RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno XLIX n. 225 - Testo della trasmissione di sabato 13 agosto 2005

 

 

Sommario

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

Tre giorni all’inizio della GMG di Colonia, cinque all’arrivo di Benedetto XVI: cresce l’emozione dei giovani di tutto il mondo, che a migliaia stanno affluendo nella città tedesca. Il Papa invita i giovani a scoprire la bellezza della fede. Ai nostri microfoni l’arcivescovo Stanislaw Rylko

Si svolge a Lourdes la Giornata della Pace ad un anno dall’ultimo viaggio internazionale di Giovanni Paolo II: con noi Marco Zacchera

 

OGGI IN PRIMO PIANO:

Pace a rischio nello Sri Lanka dopo l’uccisione del ministro degli Esteri, Lakshman Kadirgamar: ce ne parla Francesca Marino

 

In volo verso Marte la sonda spaziale statunitense “Mars Reconnaissance Orbiter”: intervista con Leopoldo Benacchio

 

Il Vangelo di domani: il commento di padre Marko Ivan Rupnik

 

CHIESA E SOCIETA’:

La “Regione Indipendente della Corea” diventa la 82.ma “Provincia” della Compagnia di Gesú

 

La Chiesa cilena invita i candidati alle prossime elezioni presidenziali a fare proposte chiare e concrete, in grado di migliorare la condizione sociale ed economica del Paese

 

Un giudice spagnolo solleva la questione d’incostituzionalità per la nuova legge sui matrimoni gay

 

Giovani provenienti da tutta l’Africa s’incontreranno la prossima settimana in Marocco per discutere insieme dei principali problemi che investono il continente

 

Emergenza colera in Guinea Bissau: decine i morti

 

Un trattato sui diritti dei portatori di handicap. Questa una delle nuove sfide delle Nazioni Unite

 

24 ORE NEL MONDO:

In Iraq, i soldati americani uccidono 15 civili, tra cui 8 bambini. Raggiunti importanti accordi sulla Costituzione irachena

 

Bush non esclude l’uso della forza contro l’Iran, se Teheran continuerà i suoi programmi nucleari

 

In Brasile il presidente Lula chiede scusa al Paese per i casi di corruzione che hanno coinvolto esponenti del suo partito

 

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

13 agosto 2005

 

I GIOVANI RISCOPRANO A COLONIA LA BELLEZZA DELLA FEDE: CON QUESTO MESSAGGIO, BENEDETTO XVI, PAPA DAL CUORE GIOVANE,

SI APPRESTA AD INCONTRARE I RAGAZZI

DI TUTTO IL MONDO. CRESCE L’EMOZIONE A COLONIA, A TRE GIORNI DALL’INIZIO

DELLA VENTESIMA GMG E A CINQUE DALL’ARRIVO DEL PAPA

- Intervista con l’arcivescovo Stanislaw Rylko -

 

Con crescente emozione, Colonia vive l’attesa dell’inizio della Ventesima Giornata Mondiale della Gioventù. Mancano tre giorni all’evento e cinque all’arrivo di Benedetto XVI. Ma sono già migliaia i giovani giunti da tutto il mondo a Colonia, dove fervono i preparativi per la prima GMG in terra tedesca. Il Papa, dunque, avrà presto l’occasione per incontrare ragazze e ragazzi di tutto il mondo. Tuttavia, Benedetto XVI ha già avuto modo più volte di rivolgersi ai giovani, in questi primi quattro mesi di Pontificato. Interventi, ripercorsi in questo servizio di Alessandro Gisotti:

 

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“Con voi continuerò a dialogare, ascoltando le vostre attese nell’intento di aiutarvi a incontrare sempre più in profondità il Cristo vivente”. E’ la mattina del 20 aprile scorso: da meno di 24 ore, il cardinale Joseph Ratzinger è stato eletto alla Cattedra di Pietro. Nella prima Messa da Pontefice, celebrata in latino nella Cappella Sistina con i padri cardinali, Benedetto XVI rivolge subito un pensiero speciale ai giovani. A loro il Papa appuntamento alla GMG di Colonia ed assicura: come con il suo amato predecessore saranno degli “interlocutori privilegiati”. Quindi, nella Messa di inizio Pontificato, mette l’accento sulla giovinezza della Chiesa, sempre giovane, perché Cristo è vivo:

 

“Sì, la Chiesa è viva - questa è la meravigliosa esperienza di questi giorni. Proprio nei tristi giorni della malattia e della morte del Papa questo si è manifestato in modo meraviglioso ai nostri occhi: che la Chiesa è viva. E la Chiesa è giovane!”

 

I giovani sono dunque nel cuore di Benedetto XVI, che agli Angelus domenicali, così come nelle udienze generali, riserva loro sempre un’attenzione particolare. Più volte, in tali occasioni, li invita a porsi alla scuola di Maria per imparare ad amare e seguire Cristo sopra ogni cosa. Con l’avvicinarsi dell’appuntamento di Colonia, poi, il Papa esorta i giovani a mettersi in cammino. E’ il 17 luglio, il Santo Padre parla da Les Combes:

 

“…Voi giovani, che siete venuti per questo mio primo Angelus in montagna. Spiritualmente siamo tutti già in cammino per Colonia. Ci vediamo tutti a Colonia”.

 

E prima di lasciare la sua residenza valdostana, Benedetto XVI torna a soffermarsi sulla GMG. E’ il 31 luglio: all’Angelus il Papa dialoga con i ragazzi: “Il mio cuore è giovane”, afferma. Parole accolte da applausi entusiasti:

        

“Si avvicina la ventesima Giornata Mondiale della Gioventù…(applauso)   e alla quale, a Dio piacendo, parteciperò anch’io, anche se non sono più giovane ma il cuore è giovane”.

 

Proprio a Les Combes il Papa offre alcune significative riflessioni sul mondo giovanile. L’occasione è data dall’incontro con il clero valdostano, nella chiesa d’Introd. Benedetto XVI sottolinea la necessità “di attirare alla Chiesa i giovani”:

 

Allora io direi che è importante che i giovani possano scoprire la bellezza della fede, che è bello avere un orientamento, che è bello avere un Dio amico che ci sa dire realmente le cose essenziali della vita”.

 

Al fattore intellettuale, spiega, “deve essere poi accompagnato” un “fattore affettivo e sociale”, una “socializzazione nella fede”, perché “la fede può realizzarsi solo se ha anche un corpo e ciò implica l’uomo nelle sue modalità di vivere”:

 

Ma dato che la vita sociale si è allontanata dalla fede, noi dobbiamo – visto che anche le famiglie spesso non offrono una socializzazione della fede – offrire modi di una socializzazione della fede, affinché la fede formi comunità, offra luoghi di vita e convinca in un insieme di pensiero, di affetto, di amicizia della vita”.

 

E aggiunge: “costruire la vita, il futuro, esige anche la pazienza e la sofferenza”. La Croce, avverte, “non può mancare anche nella vita dei giovani”.  Alla GMG è dedicato l’Angelus di domenica scorsa. Benedetto XVI è nella sua residenza estiva di Castel Gandolfo. Colonia, sottolinea, deve diventare un luogo dove i giovani cristiani del terzo millennio riscoprano la santità:

 

“I Santi sono coloro che hanno accolto questo dono e sono diventati veri adoratori del Dio vivente, amandolo senza riserve in ogni momento della loro vita. Con il prossimo incontro di Colonia, la Chiesa vuole riproporre a tutti i giovani del terzo millennio questa santità, vetta dell’amore”.

 

Il Papa dal cuore giovane si appresta così ad incontrare i giovani di tutto il mondo per ribadire, come all’inizio del suo Pontificato, che “la Chiesa è viva, la Chiesa è giovane”.

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Ma qual è la particolarità della Giornata Mondiale della Gioventù di quest’anno? Giovanni Peduto lo ha chiesto all’arcivescovo Stanislaw Rylko presidente del Pontificio Consiglio per i Laici:

 

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R. – Così come le precedenti edizioni, anche la ventesima Giornata Mondiale della Gioventù ha la sua specifica peculiarità che risulta soprattutto dal luogo nel quale si svolge: la città di Colonia, cioè il cuore dell’Europa. E l’Europa sta vivendo oggi una forte crisi della propria identità, sta rinnegando – almeno a livello delle istituzioni europee – le proprie radici cristiane. Da qui nasce una grande sfida che devono cogliere questa volta specialmente i giovani europei, di dare, cioè, in occasione di questa Giornata, una forte e persuasiva testimonianza di fede facendo vedere a tutto il mondo che il cristianesimo non è solo un glorioso passato del nostro continente, ma soprattutto il suo presente e il suo futuro, proprio nelle giovani generazioni dei discepoli di Cristo.

 

D. – Eccellenza, quale messaggio danno queste Giornate mondiali della Gioventù, e i giovani come rispondono?

 

R. – Sulle orme dei Re Magi, i giovani del mondo intero si sono messi in cammino avendo davanti agli occhi lo stesso traguardo dei Magi: cercare, trovare e adorare Cristo. “Siamo venuti per adorarlo”: ecco il motivo di questa grande avventura spirituale che sta per iniziare a Colonia. Il Papa propone ai giovani questa volta di riscoprire l’importanza dell’adorazione di Dio nella vita dell’uomo. L’adorazione che non si deve ridurre a livello puramente devozionale, pietistico! Recentemente, Papa Benedetto XVI ci ha ricordato che adorare Dio è indispensabile perché l’uomo sia se stesso! L’uomo non è mai così pienamente se stesso se non nel momento in cui si inginocchia davanti a Dio, non è mai così grande, così pieno di dignità se non quando adora Dio. Adorare Dio, quindi, permette all’uomo di scoprire la piena verità su se stesso, di vivere la propria vita nella verità. E allora il messaggio di questa ventesima Giornata Mondiale della Gioventù si potrebbe riassumere così: “Cerca di vivere la tua vita come un vero adoratore di Dio. Rifiuta ogni tipo di idolatria che la cultura moderna ci impone con tanta forza. Solo così la tua vita avrà il pieno senso”.

 

D. – Eccellenza, vogliamo offrire qualche ragguaglio tecnico circa la prossima Giornata: i partecipanti, chi vi sarà coinvolto

 

R. – La grande avventura spirituale della Giornata Mondiale della Gioventù sta per iniziare. La città di Colonia è pronta ad accogliere i giovani rappresentanti dei Paesi di tutti i continenti. I gruppi nazionali più numerosi, oltre a quello tedesco, ovviamente, sono italiani – che si annunciano in circa 100 mila –, poi francesi, spagnoli … Saranno numerosi anche i giovani dell’Europa centrorientale: i polacchi, per esempio, si annunciano in più di 25 mila. E’ significativo l’alto numero dei giovani degli Stati Uniti: quasi 30 mila. I giovani, poi, saranno accompagnati da 750 vescovi e cardinali, anche questa è una cifra-record delle Giornate mondiali. 300 vescovi hanno assunto il compito di catechisti nei tre giorni prima dell’incontro dei giovani con il Santo Padre; e le catechesi saranno pronunciate in 30 lingue diverse, quasi una piccola Pentecoste a Colonia. Ma non dimentichiamo che dietro questi numeri ci sono le storie personali di tanti giovani e un gigantesco lavoro pastorale svolto nelle diocesi, nelle parrocchie, nelle associazioni e nei movimenti ecclesiali in tutto il mondo. Il successo di ogni Giornata mondiale è un frutto maturo di questo lavoro previo, poi di una attiva partecipazione dei giovani alla celebrazione stessa e infine dipende molto dal seguito che nella pastorale ordinaria viene dato a questo importante avvenimento ecclesiale.

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A LOURDES SI CELEBRA LA GIORNATA DELLA PACE AD UN ANNO

DALL’ULTIMO VIAGGIO INTERNAZIONALE DI GIOVANNI PAOLO II

- Intervista con Marco Zacchera -

 

Lourdes festeggia domani la Giornata della Pace. Giunta alla quinta edizione l’iniziativa, nata nel Giubileo del 2000, quest’anno vuole ricordare in particolare il messaggio di pace lanciato da Giovanni Paolo II nel suo ultimo viaggio internazionale. Il servizio di Tiziana Campisi.

 

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Il 14 agosto dello scorso anno Giovanni Paolo II raggiungeva Lourdes. Era il suo centoquattresimo viaggio apostolico internazionale. L’ultimo del suo Pontificato. Nella giornata che dal 2000 la cittadina francese dedica alla pace, il Santo Padre, pellegrino tra i pellegrini e malato fra i malati, così salutò i fedeli:“Sono con voi, cari fratelli, come un pellegrino presso la Vergine; faccio mie le vostre preghiere e le vostre speranze; condivido con voi un tempo della vita segnato dalla sofferenza fisica, ma non per questo meno fecondo nel disegno mirabile di Dio”.

 

A Lourdes Papa Wojtyla ha lasciato il ricordo della sua preghiera silenziosa nella Grotta di Massabielle. Colpì tanto la sua lunga sosta davanti al luogo dell’apparizione della Madonna a Bernadette. Nell’omelia della Messa celebrata davanti al santuario mariano le sue parole sono state un invito ai cristiani ad ascoltare la Vergine, ad abbandonare il peccato. “Il male e la morte non avranno l’ultima parola”, ha ribadito. Poi un pensiero per i giovani:

 

“Ascoltate giovani. Voi che cercate risposte capaci di dare senso alla vostra vita le troverete qui”.

 

Un pellegrinaggio, quello di Giovanni Paolo II, in cui la preghiera a Maria si è fatta particolarmente intensa per invocare la pace nel mondo. Ma sulle sponde del Gave il Santo Padre ha anche espresso un toccante pensiero personale:

 

“Inginocchiandomi qui, presso la Grotta di Massabielle, sento con emozione di aver raggiunto la meta del mio pellegrinaggio”.

 

E quest’anno la Giornata della Pace di Lourdes sarà vissuta proprio nel ricordo di Giovanni Paolo II. Al centro della riflessione la realtà del Medio Oriente e la cultura della non violenza. Ma quale eco ha oggi a Lourdes l’ultimo viaggio internazionale di Papa Wojtyla? Jean-Michel Petaux lo ha chiesto a Marco Zacchera, vicepresidente dell’Unione Europea Occidentale:

 

R. – C’è ancora un vivissimo ricordo, a Lourdes, della vita di Giovanni Paolo II. L’anno scorso c’è’ stato il più grande pellegrinaggio, che è avvenuto nel momento in cui la salute del Pontefice era molto precaria. Ci sono ancora a Lourdes molte immagini di questa visita ed un ricordo vivissimo. Il nostro incontro di quest’anno, in qualche maniera, si ricollega proprio a quel viaggio, a quel grande messaggio di pace che sua Santità Giovanni Paolo II, un anno fa, ha lanciato appunto dalla grotta di Massabielle.

 

D. – Qual è il messaggio che, nella quinta Giornata della Pace, Lourdes vuole dare al mondo?

 

R. – Ogni anno a Lourdes, nella ricorrenza della festa dell’Assunta, si trovano esponenti politici, culturali e di religioni diverse che vengono un po’ da tutte le parti del mondo. Il messaggio di Lourdes è soprattutto un messaggio di speranza, dire cioè alla gente che, nonostante  le tante, troppe e brutte notizie che ogni giorno riempiono i giornali o i settimanali, c’è ancora una volontà di crescere.

 

D. – Le diverse personalità presenti a questa giornata della pace elaboreranno una carta. Qual è lo scopo di questo documento?

 

R. – Lo scopo è di produrre una carta della pace e di indicare dei temi, delle questioni, delle occasioni in cui tutti gli uomini di buona volontà di qualsiasi razza o religione, possono dare un loro contributo il più possibile concreto.

 

D. – A chi è indirizzata questa carta?

 

R. – Questa carta è indirizzata ai potenti, ai governi, ai parlamenti, agli uomini della politica, ma deve essere letta da tutti, da tutte le persone di buona volontà.

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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”

 

 

 

Apre la prima pagina il titolo “L’ardore eucaristico dei giovani pellegrini”: a Colonia la Giornata mondiale della Gioventù si apre martedì 16 agosto con la Santa Messa celebrata dal cardinale Joachim Meisner.

 

Servizio vaticano - Tre pagine dedicate alla Solennità dell’Assunzione della Beata Vergine Maria.

 

Servizio esteri - Sri Lanka: assassinato a Colombo il Ministro degli esteri; i ribelli Tamil negano responsabilità.

Nucleare: Bush non esclude l’uso della forza contro l’Iran dopo la mancata adesione di Teheran alla richiesta dell’AIEA di sospendere il programma atomico. Preoccupazione nell’Unione Europea che porta avanti una difficile mediazione.

 

Servizio culturale - Un elzeviro di Mario Gabriele Giordano, sulla tirannia della moda, dal titolo “Ma la bellezza è un’altra cosa”.

Un articolo di Maria Maggi dal titolo “Tra successi e disastri lo Shuttle termina la sua pionieristica conquista dello spazio”; dopo trent’anni di lanci la navicella potrebbe concludere in anticipo il programma di missioni previsto fino al 2010 ed essere sostituita dal “Crew Exploration Vehicle”.

 

Servizio italiano - In primo piano la questione delle intercettazioni. Il presidente della Camera Casini chiede notizie sul caso BNL al tribunale di Milano; vi sarebbero coinvolti deputati.

 

 

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OGGI IN PRIMO PIANO

13 agosto 2005

 

 

PACE A RISCHIO Nello sri lanka DOPO l’uccisione del ministro degli esteri,

Lakshman Kadirgamar. Nel paese è in vigore lo stato di emergenza

- Intervista con Francesca Marino -

 

In primo piano la delicata situazione politica nello Sri Lanka. Le Tigri per la liberazione della Patria Tamil hanno seccamente rifiutato stamani la paternità dell’assassinio del ministro degli Esteri, Lankshman Kadirgamar. L’uomo politico, 73 anni, è stato barbaramente ucciso ieri sera nella capitale Colombo, mentre rientrava a casa. Il ministro si era sempre distinto per la sua strenua opposizione ai ribelli Tamil, ma aveva coadiuvato la presidente Kumaratunga nei colloqui di pace con la guerriglia, che negli ultimi tempi avevano dato qualche risultato positivo nel porre fine ad un conflitto ultraventennale. Ed è unanime la condanna del gesto da parte della comunità internazionale che sottolinea l’importanza di continuare nel processo di pace nel Paese. Il servizio di Eugenio Bonanata:

 

 

 

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Una vera e propria esecuzione. Poco prima della mezzanotte, il ministro Kadirgamar stava rientrando a casa, a bordo della sua auto, quando un cecchino lo ha centrato con almeno sette colpi d’arma da fuoco. A Nulla è valso l’immediato ricovero in ospedale, dove l’uomo è deceduto in nottata. Un delitto compiuto in barba alle ingenti forze di sicurezza che circondano il ministro e che si presenta per ora come un mistero. Secondo il governo di Colombo è un atto terroristico compiuto dai separatisti Tamil per vendicare il 'tradimento' del ministro nei confronti delle aspirazioni della sua stessa etnia. Un atto per sabotare il delicato processo di pace, invece, per i ribelli Tamil i quali, attraverso un comunicato via internet, hanno smentito il proprio coinvolgimento. Per individuare i responsabili – affermano - si deve guardare proprio nelle file dello stesso governo, lacerato da dissensi e lotte di potere. E se la polizia ha subito iniziato a percorrere la pista dei guerriglieri Tamil, le indagini hanno messo in luce gravi responsabilità dei servizi di sicurezza che avrebbero dovuto proteggere il ministro. Sembra, infatti, che i cecchini, almeno due, si fossero appostati nei pressi dalla residenza di Kadirgamar, protetto da centinaia di guardie del corpo scelte fra i corpi d'elite. Comunque siano andate le cose, si tratta di un gravissimo colpo al difficile processo di pace fra governo e  ribelli Tamil, fra i quali da tre anni e mezzo è in vigore un incerto cessate il fuoco. Intanto, nel Paese resta lo stato di emergenza proclamato la scorsa notte dal governo. E che la situazione sia grave lo certifica l'appello alla calma lanciato, poche ore dopo il delitto, dalla presidente Kumaratunga.

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Ma quali saranno le conseguenze di questo gesto per il processo di pace nello Sri Lanka? Giancarlo La Vella lo ha chiesto a Francesca Marino, direttore della rivista on line Stringer Asia:

 

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R. – Indubbiamente il processo di pace è messo alla prova più dura degli ultimi anni. Già da molti mesi continuavano uccisioni da una parte e dall’altra. Le pressioni politiche erano insostenibili. Adesso, l’aver dichiarato lo stato di emergenza in conseguenza all’uccisione di Kadirgamar dà gli strumenti al governo per agire in modo indiscriminato e indisturbato senza alcun tipo di censura.

 

D. – Francesca Marino, quali erano i rapporti di Kadirgamar con i Tamil?

 

R. – Il ministro non era particolarmente gradito ai Tamil. Certamente, negli ultimi tempi c’erano state grosse pressioni politiche, soprattutto era saltato un accordo tra la presidente Kumaratunga e le Tigri Tamil. Un accordo per spartire in modo più equo gli aiuti dello tsunami era saltato proprio perché gli integralisti dell’altra parte singalese non volevano accordi politici con i Tamil.

 

D. – La pace si fa più difficile a questo punto?

 

R. – Sì, molto più difficile, anche se i mediatori norvegesi insistono e anche se Kadirgamar era in un certo senso un ostacolo alla pace, avendo sempre accusato i mediatori norvegesi di non essere imparziali.

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IN VOLO VERSO MARTE LA SONDA SPAZIALE STATUNITENSE

“MARS RECONNAISSANCE ORBITER”

 - Intervista con Leopoldo Benacchio -

 

È in volo verso Marte la sonda spaziale americana “Mars Reconnaissance Orbiter”: è decollata ieri da Cape Canaveral, negli Stati Uniti, alle 13:43, ora italiana. Nella sua analisi del Pianeta rosso, la sonda sarà supportata dal sofisticato radar italiano Sharad. Ma quali sono gli obiettivi di questa missione? Isabella Piro lo ha chiesto a Leopoldo Benacchio, astronomo dell’Istituto Nazionale di Astrofisica:

 

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R. – Gli obiettivi primari di questa missione sono quelli di effettuare una cartografia con una macchina fotografica di altissima qualità che può distinguere particolari grandi come un tavolo da ping pong, e anche vedere cosa c’è sotto al primo chilometro di superficie, capire se c’è acqua allo stato liquido o solido, grazie ad un sistema radar molto sofisticato di nome “Sharad” che è un vanto italiano: è stato sviluppato da un team dell’Università di Roma “La Sapienza” e supportato dall’agenzia spaziale italiana.

 

D. – Com’è fatta la sonda?

 

R. – La sonda ha un’altezza di un paio di decine di metri, porta sette strumenti ed ha una particolarità: grazie ai pannelli solari, come un aliante la sonda si tufferà dentro l’atmosfera marziana e questo rallenterà la sua corsa e abbasserà la sua orbita.

 

D. – Quali sono i tempi di lavoro della sonda?

 

R. – La sonda arriverà nel marzo dell’anno prossimo e si stabilizzerà in orbita verso novembre del 2006. Dal 2008 in poi, la sonda opererà anche come ponte radio con la terra per le prossime missioni spaziali.

 

D. – La sonda, però, non è da sola su Marte?

 

R. – C’è un altro radar che è “Marsis”, sviluppato sempre dall’Italia: sta scandagliando il sottosuolo di Marte sempre per capire che cosa c’è.

 

D. – Prima la luna, ora tocca a Marte: la conquista dello spazio sembra davvero non fermarsi più ...

 

R. – Sì, Marte è il prossimo obiettivo per portare l’uomo su un pianeta.

 

D. – Ma c’è un limite alla ricerca?

 

R. – Penso che sia sempre una questione di equilibrio e di saggezza non cadere nel delirio dell’onnipotenza e per capire quello che di importante c’è nella ricerca scientifica, ovvero  la possibilità di far progredire la qualità della nostra vita.

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IL VANGELO DI DOMANI

 

 

Domani, 14 agosto, 20a Domenica del Tempo Ordinario, la Liturgia ci presenta il Vangelo in cui Gesù, dopo aver parlato a Gerusalemme con gli scribi e i farisei, si dirige verso Tiro e Sidone e incontra una donna pagana: è una Cananea, che, gridando disperata, chiede al Signore di guarire la figlia, “crudelmente tormentata da un demonio”. Ma Gesù non le rivolge neppure una parola, anche quando i discepoli gli chiedono di esaudirla, almeno perchè smetta di gridare. 
La donna, pur trattata duramente dal Signore, non cessa di pregare, insistendo tenacemente nella sua richiesta. Allora Gesù dice:

 

«Donna, davvero grande è la tua fede! Ti sia fatto come desideri». E da quell'istante sua figlia fu guarita. 

 

Su questo brano evangelico ascoltiamo il commento del teologo gesuita padre Marko Ivan Rupnik:

 

 

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Gesù lascia i farisei e gli scribi nelle loro sterili discussioni, attaccati alle virgole della loro tradizione. Non riescono ad accettare il dono che viene dal cielo. La loro religione ideologica impedisce di avere uno sguardo limpido su Gesù e un cuore in grado di accoglierlo. Sono le loro convinzioni ad avere la priorità davanti a Cristo. Cristo si incammina nelle terre pagane e subito viene una donna straniera che grida verso di lui. La sua preghiera si fa grido: “Non passare Signore, guardami, prendimi con te, fammi la grazia, Figlio di Davide”. E’ una donna pagana a dare a Cristo il titolo di Signore, cioè Dio, e figlio di Davide, cioè Re messianico, il Salvatore. La pagana lo riconosce mentre i suoi non lo hanno riconosciuto. La donna lo guarda dalla propria verità, cioè da un urgente, enorme bisogno di aiuto, di salvezza. Lei, come donna, creata per dare la vita, guarda la propria figlia morente, perciò si rivolge a Colui che è la fonte, è il Signore della vita, l’unico che può darla.

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CHIESA E SOCIETA’

13 agosto 2005

 

 

LA COREA DIVENTA LA 82.MA PROVINCIA DELLA COMPAGNIA DI GESÚ.

IL DECRETO VERRÁ FIRMATO DAL PREPOSITO GENERALE DEI GESUITI,

PADRE PETER-HANS KOLVENBACH, IL 15 AGOSTO,

GIORNO DELLA SOLENNITÁ DELL’ASSUNTA

 

ROMA. = C‘è grande attesa tra i membri della Compagnia di Gesù per la firma del decreto che trasforma la Regione Indipendente della Corea in una Provincia. Era il 25 febbraio del 1955 quando il padre generale Janssens creò la Missione di Corea affidandola alla Provincia del Wisconsis. Proprio 30 anni dopo, il 25 febbraio del 1985, il preposito generale, Peter-Hans Kolvenbach cambiò il suo status in Regione Indipendente. Il 15 agosto prossimo la Corea diventa la 82ma Provincia della Compagnia di Gesù. Dopo la firma del decreto, il preposito generale si recherà in visita nel Paese asiatico, dove, il 1 settembre in occasione di una messa di ringraziamento da lui presieduta, alcuni gesuiti pronunceranno i voti della definitiva incorporazione nella Compagnia. Al 1 gennaio 2005 erano 136 i gesuiti presenti in Corea: 83 sacerdoti, 38 scolastici, 3 fratelli e 20 novizi. (D.L.)

 

 

LA CHIESA CILENA INVITA I CANDIDATI ALLE PROSSIME ELEZIONI PRESIDENZIALI

AD EFFETTUARE PROPOSTE CHIARE E CONCRETE IN GRADO DI MIGLIORARE

LA CONDIZIONE SOCIALE ED ECONOMICA DEL PAESE E DELLA SUA POPOLAZIONE

 

CILE. = I vescovi del Comitato permanente della Conferenza episcopale del Cile invitano i candidati alla presidenza del Paese a presentare chiaramente ai cittadini i propri programmi ed a proporre azioni concrete che permettano di ridurre le differenze sociali, rinforzare la famiglia e sostenere la vita, la salute, i lavoratori e la Terza Età. Attraverso una dichiarazione pubblica intitolata “Responsabilità e trasparenza nel processo elettorale”, i presuli invitano tutti i candidati a riflettere sulle iniziative che possano aiutare il Paese ed i suoi cittadini ad avanzare nella loro vita democratica. Nel documento si legge che “è un diritto ed un dovere dei cittadini conoscere dettagliatamente i programmi dei candidati, così come i valori ed i criteri su cui si basano”. “In particolare – continuano i vescovi – chiediamo proposte concrete in grado di promuovere una maggiore eguaglianza e di eliminare le grandi differenze sociali, economiche e culturali esistenti nel nostro Paese”. Secondo quanto si legge nella dichiarazione, è dovere dei candidati presentare i loro programmi in maniera chiara, opportuna e trasparente poiché queste promesse elettorali costituiscono un autentico compromesso con il Paese. Il comitato indica, inoltre, come tutta la popolazione deve partecipare alla vita del Paese e al processo delle nuove autorità, sottolineando come il voto rappresenti un modo privilegiato di esercitare questa responsabilità. L’appello della Chiesa cilena si aggiunge a quello già lanciato nel mese di aprile, quando nel corso della 89.ma Assemblea plenaria della conferenza, i vescovi dichiararono scandaloso il divario sociale esistente nel Paese.(D.L.)

 

 

“LA NUOVA LEGGE CHE EQUIPARA IL MATRIMONIO FRA CONTRAENTI

DELLO STESSO SESSO A QUELLO ETEROSESSUALE, POTREBBE ESSERE

 INCOSTITUZIONALE”. È QUANTO AFFERMATO DA FRANCISCO JAVIER GARCIA,

GIUDICE DELLA LOCALITÁ SPAGNOLA DI TELDE CHE HA APERTO IL CASO

DOPO AVER BLOCCATO TRE CELEBRAZIONI LO SCORSO 30 LUGLIO

 

MADRID. = “C’è una possibile contraddizione tra la nuova legge e l’articolo 32 della costituzione spagnola, che menziona il diritto a contrarre matrimonio solo per un uomo e una donna”. Così Francisco Javier Garcia, giudice della località di Telde, nelle isole Canarie commenta la sua decisione di sollevare la questione d’incostituzionalità sulla legge che in questi ultimi mesi ha spaccato la società spagnola, innescando continue polemiche. Il provvedimento che equipara le nozze omosessuali a quelle tradizionali era stato approvato lo scorso 30 giugno e rappresenta l’attuazione pratica della promessa fatta dal neo-premier Josè Luis Zapatero nel corso della campagna elettorale per le elezioni del 2004. Contro il provvedimento, decine di migliaia di spagnoli hanno manifestato il 18 giugno a Madrid per chiedere al governo di ritirare il progetto di legge allo scopo di salvaguardare e proteggere la famiglia. Anche la conferenza episcopale nazionale, ha condannato duramente la norma. I vescovi, infatti, hanno denunciato l’eliminazione del matrimonio dal codice civile in quanto unione tra uomo e donna, e la sua riduzione a mero contratto rescindibile unilateralmente. I presuli hanno invitato inoltre, a respingere qualsiasi complicità con l’ingiustizia esortando la società spagnola a mobilitarsi in difesa, del matrimonio, della famiglia e dei bambini. Recentemente l’arcivescovo di Valencia, mons. Augustín García-Gasco, in un comunicato, ha ribadito: “L’equiparazione che si vuole promuovere fra la famiglia di fondazione matrimoniale e le altre forme di convivenza fra persone dello stesso sesso danneggia l’identità e la verità del matrimonio e della famiglia”. Il caso del giudice di Telde, non è comunque isolato. Un altro magistrato, infatti, Laura Alabau, aveva impedito, lo scorso 19 luglio, la celebrazione di un matrimonio omosessuale sollevando, anche in questo caso, la questione d’incostituzionalità. Dura la reazione del governo spagnolo che in una nota emessa dal ministero di Giustizia ha denunciato la mancanza della legittimazione degli incaricati civili per promuovere questioni di legittimità. A difesa del magistrato è invece intervenuto il presidente del Tribunale Supremo e del Consiglio generale del potere giudiziario. (D.L.)

 

 

GIOVANI AFRICANI INSIEME PER DISCUTERE I PROBLEMI DEL CONTINENTE. AIDS,

 POVERTÁ, MINACCIA ALL’AMBIENTE E DIVARIO TECNOLOGICO: QUESTI I TEMI

DA AFFRONTARE. MA ANCHE LO SPORT COME MEZZO PER PROMUOVERE

GLI IDEALI DI PACE E TOLLERANZA

 

MAROCCO. = Rappresentanti di giovani provenienti da tutta l’Africa s’incontreranno la prossima settimana in Marocco per discutere insieme dei principali problemi che investono il continente: dalla sindrome di immunodeficienza acquista (AIDS), alla povertà, passando attraverso le minacce all’ambiente e il divario tecnologico. Dal 18 al 23 agosto, i giovani si riuniranno nella località turistica di Ifrane per confrontare esperienze, dubbi e speranze. Secondo quanto riferisce l’agenzia missionaria MISNA, all’incontro - il secondo di questo tipo dopo quello dello scorso anno a Dakar - parteciperanno anche un centinaio di delegati provenienti da Paesi asiatici e latinoamericani. Il tema centrale del vertice di quest’anno sarà lo sport, inteso come mezzo per promuovere tra i giovani ideali di pace, tolleranza, ma anche veicolo attraverso cui lanciare campagne di sensibilizzazione su temi più delicati quali AIDS e droga. (D.L.)

 

 

EMERGENZA COLERA IN GUINEA BISSAU. GIÁ 6 MILA I CASI DI CONTAGIO. L’ONU LANCIA UN APPELLO: “SERVONO 100 MILIONI DI DOLLARI PER DEBELLARE L’EPIDEMIA”

 

GUINEA BISSAU. = Tre morti al giorno. Questo il drammatico dato che accompagna la Guinea Bissau dall’inizio dell’estate. A causa di una violenta epidemia di colera che ha già contagiato 6mila persone uccidendone un centinaio. La zona più colpita è quella della capitale Bissau, ma le morti più numerose si registrano nella regione occidentale di Biombo. Sono purtroppo le condizioni igieniche e la scarsità di mezzi economici a rendere fatale una patologia che potrebbe essere banale. Pochi medicinali e un adeguato apporto di sali minerali, infatti, potrebbero debellare i sintomi dell’infezione nel giro di pochi giorni. Il governo lamenta la mancanza di medicinali mentre le Nazioni Unite lanciano un appello: “Basterebbero 100mila dollari a fermare il contagio”. Intanto però, l’arrivo dei primi soccorsi è stato ostacolato da inspiegabili motivi burocratici. Bloccati per diversi giorni nel porto della capitale, infatti, gli aiuti inviati dal Portogallo e dall’organizzazione umanitaria “Medici del Mondo” sembrano non essere ancora giunti a destinazione. La situazione è estremamente difficile anche negli ospedali. Alcune fonti religiose hanno confermato all’agenzia missionaria MISNA la mancanza di medicinali ed hanno espresso tutta la loro perplessità per la sostanziale indifferenza della classe politica verso il fenomeno. Intanto l’epidemia si diffonde anche nei Paesi limitrofi. Il Niger già stremato da una tremenda carestia registra centinaia di casi d’infezione. Sul posto è già presente una squadra dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) per tentare di isolare i malati e circoscrivere il raggio dell’epidemia. (D.L)  

 

 

UN TRATTATO SUI DIRITTI DEI PORTATORI DI HANDICAP.

QUESTA UNA DELLE NUOVE SFIDE DELLE NAZIONI UNITE. IL TRATTATO,

DISCUSSO NEL CORSO DI UNA CONFERENZA

AD HOC, DOVREBBE ESSERE PRONTO PER IL PROSSIMO ANNO

 

NEW YORK. = Dovrebbe essere pronto fra circa un anno ed entrare poi in vigore fra il 2008 e il 2009 il Trattato sui diritti dei portatori di handicap messo a punto dalle Nazioni Unite. L'annuncio è stato dato dall'ambasciatore neozelandese, Don MacKay, che ha presieduto una conferenza di due settimane sul trattato stesso. Secondo quanto riferito dal diplomatico, il documento dovrebbe obbligare i Paesi firmatari a vietare per legge qualsiasi discriminazione per invalidità. Il rispetto delle scadenze, secondo Mackay, dipenderà dai progressi della prossima riunione, fissata per gennaio 2006, quando i delegati prenderanno in esame una prima bozza di accordo trasformando i lavori in un vero e proprio negoziato. (D.L.)

 

 

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24 ORE NEL MONDO

13 agosto 2005

- A cura di Amedeo Lomonaco -

 

 

In Iraq, notizie di segno diverso: ieri, soldati americani, coinvolti in una sparatoria, hanno ucciso 15 civili nei pressi di Ramadi; oggi, il presidente iracheno Talabani ha annunciato che la bozza della Costituzione potrebbe essere pronta domani. Il nostro servizio:

 

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Dopo un attacco della guerriglia contro un convoglio militare statunitense, i soldati americani hanno aperto il fuoco. Nella sparatoria sono rimaste coinvolte numerose persone che uscivano da una moschea. E’ stata una strage: sono morti 15 civili, tra i quali 8 bambini. Testimoni oculari hanno precisato che l’episodio è avvenuto ieri, nei pressi di Ramadi, vicino ad una moschea gremita di fedeli per la preghiera del venerdì.   La popolazione locale ha accusato le forze statunitensi di aver condotto un’operazione sommaria, ma il comando americano ha negato che i soldati abbiano sparato indiscriminatamente sulla folla. Sul versante politico, si intensificano gli sforzi per ultimare la stesura della Costituzione. Il presidente iracheno Talabani ha detto che la bozza potrà essere pronta domani. In un clima di grande tensione, nel quale al Qaeda  ha minacciato di uccidere tutti gli imam e i predicatori favorevoli alla Costituzione, sono stati comunque raggiunti importanti accordi sul  nome del Paese, che si chiamerà Repubblica dell’Iraq, sulla regolarizzazione dei combattenti “peshmerga” e sul rientro dei curdi a Kirkuk entro la fine dell’anno. Nessuna intesa, invece, è stata trovata sulla richiesta sciita di uno Stato federalista nel sud. I leader iracheni hanno raggiunto, invece, un accordo per la gestione e la ridistribuzione delle risorse derivanti dalle vendite del petrolio, di cui l’Iraq è uno dei principali esportatori mondiali.

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La marcia del prezzo del petrolio non si arresta. Dopo aver fatto registrare ieri il nuovo record storico di 67 dollari al barile, si teme ora una ulteriore impennata nelle prossime settimane. Secondo gli esperti, le cause principali di questo incremento sono legate alla contrazione della capacità di trasformazione del greggio in diverse raffinerie americane e al clima di tensione tra Iran e Stati Uniti dopo la riapertura, da parte di Teheran, della centrale nucleare di Isfahan.

 

Gli Stati Uniti non escludono l’uso della forza contro l’Iran se il governo di Teheran si rifiuterà di porre fine al suo programma nucleare. Lo ha affermato il presidente americano, George Bush, in un’intervista all’emittente pubblica israeliana. “In un recente passato – ha ricordato il capo della Casa Bianca, riferendosi all’Iraq – siamo ricorsi alla forza per garantire la sicurezza del nostro Paese”. Ma c’è davvero la possibilità che la tensione con l’Iran degeneri in un conflitto? Risponde il giornalista iraniano Ahmad Rafat, intervistato da Andrea Sarubbi:

 

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R. – Certamente è un rischio che minaccia la precaria stabilità della regione mediorientale e del Golfo Persico. Io credo che ogni Paese presenti situazioni specifiche. L’Iran, per una serie di ragioni strategiche e politiche, non è l’Iraq di Saddam Hussein: è un Paese più grande, con un esercito molto più compatto. In Iran, inoltre, la società civile è più attiva. Ci sono da settimane, in tutto il Paese, proteste continue: nel Kurdistan, nel Belucistan e nelle regioni del sud. Si potrebbe anche verificare che qualche potenza internazionale straniera, anziché inviare i propri militari in Iran, decida di sostenere un movimento già presente nel Paese. Nel medio periodo si potrebbe arrivare alla crisi dell’attuale governo e, possibilmente, e ad un cambio dell’esecutivo iraniano senza dovere intervenire.

 

D. – Da Vienna, l’AIEA ha ribadito ieri la richiesta di bloccare le attività di conversione dell’uranio, ma l’ex presidente Rafsanjani ha definito la decisione “irreversibile”. Migliaia di manifestanti sono poi scesi in piazza a Teheran per protestare contro le pressioni di Francia, Germania e Gran Bretagna. Lo stallo, dunque, permane …

 

R. - Siamo ritornati, con la risoluzione di giovedì e con la risposta dell’Iran, alla situazione da tre anni fa, cioè ad una fase antecedente l’Accordo di Parigi firmato tra tre governi europei e la Repubblica islamica. L’Iran pretende di continuare con i propri programmi nucleari. L’Europa ed il mondo intero si oppongono. Questa situazione si è verificata perché in questi ultimi due anni non c’è stata la possibilità di trovare una soluzione per un problema che, secondo la mia opinione, non ha soluzione. L’Iran e gli iraniani sostengono il diritto di avere accesso al nucleare in una regione dove altri Paesi importanti come Pakistan, India o Israele hanno sviluppato piani atomici. Gli iraniani dunque non vogliono rimanere fuori dal “club dei Grandi”, perché ritengono di avere tutte le carte in regola per entrarci.

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In Medio Oriente, cresce l’attesa per l’imminente ritiro israeliano da Gaza. Mentre i palestinesi si preparano a celebrare l’evento definito dal presidente Abu Mazen  l’inizio di un “cammino di libertà”, i coloni israeliani contestano il premier Sharon e minacciano la secessione da Israele.

 

È ormai gravissima la crisi in Brasile, per i ripetuti scandali di corruzione che hanno coinvolto il Partito dei Lavoratori, formazione del presidente Lula, al governo dal 2002. Ieri, dopo nuove rivelazioni, il presidente è apparso in televisione, dicendosi “tradito” dai suoi stessi collaboratori. Lula ha smentito ancora di essere mai stato a conoscenza delle malversazioni avvenute all’interno del suo partito. Il servizio di Andrea Cocco:

 

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Tutto è iniziato a maggio con una videocassetta distribuita da un settimanale e trasmessa dalla televisione. Riprese da una telecamera nascosta, che immortalano il capo delle Poste brasiliane con una tangente nella valigetta. Da allora in Brasile la bufera sulla corruzione non si è mai fermata ed ha travolto uno dopo l’altro i vertici del Partito dei Lavoratori (PT). Prima, Soares tesoriere del partito, poi Dirceu, ministro e braccio destro del presidente, entrambi accusati di aver comprato i voti del parlamento con una mazzetta mensile data ai deputati più recalcitranti. E ancora molti altri i politici della formazione di governo a cadere. Ma finora la credibilità di Lula aveva resistito. Per il “presidente operaio”, che aveva fatto della lotta alla corruzione uno dei suoi baluardi, la vera batosta è arrivata nelle ultime ore. Due giorni fa, il pubblicitario Mendonca, ingaggiato da Lula per la campagna elettorale del 2002, ha confessato di essere stato pagato con soldi provenienti dalle Bahamas, spalancando le porte ai sospetti su un sistema di finanziamenti illeciti del partito. Poche ore dopo, il segretario del Partito Liberale ha ammesso di essere entrato nel governo dopo l’offerta di una mazzetta da 4,5 milioni di dollari. Lula non ha potuto far altro che rivolgersi direttamente ai cittadini con un messaggio trasmesso dalla televisione all’ora di pranzo. “Mi sento tradito, non mi vergogno a chiedere scusa”. Ma l’inter-vento, privo di ogni riferimento alle recenti accuse, non ha convinto l’oppo-sizione, che sta valutando l’ipotesi di avviare la procedura di destituzione, e nemmeno i brasiliani, come mostra un indice di popolarità oramai ai minimi storici. Sull’argomento si attende anche un documento dei vescovi brasiliani. “Dobbiamo dare speranza al progetto di un Brasile che progredisce”, ha detto ieri ai nostri microfoni il cardinale Claudio Hummes, arcivescovo di San Paolo, “un Brasile che diventi più giusto, più fraterno, più umano. Il popolo brasiliano è più grande di un partito o di un governo”.

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In Malaysia è cessato l’allarme smog: dopo quasi due settimane è scomparsa, infatti, la densa cappa di fumo e ceneri generata da enormi incendi nelle foreste della vicina Indonesia. Giovedì scorso il governo di Kuala Lumpur aveva dichiarato lo stato d’emergenza in due città costiere, Port Klang e Kuala Selangor, dove è stato registrato, nei giorni scorsi, un alto livello di inquinamento.

 

In Italia, una grande pietra, del peso di oltre 40 kg, è stata lanciata da un cavalcavia nei pressi di Cassino, in provincia di Frosinone. Il folle e ingiustificabile gesto ha causato la morte di una persona. L’auto su cui viaggiava la vittima si è ribaltata dopo avere urtato il masso che ingombrava la corsia centrale dell’autostrada Milano - Napoli.

 

 

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