RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno XLIX n. 215 - Testo della trasmissione di mercoledì 3 agosto 2005

 

 

Sommario

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

Una fede salda e serena in Dio, che protegge l’uomo anche nelle circostanze più critiche della vita. La catechesi di Benedetto XVI all’udienza generale di oggi in Aula Paolo VI

 

OGGI IN PRIMO PIANO:

In Iran, nel giorno dell’insediamento di Ahmadinejad, il governo annuncia la ripresa del programma nucleare: ce ne parla Alberto Zanconato

 

Ultimi preparativi a Trujillo, in Perù, per il II Congresso nazionale dell’infanzia missionaria. Attesi oltre 2 mila bambini: ai nostri microfoni padre Gianfranco Iacopi

 

Passi di omelie e discorsi delle GMG nel libro “Carissimi giovani, carissimi amici” di padre Cesare Atuire: intervista con l’autore

 

Al via stasera la 58.ma edizione del Festival di Locarno, in Svizzera: con noi Irene Bignardi

 

CHIESA E SOCIETA’:

Bangladesh: uccisi due cristiani protestanti impegnati in una Ong internazionale

 

Secondo l’arcivescovo di Khartoum, dopo la morte di Garang tocca adesso ai sudanesi portare avanti il processo di pace avviato dal vicepresidente

 

Aperto nella Repubblica democratica del Congo il Consiglio pastorale diocesano

 

Timor Est: i vescovi delle diocesi di Dili e Baucau, chiedono un tribunale internazionale per le 1.500 vittime delle violenze del 1999

 

Tanzania: l’Agenzia cattolica internazionale per la comunicazione Signis premia al Festival cinematografico di Zanzibar film su spiritualità e pace

 

24 ORE NEL MONDO:

Il movimento dei coloni riprende le proteste contro il governo Sharon per il prossimo smantellamento degli insediamenti ebraici a Gaza

 

Tentativo di colpo di Stato in Mauritania: occupati i palazzi del potere

 

 

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

3 agosto 2005

 

 

UNA FEDE SALDA E SERENA IN DIO, CHE PROTEGGE

 L’UOMO ANCHE NELLE CIRCOSTANZE PIU’ CRITICHE DELLA VITA:

 LA CATECHESI DI BENEDETTO XVI ALL’UDIENZA GENERALE DI OGGI IN AULA PAOLO VI

 

Una fede più forte dei rischi e delle ostilità della vita, che sa rimanere serena perché radicata in Dio, “roccia di salvezza”. E’ l’insegnamento che questa mattina Benedetto XVI ha affidato alle seimila persone che hanno preso parte all’udienza generale in Aula Paolo VI, nella quale oggi spiccava, tra gli altri, un gruppo di sacerdoti cinesi. Il Papa, alla sua prima catechesi del mercoledì dopo il soggiorno valdostano, è giunto questa mattina in elicottero da Castel Gandolfo ed ha ripreso il commento alla Liturgia dei Vespri, dedicandosi in particolare al Salmo 124. Il servizio di Alessandro De Carolis:

 

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(Canto Salmo)

 

“Il Signore è sempre con noi e la sua forza ci circonda e protegge”. E’ una delle chiose con le quali Benedetto XVI ama costellare i suoi discorsi ufficiali per sottolinearne un passaggio fondamentale. Questa frase, messa a margine di un passaggio dell’udienza generale di oggi, esprime con semplice efficacia una realtà immutabile della fede cristiana: la presenza costante di Dio accanto all’uomo in ogni circostanza della vita. In un’Aula Paolo VI particolarmente effervescente e affettuosa nei suoi confronti, Benedetto XVI ha parlato della “stabilità” della fede in Dio che diventa fiducia prendendo spunto dalle strofe del Salmo 124.

 

Anche quando il credente si sente isolato e circondato da rischi e ostilità, la sua fede deve essere serena, perché il signore è sempre con noi e la sua forza ci circonda e protegge”.

 

Prendendo ad esempio Gerusalemme, “la città simbolo di pace e di santità” - ha detto il Papa - il Salmo paragona i monti che la circondano alla protezione che Dio erige nei confronti dei “giusti”, di coloro che vivono con pienezza e senso di affidamento la loro fede:

 

“La loro situazione può essere, di per sé, preoccupante a causa della prepotenza degli empi, che vogliono imporre il loro dominio, e conosciamo queste situazioni nel mondo. Ci sarebbe anche la tentazione, per i giusti, di farsi complici del male per evitare gravi inconvenienti, ma il Signore li protegge dall’oppressione”.

 

Il Salmo dunque - ha osservato Benedetto XVI - mentre leva un’invocazione finale in favore dei “buoni” e dei “retti di cuore”, infonde nell’animo “una profonda fiducia”:

 

Aiuta potentemente ad affrontare le situazioni difficili, quando alla crisi esterna dell’isolamento, dell’ironia, del disprezzo nei confronti dei credenti si associa la crisi interna fatta di scoraggiamento, di mediocrità, di stanchezza. Conosciamo queste situazioni, ma il salmo ci dice: il Signore è con te, abbi fiducia. Io sono più forte di tutti questi mali”.

 

(Canto Salmo - applausi)

 

Applausi a scroscio, acclamazioni ritmate e una grande corrente di simpatia hanno caratterizzato il momento dei saluti nelle altre lingue, in contrasto con l’insolita giornata grigia e piovosa di mezza estate che oggi gravava su Roma. Tra i semila dell’Aula Paolo VI, il “particolare affetto” di Benedetto XVI è andato, tra i primi, al gruppo di una ventina di sacerdoti cinesi, tra vicerettori e padri spirituali di Seminari maggiori della Cina continentale, che hanno partecipato a un corso di formazione teologica e spirituale di alcune settimane presso l’arciabbazia benedettina di Sankt Ottilien, in Germania. Molti anche i pellegrini presenti da Paesi lontani, come Australia, Hong Kong, Filippine, da un lato; Stati Uniti, Messico, Cile, Perù, Brasile, dall’altro. Il Papa ha rivolto un pensiero anche ai membri di tre istituti religiosi impegnati in questi giorni nei rispettivi Capitoli generali: i Figli di Santa Maria Immacolata, le Francescane Missionarie del Cuore Immacolato di Maria e le Suore Angeliche di San Paolo. A tutti, infine, ha proposto la figura del Santo curato d’Ars, Giovanni Maria Vianney, che la liturgia ricorda domani:

 

“Carissimi, il suo esempio sia a tutti di stimolo e di incoraggiamento a corrispondere generosamente alla grazia divina”.

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NOMINE

 

In Angola, Benedetto XVI ha nominato vescovo di Menongue il reverendo Mário Lucunde, rettore del Seminario Maggiore di Benguela.

In Brasile, Il Papa ha accettato la rinuncia al governo pastorale della diocesi di Imperatriz, presentata da mons. Affonso Felippe Gregory, per sopraggiunti limiti d’età. Benedetto XVI ha nominato suo successore padre Gilberto Pastana de Oliveira, finora parroco della Parrocchia di Nossa Senhora de Fátima nella diocesi di Santarém.

 

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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”

 

 

Apre la prima pagina l’udienza generale.

Sempre in prima, terrorismo: il governo britannico dialoga con le comunità islamiche.

 

Nelle vaticane, una pagina dedicata alla prossima Giornata mondiale della Gioventù a Colonia.

 

Nelle estere, Iraq: l’esplosione di un ordigno provoca la morte di 14 marines USA. Assassinato a Bassora un giornalista statunitense.

 

Nella pagina culturale, un articolo di Matthew Fforde dal titolo “L’orrore delle trincee nella letteratura britannica”: tradotto “Addio a tutto questo” di Robert Graves, celebre libro del ’29 dedicato alla prima guerra mondiale.

Un articolo di Franco Patruno in ricordo dell’opera di Sandro Bolchi, pioniere dello sceneggiato televisivo. Il titolo dell’articolo è “Una testimonianza di serietà e di alta meditazione pedagogica”.

 

Nelle pagine italiane, in primo piano la vicenda di Antonveneta: il GIP di Milano convalida il sequestro di pacchetti azionari.

 

 

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OGGI IN PRIMO PIANO

3 agosto 2005

 

 

IN IRAN, NEL GIORNO DELL’INSEDIAMENTO DI AHMADINEJAD,

IL GOVERNO DI TEHERAN ANNUNCIA CHE LA RIPRESA

DEL PROGRAMMA NUCLEARE NELLE PROSSIME ORE

- Intervista con Alberto Zanconato -

 

In Iran, Ahmadinejad si è insediato come presidente. La cerimonia di investitura si è svolta nel luogo dove è sepolto l’ayatollah Khomeini. Nel suo discorso di insediamento, il neopresidente ha lanciato un appello contro le armi di sterminio di massa. Il servizio di Amedeo Lomonaco:

 

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L’ultraconservatore Ahmadinejad si è insediato alla presidenza dell’Iran auspicando la distruzione di tutte le armi di sterminio nel mondo. All’auspicio, rivolto in un clima di tensione tra Iran ed Europa per l’imminente ripresa del programma nucleare di Teheran, è seguito un monito: “La nazione iraniana – ha detto Ahmadinejad - non sopporterà la discriminazione per cui Paesi che godono di privilegi politici, scientifici e tecnologici vogliono privare di questi benefici altri Stati”. Come responsabile dell’interesse nazionale – ha poi spiegato il presidente iraniano – ho il compito di far procedere la Repubblica islamica sulla strada dello sviluppo scientifico. Con l’obiettivo, secondo l’Iran, di promuovere questo sviluppo, il Consiglio supremo per la sicurezza nazionale ha già annunciato che sarà al più presto attivato un impianto di riconversione dell’uranio. L’Iran, che non ha nessuna intenzione di rinunciare alle proprie ambizioni in campo atomico, ha anche giudicato inaccettabile la richiesta del rinvio di una settimana avanzata dall’Agenzia internazionale per l’energia atomica (AIEA). La decisione dell’Iran di riprendere il proprio programma nucleare sembra destinata a produrre profonde spaccature. L’Unione Europea ha più volte avvertito l’Iran che la ripresa di qualsiasi attività legata alla riconversione dell’uranio segnerebbe la fine di due anni di negoziato portato avanti da Francia, Gran Bretagna e Germania sul congelamento del controverso programma nucleare di Teheran in cambio di un pacchetto di aiuti economici e commerciali.

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La tensione fra l’Iran e la comunità internazionale continua dunque a crescere. La stessa Unione europea, che aveva svolto finora un ruolo di mediazione, teme ora il fallimento dei negoziati. Ma come si è arrivati a questo punto? Andrea Sarubbi lo ha chiesto al corrispondente dell’Ansa a Teheran, Alberto Zanconato:

 

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R. – Gli europei insistono perché l’Iran rinunci all’arricchimento dell’uranio ed in cambio offrono di costruire centrali nucleari in Iran e di fornire l’uranio già arricchito per alimentarle. Ma quando le autorità iraniane hanno visto che in quest’ultimo pacchetto di proposte, ancora una volta, non era riconosciuto loro il diritto ad arricchire l’uranio in proprio, hanno giocato d’anticipo: hanno annunciato la ripresa dell’attività in un impianto per la conversione dell’uranio, che è il passo precedente all’arricchimento. Ufficialmente dicono di voler continuare nei negoziati, ma è chiaro che hanno cercato di forzare la mano.

 

D. – Gli Stati Uniti, ed in qualche misura anche l’Unione Europea, sostengono che l’Iran voglia il nucleare per scopi militari. Sono sospetti fondati?

 

R. – Questi sospetti si basano sul fatto che l’Iran, per quasi 20 anni, abbia lavorato in segreto a questa tecnologia dell’uranio. Ed il fatto che un Paese, per quasi 20 anni, porti avanti un programma segreto, è comunque sufficiente per alimentare qualche preoccupazione.

 

D. – Vedi qualche legame tra l’elezione di un ultraconservatore come Ahmadinejad e la ripresa della crisi nucleare?

 

R. – No, questo mi sentirei di escluderlo. Mi sentirei, invece, di accettare in pieno quelle che sono state le spiegazioni dei dirigenti iraniani degli ultimi mesi, e cioè che l’elezione a presidente di Ahmadinejad, considerato un ultraconservatore, non ha alcun peso sulla politica estera e sulla strategia nucleare iraniana. Queste, infatti, sono strategie decise non da un presidente o dall’altro, ma dal vertice del regime: in particolare, dalla guida suprema, l’ayatollah Khamenei, e da altri pochi personaggi del regime. Il programma nucleare iraniano viene portato avanti da oltre 20 anni e non è cambiato con l’alternarsi dei presidenti. I portavoce ed i dirigenti iraniani hanno continuato a ripeterlo negli ultimi mesi, e credo che in questo possano essere creduti.

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ULTIMI PREPARATIVI A TRUJILLO, IN PERU’,

PER IL SECONDO CONGRESSO NAZIONALE DELL’INFANZIA MISSIONARIA:

ATTESI OLTRE 2 MILA BAMBINI

- Intervista con padre Gianfranco Iacopi -

 

Formare i bambini perché siano evangelizzatori e condividano i loro beni con i più bisognosi del mondo: con questo obiettivo prende il via domani a Trujillo, nel nord del Perù, il secondo Congresso nazionale dell’Infanzia Missionaria, sul tema: “Maria Immacolata ci conduce all’Eucaristia e l’Eucaristia alla Missione”. Fino al 7 agosto, oltre 2 mila piccoli dai 9 ai 13 anni, accompagnati da vescovi, sacerdoti e religiosi, si confronteranno sulle diverse realtà dell’Infanzia Missionaria nel Paese, per delineare nuove strategie di azione a sostegno dei loro coetanei in difficoltà. Ma quali problemi segnano maggiormente i bambini del Perù? Roberta Moretti lo ha chiesto al direttore nazionale delle Pontificie Opere Missionarie del Paese, padre Gianfranco Jacopi:

 

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R. - Il problema è sempre la miseria. Ci sono tante sacche, soprattutto nel-l’altipiano peruviano e nelle zone della selva, dove i bambini soffrono moltissimo della mancanza di una buona alimentazione. In Perú, il 20 per cento dei matrimoni funziona. Il 52-53 per cento delle mamme sono ragazze-madri, quindi la famiglia in sé non è molto consistente, per cui c’è molto lavoro infantile. Qui si trovano bambini di tre-quattro anni agli incroci, ai semafori, che vendono caramelle, che puliscono i vetri delle macchine e che quindi non vanno a scuola. Però, nella miseria c’è sempre questo spirito generoso che esce fuori dal cuore dei bambini ...

 

D. – C’è quindi una sensibilità particolare verso chi è in difficoltà?

 

R. – I bambini chiaramente sono l’anima dello spirito missionario nella nostra Chiesa del Perú, che non è del tutto missionaria perché ancora vive di quanto ricevuto. Qui, quando si fa la colletta delle missioni, la forza non viene dalle parrocchie ma dalle scuole, dove ci sono i bambini. Questi bambini vanno nelle strade, montano in cima agli autobus, vanno nei mercati ... è tutto un viavai di bambini che poi fanno anche la colletta tra i loro parenti, tra gli amici ... Se noi potessimo fare una percentuale, di sei parti delle missioni che arrivano, cinque vengono dai bambini ...

 

D. – Quanto è importante lo scambio di esperienze tra i vari centri dell’infanzia missionaria del Perú per studiare una strategia di azione efficace?

 

R. – Io direi che il Perú sono tre nazioni: la realtà della Costa, completamente diversa dalla realtà della Sierra, con altipiani di 3.000 – 4.000 metri, e la zona della Selva, dove il fiume è l’unico mezzo di comunicazione tra le persone. Quindi, dallo scambio penso che i bambini possano avere poi un’idea di diverse realtà del Perú e allo stesso tempo prendere anche delle decisioni per impegnarsi fino al prossimo congresso internazionale.

 

D. – Ma durante il congresso non si parlerà soltanto dei bambini del Perú ...

 

R. – Padre Patricio Burn, incaricato dell’Infanzia Missionaria Mondiale, era ad una conferenza sulla realtà problematica dei bambini nel mondo in Africa, in Asia, in America e in altre zone dove si soffre. Quindi, i bambini sono dominati dalla Parola di Dio. Cercheranno di dare una risposta a questa realtà che molte volte è cruda!

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PASSI DI OMELIE E DISCORSI DELLE GMG

RACCOLTE IN UN LIBRO PUBBLICATO ALLA VIGILIA DELLA PROSSIMA XX GIORNATA MONDIALE DELLA GIOVENTU’ A COLONIA. 

- Intervista con l’autore, padre Cesare Atuire -

 

Si avvicina l’appuntamento con la Giornata Mondiale della Gioventù che Benedetto XVI ha definito uno “straordinario evento ecclesiale”. Si tratta della XX GMG, che prende il via il 16 agosto a Colonia e che vedrà la partecipazione del Papa dal 18 al 21.  Benedetto XVI ha parlato anche di un’occasione per “un incontro privilegiato con Cristo”, ricordando che la GMG è nata “secondo la felice intuizione dell’amato Papa Giovanni Paolo II”. Proprio per raccogliere passi delle omelie e dei discorsi pronunciati da Papa Wojtyla in occasione delle GMG precedenti, padre Cesare Atuire, vicedirettore dell’Opera Romana Pellegrinaggi, ha scritto il libro intitolato “Carissimi giovani, carissimi amici”, edito dalla “Socially Responsible Italia”. Isabella Piro lo ha intervistato:

 

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R. – Abbiamo voluto raccogliere le testimonianze ed i messaggi che Giovanni Paolo II ha lasciato. Vedendo la vastità e anche la ricchezza dei contenuti abbiamo pensato: ‘Ma se noi lo proponessimo ad altri giovani, potrebbe essere una cosa veramente utile ...’.

 

D. - Oltre ai passi delle omelie pronunciate da Giovanni Paolo II durante le GMG, il libro contiene anche molte fotografie scattate nel corso degli incontri ...

 

R. – Per noi, questo libro è come una specie di album di ricordi, di momenti belli che abbiamo avuto modo di trascorrere insieme ...

 

D. - Cosa l’ha colpita di più dei messaggi di Papa Wojtyla?

 

R. – Il Papa iniziava sempre i suoi messaggi con:Carissimi giovani e cari amici, io penso a voi, la mia speranza è in voi, non abbiate paura, potete cambiare il mondo’, ed è il tono che caratterizza tutti questi discorsi. Soprattutto è un messaggio di enorme fiducia nella gioventù, ma è una fiducia che parte proprio da Cristo.

 

D. - Oltre che nelle librerie, il libro sarà in vendita anche nelle stazioni, alla partenza dei treni per Colonia ...

 

R. – In treno si hanno tante ore per meditare, per riflettere. I giovani possono ricordare questi messaggi e magari condividerli insieme ...

 

D. - Cosa significa dare ad un giovane questo testo?

 

R. – Mettere nelle mani dei giovani uno strumento che possa aiutarli a ‘prolungare’ questo incontro mondiale.

 

D. - Fu Papa Giovanni Paolo II a scegliere Colonia come sede della GMG 2005. Secondo Lei, questo ha un valore particolare?

 

R. – L’Europa occidentale non si trova in un momento di grandissima crescita della partecipazione dei giovani alla vita della Chiesa e credo che questo appuntamento potrà segnare un nuovo momento di dialogo forte della Chiesa con la gioventù.

 

D. - Cosa si aspetta dalla prossima Giornata Mondiale della Gioventù?

 

R. – Che questa Giornata sia veramente un momento di evangelizzazione, di conversione, di preghiera e soprattutto un momento di promozione umana. Ci sono diversi modi e possibilità di guardare verso il futuro con molta speranza, e questa è soprattutto la sfida che i giovani hanno davanti a sé!

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UN VIAGGIO NELLA PRODUZIONE CINEMATOGRAFICA MONDIALE MENO CONOSCIUTA,

MOLTE PRESENZE D’AUTORE, TEMI SOCIALI:

SI PRESENTA COSI’ LA 58.MA EDIZIONE

 DEL FESTIVAL DI LOCARNO, IN SVIZZERA, AL VIA STASERA

- Con noi Irene Bignardi -

 

Nuove tendenze, nuovi stili, un viaggio nella produzione cinematografica mondiale meno conosciuta, molte presenze d’autore e temi sociali alla ribalta. Questo è il Festival Internazionale del Film di Locarno, in Svizzera, che inaugura oggi la sua 58esima edizione. Il servizio di Luca Pellegrini:

 

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La sera in Piazza Grande, momento più suggestivo del Festival: lo schermo più grande d’Europa, un cielo stellato, incontri con artisti di prestigio, premi e un buon numero di nuovi film, dal Sud Africa al Giappone, dall’India alla Gran Bretagna. Locarno è un Festival vivace e curioso, per cinefili e per appassionati, con molte iniziative che guardano al futuro della ‘settima arte’ e retrospettive che rinnovano, attraverso una sapiente lettura critica, il passato. Irene Bignardi è al suo quinto e ultimo anno di Direzione Artistica. Com’è strutturata l’edizione 2005 del Festival?

 

R. -  Il Festival ha una sua struttura che così resta e non si discute. Si tratta, quindi, di riempire varie sezioni con il loro profilo, con le cose migliori che troviamo. Quello che varia ogni anno, in qualche modo, è rappresentato da alcuni eventi speciali. Quest’anno tra gli eventi speciali c’è una retrospettiva, che in un certo senso è un atto dovuto, dedicata a Orson Welles  nel 90.mo anniversario della nascita e nel 20.mo della morte. Sarà la più bella retrospettiva mai messa assieme, la più completa, la più ricca, perché abbiamo praticamente tutto.

 

D. -  Quali sono le “esigenze” culturali e cinematografiche proprie del Festival di Locarno?

 

R. – E’ l’esigenza di trovare prodotti che non siano allineati, che non siano delle ripetizione, ma che siano quindi prototipi, che siano invenzioni, anche piccole, ma che possano cambiare il regime dei formati e dei supporti, che si propongano, insomma, come cose che non sono fatte solo secondo le buone regole e la buona educazione, ma che sono fatte secondo la creatività e l’inventiva.

 

D. -  Parlando di premi, anche Locarno consegna quelli dedicati alla ricchezza e alla fama di una carriera. In questa edizione i Pardi d’Onore verranno assegnati a Wim Wenders, Abbas Kiarostami e Terry Gilliam. Mentre una delle intuizioni più felici del Festival è la sezione “Diritti umani”. Quali opere di rilievo presenta?

 

R. – Quest’anno abbiamo tantissime e bellissime cose, tra cui un film, che io trovo molto emozionante, dal titolo “Voices of Iraq”, in cui 150 telecamere sono state date a normali cittadini iracheni che le hanno passate, a loro volta, ad altri cittadini. Da tutto questo materiale registrato è stato tirato fuori un film, montato da due registi americani: porta il materiale e le voci dell’Iraq stesso alla nostra attenzione.

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CHIESA E SOCIETA’

3 agosto 2005

 

BANGLADESH: UCCISI DUE CRISTIANI PROSTANTI

IMPEGNATI CON UNA ONG INTERNAZIONALE.

ALLA BASE DEL MOVENTE DEL DUPLICE OMICIDIO

 FORSE IL LORO IMPEGNO SOCIALE NON ACCETTATO DA FONDAMENTALISTI

 

DHAKA. = Due protestanti sono stati uccisi in un villaggio a sud-est di Dhaka, in Bangladesh. Le vittime, Tapan Kumar Roy, di 30 anni, e Liplal Malandi, di 35, lavoravano per Christian Life Bangladesh, una ONG internazionale, nel villaggio di Dhupapara, presso Bolamari, nel Faridpur. Secondo la polizia e gli abitanti del posto, le vittime erano in casa e stavano dormendo, quando, alle 2 del mattino del 29 luglio, gli assassini hanno sfondato la porta, sono entrati e li hanno colpiti con numerose coltellate. Secondo le prime testimonianze raccolte, i killer avrebbero chiuso con lucchetti le porte della casa per evitare che qualcuno potesse soccorrere le 2 vittime. Nonostante ciò, alcuni hanno udito le urla e sono accorsi per portare i due uomini all’ospedale di Bolamari, dove i dottori ne hanno constatato la morte. La polizia ha trasferito i corpi all’ospedale di Faridpur Sadar per le autopsie e ha arrestato una persona sospetta. Abdur Rouf, ufficiale di polizia di Bolamari, sostiene che il doppio omicidio è il risultato di inimicizie passate. Harun Ar Rashid, della direzione distrettuale di polizia del Faridpur, ha dichiarato che i due potrebbero essere stati uccisi perché cristiani. La polizia non è ancora riuscita a determinare le cause del brutale omicidio, alcuni sospettano che il movente sia l’attività religiosa delle vittime, fra cui la proiezione di filmati sulla vita di Gesù. Secondo gli abitanti del posto, oltre a film sulla vita di Gesù Cristo, Roy e Marandi invitavano le persone a guardare programmi televisivi sul pericolo di avvelenamento delle acque potabili, sui rischi per la salute delle donne e dei bambini, sulla prevenzione dei matrimoni fra persone troppo giovani e sui problemi dell’aids. I due, i soli dipendenti della ONG nella regione, hanno lavorato negli ultimi 8 mesi nelle zone di Alphadanga e Bolamari dove, secondo alcuni giornalisti, qualcuno si è opposto al loro lavoro. Bipul Kumar Bagchi, proprietario della casa che era abitata dai due cristiani, ha dichiarato alla polizia che gli assassini potrebbero essere fondamentalisti islamici. Peter Bose, responsabile del progetto di Christian Life Bangladesh a Dhupapara, ha dichiarato che i due erano coinvolti in attività di sensibilizzazione sociale e volevano girare un documentario su Gesù, ma solo col permesso degli abitanti del villaggio. Tuttavia, taluni avrebbero proibito loro di proiettare video, minacciandoli di ucciderli se avessero continuato. (T.C.)

 

 

 “DOPO LA MORTE DI GARANG TOCCA ADESSO AI SUDANESI PORTARE AVANTI

 IL PROCESSO DI PACE AVVIATO DAL VICEPRESIDENTE:

L’ARCIVESCOVO DI KHARTHOUM, CARDINALE GABRIEL ZUBEIR WAKO

 

KHARTOUM. = “In tutti gli organi di informazione che ieri dedicavano ampio spazio alla morte del vicepresidente del Sudan, John Garang la parola più citata è stata ‘salam’, pace. Credo che i sudanesi stiano iniziando a parlare un linguaggio nuovo”. Lo dice all’agenzia MISNA il cardinale Gabriel Zubeir Wako, arcivescovo di Khartoum. “Ora che Garang non c’è più tocca ai sudanesi portare avanti il processo di pace avviato anche da lui. “Forse la sua morte è anche un modo per rivalutare il bene che ha compiuto: se lo scorso 9 luglio è stata firmata una nuova costituzione che mette fine alla guerra è anche grazie all’impegno diretto di Garang”, osserva l’arcivescovo. “L’eredità più importante che lascia ai sudanesi – ha spiegato Wako - è l’urgenza di rilanciare lo sviluppo, soprattutto nelle zone rurali e a favore dei più poveri in tutto il Paese, non solo nel sud, ma anche nel nord, nell’est e nell’ovest del Sudan”. Pur essendo considerato un punto di riferimento per le aspirazioni indipendentiste delle popolazioni del Sud, Garang è stato anche criticato per il suo modo di gestire il potere: “Era una figura autoritaria – ammette il cardinale Zubeir Wako – ma in guerra non è facile essere un comandante democratico. Malgrado il suo autoritarismo, ha dato tempo alla gente di riflettere sul futuro del Sudan, che lui immaginava come un Paese dove potesse esserci posto per tutti i cittadini, rivolgendo la sua attenzione soprattutto verso le persone che vivono in miseria”. Per l’arcivescovo di Khartoum, Garang ha avuto il merito di lottare anche con l’obiettivo di garantire acqua, servizi e istruzione che in gran parte del Sudan mancano dai tempi dell’indipendenza. (T.C.)

 

 

APERTO NELLA REPUBBLICA DEMOCRATICA DEL CONGO

 IL CONSIGLIO PASTORALE DIOCESANO.

 OLTRE TRECENTO I PARTECIPANTI ALL’INCONTRO

- A cura di Tiziana Campisi -

 

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BUKAVU. = Più di 300 delegati dell’arcidiocesi di Bukavu sono riuniti da ieri per 5 giorni nel capoluogo del Sud Kivu, nell’est della Repubblica democratica del Congo, per pregare, riflettere e interrogarsi sul futuro della Chiesa locale. Il tema scelto per il Consiglio Pastorale è La vocazione alla santità in una Chiesa/famiglia ben strutturata’. Aperti ieri da mons. François Xavier Maroy, vescovo ausiliare di Bukavu, i lavori hanno lo scopo di approfondire la riflessione sui vari aspetti della vocazione alla santità e di far emergere i valori che possono contribuire ad accrescere questa santità in una Chiesa che si vuole sempre più famiglia. Nel suo discorso di apertura, mons. Maroy ha letto una missiva scritta dall’arcivescovo di Bukavu, mons. Charles Gambale Mbogha, assente a causa di una lunga malattia, che è stata accolta con calorosi applausi dai presenti. In un grande clima di tristezza e di sdegno è stato ricordato anche Pascal Kabungulu Kibembi, segretario esecutivo dell’associazione per i diritti umani ‘Héritiers de la Justice’, ucciso domenica mattina da uomini armati per motivi ancora ignoti. (T.C.)

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TIMOR EST: I VESCOVI DELLE DIOCESI DI DILI E BAUCAU,

CHIEDONO UN TRIBUNALE INTERNAZIONALE

PER LE 1.500 VITTIME DELLE VIOLENZE DEL 1999

 

DILI. = Le vittime dei crimini commessi a Timor Est nel 1999, anno dello storico referendum per l’indipendenza dall’Indonesia, potranno trovare giustizia solo attraverso un tribunale internazionale: lo hanno ribadito, in un comunicato congiunto, monsignor Alberto Ricardo da Silva, vescovo della capitale Dili, e monsignor Basilio do Nascimento, alla guida della diocesi di Baucau. Intanto Indonesia e Timor Est stanno procedendo alla creazione di una Commissione per la verità e l’amicizia (CVA), mirata proprio a risolvere il contenzioso tra i due Paesi, ma da tempo contestata dai vertici ecclesiastici locali. “La Chiesa cattolica – si legge nel documento a firma dei due presuli – richiede il prolungato intervento delle Nazioni Unite per ottenere giustizia per il popolo di Timor Est; speriamo che possa essere udita la voce degli est-timoresi che hanno sofferto a causa dell’impunità”. Ieri Giakarta e Dili hanno annunciato la composizione della CVA. La prima riunione è prevista il 4 agosto ed avrà 5 componenti per ciascun Paese. La Commissione potrà intervistare testimoni ed esaminare documenti, ma non ha alcun potere giudiziario. In questi anni due tribunali si sono occupati delle violenze costate la vita a 1.500 abitanti dell’ex colonia portoghese, la distruzione del 75% delle infrastrutture e l’esodo forzato di 250.000 est-timoresi. La corte appositamente istituita a Giakarta ha condannato solo due civili di Timor Est e prosciolto militari e politici di nazionalità indonesiana, mentre quella di Dili, costituita dall’ONU, ha condannato 74 responsabili, ma altri 303 presunti criminali restano latitanti, probabilmente in territorio indonesiano. (T.C.)

 

 

TANZANIA: L’AGENZIA CATTOLICA INTERNAZIONALE

 PER LA COMUNICAZIONE SIGNIS PREMIA AL FESTIVAL CINEMATOGRAFICO

DI ZANZIBAR FILM SU SPIRITUALITÀ E PACE

 

STONED TOWN. = Un inno alla tolleranza religiosa, al dialogo tra culture diverse, al perdono e alla riconciliazione: con questa motivazione il film indiano ‘Perumazhakkalam’ (Mentre piove intensamente) è stato premiato da Signis, Associazione cattolica internazionale per la comunicazione, al Festival cinematografico internazionale svoltosi a Zanzibar, in Tanzania. La storia dell’amicizia tra una musulmana e una vedova indù, nata dopo che il marito della prima ha ucciso quello dell’altra, ha conquistato i giurati di Signis, impegnati a segnalare nei vari festival internazionali le pellicole più significative per la ricchezza di valori umani e spirituali. Signis ha segnalato anche un film del regista afghano Atiq Rahimi, che si intitola ‘Khakestar-o-khak’ (Terra e ceneri), ritratto delle vittime innocenti del potere e della guerra. Come premio speciale per film dell’Africa orientale, sono state segnalate e proiettate due pellicole:Tumaini’ (‘Speranza’ in kiswahili), della regista tanzaniana Beatrix Mugishagwe, sulla lotta contro la sindrome da immunodeficienza acquisita (AIDS/SIDA), e ‘Babu’s Babies’ della keniana Christine Bala. (T.C.)

 

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24 ORE NEL MONDO

3 agosto 2005

 

- A cura di Amedeo Lomonaco e Andrea Cocco -

 

Sfida aperta in Israele tra il movimento dei coloni e il governo Sharon. A due settimane dal ritiro israeliano da Gaza, sono riprese le manifestazioni di protesta contro lo smantellamento degli insediamenti nei Territori palestinesi. Ingente lo schieramento delle forze di sicurezza per impedire che la dimostrazione degenerasse. Il nostro servizio:

 

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Cresce la tensione in Medio Oriente: migliaia di coloni israeliani sono giunti nella città di Sderot, nel Neghev settentrionale, per protestare contro il ritiro da Gaza deciso dal premier, Ariel Sharon, e previsto per il 15 agosto. La polizia israeliana ha adottato misure straordinarie di sicurezza: il governo ebraico teme che dalla vicina striscia di Gaza miliziani palestinesi lancino razzi Qassam verso la città di Sderot. Israele ha anche dislocato 5 mila agenti e 6 mila soldati per impedire ai dimostranti di avvicinarsi alla striscia di Gaza, area proclamata “Zona militare chiusa” per i civili israeliani. Sul versante palestinese, la Jihad Islamica ha ordinato ai propri militanti di cessare gli attacchi contro obiettivi israeliani, in particolare contro gli insediamenti in procinto di essere evacuati. Il presidente Abu Mazen ha autorizzato la linea dura nei confronti degli estremisti e l’Autorità Nazionale Palestinese ha dispiegato, inoltre, un massiccio contingente di forze di sicurezza nell’enclave della Striscia di Gaza per evitare violenze durante le fasi dello sgombero dei coloni ebraici.

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In Iraq, la guerriglia continua a colpire militari e cittadini americani. I ribelli hanno assassinato 14 soldati statunitensi nell’ovest del Paese ed il sedicente gruppo ‘Ansar Al Sunna’ ha rivendicato l’uccisione di otto marines. Un giornalista statunitense, Steven Vincent, è stato ucciso inoltre a Bassora, nel sud dell’Iraq. L’uomo, assassinato ieri sera da uomini armati, stava scrivendo un libro-inchiesta su Bassora, la terza città del Paese e principale centro petrolifero nazionale. In un articolo pubblicato nei giorni scorsi dal New York Times, il giornalista statunitense aveva anche denunciato la crescita del potere dei religiosi sciiti nella città petrolifera.

 

Le autorità della Zambia hanno autorizzato l’estradizione in Gran Bretagna di Haroon Aswat, britannico di origine indiana sospettato di aver avuto un ruolo importante negli attentati del 7 luglio a Londra. Aswat è detenuto a Lusaka dal 20 luglio.

 

Sono tutte salve le 309 persone a bordo dell’AIR France che questa mattina ha preso fuoco presso lo scalo internazionale di Pearson di Toronto. L’aereo, proveniente da Parigi, è uscito di pista durante la fase finale di atterraggio cadendo oltre i limiti della pista proprio mentre nella zona si abbatteva un forte temporale. L’urto col terreno ha provocato le fiamme. 43 passeggeri sono rimasti feriti.

 

A Pechino sono giunti al nono giorno i colloqui a 6 tra le due Coree, Cina, Giappone, Russia e Stati Uniti sul programma nucleare nordcoreano. Ce ne parla Andrea Sarubbi:

 

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Stavolta la soluzione sembrava vicina, tanto da far sbilanciare gli stessi mediatori sudcoreani: “accordo raggiunto – avevano detto nei giorni scorsi – ma restano da definire alcuni dettagli”. Dettagli che, evidentemente, non erano tali, se le parti hanno già respinto tre bozze del documento finale e stanno lavorando ad una quarta – presentata dalla Cina – che però non risolve il problema principale. Ciò che divide infatti Corea del nord e Stati Uniti, concordi sulla necessità di porre fine alla crisi, sono i tempi dell’intesa: Pyongyang  si aspetta  prima  un  gesto significativo di Washington; la Casa Bianca non è disposta a fornire gli aiuti economici richiesti fino a quando lo Stato comunista non avrà iniziato il disarmo. Così, mentre si continua a trattare, c’è spazio per ogni tipo di interpretazioni: quella americana, che parla di “progressi”, e quella della Corea del nord, che riferisce invece di “trattative bloccate”. E gli stessi mediatori sudcoreani ammettono, dopo l’ottimismo iniziale, che “il tempo sta finendo”.

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Il governo indonesiano è pronto a concedere un’amnistia ai prigionieri del GAM, il sedicente gruppo indipendentista della provincia di Aceh in guerra da quasi trenta anni con l’esercito. A dichiararlo è stato ieri il ministro dell’informazione Sofyan Djalil. La decisione rientra nel quadro dell’intesa di pace raggiunta con il GAM lo scorso 17 luglio in Finlandia. La decisione rappresenta un ulteriore passo in avanti verso la firma, prevista per il 15 agosto, di uno storico accordo di pace. Oggi nella provincia di Aceh  è arrivato anche un gruppo di osservatori dell’Unione europea e dell’ASEAN, con l’incarico di monitorare i negoziati.

 

In Sudan, continuano le tensioni popolari. Sono numerose le dimostrazioni di protesta, cui partecipano soprattutto gli appartenenti all’etnia dell’ex capo ribelle del Movimento di Liberazione sudanese, precipitato domenica scorsa col suo elicottero al confine tra Sudan e Uganda. Sentiamo Giulio Albanese:

 

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Una ventina di persone sono morte, la notte scorsa, nel corso di violenti scontri avvenuti nella capitale sudanese Khartoum, malgrado fosse in vigore il coprifuoco. Le violenze sono legate alla morte, avvenuta due giorni fa, del vice presidente John Garang. Stamani, intanto, il suo vecchio amico dai tempi dell’Università di Dar-es-Salaam, il presidente ugandese, Museveni, ha annunciato l’intenzione di affidare ad una commissione di tre esperti l’indagine sull’incidente aereo in cui sabato scorso è rimasto ucciso il leader del Movimento popolare di liberazione del Sudan. Sia il governo di Khartoum, che il movimento di liberazione popolare del Sudan, hanno indicato nelle cattive condizioni atmosferiche le cause dell’incidente. Tuttavia oggi il movimento di Garang ha chiesto l’apertura di una indagine. Sul piano politico c’è da rilevare che Salva Kiir, chiamato a succedere a Garang alla guida del Movimento sudista, presterà giuramento, sabato prossimo, come primo vice presidente del Sudan.

 

Per la Radio Vaticana, Giulio Albanese.

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Sono quasi tutti appartenenti alla guardia presidenziale i militari che dall’alba hanno messo in atto un tentativo di colpo di Stato in Mauritania. Mentre appare accora incerto l’esito del golpe, giungono le prime reazioni da parte dell’opposizione, che considera riuscita l’operazione. Il nostro servizio:

 

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Questa mattina si è svegliata sotto stato d’assedio la popolazione di Nouakchott, capitale della Mauritania. A partire dall’alba reparti dell’esercito sono usciti dalle caserme per conquistare il potere, approfittando della momentanea assenza del presidente Maaouyia Ould Taya, partito alla volta dell’Arabia Saudita per assistere ai funerali di Re Fahd. L’operazione, guidata dai gradi alti della guardia presidenziale, è scattata alle 5.00, con l’assalto al palazzo dello stato maggiore dell’esercito, alla radio e alla televisione. Dopo aver preso possesso degli edifici, considerati luoghi nevralgici per il controllo dell’intero Paese, i golpisti hanno bloccato le vie di accesso alla sede presidenziale e ai ministeri. Veicoli equipaggiati di armamenti pesanti sono stati invece posizionati nei punti strategici della capitale. La natura e l’esito del colpo di Stato restano ancora tutti da accertare. I militari ribelli non hanno, infatti, ancora diffuso alcun comunicato. “Questo golpe era atteso da più di venti anni”, ha dichiarato dal suo esilio parigino il dissidente Bidi Ould Binu rappresentante dell’opposizione mauritana. E’ dal 1984 infatti che Taya governa con il pugno di ferro la repubblica islamica. Negli ultimi anni la repressione attuata dal regime è cresciuta notevolmente creando un forte risentimento nella popolazione e una maggiore radicalizzazione dei gruppi islamici. Non a caso quello di oggi è il terzo tentativo di golpe perpetrato negli ultimi quindici mesi.

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Continua il processo di smobilitazione dei paramilitari in Colombia. Ieri in una cerimonia pubblica nel dipartimento nord occidentale di Antioquia, oltre 2000 paras hanno consegnato le loro armi. Si tratta della più massiccia operazione di disarmo, da quando il governo ha iniziato le trattative con i gruppi di estrema destra, responsabili di una lunga serie di crimini e abusi ai danni della popolazione civile.

 

 

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