RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno XLIX n.
230 - Testo della trasmissione di giovedì 18 agosto 2005
IL
PAPA E LA SANTA SEDE:
Cordoglio di Benedetto XVI per le vittime della
sciagura aerea in Venezuela
OGGI IN PRIMO PIANO:
CHIESA E SOCIETA’:
Dure
critiche del Segretario generale dell’ONU Kofi Annan ai ribelli ed al governo
del Darfur
Completata
da un Consorzio Internazionale la prima mappatura genetica del riso
In
Italia la “festa dei nonni” si celebrerà il 2 ottobre, giorno degli Angeli
Custodi
Ucciso a Medina il capo
di Al Qaeda in Arabia Saudita
Inizia oggi la prima
fase delle elezioni amministrative
Pakistan
Russia e Cina hanno dato
inizio, stamani, a manovre militari congiunte
BENEDETTO XVI E’ A COLONIA PER LA VENTESIMA GMG: LA GIOIA DEL SANTO PADRE
TORNATO NELLA SUA TERRA NATALE PER INCONTRARE I GIOVANI DI TUTTO IL MONDO.
NEL SUO PRIMO DISCORSO A COLONIA, BENEDETTO XVI
RICORDA
GIOVANNI PAOLO II E INVITA I GIOVANI A “CERCARE LA
VERITA’, LA GIUSTIZIA
E L’AMORE”. OGGI POMERIGGIO, SUL RENO, LA FESTA
D’ACCOGLIENZA AL PAPA.
DOMANI LA
VISITA ALLA SINAGOGA DI COLONIA
- Interviste con don Paolo
Giulietti ed il dottor Michael Rado -
Tornare in patria per incontrare i giovani di tutto il mondo, riuniti in
Cristo: poco dopo mezzogiorno, Benedetto XVI è sceso dall’aereo, che da Roma lo
ha portato a Colonia per prendere parte alla Ventesima Giornata Mondiale della
Gioventù. Sereno, sorridente, divertito da un vento dispettoso che ha soffiato
durante tutta la cerimonia d’accoglienza. In una parola: felice. Così, il Santo
Padre si è presentato sulla pista dell’aeroporto di Bonn-Colonia, dove è stato
accolto dalle massime autorità dello Stato, ma anche da tanti giovani desiderosi
di offrire al Papa un anticipo del caloroso entusiasmo, che lo accompagnerà nei
prossimi giorni di GMG. Su questo momento storico, atto d’inizio del primo
viaggio internazionale di Benedetto XVI, il servizio del nostro inviato a
Colonia, Massimiliano Menichetti:
**********
Benedetto XVI è a Colonia accolto dalle massime cariche
istituzionali del Paese, dagli onori militari, dalle note degli inni nazionali,
dall'affetto di migliaia di giovani di tutto il mondo venuti in città per la
GMG. Il Papa è arrivato nella sua terra per il primo viaggio internazionale per sua prima Giornata M
Prima della partenza da Ciampino ai giornalisti ha
confidato di essere commosso per questo incontro con i giovani. Lo ha definito
straordinario, un incontro fra i ragazzi di tutte le culture uniti nella
ricerca della verità, uniti sotto il segno di Gesù Cristo. E ha ribadito che
questi giovani sono la forza di pace nel mondo. E i suoi giovani che si
sono assiepati sulle tribune all’aeroporto, nei pressi dei maxi schermi in
città per vedere l’arrivo del Papa lo attendono in massa per un abbraccio di
amore oggi pomeriggio sulle rive del Reno per la festa dell’accoglienza.
“Benvenuto nella patria, benvenuto in Germania” così il presidente tedesco Köh
ler, che nel suo discorso ha
rimarcato che in questi tempi nei quali gli uomini hanno paura del
terrorismo è una cosa importante mostrare che la fede e la religione
sono il cammino per la pace e per l'umanità.
Quindi il Papa aprendo il suo discorso con un
fuori-programma ha salutato i ragazzi presenti chiamandoli giovani uomini,
quindi ha rimarcato la grande intuizione avuta da Giovanni Paolo II per la GMG.
Ed ha sottolineato la profonda gioia di trovarsi nella sua patria, la Germania,
per la prima volta dopo l’elezione alla Cattedra di Pietro ed ha mostrato
gratitudine per la calorosa accoglienza e l’impegno di tutti coloro che hanno
lavorato e lavorano per la realizzazione della GMG. Quindi ha sottolineato che
la Chiesa che vive in Germania e l’intera “popolazione della Repubblica
Federale Tedesca possono vantare una vasta e consolidata tradizione di apertura
alla mondialità, come testimoniano, tra l’altro, le tante iniziative di
solidarietà, in particolare a favore dei Paesi in via di sviluppo”. E con
questo spirito di sensibilità e di accoglienza – ha evidenziato il Papa – ci
apprestiamo a vivere la Giornata Mondiale della Gioventù:
“L’incontro di tanti giovani col Successore di Pietro è un
segno della vitalità della Chiesa. Sono felice di stare in mezzo ai giovani, di
sostenerne la fede e di animarne la speranza. Al tempo stesso, sono certo di
ricevere anche qualcosa dai giovani, soprattutto dal loro entusiasmo, dalla
loro sensibilità e dalla loro disponibilità ad affrontare le sfide del futuro”.
Il Santo Padre ha quindi parlato del programma del viaggio:
momenti importanti per intensificare il cammino di dialogo ovvero l’incontro
con i rappresentanti delle altre Chiese e Comunità ecclesiali, la visita alla
Sinagoga e l’incontro con i rappresentanti di alcune Comunità islamiche.
Volgendo lo sguardo ai Re Magi, le cui reliquie sono
conservate nel Duomo della città, ha detto: “I magi non sapevano che
sarebbero stati ancora una volta pellegrini non sapevano che la loro meta
sarebbe stata Colonia”:
IM LAUFE DIESES WELTJUGENDTAGS WERDEN WIR GEMEINSAM NACHDENKEN …
“Nel corso di questa Giornata Mondiale della Gioventù
rifletteremo insieme sul tema “Siamo venuti per adorarlo” (Mt 2,2). Si tratta
di un’opportunità da non perdere per approfondire il significato dell’esistenza
umana come “pellegrinaggio”, compiuto sotto la guida della “stella”, alla
ricerca del Signore. Guarderemo insieme alle figure dei Magi che, provenendo da
terre diverse e lontane, furono tra i primi a riconoscere in Gesù di Nazaret,
nel Figlio della Vergine Maria, il Messia promesso, ed a prostrarsi davanti a
Lui (cfr Mt 2,1-12)”.
Come i Magi, ha aggiunto Benedetto XVI “tutti i credenti,
in particolare i giovani, sono chiamati ad affrontare il cammino della vita
alla ricerca della verità, della giustizia, dell’amore. E’ un cammino la cui meta
risolutiva si può trovare soltanto mediante l'incontro con Cristo, un incontro
che non si realizza senza la fede”.
Quindi il riferimento al grande patrimonio culturale che
ha lasciato la tradizione cristiana nel cuore dell'Europa, l'eredità
spirituale, l'esperienza mistica dei Santi, che "testimonia la fecondità
della fede e della tradizione cristiana". E parlando di san Bonifacio,
sant'Orsola, sant'Alberto Magno, santa Teresa Benedetta della Croce (Edith
Stein) e del beato Adolph Kolping, ha rimarcato siano "modelli" e
"patroni" della Giornata Mondiale della Gioventù. Quindi il Papa ha
invocato l'intercessione della Vergine Maria.
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Fra meno di tre ore, dunque, attorno alle ore 17, il primo corale
abbraccio dei giovani a Benedetto XVI in questa GMG di Colonia. Il Papa
riceverà una festa di accoglienza davvero suggestiva in navigazione sul Reno.
L’imbarcazione del Pontefice, scortata da altri 5 battelli - una per ogni
continente – percorrerà 10 chilometri sul grande fiume. A metà percorso, il battello
papale si fermerà di fronte ad una banchina dove sono radunati i giovani. Già
palpabile l’emozione tra i ragazzi che aspettano con trepidazione questo incontro,
come testimoniano le voci raccolte stamani dal nostro inviato, Massimiliano Menichetti:
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D. – Che cosa cerchi qui a Colonia?
R. – Cerco il Signore. Sono venuta qui per adorarlo.
R. – Cerchiamo di avere un contatto con tutte le
parrocchie del mondo, insieme uniti anche se magari siamo di diverse città. Il
pellegrinaggio è un momento di gioia e di ricerca.
D. – Che cosa sei venuto a cercare?
R. – Sono venuto a cercare una conversione.
D. – L’incontro con il Papa come te lo aspetti?
R. –
L’incontro con il Papa è un momento forte che spero sappia comunicare dei
contenuti significativi e testimoniare con coraggio la sua fede in Cristo.
R. – Per me se ci fossero 10 volte all’anno queste cose
sarebbe anche meglio.
R. –
Sono contento, in particolare in questa giornata, perché è da tanto che la
prepariamo. E’ un pellegrinaggio che non si è svolto solo qui a Colonia, ma è
iniziato da Reggio Emilia. Finalmente, anche noi possiamo portare come i Magi
al Signore qualcosa di bello.
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Questa GMG è stata già ribattezzata come la “Giornata dei due Papi”. Se
Giovanni Paolo II ha esortato i giovani a diventare sentinelle del mattino,
Benedetto XVI li invita alla costruzione di una civiltà dell’amore. Tante le
sfide da affrontare per adempiere questo impegno. Ma i giovani non sono soli,
perché vivono insieme la realtà della Chiesa come comunità accogliente.
Massimiliano Menichetti ne ha parlato con don Paolo Giulietti, responsabile del
Servizio nazionale per la pastorale giovanile della CEI:
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R. – Ci sono sfide che vanno incontro ai desideri, alle
aspettative del loro cuore, di chi desidera la pace, la giustizia, lo sviluppo,
la concordia tra i popoli. Sfide possibili nel senso che, poi è compito degli
educatori aiutare i giovani a trasformare questi sogni in percorsi praticabili
nel quotidiano, perché non rimangano un’utopia ma diventino invece possibilità
concrete di impegno. I giovani hanno bisogno di essere aiutati innanzitutto a
trovare la strada per vivere nella quotidianità la propria fede, i propri
ideali, i propri sogni. Questa quotidianità che è difficile e che per questo ha
bisogno di essere sostenuta in questo percorso quotidiano. Soprattutto questo:
perché poi hanno energia, hanno entusiasmo, hanno la voglia di far bene.
D. – I giovani stanno insieme nelle GMG e sperimentano la
Chiesa. In che senso?
R. – Dunque, i giovani sperimentano innanzitutto di essere
al cuore della Chiesa. La comunità cristiana si fa particolarmente accogliente
e investe particolarmente risorse, energie e persone su di loro. Quindi
sperimentano un volto accogliente di Chiesa, un volto giovane di Chiesa, direi
anche un volto simpatico della comunità cristiana. Questo diventa un luogo
propizio della riscoperta di Cristo nella loro vita. E direi che l’incontro di
Colonia ripropone particolarmente questa centralità di Cristo attraverso la figura
dei Magi che proprio si mettono alla ricerca del volto di Cristo e fanno di
questa ricerca l’avventura grande della loro esistenza.
D. – Insieme alla croce delle GMG anche l’icona mariana
“Salus Popoli Romani”: Maria, potentissima Madre, che ci conduce a Cristo. Che
valore ha questa icona?
R. – I Magi incontrano Cristo presentato da Maria. Direi
che questo è il ruolo della figura materna di Maria sempre, nella storia della
Chiesa: presentare Cristo e guidare a Cristo, indicare Cristo, esortare a fare
quello che Lui dirà. Quindi, questa mediazione materna di Maria che, anche per
i giovani, acquista importanza.
D. – Le GMG nascono anche per fornire un momento di sosta
nel costante pellegrinaggio di fede: quale l’importanza dell’incontro tra
coetanei nel mondo in Cristo?
R. – I giovani sperimentano, a volte, la solitudine nella
propria esperienza quotidiana. Essere soli come cristiani negli ambienti di
vita che spesso sono ostili. Ecco, a Colonia ci si scopre, invece, in tanti:
membri di una stessa, grande famiglia che è la Chiesa diffusa in tutta la
terra, accomunati da una stessa fede, da un medesimo ideale, e anche dalla capacità
di comprendersi al di là delle lingue, delle culture differenti. Quindi, direi:
come esperienza, estremamente motivante, questo incontro cattolico per i
giovani.
D. – Giovanni Paolo II prima, adesso Benedetto XVI …
R. – A
me piace pensare che Benedetto XVI, con la semplicità con cui si è presentato,
con la sua affabilità, anche con quella certa timidezza che a volte sembra caratterizzare
in questi grandi incontri, ponga forte la questione della quotidianità, cioè
del ritorno a casa, di una GMG che non può essere solamente un evento ma che
deve portare a una quotidianità diversa, ad una ferialità diversa, con molta
semplicità, con molta ordinarietà.
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Se i giovani sono i protagonisti assieme al Papa della
GMG, a Colonia si vivranno momenti molto significativi anche sotto il profilo
dell’ecumenismo e del dialogo interreligioso. In tale contesto, di particolare
rilievo è la visita di Benedetto XVI, domani mattina alle 12, alla sinagoga di
Colonia, dove il Pontefice verrà accolto dal Rabbino Netanel Teitelbaum e dai
tre presidenti della Comunità ebraica. L’incontro avviene 19 anni dopo la
storica visita di Giovanni Paolo II alla sinagoga di Roma. Al microfono di Ludwig Waldmüller, il dottor Michael Rado - uno dei presidenti della comunità ebraica
di Colonia - sottolinea l’importanza di questa visita di Benedetto XVI:
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GRUNDSÄTZLICH MUSS MAN SAGEN:
...
Bisogna dire che la visita di un Papa in una Sinagoga è un
passo che dimostra a tutti i fedeli cristiani che il loro capo, la loro
più alta autorità si reca presso gli ebrei, che egli stesso chiama ‘fratres
maiores’, i fratelli maggiori e li va a trovare. Se poi si tratta di un Papa
tedesco che va in una sinagoga tedesca, questo assume un significato ancora più
alto. Fortunatamente, quegli eventi terribili che sono stati la Shoah,
l’Olocausto non sono riconducibili ad un antisemitismo cristiano, ma a un antisemitismo voluto politicamente. Il
fatto che il Papa, un Papa tedesco, venga in una Sinagoga tedesca è un
segno ulteriore, che emotivamente trova terreno fertilissimo.
**********
Questa mattina, prima dell’arrivo di Benedetto XVI, oltre
15 mila giovani hanno ascoltato all’Arena di Colonia la catechesi
dell’arcivescovo Angelo Comastri, vicario del Papa per lo Stato della Città del
Vaticano. Al centro della meditazione è stato il tema dell’Eucaristia. Ce ne
parla Sergio Centofanti:
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Mons. Comastri parla di Santa Teresa Benedetta della Croce
Edith Stein, ebrea, cattolica, carmelitana, morta nel campo di concentramento
di Auschwitz, e di altri testimoni cristiani che hanno dato la vita per amore
perché nutriti dell’Eucaristia. Ma per comprendere bene cosa sia l’Eucaristia
l’arcivescovo afferma che occorre ritornare al Cenacolo dove è stato istituito
questo Sacramento: c’è un clima di tradimento, Gesù sa già che sarà abbandonato,
rinnegato e tradito. Ma Lui prende su di sé tutto quel male. Ascoltiamo mons.
Comastri:
“Dio
sfida il male con il bene. Dio sfida la cattiveria con la bontà. Dio affronta
l’immensa potenza del peccato - e pensate quanto è potente il peccato.
Immaginate di mettere insieme tutta la potenza del peccato che oggi c’è nel
mondo, tutta la potenza dell’odio, tutta la potenza dell’egoismo, tutta la
potenza dell’ingiustizia … spaventa tutto questo! Ebbene, Dio affronta
l’immensa potenza del peccato con l’onnipotenza dell’amore. (Applausi) E per
questo Gesù dona l’Eucaristia nel Cenacolo. E per questo, quando celebriamo
l’Eucaristia dobbiamo dire “nella notte in cui veniva tradito”, per ricordarci
che l’Eucaristia non l’abbiamo meritata e non la meriteremo mai. Nessuna
Eucaristia è meritata. E’ sempre un regalo, è sempre un dono dell’amore infinito
di Dio. Per questo si può sempre ricominciare”. (Applausi)
Mons. Comastri si è poi chiesto cosa fare per
evangelizzare la società di oggi: una società che appare spesso “sorda” e quasi
“vaccinata contro il Vangelo”:
“Lancio una provocazione a voi e a me: e se
cominciassimo a credere di più nell’Eucaristia? E se offrissimo uno spettacolo di unità e di
solidarietà, proprio partendo dall’Eucaristia, come faceva Madre Teresa? Io
sono sicuro che tante persone si farebbero pensose e ci chiederebbero: “Ma dove
trovate la forza per vivere così, per sorridere così, per amarvi così, per
perdonare così, per essere generosi così? Dove trovate la forza?” Allora
potremmo dire “nell’Eucaristia” e saremmo creduti. Ringraziamo con un grande applauso
Gesù per il dono dell’Eucaristia”. (Applausi)
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Come è consuetudine, all’inizio dei Viaggi apostolici internazionali, il
Papa ha inviato un telegramma al presidente della Repubblica Italiana.
Benedetto XVI augura al popolo italiano “pace e prosperità”. Dal canto suo, il
presidente Ciampi ha manifestato il suo plauso al Santo Padre per l’attenzione
riservata al “dialogo con le giovani generazioni”. “La ferma richiesta di pace,
di giustizia, di valori etici, sia all’interno delle nostre società che nei
rapporti tra gli Stati, di cui la gioventù è portatrice - scrive Ciampi in un
telegramma al Papa – costituisce un elemento fondamentale per consolidare una
comunità internazionale fondata sulla centralità della persona umana e sul
dialogo tra civiltà e religioni”. Il Pontefice ha inoltre inviato un messaggio
al presidente della Confederazione elvetica, Paese sorvolato nel viaggio da Roma
a Colonia.
LE PREGHIERA DEL PAPA PERCHE’ SIA PROSEGUITA L’OPERA DI RICONCILIAZIONE
COMINCIATA DA FRÈRE ROGER.
MARTEDI’ PROSSIMO A TAIZE’ I FUNERALI
DEL PRIORE E FONDATORE
DELLA COMUNITA’ ECUMENICA
- Servizio di Roberta
Gisotti -
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“Un testimone infaticabile del Vangelo della pace e della
riconciliazione”. Così il Papa ricorda Frère Roger, in un telegramma di
cordoglio a firma del cardinale Sodano, inviato a Frère Aloys, chiamato a
succedergli nella guida della Comunità ecumenica di Taizé. Dopo le parole di
dolore e turbamento espresse ieri per la notizia “terrificante” dell’uccisione
di Frère Roger, Benedetto XVI ricorda oggi
l’“uomo di fede, che amava appassionatamente la Chiesa”, priore e fondatore di
una Comunità, che ha visto arrivare giovani del mondo intero: “numerose
generazioni di cristiani, nel rispetto della proprie confessioni, hanno fatto
una autentica esperienza di fede, nell’incontro con Cristo, grazie alla
preghiera e all’amore fraterno, rispondendo anche al suo invito a vivere
l’unità attraverso il vincolo della pace”. Il Santo Padre affida quindi al
Signore i Fratelli della Comunità di Taizè e tutte le persone toccate da questo
lutto “affinché trovino la forza di proseguire l’opera di riconciliazione
cominciata da Frère Roger.
Si apprende intanto che i funerali di Frère Roger si svolgeranno a Taizé
martedì prossimo 23 agosto, mentre proseguono le indagini degli inquirenti per
accertare la dinamica del delitto, di cui è responsabile una donna rumena di 36
anni, in attesa della perizia sulle sue condizioni mentali.
Omaggi alla memoria di Frère Roger e attestati di stima per la sua
attività sono giunti da tutto il mondo, da personalità laiche e religiose e
organismi ecclesiali, tra questi il Consiglio Ecumenico delle Chiese, la
Commissione degli Episcopati della Comunità Europea, la Conferenza delle Chiese
d’Europa ed il Consiglio delle Conferenze episcopali d’Europa. In tutti i
messaggi un tratto comune: la coerenza di vita ed opere e il suo spendersi per
gli altri e per l’unità dei cristiani. La sua vita “tutta donata a Dio e ai
fratelli, è stata coronata dalla palma del martirio”, ha detto Chiara Lubich
fondatrice del Movimento dei Focolari, legata da 40 anni di profonda amicizia
con Frère Roger.
Ascoltiamo il ricordo che ne traccia un'altra persona amica, mons. Felix
Machado, sottosegretario del Pontifico Consiglio per il dialogo interreligioso,
al microfono di Luca Collodi:
R. – E’ un’icona dell’unità tra le Chiese ma anche tra
tutta l’umanità, tra le diverse culture, le diverse religioni, soprattutto un
uomo che parlava in favore dei poveri, di coloro che sono ridotti al silenzio …
Quello che ricordo benissimo della sua vita – ho vissuto accanto a lui per
tanti anni - Frère Roger era capace di vedere sempre l’aspetto positivo di una
persona. Credo che i giovani venissero a Taizé a migliaia, ogni settimana,
perché lui guardava sempre con amore all’aspetto positivo di ciascuno; era come
se facesse rinascere questa persona; quando qualcuno mi accoglie senza
pregiudizio, senza condanna, senza negatività, questo significa che esiste per
me la possibilità di rinascere. Questo è il mistero del sacramento della Riconciliazione:
che Dio ci accoglie sempre come se fossimo una persona nuova. E così, Frère
Roger ha sempre aiutato i giovani della nostra epoca.
D. – Mons. Machado, la morte di Frère Roger è arrivata
alla vigilia della Giornata Mondiale della Gioventù di Colonia. Che cosa può
significare una morte, tra l’altro, violenta di un uomo di pace?
R. – Secondo me, il messaggio è quello di una
contraddizione: non avremo la pace senza il sacrificio. La pace non è qualcosa
che viene facilmente; alla radice della pace c’è la Croce. La vera pace emerge,
esce fuori dal mistero della Croce. Frère Roger, un cristiano, un battezzato
nella morte di Cristo, ha vissuto per la pace e l’ora finale della sua vita è
stata come sulle orme di Gesù Cristo sul Calvario.
D. – Mons. Machado, Frère Roger ha sempre spinto alla
riconciliazione della Chiesa …
R. – Io direi che Frère Roger ha vissuto la sua vita per
l’unità dei cristiani. Diceva sempre che se i cristiani sono uniti, questa sarà
la strada giusta per ottenere armonia e pace nel nostro mondo.
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CORDOGLIO
DI BENEDETTO XVI PER LE VITTIME
DELLA
SCIAGURA AEREA IN VENEZUELA
Profondo cordoglio di Benedetto XVI per le vittime della sciagura aerea,
avvenuta il 16 agosto in Venezuela, che ha causato la morte di 160 persone. In
un telegramma inviato all’arcivescovo di Fort-de-France, Michel Méranville, a
firma del cardinale segretario di Stato, Angelo Sodano, il Papa esprime la sua
vicinanza spirituale ai famigliari delle vittime e a quanti sono stati colpiti
da tale tragedia.
Il Santo Padre chiede all’Onnipotente di dare sostegno e conforto a tutte
le persone provate da questo disastro aereo, nell’auspicio che possano trovare
l’aiuto di cui hanno bisogno in questi momenti così dolorosi.
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Apre la prima pagina il titolo:
“Sono felice di stare in mezzo ai giovani”: Benedetto XVI accolto da un milione
di giovani a Colonia, “memoria viva” di grandi testimoni della civiltà
cristiana, modelli e patroni della Giornata mondiale della gioventù.
Il discorso del Papa
all’aeroporto. Il resoconto dettagliato dell’evento con l’articolo
dell’inviato, Giampaolo Mattei, e la rassegna della stampa internazionale.
Servizio vaticano - Una pagina
sul tema: “Storia e vitalità ecclesiale della Diocesi di Palestrina”.
Servizio estero - In rilievo
l’Ecuador: ancora un tragico naufragio sulle rotte dell’immigrazione; senza
esito le ricerche di 113 dispersi di un’imbarcazione affondata.
Servizio culturale - Un
articolo di Franco Lanza dal titolo “Il classicismo di Felice Romani”:
librettista di Rossini, Donizetti, Bellini.
Servizio italiano - In primo
piano Cdl: la tensione FI-UDC permane alta; Lega e AN invitano a placare le
polemiche.
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18
agosto 2005
A GAZA CONTINUANO LE TENSIONI TRA SOLDATI E
COLONI:
MOLTI COLONI OLTRANZISTI SI SONO ASSERRAGLIATI IN
UNA SINAGOGA.
AI NOSTRI MICROFONI IL CUSTODE DI TERRA SANTA,
PADRE PIZZABALLA:
IL RITIRO ISRAELIANO E’ UNA PIETRA MILIARE DEL LUNGO PERCORSO
VERSO LA RICONCILIAZIONE
- Intervista con padre Pierbattista Pizzaballa -
In Medio
Oriente, entrano oggi nella fase cruciale le operazioni per il ritiro israeliano
dalla Striscia di Gaza: poco dopo l’alba una colonna di mezzi dell’Esercito e
della polizia sono entrati in un insediamento a sud dell'enclave palestinese.
Il servizio di Amedeo Lomonaco:
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I militari israeliani sono
entrati nella colonia di Kfar Darom, roccaforte dei coloni oltranzisti, e hanno
minacciato di usare la forza contro coloro che si oppongono al piano unilaterale
di ritiro da Gaza voluto dal premier Ariel Sharon. Nella notte, intorno
all’insediamento, c’è stato uno scambio di colpi di arma da fuoco tra estremisti palestinesi e militari israeliani ed è anche
stata occupata dai coloni una sinagoga.Le forze israeliane stanno iniziando lo
sgombero. Nonostante le tensioni, le operazioni di disimpegno procedono
velocemente. Il primo ministro Sharon ha detto che lo sgombero sarà completato
entro lunedì. Finora, sono stati evacuati 9 insediamenti su 21 e stanno per
essere demoliti tutti gli edifici di una colonia. Ieri, le fasi del ritiro sono
state scosse da due gravi episodi. Una donna si è data fuoco per protestare
contro il disimpegno. La colona ha riportato ustioni sul 60 per cento del corpo
ed è stata ricoverata in condizioni giudicate serie. Quattro operai palestinesi
sono stati uccisi e altri 2 sono stati feriti da un israeliano in un
insediamento in Cisgiordania. Secondo fonti militari dello Stato ebraico,
l’uomo ha sparato con una pistola sottratta ad una guardia. Il premier
israeliano Sharon ha definito l’uccisione “un atto di terrorismo ebraico” volto
ad ostacolare il ritiro. Il gesto è stato condannato anche dal presidente Abu
Mazen che ha esortato i palestinesi a non compiere rappresaglie.
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Il ritiro israeliano dalla
Striscia di Gaza sta dunque entrando nel vivo. Ma come ha accolto la comunità
cristiana in Terra Santa la decisione di Israele di evacuare le proprie
colonie? Amedeo Lomonaco lo ha chiesto al custode di Terra Santa, padre
Pierbattista Pizzaballa:
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R. – La comunità cristiana, come
si è notato, non ha preso posizione; non siamo voluti intervenire su questo
argomento che è molto politico. Tuttavia, noi siamo molto attenti. Anzitutto,
c’è stato un atteggiamento – da parte dei cristiani – molto positivo: va riconosciuto
al governo israeliano, al primo ministro Sharon, di avere fatto una scelta
molto coraggiosa e stiamo vedendo in questi giorni quanto sia difficile
attuarla e comunque viene portata avanti. E’ sicuramente un passo buono e
positivo che va nella direzione della riconciliazione tra i due popoli.
D. – Il ritiro israeliano può
essere dunque definito un primo passo verso un percorso più lungo. La pace è
adesso un orizzonte più vicino?
R. – Penso e spero di sì. Siamo
tutti convinti che, per arrivare veramente ad una pace vera, ci vorrà ancora
molto tempo, perché la pace deve essere costruita e preparata. Credo che questo
passo del ritiro da Gaza sia molto importante. Penso che sia una pietra miliare
in questo cammino che è ancora molto lungo.
D. – Siamo abituati a
considerare Israele e la Palestina come due territori divisi, separati da un
muro, da profonde incomprensioni. Ma ci sono anche molti casi di serena convivenza
tra israeliani e palestinesi, tra ebrei e musulmani. Può darci qualche
testimonianza?
R. – Sì, è vero. Si parla spesso
di questa terra come di una terra carica di odio e di disordine, ma c’è anche
collaborazione. C’è il “Parent Circle”,
il circolo dei genitori palestinesi e israeliani che sono stati vittime di
attentati o che hanno perso familiari negli attentati… C’è una rete di scuole
che si chiama “Hand in Hand”, mano
nella mano, dove cristiani, ebrei e musulmani studiano insieme in due lingue,
in arabo e in ebraico… Ci sono tantissimi gemellaggi tra scuole palestinesi e
scuole israeliane. Ci sono tantissime associazioni che, sul territorio, si
incontrano per fare qualcosa insieme, non per discutere ma per lavorare
insieme. Realizzano progetti piccoli ma concreti, incontri con i poveri, mense
per i poveri, cose di questo genere. Sono tantissime queste iniziative e io
penso che questa sia una base molto concreta per lo sviluppo futuro di pace e
convivenza.
D. – Il dialogo interreligioso
rimane una delle leve più importanti per migliorare le relazioni tra israeliani
e palestinesi. Cosa stanno facendo i cristiani sotto questo profilo?
R. – Noi viviamo insieme: le tre
religioni vivono insieme, anche le diverse comunità cristiane vivono insieme,
quindi tutto sommato le relazioni, al di là di qualche piccola tensione
inevitabile, sono abbastanza cordiali. Devo dire però con tutta onestà che
ancora non sono state avviate tra le autorità religiose, le comunità religiose,
iniziative comuni per un discorso di pace e di riconciliazione per i due popoli.
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TERRORISMO, QUESTIONE ENERGETICA,
PROLIFERAZIONE DELLE ARMI NUCLEARI:
SONO TRA I PRINCIPALI TEMI AL CENTRO
DEL 34.MO SEMINARIO INTERNAZIONALE
SULLE EMERGENZE PLANETARIE, AL VIA DA
DOMANI, 19 AGOSTO, AD ERICE, IN SICILIA
- Con noi il prof. Antonino Zichichi -
Studiare quali contributi può dare la comunità scientifica per
risolvere problemi come il crescente divario tra Nord e Sud del mondo, il
terrorismo, la questione energetica. Questo l’obiettivo principale del 34.mo
Seminario Internazionale sulle Emergenze Planetarie, al via da domani ad Erice,
in Sicilia. Intervenuti oltre cento ricercatori. Al microfono di Dorotea
Gambardella, il professore Antonino Zichichi, direttore del Centro di cultura
scientifica “Ettore Majorana”, parla dei più importanti temi in agenda:
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R. – La crisi energetica, con il petrolio oltre i 60 dollari è al
centro del seminario. Le energie alternative non ce le fanno a competere a
livello di potenza necessaria, e quindi è inevitabile il quasi imminente
ritorno alle fonti di natura nucleare. Urge quindi studiare le centrali
intrinsecamente sicure. Poi c’è l’emergenza riscaldamento planetario e le variazioni
climatiche: il problema è capire quali sono gli effetti dovuti all’uomo – industrializzazione
selvaggia, deforestazione – e quali sono quelli dovuti alla natura. Poi, c’è la
crisi economico-politica con decine di milioni di persone che vogliono
abbandonare i loro Paesi. E il guaio è che a questa crisi si lega l’aspetto
sanitario in quanto il diffondersi delle epidemie è legato a questa enorme
massa di gente che si sposta. Un altro tema: è saltato l’accordo sulla
proliferazione nucleare e questo riaccende la corsa agli armamenti con tutte le
conseguenze che si legano ai conflitti latenti in diversi posti del pianeta.
Dopo il pericolo dell’olocausto nucleare, affrontiamo un altro grosso pericolo,
legato al fatto che il divario Nord-Sud aumenta, quindi c’è una guerra non
dichiarata ma latente tra il Nord ricco e il Sud povero; in questo divario si
introduce il terrorismo.
D. – Ecco, proprio in merito al tema del terrorismo
internazionale: qual è il messaggio che questo ciclo di seminari vuole
lanciare?
R. – Il terrorismo è frutto di moderno oscurantismo, la scienza è
sorgente di valori. Se vivessimo l’era della scienza, non esisterebbero le
emergenze planetarie e non esisterebbe il terrorismo. Perché il terrorismo è un
fenomeno che non considera più la vita come bene fondamentale, in nome di
ideali che sono pura illusione. Non è con la violenza che si risolvono i
problemi. E’ necessario un coraggio illuminato, non un coraggio cieco. La luce
dev’essere divina e terrena: la luce divina è la fede, la luce terrena è la
scienza. E’ da un’alleanza grande, tra
scienza e fede, che queste emergenze possano essere affrontate e risolte.
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18 agosto 2005
“preghiamo per
l’unità e la rinascita cristiana del nostro popolo”.
Così i vescovi della Corea
DEL SUD, rivolgendosi ai fedeli in occasione
della Solennità
dell’Assunzione
e dell’anniversario della
Liberazione dal dominio giapponese
Seoul. = “Per una
nuova partenza del popolo coreano – La pace sia con voi”. E’ questo il titolo
del messaggio di mons. Nicholas Cheong Jin-suk, arcivescovo di Seoul in
occasione della Festa dell’Assunzione della Vergine Maria e giorno della
Liberazione nazionale della Corea dalla dominazione giapponese, durata dal 1910
al 1945. A prendere parte alla solenne cerimonia, riportata dall’agenzia di
stampa cattolica AsiaNews, anche mons. John Chrysostom Kwon Hyok-ju, vescovo di
Andong e mons. Lazzaro You Heung-sik, vescovo di Daejeon i quali hanno invitato
tutti i fedeli a pregare per la riunificazione della Corea, impegnarsi nella
campagna a favore della vita e vivere ogni giorno seguendo l’esempio di Maria.
“Con animo sincero auspichiamo una effettiva liberazione del popolo e una vera
pace – scrive il vescovo Cheong, – Noi
pregheremo Dio di riuscire a superare le ferite della divisione con la grazia
di Dio e ad avanzare verso la riconciliazione e l’unificazione”. “Dobbiamo
cogliere questa opportunità del 60mo anniversario della Liberazione – ha aggiunto
mons. Cheong - specialmente come momento per ripartire da Cristo per una nuova
storia del nostro popolo, cioè per la vera liberazione e per la vera vita del
nostro popolo”. Il presule ha poi ricordato ai fedeli gremiti nella cattedrale
che nessun sacerdote è rimasto vivo nel Nord dopo che, nel 1949, sono spariti
mons. Hong Yong-ho, vescovo di Pyongyang, e tutti gli altri sacerdoti. Nel suo
ruolo di Amministratore apostolico di Pyongyang si è detto “sempre preoccupato”
per i fedeli del Nord ed ha chiesto alla comunità di offrire ardenti preghiere
per i diritti umani di quel popolo ed ha espresso un fervente desiderio di
poter svolgere quanto prima attività pastorale nel Nord”. Mons Kwon, in un messaggio su “Maria
Santissima, la Donna della Grazia”, ha ringraziato Dio per la Sua grazia che
protegge e guida il popolo della Corea e ha augurato a tutti una rinascita in
Dio. “Se noi affidiamo in modo totale la vita quotidiana a Dio – ha detto il
presule – seguendo l’esempio di Maria, donna della grazia, noi possiamo
anticipare anche in questo mondo la gioia della salvezza”. Anche mons. You ha
inviato un messaggio “Per la Comunità di Comunione”. In esso invita i fedeli a
pregare per il diritto alla vita e per la libertà religiosa nella sorella Corea
del Nord e per l’evangelizzazione in Asia. Ha sottolineato la ferma opposizione
della Chiesa alle ricerche sulle cellule staminali dell’embrione e ha invitato
i fedeli a dare sostegno alla ricerca sulla cellule staminali adulte come la
più giusta alternativa. (R.A.)
CONFERENZA
STAMPA DEL CARDINALE HUSAR SUL PROSSIMO TRASFERIMENTO
DELLA
SEDE DELL’ARCIVESCOVO MAGGIORE DI LEOPOLI A KIEV
LVIV - LEOPOLI. = Si è svolta ieri a Leopoli la conferenza
stampa dell’arcivescovo maggiore di Lviv (Leopoli) degli Ucraini, il cardinale
Lubomyr Husar, capo della Chiesa greco-cattolica ucraina, sullo spostamento
della sua sede il prossimo 21 agosto da
Leopoli a Kiev, capitale del Paese. Dal giorno del trasferimento il titolo
dell’arcivescovo maggiore di Lviv cambierà in quello di arcivescovo maggiore di
Kiev e Halyč. La decisione, conforme al canone 57 del Codice delle Chiese
Orientali, era stata approvata durante il Sinodo dei vescovi ucraini, svoltosi
a Kiev nell’ottobre del 2004. Il cardinale Husar, durante la conferenza stampa,
ha espresso la speranza che tale evento, con la buona volontà di tutti, aiuterà
nel cammino verso l’unità. Poi, riferendosi alle reazioni negative della Chiesa
ortodossa ucraina e della Chiesa ortodossa russa- Patriarcato di Mosca, il
porporato ha detto che il trasferimento della sua sede non è diretto contro
nessuno, ma è spinto dalle reali necessità della Chiesa greco-cattolica ucraina.
Non faremo mai nulla – ha aggiunto – che possa compromettere la libera scelta
spirituale delle persone. Il cardinale Husar ha infine detto che il
trasferimento della sede sarà graduale e lento in quanto si tratta di una questione
complessa. Nel Paese, sui circa 50
milioni di abitanti, in maggioranza ortodossi, 5 milioni sono cattolici di rito
bizantino, mentre poco meno di un milione sono cattolici di rito latino.
KOFI
ANNAN DENUNCIA L’EMERGENZA DI UNA “CRIMINALITA' SENZA PRECEDENTI”
NELLA
REGIONE SUDANESE DEL DARFUR
Khartoum. = In un rapporto inviato al
Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite sulla situazione del Darfur, la
regione sudanese sconvolta dal febbraio 2003 da una guerra civile, il
Segretario generale dell’ONU, Kofi Annan, ha criticato l’atteggiamento dei
ribelli che, a suo avviso, stanno favorendo una “criminalità senza precedenti”.
Situazione aggravata dalla contemporanea “scarsa opposizione ai crescenti
episodi di banditismo e violenza”. Oltre a chiedere maggior impegno dei capi ribelli
per favorire il processo di pace, Annan ha criticato anche il governo sudanese,
colpevole di non aver preso provvedimenti contro i predoni arabi Janjaweed, e
di non aver denunciato alla giustizia i responsabili degli atti di violenza nel
Darfur. “Se le parti continueranno ad alimentare questo clima di né guerra né
pace, sarà sempre più alto il prezzo che dovranno pagare tutte le persone del
Darfur per restaurare sicurezza, dignità e
prosperità”, ha affermato il segretario generale dell’ONU, sottolineando
che nella regione ci sono 3,2 milioni
di persone bisognose di urgenti aiuti umanitari. Kofi Annan ha quindi ribadito
le sue attese per la nuova sessione di negoziati di pace, previsto ad Abuja, in
Nigeria, il prossimo 24 agosto. (R.A.)
“LA
FESTA DEI NONNI” SI CELEBRERA' IN ITALIA IL 2 OTTOBRE,
NEL
GIORNO DEGLI ANGELI CUSTODI
ROMA. = E’ legge: la “Festa dei nonni” si celebrerà, In
Italia, il 2 ottobre, giorno degli Angeli Custodi. E’ stata infatti pubblicata
sulla Gazzetta Ufficiale la legge, approvata in via definitiva il 26 luglio
scorso dal Parlamento. Un “momento per celebrare l'importanza del ruolo svolto
dai nonni all'interno delle famiglie e della società in generale”. Così recita
la legge, che infatti prevede varie occasioni di festeggiamento che avranno il loro fulcro nella scuola. Viene poi
istituito il “Premio nazionale del nonno e della nonna d'Italia”. Un
riconoscimento annuale che verrà assegnato ai dieci nonni che durante l'anno si
siano distinti “per aver compiuto azioni particolarmente meritorie sul piano
sociale”. Le loro “buone azioni” saranno giudicate da altrettanti nonni. Il
governo, infatti, nominerà una commissione, composta solo da cittadini ultra -
sessantacinquenni, italiani o di un Paese dell'Unione europea, che avrà il
compito di valutare le dieci azioni socialmente più meritevoli compiute da
nonni, sulla base di segnalazioni e informazioni “di qualsiasi tipo”. Diverse le reazioni che hanno accompagnato
l'istituzione di questa nuova festa. Secondo l'AUSER, associazione attiva da
più di 15 anni sul territorio nazionale per la promozione sociale e la
valorizzazione della terza età: “E’ solo retorica che non risolve i problemi
degli anziani, che sono tanti”. E’ una festa che non trova una soluzione “né al
problema degli anziani né a quelli delle famiglie italiane” - fa eco il MOIGE
(Movimento italiano genitori), che comunque ammette che “si tratta del
riconoscimento di una figura importante e spesso fondamentale per la crescita
dei bambini”. (R.A.)
COMPLETATA LA PRIMA
MAPPATURA GENETICA DEL RISO.
UN CONSORZIO INTERNAZIONALE
STA PORTADO AVANTI
UNA RICERCA SCIENTIFICA SU QUESTO ALIMENTO CHE AD
OGGI
rappresenta la principale fonte di nutrimento per 3
miliardi di persone
ROMA. = Entro il 2025 il riso potrebbe essere l’alimento
principale di 4,6 miliardi di persone sul Pianeta. Per questo motivo il riso è
stato completamente “mappato” geneticamente da un Consorzio internazionale di
dieci laboratori, l'International Rice Genome Sequencing Project (Irgsp). Da
quanto si apprende dall’agenzia di stampa Misna,
il riso è un alimento che fornisce ad oggi circa il 20% per cento del
fabbisogno energetico alimentare mondiale, rappresentando la principale fonte
di nutrimento per 3 miliardi di persone. “Si tratta di un traguardo di eccezionale
importanza, non solo per la scienza e l'agricoltura ma anche per tutti coloro
che dipendono dal riso come principale fonte di sostentamento alimentare” - ha
detto Joachim Messing, uno dei ricercatori che partecipano al progetto,
presentato sull’ultimo numero della rivista scientifica “Nature”. Infatti,
secondo i ricercatori, l’individuazione della sequenza genetica del riso
aiuterà la ricerca scientifica su mais, grano, orzo, segale, sorgo e canna da
zucchero, data la somiglianza genetica fra queste colture di cereali. (R.A.)
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A cura di Amedeo Lomonaco e Andrea Cocco -
Il capo di Al Qaeda in Arabia Saudita, Saleh al Awfi, è stato ucciso
in uno scontro a fuoco con le forze di sicurezza nella città di Medina. La
notizia è stata diffusa dall’emittente Al Arabiya. La televisione araba ha
anche reso noto che violenti scontri sono scoppiati a Riad tra le forze di
sicurezza saudite e un gruppo di 5 uomini armati in un quartiere a nord della
capitale. Nel conflitto a fuoco sono rimasti uccisi quattro sospetti terroristi
islamici. Si tratta dei primi scontri tra fondamentalisti e forze di sicurezza
dall'ascesa al trono wahabita, lo scorso primo agosto, di re Abdullah.
In Iraq, quattro soldati americani sono stati uccisi a Samarra in
seguito all’esplosione di un ordigno artigianale. Altri quattro militari
iracheni sono stati assassinati in un attacco degli insorti a Falluja. In
questo protrarsi tragico di violenze, le autorità irachene hanno annunciato una
drammatica decisione. La presidenza irachena ha firmato, infatti, le condanne a
morte di tre uomini accusati di omicidio. Si tratta delle prime condanne
capitali dopo la caduta del regime di Saddam Hussein.
In Afghanistan, due soldati statunitensi sono morti e altri due sono
rimasti feriti per l’esplosione di un ordigno rudimentale. I ribelli talebani
hanno rilasciato stamani un ingegnere libanese, rapito domenica scorsa nella
provincia sudorientale di Zabul. L’azienda turca per la quale lavora l’uomo avrebbe
deciso di chiudere le sue attività in Afghanistan.
Prima di tre tornate elettorali, oggi in Pakistan, per la
designazione dei membri delle amministrazioni locali; per la prima volta, i
cristiani e le altre minoranze religiose possono votare ed essere eletti sulla
base di liste congiunte con gli elettori e i candidati musulmani. Il processo
elettorale proseguirà il 25 agosto e il 29 settembre. La Commissione Giustizia
e Pace della Conferenza episcopale pakistana controllerà l’andamento delle
votazioni, la conformità delle liste e la partecipazione delle minoranze in 35
dei 110 distretti sparsi in tutto il Paese.
Russia e Cina hanno dato inizio, stamani, a manovre
militari congiunte. Le operazioni
coinvolgono complessivamente diecimila militari e le forze terrestri, aeree. Lo
scenario, teatro delle esibizioni e delle esercitazioni, è vastissimo: sono
previste manovre a Vladivostok, sul Mar Giallo e in un’area a largo della
penisola di Jiaodong, nella Cina orientale. Il presidente russo, Vladimir Putin,
ha presenziato al lancio di un missile balistico da un sottomarino. Gli
analisti non concordano sulle finalità politiche di queste manovre che
rientrano nel piano denominato “Missione di pace 2005”. “L’obiettivo sono gli
Stati Uniti: le parti vogliono rafforzarsi per trattare da posizioni migliori
in termini politici, economici e di sicurezza", ha sottolineato Jin
Canrong, docente di Relazioni internazionali all'Università popolare di
Pechino. Altri osservatori sostengono, invece, che le manovre hanno altri
obiettivi. “La cooperazione militare è legata alla cooperazione politica ed economica
nel quadro di un pacchetto più ampio. Non si tratta di atteggiamenti ostili”,
ha dichiarato Robert Karniol, direttore per l’area Asia-Pacifico del
settimanale “Jane’s Defence”. L’agenzia cinese “Xinhua” ha reso noto, inoltre,
che le manovre serviranno a “rafforzare le capacità dei due eserciti in un
impegno congiunto contro il terrorismo, l’estremismo e il separatismo”.
In
Congo si è chiuso con l’assoluzione di tutti gli imputati il processo per il massacro
di Beach, che vedeva alti gradi dell’esercito e della polizia accusati di genocidio
e crimini contro l’umanità per la scomparsa di centinaia di rifugiati nel 1999.
“Un processo farsa”, hanno commentato i familiari delle vittime che
sottolineano come non si sia riusciti nemmeno a determinare l’identità e il
numero esatto delle vittime. Malgrado l’assoluzione, la Corte di Brazzaville,
ha condannato lo Stato a un risarcimento di 19 milioni di Franchi CFA (15 mila
euro) per ogni persona scomparsa. Il nostro servizio:
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Gli
scomparsi di Beach: una tragedia che risale al maggio del 1999, quando dopo la
firma di un accordo tra il governo di Brazaville, quello di Kinshasa e l’Alto
commissariato per i rifugiati delle Nazioni Unite, un gruppo di rifugiati
congolesi, ottiene piene garanzie sulla sicurezza e decide di tornare in
patria. In arrivo da Kinshasa, vengono arrestati da forze della sicurezza
appena sbarcati nel porto fluviale di Beach a Brazaville. Secondo le testimonianze,
i più giovani vengono separati dal resto del gruppo, accusati di appartenere ai
Ninja, le forze ribelli che combattevano per spodestare il presidente Nguesso.
Da allora, di loro non si è più saputo nulla. Spediti in centri di detenzione,
sarebbero stati torturati e giustiziati. Ma nessun corpo è stato mai ritrovato
e in tutto i familiari delle vittime contano 353 scomparsi. Dopo le dure
denunce da parte della società civile e di diverse associazioni francesi, è lo
stesso presidente Nguesso ad accettare l’apertura di un processo in Congo. Alla sbarra degli imputati, 15 membri
dell’esercito e delle forze di polizia. Un processo, tuttavia, che sin dai
primi dibattimenti aveva sollevato le perplessità dei familiari delle vittime.
Per loro la sentenza di oggi è una triste conferma dei timori sulla scarsa
trasparenza ed equità della giustizia congolese. Tutt’altro il parere di Jean
Pierre Verseni, avvocato difensore dei militari, secondo cui la Corte ha
semplicemente preso atto dell’inesistenza di prove contro gli imputati. “Certo,
ha detto Verseni, gli imputati sono colpevoli di gravi negligenze ma ciò non
basta a sostenere l’accusa di crimini contro l’umanità”.
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In Egitto è ufficialmente iniziata
la campagna elettorale per le presidenziali che si svolgeranno il prossimo 7
settembre. Elezioni diverse da tutte le precedenti in quanto per la prima volta
è stata ammessa la candidatura di rappresentanti dell’opposizione. In totale,
sono 10 i partiti che concorrono alla competizione elettorale, mentre alcune
importanti formazioni dell’opposizione hanno comunque deciso di boicottare il
voto, denunciando lo strapotere del partito del presidente Mubarak. A dare
inizio alla campagna è stato proprio il presidente egiziano in lizza per il
quinto mandato consecutivo. I sondaggi danno quasi per certa la sua rielezione.
Il Fronte Polisario, attivo nel
Sahara Occidentale, ha liberato oggi 404 prigionieri marocchini, molti dei
quali detenuti per circa 20 anni. Lo ha riferito il Comitato Internazionale della
Croce rossa. Il Polisario è stato creato nel 1973 con l’intento di ottenere
l’indipendenza del Sahara Occidentale dall’occupazione militare di Spagna,
Marocco e Mauritania. Nel 1976, il Polisario ha proclamato la Repubblica
Democratica Araba Saharawi, riconosciuta da 76 Stati, principalmente africani e
sudamericani, ma non dalle Nazioni Unite.
In Ecuador, il presidente Alfredo
Palacio ha annunciato l’apertura di un’inchiesta per indagare sul naufragio
dell’imbarcazione in cui erano stipate oltre 120 persone nel tentativo di
raggiungere illegalmente gli Stati Uniti. Partita dal porto ecuadoriano di
Manta la barca, con una capienza di 15 persone, è affondata lo scorso venerdì
al largo della Colombia. Nessuna certezza sul numero delle vittime, ma le speranze
di recuperare altre vite diminuiscono di ora in ora. Gli unici superstiti
rimangono i nove ecuadoriani recuperati da un peschereccio ieri pomeriggio.
Intanto, nel Paese cresce la tensione per le manifestazioni di questi giorni
nelle zone settentrionali dove si trovano importanti stabilimenti petroliferi.
In risposta allo sciopero che domenica ha paralizzato le province di Orellana e
Sucumbios, il presidente Palacio ha decretato lo stato di emergenza. La
Commissione ecumenica dei diritti umani dell’Ecuador ha denunciato gravi
episodi di repressione da parte dell’esercito inviato per contrastare le
manifestazioni di protesta.
Prosegue il lungo e penoso lavoro
di riconoscimento delle 160 vittime dell’MD82 della West Carebbean Airways,
precipitato martedì in Venezuela. Tra i morti, quasi tutti di nazionalità
francese, figura anche un cittadino italiano che viveva da tempo nella Martinica.
Rinvenute, intanto, le scatole nere del velivolo.
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