RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno XLIX n.
232 - Testo della trasmissione di sabato 20 agosto 2005
IL
PAPA E LA SANTA SEDE:
OGGI IN PRIMO PIANO:
Il
Vangelo di domani: il commento di padre Marko Ivan Rupnik
CHIESA E SOCIETA’:
Il
volto delle migrazioni degli ultimi anni è soprattutto femminile
Verso
la pace tra Israele e Palestina: Abu Mazen annuncia le elezioni parlamentari il prossimo 25
gennaio; domani riprendono le operazioni per il ritiro dei coloni dalla Striscia
di Gaza
In Iraq, proseguono i
negoziati per l’approvazione della Costituzione, mentre negli Stati Uniti monta
la protesta pacifista guidata dalla madre di un caduto in guerra.
FERVONO
I PREPARATIVI A COLONIA PER LA VEGLIA DEL PAPA CON I GIOVANI,
QUESTA
SERA NELLA SPIANATA DI MARIENFELD.
AMPIA
ECO AI DISCORSI DI BENEDETTO XVI SUL DIALOGO INTERRELIGIOSO
E
SULL’ECUMENISMO. NEL POMERIGGIO
L’INCONTRO CON I MUSULMANI
- A
cura di Roberta Gisotti -
La voce di Benedetto XVI da Colonia si espande in tutto il
mondo, e richiama alla riflessione. Le cronache dei giornali in molti Paesi
dedicano pagine intere ai suoi discorsi sul dialogo interreligioso e
sull’ecumenismo e alle reazioni di esponenti dell’ebraismo,
del cattolicesimo e di altre confessioni cristiane, dopo la visita ieri alla Sinagoga
e l’incontro con le altre Chiese e comunità ecclesiali. Pregnanti parole il
Papa ha rivolto ieri anche ai seminaristi, per sottolineare
“in modo esplicito e più forte la dimensione vocazionale”, “sempre presente
nella Giornate Mondiali della Gioventù”. Questa mattina Benedetto XVI ha
incontrato in forma privata diverse autorità politiche e civili, mentre
nel pomeriggio è prevista
l’udienza ai rappresentanti di alcune comunità
musulmane. Cresce intanto l’entusiasmo dei giovani che si preparano a vivere il
grande evento religioso di questa sera, la Veglia alle 20.30 con il Papa nella
spianata di Marienfeld, a circa 30 chilometri da Colonia.
E naturalmente fervono i preparativi, come ci
riferisce il nostro inviato a Colonia, Massimiliano Menichetti.
**********
Tanti i gruppi che sin da questa
mattina hanno iniziato a spostarsi nei pressi della vecchia
miniera a cielo aperto di Frechen, ora trasformata in
terreni agricoli e chiamata appunto Marienfeld, luogo
destinato anche alla Messa, domani, di chiusura della XX Giornata Mondiale
della Gioventù. Da circa un’ora qui si susseguono concerti, canti, inni. I ragazzi parlano tra di loro delle catechesi che si sono svolte in questi
giorni, dell’incontro con il Papa, dell’attesa per questa sera, pregano insieme
sulle orme dei Magi. E Benedetto XVI che abbraccerà ancora una volta i suoi
giovani, in mattinata ha avuto un breve colloquio, privato,
con il cancelliere tedesco Schröder e il presidente del Parlamento Thierse, la signora Merkel,
presidente dell’Unione cristiano democratica,
ed il presidente del Land Renania
Settentrionale Wesfalia, Ruttgers.
Quindi, nel pomeriggio, l’incontro con i rappresentanti delle comunità
musulmane, solo ieri la visita storica alla Sinagoga e l’incontro ecumenico a
cui hanno partecipato circa 30 rappresentanti di diverse confessioni cristiane della Germania. “Conosco bene la situazione penosa che la
rottura dell’unità nella professione della fede ha comportato per tante persone
e tante famiglie”, ha ribadito il Santo Padre,
riaffermando il “fermo proposito di assumere il ricupero della piena e visibile
unità dei cristiani come una priorità” del Pontificato. Quindi ha evidenziato:
DIE
GESCHWISTERLICHKEIT UNTER DEN CHRISTEN IST NICHT EINFACH …
“La fratellanza tra i cristiani non è semplicemente un
vago sentimento e nemmeno nasce da una forma di indifferenza
verso la verità. Essa è fondata sulla realtà soprannaturale dell’unico
Battesimo, che ci inserisce nell’uni-co Corpo di
Cristo. Insieme confessiamo Gesù Cristo come Dio e Signore;
insieme lo riconosciamo come unico mediatore tra Dio e gli uomini sottolineando la nostra comune appartenenza a
Lui”.
“Su questo fondamento – ha aggiunto – il dialogo ha
portato i suoi frutti”, a partire dalla “Dichiarazione comune sulla dottrina
della giustificazione”, che ha portato ad un accordo “su questioni fondamentali
che fin dal XVI secolo erano oggetto di controversie”.
Quindi l’invito al dialogo ed il riconoscimento “delle varie comuni prese di posizione su importanti
argomenti quali le fondamentali questioni sulla difesa della vita e sulla promozione
della giustizia e della pace”. “Un Dialogo - ha detto il Papa - che deve avvenire
con sincerità e realismo, con pazienza e perseveranza nella fedeltà al dettato
della coscienza”. “Non può esserci un dialogo - ha sottolineato
- a prezzo della verità; il dialogo deve svolgersi nella carità e nella
verità”.
“Le nostre divisioni sono in contrasto con la volontà di
Gesù - ha aggiunto - e ci rendono inattendibili davanti agli uomini”.
Benedetto XVI ha evidenziato che unità non significa
uniformità in tutte le espressioni della teologia, ma
unità nella molteplicità. Non possiamo “fare” l'unità con le sole nostre forze,
ha concluso. La possiamo soltanto ottenere come dono
dello Spirito Santo. Quindi l’ottimismo del Papa, nella consapevolezza che si
sta sviluppando una sorta di “rete” di collegamento spirituale tra cattolici e
cristiani delle varie Chiese e Comunità ecclesiali: e riferendosi al “chiostro
invisibile” di Paul Couturier,
padre dell'ecumenismo spirituale, luogo “che raccoglie tra le sue mura le anime
appassionate di Cristo e della sua Chiesa”, ha costatato l’impegno di molti
nella preghiera per l’unità, “nella revisione della
propria vita, nella purificazione della memoria, nell’apertura della carità”.
Il Papa, in una Colonia bagnata dalla pioggia, tra gli
applausi incessanti dei pellegrini, si è recato anche presso la chiesa di Sankt Panthaleon, nella parte
sud-occidentale della città, per l’incontro con i seminaristi, per la preghiera
dei vespri.
In un discorso in più lingue ha spiegato che la visita è stata voluta “perché emergesse in modo esplicito e più forte
la dimensione vocazionale, che è sempre presente nelle Giornate Mondiali della
Gioventù”.
Quindi,
tracciando delle direttrici nel segno della scelta radicale dei Magi ha parlato
della bellezza della chiamata: dono gratuito del Padre “a cui si risponde con
il dono di sé”.
Il
seminario - ha proseguito - è tempo di cammino, di ricerca, ma soprattutto di
scoperta di Cristo, e volgendosi a Maria, Madre di Dio, tramite per i Magi
dell’incontro radicale che cambiò loro la vita, ha
rimarcato:
“E’ la madre a mostrargli Gesù,
suo Figlio, a presentarglielo, a farglielo in un certo modo vedere, toccare, prendere tra le braccia. Maria gli insegna
a contemplarlo con gli occhi del cuore e a vivere di Lui. In ogni momento della
vita di seminario si può sperimentare questa amorevole
presenza della Madonna, che introduce ciascuno all’incontro con Cristo, nel
silenzio della meditazione, nella preghiera e nella fraternità”.
Quindi, parlando della paure e
dei timori che ogni uomo vive, ha concluso: “Se rimarrete in Cristo, porterete
molto frutto. Non voi avete scelto Lui, ma Lui ha scelto
voi”. E ancora i canti, gli applausi, e la gioia della folla
che hanno accompagnato il Papa in vescovado da Colonia.
Massimiliano Menichetti, Radio
Vaticana.
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I giovani con le loro attese, le
loro speranze, i loro progetti di vita , le loro lacrime, le loro urla di
gioia, i loro cori e applausi affettuosi. Sentiamo dunque le loro voci, raccolte
dai colleghi di Telepace:
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R. – E’ un clima di grande festa,
siamo davvero tantissimi ed è bellissimo incontrarsi per la strada e salutarci
tra noi. E’ sempre una festa, un sorriso, un urlo, un canto. Nonostante
magari uno possa pensare alla confusione, abbiamo veramente avuto occasione di
pregare. E’ stato veramente emozionante perché abbiamo avvertito la presenza
del Papa, del Successore di Pietro e lui è riuscito a trasmetterci grande forza ed energia.
R. – E’ bello trovare tanta gente che segue lo stesso
obiettivo. E’ bello trovarsi qui tra tanti ragazzi. Siamo venuti qui per questo, per adorarlo, così dice lo slogan.
R. – Abbiamo veramente volontà di testimoniare, tutti insieme, che se crediamo in Gesù Cristo, allora
possiamo costruire un mondo di pace, di giustizia ma quella vera.
R. – Sì, aspettiamo di sentire le parole del Papa.
Sicuramente il Signore ci parlerà attraverso lui e quindi sono
le sue parole che aspettiamo.
D. – Voi da dove venite?
R. – Noi veniamo da Ischia, quindi abbiamo fatto un po’ di
strada per arrivare fin qui ma con tanta gioia di vederlo. Ventisei ore di autobus!
R. – Vorrei dire al Papa che tutti noi vogliamo seguire
Cristo, perché Lui è il nostro modello, e anche “Viva il Papa”!
D. – Emozionante?
R. – Molto. Io amo Gesù ed è questo il motivo per cui sono qua.
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Oltre
un migliaio di giovani cattolici di Baghdad, appartenenti a diversi riti, ed alcuni
giovani ortodossi, riuniti nella Cattedrale latina della città, hanno celebrato ieri,
la loro “Giornata della gioventù” ed hanno voluto inviare al Papa, tramite
il nunzio apostolico in Iraq, mons.
Filoni, un messaggio che Benedetto XVI ha accolto con gioia e commozione.
“Anche noi, giovani cristiani di Baghdad – scrivono nel messaggio – dopo
adeguata preparazione, in spirito di fraterna unione a Vostra Santità e
migliaia di giovani in Colonia, abbiamo voluto
celebrare in preghiera, riflessione e gioiosa festa, la Giornata Mondiale della Gioventù. Anche noi siamo convenuti per conoscere il Signore e
chiederci cosa Egli desidera da noi in questo momento così difficile per il
nostro Paese e per noi. Ci accompagna
l’esortazione di Gesù: ‘coraggio, non abbiate paura’, che Vostra Santità ha recentemente riproposto all’inizio
del suo Pontificato”. I giovani concludono rivolgendo
un “affettuoso saluto” ai giovani di Colonia e chiedendo al Papa la benedizione
apostolica.
Colonia in
Germania, al centro dell’Europa: ogni Giornata mondiale della gioventù assume
significati particolari legati al luogo che le ospita. Ascoltiamo in proposito
la riflessione di padre Francis Kohn, responsabile della sezione Giovani del Pontificio Consiglio
per i laici, al microfono di Massimiliano Menichetti:
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R. – E’
una grande sfida, certamente. Ogni volta sappiamo che il luogo cambia. Dunque,
il fatto che sia in Europa non è la prima volta, ma diciamo
che ha un significato particolare: è la prima volta che una GMG si svolge in
Germania e con il nuovo Papa tedesco! Il cuore dell’Europa significa certamente
con tutti questi dibattiti che agitano l’Europa sulla politica, sulla
Costituzione e anche sulla mancanza dell’inserimento delle radici cristiane …
Certamente è una sfida per ribadire al mondo e anche
alla Chiesa l’importanza in Europa di questo patrimonio culturale e spirituale
che è molto importante perché ha contribuito fortemente a costruire l’Europa.
In più, non possiamo dimenticare che i due conflitti mondiali in cui questo
Paese è stato coinvolto con tanti Paesi diversi! E
questa è veramente l’opportunità di questo lavoro di memoria nella preghiera,
per affidare al Signore il futuro dell’Europa riconciliata con Dio, e gli
uomini tra di loro. E questo,
certamente, è molto importante come sfida.
D. – Di che cosa hanno bisogno i giovani, oggi?
R. – Di tante cose. Ma prima di tutto, credo che abbiano bisogno di fiducia, di speranza, di essere
ascoltati, compresi, incoraggiati. Siamo in un’epoca in cui i giovani, come gli
altri, d’altronde, hanno bisogno di cose chiare. Prima di
tutto, la GMG è un’opportunità per i giovani di fare questo incontro personale
con Gesù Cristo.
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Benedetto XVI a Colonia, nel suo primo viaggio
internazionale in terra natale sta affrontando argomenti di attualità,
che interpellano le coscienze ma anche la responsabilità di autorità religiose
e civili. Diverse le reazioni positive in campo
ebraico, al discorso del Papa nella Sinagoga: il rabbino emerito di Roma di
Elio Toaff, ne ha elogiato “equilibrio, chiarezza,
sintesi e concretezza”. Sui temi emergenti di questa XX GMG ascoltiamo una nota
del nostro direttore dei programmi, padre Federico Lombardi.
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Giovanni
Paolo II, instancabile promotore di dialogo, aveva visitato la Sinagoga di Roma
dopo otto anni di Pontificato. A Benedetto XVI per entrare in quella di Colonia
sono bastati quattro mesi. La via era già aperta dal suo predecessore e, a
Colonia, dagli ottimi rapporti del cardinale Frings
con la comunità ebraica. Il presidente della comunità ebraica ha ricordato i
grandi eventi dell’avvicinamento tra cristiani ed ebrei: dal Concilio, alla visita
alla Sinagoga di Roma, ai rapporti diplomatici con Israele, alla domanda di
perdono, alla visita di Giovanni Paolo II in Terra Santa, a questo
incontro di Colonia. Eventi eccezionali, ma sempre più frequenti e
vicini nel tempo. Quando non saranno più eccezionali, ma
normali, vorrà dire che la meta del cammino di dialogo è vicina. Il clima sereno,
cordiale e religioso che regnava nella Sinagoga, l’assenza di
ogni accento polemico, dice che siamo sulla buona strada.
Anche l’incontro ecumenico della sera è un evento di rilievo.
Le comunità cristiane, nate proprio qui in Germania dalla Riforma, guardano con
particolare attenzione all’atteggiamento del nuovo Papa tedesco. Come ripeteva
in conferenza stampa il vescovo luterano di Berlino, Huber, se prima il cardinale Ratzinger
era un custode della fede cattolica, ora il Papa Benedetto XVI è un
annunciatore e promotore della fede ed è inoltre un teologo di riconosciuta
profondità e di dichiarato impegno ecumenico. Il vescovo Huber,
nel suo indirizzo al Papa, ha toccato il tema discusso del ministero nella Chiesa.
E il Papa, andando al di là del testo preparato, è
stato pronto a rispondere indicando nuove piste di approfondimento teologico a
partire dalla Parola di Dio, che possano permettere di affrontare la questione
in una prospettiva nuova e più ampia. Sono bastate poche frasi, ma gli
interlocutori hanno compreso che la via del dialogo ecumenico, nonostante le
difficoltà, può ricevere in questo Pontificato impulsi nuovi e profondi.
Chi si
recava a tarda sera nel cuore di Colonia, cioè alla
Cattedrale, trovava ai piedi della sue torri un’animazione incredibile: decine
e decine di gruppi e capannelli di giovani di tutti i Paesi, che facevano festa
fra un agitarsi continuo di bandiere. Ma entrando nel
Duomo, il clima di preghiera prendeva rapidamente il sopravvento. Non sono solo
un grande raduno di massa le Giornate mondiali della
gioventù, sono un evento spirituale. Il Papa lo ha detto con forza ai
seminaristi che vogliono dare al servizio di Dio e della Chiesa tutta la loro
vita. Ma ciò vale, in innumerevoli modi diversi, per
le centinaia di migliaia di giovani che sono venuti a Colonia in cerca del
Signore, seguendo la sua stella.
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Altro appuntamento di grande emozione
per tutti i partecipanti alle Giornate mondiali della gioventù è la
celebrazione della Via Crucis, che si è svolta ieri sera a Colonia. Oltre 400
rievocazioni della salita di Gesù al Calvario, animate da gruppi multilinguistici, sono state ospitate in vari
punti del centro abitato e di altre due città tedesche. In particolare nella Chiesa
di Santa Maria in Capitolo a Colonia era presente anche la Croce della GMG.
Ascoltiamo il servizio di Alessandro De Carolis:
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Dalla collina del Calvario alla terra tedesca. Dodici anni di una tradizione incastonata nella tradizione: la
celebrazione della Via Crucis all’interno della Giornata Mondiale della Gioventù.
Dal ’93 a Denver, il rito della “Via dolorosa” ha sempre riservato a sé una
serata del programma di ogni GMG, con le sue parole
sul mistero della Passione, della morte e della risurrezione di Gesù, che
scavano nell’anima di chi la rivive riflessioni mai superficiali. Ieri, tra
Bonn, Düsseldorf e, ovviamente, Colonia, centinaia di
migliaia di giovani erano di nuovo – in ginocchio, in piedi, in silenzio -
pellegrini silenziosi, in preghiera, lungo la strada che porta
all’infamia del patibolo eretto 2000 anni fa.
(Canto “Crucem
Tuam”)
Un bambino “diverso dagli altri”, “l’unigenito figlio di
Dio che si è spogliato della sua gloria ed è venuto sulla terra per morire in
Croce”. Nel suo messaggio per la GMG di Colonia, Giovanni
Paolo II descrive con semplice efficacia la parabola terrena di Gesù, che
appare povero eppure straordinario ai Magi che lo trovano nella grotta. E i giovani raccolti ieri nella Chiesa di Santa Maria in
Capitolo, a Colonia, hanno una volta di più compreso quanto la Via Crucis
condensi in pochi quadri un campionario di realtà umane e spirituali, senza le
quali non solo la morte sulla Croce ma la stessa vita cristiana risulterebbe
meno comprensibile nella sua ricchezza. Gesù che si carica la Croce sulle
spalle, che cade sotto il suo peso e sempre si rialza, che ha il conforto di
uno sguardo di sua Madre a un passo dal supplizio, che
accetta il sostegno del Cireneo: un uomo che viene dalla Libia, uno straniero,
e proprio per questo il suo gesto assume un significato intramontabile, che
viene spiegato agli uomini e alle donne di domani:
“Gesù
ci chiama ad aiutare gli altri e ci incoraggia a
lasciarci aiutare dagli altri. Per lui non contano la provenienza, la religione
o la nazionalità. A colui che sul Calvario ha accettato l’aiuto di uno straniero
chiediamo la forza per tutti coloro che lavorano in organizzazioni umanitarie,
che si impegnano per la giustizia, la pace e la salvaguardia del creato, o che
aiutano altri ad avere una vita migliore. Lo spirito d’amore per noi stessi affinché
aiutiamo tutti a prescindere dal loro sesso, dalla loro nazionalità, cultura o
religione”.
(Canto “Kyrie”)
Ognuna delle 14 stazioni è stata
introdotta da trenta secondi di immagini e musica, che
trasferivano e attualizzavano il senso della Via Crucis nelle situazioni della
vita di oggi:
ANNUNCIO XII STAZIONE
E fino al
drammatico epilogo, ciascuna riflessione è suonata come un appello al cuore dei
giovani:
“Ti chiediamo lo Spirito
della conversione e del perdono per tutti i momenti nei quali vogliamo voltare
le spalle a situazioni di sofferenza e di miseria e non facciamo ciò che potremmo
fare”.
“Abbiamo
guardato alla nostra vita attraverso la luce delle sofferenze di Cristo, e
mentre guardavamo alla nostra vita, abbiamo riconosciuto che Cristo è presente
nella nostra vita”. Con queste parole, uno dei vescovi che guidavano il rito ha
congedato alla fine i giovani, che hanno potuto constatare come le stesse GMG,
con il pellegrinaggio della Croce, sono in fondo altrettante stazioni di una
Via Crucis, che attraversa i loro Paesi e i loro cuori, portando inciso sul
legno da 21 anni il mandato affidato da Giovanni Paolo II: “Portatela nel mondo
come segno dell'amore del Signore Gesù per l'umanità e
annunciare a tutti che non vi è salvezza e redenzione che nella Croce di Cristo
morto e risuscitato”.
(Canto “Crucem tuam”)
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Ricordiamo ai nostri ascoltatori che la nostra emittente
seguirà in radiocronaca diretta, a partire dalle ore
20, la Veglia del Santo Padre con i giovani, con commento in italiano,
francese, spagnolo e tedesco sulle onde media, onde corte e modulazione di frequenza.
Domani mattina la Radio Vaticana, sempre in radiocronaca diretta, seguirà la
Santa Messa presieduta dal Papa nella spianata di Marienfeld,
a partire dalle ore 9.30, con commento in italiano,
inglese, tedesco, francese e spagnolo.
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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”
Apre la
prima pagina il titolo: “La gioia della fede”: la XX Giornata Mondiale della
Gioventù vive il suo momento culminante con la Veglia di preghiera e la Santa
Messa sulla spianata di Marienfeld gremita da oltre
un milione di persone.
Servizio vaticano – L’incontro di Benedetto XVI nella chiesa di San Pantaleone con
i giovani aspiranti al sacerdozio provenienti da numerosi Paesi del mondo.
Servizio estero – Medio Oriente:
sgomberate 17 delle 21 colonie della Striscia di Gaza; Iraq: gli Usa cercano di
ottenere un compromesso sulla Costituzione.
Servizio culturale – L’Elzeviro di Mario Gabriele
Giordano: “Quando si gioca con la storia”, e un articolo di Franco Patruno sul Museo Ludwig di Colonia.
Servizio italiano – Economia: l’FMI
rivede al ribasso le stime di crescita del PIL; Banca d’Italia: divisione sulle
modalità di riforma dell’istituto.
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20
agosto 2005
SUL TEMA DELLA LIBERTA’ SI SVOLGE
A PARTIRE DA DOMANI LA 26.MA EDIZIONE
DEL MEETING DI RIMINI, NEL RICORDO DI DON
GIUSSANI, SCOMPARSO QUEST’ANNO.
IL FONDATORE DI CL DICEVA: SE VUOI ESSERE LIBERO,
DIPENDI DA DIO
- Intervista con Roby
Ronza -
Inizia
domani a Rimini la 26.ma edizione del Meeting per
l’Amicizia fra i Popoli, promosso da Comunione e Liberazione, dal titolo “La
libertà è il bene più grande che i cieli abbiano
donato agli uomini”. Ad ispirare il tema di quest’anno è il Don Chisciotte di Miguel de Cervantes, in occasione dei 400 anni della sua pubblicazione.
Nell’anno della morte di don Luigi Giussani, la cui
figura verrà particolarmente ricordata nel corso della
rassegna, il Meeting rilancia dunque la riflessione sulla libertà richiamando quanto detto dal fondatore di CL:
“Se l’uomo vuole essere libero … deve essere dipendente da Dio. E’ la dipendenza
da Dio la libertà dell’uomo”. Ma perché è stato scelto
il tema della libertà? Luca Collodi lo ha chiesto al
portavoce del Meeting, Roby Ronza:
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R. –
Perché noi riteniamo che la libertà sia un valore a rischio nella società moderna,
che si debba riflettere sulla libertà e riaffermare il valore della libertà,
che in ultima analisi si radica nella vocazione dell’uomo all’incontro con Dio.
Riteniamo che ci sia una libertà formale nella società moderna, ma che sempre
meno ci sia libertà sostanziale. E vogliamo
riaffermare, invece, che la libertà è fondamentale.
D. – Roby
Ronza, cosa c’entra Dio con la libertà della nostra civiltà?
R. – Dio c’entra con la libertà
perché è il Padre della libertà; Padre della libertà per tutti gli uomini,
quindi per la nostra civiltà di oggi come per
qualunque altra. Dopodiché bisogna che quelli che hanno avuto il dono di
incontrare Cristo siano capaci di spiegarlo al resto del mondo.
D. – Il Meeting
di Rimini è aperto dal presidente del Senato, Pera …
R. – Pera è stato
invitato soprattutto perché noi siamo stati positivamente colpiti dalla sua
posizione di laico post-illuminista. Non vogliamo battezzare Pera e Pera non battezzerà noi: è un laico. Non pensa che Cristo
sia il centro del cosmo e della storia. Noi siamo fra quelli che lo pensano.
Sono due posizioni diverse, però è una posizione – la
sua – con la quale vale la pena di dialogare. E per
questo gli abbiamo chiesto di parlare sul tema “Democrazia è libertà?”.
D. – Ci sono anche temi internazionali, al Meeting di Rimini, come
l’Iraq, l’Afghanistan, e si parla anche di Europa …
R. – Direi che l’annunciata visita del
premier Kharzai è di grande importanza. Tanto più
considerando che in questo momento, l’Italia ha il comando delle forze NATO che
sono in Afghanistan. Sarà un’occasione unica per noi e per tutti quelli che
saranno a Rimini per sentire direttamente dal premier
afghano come intende avviare il suo Paese alla democrazia e alla libertà. Sono in programma le elezioni, in Afghanistan, il 18 settembre,
quindi la cosa è molto attuale.
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Domani
21 agosto, 21a Domenica del Tempo Ordinario, la Liturgia ci presenta il Vangelo
in cui Gesù chiede ai suoi discepoli: “La gente chi dice
che sia il Figlio dell’uomo?”. Simon Pietro gli risponde: “Tu sei il Cristo, il
Figlio del Dio vivente”. Allora Gesù esclama:
“Beato te, Simone figlio di Giona, perché né la carne né il sangue te
l'hanno rivelato, ma il Padre mio che sta nei cieli. E
io ti dico: Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia chiesa e le
porte degli inferi non prevarranno contro di essa”.
Su questo brano evangelico
ascoltiamo il commento del teologo gesuita, padre Marko
Ivan Rupnik:
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I farisei e gli scribi non riescono a riconoscere Gesù
come Messia, perché non avvertono il bisogno di essere salvati, sentendosi già
giustificati. La donna siro-fenicia lo riconosce come
Signore e Messia, perché grida dal proprio dolore, dall’urgenza di essere
redenta. Ora Cristo si rivolge a quelli che gli sono più vicini e che Lui stesso si è scelto. Agli Apostoli dice: “Voi chi dite che io sia?” Dire che è Figlio di Dio, per loro come
ebrei, non è possibile; dire che era un profeta, lo dicevano ormai tutti, ma
Pietro gli risponde: “Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente”. Cristo gli
fa notare che ciò lo può dire solo per grazia e subito chiede agli Apostoli di
non dirlo a nessuno. La loro comprensione di Lui come Messia non è ancora
quella del Triduo Pasquale, perciò indurrebbe ad
un’attesa sbagliata della salvezza. La conoscenza di Cristo è un processo lungo
e va di pari passo con la nostra comprensione di chi la nostra
vita ha veramente bisogno di incontrare.
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20 agosto 2005
IMPEGNO
E RESPONSABILITÁ, PACE E AMORE, CARITÁ E SOLIDARIETÁ.
QUESTE
LE PAROLE CHIAVE PRONUNCIATE, IERI, DAL CARDINALE
RENATO
RAFFAELE MARTINO AI GIOVANI DI COLONIA NEL SUO INTERVENTO
PER LA
PRESENTAZIONE DEL COMPENDIO DELLA DOTTRINA SOCIALE DELLA CHIESA
COLONIA. = “Cari giovani, operate per costruire una
cultura, un’economia e una politica aperta alla solidarietà ed impegnatevi a vivere con più intensità l’amore fraterno,
perché l’amore è la via principale per la pace.” Fiducia e
speranza, nelle parole pronunciate dal cardinale Martino nel corso della
presentazione del Compendio della
Dottrina Sociale della Chiesa
ai giovani partecipanti alla Giornata Mondiale della Gioventù di Colonia. “Cari
giovani – ha aggiunto il porporato – il Compendio vi
aiuterà a confrontarvi con la storia forti del messaggio sociale del Vangelo: è
nella storia, infatti, che la fede evangelica prende il volto della carità.”
“Il presente non può essere interpretato solo alla luce del suo passato e del suo futuro ma va colto nella sua tensione verso il mistero
di Dio che trascende ogni tempo”. “Per questo – ha sottolineato
ancora Martino – è dovere permanente della Chiesa di scrutare i segni dei tempi
e di interpretarli alla luce del Vangelo”. Dopo aver presentato il documento il
presidente di Giustizia e Pace ha ricordato a tutti i giovani presenti la loro responsabilità di cristiani e li ha
invitati ad assumere un impegno concreto per la realizzazione di “tutto l’uomo
e di ogni uomo nella direzione della giustizia e della pace”. Alla luce di una realtà sociale
caratterizzata dall’aumento delle differenze, dal forte consumismo, dal
deterioramento dei rapporti sociali e dalle ansie di un mondo del lavoro sempre
più instabile, infatti, sottolinea il cardinale
Martino, diventa importante operare per costruire una cultura, un’economia e
una politica aperte alla solidarietà e alla pace. Valori, questi, che, secondo
il porporato, potranno diventare significativi se le
nuove generazioni, facendo tesoro del messaggio sociale della Chiesa, sapranno
generare consenso intorno al principio che riconosce il bene comune come norma
dell’agire di ciascuno. “La persona – si legge, infatti, nel Compendio – non
può trovare compimento solo in se stessa, a prescindere cioè
dal suo essere con e per gli altri.” Il porporato ha invitato inoltre i giovani
a farsi costruttori di pace. “La pace – ha ricordato – è
un dono posto da Dio nelle mani dell’uomo. Ma ogni
dono è responsabilità. E tale responsabilità coinvolge tutti e ciascuno,
soprattutto voi giovani, perché se la guerra può essere scatenata da pochi, la
pace esige l’impegno solidale di tutti.” (D.L.)
“IN SUDAN C’È ANCORA
UNA SPERANZA DI PACE”. QUESTE LE PAROLE DELL’ARCIVESCOVO DI KHARTOUM, CARDINALE
ZUBEIR WAKO
NEL CORSO DELLA CONFERENZA STAMPA
ORGANIZZATA DA AIUTO
ALLA CHIESA CHE SOFFRE IN OCCASIONE DELLA GMG
COLONIA. = “Il processo di pace in
Sudan non verrà interrotto a causa della morte del vicepresidente
John Garang”. Lo ha assicurato a Colonia il cardinale Zubeir
Wako, arcivescovo di Khartoum, nel corso di una
conferenza stampa organizzata da Aiuto
alla Chiesa che Soffre (ACS) in occasione della Giornata Mondiale della
Gioventù di Colonia. Nel corso dell’incontro, il
cardinale sudanese ha segnalato che la sfiducia e le possibilità di scontri tra
il nord islamico e il sud cristiano-animista continuano ad essere molto
elevate, ma che c’è ancora posto per la speranza se i successori di Garang
manterranno vivo il messaggio di pace di quest’ultimo. John Garang, nominato il
9 luglio 2005 primo vicepresidente del Sudan, è morto il 30 luglio scorso in un
incidente d’elicottero le cui cause non sono ancora state accertate. Garang è
stato uno dei fondatori del movimento di liberazione,
che per 21 anni ha condotto una guerra civile con il governo centrale sudanese
per ottenere l’indipendenza del sud del Paese. Nel conflitto, la popolazione di
questa regione, costituita soprattutto da cristiani e animisti,
si è difesa contro l’islamizzazione
del sud promossa da Khartoum e, soprattutto, contro l’introduzione della
legge islamica nelle sue province. Il 9 gennaio 2005, a Nairobi è stato firmato
un accordo di pace che ha posto fine ad una guerra iniziata nel 1983, durante
la quale, in base alle stime di ACS, potrebbero
essere morti 2,5 milioni di persone, mentre più di 5 milioni sarebbero stati
costretti ad abbandonare il proprio luogo di residenza. Il cardinale Wako ha segnalato inoltre, che i prossimi anni saranno decisivi e che la stabilità del Sudan dipenderà in
grande misura dall’onestà al momento di ripartire le materie prime e di imporre
i diritti umani. Per questo motivo ritiene fondamentale sostenere i partiti che
lottano seriamente a favore della democrazia e dei diritti dell’uomo. Il
prelato ha anche affermato che è molto importante restaurare la presenza della
Chiesa perché i rifugiati possano tornare nel sud del Paese visto che “la gente
accorre dove si trova la Chiesa perché sa che lì riceverà aiuto”.(D.L.)
RAMON
EMILIO MORA E VICENTE ROSSO BAYONA, I DUE SACERDOTI ASSASSINATI
LUNEDÍ
SCORSO IN COLOMBIA, SAREBBERO STATI UCCISI PER ERRORE
DALL’ESERCITO
DI LIBERAZIONE NAZIONALE.
A
RIVELARLO SONO ALCUNI ESPONENTI DELLO STESSO GRUPPO ARMATO
BOGOTÁ. = L’Esercito di Liberazione Nazionale della
Colombia (ELN) ha ammesso di avere ucciso per errore due sacerdoti nel
dipartimento di Norte de Santander
ed ha chiesto perdono ai familiari e alle altre persone colpite dall’atto. Lo
riferisce Radio Caracol di Bogotá.
In un comunicato, il secondo gruppo guerrigliero per importanza del Paese dopo
le Forze Armate di Liberazione della Colombia (FARC), ha
confermato, con profondo dolore, la morte accidentale dei sacerdoti Ramon
Emilio Mora e Vicente Rosso Bayona,
e dei lavoratori José Carrascal e Edgar
Vergel, avvenuta lunedì scorso lungo la strada che
unisce i municipi di Teorama e Convencion.
“Queste morti - ha spiegato un esponente dell’ELN - sono state provocate da
nostre unità guerrigliere, per un errore d’intelligence
e calcolo, determinato dalle caratteristiche proprie del conflitto nella zona”.
Dopo aver chiesto scusa ai familiari ed agli amici delle vittime, la guerriglia
ha ricordato che la Chiesa non è mai stata un obiettivo militare. Subito dopo
l’uccisione dei religiosi, il comandante della polizia del Norte
de Santander, Jose Humberto
Henao, non aveva esitato a sostenere che i due
sacerdoti fossero stati uccisi da guerriglieri del Fronte 33 delle FARC. (D.L.)
È
ANCORA EMERGENZA ALIMENTARE IN NIGER DOVE LA FAME E LA CARESTIA
COLPISCONO
SOPRATTUTTO LE POPOLAZIONI NOMADI E IL LORO BESTIAME.
MOLTI
VILLAGGI SONO STATI ABBANDONATI E ALCUNI CAPIFAMIGLIA TUAREG
SI
SONO TOLTI LA VITA PER LA VERGOGNA DI AVER PERSO LE LORO MANDRIE
- A
cura di Donika Lafratta -
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NIGER. = Il suicidio piuttosto che la
vergogna, la morte piuttosto che il disonore. Non hanno saputo reagire
alla perdita delle loro mandrie e, piuttosto che muoversi senza
capre, asini e cammelli hanno deciso di togliersi la vita. Questa
l’atroce decisione cui sono giunti alcuni capifamiglia
tuareg stremati dalla fame e dalla povertà che attanaglia il Niger da diversi
mesi. La carestia che ha colpito il Paese lo scorso anno, infatti, ha
determinato un forte aumento dei prezzi e ha impedito alla gente più indigente di comprare miglio, riso e altri generi alimentari obbligando
molti allevatori a vendere i propri animali pur di sopravvivere. Un vero e proprio disonore, soprattutto per le popolazioni nomadi
del nord del Paese, tuareg e i fulani, che perdono
così il simbolo della loro condizione sociale, della ricchezza e del benessere.
“La crisi – racconta Mohammed Azohor,
capo di Kelferuar, villaggio a 700 chilometri da Niamey - è cominciata lo scorso anno, quando gli animali
morivano perché non avevano nulla da mangiare. Ora stanno scomparendo anche i
capi che hanno resistito a questa carestia. Sono deboli e ammalati e nonostante
la pioggia e l’erba che ricresce non riescono lo stesso a sopravvivere”. Un
corrispondente di Radio Niger denuncia, invece, gli insufficienti interventi
delle autorità. “Ad Aderbissinat
– riferisce - un grosso centro tuareg abitato da circa 43000 persone, le
autorità hanno inviato solo 50 tonnellate di mais e miglio.” Ma la distribuzione
del cibo da sola, secondo Laura Bellinger
dell’organizzazione umanitaria Care International, non può risolvere la situazione.
“Ripopolare le mandrie delle popolazioni nomadi, decimate per il 70 per cento –
sostiene la Bellinger - non significa solo dar loro
da mangiare, ma riabilitare il loro sistema di vita, basato essenzialmente
sull’allevamento”. Intanto la prossima settimana, il segretario generale delle
Nazioni Unite, Kofi Annan si recherà in Niger per portare il suo sostegno al
governo e alla popolazione del Paese. Annan vuole richiamare così, l’attenzione
della comunità internazionale alle sfide cui sono
chiamati i Paesi della regione del Sahel, tra cui il
Niger, sottolineando gli sforzi che questi Paesi stanno compiendo per superare
la crisi. Nel corso della sua visita, il segretario generale dell’ONU
incontrerà, inoltre, il presidente nigerino Mamadu Tandja, presidente
di turno della Comunità Economica degli Stati dell’Africa occidentale (CEDAO)
per discutere di pace, sicurezza e sviluppo nella regione.
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IL
VOLTO DELLE MEGRAZIONI DEGLI ULTIMI ANNI È SOPRATTUTTO FEMMINILE.
I
RECENTI DATI RACCOLTI DALLE NAZIONI UNITE MOSTRANO L’EVIDENTE INVERSIONE
DI
TENDENZA DI UN FENOMENO QUASI ESCLUSIVAMENTE MASCHILE
NEW YORK. = Oltre
il 70% delle 350.000 persone che ogni anno emigrano dall’Indonesia sono donne;
così anche il 60% degli emigrati giamaicani; 15.000 donne lasciano ogni anno le
Filippine in cerca di lavoro e sono sempre donne il 45% dei messicani emigrati
negli Stati Uniti. Sono questi gli ultimi dati raccolti della Nazioni Unite, e resi noti dall’agenzia missionaria
MISNA, sulla progressiva “femminilizzazione” delle
migrazioni, in passato un fenomeno quasi completamente maschile. Le migranti,
che per alcune nazioni rappresentano addirittura la principale forza lavoro a lasciare il Paese, sono quasi esclusivamente
impegnate nel lavoro domestico, che è tra i meno remunerati e tra i meno
tutelati da abusi e violenze poiché svolto nel chiuso delle pareti di case
straniere. I dati non includono la piaga del traffico di persone a scopi di prostituzione. Le Nazioni Unite ricordano ai governi la
necessità di affrontare la migrazione al femminile con strumenti speciali,
incluse campagne per informare le donne straniere dei loro diritti e servizi
sociali per offrire loro protezione, assistenza legale, medica e psicologica in
caso di violenze e crimini ai loro danni. L’ONU ha inoltre invitato tutti gli
Stati a sottoscrivere la Convezione
internazionale per la protezione dei diritti di tutti i migranti e membri delle
loro famiglie, entrata in vigore nel 2003 e ratificata da 31 nazioni, ma da
nessuna di quelle del cosiddetto Nord del mondo.
(D.L.)
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20 agosto 2005
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A cura di Alessandro Gisotti -
Si svolgeranno il 25 gennaio 2005 le elezioni parlamentari
palestinesi: lo ha annunciato oggi il presidente dell'Autorità nazionale palestinese,
Abu Mazen, il quale ha
specificato che si voterà lo stesso giorno, un mercoledì, anche a Gerusalemme
Est. Dal canto loro, esponenti delle Brigate dei martiri di
Al Aqsa - il braccio armato di Hamas - hanno
affermato a Gaza City che “la sconfitta dei sionisti” non pone fine alla lotta
armata, che anzi “continuerà fino alla liberazione di tutta la Palestina”. Le
dichiarazioni di Hamas giungono all’indomani di una giornata decisiva nello
sgombero dei coloni dalla Striscia di Gaza. Operazione, ormai, quasi ultimata.
Il servizio di Graziano Motta:
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Le operazioni di sgombero degli
insediamenti di Gaza, sospesi per rispettare lo Shabat, il riposo festivo, riprenderanno domani. Finora
tutto si è svolto più rapidamente del previsto, anche se fra accanite
resistenze: cinque soldati, agenti di polizia, ustionati o lesi
da prodotti tossici sono ancora in ospedale, mentre è stata prolungata la
detenzione di 240 persone arrestate per le violenze. I palestinesi, da parte
loro, tentano di penetrare subito nei villaggi e fattorie sgomberate dai coloni
e ne sono stati impediti al momento dai soldati, ma nel frattempo continuano le
loro manifestazioni di esultanza con marce e cortei di
auto. Il loro presidente, Abu Mazen,
ha parlato alla folla riunita nell’area dell’aeroporto di Rafah,
chiuso ormai da anni. “La liberazione di Gaza – ha detto – è
frutto del sacrificio dei nostri martiri, dei feriti, dei combattenti fatti
prigionieri, della risolutezza e saggezza della nostra nazione. Il ritiro
israeliano è il primo passo per l’edificazione dello Stato palestinese”.
Per Radio Vaticana, Graziano
Motta.
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Gli Stati Uniti collaborano con la Giordania e Israele
nella ricerca dei responsabili del fallito attentato a due navi militari
americane nel porto di Aqaba.
Lo ha sottolineato una fonte del Dipartimento di
Stato, ricordando che “questi Paesi sono alleati nella guerra contro il
terrorismo”. Il gruppo terroristico che ha rivendicato il lancio dei razzi ha anche minacciato di colpire presto Tel Aviv. Dal
canto suo, il re Abdallah di Giordania ha affermato
che tale “atto criminale” non piegherà la determinazione della Giordania nel combattere
il terrorismo.
In
Gran Bretagna, Scotland Yard
sta conducendo un’inchiesta interna per valutare se abbandonare la controversa
strategia “spara per uccidere” che ha portato alla morte per errore del giovane
elettricista brasiliano Jean Charles de Menezes, scambiato per un attentatore suicida. A rivelarlo
è stato Len Duvall,
presidente della Metropolitan police
authority, in un’intervista al quotidiano The Independent.
Centinaia di
iracheni, tra i quali seguaci del leader radicale sciita Moqtada Sadr, hanno manifestato
oggi a Kirkuk per difendere l’unità dell'Iraq, contro
l’ipotesi di uno Stato federalista. Intanto, permane irta d’ostacoli la via per
l’approvazione della bozza della Costituzione - entro lunedì - secondo quanto
programmato. Dal canto suo, nel consueto messaggio radiofonico del sabato, il
presidente USA ribadisce che ritirarsi dell’Iraq sarebbe
un errore imperdonabile e un favore ai terroristi. Il richiamo di Bush viene pronunciato proprio mentre, negli Stati Uniti, monta
la protesta pacifista. Il nostro servizio:
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La
madre del caduto in guerra e il presidente: negli Stati Uniti appassiona il confronto,
per ora solo a distanza, tra Cindy Sheehan e George W. Bush. Cresce, infatti, la protesta dei pacifisti guidata
dalla Sheehan, che in Iraq ha perso il figlio 24enne.
I manifestanti sono raccolti, da dieci giorni, a Crawford,
nei pressi del ranch texano dove Bush sta trascorrendo le vacanze estive.
“Questo movimento - ha dichiarato la Sheehan – sta crescendo
e continuerà ad estendersi ben oltre Crawford”. Dal
canto suo, il presidente non ha ancora accettato di incontrarla, ma ha
riconosciuto la legittimità della protesta. “E’ nel suo diritto esprimere ciò
che pensa, questa è l’America”, ha dichiarato Bush sollecitato dai giornalisti.
Se dunque l’Iraq catalizza l’attenzione dell’opinione
pubblica degli Stati Uniti, anche oggi, l’esercito americano ha subito delle
perdite: tre soldati sono stati uccisi in un attacco della guerriglia a Falluja. Sul fronte diplomatico, intanto, l’ambasciatore statunitense
in Iraq, Zalmay Khalilzad,
è impegnato in intensi negoziati fra le fazioni irachene per l’approvazione
della Costituzione. La definizione della bozza dovrebbe essere ultimata entro
lunedì prossimo. Trattative non facili: oggi alcuni negoziatori hanno dichiarato
che l'Islam sarà “la fonte principale” della legge in Iraq e che anche il
Parlamento dovrà adeguarsi alle norme religiose.
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Si
sono svolti stamani a Madrid i funerali di Stato dei 17 soldati spagnoli morti
martedì scorso in Afghanistan nella caduta del loro elicottero. Erano presenti,
oltre ai familiari, la famiglia reale spagnola, il capo del governo Jose Luis Rodriguez Zapatero e i vertici della
NATO.
In
Pakistan, l’ombra di brogli ed irregolarità aleggia
sulla prima fase delle elezioni
locali svoltasi giovedì e segnata anche dalla morte di 12 persone e dal
ferimento di centinaia, nel corso di violenze a sfondo politico legate allo
scrutinio. Le accuse di brogli, da parte dell'opposizione, sono state
indirizzate nei confronti del presidente Pervez Musharraf,
i cui partiti sostenitori hanno già affermato di aver riportato la vittoria, nonostante
i risultati ufficiali siano attesi solo fra qualche giorno.
Il
segretario generale delle Nazioni Unite, Kofi Annan, si è felicitato ieri con
il popolo del Burundi per l’elezione di Pierre Nkurunziza,
ex capo ribelle hutu, alla carica di primo presidente dopo
la fase di transizione verso la pace.
Il
governo sudcoreano ha accettato di aiutare la Corea del Nord, colpita regolarmente
da carestia, a promuovere il settore agricolo. Lo ha annunciato oggi l’agenzia sud
coreana Yonhap. Il regime comunista ha periodicamente
difficoltà a sfamare i suoi 23 milioni di abitanti. A
metà degli anni Novanta – secondo le agenzie umanitarie - una tremenda carestia
ha provocato la morte di due milioni di persone.
Un
ex comandante dei taleban, divenuto poi fedele al
governo del presidente Karzai, è stato ucciso ieri a Kabul da uomini armati mentre era in auto
insieme al nipote. Lo hanno riferito oggi fonti governative afghane.
In
Cina, si rischia l'ennesima sciagura mineraria: almeno sedici operai sono da
ieri intrappolati all'interno del giacimento di carbone di Fengguang,
situato vicino alla città di Shulan, nella provincia
nord-orientale di Jilin, i cui cunicoli sono rimasti
allagati in seguito a un'inondazione. Lo hanno reso noto le autorità locali, citate dall’agenzia di stampa
“Xinhua”.
Le
scatole nere dell’elicottero presidenziale ugandese,
in cui é morto il vice presidente del Sudan, John Garang, saranno inviate in
Russia per essere esaminate. Lo ha annunciato a Kampala la commissione
d'inchiesta sullo schianto dell’elicottero.
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