RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno XLIX n.
213 - Testo della trasmissione di lunedì 1 agosto 2005
IL
PAPA E LA SANTA SEDE:
OGGI IN PRIMO PIANO:
CHIESA E SOCIETA’:
La radio al centro di un incontro organizzato dal Consiglio
episcopale latinoamericano a Caracas
La XX Giornata mondiale della gioventù in diretta su
Sms Italia
L’Iran
comunica ufficialmente all’AIEA che riprenderà il proprio programma nucleare
Iraq:
trovati a Baghdad i corpi decapitati di 20 persone
1 agosto 2005
LA
BENEDIZIONE DEL SANTO PADRE ALLA CHIESA DEL
BRASILE
CHE CELEBRA
I 75 ANNI DALLA PROCLAMAZIONE
DI NOSSA SENHORA APARECIDA PATRONA DELLA
NAZIONE
- A
cura di Alessandro De Carolis -
“Una decisione provvidenziale” che ha visto “aumentare la devozione
nei confronti dell’Immacolata Concezione”. Benedetto XVI celebra con queste
parole i 75 anni dalla proclamazione de Nossa
Senhora Aparecida come patrona del Brasile, voluta da Pio XI. In un
messaggio del cardinale Sodano, il Papa fa voti affinché - si legge - “la
Regina e Patrona del Brasile sia sempre più riconosciuta e lodata come Madre di
Dio Nostro Signore e Madre Nostra”, auspicando che la sua “potente
intercessione” sia “guida sicura” ai cristiani verso Cristo. Il messaggio si
conclude con l’offerta della benedizione apostolica del Papa e con il suo dono
di un calice votivo.
LA GMG E’ UN
“PRIVILEGIATO INCONTRO CON CRISTO”:
SULLE PAROLE DI
BENEDETTO XVI AI GIOVANI, IERI ALL’ANGELUS,
LA RIFLESSIONE
DI MONS. MAURO PARMEGGIANI,
RESPONSABILE DELLA
PASTORALE GIOVANILE DELLA DIOCESI DI ROMA
I
giovani e la pace nel cuore di Benedetto XVI. A questi temi, ieri, il Papa ha
dedicato il primo Angelus a Castel Gandolfo. Ha espresso la propria gioia per
la decisione dell’IRA di porre fine alla lotta armata ed ha ricordato
l’anniversario dell’insurrezione di Varsavia contro l’occupazione nazista,
chiedendo a Dio per il mondo il dono della pace. Un’ovazione ha poi accolto il
saluto del Pontefice ai giovani, chiamati a partecipare alla GMG di Colonia.
“Anche se non sono più giovane” - ha detto a braccio Benedetto XVI - “il mio
cuore è giovane”. Parole sulle quali si sofferma mons. Mauro Parmeggiani, responsabile della Pastorale Giovanile per la diocesi di Roma,
intervistato da Alessandro Gisotti:
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R. – Direi che i giovani sentono che il Papa è giovane,
perché è il Successore di Pietro, perché è il Papa di tutta la Chiesa. La
Chiesa che è sempre giovane perché vive della giovinezza dello Spirito, vive
della giovinezza che viene dall’aver Dio nel cuore. Un cristiano, anche se
avanti negli anni, non può non essere giovane, perché la giovinezza viene dal
cuore aperto sempre alla grazia di Dio. I giovani, quindi, capiscono, sono
vicini e lo hanno accolto subito nel loro cuore perché hanno trovato una sintonia,
che è la sintonia dello Spirito.
D. – Mons. Parmeggiani, il Papa ha detto: “Vorrei invitare
i giovani credenti del mondo intero, anche quanti non potranno prendere parte
ad un così straordinario evento ecclesiale, ad unirsi in un comune pellegrinaggio
spirituale verso le sorgenti della nostra fede”. Dunque, una chiamata a
raccolta di tutti, anche di chi non potrà essere fisicamente a Colonia?
R. – Certo. Pensiamo anche a chi vive in situazioni
difficili e di malattia, in Paesi dove c’è la guerra o il terrorismo. Bene, il
Papa però dice: “Ci ritroviamo tutti spiritualmente, sia chi è presente sia chi
non è presente, come una grande famiglia”. La famiglia dei figli di Dio, che
vuole testimoniare nel mondo la gioia di Cristo, la pace di Cristo, quell’amicizia
che in Cristo può far superare tutte le barriere di diffidenza, di egoismo, di
difficoltà che esistono appunto tra gli uomini, rendendoci tutti più fratelli.
D. – Benedetto XVI ha definito ieri la GMG “un
privilegiato incontro con Cristo”, riprendendo anche la “felice intuizione” –
ha detto – dell’amato Papa Giovanni Paolo II. Questo, secondo lei, è lo spirito
con il quale i giovani stanno vivendo questa attesa, anche nella sua esperienza
personale di incontro con i ragazzi?
R. – Direi proprio di sì. Si va alla Giornata Mondiale
della Gioventù perché si attende questo rinnovato incontro con Cristo. Tutte le
Giornate sono state momenti di straordinario incontro con Cristo. Quante
conversioni abbiamo visto alle Giornate della Gioventù, quante nascite anche di
vocazioni o di speciale consacrazione o dedizione alla famiglia, ma vissuta in
maniera autenticamente cristiana. Anche questa Giornata, che ha come tema
“Siamo venuti per adorarLo”, ci invita ad adorare il Signore Gesù e cioè a dare
l’assenso della nostra fede a Colui che
ci viene incontro per essere amato, amandoci per primo. Questo è proprio il
desiderio che i giovani portano nel cuore, andando alla Giornata della
Gioventù. Non è turismo religioso, ma un vero e proprio pellegrinaggio, I giovani
affronteranno anche tante difficoltà pratiche, ma pieni di gioia proprio perché
vanno ad incontrare, anche se in mezzo alle difficoltà, il Signore che viene
loro incontro.
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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”
Apre la prima pagina il
titolo "Il cuore giovane del Papa a Colonia nel comune pellegrinaggio
spirituale verso le sorgenti della fede": Benedetto XVI, durante il primo
Angelus da Castel Gandolfo, invita le nuove generazioni a mettersi in viaggio
per la Giornata mondiale della Gioventù.
All'Angelus il Papa ha
rivolto il pensiero alla situazione in Irlanda del Nord esortando ad
intraprendere ulteriori passi che permettano di rafforzare la fiducia
reciproca.
Sempre in prima, la
notizia della morte del monarca dell'Arabia Saudita, Re Fahd bin Abdul Aziz Al
Saud.
Nelle vaticane, una
pagina dal titolo "A quattro mesi dalla morte del servo di Dio Giovanni
Paolo II". Gli articoli di Giampaolo Mattei e Gianfranco Grieco; il tema
scritto da una giovane romana, Fiorella Tassi, in occasione dell'esame di
terza media nel giugno scorso: il Pontificato "che ha rivoluzionato il
mondo" ed ha unito popoli e nazioni.
Nelle estere, Iraq: in
una discarica a Baghdad sono stati trovati venti cadaveri.
Nella pagina culturale,
per la rubrica "Incontri", lo scrittore Elio Bartolini intervistato
da Claudio Toscani.
Nelle pagine italiane,
in primo piano il terrorismo. L'addio alle vittime di Sharm el Sheikh; i
funerali nel Catanese e nel Leccese.
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1
agosto 2005
IN SUDAN SCONTRI A
KHARTOUM DOPO LA MORTE DEL VICEPRESIDENTE GARANG,
EX CAPO DEI RIBELLI DELLO SPLA
- Intervista con Massimo Alberizzi -
Vacilla la stabilità
politica in Sudan dopo la morte del vicepresidente
John Garang, precipitato ieri col suo elicottero al confine tra Uganda e Sudan,
sembra per un incidente. Con l’ex leader ribelle dell’Spla, il movimento per la
liberazione sudanese, sono morte 13 persone. Garang, 60 anni, è stato artefice a
gennaio dell’accordo di pace che ha posto fine all’ultraventennale guerra
civile del sud del Paese contro il governo islamico di Khartoum. Anche la Comunità di Sant’Egidio ha espresso il proprio dolore per la
scomparsa di Garang. “C’è da sperare che chi gli succederà – ha detto il
responsabile delle relazioni internazionali della comunità - non sarà così
folle da abbandonare il percorso tracciato da Garang lasciando il Paese in una
situazione di turbolenza”. In seguito
alla morte del vice presidente sudanese nella capitale sudanese, sono scoppiati
violenti disordini che hanno già provocato numerose vittime. Il servizio di
padre Giulio Albanese:
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Gli scontri sono in corso in
vari quartieri della capitale sudanese e soprattutto nella periferia, laddove è
prevalente la presenza delle popolazioni provenienti dalle regioni meridionali,
in gran parte sfollati a causa della guerra civile. Numerosissimi dinka,
l’etnia di Garang, si sono muniti di coltelli ed armi da fuoco, aggredendo
chiunque abbia fattezze arabeggianti. Si è, infatti, diffusa la notizia, però
infondata, che il vice presidente sarebbe stato vittima di un attentato. Non vi
è dubbio che la tensione è altissima un po’ ovunque in Sudan, non fosse altro
perché la morte di Garang ed i problemi legati alla sua successione rendono
assai arduo il percorso di riconciliazione nazionale avviato nel gennaio scorso
con la firma di pace a Nairobi. Garang era un leader carismatico, ma anche
controverso. Si dice che avesse accumulato una fortuna, grazie soprattutto alla
diplomazia occidentale, che fece di tutto per indurlo a firmare il Protocollo
di pace con Khartoum. Non vedeva di buon occhio la richiesta del Concilio delle
Chiese cristiane sudanesi di avere voce in capitolo nella formulazione della
nuova Costituzione per il Sud, peraltro prevista dagli accordi di pace di
Nairobi.
Per la Radio Vaticana, Giulio
Albanese.
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Ma la
scomparsa di Garang quali ripercussioni avrà sul processo di pace nel Paese,
appena uscito da una sanguinosa guerra civile durata più di vent’anni?
Francesca Fialdini lo ha chiesto all’esperto di questioni africane del Corriere
della Sera, Massimo Alberizzi:
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R. – Ci sono delle fazioni, sia
nel Nord che nel Sud, contrarie alla pace. E’ gente che guadagna dallo stato di
guerra vendendo armi, guadagna perché deve portare nel sud le derrate
alimentari attraverso strani giri. Ma soprattutto si tratta di una parte del
governo militare islamico, che sta a Khartoum, il National Congress, che non ha mai ben digerito la pace firmata il 9
gennaio scorso ed aveva minacciato di fare qualcosa, una qualche azione
dimostrativa. Qualcuno dice ora anche di uccidere Garang. Non è del tutto
peregrina l’ipotesi che sia stato ucciso.
D. – Garang aveva una
personalità, riusciva ad avere molta presa. Esiste oggi un interlocutore che
possa ricoprire il suo ruolo con altrettanta credibilità?
R. – E’ molto difficile dirlo,
perché i due leader più importanti dello SPLA dopo Garang avevano tentato un
accordo di pace con il governo. Accordo di pace, questo, fallito. Nessuno
finora è stato in grado di competere con la figura di Garang. Ora che Garang
non c’è più, bisogna vedere chi potrebbe emergere come capo. Garang era dell’etnia dinka, la tribù più popolosa
del sud, la più forte e la più combattiva. Bisogna quindi vedere se nei dinka
c’è una persona che può rimpiazzarlo. Oltretutto la personalità del vecchio
leader schiacciava anche tutte le altre.
Questo è uno degli interrogativi: se può emergere un uomo che raccoglie
veramente attorno a sé l’eredità dello SPLA, allora il processo di pace può
continuare; se invece c’è una personalità debole che non rappresenta bene e che
non riesce soprattutto a compattare le varie fazioni del sud, credo che si
ritornerà molto presto ad una guerra.
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ARABIA
SAUDITA, DOPO LA MORTE DI RE FAHD, IL NUOVO SOVRANO E’ ABDULLAH
- Intervista con Vincenzo Strika -
L’Arabia Saudita piange la morte di re Fahd, spentosi questa
mattina all’età di 83 anni. Il sovrano aveva lasciato da dieci anni la guida del
Paese al fratellastro Abdullah, principe ereditario da oggi nuovo monarca. Il
re scomparso ricopriva cariche istituzionali dal 1953, quando era stato
nominato ministro dell’Istruzione. Subito dopo la notizia della sua
morte, la Lega Araba ha rinviato il vertice straordinario a Sharm el Sheikh,
inizialmente fissato per mercoledì prossimo. Per un bilancio sul regno di re Fadh, ascoltiamo al microfono di
Andrea Sarubbi il docente emerito di Storia contemporanea dei Paesi arabi
all’Istituto orientale di Napoli, Vincenzo Strika:
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R. – Il regno di re Fahd è stato
difficile, perché è stato costellato da avvenimenti di portata regionale e
mondiale: la caduta dello Scià, la guerra tra Iran ed Iraq; la guerra del Golfo
e l’ultimo conflitto in Iraq. Tutte queste cose hanno comportato scelte
estremamente difficili per un Paese che era anche in rapida trasformazione
sociale e in crescita demografica. In Arabia Saudita metà della popolazione ha
meno di 20 anni. Si è trattato, quindi, di riconciliare tradizione e modernità,
che non sempre vanno d’accordo e quindi non sono mancate anche delle
contestazioni. Il sovrano, che è di formazione americana e quindi occidentale,
ha cercato comunque di affrontare queste situazioni con varie misure, varando
una sorta di Costituzione. La
Costituzione vera e propria rimane, comunque, sempre il Corano. Nell’86 assunse
il titolo di Custode di Luoghi Sacri ed ha quindi cercato di giocare un po’ la
carta del panislamismo.
D. – A proposito di questo, c’è
da pensare che con Abdullah cambierà il rapporto dell’Arabia Saudita con
l’Occidente e con gli altri Paesi islamici?
R. – Io penso che i Paesi
musulmani vedano nel non allineamento una chance in più. Questo si vede del
resto anche nell’atteggiamento non sfavorevole verso gli sciiti: il 10 per
cento della popolazione sciita è rappresentata anche nel Parlamento. C’è,
quindi, un dialogo con l’Iran e il panislamismo è un fatto importante. D’altra
parte, hanno la Mecca e la Medina, che sono per tutti i musulmani un
fondamentale punto di riferimento. E questo sarà sempre la loro politica base.
Sarà un pochino ridimensionato il discorso con gli Stati Uniti, come è già del
resto ridimensionato: sono entrate le compagnie russe e cinesi nelle ricerche
petrolifere. Insomma gli americani sono un po’ malmessi, diciamo.
D. – Per quanto riguarda le
riforme interne: ci sono possibilità maggiori di democrazia?
R. – Ci sono istanze verso
l’apertura, verso una partecipazione maggiore del popolo. Ci sono state già
elezioni e queste consultazioni sono state praticamente sempre vinte da
formazioni islamiche. Ci saranno poi elezioni per il rinnovo del Parlamento,
che fino a ieri era di nomina totale della Casa Reale, del governo insomma.
Staremo ora a vedere. Possiamo dire che all’interno dell’Arabia Saudita,
malgrado tutto, c’è una tendenza di fondo che è quella della moderazione, ma di
una moderazione islamica.
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PARTITA STAMANI DA LORETO ALLA VOLTA DI COLONIA LA
“FIACCOLA DELLA PACE”.
LA MARATONA-PELLEGRINAGGIO PERCORRERA’ LE STRADE
DELL’EUROPA,
SEGUENDO IL CAMMINO DELLE RELIQUIE DEI RE MAGI
- Con noi, Daniele Pasquini -
In occasione della XX Giornata
Mondiale della Gioventù è partita stamani da Loreto una maratona-pellegrinaggio
diretta a Colonia, che lungo 2200 chilometri porterà nel cuore dell’Europa la
“Fiaccola della pace”. Partito da Bari il 29 maggio scorso, con la benedizione
del Papa, un gruppo di giovani atleti sta seguendo il percorso che seguirono le
reliquie dei Magi nel 1164 alla volta della Germania. Stamani, gli atleti del
Centro Sportivo Italiano hanno ricevuto la benedizione dell’arcivescovo prelato
di Loreto, Gianni Danzi, all’interno della Santa Casa. L’obiettivo
dell’iniziativa è promuovere ulteriormente la GMG, attraverso il coinvolgimento
dei giovani lungo l’itinerario: saranno infatti coinvolte diocesi e gruppi
giovanili di Italia, Svizzera, Liechtstein e Germania. Emanuela Campanile ha
intervistato Daniele Pasquini, tra gli organizzatori della
marcia-pellegrinaggio.
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R. –
Questa maratona-pellegrinaggio sulle orme dei Magi è già cominciata, perché la
fiaccola è partita da Bari in occasione del Congresso Eucaristico, il 29
maggio, con la benedizione del Santo Padre. Attraverso alcune tappe,
riprenderemo questa grande avventura, questa grande maratona verso Colonia.
D. – Chi partecipa?
R. – Sono sostanzialmente due
gruppi di giovani. Un gruppo di atleti del Centro Sportivo Italiano, che
appunto avranno il compito di portarla di corsa per questi 1500 km che rimangono,
perché gli altri 700 appunto sono già stati percorsi da Bari fino a Loreto. Il
secondo è un gruppo di animatori che in ogni città, tappa di questa
maratona-pellegrinaggio, animerà le serate e le piazze attraverso uno
spettacolo sui Magi.
D. – La storia della fiaccola
comincia nel 1997…
R. – La prima avventura della
fiaccola è nel ’97, quando poi si è deciso di renderla un’avventura stabile,
annuale, legandola prima al Giubileo del 2000 e poi, in realtà, a tutte le GMG.
Infatti, siamo stati oltre che a Tor Vergata anche a Toronto e adesso a
Colonia.
D. - Un’esperienza molto vasta.
Ha qualche aspettativa lei per questa nuova GMG?
R. –
Spero che questa GMG rilanci l’idea di un’Europa cristiana, nata appunto
attraverso i pellegrinaggi, in particolare nel Medioevo. Questo modo del Centro
Sportivo Italiano di rilanciare i pellegrinaggi attraverso una forma inedita,
quella della maratona-pellegrinaggio, è proprio una volontà che va verso questa
costruzione di un’Europa che sia fortemente radicata alle radici cristiane.
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LE CHIESE D’ORIENTE INIZIANO L’UFFICIO MARIANO
DELLA PARACLISIS,
RITO ANTICO DI SUPPLICE INVOCAZIONE ALLA MADRE DI
DIO:
A ROMA
CELEBRAZIONI CON CANTI BIZANTINI
DA OGGI AL 14 AGOSTO,
NELLA BASILICA DI SANTA MARIA IN VIA LATA
- Intervista con padre Ermanno Toniolo -
Inizia oggi il periodo di
preghiere e di digiuno delle Chiese orientali, cattoliche e ortodosse in vista
della festa della Dormizione di Maria. A Roma, alle 21:30 di ogni giorno fino
al 14 agosto si svolgeranno a
celebrazioni nella Basilica di Santa Maria in Via Lata, con preghiere e canti bizantini tradotti in lingua
italiana. Sono ormai trent’anni che la
Quindicina dell’Assunta e la Paraclisis, il rito di supplice invocazione alla
Madonna al quale Giovanni Paolo II ha concesso l’indulgenza plenaria, si
celebrano a Roma. Sulle iniziative in preparazione alla festa della Dormizione
di Maria ascoltiamo, al microfono di Amedeo Lomonaco, padre Ermanno Toniolo,
dell’Ordine dei Servi di Maria:
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R. – Sono molte le iniziative, soprattutto in Oriente. Ma
anche a Roma è giusto che ci sia almeno un posto dove, in comunione con
l’Oriente e quasi respirando con due polmoni, ci si possa preparare alla festa
della Dormizione e dell’Assunzione della Vergine Maria. Perciò abbiamo
preparato la quindicina dell’Assunta con testi orientali, nel cuore di Roma,
accanto a Piazza Venezia.
D. – L’evento della Dormizione di
Maria è considerato dalla Chiesa bizantina la Pasqua della Madre di Dio…
R. – I 14 giorni che precedono
l’Assunta si chiamano “la piccola Quaresima”, in sintonia con la grande
Quaresima che precede la Pasqua di Cristo. Quindi, agosto, il mese mariano per
antonomasia della Chiesa bizantina e delle Chiese orientali, è diventato anche
un periodo di preparazione pasquale alla ‘Pasqua’ della Madre di Dio che
ricorre il 15 di agosto, quando si celebra congiuntamente la sua Dormizione e
la sua Glorificazione celeste.
D. – Nell’anno dell’Eucaristia,
Maria Assunta in Cielo diventa la memoria realizzata di quelle meraviglie di
Dio che la Chiesa fa presente quotidianamente nel sacrificio eucaristico…
R. – Si può dire che l’immagine
di Maria come donna eucaristica, che ha tracciato Papa Giovanni Paolo II, è
un’immagine che insieme prende tutto l’evento mariano, dall’Annunciazione alla
Croce all’ultima escatologia. L’Eucaristia porta il germe dell’immortalità,
dell’incorruttibilità che abbiamo dentro di noi. Siamo, dunque, davanti non
soltanto all’oggi, ma anche al grande domani che tutti sogniamo. Siamo davanti
ad un domani che Dio sogna per noi, perché lo ha preparato. Maria ne è
l’anticipo.
D. – La Vergine è in particolare
segno e realizzazione compiuta di quei cieli nuovi e di quella terra nuova di
cui l’Eucaristia è sorgente…
R. – Perché innanzitutto lei è
la realizzazione completa, cioè è la creatura fatta ad immagine e somiglianza
di Dio, portata alla sua perfezione ultima che nessuno potrà mai raggiungere.
Dio si è vestito delle sue carni e del suo sangue e quindi, splende come segno,
insieme di speranza e di consolazione. Vorrei soltanto dire: partecipate, fate
una celebrazione di preparazione, perché veramente la Pasqua di Maria diventi
un segno distintivo di fede. Del resto, se questi testi orientali possono
essere utilizzati è anche perché il nostro Papa Benedetto XVI sogna l’unità
delle Chiese d’Oriente.
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LA POESIA DELLA MONTAGNA, TEMA DI UNA MOSTRA A
ROMA
CHE
RACCOGLIE 50 OPERE SU TESSUTO E CARTA
CREATE DA UN GRUPPO DI INDIGENI DEL MALI
- Intervista con Alessandra Cardelli -
Una piccola comunità indigena
del Mali ed un poeta francese Yves Bergeret raccontano, attraverso “dipinti
poema” la poesia della montagna. Dell’inedita mostra ce ne parla Rita
Anaclerio.
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“La montagna parla…” e lo fa attraverso 50 opere su tessuto
e carta create da un gruppo di indigeni maliani e dal poeta Yves Bergeret, fino
al 30 ottobre al Museo Nazionale Preistorico Etnografico Pigorini di Roma. Una
mostra d’arte atipica sotto vari aspetti come ci spiega Alessandra Cardelli,
responsabile della sezione Africa del Museo.
R. – La novità è che si tratti
di un’espressione artistica che non si può definire né africana, né europea,
perché è l’incontro di due mondi. In realtà è una produzione provocata da
questo poeta francese, che è andato a stuzzicare questi locali e a scoprire che
avevano delle potenzialità grafiche. Ha creato questo rapporto felice per cui
assistiamo a questi disegni, a grafemi che hanno una loro autonomia, ma che
sono comunque piuttosto guidati dalla nostra cultura.
D. – Da questo dialogo fra una
piccola comunità indigena e un poeta francese, cosa viene raccontato?
R. – Viene raccontato quello che
questa comunità indigena con il poeta francese vive sul luogo, nel momento. Loro
trascorrono ore insieme alla ricerca di luoghi adatti che in qualche modo
ispirino, che richiamino il contatto con gli spiriti della montagna, che
riportino al contatto con gli antenati, a queste dimensioni della cultura
africana.
D. – Cosa ha significato per una
piccola comunità rapportarsi alle tecniche artistiche occidentali e soprattutto
come, invece, può arricchire l’universo simbolico africano il nostro modo di
fare arte?
R. – Intanto quello che ha
portato sono due aspetti. Li ha stimolati a produrre, perché li ha
incoraggiati, in qualche modo applauditi, ed è un tipico rapporto tra gli
africani e noi occidentali. Il francese ha messo loro a disposizione i colori
acrilici in grandi quantità, e questi supporti di tela. Loro, quindi, si sono
sentiti incoraggiati a dare sfogo a questi loro grafismi che fino ad ora non
sembrano influenzati da nessuna iconografia occidentale.
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1
agosto 2005
IL DONO GRATUITO DELL’EUCARISTIA, MISTERO CHE SPIEGA
LA PASSIONE DI GESU’:
COSI’ PADRE PETER-HANS KOLVENBACH, PREPOSITO
GENERALE DEI GESUITI,
DURANTE LA MESSA PER LA FESTA DI SANT’IGNAZIO DI
LOYOLA
- A cura di Alessandro De Carolis -
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ROMA. =
L’Eucaristia è un dono supremo, che trasforma di sé l’uomo con la forza della
sua gratuità d’amore. Una gratuità infinita, che dà senso alla stessa Passione
di Gesù, la quale senza l’Eucaristia non avrebbe avuto per la Chiesa lo stesso
significato. Sono alcuni dei concetti spirituali scelti dal preposito generale
della Compagnia di Gesù, il 76.enne padre olandese Peter-Hans Kolvenbach, per
ricordare, in quest’Anno dell’Eucaristia, il rapporto vivo, profondo e concreto
a un tempo, che Sant’Ignazio di Loyola ebbe con il mistero del Corpo e del
Sangue di Cristo. La Messa nel giorno della festa del fondatore dei Gesuiti,
del quale il 3 dicembre prossimo inizieranno le celebrazioni per il 450.mo
anniversario della morte, è stata concelebrata ieri pomeriggio in una gremita
Chiesa del Gesù da una cinquantina di sacerdoti, tra i vertici della curia
dell’Ordine e i responsabili delle Case romane. Padre Kolvenbach, che guida la
Compagnia di Gesù dal 1983, dopo esservi entrato nel 1948 ed aver servito, tra
l’altro, in Medio Oriente nei primi anni Settanta come provinciale, ha
ricordato che Sant’Ignazio non lasciò libri o documenti specifici
sull’Eucaristia. In realtà, proprio dai suoi scritti spirituali trapela il
quotidiano dono che egli faceva della sua persona e della sua opera a Cristo
nella celebrazione eucaristica. Anche i problemi concreti della Compagnia
venivano affrontati davanti all’altare in un solo modo: Sant’Ignazio - ha
affermato il preposito generale - “si lasciava trasformare dal corpo e dal
sangue del suo Signore per poi eucaristicamente prendere le decisioni e fare le
scelte che s’imponevano”. Ignazio – ha aggiunto – sapeva che “comunicandoci
l’Eucaristia non diventa nostro corpo e nostro sangue, ma che, al contrario,
noi siamo trasformati in Eucaristia”. L’Eucaristia - ha proseguito padre
Kolvenbach - “è un puro dono”, che spinge i cristiani, “con la sua
disinteressata gratuità”, ad “andare al di là di ciò che è obbligatorio,
interessante, unilaterale”, per donare l’amore di Gesù con la stessa gratuità:
superando “il dovere e l’obbligo” tipico della nostra società “in cui tutto si
paga”. Il segno di tale gratuità lo si ritrova poco dopo l’Ultima cena di Gesù,
nella Passione. Sant’Ignazio meditava il Vangelo della Passione attratto dalla
scelta suprema di Gesù di donare liberamente la propria vita, che nessuno gli
avrebbe tolta. E’ in “questo dono di sé nel pane spezzato e nel sangue versato
che tutta la Passione si sviluppa. Senza di esso la croce rimane senza senso e
incomprensibile”, ha concluso padre Kolvenbach, che ha citato Sant’Efrem. “Se
il Signore non si fosse dato lui stesso nel mistero dell’Eucaristia il Golgota
non ci sarebbe stato”.
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DA OGGI, IN COSTA RICA,
MIGLIAIA DI FEDELI IN PELLEGRINAGGIO
VERSO IL SANTUARIO
DELLA MADONNA DEGLI ANGELI, PATRONA DEL PAESE.
TEMA DEL TRADIZIONALE
EVENTO “IL DONO DELLA VITA COME DONO DI DIO”
CARTAGO. = Migliaia di
fedeli da oggi in pellegrinaggio in Costa Rica verso il santuario dedicato alla
patrona del Paese, Nostra Signora degli Angeli. Tema del tradizionale evento
quest’anno “Il dono della vita come dono di Dio”.
Mons. José Francisco Ulloa Rojas, vescovo di Cartago e presidente della
Conferenza Episcopale del Costa Rica, nella sua lettera intitolata “Camminiamo
con Maria verso la Vita”, auspica che la Madonna onorata con il titolo di
Nostra Signora degli Angeli, conduca la Nazione per i sentieri della vera vita
e che il detto popolare “pura vita” sia sempre una realtà costaricana, esempio
per gli altri. In questa prospettiva il pellegrinaggio ha come slogan
“Enlazados en favor de la vida. Peregrinando decimos si a la vida” (Uniti in
favore della vita. Nel nostro pellegrinaggio diciamo sì alla vita). Diverse le
iniziative per preparare spiritualmente i costaricani a questo grande evento di
fede e di gioia che propone un cammino alla luce della fede nella ricerca del
senso della propria vita e del rispetto della vita altrui, nella consapevolezza
che in ogni persona abita Dio. Nei giorni scorsi si è svolto un triduo in onore
della Madonna che ha suggerito un tema per ogni giorno con testi tratti dalla
Sacra Scrittura e dal Magistero della Chiesa. In un sussidio appositamente
preparato per il triduo sono state anche raccolte breve riflessioni sui diversi
modi con cui oggi viene attaccata la vita e sono stati presentati gli impegni
da assumere in difesa della vita. Il primo giorno il tema proposto è stato
“Maria, Madre di Colui che è il Pane della Vita”, con una riflessione sulla
violenza familiare; il tema del secondo giorno è stato “Il Verbo si fece
carne”, con letture sul dramma dell’aborto; ieri infine, sul tema “Formiamo un
solo Corpo, poiché partecipiamo di uno stesso Pane”, l’attenzione è stata
rivolta ai diversi tipi di violenza. (T.C.)
LA RADIO AL CENTRO DI UN INCONTRO ORGANIZZATO
DAL
CONSIGLIO EPISCOPALE LATINOAMERICANO A CARACAS.
SI STUDIERÀ IL PROGETTO “NUOVA EVANGELIZZAZIONE”
CARACAS. = Il Consiglio
episcopale latinoamericano (Celam) ha organizzato dal 3 al 5 agosto a Caracas
l’Incontro delle radio cattoliche dell’America Latina e del Caribe. Lo ha
annunciato lo stesso Celam, organismo con sede a Bogotá, in Colombia, spiegando
che obiettivo dell’incontro è conoscere lo stato delle emittenti radiofoniche
cattoliche della regione e, allo stesso tempo, preparare il progetto “Nuova
evangelizzazione” attraverso le radio in occasione della Quinta conferenza
generale dell’episcopato latinoamericano e caraibico, che si svolgerà a Roma
nel 2007. Il Celam è stato istituito nel 1955 e vi fanno parte i rappresentanti
della comunità cattolica di 22 Stati latinoamericani e caraibici. (T.C.)
La XX Giornata Mondiale
della GioventÙ in diretta su Sms Italia.
IN TEMPO
REALE DA COLONIA, DAL 18 AL 21 AGOSTO,
sms ED mmS DAI DIVERSI EVENTI
ROMA. = Quanti non
avranno la possibilità di partecipare alla XX Giornata mondiale della gioventù
a Colonia, dal 18 al 21 agosto, potranno seguirla, con SMS Italia, sul sito www.gmg2005.it.
Fin dall'inizio delle manifestazioni sarà aperta una speciale sezione
del sito ufficiale italiano della Giornata Mondiale della Gioventù che
permetterà di conoscere la cronaca degli eventi principali della GMG in tempo
reale via Internet. All'indirizzo mms@email.sms.it, SMS Italia raccoglierà gli
MMS inviati dai partecipanti e ne curerà la pubblicazione su web. (T.C.)
ETIOPIA: RITROVATE TOMBE PRE-CRISTIANE NEL SITO
DELLA STELE DI AXUM
RESTITUITA RECENTEMENTE DALL’ITALIA.
SI IPOTIZZA L’ESISTENZA DI UNA NECROPOLI
ADDIS ABEBA. = Un sito
con tombe pre-cristiane, forse una vera e propria necropoli, è stato scoperto da
un’équipe archeologica ad Axum, nel nord dell’Etiopia, nella zona in cui
dovrebbe essere reinstallato l’obelisco appena restituito dall’Italia. Lo ha
annunciato nella capitale Addis Abeba un gruppo di ricercatori dell’Unesco,
l’Organizzazione dell’Onu per l’istruzione, la cultura e la scienza. Coordinata
dall’archeologo Rodolfo Fattovich dell’Università Orientale di Napoli, i
responsabili della missione, che era giunta sul posto per sopralluoghi tecnici
relativi al monumento, ha precisato che sono state individuate sale funerarie
sotterranee e arcate vicino al punto in cui si trovava la stele. In base ai
primi elementi acquisiti potrebbe trattarsi di una necropoli usata da alcune
dinastie in epoca pre-cristiana, forse estesa al di là del sito dell’obelisco,
che è comunque un monumento funebre - sottratto dalle truppe fasciste nel 1937
e restituito all’Etiopia in questi giorni. Le camere funerarie sono state
individuate grazie a un sistema georadar non intrusivo, che ha permesso di
raccogliere dati ancora da elaborare. Prima di essere portata via dagli
italiani, la stele di Axum, alta 24 metri e pesante 160 tonnellate, giaceva a
terra dopo essere stata abbattuta in un attacco dei musulmani nel XVI secolo;
ora che è stata restituita dovrebbe tornare all’antico splendore ed essere
eretta a fianco di un altro obelisco rimasto intatto. La necropoli individuata
dall’Unesco, che aveva già dichiarato Axum patrimonio mondiale dell’umanità,
conferma la grandiosità dell’impero axumita, uno dei più fiorenti regni dell’Africa
che per secoli controllò i commerci tra la zona orientale del continente e la
penisola araba, dove, secondo la tradizione, avrebbe regnato anche la mitica
regina di Saba. (T.C.)
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A cura di Amedeo Lomonaco -
L’Iran ha comunicato ufficialmente all’Agenzia
internazionale per l’energia atomica (AIEA) la propria decisione di riprendere
l’attività di conversione dell’uranio in un impianto nella città di Isfahan. Il
governo di Teheran ha anche precisato di aver ripreso il proprio programma
nucleare perché l’Unione Europea non ha presentato una proposta di incentivi e
di aiuti. La decisione dell’Iran ha riacceso le preoccupazioni della comunità
internazionale. Il ministro degli Esteri francese, Philippe Douste-Blazy, ha
dichiarato che è necessario impedire all’Iran di costruire la bomba atomica e
ha definito inaccettabili le attuali pressioni di Teheran. In Iraq, il
presidente della Commissione costituzionale ha annunciato che sarà rispettato
il termine del 15 agosto per la presentazione della nuova Costituzione. Il
presidente Jalal Talabani ha invitato, inoltre, tutte le forze politiche del
Paese a partecipare, il 5 agosto, ad una conferenza sul testo costituzionale.
Sul terreno, intanto, non si arrestano le violenze. Il nostro servizio:
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La Costituzione irachena sarà ultimata entro il 15 agosto.
Lo ha detto il presidente della Commissione parlamentare incaricata della
redazione della nuova Costituzione, Human Hammoudi, aggiungendo che ci sono
alcuni punti ancora in discussione. Il testo costituzionale dovrà poi essere
approvato dal Parlamento e sottoposto a referendum popolare entro il 15
ottobre. Se vinceranno i “si”, saranno indette nuove elezioni generali entro il
15 dicembre. I principali punti di disaccordo restano la divisione del potere e
la distribuzione delle risorse in uno Stato federale. Altri nodi da sciogliere
sono il ruolo dell’Islam nel nuovo assetto costituzionale iracheno e la scelta
delle lingue ufficiali. Sul terreno, intanto, si intensificano gli attacchi
contro rappresentanti dell’amministrazione irachena: un responsabile della
sicurezza del ministero degli Interni, il generale Abdesalam Rauf Saleh, è
stato ucciso a Baghdad da uomini armati. Sempre nella capitale, la polizia ha
rinvenuto, inoltre, i corpi di una ventina di persone uccise a colpi di arma da
fuoco e poi decapitate. Ieri, in una
cittadina a sud di Baghdad, un gruppo
di insorti ha attaccato il
convoglio del vice premier
iracheno, Ahmed Chalabi, uscito illeso dall’imboscata. Nell’agguato è
rimasta uccisa, invece, una sua guardia del corpo. Chalabi si è sempre
dichiarato a favore dell’intervento militare americano in Iraq e ha assunto un
ruolo determinante nella definizione della politica petrolifera irachena.
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Nel caso di attacchi palestinesi durante il
ritiro unilaterale da Gaza, Israele risponderà con una massiccia operazione
militare. E’ quanto ha dichiarato, ieri, il numero due della Difesa Ebraica
Zeev Boim a meno di due settimane dall’inizio del disimpegno da Gaza e
Cisgiordania. Sempre ieri, un primo gruppo di coloni ha preso possesso delle
abitazioni provvisorie che il governo israeliano ha preparato per loro a
Nitzan, nel sud del Paese. Intanto ci sono spiragli di distensione tra Libano e Siria. Ieri si è
svolto un incontro ufficiale tra i rappresentanti dei due Paesi, il primo, dopo
la fine del ritiro di Damasco dal territorio libanese. Graziano Motta:
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Da più di un mese il passaggio dei prodotto libanesi
verso i Paesi arabi veniva bloccato ai posti di frontiera siriani in
reazione – così veniva affermato – alla scoperta di esplosivi su un camion. Ora
tutto dovrebbe tornare alla normalità. “I Paesi fratelli, nel rispetto della
sovranità e dell’indipendenza reciproche, sono pronti ad approfondire cooperazione, collaborazione, scambi e
solidarietà, attraverso consultazioni armoniose”; lo afferma con enfasi un
comunicato sui colloqui che il primo ministro libanese, Siniora, ha avuto a Damasco con il suo
omologo, Naji Al Otari, e il
presidente Bashar Al-Assad. Una visita che dovrebbe, dunque, riportare
distensione nei rapporti tra i due Paesi vicini, precipitati in crisi per le
manifestazioni popolari antisiriane, all’indomani dell’assassinio a Beirut
dell’allora primo ministro Hariri e per gli eventi che ne seguirono, cioè il
ritiro dopo 30 anni di occupazione delle truppe siriane, nuove elezioni
politiche e la formazione di un governo, quello presieduto da Signora, non
certo filosiriano.
Per Radio Vaticana, Graziano Motta.
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Nuovi arresti in Gran Bretagna nell’ambito delle indagini
sugli attentati del 21 luglio a Londra. L’emittente ‘Sky News’, che cita fonti
di Scotland Yard, ha rivelato che sette persone sono state fermate nel Sussex. I
sette non sarebbero, comunque, figure di primo piano, e sono stati fermati in
applicazione della legislazione speciale anti-terrorismo. Sale così a 19 il
numero complessivo delle persone in custodia nel Regno Unito, per i fatti del
21 luglio e per gli attentati di due settimane prima.
Wim Duisenberg, ex presidente olandese della Banca
centrale europea è stato trovato morto, ieri, nella piscina di una villa a
Fauchon, in Francia. Il procuratore di Carpentras ha detto che Duisenberg è
morto per “annegamento in seguito ad un problema cardiaco”. Duisenberg, 70
anni, aveva presieduto la Banca Centrale Europea dal 1998 all'autunno 2003.
In Costa d’Avorio, dopo i recenti attacchi a
nord di Abidjan nei quali hanno perso la vita almeno 24 persone, il governo ha
chiesto all’ONU di intervenire con un’inchiesta in modo da evitare ulteriori
ritardi nell’applicazione degli accordi di pace di Pretoria, siglati lo scorso
giugno.
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