europa che non ha menzionato le radici
giudaico-cristiane, che rende precaria l’esibizione dei simboli religiosi,
l’Europa antisemita che fa ripensamenti tardivi su Sharon. Quell’Europa che
approva leggi che disgregano la famiglia, che alza le bandiere arcobaleno
“quando si è massacrati”, che “apre le porte all’immigrazione incontrollata”.
Al problema della convivenza e
dell’immigrazione, prosegue Pera, si è dato “risposte sbagliate e ingenue”. La
via giusta, suggerisce il presidente del Senato, è quella di “integrare gli
extracomunitari facendoli diventare cittadini della civiltà occidentale, con la
nostra educazione, valori e tradizioni”. Ma se il terrorismo islamico ci
dichiara guerra abbiamo il dovere di difenderci, dapprima “con la diplomazia,
la politica, i commerci ma alla fine anche con l’uso delle armi”.
La giornata di ieri ha riunito
diversi big della finanza italiana: Mazzotta, della Banca popolare di Milano,
Passera, di Banca Intesa, e Profumo di Unicredit, a parlare di fede e della finanza come strumento per il sostegno
e la crescita dell’uomo.
Nel pomeriggio il Meeting di
Rimini prosegue con l’intervento di Julian Carron, presidente della Fraternità
di Comunione e Liberazione, indicato da mons. Giussani alla guida del movimento
di Comunione e Liberazione, che illustrerà il tema del Meeting di quest’anno,
quello della libertà, “il bene più grande che i cieli abbiano donato agli
uomini”.
Da Rimini, Luca Collodi, Radio
Vaticana.
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CINQUE SECOLI DI MUSICA POLACCA AL CENTRO DEL 38.MO FESTIVAL DELLE NAZIONI:
COMPOSITORI ANTICHI E MODERNI, CON UNO SPAZIO
DEDICATO A KAROL WOJTYLA
Un omaggio alla musica e alla
cultura della Polonia per la 38.ma edizione del Festival delle Nazioni di Città
di Castello, in Umbria, in corso fino al 4 settembre. Molte le manifestazioni
ed i concerti, con una singolare ed interessante mostra dedicata ad uno dei
suoi figli più illustri ed amati, Karol Wojtyla. Il servizio di Luca
Pellegrini.
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Quest’anno
nelle piazze, nei teatri e nelle chiese di Città di Castello è di scena la
Polonia, nazione ospite di un Festival che fin dal suo nascere si è caratterizzato
per saper esplorare con intelligenza la cultura europea. Saranno presenti molti
degli artisti e dei musicisti polacchi più rinomati, a testimoniare come il
teatro, l’arte e la musica siano veicolo prediletto di dialogo al di sopra dei
confini delle nazioni. Abbiamo chiesto al direttore artistico del Festival, il
maestro Aldo Sisillo, come è nata l’idea di dedicare proprio alla Polonia
l’edizione di quest’anno:
R. – Tenendo conto del fatto
dell’entrata nell’Unione Europea delle nuove nazioni. Una di esse, che io
ritengo più rappresentative e anche più interessanti e forse meno conosciute
dal punto di vista musicale, era la Polonia. Naturalmente, c’era come valore
aggiunto il fatto che fosse la patria di Papa Wojtyla, ma c’erano comunque
aspetti interessanti della cultura polacca, meno popolari, che volevamo mettere
in luce.
D. – Ci vuole indicare gli
appuntamenti ed i protagonisti più interessanti della rassegna?
R. – Nel Festival, facciamo un
viaggio nella cultura musicale polacca dal periodo rinascimentale ai giorni
nostri. Direi che sicuramente i due concerti dei primi due giorni sono molto
interessanti, avendo come protagonisti un autore come Shimanoski, ancora poco
conosciuto - ma il suo bellissimo “Stabat Mater” ne è forse il capolavoro - e avendo
in questi concerti anche musiche di Kilar, un autore molto conosciuto da chi
segue il cinema, perché ha scritto le musiche per “Il Pianista” di Polanski, ha
scritto le musiche per Francis Ford Coppola, quindi un autore molto conosciuto
per la musica da film. Poi, avremo una presenza importante che è Chryzstof
Penderecki, che sicuramente è la personalità musicale più conosciuta nella
Polonia di oggi, in veste di autore e di compositore. Ma vorrei attirare
l’attenzione sul fatto che il Festival delle nazioni di quest’anno spazierà
anche in musiche non solo colte: abbiamo la serata dedicata alla musica del
Ghetto di Varsavia, il ghetto ebraico nel quale furono rinchiusi 270 mila
persone durante la Seconda Guerra Mondiale. Sarà una serata di canti in lingua
polacca, tedesca e yiddish della musica popolare diffusa in questo ghetto.
D. – Infine, maestro, il
Festival non trascura una ricorrenza storica importante per l’Europa, ossia il
25.mo anniversario della fondazione di Solidarnosc …
R. – Chrysztof Zanussi sarà
ospite del Festival, verrà presentato nel 25.mo di fondazione di Solidarnosc il
film fatto a più mani da diversi registi sulla storia di questo sindacato:
credo che sia veramente interessante andare ad esplorare un pezzo nella storia
recente più significativa della Polonia. Così come ci sarà questo spaccato
della vita del giovani Karol Wojtyla, in una mostra che si chiamerà “Il mondo
teatrale di Karol Wojtyla”, dove avremo sia testimonianze scritte, manoscritti
dello stesso Wojtyla, oggetti di attrezzeria teatrale del periodo in cui il
futuro Papa coltivò quest’arte, l’arte del teatro.
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22
agosto 2005
A
CENTINAIA, A TAIZÉ, RENDONO OMAGGIO ALLA SALMA DI FRÈRE
ROGER.
DOMANI
ALLE 14, I SOLENNI FUNERALI DEL FONDATORE ASSASSINATO, PRESIEDUTI
DAL
CARDINALE KASPER. ATTESE NELLA COMUNITA’ FRANCESE DIECIMILA PERSONE
- A
cura di Alessandro De Carolis -
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TAIZÉ. = “Merci, Frère Roger”. Il dolore e la gratitudine
in uno striscione, tenuto da dozzine di mani: ieri nella spianata di
Marienfeld, a Colonia, i giovani di Taizé si preparavano ad ascoltare Benedetto
XVI con nel cuore la commozione per il loro priore scomparso. Identica
commozione che riverbera nelle migliaia di persone che in queste ore stanno
convergendo verso il sud della Borgogna, dove nel 1940 Frère Roger Schutz – 90
anni compiuti tre mesi fa - fondò la prima struttura di un villaggio destinato
a diventare uno dei punti di riferimento più seguiti della spiritualità
d’Occidente. Domani, alle 14, almeno diecimila appartenenti alla Comunità si
troveranno a Taizé per partecipare alle esequie della loro guida spirituale,
assassinata il 16 agosto scorso da Luminita Solcan, una squilibrata di nazionalità
romena, che ha aggredito a colpi di coltello Frère Roger davanti a 2500 persone
durante la preghiera serale, uno dei tre momenti di raccoglimento quotidiani
della Comunità. Il giorno del suo assassinio, Fratello Alois – tedesco, 51
anni, designato anni fa a succedergli dallo stesso Frère Roger – era da poco a
Colonia per animare alcuni appuntamenti di preghiera della GMG. La notizia
della morte di colui che 32 anni or sono lo aveva affascinato con il suo
messaggio d’amore per Dio e i per i poveri lo ha raggiunto nella notte. E’
subito ripartito per Taizé, assumendone la guida, in conformità alla regola
della Comunità che prevede che il responsabile della fraternità scelga il suo
successore. A Fratello Alois spetta il compito di continuare l’opera di
servizio e di riconciliazione avviata nel 1940 dalla “grande anima” di Taizé.
E’ anche l’auspicio di Benedetto XVI, che nel telegramma inviato subito dopo la
notizia della morte, aveva definito Frère Roger “un testimone infaticabile
della fede” e un uomo che ha amato “appassionatamente la Chiesa”. Ma ora è il
momento del cordoglio, nello stile semplice e profondo che caratterizza la
Comunità di Taizé, che oggi conta un centinaio di fratelli di diverse confessioni
cristiane, provenienti da una trentina di Paesi. Già centinaia di persone hanno
reso omaggio alla salma del fondatore, esposta sopra un catafalco bianco come
il suo abito. Sarà il cardinale Walter Kasper, presidente del Pontificio
Consiglio per la Promozione dell’unità dei cristiani, a presiedere i funerali,
ai quali è prevista la presenza, tra gli altri, del nunzio apostolico in
Francia, l’arcivescovo Fortunato Baldelli, e dell’arcivescovo di Algeri, Henri
Tessier, oltre a rappresentanti di varie confessioni religiose. Sul sito
Internet della Comunità, compaiono da giorni notizie pratiche per chi intenda
partecipare alla cerimonia funebre. Per chi non potesse, lo stesso sito
permetterà di seguirne in diretta lo svolgimento, attraverso un collegamento on line con RCF (Radio Chrétiennes en
France) e Radio Notre
Dame, che seguiranno in diretta le esequie, insieme a tre emittenti televisive,
una francese e due tedesche.
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DA OGGI AL 28 AGOSTO UNA
DELEGAZIONE DELLA CARITAS ITALIANA E’ IN VISITA IN
THAILANDIA PER CONSEGNARE IL DENARO RACCOLTO IN FAVORE DELLE POPOLAZIONI
COLPITE DALLO TSUNAMI. VERRANNO DISCUSSI ANCHE NUOVI PROGETTI PASTORALI
KRABI. = Al via, da
oggi fino al 28 agosto, la missione in Thailandia di una delegazione della Caritas
italiana. Obiettivo: consegnare i 400mila euro di contributi destinati alle popolazioni
colpite dal maremoto del 26 dicembre scorso. Della delegazione fanno parte
mons. Riccardo Fontana, arcivescovo di Spoleto-Norcia, e i responsabili Caritas
di Umbria e Liguria. Tra le visite in programma, quella alla diocesi di Surat
Thani, dove sono previsti incontri per esaminare nuovi progetti pastorali da
promuovere con il supporto delle chiese italiane. Al momento, sono quattro le
province thailandesi dove si stanno attuando programmi della Caritas: Krabi,
Phuket, Phang-nga e Ranong. Dopo un tempestivo intervento in fase di primissima
urgenza, i progetti attuali si articolano in un ampio aiuto di riabilitazione e
di sviluppo delle strutture socio-economiche delle comunità colpite. Intensa
anche l’opera di sostegno psicologico,
rivolta alle persone più vulnerabili. Al momento, sono 8 gli operatori di
Caritas italiana inviati sul posto: 3 in India, 3 in Sri Lanka, uno in
Thailandia e uno in Indonesia. (D.G.)
CIRCA
130 MILIONI DI BAMBINE NEL MONDO SONO VITTIME DELL’INFIBULAZIONE,
LA
MAGGIOR PARTE DI LORO VIVE NELL’AFRICA SUBSAHARIANA. È QUANTO
EMERGE
DA UN
DOSSIER DIFFUSO IN QUESTI GIORNI DALL’AGENZIA FIDES
ROMA. = Nel mondo sono tra i 120 e i 130 milioni le
bambine vittime dell’infibulazione, ossia delle mutilazioni genitali. Ogni
anno, continuano ad esserne colpite fra i due ed i tre milioni di
pre-adolescenti, come dire una bambina ogni quattro minuti. Dati drammatici
emersi da studi dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, delle Nazioni Unite
e dell’UNICEF, raccolti dall’Agenzia Fides nel dossier “Sono Africana”. Stando
al rapporto, infatti, è l’Africa subsahariana l’area del pianeta dove tali
pratiche sono più diffuse, ma anche diversi Paesi arabi, Egitto e Yemen in
testa, sono interessati dal drammatico fenomeno. La circoncisione femminile,
anche in forme più lievi, è stata riscontrata sporadicamente anche tra le tribù
aborigene dell’Australia e tra quelle di Pakistan, Sri Lanka, Perù, Brasile,
Messico e Russia. Gli immigrati africani hanno portato queste usanze negli
Stati Uniti e in Europa, in particolare in Gran Bretagna e in Francia. In
italia, nel 1991 vivevano circa 38mila donne infibulate e 20mila bambine “a
rischio”, in quanto appartenenti a comunità in cui vengono praticate tali
mutilazioni. Secondo il dossier di Fides, i primi ad osteggiare le mutilazioni
genitali femminili furono i Gesuiti nel XVII secolo. Il problema, tuttavia, non
venne mai affrontato seriamente dagli europei fino ai primi anni del Novecento.
(D.G.)
AL VIA
DA OGGI A LAGOS, IN NIGERIA, IL VERTICE DAL TITOLO “PESCE PER TUTTI”.
OBIETTIVO:
SPINGERE I GOVERNI AFRICANI AD INVESTIRE MEGLIO NELLO
SFRUTTAMENTO
DELLE IMMENSE RISORSE ITTICHE CONTINENTALI,
AL
FINE DI COMBATTERE LA MALNUTRIZIONE E CREARE NUOVI POSTI DI LAVORO
LAGOS. = Spingere i governi africani ad investire di più
nello sfruttamento delle immense risorse ittiche del continente. Risorse
utilizzate, oggi, soprattutto ad appannaggio delle grandi società straniere.
Questo, l’obiettivo del vertice “Pesce per tutti”, al via da oggi a Lagos, in
Nigeria. Al summit - promosso dal NEPAD, Nuova Associazione per lo sviluppo
dell’Africa, e dal World Fish Center, un gruppo internazionale che mira a
favorire il consumo di pesce per ridurre la fame nel mondo – partecipano capi
di Stato ed esperti di 25 Paesi africani. In Africa, soltanto il 22 per cento
dei suoi circa settecento milioni di abitanti si nutre di pesce, nonostante
l’alto valore proteico di questo alimento. Secondo il NEPAD, incrementare lo
sviluppo dell’industria ittica porterebbe ad un duplice importante risultato:
consentirebbe non solo di contrastare la denutrizione, ma anche di creare nuovi
posti di lavoro. (D.G.)
SALE
IL NUMERO DELLE VITTIME E DEI CONTAGIATI PER L’EPIDEMIA DI
COLERA
IN
GUINEA BISSAU. SECONDO IL MINISTERO DELLA SALUTE SONO 148 I MORTI E OLTRE 7.500
GLI AMMALATI. DATI CHE, PERO’, NON TENGONO CONTO DI QUANTI,
PER
VERGOGNA O PER SFIDUCIA, NON RICORRONO ALL’AIUTO DEI MEDICI
BISSAU. = Continua a mietere vittime l’epidemia di colera
in Guinea Bissau. Fino ad ora, il numero dei morti è salito a 148, mentre sono
oltre 7.500 gli ammalati. È quanto rende noto il ministero della Salute guineano,
denunciando la mancanza di medicinali e l’inadeguatezza delle attrezzature.
Secondo fonti mediche contattate dall’Agenzia Misna, questi dati sono in realtà
parziali, poiché non considerano i numerosi casi di contagiati che non si
recano in ospedale per vergogna o per sfiducia verso le strutture sanitarie. Ad
aggravare la situazione, il largo anticipo con il quale quest’anno si è
manifestata l’epidemia. Comparsa all’inizio della stagione delle piogge,
continuerà a diffondersi per tutto il mese di settembre e si teme che proprio
l’abbondanza di acqua possa favorirne la propagazione. Il maggior numero di
casi si è registrato, finora, nelle province di Bissau e di Biombo. La peggiore
epidemia di colera in Guinea Bissau si è verificata nel 1995: 1500 i morti e
50mila i contagiati. (D.G.)
SINGOLARE
SCOPERTA IN OLANDA: UNO STUDENTE DELL’UNIVERSITA’ DI LEIDA
HA
TROVATO UN MANOSCRITTO ORIGINALE DI ALBERT EINSTEIN.
IL
TESTO, LUNGO SEDICI PAGINE E REDATTO IN LINGUA TEDESCA,
CONTIENE
ANCHE LE IMPRONTE DIGITALI DEL CELEBRE FISICO
LEIDA. = E’ stato trovato, nella città olandese di Leida,
un manoscritto originale di Albert Einstein, tra i più grandi ricercatori del
XX secolo, premio Nobel nel 1921 per la Fisica, grazie alla teoria della
relatività. Autore della singolare scoperta, uno studente universitario
olandese, Rowdy Boeyling, il quale stava
cercando informazioni sugli
studi del meno
noto professor Paul
Ehrenfest. Probabilmente, il giovane ignorava che quest’ultimo fosse un
caro amico di Einstein. Grande sarebbe stato, quindi, il suo stupore quando si
è ritrovato tra le mani un manoscritto di sedici pagine in lingua tedesca, dal
titolo “Teoria quantica del gas monoatomico ideale”, datato dicembre 1924 e
firmato da Albert Einstein. Il testo contiene anche impronte digitali del
celebre fisico di Ulma, molto evidenti perché causate dal contatto con
l’inchiostro della penna usata per redigere il saggio. Il contenuto del
documento non è inedito: fu dato alle stampe nel gennaio 1925 e descrive il
processo conosciuto come “condensazione Bose-Einstein”. Secondo tale studio, a
temperature prossime allo zero assoluto, le particelle di un gas dalle
caratteristiche particolari, cioè non esistente in natura e quindi ideale,
possono condensare a tal punto da formare un unico atomo. Nel 1995, un simile
processo è stato realizzato nella pratica dallo scienziato statunitense Eric
Cornell, che grazie ad esso, quattro anni fa, si è aggiudicato il premio Nobel
per la Fisica. (D.G.)
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A cura di Amedeo Lomonaco e Andrea Cocco-
In Medio
Oriente, è entrato nella fase finale il piano per l’evacuazione dei coloni
dalla Striscia di Gaza. Sta per essere sgomberato infatti l’insediamento di
Netzarim, l’ultima delle 22 colonie ebraiche dell’area. Dopo aver arrestato
alcuni estremisti, l’esercito ha proceduto al disimpegno senza incontrare
particolari resistenze. Alle forze dell’ordine israeliane spetterà ora il
compito di gestire la demolizione delle abitazioni dei coloni e il trasferimento
dei poteri alle autorità palestinesi. Domani dovrebbero riprendere, inoltre, le
operazioni di ritiro da Sa-Nur e da
Homesh, due insediamenti della Cisgiordania dove si sarebbero
infiltrati circa 2000 militanti radicali contrari al piano di ritiro. Sul
disimpegno israeliano ascoltiamo, al microfono di Antonella Palermo, il
commento di Erik Salerno corrispondente da Gerusalemme del Messaggero:
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R. – Al livello dell’uomo della strada, c’è ancora molto
scetticismo e preoccupazione. I palestinesi
non vedono ancora cambiamenti reali. I soldati sono ancora lì. I palestinesi
sono stati abituati a vedere, in questi anni, molte promesse poi tradite dagli
israeliani oppure da provocazioni da parte dei gruppi estremisti. Perciò, non
si può parlare di euforia. Si può parlare di più di speranza, rispetto a
qualche giorno fa.
D. – I palestinesi sperano che dopo il ritiro dei coloni ci
sarà un boom economico. Come cambierà, secondo te, la situazione economica per
i palestinesi, dopo questa operazione di evacuazione?
R. – Prima di arrivare agli
investimenti, che sono fondamentali, bisogna capire se Abu Mazen riuscirà a
controllare anche le frange estremiste che operano a Gaza. Se i palestinesi
rinunciano alla lotta armata e al terrorismo, e soprattutto se evitano gli
scontri, non soltanto a Gaza, ma anche in Cisgiordania, esisterà la possibilità
per una ripresa del negoziato. Se c’è la calma, gli investitori arriveranno,
porteranno i soldi. La Striscia di Gaza ha enormi potenzialità. Ci sono un milione
e mezzo di persone che lì cercano lavoro e c’è una spiaggia splendida che è
stata soltanto in parte sfruttata dai coloni in questi lunghi anni di
occupazione.
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In Iraq, scadrà questa sera il termine per
presentare al Parlamento la nuova Costituzione irachena. Il negoziato rischia
di slittare di un’altra settimana o di fallire. Sciiti, sunniti e curdi
paralizzano, infatti, le trattative con veti incrociati. Il nostro servizio:
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La Costituzione irachena sembra arenata su tre
scogli fondamentali: il federalismo, il ruolo dell’Islam nell’ordinamento del
Paese e la distribuzione delle risorse. I curdi chiedono un’ampia autonomia
nelle regioni del nord. La componente religiosa degli sciiti chiede in cambio
una federazione autonoma anche per le regioni meridionali ed insiste per
rendere il Corano non una, ma la fonte su cui si ispira la Costituzione. I
sunniti, ai margini nel nuovo corso politico iracheno, denunciano il loro
isolamento e mettono in guardia dai rischi di una divisione del Paese e
dall’instaurazione della legge islamica della sharia. Sulla ripartizione dei
proventi delle risorse petrolifere, manca un accordo definitivo soprattutto tra
curdi e sciiti. Se non si arriverà ad una intesa tra le parti, si profilano tre
opzioni: la sospensione degli articoli controversi, la richiesta di una
ulteriore proroga per completare la stesura del testo o lo scioglimento del
Parlamento. Allo stallo politico si sovrappone il dramma degli attentati:
almeno quattro agenti iracheni sono rimasti uccisi a Baghdad in seguito ad un
attacco kamikaze. Otto poliziotti iracheni sono morti, poi, per un agguato
della guerriglia a nord della capitale. Sempre a Baghdad, sono state rapite
cinque persone, tra le quali un ingegnere turco. Sul fronte dei sequestri, si
registra anche una buona notizia: sono stati rilasciati dai ribelli, a
Nassiriya, 11 civili pakistani e tre indiani. Il capo della polizia del
governatorato di Babilonia ha denunciato, inoltre, una campagna di “pulizia
etnica” da parte di gruppi della guerriglia in diversi villaggi della regione.
L’orrore della violenza è tragicamente riproposto anche su Internet, a volte
specchio deformante della realtà: agghiaccianti fotografie della guerra in Iraq
sono inviate da molti militari statunitensi ad un web pornografico americano in
cambio dell’accesso gratuito al sito. Il macabro scambio ha portato alla
realizzazione di una galleria dell’orrore commentata con messaggi
inammissibili.
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Le forze americane e le truppe afgane hanno
ucciso almeno 105 presunti talebani durante operazioni militari condotte nelle
ultime tre settimane in Afghanistan. Lo ha reso noto, stamani, il comando
militare statunitense.
Nel presentare il proprio governo al
Parlamento, il nuovo presidente iraniano, l’ultraconservatore Ahmadinejad, ha
accusato ieri gli Stati occidentali di voler assoggettare la Repubblica
islamica. Ahmadinejad ha anche criticato il liberalismo che giustificherebbe
“tutte le deviazioni”.
Per la prima volta dagli attentati dello
scorso luglio, sono stati abbassati a Londra i livelli di allarme
antiterrorismo. Secondo le autorità, infatti, non ci sarebbe in questo momento
alcun pericolo di attentati. Continua a crescere, intanto, la pressione sulla
polizia britannica per l’uccisione del giovane brasiliano Jean Charles de
Menezes, ucciso un mese fa nella metro londinese perché sospettato di
terrorismo. Nuove rivelazioni sulla dinamica dell’accaduto sono apparse ieri
sull’“Observer” confermando l’impressione che il giovane brasiliano non abbia
avuto alcun comportamento sospetto, come ha invece sostenuto Scotland Yard. Diversi
particolari confermano, invece, che la morte del giovane è stata causata da una
catena di errori da parte delle forze dell’ordine. Ieri, dal Brasile, è giunto
l’appello della madre di Menezes, che ha chiesto che i colpevoli vengano
puniti. Il governo britannico, che proprio ieri ha confermato la sua piena
fiducia al capo di Scotland Yard, Ian Blair, non esclude l’apertura di
un’inchiesta penale.
Depressurizzazione ed esaurimento della scorta
di carburante. Queste le cause dell’incidente al velivolo cipriota della
“Helios Airways”, avvenuto vicino ad Atene il 14 agosto e costato la vita a 121
persone. Lo ha reso noto il capo della commissione d’inchiesta, Akrivos
Tsolakis.
Il premier rumeno, Calin Tariceanu, ha
annunciato un rimpasto del suo governo di centro destra. Tra i quattro ministri
che verranno sostituiti, figurano il titolare delle Finanze e quello
dell’Integrazione europea.
Iniziano oggi in Ecuador le trattative tra il
governo e i rappresentanti delle province settentrionali di Orellana e
Sucumbios, teatro la scorsa settimana di uno sciopero che ha paralizzato
l’attività di estrazione del petrolio. A Quito i leader del movimento di
protesta e le autorità locali, che hanno sostenuto lo sciopero, chiederanno un
aumento dei salari per i dipendenti del settore petrolifero e lo stanziamento
di fondi a favore delle popolazioni locali. Intanto, le imprese estrattive
riprendono lentamente la loro attività. “Nel caso i colloqui dovessero fallire
- hanno però fatto sapere i leader delle contestazioni - lo sciopero riprenderà
immediatamente”.
I primi soldati indonesiani lasciano la
provincia di Aceh dopo l’accordo di pace siglato lo scorso 15 agosto tra
governo e ribelli indipendentisti, ponendo fine a una guerra durata quasi 30
anni. La prima fase del ritiro ha visto la smobilitazione di oltre 1000 uomini
dell’esercito di Giakarta. Attualmente, sono più di 40 mila i militari e i
poliziotti presenti nella provincia. Al termine della smobilitazione, la cui
conclusione è prevista entro l’anno, dovrebbero rimanere meno di 25 mila uomini.
Ora si attende l’inizio del disarmo da parte degli ex ribelli del GAM, il Movimento
per Aceh libera.
In Sudan, oltre 4500 persone sono state
arrestate dalla polizia in seguito agli scontri scoppiati nella capitale a fine
luglio, dopo la morte di John Garang, vicepresidente del Paese africano. Lo ha
annunciato ieri la polizia di Karthoum, precisando di non aver compiuto alcuna
discriminazione etnica negli arresti ai danni dei manifestanti,
scesi in strada non credendo alla tesi ufficiale secondo cui Garang è morto in
un incidente. Intanto, la scatola nera dell’elicottero su cui viaggiava Garang,
è stata spedita in Russia per ulteriori accertamenti.
Un terremoto del 4,5 grado della scala Richter ha
scosso, poco dopo le 14, la zona a sud di Roma, in particolare nell'area dei
Castelli Romani e lungo il litorale. Ad Anzio si sono verificate scene di
panico, con moltissime persone che hanno abbandonato le proprie abitazioni e
sono uscite in strada, in luoghi aperti e lontani da edifici. Al momento non si
segnalano danni a persone o cose.
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