RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno XLIX n. 220 - Testo della trasmissione di lunedì 8 agosto 2005

 

 

Sommario

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

Speciali indulgenze per chi parteciperà alla GMG di Colonia: la decisione di Benedetto XVI contenuta in un apposito decreto della Penitenzieria Apostolica. Il Papa ha parlato della GMG  all’Angelus di ieri: intervista con il cardinale Georges Cottier, mentre padre Francesco Pecori Geraldi ci parla delle proposte dei gesuiti per i ragazzi della GMG

 

OGGI IN PRIMO PIANO:

Linea dura di Koizumi, dopo la bocciatura della riforma postale: sciolta la Camera Bassa, il Giappone al voto a settembre. Intervista con Roberto Maggi

 

60 anni dopo, Nagasaki si appresta a commemorare le vittime della bomba atomica: con noi, padre Renzo De Luca

   

Al via questa sera a Pesaro il Rossini Opera Festival: ce ne parla Alberto Zedda

 

CHIESA E SOCIETA’:

La Chiesa celebra la memoria di San Domenico di Guzmán, fondatore dell’ordine dei Frati Predicatori

 

In Cina due gravi incidenti in miniera nelle ultime 24 ore: le vittime potrebbero essere più di 100

Violenta epidemia di colera in Guinea Bissau: decine i morti

 

Allarme della FAO in Indonesia. Ancora morti in mare: le barche costruite con i fondi raccolti dopo lo tsunami  non sono sicure

 

Migliaia di rifiuti in orbita nello spazio minacciano le prossime missioni: l’annuncio del mensile Modus Vivendi

 

24 ORE NEL MONDO:

Medio Oriente: dopo le dimissioni del ministro Netanyahu, il premier Sharon conferma il ritiro da Gaza. Avviati colloqui nel partito del Likud

 

L’Iran ha ripreso oggi le attività nell’impianto nucleare di Isfahan sotto il controllo dell’AIEA

 

 

 

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

8 agosto 2005

 

 

SPECIALI INDULGENZE PER CHI PARTECIPERA’ ALLA GMG DI COLONIA:

 LA DECISIONE DI BENEDETTO XVI CONTENUTA IN UN APPOSITO DECRETO

 DELLA PENITENZIERIA APOSTOLICA. SUL TEMA DELL’ADORAZIONE ALL’ANGELUS

DI IERI, INTERVISTA CON IL CARDINALE GEORGES COTTIER

- A cura di Alessandro De Carolis -

 

A una settimana ormai dall’inizio della 20.ma Giornata Mondiale della Gioventù, Benedetto XVI ha deciso di dare ulteriore risalto all’appuntamento di Colonia disponendo la concessione di speciali indulgenze plenarie e parziali per chi vi prenderà parte e per chi, pur lontano, ne vivrà i momenti spiritualmente unito nella preghiera. Le norme per la concessione delle indulgenze sono contenute in un Decreto della Penitenzieria Apostolica, che reca la data dello scorso 2 agosto, memoria della Porziuncola. Ce ne parla Alessandro De Carolis:

 

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Secondo il decreto disposto da Benedetto XVI, l’indulgenza plenaria potrà essere ottenuta alle solite condizioni che prevedono la Confessione sacramentale, la Comunione eucaristica e la preghiera secondo l'intenzione del Sommo Pontefice. I fedeli che, precisa il Decreto della Penitenzieria, “con animo distaccato da qualunque peccato” intenderanno lucrarla, potranno farlo partecipando “attentamente e devotamente a qualche funzione, durante la XX Giornata Mondiale della Gioventù a Colonia e alla sua solenne conclusione”. Ma nei giorni della GMG, anche gli altri fedeli, “dovunque si trovino”, potranno ottenere l’indulgenza, in questo caso parziale, se – stabilisce il documento pontificio – “almeno con animo contrito, chiederanno a Dio, con ferventi preghiere, che i giovani cristiani si rafforzino nella professione della Fede, si confermino nell'amore e nel rispetto verso i propri genitori, e si impegnino fermamente a modellare secondo le sante norme del Vangelo e della Madre Chiesa la nuova famiglia che essi stessi formeranno o hanno già formata, oppure la propria vita secondo la vocazione che Dio ha indicata ad ognuno”.

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Il tema della GMG di Colonia aveva attraversato anche l’Angelus di ieri di Benedetto XVI, che aveva voluto attirare l’attenzione dei giovani in partenza su due temi in particolare: il cammino verso la santità e il valore dell’adorazione divina. Al microfono di Alessandro De Carolis, il cardinale Georges Cottier, teologo della Casa Pontificia, spiega l’importanza dell’adorazione per un cristiano e il perché i fedeli di oggi non sembrino coglierne il senso:

 

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R. – Se comprendiamo che Dio è Dio - cioè la trascendenza di Dio, la santità di Dio, che Lui è la fonte di ogni bene, nostro Creatore e nostro Salvatore – in questo  è l’atteggiamento proprio della creatura davanti al Creatore: direi dell’uomo salvato dal Salvatore. La difficoltà nel comprendere ciò viene dal nostro ambiente, molto secolarizzato, e inoltre nella stessa secolarizzazione ci sono anche tendenze che inducono all’ateismo. Penso allora sia molto importante ritrovare questo senso di Dio.

 

D. – All’opposto di questa tendenza, si nota da tempo anche un fiorire di gruppi di preghiera dediti all’adorazione. Come valuta, eminenza, questo fenomeno?

 

R. – Ma questo è un fenomeno proprio, direi, prima di tutto della Chiesa, perché l’adorazione fa parte del mistero cristiano: come capire che Dio ci ama, se non comprendiamo – diciamo – la distanza infinita che c’è tra Dio e noi, questo abisso che c’è fra la creatura e il Creatore? Dio per amore l’ha quasi cancellato, se così posso dire. Dunque, è ben comprensibile che non c’è vita profonda, non c’è riconoscimento né amore per Dio, se non c’è questo senso dell’adorazione.

 

D. –  Parlando ieri all’Angelus, il Papa – rivolgendosi ai giovani che tra poco andranno a Colonia per la Giornata Mondiale della Gioventù - ha proposto anche questo tema dell’adorazione. In base alla sua esperienza, come accolgono i giovani questo invito?

 

R. – Certamente i giovani sono alla ricerca, e dobbiamo dire che c’è una “grazia della gioventù”, per cui se da un lato assorbono più facilmente, per così dire, “l’aria del tempo”, d’altra parte sono più liberi da pregiudizi. I giovani, che hanno un senso acuto del destino della vita umana, sono più disponibili, credo, a sentire questo richiamo all’esistenza del Dio che ci ama!

 

D. – Nell’annunciare la proposta della santità ai giovani del terzo millennio, Benedetto XVI sembra voler riprendere le catechesi di Giovanni Paolo II, che più volte aveva sollecitato i giovani verso quella che lui chiamava “la misura alta della vita cristiana”…

 

R. – Non sembra soltanto riprendere, ma riprende. Nell’atteggiamento, nelle parole del Papa c’è un legame intimo con il suo predecessore, e questo tema della “misura alta della santità quotidiana” certamente è un tema che percorrerà tutto il Pontificato attuale.

 

D. – Attraverso un decreto della Penitenzieria apostolica, il Papa ha disposto, proprio in questi giorni, l’ottenimento delle indulgenze plenarie e parziali legate alla Giornata Mondiale della Gioventù: un modo di più per sottolineare l’importanza di questo evento…

 

R. – Certamente. I Papi concedono le indulgenze soltanto nei momenti caratteristici, come può esserlo un Anno Santo. Dunque, vuol dire che la Giornata Mondiale della Gioventù è riconosciuta come non soltanto un evento trasmesso dal predecessore, ma come un avvenimento importantissimo della vita della Chiesa. Questo vuol dire che la GMG non è proprietà esclusiva dei giovani: i giovani hanno certo da imparare, ma anche noi abbiamo da imparare dai giovani. Dunque, certamente queste indulgenze sottolineano l’importanza della Giornata della Gioventù!

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Intanto, sono molti i gruppi religiosi e movimenti che continuano la preparazione per la GMG di Colonia. Oggi, entra nel vivo la parte centrale del progetto internazionale “Magis”, proposto dai gesuiti. Oltre 3mila i giovani tra i 17 e i 30 anni che si riuniscono in 11 luoghi della Germania e dei Paesi vicini. Massimiliano Menichetti ha intervistato il padre gesuita Francesco Pecori Geraldi coordinatore per l’Italia del progetto “Magis”:

 

 

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R. - Questo progetto si articola in tre fasi. In una prima fase, i giovani vengono divisi in gruppetti di circa 30 persone e, fino al 13, fanno dei percorsi di avvicinamento a Lorelei, una località molto cara alla cultura, alla musica, alla poesia tedesca, che sta sul Reno. Questa per noi è una fase molto importante perché in questi piccoli centri viene agevolata la possibilità di uno scambio, di scambiare sulla propria esperienza di Dio, la propria esperienza religiosa. E sono gruppi mescolati nelle nazionalità, il che ci sembra proprio molto importante, anche in questo momento in cui si parla molto di Europa, che i giovani scambino e scoprano le proprie differenze e affinità culturali.

 

D. – Poi ci saranno tre giorni di festa, di preghiera e di incontro e la celebrazione eucaristica di domenica 14. Quindi, la partenza per Colonia …

 

R. – Il 15 agosto nel pomeriggio andiamo a Colonia e quindi poi entriamo nel pieno nell’organizzazione centrale, condividendo con tutti gli altri pellegrini, i residenti, con tutte le altre realtà ecclesiali.

 

D. – Vivere maggiormente con Dio, con se stessi e con gli altri: qual è la vostra sfida?

 

R. – La sfida, appunto, è recuperare questo aspetto dinamico della fede: certamente è il dato biblico che l’afferma, quindi in sé non è che sia un aspetto esclusivo della spiritualità ignaziana. Però, diciamo che nella spiritualità ignaziana si dà un accento a questo aspetto particolarmente forte. La vita di fede è un esodo dove continuamente, nelle diverse circostanze, cerchiamo di capire come gustare e comprendere meglio la volontà di Dio.

 

D. – Tutto questo, come si proietta verso la GMG? Come vi state preparando?

 

R. – Abbiamo vari strumenti. Il primo, fondamentale, è quello di assicurare in ogni giornata dei tempi di silenzio. Abbiamo creato dei percorsi in maniera tale da non avere solamente un’avventura di grande camminata, di sforzo fisico; ogni giorno abbiamo dei tempi di silenzio, di condivisione nei quali proprio rileggere, a partire dalle cose sperimentate nel corso del cammino e a partire anche dai vissuti della nostra vita, che pian piano riaffluiscono alla memoria, cercare di recuperare questi vissuti ed in essi vedere l’azione di Dio. Perché questo è il modo molto caro della tradizione ignaziana di pregare, cioè rileggere l’azione di Dio nella propria vita. Questo ci sembra il modo migliore per prepararci anche ai giorni della GMG.

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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”

 

 

Apre la prima pagina il titolo "Chiamati alla santità, vetta dell'amore": all'Angelus Benedetto XVI ha invitato la Chiesa universale ad una spirituale mobilitazione per vivere la Giornata Mondiale della Gioventù che si sta per svolgere a Colonia.

Il cordoglio del Papa per la sciagura aerea avvenuta, sabato pomeriggio, nel Sud dell'Italia.  

 

Nelle vaticane, una pagina dedicata al tema dell'Eucaristia.

 

Nelle estere, Medio Oriente: il Governo israeliano autorizza l'avvio della prima fase del ritiro dalla Striscia di Gaza; si dimette per protesta il Ministro delle finanze, l'ex Premier Netanyahu.

Russia: un articolo dal titolo "La salvezza di vite umane frutto della cooperazione tra Marine un tempo contrapposte"; disincagliato dai britannici il batiscafo.

 

Nella pagina culturale, un articolo di Franco Lanza dal titolo "Antonio Bresciani: il gesuita che scriveva 'feuilleton'": un itinerario nella letteratura "minore" dell'800.

 

Nelle pagine italiane, in primo piano il disastro aereo nel mare di Palermo. 

 

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OGGI IN PRIMO PIANO

8 agosto 2005

 

 

LINEA DURA DI KOIZUMI,

DOPO LA BOCCIATURA DELLA RIFORMA POSTALE:

SCIOLTA LA CAMERA BASSA, IL GIAPPONE AL VOTO A SETTEMBRE

- Intervista con Roberto Maggi -

 

Il Giappone è da questa mattina senza un ramo del Parlamento. Dopo la bocciatura, da parte del Senato, del disegno di legge sulla privatizzazione delle Poste, il premier Koizumi ha infatti sciolto la Camera bassa, indicendo elezioni anticipate per il prossimo 11 settembre. Il ministro dell’Agricoltura, contrario allo scioglimento, è stato esonerato: al suo posto, ad interim, lo stesso primo ministro. Secondo il corrispondente dell’agenzia ANSA a Tokyo, Roberto Maggi, si tratta di una crisi annunciata, che denota i difficili rapporti tra il capo del governo ed il suo partito. Sentiamolo, al microfono di Andrea Sarubbi:

 

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R. – Koizumi, da quattro anni e quattro mesi al potere, ha sempre sostenuto che la riforma delle Poste fosse la conclusione del suo progetto di riformare e rinnovare il Paese. La sua maggioranza si è spaccata su questo problema. A questo punto, il premier ha detto: “Siccome uno dei miei progetti è anche quello di riformare il partito, in modo tale che rinasca come partito riformatore, se voi siete contrari siatelo pure, ma io non recederò dal mio compito di chiedere la fiducia di nuovo al Paese, per portare a compimento i miei progetti”.

 

D. – Quindi, non è un Koizumi che vuole farsi da parte…

 

R. – Non c’è nessuna intenzione di rinunciare. Il premier ha sciolto la Camera dei deputati perché è convinto di vincere comunque le elezioni per potere poi, con un nuovo Parlamento a lui più fedele, fare approvare il progetto di legge e poi l’anno prossimo lasciare il governo, come ha sempre detto. Sta a vedere se questa sua scommessa sarà vincente o no. Ci sono indicazioni che il suo carisma, fortissimo negli ultimi quattro anni, da un po’ di tempo a questa parte perda i colpi, anche perché questa riforma del servizio postale non è stata capita. Nessuno capisce perché un sistema postale, che due anni fa è stato trasformato in ente semi-pubblico e che funziona molto bene, debba essere privatizzato. Il governo lo spiega con uno slogan: “Per un governo più piccolo ed un mondo imprenditoriale più grande”. Ma sinceramente questo messaggio non è stato recepito dagli elettori, che nel 72 per cento dei casi - secondo gli ultimi sondaggi - sono contrari a questo progetto.

 

D. – Ma i liberal democratici hanno alternative a Koizumi?

 

R. – Alternative a Koizumi non ce ne sono. C’è invece un’alternativa di partito, che si sta formando: c’è un partito democratico che è all’opposizione, ma che negli ultimi anni ha rafforzato la sua presenza sia alla Camera dei deputati, sia al Senato. È una forza politica che si legittima - almeno nelle intenzioni e in parte anche nel seguito popolare - a costruire un’alternativa. Questo è il dato significativo.  

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SESSANT’ANNI ANNI DOPO, NAGASAKI COMMEMORA

 LE VITTIME DELLA BOMBA ATOMICA

- Con noi, padre Renzo De Luca -

 

Dopo il 60.mo anniversario della distruzione di Hiroshima, il mondo si prepara a commemorare, domani, le vittime dell’attacco nucleare su Nagasaki. E’ il 9 agosto del 1945: tre giorni dopo la bomba su Hiroshima, l’aviazione degli Stati Uniti lancia un nuovo attacco atomico. Questa volta è la città portuale di Nagasaki l’obiettivo. I morti sono 75 mila. Il Giappone cede: il 15 agosto accetta la resa incondizionata. E’ la fine della Seconda Guerra Mondiale. Ma come sta vivendo la popolazione di Nagasaki questo anniversario? Alessandro Gisotti ha raggiunto telefonicamente in Giappone padre Renzo De Luca, Superiore della Casa dei Gesuiti a Nagasaki:

 

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R. – ESPECIALLY THE CHRISTIAN PEOPLE HAVE A KIND OF FORGIVENESS ...

Soprattutto i cristiani attuano il principio del perdono, cercano di elaborare la tragedia e lavorano e si impegnano affinché in futuro non abbia ad accadere nulla del genere. E’ interessante osservare, per esempio, che se si fa un confronto tra Hiroshima e Nagasaki, i sentimenti sono molto diversi. A Nagasaki il numero dei cristiani è maggiore, perché a Nagasaki c’erano stati tanti martiri. La gente era abituata ad accettare tragedie di questo tipo, causate dall’uomo o da altri eventi. Mi sembra che ci sia un maggiore senso del perdono nei riguardi del prossimo. Molti di loro lavorano per la pace, si adoperano contro gli armamenti nucleari ...

 

D. – Padre De Luca, in base alla sua esperienza, lei pensa che i giovani di Nagasaki comprendano il significato di quel giorno che ha cambiato la storia dell’umanità intera?

 

R. – WELL, IT’S NOT SO EASY TO SAY. ...

Non è tanto facile rispondere. Una delle preoccupazioni di questa gente è che le nuove generazioni dimentichino quella tragedia e lascino che i sentimenti sbiadiscano. Non è facile affermare che essi sappiano comprendere: bisogna tenere presente che per i giovani è un racconto, un film, nulla di più! Alcuni hanno perso dei congiunti in quella tragedia, sanno che è stato un disastro assoluto.  Il fatto di pregare per i nostri morti è un modo per ricordarci che anche noi abbiamo il dovere di lavorare per la pace, che questo tipo di tragedia non si è verificata soltanto perché gli americani hanno lanciato la bomba, ma anche perché sono stati i giapponesi ad iniziare questa sorta di ‘escalation’, di ‘invasione’ militare dell’Asia. Questa tragedia è stata troppo grande per consentire che avvenga di nuovo!

 

D. – In che modo i cattolici di Nagasaki vivono questo 60.mo anniversario del bombardamento nucleare?

 

R. – WELL, WE HAVE A CELEBRATION, A MASS IN THE CATHEDRAL, WITH ...

Certamente c’è la celebrazione della Messa nella Cattedrale, normalmente alla presenza del vescovo e con un centinaio di sacerdoti; alla commemorazione partecipano anche rappresentanti di altre religioni, come buddisti, shintoisti: è una specie di celebrazione inter-religiosa seguita da una celebrazione cattolica e poi dalla Messa.

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AL VIA QUESTA SERA A PESARO IL ROSSINI OPERA FESTIVAL

- Intervista con Alberto Zedda -

 

Con le note dell’opera Bianca e Falliero si inaugura questa sera il Rossini Opera Festival a Pesaro: grandi protagonisti, allestimenti scenici sontuosi e molta attesa per una nuova produzione de Il Barbiere di Siviglia che sarà realizzato al Palafestival con la regia di Luca Ronconi e le scene di Gae Aulenti. Servizio Luca Pellegrini.

 

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Viva Falliero, viva Rossini: nella sua città natale risuoneranno ancora una volta le note di capolavori entrati ormai stabilmente nel repertorio di tutti i teatri del mondo. Compositore immaginifico, Rossini è stato celebrato dal Festival a lui dedicato con la più importante forma di renaissance, di riscoperta del suo genio musicale e di studio di una corretta prassi esecutiva, che nel corso di questi ventisei anni di vita del Festival ha visto coinvolti cantanti, direttori, registi e scenografi di fama impegnati in allestimenti di spettacoli entrati di diritto nella storia del teatro musicale.

 

Il Direttore Artistico del Festival, il Maestro Alberto Zedda, ci illustra le ragioni della scelta delle tre opere che compongono il programma di questa edizione...

 

“Lei sa che le ragioni che portano un direttore a scegliere un titolo, non sono soltanto riflessioni di gusto, sono anche sempre rapportate alle possibilità. Per esempio noi sogniamo di riprendere un Guglielmo Tell ma stiamo aspettando che si verifichino le condizioni di trovare gli artisti adeguati. Per esempio, il Barbiere di Siviglia non era proprio nei nostri pensieri, ma quando Ronconi ci propose un barbiere davvero diverso, interessante, abbiamo capito che era un’occasione da non perdere. Naturalmente, abbiamo potuto contare anche su un cast straordinario e quindi la coincidenza si è imposta come scelta obbligata e non solo come scelta di ordine estetico, culturale e astratto, ma come possibilità concreta di ravvisare uno spettacolo interessante. Bianca e Falliero invece è stato ripreso volontariamente perché è una delle opere più sfuggenti, più misteriose, più dense di cose e tutto sommato diverse e insolite del Rossini napoletano. E’ nato già in un clima diverso: Rossini ha coniato e sviluppato a Napoli ed è un’opera veramente straordinaria. La terza opera è una ripresa ma una ripresa di un’opera che ha trovato un successo e una fortuna particolare grazie all’inventiva sfrenata, ma geniale, di Fò, l’abbiamo ripresa volentieri”.

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CHIESA E SOCIETA’

8 agosto 2005

 

 

 

LA CHIESA CELEBRA LA MEMORIA DI SAN DOMENICO DI GUZMAN,

 FONDATORE DELL’ORDINE DEI FRATI PREDICATORI

CHE OGGI CONTA PIÙ DI SEIMILA RELIGIOSI

- A cura di Tiziana Campisi -

 

ROMA. = Oggi la Chiesa ricorda la figura di San Domenico di Guzman, sacerdote e fondatore dei frati predicatori. “Umile ministro della predicazione”, così è noto, formatosi alla regola di sant’Agostino diede vita ad un ordine mendicante con uno stile monastico e dedito ad uno studio approfondito. Prudente, risoluto e rispettoso verso l'altrui giudizio, geniale sulle iniziative e obbediente alle direttive della Chiesa, Domenico è l'apostolo che non conosce compromessi né irrigidimenti. Patrocinava il dialogo aperto e onesto quale unica via d’intesa possibile tra persone di opinione diversa. Questo il suo testamento: “Abbiate la carità, conservate l’umiltà, possedete la povertà volontaria”. Nacque in Spagna nel 1170, a Caleruega, un villaggio montano della Castiglia. Studiò a Palencia dove venne a contatto con le miserie causate dalle continue guerre e dalla carestia. L’indigenza conosciuta lo indusse a vendere le suppellettili della propria stanza: volle costituire un fondo per i poveri. Le lunghe notti trascorse in preghiera e la sua devozione a Maria gli fecero conoscere la misericordia di Dio, per questo cercò di testimoniarne l'amore dinanzi ai fratelli. Dovendo lottare contro l’eresia albigese, fece oggetto della sua predicazione i misteri dell’Incarnazione con la recita dell’Ave Maria: è il primo germe del Rosario. Ordinato sacerdote all’età di 24 anni, fu missionario in Danimarca e percorse la Francia per contrastare l’eresia catara. Nel 1206 dà vita ad una comunità di religiose contemplative, il secondo ordine domenicano. Il ramo maschile è approvato dalla Chiesa come Ordine dei frati predicatori nel 1216 ed ha come scopo la salvezza delle anime mediante la predicazione che scaturisce dalla contemplazione. “Predicare e camminare”, recita il motto di Domenico che invia i suoi frati nelle città universitarie a studiare e ad evangelizzare. Nel 1220 e nel 1221 presiede a Bologna i primi due Capitoli Generali destinati a redigere la "magna carta" dell’ordine dei predicatori: povertà mendicante, vita comune, spedizioni missionarie. Muore il 6 agosto del 1221, Gregorio IX, a lui legato da una profonda amicizia, lo canonizzerà il 3 luglio 1234. Il suo corpo dal 5 giugno del 1267 è custodito in una preziosa arca marmorea, nella chiesa di San Nicolò delle Vigne a Bologna. Oggi, oltre alle monache, vivono secondo lo stile domenicano una cinquantina di congregazioni femminili di vita apostolica dedite ai molteplici doveri della carità: insegnamento, ospedali, case di riposo, case di accoglienza, mentre i laici testimoniano, mediante il loro impegno cristiano nelle varie professioni e nei vari ambienti, il carisma di san Domenico. L'ordine dei domenicani conta oggi più di 600 case con oltre 6000 membri.

 

 

IN CINA DUE GRAVI INCIDENTI IN MINIERA NELLE ULTIME 24 ORE

LE VITTIME POTREBBERO ESSERE PIU’ DI 100

- A cura di Rosa Praticò -

 

PECHINO. = Due tragedie nel giro di 24 ore in Cina con un bilancio complessivo di vittime che rischia di superare i 100 morti. Oggi, infatti, 14 minatori sono rimasti uccisi per  un’esplosione di gas in una galleria nella provincia di Guangdong, nel sud del Paese. E nella stessa zona, nel pomeriggio di ieri, 102 operai sono rimasti intrappolati nella miniera di carbone Daxing, in seguito ad un'inondazione. Secondo i soccorritori, le probabilità di trovare in vita i 102 minatori sono molto basse:  il livello dell'acqua nel giacimento, infatti, si sta alzando al ritmo di 50 centimetri all'ora. Ma quelli nel Guangdong sono solo gli ultimi di una lunga serie di incidenti avvenuti nelle miniere di carbone cinesi: l'anno scorso sono stati almeno seimila i morti sul lavoro. Nel Paese, infatti, la sicurezza viene spesso sacrificata alla necessità di fornire il combustibile che alimenta l'industrializzazione del Paese e la sua rapida crescita. Recentemente le autorità hanno ordinato la chiusura di oltre 5.000 miniere di carbone non ufficialmente registrate in attesa delle ispezioni. Ma l’elevata richiesta di combustibile, accentuata dal rialzo del prezzo del petrolio, ha spinto molti giacimenti a continuare illegalmente le attività. Il tutto malgrado risalga solo a febbraio scorso la peggiore catastrofe mineraria della storia cinese: allora, infatti, almeno 203 operai sono stati uccisi da un'esplosione di gas in una cava nel nordest del Paese.

                                                                                                                   

 

VIOLENTA EPIDEMIA DI COLERA IN GUINEA BISSAU

 PIU’ DI CINQUEMILA I CASI DI CONTAGIO REGISTRATI:

ALMENO 75 SAREBBERO  MORTALI

 

BISSAU. = E’ allarme in Guinea Bissau per l’epidemia di colera che da giugno scorso sta colpendo il Paese africano. Mentre l’attenzione internazionale, infatti, rimane puntata sui risultati delle presidenziali di due settimane fa,  sale il numero dei casi di contagio registrati: ormai 5220 di cui almeno 75 mortali. A riferirlo è un resoconto, diffuso tra sabato e domenica, dalle autorità sanitarie locali secondo cui la zona più colpita  è quella attorno alla capitale dove si sarebbe rilevato il 60% dei contagi. Il tasso di mortalità più preoccupante, tuttavia, si starebbe rilevando un centinaio di chilometri a nord ovest di Bissau, nell’area di Cacheu, dove si aggira attorno al 20%. Secondo le istituzioni guineane l’epidemia sarebbe completamente fuori controllo anche a causa della stagione delle piogge.                                                                                                                      (R.P.)

 

 

ALLARME DELLA FAO IN INDONESIA: DOPO LO TSUNAMI, ANCORA VITTIME

TRA I PESCATORI A CAUSA DELLA PRECARIETA’ DELLE IMBARCAZIONI

 

JAKARTA. = Dopo lo tsunami, in Indonesia si continua a morire in mare: vittime i pescatori del nord di Sumatra. La causa, secondo i responsabili locali della FAO, sarebbe da rintracciarsi nella precarietà delle imbarcazioni costruite con i nuovi fondi internazionali. “Il 60% dei nuovi pescherecci ha dei problemi – ha dichiarato Mike Savins, responsabile dell’Agenzia delle Nazioni Unite – i 2/3 di queste, infatti, portano grossi difetti di fabbricazione: sono un pericolo per la vita dei pescatori”. La costruzione delle nuove barche, infatti, avviene in fretta senza trattare il legno con apposite sostanze impermeabilizzanti. Inoltre vengono assemblate da persone con scarsa esperienza. “I pescatori che hanno perso tutto con l’onda anomala – ha spiegato Savins – sanno che non sono sicure ma le utilizzano lo stesso perché devono sopravvivere. Mentre prima uscivano in mare in gruppi di tre o quattro imbarcazioni, adesso partono in gruppi di almeno dieci per fare fronte ad eventuali incidenti”. Ad influire negativamente sulla qualità del lavoro, stando a fonti locali, sarebbe il quantitativo delle ordinazioni ricevute. Così se prima dello tsunami un falegname impiegava 12 giorni per costruire una nave, adesso una squadra di cinque persone deve completarla in un giorno, per non restare indietro. In realtà i finanziamenti investiti nella costruzione di navi non sono tanto legati all’esigenza degli abitanti del posto, quanto alla necessità di governi e ong donatrici di giustificarsi con i propri contribuenti e finanziatori. “Gli aiuti economici per il riso o per i vestiti – ha sottolineato un operatore umanitario - hanno un impatto economico relativamente ridotto. Ma una barca a motore costa circa 2 mila dollari. Sia i donatori, sia i contribuenti che pagano le tasse sono particolarmente comprensivi nei confronti di governi e ONG che distribuiscono questi grossi finanziamenti”. Secondo la Fao, più di 30 organizzazioni non governative e molti governi stranieri finanziano progetti in questa zona, senza preoccuparsi di quale sia la situazione reale sul campo. La maggior parte dei costruttori di barche più esperti, infatti, è morta nella tragedia dello scorso dicembre e nella regione manca manodopera qualificata. Nel distretto di Simpang Lima, vicino Banda Aceh, per esempio, gli abitanti lavorano ad un progetto per 150 nuove imbarcazioni sostenuto da donazioni del governo sudafricano. Tuttavia, dei 50 lavoratori coinvolti, 30 non hanno precedente esperienza nella costruzione di navi. La FAO sta mettendo a punto una serie di misure per far sì che i costruttori di barche non risparmino sui materiali e sulla cura degli assemblaggi. Il tutto include la formazione degli artigiani e di appositi ispettori, oltre alla codificazione di uno standard qualitativo preciso. (R.P.)

                   

                                                                                            

MIGLIAIA DI RIFIUTI IN ORBITA NELLO SPAZIO MINACCIANO LE PROSSIME MISSIONI:

L’ANNUNCIO DEL MENSILE MODUS VIVENDI

 

ROMA. = Chiavi, bulloni, frammenti sprigionati da esplosioni: migliaia di “rottami” gravitano intorno alla Terra mettendo a rischio le prossime missioni spaziali. Secondo un dossier diffuso dal mensile “Modus Vivendi”, infatti, nello spazio sarebbero in orbita almeno 30 mila oggetti di dimensioni superiori ai 10 cm. Ma non solo. Nella fascia compresa tra i 400 e i 4000 chilometri di altezza rispetto alla superficie terrestre, sarebbero ancora più numerosi gli oggetti compresi tra uno e dieci centimetri e tutta una serie di rifiuti più piccoli estremamente pericolosi. Questi frammenti, infatti, viaggiano nello spazio a una velocità compresa tra sette e undici chilometri orari e in un eventuale impatto con le strutture fragili e leggere dei satelliti possono liberare un'energia pari a quella di una bomba a mano. Di qui l’allarme lanciato nel dossier: “Anche noi terrestri corriamo dei rischi: dal 1957 ad oggi, infatti, sono stati oltre 20.000 i 'rientri' di rottami dallo spazio e non sempre erano di piccole dimensioni''. (R.P.)

                                                                

                                                    

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24 ORE NEL MONDO

8 agosto 2005

 

 

- A cura di Alessandro Gisotti ed Andrea Cocco -

 

A nove giorni dall’inizio del ritiro dalla Striscia di Gaza, il premier Ariel Sharon é impegnato in contatti con i dirigenti del Likud per impedire una lacerazione nel suo partito. Il terremoto politico è stato innescato dalle dimissioni rassegnate ieri da Benyamin Netanyahu dalla carica di ministro delle Finanze, in un gesto di opposizione proprio all’imminente ritiro dalla Striscia di Gaza. Il nostro servizio:

 

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Clima politico teso in Israele, il giorno dopo le dimissioni del ministro delle Finanze, Benyamin Netanyahu, in polemica con il programmato ritiro dalla Striscia di Gaza. Dal canto suo, il premier Sharon ha deciso di nominare al posto di Netanyahu il ministro dell’Industria e commercio, Ehud Olmert.

 

(GAZA WILL BECOME…)

 

“Gaza diventerà una base per il terrorismo islamico che non metterà a rischio solo Israele, ma anche il resto del mondo”, aveva affermato ieri il dimissionario Netanyahu. Decisione che non ha impedito al governo Sharon di approvare definitivamente lo sgombero del primo gruppo di insediamenti nella Striscia di Gaza con 17 voti a favore e 5 contrari. Sharon cerca ora di assicurarsi il sostegno del ministro degli Esteri Silvan Shalom, uomo forte del partito. Dal canto suo, il rabbino Igal Kaminetsky ha lanciato un appello ai circa 9.000 coloni ebrei di Gaza affinché non abbandonino le loro abitazioni. E il governo israeliano dovrà anche affrontare il problema povertà: per il sesto anno consecutivo, infatti, aumenta nel Paese la percentuale delle famiglie che si trovano in condizioni di indigenza. Complessivamente, un milione e mezzo di israeliani vivono in povertà: di questi, oltre 700.000 sono bambini. Sul fronte palestinese: stamani, due dipendenti dell’Agenzia dell’ONU per gli aiuti ai profughi palestinesi sono state rapite e rilasciate dopo meno di un’ora nella zona di Khan Yunis. A quanto pare, questo rapimento-lampo è legato alle tensioni maturate dopo l'arresto di un dirigente di al-Fatah, da parte dei servizi palestinesi della sicurezza preventiva. Re Abdallah II di Giordania, intanto, ha invitato la comunità internazionale ad appoggiare l’Autorità nazionale palestinese per aiutarla a rafforzare la sua sovranità sulla Striscia di Gaza dopo il ritiro israeliano.

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La NASA ha deciso di rinviare ulteriormente di 24 ore il ritorno del Discovery sulla Terra, a causa delle “instabili” condizioni meteorologiche sulla zona dell'atterraggio. Lo hanno annunciato fonti del Centro Spaziale a Cape Canaveral, in Florida. In un primo momento, l'arrivo dello shuttle era stato fatto slittare di circa 90 minuti, fino alle 12,22 ora italiana, a causa di una fitta coltre di nubi basse che riduceva eccessivamente la visibilità. Il Discovery rientrerà, dunque, domani alle 5,08 ora della Florida, le 11,08 in Italia.

 

L’Iran ha riaperto l’impianto di conversione dell’uranio di Isfahan, iniziando così le sue attività nucleari alla presenza degli ispettori dell’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica (AIEA). La Repubblica islamica ha ignorato, dunque, i ripetuti appelli della comunità internazionale e dell'Unione Europea a desistere dalla ripresa. Intanto, resta fissata per domani la riunione straordinaria dell'agenzia dell’ONU per la non proliferazione. Ma quale scenario potrebbe emergere da questo incontro? Eugenio Bonanata lo ha chiesto a Fabrizio Battistelli, segretario generale dell’organizzazione Archivio Disarmo:

 

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R. – Sicuramente, siamo allo scioglimento del nodo, rispetto a cui l’agenzia non è in grado di trovare una soluzione. La parola va direttamente al Consiglio di sicurezza dell’ONU. E allora, a quel punto, non abbiamo più mediazioni su cui cercare una soluzione, ma direttamente lo scontro diventa tutto politico in una sede dove è determinante la posizione americana. Lì sarà veramente complicatissimo per tutti, a cominciare dagli europei stessi, che si troveranno nel dilemma se legittimare una politica duramente repressiva delle violazioni iraniane, attraverso sanzioni, oppure porsi in rotta di collisione con gli Stati Uniti.

 

D. – Quali strumenti esistono nel mondo per controllare, per gestire casi di questo tipo?

 

R. – Soltanto un’azione multilaterale, nella quale cioè tutti abbiano la loro parte, tutti contribuiscano, e quindi anche tutti si sentano poi obbligati a rispettare le decisioni, ha la possibilità di contrastare questa deriva pericolosissima.

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Sempre in Iran, agenti della giustizia ultra conservatrice di Teheran hanno fatto irruzione stamattina nell'abitazione del giornalista Akbar Ganji, il più noto dei prigionieri politici iraniani, che sta attuando lo sciopero della fame in carcere, e l'hanno perquisita. La notizia è stata diramata dai famigliari di Ganji. Il giornalista è al 59.mo giorno di sciopero della fame. Nel 2001, è stato condannato a sei anni di prigione dopo un articolo in cui chiamava in causa diversi dignitari per una serie di uccisioni di scrittori e intellettuali riformisti.

 

In Gran Bretagna, quattro presunti attentatori del 21 luglio sono comparsi stamani in tribunale nel carcere di Belmarsh, udienza nella quale sono state contestate loro le incriminazioni formali per cospirazione finalizzata all'omicidio. I presunti terroristi, che sono anche accusati di possesso di esplosivi, sono stati portati al carcere tra imponenti misure di sicurezza. Dal canto suo, il governo della Zambia ha estradato in Gran Bretagna Haroon Rashid Aswat, ritenuto un esponente di Al Qaeda e sospettato di essere coinvolto negli attentati del 7 luglio.

 

Nuovo record del petrolio, che nelle contrattazioni elettroniche pre-mercato scambiate sulla piazza newyorkese ha toccato i 62,90 dollari al barile. Si tratta del valore più alto da quando è stato istituito il futures sul mercato americano, nel 1983.  A spingere verso l’alto i prezzi, sono ancora le previsioni per la domanda in crescita e le preoccupazioni per le forniture provenienti dal Medio Oriente, in particolare Iran e Arabia Saudita.

 

In Mauritania, il colonnello Mohamed Vall, capo della giunta militare che mercoledì scorso ha preso il potere nel Paese africano, ha nominato il nuovo primo ministro. Si tratta di Ould Boubacar, ex ambasciatore mauritano a Parigi e uomo politico considerato molto vicino al deposto presidente Ould Taya, attualmente rifugiatosi in Niger, di cui è stato primo ministro nel 1992. A Boubacar, toccherà dirigere il governo fino all’indizione, non prima di due anni, di nuove elezioni. Altra decisione presa dai militari, la liberazione di 21 islamisti in carcere dallo scorso maggio con l’accusa di appartenere a un’organizzazione terroristica.

        

Il presidente sudanese, Oumar el Bachir, ha decretato l’istituzione di una Commissione ministeriale per indagare sui disordini seguiti alla morte di Jhon Garang, vice presidente e capo degli ex ribelli del Movimento popolare per la liberazione del Sudan. Più di 1600 persone sono state arrestate per la rivolta, iniziata con le proteste dei simpatizzanti del SPLM e durata tre giorni. Il bilancio delle vittime è stato particolarmente pesante a Karthoum dove i morti sono 111. Intanto, dopo i funerali di Garang, il Paese sembra tornare alla calma. Domani, è prevista la cerimonia di insediamento del nuovo numero uno del SPLM, Silva Kiir, alla vicepresidenza della Repubblica.

        

Un alto tasso di astensione ha caratterizzato le elezioni municipali in Venezuela, dove domenica scorsa si è votato per il rinnovo di circa 6 mila amministrazioni locali. Nonostante le esortazioni al voto lanciate sia dal partito del presidente Hugo Chavez che dall’opposizione, secondo gli osservatori internazionali meno del 15-20 per cento degli aventi diritto si è recato alle urne. Un dato che conferma la media venezuelana per questo tipo di consultazioni, storicamente ferma attorno al 70 per cento.

        

Continuano nel mare al largo di Palermo le ricerche delle tre persone ancora disperse dopo l’incidente dell'Atr 72 tunisino, precipitato sabato scorso. Intanto, proseguono a ritmo serrato le indagini per individuare le cause della sciagura aerea. Riflettori puntati sul carburante contenuto nei serbatoi dell'aereo. Dal canto suo, la compagnia aerea Air One ha messo a disposizione dell'Enac un aereo per il trasporto a Bari – oggi pomeriggio – delle salme e dei familiari delle vittime del disastro aereo dell’Atr.

 

Il Ministero degli interni di Riad ha affermato oggi che non ci sono informazioni attendibili su una minaccia di attacco nel Paese, alcune ore dopo che gli Stati Uniti hanno annunciato la chiusura per due giorni delle rappresentanze diplomatiche in Arabia Saudita.

 

Turchia. Stavano probabilmente preparando un ordigno esplosivi le due persone morte e le quattro ferite nell'esplosione avvenuta stamani ad Istanbul, nel quartiere popolare di Zeytinburnu. Lo ha lasciato intendere chiaramente il  capo della questura di Istanbul, Celalettin Cerrah, in una sua dichiarazione alla stampa.

 

In Iraq, il gruppo Ansar al Sunna, legato alla rete terroristica Al Qaeda, ha annunciato di aver “giustiziato” con colpi d'arma da fuoco un uomo, definito “grande spia” irachena che lavorava per le Forze armate americane in Iraq. Intanto, la società presso cui lavorano i tre cittadini turchi presi in ostaggio da un gruppo armato iracheno che minaccia di ucciderli ha chiesto oggi la loro liberazione.

 

La Russia spera ancora nel successo del negoziato a sei sui programmi nucleari della Corea del Nord, dopo il nulla di fatto dell'ultimo round, conclusosi peraltro non con una rottura definitiva, ma con un rinvio e l'indicazione  di una ripresa dei lavori per fine agosto-inizio settembre. Lo si legge in una nota diffusa oggi dal Ministero degli esteri di Mosca, che ai colloqui a sei partecipa fin dall'inizio assieme a Cina, USA e Giappone, oltre che alle due Coree.

 

I vertici militari statunitensi hanno elaborato piani per rispondere ad attacchi terroristici sul territorio USA, nonostante la riluttanza del Pentagono a impegnarsi rispetto a operazioni nei confini nazionali. Lo riporta oggi il Washington Post. Nei documenti si prospettano piani per gestire scenari di 15 crisi potenziali e anticipare attacchi simultanei in diverse parti del Paese, scrive il giornale, citando ufficiali che hanno partecipato alla loro stesura.

 

In India, la maggiore città del Kashmir, Srinagar, è paralizzata dopo che i separatisti  hanno rivolto un appello allo sciopero generale per protestare  contro la condanna a morte di un musulmano kashmiro per l'attacco al Parlamento indiano di quattro anni fa.

 

 

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