RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno XLVIII n.
274 - Testo della trasmissione di giovedì 30 settembre 2004
IL
PAPA E LA SANTA SEDE:
Giovanni Paolo II
riceve in udienza anche il presidente romeno, Ion Iliescu
OGGI IN PRIMO PIANO
Si
celebra oggi la Giornata mondiale del mare: con noi il prof. Ezio Amato
CHIESA E SOCIETA’:
Chiuso ieri a Bari il Convegno dei delegati diocesani
per l’ecumenismo e il dialogo religioso
Europa ed Africa unite nella
lotta all’Aids, alla tubercolosi e alla malaria
24 ORE NEL MONDO:
Oltre 40 morti, in gran
parte bambini per un attentato a Baghdad. Altri 10 nuovi ostaggi, dipendenti di
un’impresa, tra cui due donne indonesiane
Il governo russo approva
il protocollo di Kyoto: resta l’attesa per la ratifica da parte della Duma
30
settembre 2004
IL PAKISTAN SI IMPEGNI IN FAVORE
DEL DIALOGO E DELLA TOLLERANZA:
E’ L’ESORTAZIONE DEL PAPA AL
PRESIDENTE PAKISTANO, PERVEZ MUSHARRAF,
RICEVUTO STAMANI IN VATICANO
- A cura di Alessandro
Gisotti -
“In
questi tempi caratterizzati da tumulti e violenze”, è necessario che il
Pakistan continui “ad alimentare uno spirito di dialogo e tolleranza nella regione”:
sono le parole di incoraggiamento ed esortazione rivolte da Giovanni Paolo II
al presidente della Repubblica islamica pakistana, Pervez Musharraf, ricevuto
stamani in udienza con la consorte e il seguito. “Solamente riconoscendo la
necessità di una mutua comprensione tra i popoli, di un franco e aperto scambio
di idee – ha proseguito il Papa – è possibile che il mondo ottenga una pace e
una giustizia autentiche”. Infine, ha invocato la benedizione dell’Onnipotente
sul popolo del Pakistan.
L’incontro
è durato una ventina di minuti. Al termine dell’udienza, Musharraf ha donato al
Papa un tappeto da preghiera verde raffigurante l’albero della vita, ricevendo
in dono una serie di medaglie pontificie. Dopo il colloquio con Giovanni Paolo
II, il presidente pakistano ha incontrato il cardinale segretario di Stato,
Angelo Sodano.
IL PAPA RICEVE IN UDIENZA IL PRESIDENTE RUMENO, ION ILIESCU,
E RICORDA
L’INCONTRO CON IL PATRIARCA TEOCTIST,
NEL VIAGGIO APOSTOLICO IN ROMANIA DEL 1999
- A cura di Alessandro Gisotti -
“Stefano il Grande, ponte fra
l’Oriente e l’Occidente”: è l’inaugurazione di una mostra ai Musei
Vaticani, l’occasione per l’incontro di stamani tra Giovanni Paolo II e il
presidente della Romania, Ion Ilieuscu. Udienza, ha sottolineato il Pontefice,
che gli ha offerto “l’opportunità di ricordare con commozione e riconoscenza la
memorabile visita” in Romania nel 1999. “Pellegrino di fede e di speranza – ha
detto il Papa - sono stato accolto con calore ed entusiasmo” dai fedeli, le
istituzioni e dal Patriarca Teoctist, così come “da tutto il popolo della
venerabile Chiesa ortodossa di Romania”. E ancora, ha ricordato l’abbraccio
“particolarmente fraterno” dei vescovi e delle “comunità cattoliche, di rito
sia bizantino che latino”.
Al termine dell’udienza, il
Santo Padre ha augurato all’intera nazione rumena un futuro “di prosperità e di
pace”. Nel tradizionale scambio di doni, il presidente Iliescu ha regalato al
Papa una serie di litografie, ricevendo delle medaglie pontificie.
DI FRONTE ALLE VIOLENZE
E AI SEQUESTRI CHE SCONVOLGONO LA COLOMBIA
I CRISTIANI DIANO UNA FORTE TESTIMONIANZA DI FEDE
COERENTE
CON GLI INSEGNAMENTI DEL VANGELO E DELLA CHIESA.
COSI’ IL PAPA AI VESCOVI COLOMBIANI IN VISITA AD
LIMINA
Il Papa incoraggia i vescovi
colombiani a proclamare con forza i valori della giustizia, della pace e della
dignità umana in un Paese, la Colombia, devastato dalla violenza, dalla piaga
dei sequestri e dal narcotraffico. Giovanni Paolo II, che ha ricevuto in
Vaticano i presuli per la visita ad Limina, ha quindi ribadito la necessità per
i cattolici di essere coerenti con la fede professata. Il servizio di Sergio
Centofanti.
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Dalla Colombia - nota il Papa -
continuano a giungere notizie “di attentati alla vita, alla libertà e alla
dignità delle persone come se l’essere umano fosse una merce di valore
insignificante”: in particolare Giovanni Paolo II si sofferma sulla piaga dei
sequestri di persona che affligge migliaia di famiglie e che mostra “a che
punto possa arrivare la bassezza umana quando, in ossequio a biechi interessi,
si perde ogni prospettiva morale e non si riconoscono né si rispettano i più
fondamentali diritti dell’uomo”. Molti di questi mali - sottolinea il Pontefice
- “hanno la loro origine nel narcotraffico, con ramificazioni in molti settori,
e che affligge da molti anni la Colombia con conseguenze incalcolabili in tutti
gli ambiti della vita sociale”.
Giovanni Paolo II tuttavia
invita a nutrire la speranza che viene dal Vangelo e che porta a impegnarsi con
tenacia, come fanno i vescovi colombiani, a rimuovere la violenza, a eliminarne
le cause “sostenendo quanti desiderano abbandonare il linguaggio delle armi per
intraprendere il cammino del dialogo pacifico”.
Un impegno sociale e politico
arduo che richiede ai cristiani una misura alta della fede e una testimonianza
esemplare nella vita di tutti i giorni: “sarebbe un controsenso – dice il
Pontefice - accontentarsi di una vita mediocre, vissuta all'insegna di un'etica
minimalistica e di una religiosità superficiale”. Ogni battezzato è chiamato ad
essere santo. A questo proposito Giovanni Paolo II si dice preoccupato per il
deterioramento della vita morale nella società colombiana che “interessa i più
vari ambiti della vita personale, familiare e sociale” mettendo “in serio
pericolo l’autenticità stessa della fede” che “esige un impegno coerente di
vita, comporta e perfeziona l'accoglienza e l'osservanza dei comandamenti divini”.
Si tratta – ha aggiunto - di “un fenomeno dovuto in parte a ideologie che
negano la capacità dell’essere umano di conoscere con chiarezza il bene e di
metterlo in pratica”. “Con più frequenza si tratta di una coscienza offuscata o
che cerca di giustificare ingannevolmente la propria condotta, con il sostegno
di un ambiente che in modo abbagliante presenta falsi valori tendenti ad
occultare o denigrare il bene supremo a cui aspira la persona nel più profondo
del suo cuore”. Il Papa invita i
vescovi colombiani ad avere “come modello Gesù, il Buon Pastore, che è venuto a
chiamare i peccatori avvicinandosi a molti di essi per esortarli con forza a
cambiare modo di vivere. La misericordia di Gesù e la sua compassione davanti
alla fragilità umana – ha concluso Giovanni Paolo II - non gli impedivano di
indicare con chiarezza quale fosse la condotta da seguire e i comportamenti più
conformi alla volontà divina”.
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EUCARISTIA,
FONTE INESAURIBILE PER OGNI FEDELE:
COSI’,
IL PAPA NELLA LETTERA AL CARDINALE TOMKO,
LEGATO
PONTIFICIO AL CONGRESSO EUCARISTICO INTERNAZIONALE,
A GUADALAJARA IN MESSICO, DAL 10 AL 17 OTTOBRE
- A
cura di Alessandro Gisotti -
“L’Eucaristia,
presenza salvifica di Gesù nella comunità dei fedeli e suo nutrimento
spirituale, è quanto di più prezioso la Chiesa possa avere nel suo cammino
nella storia”. Il Papa sceglie un passaggio chiave dell’enciclica Ecclesia
de Eucaristia per introdurre la lettera pontificia al cardinale Jozef
Tomko, Legato del Pontefice al 48.mo Congresso eucaristico, in programma nella
città messicana di Guadalajara dal 10 al 17 ottobre prossimo. Proprio domenica
17 ottobre rappresenta l’inizio dell’“Anno dell’Eucaristia”, con una
celebrazione presieduta da Giovanni Paolo II nella Basilica Vaticana, che verrà
seguita a Guadalajara con un video collegamento.
I
fedeli, si legge nella lettera al cardinale Tomko, da secoli trovano rifugio in
“questo divino tesoro” dove, come ad una fonte, possono estinguere la propria
sete e prendere vigore per affrontare con più forza e maggiore zelo gli impegni
quotidiani. Nella nostra era, scrive ancora, “non mancano testimonianze” volte
a rafforzare “sempre più” la fede in questo santissimo Mistero. In tale
contesto, il Papa mette dunque l’accento sull’importanza del Congresso
Eucaristico di Guadalajara, per il quale invoca l’intercessione della Beata
Vergine di Guadalupe ed impartisce la sua benedizione apostolica.
NOMINE
In
Vietnam, il Papa ha accettato la rinuncia al governo pastorale della diocesi di
Xuân Lôc, presentata da mons. Paul Marie Nguyên Minh Nhât, per sopraggiunti
limiti d’età. Il Santo Padre ha nominato suo successore il reverendo Dominique
Nguyêň Chu Trinh, parroco della Cattedrale e vicario generale della
medesima diocesi. Ha compiuto gli studi filosofici e teologici nel Seminario
maggiore interdiocesano di Saigon. Fu ordinato sacerdote il 29 aprile 1966 e
incardinato nella diocesi di Xuan Loc.
In Nuova
Zelanda, il Pontefice ha accettato la rinuncia all’ufficio di coadiutore della
diocesi di Palmerston North, presentata da mons. Owen John Dolan, per
sopraggiunti limiti d’età.
L’INTERVENTO
DELL’ARCIVESCOVO GIOVANNI LAJOLO IERI ALL’ONU:
LA GUERRA IN IRAQ NON HA PORTATO AD UN MONDO PIU’
SICURO.
E’ NECESSARIO INVECE COMBATTERE TUTTI INSIEME
CONTRO LA POVERTA’.
E’ UNA QUESTIONE DI GIUSTIZIA NON DI CARITA’
La sanguinosa guerra in Iraq, il
conflitto israelo-palestinese, il terrorismo internazionale e il diritto alla
vita. E’ stato un discorso ad ampio respiro quello che ha pronunciato ieri
all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, l’arcivescovo Giovanni Lajolo,
segretario vaticano per i Rapporti con gli Stati. Ricordando l’originale
vocazione dell’Onu, chiamata ad essere una “famiglia di nazioni”, il presule
ha, inoltre, invitato tutti a impegnarsi nel raggiungimento dei Millennium’s
Goals, primo fra tutti la lotta alla povertà. Non è una questione di
carità, ha detto, pensando alle “centinaia di milioni di esseri umani che
sopravvivono al di sotto della soglia del necessario” e “alle decine di bambini
denutriti ed ingiustamente privati del diritto di vivere”, ma di una “questione
di giustizia”. Il servizio di Paolo Mastrolilli:
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“La posizione della Santa Sede circa
l’azione militare del 2002-2003 è ben nota. E’ sotto gli occhi di tutti che
essa non ha portato ad un mondo più sicuro né dentro né fuori dell’Iraq. La
Santa Sede ritiene che ora si debba sostenere l’attuale Governo nel suo sforzo
di riportare il Paese a normali condizioni di vita e ad un sistema politico
sostanzialmente democratico e conforme ai valori delle sue tradizioni
storiche”. Lo ha detto l’arcivescovo Giovanni Lajolo, segretario vaticano per i
Rapporti con gli Stati, intervenendo ieri al dibattito della 59.ma Assemblea
generale dell’ONU. L’arcivescovo Lajolo ha discusso anche il tema del
terrorismo, sottolineando che può essere affrontato in maniera efficace
soltanto attraverso un approccio multilaterale concertato e non tramite la politica
dell’unilateralismo. L’arcivescovo ha ringraziato poi l’Assemblea generale per
aver formalizzato lo status di Osservatore Permanente della Santa Sede
all’ONU con una risoluzione approvata il 1° luglio scorso. Ha poi elencato
alcuni degli scopi prioritari del Palazzo di Vetro a favore della pace, citando
il “nuovo ordine umano mondiale”, la realizzazione degli obiettivi del Vertice
del Millennio (Millennium’s Goals) su povertà, “disarmo completo e
generale”, “sviluppo sostenibile”, “globalizzazione e interdipendenza”,
immigrazione, “diritti umani” e “clonazione umana”.
L’arcivescovo
Lajolo ha detto che il disarmo non deve riguardare solo le “armi di distruzione
di massa”, ma anche quelle “convenzionali”, che “hanno una loro feroce ed
incessante attualità nei numerosi conflitti armati, che insanguinano il
pianeta, e nel terrorismo”. Sul conflitto israelo-palestinese ha sollecitato le
parti a riprendere il cammino indicato dalla road map per i negoziati.
Ha, quindi, ricordato le violenze in Sudan, Somalia, Costa d’Avorio e nella
regione dei Grandi Laghi, sollecitando l’intervento dell’Unione Africana.
Parlando del diritto alla vita, ha chiesto una convenzione che vieti la
clonazione umana, favorendo invece la ricerca sulle “cellule staminali adulte”.
Infine, citando Giovanni Paolo II, l’arcivescovo ha detto che l’ONU deve
“elevarsi dallo stadio di istituzione di tipo amministrativo allo stadio di
centro morale, in cui tutte le Nazioni del mondo si sentano a casa loro,
sviluppando la comune coscienza di essere, per così dire, una famiglia di
nazioni”.
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IL PROSSIMO 3 OTTOBRE
IL PAPA PROCLAMA BEATO CARLO D’AUSTRIA.
L’IMPERATORE TRASCORSE LA PROPRIA ESISTENZA
SEGUENDO LA VOLONTA’ DI DIO
E CERCANDO LE VIE DELLA PACE NEGLI ANNI BUI DELLA
PRIMA GUERRA MONDIALE
- Intervista con il nipote Lorenzo d’Asburgo -
Il prossimo 3 ottobre ascenderà
agli onori degli altari Carlo d’Austria. Giovanni Paolo II, infatti, lo
proclamerà beato insieme con due sacerdoti francesi, una mistica tedesca e una
suora italiana. Nato il 17 agosto 1887, nel Castello di Persenbeug, nella
regione dell’Austria Inferiore, Carlo sposa nel 1911 la principessa Zita di
Borbone-Parma. Nei dieci anni di vita matrimoniale, felice ed esemplare, la
coppia ricevette il dono di otto figli. Appena 29.enne, il 21 novembre, Carlo
divenne Imperatore d’Austria, mentre il 30 dicembre viene incoronato Re
d’Ungheria. Il dovere più sacro di un Re – l’impegno per la pace – è posto da
Carlo d’Austria al centro delle sue preoccupazioni, nel corso della terribile
guerra mondiale. Trascorre gli ultimi anni della sua vita in esilio nell’isola
di Madeira. Ridotto in povertà, muore nel 1922 con lo sguardo rivolto al
Santissimo Sacramento. Ma qual è il tratto distintivo della sua spiritualità?
Giovanni Peduto lo ha chiesto al nipote del futuro beato, il principe Lorenzo
d’Asburgo:
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R. – L’ha detto lui stesso a sua
moglie, che ha testimoniato nel processo di beatificazione: lo scopo della sua
vita era cercare la volontà di Dio e di compierla poi nel miglior modo
possibile. Si ispirava alle parole: “Sia fatta la Tua volontà”, con le quali è
anche morto. Il “fiat voluntas tua” era il leitmotiv della sua vita.
Aveva capito anche che l’ideale di un sovrano era amare e soffrire fino a dare
la propria vita per i popoli che Dio gli ha affidato. Aveva una grande
devozione per la Madre di Dio. Faceva la Comunione tutti i giorni.
D. – Da imperatore è stato molto
vicino ai poveri ...
R. – Sì, è stato fortemente
influenzato dall’enciclica di Leone XIII “Rerum Novarum”. E’ stato il primo
capo di Stato, in Europa e nel mondo, a creare un ministero per l’aiuto sociale
e per la salute, ha fatto piani per una riforma agraria, ha introdotto il
controllo dei prezzi per proteggere i lavoratori, ha aumentato i salari ai poveri
e ha introdotto le pensioni, ha istituito le cucine popolari e ha creato un
fondo per la distribuzione del cibo per cinque milioni di poveri. Combatteva la
corruzione anche tra gli stessi membri della famiglia.
D. – Poi, gli è toccato vivere
le vicende tragiche di quell’epoca, in particolare il crollo dell’Impero
austro-ungarico e il suo esilio. Come ha vissuto queste vicende?
R. – Naturalmente, a quel tempo
tutto era molto difficile: c’era la guerra, ed era una guerra che non aveva
incominciato lui. Tutti gli sforzi che ha fatto per la pace, non furono
coronati da successo. Dovette subire calunnie, perché in molti gli
rimproveravano di essere un debole, un traditore verso l’alleato tedesco perché
voleva la pace, di mancare di personalità perché era un uomo buono ... Poi è
arrivata la fine dell’Impero, l’esilio a Madeira: non aveva più nulla, non
aveva mezzi finanziari. Tutto questo lo ha sempre accettato come un dono di
Dio, si è sempre abbandonato alla Divina Provvidenza.
D. – Secondo lei, qual è il
messaggio che Carlo d’Austria lascia agli uomini d’oggi?
R. – Penso che sia un messaggio
di ottimismo: alla fine, succede sempre quello che vuole Dio. Anche nelle
situazioni difficili, dunque, l’abbandono, la fiducia nella Provvidenza conduce
ad un risultato positivo.
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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”
L’apertura
del giornale è dedicata all’appello lanciato dal Papa nel corso dell’udienza al
presidente della Repubblica Islamica del Pakistan: “Comprensione e dialogo per
la giustizia e per la pace autentiche”; in prima pagina risaltano anche
l’udienza del Papa ai vescovi colombiani in visita “ad Limina”, al presidente
della Romania e la Lettera di Giovanni Paolo II al cardinale Jozef Tomko,
Legato Pontificio al 48.mo Congresso eucaristico internazionale di Guadalajara,
in Messico (nelle pagine vaticane ampio spazio dedicato ai testi integrali e
alle cronache); In Iraq un’altra giornata di violenza: quarantuno morti, in
maggioranza bambini, in una serie di attentati compiuti a Baghdad.
Nelle
pagine vaticane, l’omelia del cardinale Julián Herranz durante la Santa Messa
celebrata in suffragio del cardinale González Martín a una settimana dalla
morte; un articolo dell’arcivescovo Cosmo Francesco Ruppi in occasione del 1°
ottobre, memoria di Santa Teresa di Gesù Bambino; una intera pagina dedicata al
“Cammino della Chiesa in Europa”.
Nelle
pagine estere, l’intervento di mons. Giovanni Lajolo nel dibattito generale
della 59.ma Assemblea generale dell’Organizzazione delle Nazioni Unite: “Santa
Sede e ONU: un peculiare vincolo di cooperazione per l’efficace promozione
della pace”; Medio Oriente: si intensificano raid e violenze nella Striscia di
Gaza e in Israele; Nigeria: i guerriglieri del Delta del Niger annunciano di
aver raggiunto una tregua con il Governo.
Nella
pagina culturale, per la rubrica degli “Incontri”: Il critico e saggista Marco
Forti intervistato da Claudio Toscani
Nelle
pagine italiane, i temi della Finanziaria, delle riforme e dell’inflazione.
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30
settembre 2004
OGGI LA GIORNATA MONDIALE DEL
MARE
- Intervista con Ezio Amato -
Ne ha parlato il Santo Padre
domenica scorsa all’Angelus da Castel Gandolfo. Si tratta della Giornata
mondiale del mare, che si celebra oggi sotto l’egida dell’Organizzazione
Marittima Internazionale (IMO), organismo delle Nazioni Unite impegnato nel
miglioramento della sicurezza marittima e nella prevenzione dell'inquinamento
marino, in particolare da petrolio. Sul tema della Giornata, che quest’anno è
dedicata proprio alla sicurezza marittima, Roberta Moretti ha intervistato il
professor Ezio Amato, docente di Oceanografia chimica all’Università della
Tuscia di Viterbo:
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R. – La
situazione del traffico marittimo di prodotti pericolosi è sotto costante
osservazione soprattutto dopo i recenti avvenimenti nelle acque della Galizia
con l’affondamento della nave cisterna Prestige o dell’Erika nelle acque
francesi. In questo senso l’Unione Europea si sta facendo veramente da
promotore. Si stanno producendo accordi internazionali volti a migliorare le
condizioni di sicurezza soprattutto per questi casi potenzialmente pericolosi e
sicuramente la situazione è molto migliorata negli ultimi tre, quattro anni.
D. – Il
problema dell’inquinamento del mare in Italia e nel mondo: qual è la situazione
attuale?
R. -
Sicuramente abbiamo un’enorme pressione dell’uomo sull’ambiente marino
soprattutto in prossimità delle coste. Il Mediterraneo occupa solo lo 0,7 per
cento delle acque complessive del pianeta, ma ospita più del 20 per cento del
traffico mondiale di prodotti petroliferi. Per migliorare la situazione l’unica
cosa è produrre le risorse in campo internazionale cercando di introdurre
regole e sistemi di controllo e di monitoraggio che siano accettati da tutti e
che siano soprattutto efficaci.
D. – La
minaccia dell’innalzamento delle acque che potrebbero coprire zone di terra emerse...
ce ne parla?
R. - E’ un
problema che è stato evidenziato nell’ambito delle ricerche sul riscaldamento
globale e sicuramente gli scenari disegnati dai modellisti prevedono che per
esempio le piccole isole caraibiche o quelle del Pacifico, lembi di terra poco
alti sul livello del mare, la stessa Venezia sono minacciati dall’essere
sommersi da un innalzamento del livello delle acque conseguente al
riscaldamento dell’atmosfera e quindi allo scioglimento dei ghiacci marini. I
mezzi per contrastare questa eventualità sono quelli di ridurre le emissioni di
anidride carbonica in atmosfera e questo rientra in quel processo che partì con
il protocollo di Kyoto.
D. –
Professore, nell’immaginario comune il mare è profondità, è esplorazione,
scoperta, paura... Cosa rappresenta per lei che lo studia?
R. – E’ un ambiente dal quale
dipende la vita. La vita su questo pianeta è nata nelle acque e quindi dobbiamo
porre la massima attenzione nel tutelare questa risorsa e gli eco-sistemi che
vivono nelle acque.
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TRE GIORNI DEDICATI ALLA FIGURA E ALL’INSEGNAMENTO
DI PAPA PIO II.
SI E’ CONCLUSO A ROMA UN CONVEGNO INTERNAZIONALE
SUL CELEBRE
PONTEFICE DEL RINASCIMENTO, A 540 ANNI DALLA MORTE
- Ai nostri microfoni padre Reginaldo Thomas
Foster -
Si è concluso nei giorni scorsi
a Roma un convegno internazionale di tre giorni dedicato all’opera di Pio II,
uno dei più celebri Papi del Rinascimento. Il convegno è stato, inoltre,
accompagnato da una mostra di ritratti dello stesso Pontefice, realizzati da
artisti contemporanei. Il servizio di Alessandro Scafi:
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Gli studiosi, riuniti nella
splendida cornice romana del Palazzo della Cancelleria, hanno approfondito vari
aspetti dell’opera di Pio II Piccolomini e del contesto storico, culturale ed
artistico nel quale il famoso Papa umanistico è vissuto. L’evento si inserisce
in un ciclo triennale di celebrazioni, che ricordano la sua nascita e la sua
morte, 540 anni fa. Ma quale significato può avere oggi parlare di questo Papa
del Rinascimento? Ne abbiamo discusso con uno dei relatori, padre Reginaldo
Thomas Foster, americano di Milwokee, che insegna all’Università Gregoriana e
mette a disposizione della Segreteria di Stato vaticana le sue doti di latinista:
D. – Padre Reginaldo, dove
vivono le opere di Pio II e dove lo possiamo incontrare?
R. – Dove sono le sue opere? Si
trovano in mezzo agli uomini ed egli stesso vive nelle sue opere. Non nelle
statue, ma in ciò che è detto e come è detto, nella lingua e nello stile.
D. – Quali insegnamenti possiamo
trarre dalle sue opere di fronte alle sfide della nostra epoca?
R. – Possiamo imparare
moltissime cose, soprattutto sentimenti di cultura e di umanità. La capacità di
percepire l’humanitas. Ai suoi tempi, lui stesso riscoprì i tesori
dell’attività classica, ma attinse anche alle fonti di quell’umanesimo, quella
civiltà umana che non ha tempo. Anche noi oggi possiamo fare la stessa scoperta,
riscoprire cioè i beni della vita, i beni dell’amicizia ed anche i beni della
natura. Noi fuggiamo ed evitiamo tanti aspetti della formazione di Piccolomini.
Lui non aveva nessuna paura di trattare tutti gli aspetti della vita e lui
stesso celebrava la vita con entusiasmo. Sentimenti di umanità si trovano
ovunque ed ovunque vanno colti in lui e nelle sue opere.
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30
settembre 2004
I PRESIDENTI DI 34 CONFERENZE EPISCOPALI DELL’EST
E DELL’OVEST SONO RIUNITI
DA OGGI A
LEEDS, NEL NORD DELL’INGHILTERRA, PER DIBATTERE SULLE ATTUALI SFIDE CHE
AFFRONTANO LE LORO CHIESE. I PRESULI SONO STATI INVITATI DALL’ARCIVESCOVO DI
WESTMINSTER, IL CARDINALE CORMAC MURPHY O’CONNOR,
VICE PRESIDENTE DEL CONSIGLIO DELLE CONFERENZE
EPISCOPALI EUROPEE
- A cura di Philippa Hitchen -
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LEEDS. = Qual è lo stato di
salute della Chiesa cristiana in Europa? Qual è il rapporto tra l’identità
cristiana e le altre religioni in crescita nel Vecchio Continente? Queste sono
solo alcune delle complesse questioni alle quali i vescovi di 34 Paesi
cercheranno di rispondere durante quattro giorni di Summit sulla Chiesa
cattolica in Europa. L’ecumenismo e una più stretta collaborazione tra le
diverse Chiese cristiane sarà un altro degli argomenti centrali. E poi
cercheranno anche di elaborare dei progetti comuni per una più efficace
evangelizzazione per la tutela dell’ambiente, per le comunicazioni sociali e
per la mobilità umana. “Saranno quattro giorni di lavori intensi per rispondere
a domande urgenti”, come specifica il cardinale Cormac Murphy O’Connor, che ha
invitato tutti i vescovi qui a Leeds nel nord dell’Inghilterra. “L’Unione Europea
affronta un momento critico della sua esistenza” - spiega il cardinale - “con
dieci nuovi Stati appena diventati membri dell’Unione ed altri che bussano alle
porte, con una nuova Costituzione appena approvata e una nuova Commissione
pronta a cominciare i lavori”. “Questo continente che sta rapidamente
evolvendo” – dice - “ha più bisogno che mai dei solidi principi e dei chiari
valori di una fede che rimane immutata nel tempo”.
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LA CHIESA PAKISTANA CHIEDE AL GOVERNO DI ISLAMABAD
DI ABOLIRE LA LEGGE
SULLA
BLASFEMIA, DISCRIMINANTE VERSO LE MINORANZE RELIGIOSE.
L’AGENZIA VATICANA FIDES PUBBLICA UN
DOCUMENTO-DENUNCIA DELLA COMMISSIONE “GIUSTIZIA E PACE” DELLA CONFERENZA
EPISCOPALE DEL PAKISTAN
CITTA’
DEL VATICANO.= Attualmente in Pakistan, ci sono oltre 80 cristiani in carcere
con l’accusa di blasfemia: un numero altissimo giacché rappresentano poco più
dell'1 per cento della popolazione pakistana. E’ la denuncia della commissione
nazionale Giustizia e Pace della Conferenza episcopale pakistana, contenuta in
un documento, pubblicato oggi dall’agenzia vaticana Fides. Questi dati –
prosegue Fides – mostrano “il potenziale negativo della legge sulla
blasfemia”, che “applicata in modo settario diventa fonte di disarmonia
sociale”. La legge sulla blasfemia - viene rimarcato - “ha creato conflitti fra
diversi settori della società, ha incoraggiato l'intolleranza religiosa nel
Paese, ha prodotto sofferenza per numerose famiglie e causato la morte” di
molte persone. Il governo attuale e quelli che si sono susseguiti sin dal 1988
- evidenzia ancora Fides - “hanno inventato scuse per rimandare la revisione
della legge ed anche ora si parla di rivedere la legge, non di cambiarla
radicalmente. Ma questa – conclude l’agenzia vaticana - è una legge ingiusta e
va abrogata”. (A.G.)
IL
DIALOGO DIVENTI STILE DI VITA: E’ L’AUSPICIO ESPRESSO
DA
MONS. VINCENZO PAGLIA AL CONVEGNO, CHIUSO IERI A BARI,
DEI
DELEGATI DIOCESANI PER L’ ECUMENISMO E IL DIALOGO RELIGIOSO
BARI. = Il dialogo come stile di
vita è stato il filo conduttore del Convegno
dei delegati diocesani per l'ecumenismo e il dialogo interreligioso, che dopo
quattro giorni di lavoro si è concluso ieri a Bari. A tracciare il bilancio
dell’incontro è stato il vescovo di Terni, Vincenzo Paglia, presidente della
Commissione episcopale per l'ecumenismo e il dialogo religioso. Stiamo vivendo
- ha sottolineato il presule - un momento difficile: “il dialogo come stile di
vita, che riguarda tutti, non gode di molta stima. Questa mentalità è
sottointesa, purtroppo, anche in molti credenti, nonostante che l'ecumenismo
necessariamente debba basarsi sul dialogo”. Mons. Paglia ha sottolineato il
successo importante di queste giornate baresi. “Non siamo più nell'inverno di
qualche mese fa - ha detto - e la stessa presenza a Bari di mons. Innokentij
(arcivescovo ortodosso di Korsoun, Patriarcato di Mosca), ne è la prova”, così
come il recente incontro tra il patriarca Bartolomeo e il Papa che ha sancito
un grande miglioramento nei rapporti ecumenici. “Ma certo – ha aggiunto - ci
sono stati momenti migliori, basti pensare a quando si prospettava l'unione
della Chiesa ortodossa con quella cattolica addirittura prima della
celebrazione giubilare del 2000”. Il presule ha quindi auspicato una maggiore
diffusione delle esperienze avviate: “noi dobbiamo comunicare i miracoli
dell'ecumenismo, non tenerli nascosti”. La conclusione del suo discorso è stata
incentrata su una riflessione spirituale. “I cristiani, volenti o nolenti - ha
concluso il vescovo Paglia - sono fratelli, e quindi non solo possono, ma
devono respirare l'aria ecumenica perché altrimenti verrebbero meno agli
impegni del Battesimo. E' necessario continuare a frequentarci: è una via
centrale, anch'essa teologica, ed assolutamente irrinunciabile”. (R.G.)
EUROPA
ED AFRICA UNITE NELLA LOTTA ALL’AIDS, ALLA TUBERCOLOSI E ALLA MALARIA. AL VIA
UN PROGRAMMA PILOTA PER PROMUOVERE LA RICERCA
E LA
PRODUZIONE DI FARMACI E VACCINI NEGLI STESSI PAESI AFRICANI.
IL
PROGETTO PARTE CON UN FINANZIAMENTO DI 600 MILIONI DI EURO
ROMA. = Europa e Africa unite
nella lotta contro AIDS, tubercolosi, malaria con nuovi progetti che partiranno
nei prossimi mesi nel continente africano, dove sono già stati selezionati una
sessantina di Centri, in grado di iniziare ricerca clinica ad alto livello.
L’iniziativa è stata al centro del primo Forum della 'European and Developing
Countries Trials Partnership' (EDCTP), ospitato ieri all'Istituto Superiore di
Sanità. L'EDCTP è nato lo scorso anno da un'iniziativa di 14 Paesi membri
dell'Unione Europea e 18 Paesi africani per promuovere la ricerca localmente su
farmaci necessari per combattere le malattie, secondo le esigenze dei popoli
africani e porre fine alla generale tendenza degli Stati ricchi a ‘paracadutare’
prodotti nel Sud del mondo senza dare le conoscenze per produrli in completa
autonomia. Si parte con un finanziamento di 600 milioni di euro per un periodo
iniziale di cinque anni, 200 offerti dagli Stati membri, 200 dalla Comunità
Europea e i rimanenti messi a disposizione da industria e donatori. ''E' la
prima volta - ha dichiarato Stefano Vella, direttore del Dipartimento del
farmaco (ISS) - che stiamo dando ai Paesi africani gli strumenti per curare le
malattie in base alle esigenze locali”. Per ora le priorità - ha spiegato
Pascoal Mocumbi, Alto rappresentante dell'EDCTP ed ex primo ministro del
Mozambico - sono l’Aids ma anche la tubercolosi e la malaria, perché sono
malattie non più presenti e quindi dimenticate nei Paesi ricchi, ma ancora una
realtà devastante in quelli poveri. (R.G.)
IN UNA
LETTERA ALL’ONU, 115 ESPONENTI POLITICI AMERICANI ED EUROPEI,
ESPRIMONO
FORTE PREOCCUPAZIONE PER I RISCHI IN RUSSIA DI UNA DERIVA
AUTORITARIA DEL PRESIDENTE PUTIN, CHE
POTREBBE MINARE
LA GIA’ FRAGILE DEMOCRAZIA DI QUESTO PAESE
NEW YORK. = La Russia rischia di
tornare indietro, nel percorso verso la democrazia e se ciò accadrà, il
presidente Vladimir Putin ne sarà il maggiore responsabile. E' questo il senso
di una lettera firmata da 115 esponenti politici americani ed europei, presentata
alle Nazioni Unite ed indirizzata anche al presidente americano George W. Bush
ed ai leader dei Paesi della Nato e dell'Unione Europea. La lista delle firme include quelle di
leader internazionali come l'ex presidente della Repubblica Ceca, Vaclav Havel
e l'ex premier svedese, Carl Bildt. Tra gli americani, ad esprimere i timori di
una possibile deriva autoritaria russa sono esponenti sia conservatori, come il
senatore repubblicano John McCain che
democratici, come Richard Holbrooke, ex ambasciatore degli Usa all'Onu ed oggi
consigliere del candidato democratico alla Casa Bianca, John Kerry. “Siamo
molto preoccupati - scrivono i 115 - dalla possibilità che i tragici eventi
degli ultimi mesi (un riferimento,
soprattutto, alla strage nella scuola di Beslan, ad opera di terroristi ceceni) siano usati per minare
la già fragile democrazia russa”. Preoccupazioni analoghe, anche se meno
esplicite, sono state anche espresse, nei giorni scorsi, dal presidente Bush,
che ne ha parlato al telefono con Putin, e da leader di tutto il mondo.
L'ambasciatore russo all'Onu, Andrey Demisov, ha accettato la lettera, ma ha
detto che la visione dei fatti degli autori è ''sbagliata o esagerata''.
(R.G.)
UNA
RETE EUROPEA DI ESPERTI PER FRONTEGGIARE LE EPIDEMIE ANIMALI: L’INIZIATIVA
DENOMINATA “MED-VET-NET” RIUNISCE 300 RICERCATORI DI 10 PAESI
BRUXELLES. = Una rete virtuale
di esperti, pronta a scattare e ad organizzarsi per fronteggiare i rischi delle
epidemie che colpiscono gli animali da allevamento: è l'obiettivo sotteso
all'iniziativa “Med-Vet-Net”, che riunisce 300 ricercatori di 16 organizzazioni
di 10 Paesi europei. Il nuovo Istituto virtuale, finanziato con fondi europei,
avrà un costo di 14,4 milioni di euro per i prossimi 5 anni. Causate da
batteri, virus e parassiti, le epidemie che colpiscono il bestiame sono in
diversi casi trasmissibili dagli animali all'uomo. Le più diffuse sono la
salmonella e la rabbia e si stima che le loro conseguenze abbiano un costo, in
Europa, stimato in oltre 6 miliardi di euro l'anno. (R.G.)
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30
settembre 2004
- A cura di Fausta Speranza -
In
Iraq, tornano in primo piano le violenze, in particolare a Baghdad. Una catena
di attentati ha colpito stamani la capitale, mentre non cessano né i sequestri
né le minacce nei confronti degli ostaggi nelle mani della guerriglia. Il
servizio di Fausta Speranza:
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Oltre 40 morti, in gran parte
bambini, per l’attentato a sud di Baghdad contro un convoglio militare
americano: due gli ordigni scoppiati.
Esplosioni anche a ovest della capitale e al nord: ad Abu Ghraib,
un’autobomba ha ucciso due agenti iracheni e un soldato statunitense, oltre al
kamikaze. E sono una sessantina i feriti. Quattro iracheni sono
stati uccisi e altri 16 sono rimasti feriti nell'esplosione di un'autobomba a
Tall Afar, nel nord dell'Iraq. Inoltre un’altra autobomba a Mossul e dunque
altri quattro morti. Intanto continuano i bombardamenti americani su Fallujah,
e questa mattina sono costati la vita a 4 persone. Per quanto riguarda la lista
degli ostaggi anocora in mano a diversi gruppi, si devono aggiungere 10
dipendenti di un’impresa di materiale elettrico, tra cui due donne indonesiane,
due libanesi e sei iracheni. Ma si deve
cancellare il nome di un libanese
sequestrato in Iraq da un gruppo armato
sconosciuto: è stato rilasciato ''in buona salute''. In questa fase, è totale
la discrezione del governo francese sulla vicenda che riguarda i due
giornalisti di Radio France e del
Figaro, rapiti 42 giorni fa. Nessun commento neanche sulle dichiarazioni della
portavoce del governo giordano, che si è detta ''ottimista'' sulla sorte dei
due reporter. Per quanto riguarda l’ostaggio britannico Bigley, Il governo
britannico è pronto ad ascoltare quello che hanno da dire i sequestratori, ma
non è disposto a negoziare. Lo ha ribadito il ministro degli Esteri Straw dopo
che ieri sera lo stesso premier Blair aveva auspicato un contatto diretto con
il gruppo di rapitori. Una notizia che può avere il sapore della distensione è
che il mausoleo dell'Imam Ali, nella
città santa sciita di Najaf, è stato riaperto oggi ai pellegrini dopo sei mesi
di occupazione da parte degli uomini dell'Armata di Mehdi, i seguaci del leader
radicale Moqtada al Sadr. Scontri tra l'esercito americano e gli estremisti
sciiti ad agosto attorno al mausoleo, durati tre settimane, sono terminati
ufficialmente in seguito ad un accordo raggiunto sotto l'egida del grande
ayatollah Ali Sistani, che prevedeva di fare della città vecchia una zona
disarmata.
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Alla luce di quanto sta accadendo in Iraq, se l’ONU ha i
suoi tempi per impegnarsi direttamente nella crisi irachena, è necessario che
la comunità internazionale non abbandoni il Paese: è la convinzione espressa
dal nunzio apostolico in Iraq, Mons. Fernando Filoni. C’è da dire che la
tragica escalation dei sequestri ha costretto molte organizzazioni umanitarie
internazionali a lasciare il Paese e che da più parti si invoca la fine
dell’occupazione militare. Nell’intervista di Fabio Colagrande, Younis Tawfik,
scrittore e giornalista iracheno sunnita, sottolinea il rischio che l’Iraq resti
abbandonato a se stesso:
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R. – Se il popolo iracheno, che
è costituito da una maggioranza di moderati, viene lasciato al proprio destino,
diverrà facile preda di quelle minoranze composte da gruppi di integralisti e
di assassini e delle bande, tanto più che in Iraq ci sono infiltrati proveniente
dall’esterno, che stanno facendo dell’Iraq un secondo Libano, un campo cioè per
la loro battaglia antioccidentale, ma anche antidemocratica ed antiumana,
perché guardano unicamente al loro progetto politico, non facendo alcuna
distinzione tra musulmani, sunniti e sciiti; tra cristiani od ebrei; tra
americani od italiani. Attaccano tutti, perché hanno un obiettivo ben preciso:
svuotare l’Iraq per realizzare un progetto ben preciso, che consiste nel far
precipitare il Paese in una voragine di integralismo e fanatismo religioso.
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Proprio in questi minuti è
previsto l’inizio di una conferenza stampa presso la sede dell’Organizzazione
umanitaria “Un ponte per...” per la quale lavorano le due Simone. Noi
ascoltiamo una loro dichiarazione nel servizio di Andrea Sarubbi:
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(Voce di Simona Torretta)
“Tra di noi ci sono stati momenti di disperazione, momenti
in cui ridevamo anche tra di noi. Abbiamo trovato la forza in quello che abbiamo
fatto in tutto questo tempo in Iraq”.
Tornata a casa, Simona Torretta racconta con serenità le
settimane che hanno tenuto l’Italia con il fiato sospeso. Nella festa, a lei
dedicata in Campidoglio, ringrazia, tra gli altri, le comunità musulmane nel
mondo ed i pacifisti.
Altra festa a Rimini, dove Simona Pari conferma che la
voglia di tornare in Iraq non è passata:
“Ovviamente mi manca molto l’Iraq; mi mancano molto i
bimbi e le donne, tutti i nostri amici iracheni ed il popolo iracheno che
sappiamo che c’è stato molto vicino in questo periodo”.
La Farnesina ha garantito, intanto, che medici ed
infermieri della Croce Rossa rimarranno sul posto e per alcuni malati ci sarà
poi la possibilità di un trasferimento in Italia: nove, tra cui cinque bambini
ustionati, sono già arrivati per curarsi.
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Nuova fiammata di violenza nella
Striscia di Gaza, dove è in corso un’offensiva militare israeliana su larga
scala contro i miliziani di Hamas, responsabili del lancio di razzi Qassam
contro i centri abitati di Israele. Nella sola mattinata di oggi hanno perso la
vita tre israeliani e almeno tredici palestinesi. L’offensiva, iniziata martedì
sera, si è intensificata la notte scorsa, dopo la morte a Sderot di due bambini
israeliani, di 3 e 4 anni. Violenti combattimenti sono ancora in corso a
Jabaliya, dove i carri armati dell’esercito israeliano sarebbero penetrati fin
nel cuore del campo profughi, e Beit Hanoun. Arrestata nei dintorni di Jenin,
in Cisgiordania, inoltre, una giovane donna, pronta a compiere un attentato
kamikaze.
Il governo della Russia ha approvato oggi il protocollo di
Kyoto sulla riduzione dell’emissione di gas serra e ha chiesto al parlamento di
ratificarlo. Il progetto di legge per la ratifica del protocollo dovrà
comunque passare all'esame della Duma.
Non sono mancate obiezioni: tra gli altri, il consigliere economico
presidenziale Andrei Illarionov ha sottolineato che il passo “è un atto politico
destinato a danneggiare gli interessi
nazionali della Russia”. Positivo nei confronti della decisione del
governo si è detto, invece, il capo del Servizio federale per
l'idrometeorologia e l'ambiente
Aleksandr Bedritski, secondo il quale “la Russia non perderà nel ratificare il protocollo, ma dovrà
adottare strategie originali, come
vendere le sue partecipazioni nella produzione
dei gas serra”.
Sarà
di 24 milioni di euro la manovra finanziaria per 2005 varata ieri sera dal
Consiglio dei ministri. Obiettivo principale è quello di contenere il disavanzo
pubblico, tenendolo sotto la soglia del 3% fissata dal Patto di stabilità
europeo. La manovra non contiene la riduzione delle tasse. Il provvedimento in
questo senso è stato annunciato per la fine dell’anno. Giampiero Guadagni:
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Una finanziaria semplice e solida: così il ministro
dell’economia Siniscalco riassume il senso della manovra che ha avuto ieri sera
il via libera del Consiglio dei ministri. 9 miliardi e mezzo di euro
arriveranno da tagli alla spesa pubblica, 7 miliardi e mezzo da nuove entrate
fiscali, altre 7 miliardi dalla cessione di immobili dello Stato. Tra le misure
previste investimenti per l’industria del turismo, l’obbligo di polizze
assicurative anticalamità sugli immobili. Ci sarà un tetto di spesa del 2 per
cento per le spese di tutte le amministrazioni pubbliche con la sola esclusione
del welfare. Sono stanziate risorse aggiuntive - 56 milioni di euro per il
contratto dei dipendenti pubblici che, ricordiamo, nei giorni scorsi hanno
indetto entro ottobre lo sciopero generale. A far discutere è soprattutto il
taglio ai fondi previsti per gli interventi a favore del sud e una limitazione
delle spese di cassa che il ministero delle infrastrutture potrà utilizzare
nel 2005 per realizzare le grandi
opere. Soddisfatto comunque Berlusconi: abbiamo approvato una finanziaria che
non contiene né tagli, né stangate. Il premier fa sapere che entro l’anno il
governo approverà un provvedimento che ridurrà le tasse di 6 miliardi con effetto
a partire dal 1 gennaio 2005. L’obiettivo – spiega Berlusconi – è di portare la
pressione fiscale sotto il 40 per cento. Non è una finanziaria di sviluppo,
contesta il sindacato, che denuncia in particolare i tagli per il sud. E il
sud, insieme agli investimenti e alla competitività era tra le priorità
indicate dal governatore della Banca d’Italia Fazio.
Per la
Radio Vaticana Gianpiero Guadagni.
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Oltre 200 clandestini sono
sbarcati all'alba di stamani a Lampedusa, dopo
i 187 giunti intorno alle 3 di questa notte. Sono infatti ancora in
corso le procedure di identificazione, mentre alcuni extracomunitari che
accusavano lievi malori sono stati
soccorsi. E proprio la questione dell’immigrazione illegale potrebbe essere
sullo sfondo dell'incontro dei ministri degli Esteri di Italia, Francia, Spagna
e Portogallo, sabato prossimo a Roma.
Al centro, il rilancio del partenariato sul piano politico ed economico,
una maggiore cooperazione tra i Paesi della sponda meridionale del Mediterraneo.
Il tutto in vista del vertice euro-mediterraneo previsto all'Aia per il 29 e 30
novembre.
Negli Stati Uniti è alta l’aspettativa per il primo
dibattito televisivo faccia a faccia tra il presidente in carica, George W.
Bush, e lo sfidante democratico, John
Kerry. Secondo i sondaggi, Bush sarebbe favorito. Per Kerry, quindi,
l'appuntamento odierno appare decisivo per tentare di invertire la tendenza,
prima delle elezioni che si terranno il 2 novembre. Altri due incontri del
genere, sono previsti l’8 ed il 13 ottobre.
Il segretario di Stato
americano, Colin Powell, si è dichiarato deluso, ieri, per la mancanza di
sostegno da parte della comunità internazionale affinché la situazione nella
regione sudanese del Darfur, sia definita “un genocidio”. Intanto, il governo
di Khartoum ha accettato il dispiegamento delle forze africane all’interno dei
campi profughi della regione sudanese. Compito del contingente sarà quello di
sorvegliare la polizia del Sudan.
E' di almeno 14 morti e 13
dispersi l'ultimo bilancio, ancora
provvisorio, in Giappone del rovinoso
passaggio lungo tutto l'arcipelago del tifone Meari, l'ottavo, record di
tutti i tempi, a colpire il Sol Levante in una sola stagione. Il tifone, ribattezzato Meari che significa eco in lingua coreana, dopo aver
flagellato ieri e stanotte le isole di
Kyushu, Shikoku e Honshu, ha
abbandonato stamani l'Honshu settentrionale sfociando nell'Oceano Pacifico dove dovrebbe
dissolversi in una tempesta tropicale.
La Cina ha chiesto al Canada di consegnare alla polizia i
44 profughi nordcoreani che sono
penetrati ieri nei locali dell' ambasciata canadese a Pechino. Lo ha detto ad un gruppo di giornalisti il
viceministro degli esteri Shen Guofang. “Noi siamo contrari al metodo di fare
irruzione nelle ambasciate, questo è un
problema che coinvolge anche la
sicurezza delle rappresentanze diplomatiche in Cina”, ha detto Shen. I profughi, ha aggiunto, verranno
trattati “in accordo con le leggi nazionali, le leggi internazionali e lo spirito umanitario”. Fonti canadesi si sono
limitate ad affermare che “è in corso un dialogo” con le autorità cinesi.
Secondo i gruppi umanitari in Cina ci sono circa centomila persone scappate dalla Corea del Nord per
sfuggire alla miseria cronica e alle
ricorrenti carestie. In passato Pechino ha
rimpatriato decine di profughi ma ha lasciato che quelli che avevano trovato rifugio nelle ambasciate raggiungessero
la Corea del Sud.