RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno XLIX n.
216- Testo della trasmissione di giovedì 4 agosto 2005
IL PAPA E LA SANTA SEDE:
OGGI IN PRIMO PIANO:
Giunta ad Assisi la marcia-pellegrinaggio
della gioventù francescana. Interviste con i partecipanti.
CHIESA E SOCIETA’:
Appello
dell’ONU: nel Malawi necessaria
la cancellazione totale del debito
Amnesty International denuncia in un rapporto abusi in Nepal sui minori
La Chiesa ricorda oggi il Santo Curato d’Ars
Scoperta in Bulgaria una tomba del IV secolo a.C. piena d’oro
In Iraq dieci vittime in
diversi attentati. E mentre crescono le perdite americane, il presidente Bush
respinge l’ipotesi di un ritiro anticipato
Il primo incriminato per
gli attentati falliti del 21 luglio a Londra resta in carcere.
4 agosto 2005
FIDUCIA NEL SIGNORE CHE E’ PIU’ FORTE DI
TUTTI I MALI:
SUL MESSAGGIO DI INCORAGGIAMENTO AD UNA “FEDE
SERENA” DI BENEDETTO XVI,
IERI
ALL’UDIENZA, LA RIFLESSIONE DEL TEOLOGO MONS. BRUNO FORTE,
ARCIVESCOVO DI CHIETI-VASTO
“Anche
quando il credente si sente isolato e circondato da rischi e ostilità, la sua
fede deve essere serena”: così Benedetto XVI, ieri all’udienza, ha ricordato la
presenza costante del Signore che “circonda e protegge”. Lo ha fatto parlando
in concreto di situazioni difficili, di “prepotenza degli empi”, per poi ricordare
che nel Salmo 124 il Signore dice: “Io sono più forte
di tutti questi mali”. Ma come ricordare queste parole
quando il male sembra prevalere nel mondo? Fausta Speranza lo ha chiesto
all’arcivescovo di Chieti-Vasto, mons. Bruno Forte:
**********
R. – E’ la certezza di una fede
che ci dà speranza, fiducia: questo Dio, impegnatosi per l’uomo nell’alleanza
con lui, non viene meno alla sua alleanza e, dunque, anche quando in termini
umani sembra tacere o nascondersi, Egli è all’opera per i suoi. Il credente
veramente, in questo senso, non è mai solo. Benedetto XVI lo ha detto con
forza, già nei suoi primi discorsi: il credente non è solo nella vita, come non
lo è nella morte, qualunque sia la situazione del mondo. E
il mondo presente ci offre scenari certamente di violenze, di possibilità di
male e di sofferenza ma il credente deve continuare ad aver fiducia che il suo
Dio non lo abbandonerà. Mi sembra che sia uno straordinario messaggio di
fiducia e di speranza, che ci viene da questo Papa, ben consapevole dei drammi
del presente, ma anche delle miserie e delle povertà della Chiesa, eppure
fiducioso, immensamente fiducioso nella fedeltà di
Dio.
D. – Il Papa parla di isolamento, di ironia, di disprezzo, di situazioni
difficili, di scoraggiamento, di mediocrità, di stanchezza. C’è una estrema concretezza in queste parole del Papa, non le
sembra?
R. – Non solo una concretezza, ma
una descrizione – vorrei dire – coraggiosa della realtà non
solo del cuore umano, ma del cuore del credente. D’altra parte, già nelle
meditazioni per la Via Crucis del Venerdì Santo, il
cardinale Ratzinger aveva parlato con chiarezza perfino della sporcizia dei
mali che ci sono nelle Chiese. Egli non chiude gli occhi di fronte a questa
realtà, di cui anzi avverte tutto il peso e tutta la sfida,
ma questo non significa perdere una visione serena e fiduciosa della vita e
della storia. Guardare in faccia il male significa ancor più
radicarsi nella fiducia e nel bene, significa abbandonarsi nelle mani di
Dio.
D. – Benedetto XVI all’udienza ha
parlato della “prepotenza degli empi”. A questo proposito – ha detto – “ci
sarebbe anche la tentazione per i giusti di farsi complici del male per evitare
gravi inconvenienti”…
R. – Io credo che la tentazione
sia sempre duplice: da una parte, quella di semplificare le cose in una sorta di ottimismo ingenuo, ignorando la tragicità del male;
dall’altra, quella invece di cadere in una sorta di disperazione e di
pessimismo in cui ci si sente schiacciati dall’abisso del male e sembra che
nulla si possa fare. Credo che fra queste ‘Scilla e Cariddi’
debba navigare il credente, così come Benedetto XVI indica con le sue parole: navigare
in una fiducia in Dio, che non significa chiudere gli occhi di fronte ai mali
del mondo, ma avere uno sguardo sul mondo che non è
mai perdere di vista la sovranità di Dio e dunque la fiducia che essa inspira
in chi non si sente solo perché c’è il Dio della storia, accanto a lui e per
lui.
**********
BENEDETTO
XVI NOMINA IL NUNZIO APOSTOLICO IN GUINEA,
LIBERIA
E GAMBIA: E’ IL PRESULE INDIANO GEORGE ANTONYSAMY
Benedetto XVI
ha nominato nunzio apostolico in Guinea, Liberia e Gambia mons. George Antonysamy, finora consigliere della nunziatura apostolica
in Giordania, elevandolo in pari tempo alla sede titolare di Sulci, con dignità di arcivescovo.
Il nuovo nunzio è nato a Tiruchy in India nel 1952 ed
è stato ordinato sacerdote nel novembre del 1980.
Laureato in Teologia Pastorale, è entrato nel Servizio
diplomatico della Santa Sede nel 1987, prestando la propria opera nelle rappresentanze
pontificie in Indonesia, Algeria, Repubblica Centroafricana,
Bangladesh, Lituania e Giordania.
IMPIANTATO
PACE-MAKER AL FRATELLO DEL PONTEFICE,
MONS. GEORG
RATZINGER, RICOVERATO AL POLICLINICO ROMANO
“AGOSTINO
GEMELLI”. IL DECORSO POST-OPERATORIO, INFORMA
UNA
NOTA DELLA SALA STAMPA VATICANA, E’ SODDISFACENTE
Il fratello di Benedetto XVI, mons. Georg
Ratzinger, è stato ricoverato ieri, in tarda serata, al
Policlinico Agostino Gemelli di Roma, “per turbe del ritmo
cardiaco”. E’ quanto si legge in una nota del direttore della Sala Stampa
Vaticana, dott. Joaquín Navarro-Valls. “Dopo gli
accertamenti diagnostici del caso - prosegue la nota - gli è stato impiantato
un pace-maker”. Il decorso post-operatorio di mons. Georg
Ratzinger “è soddisfacente e la dimissione ospedaliera è prevista in tempi
rapidi”.
L’IMPORTANZA
DEI MASS MEDIA PER LA VITA DELLA CHIESA,
SOTTOLINEATA
DALL’ARCIVESCOVO JOHN PATRICK FOLEY,
PRESIDENTE
DEL PONTIFICIO CONSIGLIO DELLE COMUNICAZIONI SOCIALI,
ALLA 123.MA ASSEMBLEA
ANNUALE DEL CONSIGLIO SUPREMO
DEI
CAVALIERI DI COLOMBO, A CHICAGO
- A
cura di Alessandro Gisotti -
I primi mesi
del 2005 sono stati straordinari per l’evangelizzazione
grazie ai mezzi di comunicazione. E’ quanto sottolineato
dall’arcivescovo John Patrick Foley,
presidente del pontificio consiglio per le Comunicazioni Sociali, che
intervenendo ieri alla 123.ma assemblea annuale del
Consiglio Supremo dei Cavalieri di Colombo, a Chicago, ha messo l’accento sul
ruolo dei mass media, in occasione della morte di Giovanni Paolo II e
l’elezione di Benedetto XVI alla Cattedra di Pietro.
L’incontro ha offerto anche
l’occasione all’arcivescovo Foley di ringraziare i
Cavalieri di Colombo per i servizi satellitari da loro forniti, in modo da poter
garantire una copertura globale di questi due eventi
straordinari per la vita della Chiesa cattolica. In particolare, il presidente
del dicastero vaticano ha ricordato che le esequie di Papa Wojtyla sono state
seguite da 155 emittenti di 84 Paesi e la messa di inizio Pontificato di Benedetto
XVI è stata trasmessa da 124 emittenti di 75 Paesi. Una realizzazione - ha
detto mons. Foley - resa possibile grazie all’impegno
del Centro Televisivo Vaticano e della RAI, la Tv di
Stato italiana, e al contributo prezioso dei Cavalieri di Colombo.
Infine, il presule ha sottolineato come l’ultima Lettera Apostolica di Giovanni Paolo
II, “Il Rapido Sviluppo”, sia stata dedicata ai mass media e che uno dei primi
incontri di Benedetto XVI dopo l’elezione sia stato proprio con gli operatori
della comunicazione.
======ooo======
OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”
Apre la prima pagina la
situazione in Mauritania: i militari golpisti assumono il potere. Condanna da
parte della Comunità internazionale.
Nelle vaticane, una
pagina dedicata alla prossima Giornata mondiale della Gioventù a Colonia.
L'omelia del cardinale
Agostino Cacciavillan durante la Concelebrazione
Eucaristica che ha concluso il Triduo in preparazione
della solennità della Dedicazione della Basilica di Santa Maria Maggiore.
Nelle estere, Iraq: assassinato uno
stretto collaboratore del vice premier Chalabi.
Nella pagina culturale,
un articolo di Angelo Marchesi dal titolo "Un
insegnamento 'vivo' che rifugga dal pericolo di eccessivi schematismi":
considerazioni sul futuro della scuola.
Una monografica, a cura
di Francesco Malgeri, sulla figura di Federico
Alessandrini, in occasione dei cento anni dalla nascita. Il titolo
dell'articolo è "Al servizio della Chiesa con fedeltà intelligente".
Nelle pagine italiane,
in primo piano le vicende legate alla Banca d'Italia. Il ministro
dell'Economia Siniscalco afferma che è in gioco la credibilità
dell'Italia.
======ooo======
4
agosto 2005
LA MAURITANIA SI INTERROGA SUL PROPRIO FUTURO
- Intervista con il nunzio, mons. Giuseppe Pinto -
Il colonnello Ely Ould Mohammed Vall,
capo della polizia, è stato designato a capo del sedicente ‘Consiglio militare
per la giustizia e la Democrazia’ che ieri, approfittando
della visita in Arabia Saudita del presidente Maaouiya
Ould Taya, ha preso il potere in Mauritania. Secondo le testimonianze
giunte dal luogo l’azione militare intrapresa a
partire dall’alba di ieri non avrebbe provocato alcun morto né ferito. Già oggi
la capitale è tornata alla normalità. Il servizio di Andrea
Cocco:
**********
Ha atteso qualche ora la popolazione della capitale
mauritana di Nouackott, prima di scendere per le
strade e festeggiare l’avvenuta destituzione per mano dei militari del presidente
Maaouya Ould Taya. Salito al potere nel 1984 il presidente della
repubblica islamica appariva sempre più isolato di fronte a
una popolazione stanca della stretta autoritaria e della corruzione del regime.
Dopo il fallimento di ben tre tentativi di colpi di
stato nel 2003 e nel 2004 nessuno si è azzardato tuttavia a mostrare il suo
entusiasmo fino alla tarda serata di ieri, quando dalla televisione nazionale i
golpisti hanno finalmente rivelato la loro identità con un comunicato ufficiale.
“Consiglio militare per la giustizia e la democrazia”: questo il nome evocativo
scelto dai 18 militari che compongono la giunta, appartenenti
per lo più ai corpi dei berretti verdi, le guardie presidenziali di Taya. Loro intenzione è di “mettere fine alle pratiche
totalitarie del regime”. Ma nonostante le speranze
degli abitanti della capitale, il programma dei nuovi signori di Nuackott è ancora tutto da chiarire. Il colpo di Stato
messo a segno ieri non avrebbe nulla a che vedere, infatti, con l’opposizione
politica al regime né tantomeno con i gruppi islamici
radicali, colpiti negli ultimi anni dalla durissima repressione del governo.
Con il destituito Taya, per ora confinato in Niger, le prime condanne all’azione di
forza dei 18 sono giunte dalla comunità internazionale. “I giorni in cui si
tolleravano i regimi militari sono finiti”, ha detto il presidente della
Nigeria Olusegun Obasanjo a nome dell’Unione africana, mentre il segretario generale
delle Nazioni Unite, Kofi Annan, si è detto profondamente turbato per gli
avvenimenti. Con una formula tristemente nota negli Stati africani la neo giunta militare ha del resto annunciato di voler
traghettare il Paese per almeno due anni, durante i quali saranno creati i
presupposti per una vera democrazia. Tra le incognite che si aprono all’indomani
del colpo di Stato non mancano quelle relative agli interessi
sui ricchi giacimenti di
petrolio
recentemente scoperti a Chinguetti a largo delle
coste mauritane. Grazie a depositi offshore
la Mauritania potrebbe entrare già dal 2006 nel novero dei dieci maggiori
produttori mondiali di greggio.
**********
Tornata
la calma, in Mauritania, dunque, non c’è nessuna certezza su quale potrà essere
il futuro del Paese. Andrea Sarubbi ha intervistato il nunzio apostolico,
l’arcivescovo Giuseppe Pinto:
**********
R. – Il colpo di Stato di ieri,
accaduto in Mauritania, è stato preceduto da altri tentativi avvenuti nel
giugno 2003 e nell’agosto 2004. Di solito sono dovuti
a mancanza di fiducia tra le parti, politiche, militari, e a contrasti riconducibili
ad elementi etnico-regionali. Siamo di fronte ad una
popolazione molto ridotta, quella autoctona, e ad una
frammentazione di rappresentanze di etnie che per di più sono anche molto
disperse sul territorio, enorme. C’è anche una popolazione nomade ...
D. – Era un golpe annunciato
oppure sembrava tutto tranquillo?
R. – Ma ... sembrava tutto
tranquillo, anche se i colpi di Stato non potevano essere trascurati, avrebbero dovuto essere presi in considerazione perché già
ce n’erano stati, appunto, conclusi con condanne detentive a carico dei militari
che se n’erano fatti interpreti.
D. – Tra l’altro, anche il presidente Maaouiya
Ould Sid Ahmed Taya era arrivato al potere con un’azione militare ...
R. – Sì, esatto, e lui negli
ultimi anni si era fatto promotore di riforme, soprattutto nell’ambito sociale
e nell’ambito economico. Questo aveva portato nuove speranze
per la Mauritania, anche tra la popolazione. Purtroppo, questo processo ora viene interrotto. Infatti, oltre
alla condanna che viene dalla comunità internazionale in genere, c’è stato da
parte dell’Unione Europea, per quanto si sa, l’annuncio dell’interruzione dei
programmi di cooperazione, che erano così importanti per un Paese come la
Mauritania.
D. – Eccellenza, cosa manca,
secondo lei, alla Mauritania per essere una democrazia compiuta?
R. – Manca esattamente questo
dialogo deciso tra le parti che hanno in mano i destini del Paese. Un dialogo che definisca bene i ruoli e che rispetti l’assetto costituzionale.
D. – Lei
vede una soluzione politica alla crisi?
R. – La soluzione devono
trovarla i partiti politici tra di loro, perché non sono
d’accordo. Nelle ultime elezioni, ci sono state proteste da parte dei partiti
politici di opposizione e quindi non
si sono chiuse con buona pace di tutti, quelle elezioni. Rimane
sempre quello scontento e quella contestazione che nuoce
all’intesa. La nazione, ancora non soggiace all’assetto costituzionale.
**********
IN MEDIO ORIENTE, ARRESTATE AL CONFINE CON LA
STRISCIA DI GAZA,
190 PERSONE DURANTE MANIFESTAZIONI DI PROTESTA
CONTRO IL
RITIRO ISRAELIANO DAI TERRITORI PALESTINESI
- Intervista con Marcella
Emiliani -
In Medio Oriente, fallisce la
manifestazione degli oppositori al ritiro dei coloni da Gaza, che avevano
intenzione di raggiungere gli insediamenti di Gush Katif, nella Striscia di Gaza: i dimostranti, partiti da Ofakim, hanno fatto marcia indietro. Durante le manifestazioni
di protesta, la polizia israeliana ha arrestato, inoltre, 190 dimostranti
mentre cercavano di attraversare Nissanit, una delle aree
dichiarate interdette fino alla fine delle operazioni di sgombero. A Gaza,
intanto, circa dieci mila palestinesi sono scesi in piazza per festeggiare
l’imminente ritiro israeliano. L’Autorità nazionale palestinese (ANP) ha predisposto,
inoltre, il dispiegamento di forze di sicurezza nella Striscia di Gaza per evitare tensioni e violenze. Sembrano
convergere, dunque, gli sforzi di israeliani e
palestinesi per assicurare un’adeguata cornice di sicurezza durante il
disimpegno israeliano, previsto per il prossimo 17 agosto. Ascoltiamo, al
microfono di Amedeo Lomonaco, la professoressa di Sviluppo politico del Medio Oriente all’Università di Bologna,
Marcella Emiliani:
**********
R. – Sì, sembrano convergere. Ma non
sappiamo che posizioni
terranno né gli estremisti palestinesi né gli estremisti
israeliani. Finora gli estremisti israeliani hanno seguito questa via che loro
definiscono ‘pacifica’. Ma avvicinandosi la scadenza
del ritiro, il 17 agosto, possiamo anche aspettarci delle azioni più forti di
quelle che finora sono state intraprese.
D. – Un leader della Jihad
islamica in Cisgiordania, Abu Kassam,
ha per la prima volta indicato, in un’intervista
pubblicata ieri dal quotidiano israeliano “Haaretz”,
la possibilità di un riconoscimento di Israele da parte del movimento
estremista. Come interpretare questa dichiarazione?
R. – Non sappiamo quanto Kassam rappresenti l’intera Jihad islamica. La cosa
importante è che una posizione del genere venga alla luce
del sole. Si sa che all’interno tanto della Jihad islamica quanto di Hamas
esiste in questo periodo, cioè da quando è salito al
potere Abu Mazen, un duro
braccio di ferro. C’è una ferrea contesa tra chi vuole arrivare a soluzioni
pacifiche, per poi buttarsi in un discorso di amministrazione
dei Territori che verranno lasciati dagli israeliani ai palestinesi, e chi
invece vuole portare avanti la linea durissima e la linea terrorista. Diciamo che c’è una guerra civile strisciante tra gli stessi
palestinesi.
D. – Abu
Kassam ha detto che Arafat
credeva nella lotta armata e non temeva una guerra civile; Abu
Kassam ha anche detto che l’attuale presidente
palestinese, Abu Mazen, non
crede invece nella lotta armata e teme una guerra civile. Dove
può portare questo nuovo corso palestinese?
R. – E’ vero quello che dice Abu Kassam: Arafat credeva nella
guerra civile. Abu Mazen
sembra, invece, di parere diverso. Il problema che lo riguarda è quale sia il suo reale potere all’interno dell’Autorità nazionale
palestinese.
D. – L’imminente ritiro
israeliano dalla Striscia di Gaza costituisce una prova cruciale del dialogo
israelo-palestinese ...
R. – Senz’altro perché se
neanche restituendo i Territori ai palestinesi, si riesce a trovare un accordo
affinché questo avvenga in maniera pacifica, allora israeliani e americani potrebbero
convincersi che tra i palestinesi non ci sono interlocutori.
**********
ANCORA SCONTRI IN SUDAN DOPO LA MORTE DEL
VICEPRESIDENTE JOHN GARANG.
IL PRESIDENTE ANNUNCIA LA FORMAZIONE DI UNA
COMMISSIONE CONGIUNTA CON L’SPLA
PER INDAGARE SULL’INCIDENTE
- Intervista con David Mozersky
-
Non si placa in Sudan la
tensione scoppiata dopo la morte del vicepresidente ed ex capo dei ribelli del
Movimento popolare di Liberazione del Sudan SPLA John
Garang. Sono salite oramai a 130 le vittime degli scontri che in questi giorni
si sono propagati nella capitale Karthoum e in alcune città del Sud. Per
placare la rabbia delle popolazioni del sud, che dietro la morte di Garang vedono un complotto ordito dal regime di Karthoum, il presidente
Omar al-Béchir
ha annunciato la formazione di una commissione congiunta con l’Spla, con il compito di indagare sulle cause dell’incidente
aereo che ha causato la morte del leader. Intanto continua a restare alto il
timore che la morte di Garang e il clima di violenza comprometta
la pace raggiunta nel gennaio di quest’anno tra governo e SPLA, al termine di
un conflitto durato più di venti anni. Ce ne parla il corrispondente da Nairobi
dell’International Crisis Group,
David Mozersky, raggiunto al telefono da Andrea
Cocco:
**********
R. – WELL, IT’S DEFINITIVELY A HUGE BLOW
...
Si tratta sicuramente di un duro
colpo per il processo di pace, e per l’accordo che è stato siglato a gennaio.
Garang è stato l’uomo chiave durante la fase di negoziati. Ma bisogna dire che la morte di Garang non costituisce per forza di
cose la morte del processo di pace. Di fatto la risposta del
Splm continua a essere incoraggiante. La leadership del movimento ha immediatamente provveduto alla nomina
del successore di Garang. Credo che Silva Kiir rappresenta
un’ottima scelta. Si tratta di un personaggio politico di rilievo molto
rispettato all’interno del movimento. E poi anche il
messaggio del governo di Kartoum è incoraggiante. Sicuramente
l’Splm affronterà momenti
difficili e farà fatica a riempire il vuoto lasciato da Garang. Ma il processo di pace può continuare a funzionare e ad
essere messo in pratica.
D. - Il 25 luglio, una settimana
prima dell’incidente che è costato la vita a Garang,
l’International Crisis Group
ha pubblicato un rapporto dal titolo “Sudan una pace incerta”. Nel dossier si sottolinea che una delle principali minacce al processo di
pace è costituita dall’ala più intransigente del governo di Karthoum timorosa
di perdere potere.
R. - THE CHALLENGES TO IMPLEMENTATION, WHICH WE OUTLINED
…
“Le difficoltà nell’attuazione
del processo di pace sottolineate nell’ultimo rapporto
dell’Icg restano rilevanti. E
una delle questioni più spinose rimane la mancanza della necessaria volontà
politica da parte del governo del presidente Omar al-Bashir. Molti nel National congress, il partito al potere, temono che l’attuazione dell’accordo costituisca
una minaccia per i loro interessi. L’accordo prevede - lo ricordiamo -
l’indizione di elezioni libere e l’organizzazione di
un referendum sull’autodeterminazione delle regioni del Sud. Il partito di Bashir ha
però bisogno che il processo di pace prosegua. Continuano ad aver
bisogno dell’accordo e dell’intesa faticosamente raggiunta con l’Splm, sia per ridurre la
pressione internazionale sul governo di Karthoum sia per guadagnare consensi
all’interno del Paese. Quello di cui siamo preoccupati è che con il tempo, nei
prossimi anni, questo bisogno venga meno e il governo tenti di mettere in
discussione l’attuazione degli accordi. In questi giorni di violenze la cosa
più importante è comunque agire, come d’altronde sta facendo
l’Splm, per far tornare la calma nel Paese e
soprattutto a Karthoum, riducendo le tensioni e restaurando l’ordine.
**********
E’ GIUNTA AD ASSISI LA MARCIA-PELLEGRINAGGIO DELLA GIOVENTU’ FRANCESCANA
DEI FRATI MINORI, CHE DAL 25 LUGLIO HA RIUNITO GIOVANI
DI OGNI REGIONE D’ITALIA
- Interviste con
giovani -
Termina oggi la marcia-pellegrinaggio organizzato come ogni anno dalla
Gioventù francescana dei frati minori. Tema di questa XXV edizione, iniziata lo scorso
25 luglio, è "Nella tua storia il dono". Il servizio è di Francesca Fialdini:
**********
Una settimana di cammino alla
media di circa 18 chilometri al giorno, con il proprio
zaino sulle spalle. Anche quest’anno, centinaia di giovani di
ogni regione d’Italia si sono messi in marcia verso Assisi, tra fatica e
sudore. Ma per scoprire che cosa? La parola ai protagonisti:
R. – Una gratuità che parte da
un gesto fatto così, senza interesse; l’essenzialità delle piccole cose: del dormire
su una stuoia, dell’adattarsi a lavarsi, magari, con le docce di fortuna, per
arrivare a darsi delle risposte che poi orientano anche tutte le scelte quotidiane.
R. - Essere fratelli gli uni con gli altri, senza curare
il proprio orticello come si fa nella quotidianità: qui esce veramente la
persona che sei!
R. – A casa abbiamo un sacco di
maschere; qui, invece, siamo noi, con le nostre storie, le nostre
fatiche. Semplicemente, sei tu e sei bello; importante perché sei così come
sei!
D. – Qual è la giornata tipo del
giovane pellegrino francescano? Ci risponde Luca:
R. – C’è la sveglia, subito si
pensa alla colazione e appena finite le Lodi mattutine, ovviamente
tutti insieme, si parte con la marcia, si arriva ad una tappa intermedia
dove si pranza. Dopo di ché si parte in marcia di
nuovo fino alla tappa della giornata, dove diciamo i Vespri, la Messa, si cena
e dopo, a seconda della zona in cui siamo, si può fare animazione in piazza,
dove si cerca di coinvolgere più gente possibile. E
dopo si va a dormire.
D. – Per gustare appieno una
simile avventura, senza che rimanga una parentesi ideale, è necessario tradurla
in quotidianità. Per Luca, è possibile?
R. – Questo è il mio obiettivo,
perché tutto quello che si fa lo devi fare in Dio.
Tutto!
**********
LA “MESSA DEGLI UMILI”: E’ IL TITOLO DELL’OPERA IN
SCENA QUESTA
SERA A CASTEL GANDOLFO IN OMAGGIO A GIOVANNI PAOLO
II
- Intervista con il colonnello Antonio Pappalardo –
La
“Messa degli umili”. Questo il titolo dell’opera in scena
questa sera a Castel Gandolfo. Un omaggio a Giovanni Paolo II e alla sua
devozione mariana. La composizione rispetta la pentapartizione
dell'Ordinarium - Kyrie, Gloria, Credo, Sanctus e Agnus Dei - e comprende otto canti a Maria.
L’evento musicale, che si svolgerà alle 19.00 nella Piazza della Libertà della
cittadina laziale antistante il Palazzo Apostolico, verrà
trasmesso da Rai Uno nel pomeriggio di domenica prossima. Al colonnello
dell’Arma dei Carabinieri Antonio Pappalardo, autore
della composizione, Salvatore Sabatino ha chiesto qual è
il significato di questa composizione:
**********
R. – La “Messa degli umili” non è anzitutto una messa da requiem, perché è sì
dedicata a Giovanni Paolo II, ma per noi Giovanni Paolo II non è mai
morto, è sempre vivo e presente fra di noi.
D. –
Ecco, l’omaggio significativo, dunque, a Giovanni
Paolo II, alla sua devozione mariana, ma anche il luogo dove questa esecuzione
avverrà è piuttosto significativo: la piazza antistante al Palazzo Apostolico.
Qual è la sua emozione?
R. – Sarà un’emozione
particolarissima, perché noi saremo in un luogo che è per noi un simbolo estremamente importante della cristianità. E’ il luogo dove
il Santo Padre si ritira in alcuni momenti dell’anno e non solo per riposarsi,
ma soprattutto per elevare la sua meditazione, la sua
attenzione a tutti i problemi del mondo. Sapere che mentre noi eseguiamo questa
“Messa degli umili” in omaggio a Giovanni
Paolo II, c’è Benedetto XVI lì, all’interno del Palazzo Apostolico. Noi
auspicheremmo tanto che fosse lì ad ascoltarci. Per noi è un grande
momento, una grande gioia ed una grande emozione.
D. –
Coro ed orchestra sono stati formati per l’occasione ed hanno assunto un nome
particolare…
R. –
Il nome è particolarissimo. Si chiama Coro ed orchestra dalla Filarmonica Bailpevaco. Con questo termine noi
abbiamo sintetizzato quelli che sono i nomi sacri delle religioni dell’umanità
e dove “Ba” sta per Bavalcita,
il canto del Beato della religione indù; “Il” sta per Iliade, per richiamare il
movimento religioso pre-cristiano e della cultura greco-latina; “Pe” sta per
pentateuco, i primi cinque libri sacri della Bibbia; “Va” per Vangeli; e “Co” sta per Corano.
D. – Dunque, in un momento storico così particolare la musica si
conferma come straordinario linguaggio di pace, anche in questa circostanza?
R. –
Certo. Al lancio di bombe di fanatici terroristi, noi reagiamo non con la violenza,
che non è certo nello spirito del messaggio cristiano,
ma lanciando ramoscelli di ulivo.
**********
=======ooo=======
4 agosto 2005
APPELLO DELL’ONU: NEL MALAWI
NECESSARIA LA CANCELLAZIONE TOTALE DEL DEBITO. CRISI ECONOMICA ED
ALIMENTARE COSTRINGONO ALLA POVERTÀ
TRE QUARTI DELLA POPOLAZIONE
Blantyre. =
La cancellazione totale del debito estero e nuovi finanziamenti al settore
agricolo sono indispensabili al Malawi
per aumentare le sue fonti di sussistenza e uscire dalla povertà. Lo ha
affermato Jeffrey Sachs,
direttore del ‘Programma del Millennio’
dell’Onu e consigliere economico di Kofi Annan, in visita nel Paese
africano. “Terre come il Malawi hanno bisogno e
meritano il sostegno della comunità internazionale, non solo sotto forma di aiuti alimentari ma anche per incentivare uno sviluppo
produttivo”, ha detto Sachs. “Vorrei che i donatori
pensassero al futuro senza limitarsi alla crisi attuale e che aiutassero il
Paese ad avere buoni raccolti per il prossimo anno”, ha proseguito ancora Sachs incontrando i giornalisti nella capitale Blantyre. Con tre quarti dei suoi 11 milioni di abitanti
costretti a sopravvivere con meno di un dollaro al giorno, escluso dalla lista
dei 14 Stati africani cui il recente G8 scozzese ha promesso l’azzeramento del
debito, il Malawi sta affrontando una grave crisi
economica e alimentare: gli ultimi raccolti di mais sono stati i più scarsi dal
1992, con una produzione di 1,25 milioni di tonnellate pari ad appena il 37%
dei cereali consumati ogni anno. Sachs ha anche
rivolto un appello al governo e all’opposizione, protagonisti di un duro
scontro politico, esortando a porre fine alla crisi politica ad unirsi per battere
insieme la povertà. (T.C.)
AMNESTY INTERNATIONAL DENUNCIA IN UN RAPPORTO
ABUSI IN NEPAL SUI MINORI. MIGLIAIA DI BAMBINI VITTIME DI UN CONFLITTO TRA
MAOISTI E FORZE DI SICUREZZA
Kathmandu.
= Migliaia di bambini
nel Nepal subiscono violenze e gravi abusi in un brutale conflitto interno che vede contrapposti da 9 anni ribelli maoisti e forze di
sicurezza. A denunciarlo è Amnesty Intrenational in un rapporto. Nel documento si legge che
sono tantissimi i minori uccisi, detenuti illegalmente, torturati, stuprati,
rapiti e reclutati per attività militari. “Queste ostilità - ha dichiarato Purna Sen, direttore del programma Asia Pacifico di Amnesty International
- sono un disastro per i bambini del Nepal. Alcuni di loro sono stati addirittura
presi direttamente a bersaglio dall’una o dall’altra parte del conflitto,
mentre centinaia sono morti a causa di bombe ed altri
ordigni esplosivi. Altri invece sono stati costretti a fuggire dalle proprie
case e ad affrontare povertà e sfruttamento”. Amnesty
International riferisce che il trattamento riservato
ai bambini dalle parti in conflitto viola palesemente gli obblighi del Governo
nepalese in materia di diritti umani e la Convenzione internazionale sui
diritti dell’infanzia che vieta, per ogni bambino privato della libertà, la
tortura o altri trattamenti crudeli, inumani e degradanti. Molte organizzazioni
di donne denunciano anche che le ostilità stanno alimentando la tratta delle
ragazze a scopo sessuale. Amnesty International
chiede al Governo del Nepal di rispettare i propri obblighi di protezione dei
diritti dei bambini, di consegnare alla giustizia il
personale delle forze di sicurezza coinvolto in violazioni dei diritti umani e
di fornire servizi appropriati per i bambini implicati nel conflitto. Ai
maoisti l’organizzazione per i diritti umani lancia un appello per porre fine
al rapimento e al reclutamento di bambini, perché vengano
rilasciati quelli arruolati e cessino gli attacchi indiscriminati e deliberati
contro i civili. (T.C.)
CRISI ALIMENTARE IN NIGER E NEL MALI: “SAVE
THE CHILDREN” E L’ONU
CHIEDONO
AIUTI. SERVONO CIBO ED ATTREZZATURE MEDICHE
ROMA. = “Save
the Children”, la più grande organizzazione
internazionale indipendente per la tutela e la promozione dei diritti dei
bambini, lancia un appello per raccogliere fondi da inviare in Niger. Una grave
carestia sta facendo registrare in questi mesi nel Paese africano migliaia di
bambini malnutriti. “Save the Children”
sta inviando in Africa aiuti alimentari di emergenza:
quarantuno tonnellate di cibo sono già arrivate a Niamey,
capitale del Niger, con un volo umanitario partito da Ostenda, in Belgio. “Ogni
minuto che passa rappresenta un ulteriore rischio di
vita per tanti minori - sottolinea Filippo Ungano, portavoce di “Save the Children” Italia – per
questo abbiamo lanciato un appello di raccolta fondi cui invitiamo tutti a
rispondere. Servirà a finanziare i primi soccorsi ai bambini più a rischio di malnutrizione”.
Il volo umanitario ha fatto giungere in Niger latte, attrezzature mediche e
tutto il necessario per assicurare assistenza sanitaria per un mese ai bambini
più gravi. Sono 15.000 quelli sotto i 5 anni ai quali “Save
the Children” sta prestando
soccorso nella regione di Maradi. Intanto l’agenzia
delle Nazioni Unite per gli aiuti alimentari, il “World
Food Programme”, ha chiesto ai Paesi donatori di triplicare
i fondi destinati al Niger. Dei 2 milioni e mezzo di persone che l’ONU si
propone di soccorrere, più di due terzi vivono in condizioni estremamente
gravi. Le preoccupazioni si sono estese anche al vicino
Mali. Finora le autorità di Bamako hanno più volte
smentito l’esistenza di una crisi alimentare paragonabile a quella del Niger.
Secondo l’organizzazione britannica Oxfam, tuttavia,
la situazione è già molto grave e rischia di finire fuori controllo. (T.C.)
AVVIATO IN ARGENTINA IL PROCESSO DI CANONIZZAZIONE DI TRE RELIGIOSI
E DUE
SEMINARISTI UCCISI NEL 1976 SOTTO LA DITTATURA
BUENOS AIRES. = Il cardinale Jorge Mario Bergoglio,
arcivescovo di Buenos Aires, gesuita, ha autorizzato l’apertura del processo di
canonizzazione di tre sacerdoti e due seminaristi
assassinati nel 1976, nella capitale, durante l’ultima dittatura.
L’arcivescovado della capitale effettuerà uno studio
approfondito sulla vita e gli scritti dei cinque religiosi pallottini
e sulle circostanze della loro uccisione, attraverso testimonianze di chi li
conobbe. La causa sarà poi trasferita alla Santa Sede. I sacerdoti Pedro Duffau, Alfredo Leaden e Alfredo Kelly, e i
seminaristi Salvador Barbeito e
Emilio Barletti furono rinvenuti morti il 4 luglio
1976 nella sala comunitaria della parrocchia di San Patricio con numerose
ferite di arma da fuoco. La magistratura non ha mai individuato i colpevoli, ma
secondo alcune deposizioni raccolte dalla polizia potrebbe trattarsi di agenti dell’ESMA, la scuola di meccanica della Marina che
fungeva all’epoca da centro di detenzione clandestino. L’assassinio dei pallottini è considerato l’episodio più cruento, ma non
l’unico, che colpì la Chiesa sotto il regime. In circostanze non ancora chiare
morirono i vescovi di La Rioja,
Enrique Angelelli, e di San
Nicolas, Carlos Ponce de Leon.
Secondo il Movimento ecumenico per i diritti umani quasi un centinaio, tra
sacerdoti e religiosi, furono uccisi o fatti
scomparire durante la dittatura. (T.C.)
LA CHIESA RICORDA OGGI IL SANTO CURATO D’ARS.
A ROMA
UNA SOLENNE CELEBRAZIONE EUCARISTICA
NELLA
PARROCCHIA A LUI DEDICATA
ROMA. = La Chiesa ricorda oggi
la figura di san Giovanni Maria Vianney,
più noto come Curato d’Ars. A Roma, alle 18.30, nella
parrocchia a lui dedicata saranno celebrati in sua memoria i Vespri ed una
solenne celebrazione eucaristica. Il 21 maggio scorso, per la prima volta, il
cuore incorrotto di san Giovanni Maria Vianney, conservato nel santuario francese d’Ars, è stato esposto alla venerazione dei fedeli. La
preziosa reliquia è stata anche ospitata nella cappella privata di Benedetto
XVI, dove è rimasta dalla sera del 22 fino alla
mattina del 23 maggio. Il Santo Curato d’Ars è
nato a Dardilly l’8 maggio del 1786 ed è morto all’età di 73 anni
nel 1859. È stato canonizzato nel 1925 da Papa Pio XI e proclamato patrono
universale dei parroci nel 1929. (T.C.)
SCOPERTA IN BULGARIA UNA TOMBA DEL IV SECOLO A.C., PIENA D’ ORO.
IL
MAUSOLEO APPARTENEVA AD UN RE DELLA TRACIA,
SEPOLTO
CON TUTTI I SUOI AVERI
SOFIA. = La tomba di un re della
Tracia, costruita in maniera insolita e piena di oggetti
d’oro e d’argento, è stata scoperta nella regione di Elkhovo,
in Bulgaria. Ad annunciarlo, il direttore del museo storico nazionale Bojidar Dimitrov. “Questa tomba
non assomiglia ai mausolei rettangolari o a cupola che conoscevamo dei Traci, – ha spiegato il direttore – è un’enorme buca
coperta di legno simile alla tombe degli Sciti di Russia o del Sud dell’Ucraina”. Il responsabile
dell’équipe archeologica, Daniela Agre, ritiene che
si tratti della tomba dei Traci più ricca scoperta
negli ultimi 100 anni. La tomba risale al IV secolo
avanti Cristo. L’équipe archeologica ha anche trovato
l’anello in oro del re. Il sovrano era stato sepolto insieme al suo cane e ai suoi due cavalli. Rinvenuti inoltre una
corona d'oro, ginocchiere in argento, pezzi di un'armatura, finimenti per i
cavalli e numerosi recipienti in oro, argento e bronzo. I Traci hanno abitato il territorio delle
attuali Bulgaria e Macedonia, il Sud della Romania, il Nord della Grecia
e della Turchia e il Sudovest dell’Ucraina dal IV millennio a.C
al III secolo d.C.. Prevalentemente dediti all’agricoltura
e all’allevamento, restano famosi per la produzione di oggetti in oro. (R.A.)
=======ooo=======
-
A cura di Eugenio Bonanata -
In Iraq continua senza sosta il
tragico conflitto fra ribelli e forze regolari. Dieci iracheni sono stati
uccisi oggi in vari attentati, uno dei quali ha preso di mira la famiglia di un
soldato iracheno. E mentre
crescono le perdite americane, il presidente Bush ha respinto l’ipotesi di un
ritiro anticipato delle truppe. Il nostro servizio:
**********
Questa volta è stata la famiglia
di un soldato iracheno a cadere nella brutalità dei ribelli. Nei pressi di Baquba, un commando armato ha fatto irruzione
nell’abitazione del soldato sterminando nel sonno quasi tutta
la sua famiglia: trucidate la moglie, una figlia di 12 anni e il figlioletto di
6; le altre due bambine della coppia, una delle quali di appena 3 anni, sono
rimaste ferite. Il militare è stato l’unico a salvarsi perché, al momento
dell’attacco, non era in casa. E gli attacchi
continuano ancora contro gli esponenti governativi. Uno stretto collaboratore
del vice primo ministro Ahmed Chalabi è stato
assassinato nella propria abitazione, nella parte sud-orientale di Baghdad. Un
attentato suicida, inoltre, ha provocato la morte di
quattro sciiti nei pressi di Kirkuk. E altri due sciiti sono stati uccisi da sconosciuti a
Baghdad. Infine, sempre sconosciuti, hanno sparato su una pattuglia di polizia
a Kirkuk uccidendo tre agenti. Intanto, il presidente
americano Bush, nel commentare la strage di 14 marines
di ieri, ha affermato che il modo migliore per onorare i caduti è portare a
compimento la loro missione. Pertanto, il presidente ha respinto qualsiasi
ipotesi di ritiro anticipato delle forze americane dall'Iraq: “Se noi annunciassimo
un calendario – ha detto – il nemico adeguerebbe la sua tattica”. E allora, senza dare tregua agli insorti, ecco la strategia per il
successo in Iraq: bisogna addestrare gli iracheni a garantire la sicurezza
e, soprattutto, aiutare i leader politici a scrivere la nuova Costituzione e a
preparare le elezioni.
**********
Una notizia giunta pochi minuti fa: è di almeno quattro
iracheni morti e otto feriti il bilancio di un attentato suicida
contro un convoglio di veicoli appartenenti a seguaci di Moqtada
al-Sadr, il giovane imam capofila degli integralisti
sciiti. Lo ha reso noto la polizia.
Per 9 mesi a partire da oggi,
l’Italia assumerà il comando della missione ISAF in Afghanistan, con un
dispiego di uomini pari a 1.900 unità. Il ministro degli
Esteri italiano, Fini, giunto a Kabul per partecipare alla cerimonia di
passaggio delle consegne, ha ribadito che l’Italia “non verrà meno ai suoi
impegni” in Afghanistan come in Iraq. Intanto, nel Paese continuano gli scontri
tra forze regolari e guerriglia talebana. Ieri, otto
militari sono rimasti uccisi facendo salire così ad 800 il numero dei morti
dall’inizio dell’anno.
“La
politica di Blair porterà altre distruzioni ai britannici dopo le esplosioni di
Londra”: è la minaccia espressa dal vice di Bin Laden, Ayman
al-Zawahiri, in un video diffuso pochi minuti fa
dalla televisione araba Al-Jazeera. Intanto, a Londra,
Ismael Abdurahman, la prima persona incriminata in
connessione con i falliti attentati del 21 luglio, resterà in carcere almeno
fino alla prossima udienza, fissata per il prossimo 11 agosto. Lo ha stabilito
il magistrato davanti al quale l’uomo è comparso stamane a Bow
Street, nel centro di Londra. Abdurahman è stato
incriminato per aver celato informazioni sul presunto terrorista etiope Hamdi Issac, al momento in
carcere a Roma. E proprio per Issac,
il prossimo 17 agosto si svolgerà l’udienza per l’estradizione chiesta dal
governo inglese.
La polizia federale australiana
ha confermato l’esistenza di una sessantina di estremisti
islamici attivi nel Paese. “Da tempo siamo consapevoli del numero di persone
addestrate in Pakistan o in Afghanistan”, ha detto il capo della polizia
specificando che servizi segreti e forze di polizia restano vigili.
Cenni di
distensione tra comunità internazionale e Iran sulla questione del programma
nucleare che Teheran ha minacciato di riavviare. Il
governo iraniano ha accettato, infatti, di rinviare alla
settimana prossima la riattivazione della centrale atomica di Isfahan per la conversione dell’uranio. La decisione è
stata presa in concomitanza con l’insediamento del nuovo presidente iraniano,
l’ultra-conservatore Mahmoud Ahmadinejad.
Dopo i funerali di Re Fahd, l’Arabia Saudita volta pagina. Ieri il nuovo sovrano,
Abdullah bin Abdul Aziz, in una cerimonia
ufficiale, ha ricevuto il giuramento di fedeltà dei suoi sudditi e ha anche
continuato a ricevere le delegazioni giunte a Ryad da
tutto il mondo.
Nel decimo giorno dei negoziati
multilaterali sulla crisi nucleare nord Coreana, i
cinque Paesi coinvolti nelle trattative – Cina, Russia, Giappone, Stati Uniti e
Sud Corea – attendono la risposta del governo di Pyongyang sulla quarta bozza
di dichiarazione congiunta, presentata ieri dalla Repubblica cinese a Pechino.
Sono due donne le vittime della
deflagrazione avvenuta ieri sera a Istanbul, in
Turchia. La bomba, collocata in un’autovettura, ha ferito altre 5 persone. Ancora difficile dire se si sia trattato di un atto di terrorismo. Gli
investigatori, infatti, propendono sempre più per l’ipotesi dello scoppio
accidentale del serbatoio di gas dell’auto su cui
viaggiavano le vittime.
Bufera
politica sul governatore della Banca d’Italia, Antonio Fazio, per il caso delle
telefonate intercettate, intercorse con il presidente della
Banca Popolare Italiana, Fiorani. Questi avrebbe
ostacolato la scalata del gruppo olandese Abn Amro alla Banca Antonveneta. Un caso sul quale vigila anche l’Europa. Il servizio è di Giampiero Guadagni:
**********
Bruxelles teme che in Italia
siano ristretti gli spazi di azione per le banche straniere,
ledendo così il principio di leale concorrenza, come dimostrerebbe la vicenda Antonveneta, con l’amministratore delegato della Banca
Popolare Italiana, Fiorani, e un gruppo di imprenditori,
accusati dalla Procura di Milano e per questo sospesi dai loro incarichi, di avere
ostacolato in maniera illegale la scalata degli olandesi di ABN Amro alla Banca padovana. “La credibilità
dell’Italia è a rischio”, ha sottolineato ieri il ministro dell’economia Siniscalco.
Il governo, tuttavia, frena sulla richiesta avanzata dalle opposizioni di
dimissioni del governatore della Banca d’Italia, Fazio, per il contenuto di alcune
telefonate intercorse con Fiorani, intercettate e
pubblicate su alcuni giornali. Ma entrambi gli schieramenti
politici sembrano condividere l’idea di una legge che limiti il mandato del
governatore, finora a vita.
Per la Radio Vaticana, Giampiero
Guadagni.
**********
La Turchia non accetterà nuove
condizioni al suo ingresso in Europa. Lo ha dichiarato il primo ministro turco,
Tayyip Erdogan, commentando
l’invito a riconoscere Cipro prima dell’apertura del negoziato sull’adesione,
arrivato dalla Francia.
La NASA sta valutando
l’opportunità che l’equipaggio di “Discovery” compia
un’altra sortita nello spazio, la quarta, per porre rimedio ad una lacerazione
del rivestimento isolante che protegge le piastrelle termiche della
navetta. Se non ci saranno contrattempi,
l’equipaggio di “Discovery”, prima navetta del programma
shuttle a essere tornata nello spazio dopo la tragedia
di “Columbia”, il 1 febbraio del 2003, rientrerà sulla terra lunedì prossimo.
======ooo======