RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno XLIX n. 232 - Testo della trasmissione di sabato 20 agosto 2005

 

 

Sommario

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

Fervono i preparativi a colonia per la veglia del Papa con i giovani, questa sera nella spianata di Marienfeld. Ampia eco ai discorsi di Benedetto XVI sul dialogo interreligioso e sull’ecumenismo.  Nel pomeriggio l’incontro con i musulmani. Con noi padre Franco Kohn e padre Federico Lombardi

 

OGGI IN PRIMO PIANO:

Sul tema della libertà si svolge a partire da domani la 26.ma edizione del Meeting di Rimini, nel ricordo di don Giussani, scomparso quest’anno. Il fondatore di “Comunione e Liberazione” diceva: se vuoi essere libero, dipendi da Dio. Intervista con Roby Ronza

 

Il Vangelo di domani: il commento di padre Marko Ivan Rupnik

 

CHIESA E SOCIETA’:

Impegno e responsabilitá, pace e amore, caritá e solidarietá. Queste le parole chiave pronunciate, ieri, dal cardinale Renato Raffaele Martino ai giovani di Colonia nel suo intervento per la presentazione del compendio della dottrina sociale della Chiesa

 

“In Sudan c’è ancora una speranza di pace”: le parole dell’arcivescovo di Khartoum, cardinale Zubeir Wako, nel corso della conferenza stampa organizzata da Aiuto alla Chiesa che soffre in occasione della GMG

 

Ramon Emilio Mora e Vicente Rosso Bayona, i due sacerdoti assassinati lunedì scorso in Colombia sarebbero stati uccisi per errore dall’Esercito di Liberazione Nazionale

 

È ancora emergenza alimentare in Niger dove la fame e la carestia colpiscono soprattutto le popolazioni nomadi e il loro bestiame

 

Il volto delle migrazioni degli ultimi anni è soprattutto femminile

 

24 ORE NEL MONDO:

Verso la pace tra Israele e Palestina: Abu Mazen annuncia le elezioni parlamentari il prossimo 25 gennaio; domani riprendono le operazioni per il ritiro dei coloni dalla Striscia di Gaza

 

In Iraq, proseguono i negoziati per l’approvazione della Costituzione, mentre negli Stati Uniti monta la protesta pacifista guidata dalla madre di un caduto in guerra.

 

 

 

 

 

FERVONO I PREPARATIVI A COLONIA PER LA VEGLIA DEL PAPA CON I GIOVANI,

QUESTA SERA NELLA SPIANATA DI MARIENFELD.

AMPIA ECO AI DISCORSI DI BENEDETTO XVI SUL DIALOGO INTERRELIGIOSO

E SULL’ECUMENISMO.  NEL POMERIGGIO L’INCONTRO CON I MUSULMANI

- A cura di Roberta Gisotti -

 

 

La voce di Benedetto XVI da Colonia si espande in tutto il mondo, e richiama alla riflessione. Le cronache dei giornali in molti Paesi dedicano pagine intere ai suoi discorsi sul dialogo interreligioso e sull’ecumenismo e alle reazioni di esponenti dell’ebraismo, del cattolicesimo e di altre confessioni cristiane, dopo la visita ieri alla Sinagoga e l’incontro con le altre Chiese e comunità ecclesiali. Pregnanti parole il Papa ha rivolto ieri anche ai seminaristi, per sottolineare “in modo esplicito e più forte la dimensione vocazionale”, “sempre presente nella Giornate Mondiali della Gioventù”. Questa mattina Benedetto XVI ha incontrato in forma privata diverse autorità politiche e civili, mentre nel pomeriggio è prevista l’udienza ai rappresentanti di alcune comunità musulmane. Cresce intanto l’entusiasmo dei giovani che si preparano a vivere il grande evento religioso di questa sera, la Veglia alle 20.30 con il Papa nella spianata di Marienfeld, a circa 30 chilometri da Colonia. E naturalmente fervono i preparativi, come ci riferisce il nostro inviato a Colonia, Massimiliano Menichetti.

 

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Tanti i gruppi che sin da questa mattina hanno iniziato a spostarsi nei pressi della vecchia miniera a cielo aperto di Frechen, ora trasformata in terreni agricoli e chiamata appunto Marienfeld, luogo destinato anche alla Messa, domani, di chiusura della XX Giornata Mondiale della Gioventù. Da circa un’ora qui si susseguono concerti, canti, inni. I ragazzi parlano tra di loro delle catechesi che si sono svolte in questi giorni, dell’incontro con il Papa, dell’attesa per questa sera, pregano insieme sulle orme dei Magi. E Benedetto XVI che abbraccerà ancora una volta i suoi giovani, in mattinata ha avuto un breve colloquio, privato, con il cancelliere tedesco Schröder e  il presidente del Parlamento Thierse, la signora Merkel, presidente dell’Unione cristiano democratica,  ed il presidente del Land Renania Settentrionale Wesfalia,  Ruttgers.

 

Quindi, nel pomeriggio, l’incontro con i rappresentanti delle comunità musulmane, solo ieri la visita storica alla Sinagoga e l’incontro ecumenico a cui hanno partecipato circa 30 rappresentanti di diverse confessioni cristiane della Germania. “Conosco bene la situazione penosa che la rottura dell’unità nella professione della fede ha comportato per tante persone e tante famiglie”, ha ribadito il Santo Padre, riaffermando il “fermo proposito di assumere il ricupero della piena e visibile unità dei cristiani come una priorità” del Pontificato. Quindi ha evidenziato:

 

DIE GESCHWISTERLICHKEIT UNTER DEN CHRISTEN IST NICHT EINFACH …

“La fratellanza tra i cristiani non è semplicemente un vago sentimento e nemmeno nasce da una forma di indifferenza verso la verità. Essa è fondata sulla realtà soprannaturale dell’unico Battesimo, che ci inserisce nell’uni-co Corpo di Cristo. Insieme confessiamo Gesù Cristo come Dio e Signore; insieme lo riconosciamo come unico mediatore tra Dio e gli uomini  sottolineando la nostra comune appartenenza a Lui”.

 

“Su questo fondamento – ha aggiunto – il dialogo ha portato i suoi frutti”, a partire  dalla “Dichiarazione comune sulla dottrina della giustificazione”, che ha portato ad un accordo “su questioni fondamentali che fin dal XVI secolo erano oggetto di controversie”.

 

Quindi l’invito al dialogo ed il riconoscimento “delle varie comuni prese di posizione su importanti argomenti quali le fondamentali questioni sulla difesa della vita e sulla promozione della giustizia e della pace”. “Un Dialogo - ha detto il Papa - che deve avvenire con sincerità e realismo, con pazienza e perseveranza nella fedeltà al dettato della coscienza”. “Non può esserci un dialogo - ha sottolineato - a prezzo della verità; il dialogo deve svolgersi nella carità e nella verità”.

 

“Le nostre divisioni sono in contrasto con la volontà di Gesù - ha aggiunto - e ci rendono inattendibili davanti agli uomini”.

 

Benedetto XVI ha evidenziato che unità non significa uniformità in tutte le espressioni della teologia, ma unità nella molteplicità. Non possiamo “fare” l'unità con le sole nostre forze, ha concluso. La possiamo soltanto ottenere come dono dello Spirito Santo. Quindi l’ottimismo del Papa, nella consapevolezza che si sta sviluppando una sorta di “rete” di collegamento spirituale tra cattolici e cristiani delle varie Chiese e Comunità ecclesiali: e riferendosi al “chiostro invisibile” di Paul Couturier, padre dell'ecumenismo spirituale, luogo “che raccoglie tra le sue mura le anime appassionate di Cristo e della sua Chiesa”, ha costatato l’impegno di molti nella preghiera per l’unità, “nella revisione della propria vita, nella purificazione della memoria, nell’apertura della carità”.

 

Il Papa, in una Colonia bagnata dalla pioggia, tra gli applausi incessanti dei pellegrini, si è recato anche presso la chiesa di Sankt Panthaleon, nella parte sud-occidentale della città, per l’incontro con i seminaristi, per la preghiera dei vespri.

 

In un discorso in più lingue ha spiegato che la visita è stata voluta “perché emergesse in modo esplicito e più forte la dimensione vocazionale, che è sempre presente nelle Giornate Mondiali della Gioventù”.

 

 Quindi, tracciando delle direttrici nel segno della scelta radicale dei Magi ha parlato della bellezza della chiamata: dono gratuito del Padre “a cui si risponde con il dono di sé”.

 

Il seminario - ha proseguito - è tempo di cammino, di ricerca, ma soprattutto di scoperta di Cristo, e volgendosi a Maria, Madre di Dio, tramite per i Magi dell’incontro radicale che cambiò loro la vita, ha rimarcato:

 

“E’ la madre a mostrargli Gesù, suo Figlio, a presentarglielo, a farglielo in un certo modo vedere, toccare, prendere tra le braccia. Maria gli insegna a contemplarlo con gli occhi del cuore e a vivere di Lui. In ogni momento della vita di seminario si può sperimentare questa amorevole presenza della Madonna, che introduce ciascuno all’incontro con Cristo, nel silenzio della meditazione, nella preghiera e nella fraternità”.

 

Quindi, parlando della paure e dei timori che ogni uomo vive, ha concluso: “Se rimarrete in Cristo, porterete molto frutto. Non voi avete scelto Lui, ma Lui ha scelto voi”. E ancora i canti, gli applausi, e la gioia della folla che hanno accompagnato il Papa in vescovado da Colonia.

 

Massimiliano Menichetti, Radio Vaticana.

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I giovani con le loro attese, le loro speranze, i loro progetti di vita , le loro lacrime, le loro urla di gioia, i loro cori e applausi affettuosi. Sentiamo dunque le loro voci, raccolte dai colleghi di Telepace:

 

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R. – E’ un clima di grande festa, siamo davvero tantissimi ed è bellissimo incontrarsi per la strada e salutarci tra noi. E’ sempre una festa, un sorriso, un urlo, un canto. Nonostante magari uno possa pensare alla confusione, abbiamo veramente avuto occasione di pregare. E’ stato veramente emozionante perché abbiamo avvertito la presenza del Papa, del Successore di Pietro e lui è riuscito a trasmetterci grande forza ed energia.

 

R. – E’ bello trovare tanta gente che segue lo stesso obiettivo. E’ bello trovarsi qui tra tanti ragazzi. Siamo venuti qui per questo, per adorarlo, così dice lo slogan.

 

R. – Abbiamo veramente volontà di testimoniare, tutti insieme, che se crediamo in Gesù Cristo, allora possiamo costruire un mondo di pace, di giustizia ma quella vera.

 

R. – Sì, aspettiamo di sentire le parole del Papa. Sicuramente il Signore ci parlerà attraverso lui e quindi sono le sue parole che aspettiamo.

 

D. – Voi da dove venite?

 

R. – Noi veniamo da Ischia, quindi abbiamo fatto un po’ di strada per arrivare fin qui ma con tanta gioia di vederlo. Ventisei ore di autobus!

 

R. – Vorrei dire al Papa che tutti noi vogliamo seguire Cristo, perché Lui è il nostro modello, e anche “Viva il Papa”!

 

 

D. – Emozionante?

 

R. – Molto. Io amo Gesù ed è questo il motivo per cui sono qua.

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Oltre un migliaio di giovani cattolici di Baghdad, appartenenti a diversi riti, ed alcuni giovani ortodossi, riuniti nella Cattedrale latina della città, hanno celebrato ieri,  la loro “Giornata della gioventù” ed hanno voluto inviare al Papa, tramite il nunzio apostolico in Iraq, mons.  Filoni, un messaggio che Benedetto XVI ha accolto con gioia e commozione. “Anche noi, giovani cristiani di Baghdad – scrivono nel messaggio – dopo adeguata preparazione, in spirito di fraterna unione a Vostra Santità e migliaia di giovani in Colonia, abbiamo voluto celebrare in preghiera, riflessione e gioiosa festa, la  Giornata Mondiale della Gioventù. Anche noi siamo convenuti per conoscere il Signore e chiederci cosa Egli desidera da noi in questo momento così difficile per il nostro Paese e per noi.  Ci accompagna l’esortazione di Gesù:coraggio, non abbiate paura’, che Vostra Santità ha recentemente riproposto all’inizio del suo Pontificato”. I giovani concludono rivolgendo un “affettuoso saluto” ai giovani di Colonia e chiedendo al Papa la benedizione apostolica.

 

         Colonia in Germania, al centro dell’Europa: ogni Giornata mondiale della gioventù assume significati particolari legati al luogo che le ospita. Ascoltiamo in proposito la riflessione di padre Francis Kohn, responsabile della sezione Giovani del Pontificio Consiglio per i laici, al microfono di Massimiliano Menichetti:

 

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R. – E’ una grande sfida, certamente. Ogni volta sappiamo che il luogo cambia. Dunque, il fatto che sia in Europa non è la prima volta, ma diciamo che ha un significato particolare: è la prima volta che una GMG si svolge in Germania e con il nuovo Papa tedesco! Il cuore dell’Europa significa certamente con tutti questi dibattiti che agitano l’Europa sulla politica, sulla Costituzione e anche sulla mancanza dell’inserimento delle radici cristiane … Certamente è una sfida per ribadire al mondo e anche alla Chiesa l’importanza in Europa di questo patrimonio culturale e spirituale che è molto importante perché ha contribuito fortemente a costruire l’Europa. In più, non possiamo dimenticare che i due conflitti mondiali in cui questo Paese è stato coinvolto con tanti Paesi diversi! E questa è veramente l’opportunità di questo lavoro di memoria nella preghiera, per affidare al Signore il futuro dell’Europa riconciliata con Dio, e gli uomini tra di loro. E questo, certamente, è molto importante come sfida.

 

D. – Di che cosa hanno bisogno i giovani, oggi?

 

R. – Di tante cose. Ma prima di tutto, credo che abbiano bisogno di fiducia, di speranza, di essere ascoltati, compresi, incoraggiati. Siamo in un’epoca in cui i giovani, come gli altri, d’altronde, hanno bisogno di cose chiare. Prima di tutto, la GMG è un’opportunità per i giovani di fare questo incontro personale con Gesù Cristo.

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Benedetto XVI a Colonia, nel suo primo viaggio internazionale in terra natale sta affrontando argomenti di attualità, che interpellano le coscienze ma anche la responsabilità di autorità religiose e civili. Diverse le reazioni positive in campo ebraico, al discorso del Papa nella Sinagoga: il rabbino emerito di Roma di Elio Toaff, ne ha elogiato “equilibrio, chiarezza, sintesi e concretezza”. Sui temi emergenti di questa XX GMG ascoltiamo una nota del nostro direttore dei programmi, padre Federico Lombardi.    

 

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Giovanni Paolo II, instancabile promotore di dialogo, aveva visitato la Sinagoga di Roma dopo otto anni di Pontificato. A Benedetto XVI per entrare in quella di Colonia sono bastati quattro mesi. La via era già aperta dal suo predecessore e, a Colonia, dagli ottimi rapporti del cardinale Frings con la comunità ebraica. Il presidente della comunità ebraica ha ricordato i grandi eventi dell’avvicinamento tra cristiani ed ebrei: dal Concilio, alla visita alla Sinagoga di Roma, ai rapporti diplomatici con Israele, alla domanda di perdono, alla visita di Giovanni Paolo II in Terra Santa, a questo incontro di Colonia. Eventi eccezionali, ma sempre più frequenti e vicini nel tempo. Quando non saranno più eccezionali, ma normali, vorrà dire che la meta del cammino di dialogo è vicina. Il clima sereno, cordiale e religioso che regnava nella Sinagoga, l’assenza di ogni accento polemico, dice che siamo sulla buona strada.

 

Anche l’incontro ecumenico della sera è un evento di rilievo. Le comunità cristiane, nate proprio qui in Germania dalla Riforma, guardano con particolare attenzione all’atteggiamento del nuovo Papa tedesco. Come ripeteva in conferenza stampa il vescovo luterano di Berlino, Huber, se prima il cardinale Ratzinger era un custode della fede cattolica, ora il Papa Benedetto XVI è un annunciatore e promotore della fede ed è inoltre un teologo di riconosciuta profondità e di dichiarato impegno ecumenico. Il vescovo Huber, nel suo indirizzo al Papa, ha toccato il tema discusso del ministero nella Chiesa. E il Papa, andando al di là del testo preparato, è stato pronto a rispondere indicando nuove piste di approfondimento teologico a partire dalla Parola di Dio, che possano permettere di affrontare la questione in una prospettiva nuova e più ampia. Sono bastate poche frasi, ma gli interlocutori hanno compreso che la via del dialogo ecumenico, nonostante le difficoltà, può ricevere in questo Pontificato impulsi nuovi e profondi.

 

Chi si recava a tarda sera nel cuore di Colonia, cioè alla Cattedrale, trovava ai piedi della sue torri un’animazione incredibile: decine e decine di gruppi e capannelli di giovani di tutti i Paesi, che facevano festa fra un agitarsi continuo di bandiere. Ma entrando nel Duomo, il clima di preghiera prendeva rapidamente il sopravvento. Non sono solo un grande raduno di massa le Giornate mondiali della gioventù, sono un evento spirituale. Il Papa lo ha detto con forza ai seminaristi che vogliono dare al servizio di Dio e della Chiesa tutta la loro vita. Ma ciò vale, in innumerevoli modi diversi, per le centinaia di migliaia di giovani che sono venuti a Colonia in cerca del Signore, seguendo la sua stella.

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Altro appuntamento di grande emozione per tutti i partecipanti alle Giornate mondiali della gioventù è la celebrazione della Via Crucis, che si è svolta ieri sera a Colonia. Oltre 400 rievocazioni della salita di Gesù al Calvario, animate da gruppi multilinguistici, sono state ospitate in vari punti del centro abitato e di altre due città tedesche. In particolare nella Chiesa di Santa Maria in Capitolo a Colonia era presente anche la Croce della GMG. Ascoltiamo il servizio di Alessandro De Carolis:

 

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Dalla collina del Calvario alla terra tedesca. Dodici anni di una tradizione incastonata nella tradizione: la celebrazione della Via Crucis all’interno della Giornata Mondiale della Gioventù. Dal ’93 a Denver, il rito della “Via dolorosa” ha sempre riservato a sé una serata del programma di ogni GMG, con le sue parole sul mistero della Passione, della morte e della risurrezione di Gesù, che scavano nell’anima di chi la rivive riflessioni mai superficiali. Ieri, tra Bonn, Düsseldorf e, ovviamente, Colonia, centinaia di migliaia di giovani erano di nuovo – in ginocchio, in piedi, in silenzio - pellegrini silenziosi, in preghiera, lungo la strada che porta all’infamia del patibolo eretto 2000 anni fa.

 

(CantoCrucem Tuam”)

 

Un bambino “diverso dagli altri”, “l’unigenito figlio di Dio che si è spogliato della sua gloria ed è venuto sulla terra per morire in Croce”. Nel suo messaggio per la GMG di Colonia, Giovanni Paolo II descrive con semplice efficacia la parabola terrena di Gesù, che appare povero eppure straordinario ai Magi che lo trovano nella grotta. E i giovani raccolti ieri nella Chiesa di Santa Maria in Capitolo, a Colonia, hanno una volta di più compreso quanto la Via Crucis condensi in pochi quadri un campionario di realtà umane e spirituali, senza le quali non solo la morte sulla Croce ma la stessa vita cristiana risulterebbe meno comprensibile nella sua ricchezza. Gesù che si carica la Croce sulle spalle, che cade sotto il suo peso e sempre si rialza, che ha il conforto di uno sguardo di sua Madre a un passo dal supplizio, che accetta il sostegno del Cireneo: un uomo che viene dalla Libia, uno straniero, e proprio per questo il suo gesto assume un significato intramontabile, che viene spiegato agli uomini e alle donne di domani:

 

“Gesù ci chiama ad aiutare gli altri e ci incoraggia a lasciarci aiutare dagli altri. Per lui non contano la provenienza, la religione o la nazionalità. A colui che sul Calvario ha accettato l’aiuto di uno straniero chiediamo la forza per tutti coloro che lavorano in organizzazioni umanitarie, che si impegnano per la giustizia, la pace e la salvaguardia del creato, o che aiutano altri ad avere una vita migliore. Lo spirito d’amore per noi stessi affinché aiutiamo tutti a prescindere dal loro sesso, dalla loro nazionalità, cultura o religione”.

 

(Canto “Kyrie”)

 

Ognuna delle 14 stazioni è stata introdotta da trenta secondi di immagini e musica, che trasferivano e attualizzavano il senso della Via Crucis nelle situazioni della vita di oggi:

 

ANNUNCIO XII STAZIONE

        

         E fino al drammatico epilogo, ciascuna riflessione è suonata come un appello al cuore dei giovani:

 

“Ti chiediamo lo Spirito della conversione e del perdono per tutti i momenti nei quali vogliamo voltare le spalle a situazioni di sofferenza e di miseria e non facciamo ciò che potremmo fare”.

 

“Abbiamo guardato alla nostra vita attraverso la luce delle sofferenze di Cristo, e mentre guardavamo alla nostra vita, abbiamo riconosciuto che Cristo è presente nella nostra vita”. Con queste parole, uno dei vescovi che guidavano il rito ha congedato alla fine i giovani, che hanno potuto constatare come le stesse GMG, con il pellegrinaggio della Croce, sono in fondo altrettante stazioni di una Via Crucis, che attraversa i loro Paesi e i loro cuori, portando inciso sul legno da 21 anni il mandato affidato da Giovanni Paolo II: “Portatela nel mondo come segno dell'amore del Signore Gesù per l'umanità e annunciare a tutti che non vi è salvezza e redenzione che nella Croce di Cristo morto e risuscitato”.

 

(CantoCrucem tuam”)

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Ricordiamo ai nostri ascoltatori che la nostra emittente seguirà in radiocronaca diretta, a partire dalle ore 20, la Veglia del Santo Padre con i giovani, con commento in italiano, francese, spagnolo e tedesco sulle onde media, onde corte e modulazione di frequenza. Domani mattina la Radio Vaticana, sempre in radiocronaca diretta, seguirà la Santa Messa presieduta dal Papa nella spianata di Marienfeld, a partire dalle ore 9.30, con commento in italiano, inglese, tedesco, francese e spagnolo.

 

 

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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”

 

 

Apre la prima pagina il titolo: “La gioia della fede”: la XX Giornata Mondiale della Gioventù vive il suo momento culminante con la Veglia di preghiera e la Santa Messa sulla spianata di Marienfeld gremita da oltre un milione di persone.

 

Servizio vaticano – L’incontro di Benedetto XVI nella chiesa di San Pantaleone con i giovani aspiranti al sacerdozio provenienti da numerosi Paesi del mondo.

 

Servizio estero – Medio Oriente: sgomberate 17 delle 21 colonie della Striscia di Gaza; Iraq: gli Usa cercano di ottenere un compromesso sulla Costituzione.

 

Servizio culturale – L’Elzeviro di Mario Gabriele Giordano: “Quando si gioca con la storia”, e un articolo di Franco Patruno sul Museo Ludwig di Colonia.

 

Servizio italiano – Economia: l’FMI rivede al ribasso le stime di crescita del PIL; Banca d’Italia: divisione sulle modalità di riforma dell’istituto.

 

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OGGI IN PRIMO PIANO

20 agosto 2005

 

 

SUL TEMA DELLA LIBERTA’ SI SVOLGE A PARTIRE DA DOMANI LA 26.MA EDIZIONE

DEL MEETING DI RIMINI, NEL RICORDO DI DON GIUSSANI, SCOMPARSO QUEST’ANNO.

IL FONDATORE DI CL DICEVA: SE VUOI ESSERE LIBERO, DIPENDI DA DIO

- Intervista con Roby Ronza -

 

Inizia domani a Rimini la 26.ma edizione del Meeting per l’Amicizia fra i Popoli, promosso da Comunione e Liberazione, dal titolo “La libertà è il bene più grande che i cieli abbiano donato agli uomini”. Ad ispirare il tema di quest’anno è il Don Chisciotte di Miguel de Cervantes, in occasione dei 400 anni della sua pubblicazione. Nell’anno della morte di don Luigi Giussani, la cui figura verrà particolarmente ricordata nel corso della rassegna, il Meeting rilancia dunque la riflessione sulla libertà  richiamando quanto detto dal fondatore di CL: “Se l’uomo vuole essere libero … deve essere dipendente da Dio. E’ la dipendenza da Dio la libertà dell’uomo”. Ma perché è stato scelto il tema della libertà? Luca Collodi lo ha chiesto al portavoce del Meeting, Roby Ronza:

 

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R. – Perché noi riteniamo che la libertà sia un valore a rischio nella società moderna, che si debba riflettere sulla libertà e riaffermare il valore della libertà, che in ultima analisi si radica nella vocazione dell’uomo all’incontro con Dio. Riteniamo che ci sia una libertà formale nella società moderna, ma che sempre meno ci sia libertà sostanziale. E vogliamo riaffermare, invece, che la libertà è fondamentale.

 

D. – Roby Ronza, cosa c’entra Dio con la libertà della nostra civiltà?

 

R. – Dio c’entra con la libertà perché è il Padre della libertà; Padre della libertà per tutti gli uomini, quindi per la nostra civiltà di oggi come per qualunque altra. Dopodiché bisogna che quelli che hanno avuto il dono di incontrare Cristo siano capaci di spiegarlo al resto del mondo.

 

D. – Il Meeting di Rimini è aperto dal presidente del Senato, Pera …

 

R. – Pera è stato invitato soprattutto perché noi siamo stati positivamente colpiti dalla sua posizione di laico post-illuminista. Non vogliamo battezzare Pera e Pera non battezzerà noi: è un laico. Non pensa che Cristo sia il centro del cosmo e della storia. Noi siamo fra quelli che lo pensano. Sono due posizioni diverse, però è una posizione – la sua – con la quale vale la pena di dialogare. E per questo gli abbiamo chiesto di parlare sul tema “Democrazia è libertà?”.

 

D. – Ci sono anche temi internazionali, al Meeting di Rimini, come l’Iraq, l’Afghanistan, e si parla anche di Europa …

 

R.  – Direi che l’annunciata visita del premier Kharzai è di grande importanza. Tanto più considerando che in questo momento, l’Italia ha il comando delle forze NATO che sono in Afghanistan. Sarà un’occasione unica per noi e per tutti quelli che saranno a Rimini per sentire direttamente dal premier afghano come intende avviare il suo Paese alla democrazia e alla libertà. Sono in programma le elezioni, in Afghanistan, il 18 settembre, quindi la cosa è molto attuale.

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IL VANGELO DI DOMANI

 

 

Domani 21 agosto, 21a Domenica del Tempo Ordinario, la Liturgia ci presenta il Vangelo in cui Gesù chiede ai suoi discepoli: “La gente chi dice che sia il Figlio dell’uomo?”. Simon Pietro gli risponde: “Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente”. Allora Gesù esclama:

 

“Beato te, Simone figlio di Giona, perché né la carne né il sangue te l'hanno rivelato, ma il Padre mio che sta nei cieli. E io ti dico: Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia chiesa e le porte degli inferi non prevarranno contro di essa”.

 

Su questo brano evangelico ascoltiamo il commento del teologo gesuita, padre Marko Ivan Rupnik:

 

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I farisei e gli scribi non riescono a riconoscere Gesù come Messia, perché non avvertono il bisogno di essere salvati, sentendosi già giustificati. La donna siro-fenicia lo riconosce come Signore e Messia, perché grida dal proprio dolore, dall’urgenza di essere redenta. Ora Cristo si rivolge a quelli che gli sono più vicini e che Lui stesso si è scelto. Agli Apostoli dice: “Voi chi dite che io sia?” Dire che è Figlio di Dio, per loro come ebrei, non è possibile; dire che era un profeta, lo dicevano ormai tutti, ma Pietro gli risponde: “Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente”. Cristo gli fa notare che ciò lo può dire solo per grazia e subito chiede agli Apostoli di non dirlo a nessuno. La loro comprensione di Lui come Messia non è ancora quella del Triduo Pasquale, perciò indurrebbe ad un’attesa sbagliata della salvezza. La conoscenza di Cristo è un processo lungo e va di pari passo con la nostra comprensione di chi la nostra vita ha veramente bisogno di incontrare.

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CHIESA E SOCIETA’

20 agosto 2005

 

 

IMPEGNO E RESPONSABILITÁ, PACE E AMORE, CARITÁ E SOLIDARIETÁ.

QUESTE LE PAROLE CHIAVE PRONUNCIATE, IERI, DAL CARDINALE

RENATO RAFFAELE MARTINO AI GIOVANI DI COLONIA NEL SUO INTERVENTO

PER LA PRESENTAZIONE DEL COMPENDIO DELLA DOTTRINA SOCIALE DELLA CHIESA

 

COLONIA. = “Cari giovani, operate per costruire una cultura, un’economia e una politica aperta alla solidarietà ed impegnatevi a vivere con più intensità l’amore fraterno, perché l’amore è la via principale per la pace.” Fiducia e speranza, nelle parole pronunciate dal cardinale Martino nel corso della presentazione del Compendio della Dottrina Sociale della Chiesa ai giovani partecipanti alla Giornata Mondiale della Gioventù di Colonia. “Cari giovani – ha aggiunto il porporato – il Compendio vi aiuterà a confrontarvi con la storia forti del messaggio sociale del Vangelo: è nella storia, infatti, che la fede evangelica prende il volto della carità.” “Il presente non può essere interpretato solo alla luce del suo passato e del suo futuro ma va colto nella sua tensione verso il mistero di Dio che trascende ogni tempo”. “Per questo – ha sottolineato ancora Martino – è dovere permanente della Chiesa di scrutare i segni dei tempi e di interpretarli alla luce del Vangelo”. Dopo aver presentato il documento il presidente di Giustizia e Pace ha ricordato a tutti i giovani presenti la loro responsabilità di cristiani e li ha invitati ad assumere un impegno concreto per la realizzazione di “tutto l’uomo e di ogni uomo nella direzione della giustizia e della pace”.  Alla luce di una realtà sociale caratterizzata dall’aumento delle differenze, dal forte consumismo, dal deterioramento dei rapporti sociali e dalle ansie di un mondo del lavoro sempre più instabile, infatti, sottolinea il cardinale Martino, diventa importante operare per costruire una cultura, un’economia e una politica aperte alla solidarietà e alla pace. Valori, questi, che, secondo il porporato, potranno diventare significativi se le nuove generazioni, facendo tesoro del messaggio sociale della Chiesa, sapranno generare consenso intorno al principio che riconosce il bene comune come norma dell’agire di ciascuno. “La persona – si legge, infatti, nel Compendio – non può trovare compimento solo in se stessa, a prescindere cioè dal suo essere con e per gli altri.” Il porporato ha invitato inoltre i giovani a farsi costruttori di pace. “La pace – ha ricordato – è un dono posto da Dio nelle mani dell’uomo. Ma ogni dono è responsabilità. E tale responsabilità coinvolge tutti e ciascuno, soprattutto voi giovani, perché se la guerra può essere scatenata da pochi, la pace esige l’impegno solidale di tutti. (D.L.)

 

 

“IN SUDAN C’È ANCORA UNA SPERANZA DI PACE”. QUESTE LE PAROLE DELL’ARCIVESCOVO DI KHARTOUM, CARDINALE ZUBEIR WAKO

NEL CORSO DELLA CONFERENZA STAMPA

ORGANIZZATA DA AIUTO ALLA CHIESA CHE SOFFRE IN OCCASIONE DELLA GMG

 

COLONIA. = “Il processo di pace in Sudan non verrà interrotto a causa della morte del vicepresidente John Garang”. Lo ha assicurato a Colonia il cardinale Zubeir Wako, arcivescovo di Khartoum, nel corso di una conferenza stampa organizzata da Aiuto alla Chiesa che Soffre (ACS) in occasione della Giornata Mondiale della Gioventù di Colonia. Nel corso dell’incontro, il cardinale sudanese ha segnalato che la sfiducia e le possibilità di scontri tra il nord islamico e il sud cristiano-animista continuano ad essere molto elevate, ma che c’è ancora posto per la speranza se i successori di Garang manterranno vivo il messaggio di pace di quest’ultimo. John Garang, nominato il 9 luglio 2005 primo vicepresidente del Sudan, è morto il 30 luglio scorso in un incidente d’elicottero le cui cause non sono ancora state accertate. Garang è stato uno dei fondatori del movimento di liberazione, che per 21 anni ha condotto una guerra civile con il governo centrale sudanese per ottenere l’indipendenza del sud del Paese. Nel conflitto, la popolazione di questa regione, costituita soprattutto da cristiani e animisti, si è difesa contro l’islamizzazione del sud promossa da Khartoum e, soprattutto, contro l’introduzione della legge islamica nelle sue province. Il 9 gennaio 2005, a Nairobi è stato firmato un accordo di pace che ha posto fine ad una guerra iniziata nel 1983, durante la quale, in base alle stime di ACS, potrebbero essere morti 2,5 milioni di persone, mentre più di 5 milioni sarebbero stati costretti ad abbandonare il proprio luogo di residenza. Il cardinale Wako ha segnalato inoltre, che i prossimi anni saranno decisivi e che la stabilità del Sudan dipenderà in grande misura dall’onestà al momento di ripartire le materie prime e di imporre i diritti umani. Per questo motivo ritiene fondamentale sostenere i partiti che lottano seriamente a favore della democrazia e dei diritti dell’uomo. Il prelato ha anche affermato che è molto importante restaurare la presenza della Chiesa perché i rifugiati possano tornare nel sud del Paese visto che “la gente accorre dove si trova la Chiesa perché sa che lì riceverà aiuto”.(D.L.)

 

 

RAMON EMILIO MORA E VICENTE ROSSO BAYONA, I DUE SACERDOTI ASSASSINATI

LUNEDÍ SCORSO IN COLOMBIA, SAREBBERO STATI UCCISI PER ERRORE

DALL’ESERCITO DI LIBERAZIONE NAZIONALE.

A RIVELARLO SONO ALCUNI ESPONENTI DELLO STESSO GRUPPO ARMATO

 

BOGOTÁ. = L’Esercito di Liberazione Nazionale della Colombia (ELN) ha ammesso di avere ucciso per errore due sacerdoti nel dipartimento di Norte de Santander ed ha chiesto perdono ai familiari e alle altre persone colpite dall’atto. Lo riferisce Radio Caracol di Bogotá. In un comunicato, il secondo gruppo guerrigliero per importanza del Paese dopo le Forze Armate di Liberazione della Colombia (FARC), ha confermato, con profondo dolore, la morte accidentale dei sacerdoti Ramon Emilio Mora e Vicente Rosso Bayona, e dei lavoratori José Carrascal e Edgar Vergel, avvenuta lunedì scorso lungo la strada che unisce i municipi di Teorama e Convencion. “Queste morti - ha spiegato un esponente dell’ELN - sono state provocate da nostre unità guerrigliere, per un errore d’intelligence e calcolo, determinato dalle caratteristiche proprie del conflitto nella zona”. Dopo aver chiesto scusa ai familiari ed agli amici delle vittime, la guerriglia ha ricordato che la Chiesa non è mai stata un obiettivo militare. Subito dopo l’uccisione dei religiosi, il comandante della polizia del Norte de Santander, Jose Humberto Henao, non aveva esitato a sostenere che i due sacerdoti fossero stati uccisi da guerriglieri del Fronte 33 delle FARC. (D.L.)

 

 

È ANCORA EMERGENZA ALIMENTARE IN NIGER DOVE LA FAME E LA CARESTIA

COLPISCONO SOPRATTUTTO LE POPOLAZIONI NOMADI E IL LORO BESTIAME.

MOLTI VILLAGGI SONO STATI ABBANDONATI E ALCUNI CAPIFAMIGLIA TUAREG

SI SONO TOLTI LA VITA PER LA VERGOGNA DI AVER PERSO LE LORO MANDRIE

- A cura di Donika Lafratta -

 

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NIGER. = Il suicidio piuttosto che la vergogna, la morte piuttosto che il disonore. Non hanno saputo reagire alla perdita delle loro mandrie e, piuttosto che muoversi senza capre, asini e cammelli hanno deciso di togliersi la vita. Questa l’atroce decisione cui sono giunti alcuni capifamiglia tuareg stremati dalla fame e dalla povertà che attanaglia il Niger da diversi mesi. La carestia che ha colpito il Paese lo scorso anno, infatti, ha determinato un forte aumento dei prezzi e ha impedito alla gente più indigente di comprare miglio, riso e altri generi alimentari obbligando molti allevatori a vendere i propri animali pur di sopravvivere. Un vero e proprio disonore, soprattutto per le popolazioni nomadi del nord del Paese, tuareg e i fulani, che perdono così il simbolo della loro condizione sociale, della ricchezza e del benessere. “La crisi – racconta Mohammed Azohor, capo di Kelferuar, villaggio a 700 chilometri da Niamey - è cominciata lo scorso anno, quando gli animali morivano perché non avevano nulla da mangiare. Ora stanno scomparendo anche i capi che hanno resistito a questa carestia. Sono deboli e ammalati e nonostante la pioggia e l’erba che ricresce non riescono lo stesso a sopravvivere”. Un corrispondente di Radio Niger denuncia, invece, gli insufficienti interventi delle autorità. “Ad Aderbissinat – riferisce - un grosso centro tuareg abitato da circa 43000 persone, le autorità hanno inviato solo 50 tonnellate di mais e miglio.” Ma la distribuzione del cibo da sola, secondo Laura Bellinger dell’organizzazione umanitaria Care International, non può risolvere la situazione. “Ripopolare le mandrie delle popolazioni nomadi, decimate per il 70 per cento – sostiene la Bellinger - non significa solo dar loro da mangiare, ma riabilitare il loro sistema di vita, basato essenzialmente sull’allevamento”. Intanto la prossima settimana, il segretario generale delle Nazioni Unite, Kofi Annan si recherà in Niger per portare il suo sostegno al governo e alla popolazione del Paese. Annan vuole richiamare così, l’attenzione della comunità internazionale alle sfide cui sono chiamati i Paesi della regione del Sahel, tra cui il Niger, sottolineando gli sforzi che questi Paesi stanno compiendo per superare la crisi. Nel corso della sua visita, il segretario generale dell’ONU incontrerà, inoltre, il presidente nigerino Mamadu Tandja, presidente di turno della Comunità Economica degli Stati dell’Africa occidentale (CEDAO) per discutere di pace, sicurezza e sviluppo nella regione.

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IL VOLTO DELLE MEGRAZIONI DEGLI ULTIMI ANNI È SOPRATTUTTO FEMMINILE.

I RECENTI DATI RACCOLTI DALLE NAZIONI UNITE MOSTRANO L’EVIDENTE INVERSIONE

DI TENDENZA DI UN FENOMENO QUASI ESCLUSIVAMENTE MASCHILE

 

NEW YORK. = Oltre il 70% delle 350.000 persone che ogni anno emigrano dall’Indonesia sono donne; così anche il 60% degli emigrati giamaicani; 15.000 donne lasciano ogni anno le Filippine in cerca di lavoro e sono sempre donne il 45% dei messicani emigrati negli Stati Uniti. Sono questi gli ultimi dati raccolti della Nazioni Unite, e resi noti dall’agenzia missionaria MISNA, sulla progressiva “femminilizzazione” delle migrazioni, in passato un fenomeno quasi completamente maschile. Le migranti, che per alcune nazioni rappresentano addirittura la principale forza lavoro a lasciare il Paese, sono quasi esclusivamente impegnate nel lavoro domestico, che è tra i meno remunerati e tra i meno tutelati da abusi e violenze poiché svolto nel chiuso delle pareti di case straniere. I dati non includono la piaga del traffico di persone a scopi di prostituzione. Le Nazioni Unite ricordano ai governi la necessità di affrontare la migrazione al femminile con strumenti speciali, incluse campagne per informare le donne straniere dei loro diritti e servizi sociali per offrire loro protezione, assistenza legale, medica e psicologica in caso di violenze e crimini ai loro danni. L’ONU ha inoltre invitato tutti gli Stati a sottoscrivere la Convezione internazionale per la protezione dei diritti di tutti i migranti e membri delle loro famiglie, entrata in vigore nel 2003 e ratificata da 31 nazioni, ma da nessuna di quelle del cosiddetto Nord del mondo. (D.L.)

 

 

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24 ORE NEL MONDO

20 agosto 2005

 

- A cura di Alessandro Gisotti -

 

 

Si svolgeranno il 25 gennaio 2005 le elezioni parlamentari palestinesi: lo ha annunciato oggi il presidente dell'Autorità nazionale palestinese, Abu Mazen, il quale ha specificato che si voterà lo stesso giorno, un mercoledì, anche a Gerusalemme Est. Dal canto loro, esponenti delle Brigate dei martiri di Al Aqsa - il braccio armato di Hamas - hanno affermato a Gaza City che “la sconfitta dei sionisti” non pone fine alla lotta armata, che anzi “continuerà fino alla liberazione di tutta la Palestina”. Le dichiarazioni di Hamas giungono all’indomani di una giornata decisiva nello sgombero dei coloni dalla Striscia di Gaza. Operazione, ormai, quasi ultimata. Il servizio di Graziano Motta:

 

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Le operazioni di sgombero degli insediamenti di Gaza, sospesi per rispettare lo Shabat, il riposo festivo, riprenderanno domani. Finora tutto si è svolto più rapidamente del previsto, anche se fra accanite resistenze: cinque soldati, agenti di polizia, ustionati o lesi da prodotti tossici sono ancora in ospedale, mentre è stata prolungata la detenzione di 240 persone arrestate per le violenze. I palestinesi, da parte loro, tentano di penetrare subito nei villaggi e fattorie sgomberate dai coloni e ne sono stati impediti al momento dai soldati, ma nel frattempo continuano le loro manifestazioni di esultanza con marce e cortei di auto. Il loro presidente, Abu Mazen, ha parlato alla folla riunita nell’area dell’aeroporto di Rafah, chiuso ormai da anni. “La liberazione di Gaza – ha detto – è frutto del sacrificio dei nostri martiri, dei feriti, dei combattenti fatti prigionieri, della risolutezza e saggezza della nostra nazione. Il ritiro israeliano è il primo passo per l’edificazione dello Stato palestinese”.

 

Per Radio Vaticana, Graziano Motta.

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Gli Stati Uniti collaborano con la Giordania e Israele nella ricerca dei responsabili del fallito attentato a due navi militari americane nel porto di Aqaba. Lo ha sottolineato una fonte del Dipartimento di Stato, ricordando che “questi Paesi sono alleati nella guerra contro il terrorismo”. Il gruppo terroristico che ha rivendicato il lancio dei razzi ha anche minacciato di colpire presto Tel Aviv. Dal canto suo, il re Abdallah di Giordania ha affermato che tale “atto criminale” non piegherà la determinazione della Giordania nel combattere il terrorismo.

 

In Gran Bretagna, Scotland Yard sta conducendo un’inchiesta interna per valutare se abbandonare la controversa strategia “spara per uccidere” che ha portato alla morte per errore del giovane elettricista brasiliano Jean Charles de Menezes, scambiato per un attentatore suicida. A rivelarlo è stato Len Duvall, presidente della Metropolitan police authority, in un’intervista al quotidiano The Independent.

 

Centinaia di iracheni, tra i quali seguaci del leader radicale sciita Moqtada Sadr, hanno manifestato oggi a Kirkuk per difendere l’unità dell'Iraq, contro l’ipotesi di uno Stato federalista. Intanto, permane irta d’ostacoli la via per l’approvazione della bozza della Costituzione - entro lunedì - secondo quanto programmato. Dal canto suo, nel consueto messaggio radiofonico del sabato, il presidente USA ribadisce che ritirarsi dell’Iraq sarebbe un errore imperdonabile e un favore ai terroristi. Il richiamo di Bush viene pronunciato proprio mentre, negli Stati Uniti, monta la protesta pacifista. Il nostro servizio:

 

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La madre del caduto in guerra e il presidente: negli Stati Uniti appassiona il confronto, per ora solo a distanza, tra Cindy Sheehan e George W. Bush. Cresce, infatti, la protesta dei pacifisti guidata dalla Sheehan, che in Iraq ha perso il figlio 24enne. I manifestanti sono raccolti, da dieci giorni, a Crawford, nei pressi del ranch texano dove Bush sta trascorrendo le vacanze estive. “Questo movimento - ha dichiarato la Sheehan – sta crescendo e continuerà ad estendersi ben oltre Crawford”. Dal canto suo, il presidente non ha ancora accettato di incontrarla, ma ha riconosciuto la legittimità della protesta. “E’ nel suo diritto esprimere ciò che pensa, questa è l’America”, ha dichiarato Bush sollecitato dai giornalisti. Se dunque l’Iraq catalizza l’attenzione dell’opinione pubblica degli Stati Uniti, anche oggi, l’esercito americano ha subito delle perdite: tre soldati sono stati uccisi in un attacco della guerriglia a Falluja. Sul fronte diplomatico, intanto, l’ambasciatore statunitense in Iraq, Zalmay Khalilzad, è impegnato in intensi negoziati fra le fazioni irachene per l’approvazione della Costituzione. La definizione della bozza dovrebbe essere ultimata entro lunedì prossimo. Trattative non facili: oggi alcuni negoziatori hanno dichiarato che l'Islam sarà “la fonte principale” della legge in Iraq e che anche il Parlamento dovrà adeguarsi alle norme religiose.

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Si sono svolti stamani a Madrid i funerali di Stato dei 17 soldati spagnoli morti martedì scorso in Afghanistan nella caduta del loro elicottero. Erano presenti, oltre ai familiari, la famiglia reale spagnola, il capo del governo Jose Luis Rodriguez Zapatero e i vertici della NATO.

 

In Pakistan, l’ombra di brogli ed irregolarità aleggia sulla prima fase delle  elezioni locali svoltasi giovedì e segnata anche dalla morte di 12 persone e dal ferimento di centinaia, nel corso di violenze a sfondo politico legate allo scrutinio. Le accuse di brogli, da parte dell'opposizione, sono state indirizzate nei confronti del presidente Pervez Musharraf, i cui partiti sostenitori hanno già affermato di aver riportato la vittoria, nonostante i risultati ufficiali siano attesi solo fra qualche giorno.

 

Il segretario generale delle Nazioni Unite, Kofi Annan, si è felicitato ieri con il popolo del Burundi per l’elezione di Pierre Nkurunziza, ex capo ribelle hutu,  alla carica di primo presidente dopo la fase di transizione verso la pace.

 

Il governo sudcoreano ha accettato di aiutare la Corea del Nord, colpita regolarmente da carestia, a promuovere il settore agricolo. Lo ha annunciato  oggi l’agenzia sud coreana Yonhap. Il regime comunista ha periodicamente difficoltà a sfamare i suoi 23 milioni di abitanti. A metà degli anni Novanta – secondo le agenzie umanitarie - una tremenda carestia ha provocato la morte di due milioni di persone.

 

Un ex comandante dei taleban, divenuto poi fedele al governo del presidente Karzai, è stato ucciso ieri a Kabul da uomini armati mentre era in auto  insieme al nipote. Lo hanno riferito oggi fonti governative afghane.

 

In Cina, si rischia l'ennesima sciagura mineraria: almeno sedici operai sono da ieri intrappolati all'interno del giacimento di carbone di Fengguang, situato vicino alla città di Shulan, nella provincia nord-orientale di Jilin, i cui cunicoli sono rimasti allagati in seguito a un'inondazione. Lo hanno reso noto le autorità locali, citate dall’agenzia di stampa “Xinhua”.

 

Le scatole nere dell’elicottero presidenziale ugandese, in cui é morto il vice presidente del Sudan, John Garang, saranno inviate in Russia per essere esaminate. Lo ha annunciato a Kampala la commissione d'inchiesta sullo schianto dell’elicottero.

 

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