RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno XLVIII n. 274 - Testo della trasmissione di giovedì 30  settembre 2004

 

Sommario

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

Il Pakistan si impegni in favore del dialogo e della tolleranza: è l’esortazione del Papa al presidente pakistano, Pervez Musharraf, ricevuto stamani in Vaticano

 

Giovanni Paolo II  riceve in udienza anche il presidente romeno, Ion Iliescu

 

Di fronte alle violenze e ai sequestri che sconvolgono la Colombia i cristiani diano una forte testimonianza di fede coerente con gli insegnamenti del Vangelo e della Chiesa. Così il Pontefice ai vescovi colombiani in visita ad Limina

 

Eucaristia, fonte inesauribile per ogni fedele: lo scrive il Papa nella lettera al cardinale Tomko, Legato Pontificio al Congresso eucaristico internazionale in Messico, dal 10 al 17 ottobre

 

L’arcivescovo Lajolo ieri all’ONU: La guerra in Iraq non ha portato ad un mondo più sicuro. E’ necessario combattere tutti insieme contro la povertà. E’ una questione di giustizia, non di carità

 

Il prossimo 3 ottobre il Papa proclama Beato l’imperatore Carlo d’Austria: intervista con il nipote Lorenzo d’Asburgo

 

OGGI IN PRIMO PIANO

Si celebra oggi la Giornata mondiale del mare: con noi il prof. Ezio Amato

 

Concluso a Roma un Convegno sulla figura di Papa Pio II a 540 anni dalla sua morte: ai nostri microfoni padre Reginaldo Thomas Foster.

 

CHIESA E SOCIETA’:

I presidenti di 34 Conferenze episcopali europee sono riuniti da oggi a Leeds, in Inghilterra, per dibattere le attuali sfide che affrontano le loro Chiese

 

La Chiesa pakistana chiede al governo di Islamabad di abolire la legge sulla blasfemia, discriminante verso le minoranze religiose

 

Chiuso ieri a Bari il Convegno dei delegati diocesani per l’ecumenismo e il dialogo religioso

 

Europa ed Africa unite nella lotta all’Aids, alla tubercolosi e alla malaria

 

In una lettera all’Onu, 115 esponenti politici americani ed europei, esprimono forte preoccupazione per i rischi in Russia di una deriva  autoritaria del presidente Putin

 

 

Una rete europea di esperti per fronteggiare le epidemie animali: l’iniziativa denominata Med-vet-net riunisce 300 ricercatori di 16 Paesi

 

24 ORE NEL MONDO:

Oltre 40 morti, in gran parte bambini per un attentato a Baghdad. Altri 10 nuovi ostaggi, dipendenti di un’impresa, tra cui due donne indonesiane

 

Il governo russo approva il protocollo di Kyoto: resta l’attesa per la ratifica da parte della Duma

 

 

 

 IL PAPA E LA SANTA SEDE

30 settembre 2004

 

 

IL PAKISTAN SI IMPEGNI IN FAVORE DEL DIALOGO E DELLA TOLLERANZA:

E’ L’ESORTAZIONE DEL PAPA AL PRESIDENTE PAKISTANO, PERVEZ MUSHARRAF,

RICEVUTO STAMANI IN VATICANO

- A cura di Alessandro Gisotti -

 

“In questi tempi caratterizzati da tumulti e violenze”, è necessario che il Pakistan continui “ad alimentare uno spirito di dialogo e tolleranza nella regione”: sono le parole di incoraggiamento ed esortazione rivolte da Giovanni Paolo II al presidente della Repubblica islamica pakistana, Pervez Musharraf, ricevuto stamani in udienza con la consorte e il seguito. “Solamente riconoscendo la necessità di una mutua comprensione tra i popoli, di un franco e aperto scambio di idee – ha proseguito il Papa – è possibile che il mondo ottenga una pace e una giustizia autentiche”. Infine, ha invocato la benedizione dell’Onnipotente sul popolo del Pakistan.

 

L’incontro è durato una ventina di minuti. Al termine dell’udienza, Musharraf ha donato al Papa un tappeto da preghiera verde raffigurante l’albero della vita, ricevendo in dono una serie di medaglie pontificie. Dopo il colloquio con Giovanni Paolo II, il presidente pakistano ha incontrato il cardinale segretario di Stato, Angelo Sodano.

 

 

IL PAPA RICEVE IN UDIENZA IL PRESIDENTE RUMENO, ION ILIESCU,

 E RICORDA L’INCONTRO CON IL PATRIARCA TEOCTIST,

NEL VIAGGIO APOSTOLICO IN ROMANIA DEL 1999

- A cura di Alessandro Gisotti -

 

Stefano il Grande, ponte fra l’Oriente e l’Occidente”: è l’inaugurazione di una mostra ai Musei Vaticani, l’occasione per l’incontro di stamani tra Giovanni Paolo II e il presidente della Romania, Ion Ilieuscu. Udienza, ha sottolineato il Pontefice, che gli ha offerto “l’opportunità di ricordare con commozione e riconoscenza la memorabile visita” in Romania nel 1999. “Pellegrino di fede e di speranza – ha detto il Papa - sono stato accolto con calore ed entusiasmo” dai fedeli, le istituzioni e dal Patriarca Teoctist, così come “da tutto il popolo della venerabile Chiesa ortodossa di Romania”. E ancora, ha ricordato l’abbraccio “particolarmente fraterno” dei vescovi e delle “comunità cattoliche, di rito sia bizantino che latino”.

 

Al termine dell’udienza, il Santo Padre ha augurato all’intera nazione rumena un futuro “di prosperità e di pace”. Nel tradizionale scambio di doni, il presidente Iliescu ha regalato al Papa una serie di litografie, ricevendo delle medaglie pontificie.

 

 

DI FRONTE ALLE VIOLENZE E AI SEQUESTRI CHE SCONVOLGONO LA COLOMBIA 

I CRISTIANI DIANO UNA FORTE TESTIMONIANZA DI FEDE COERENTE

CON GLI INSEGNAMENTI DEL VANGELO E DELLA CHIESA.

COSI’ IL PAPA AI VESCOVI COLOMBIANI IN VISITA AD LIMINA

 

Il Papa incoraggia i vescovi colombiani a proclamare con forza i valori della giustizia, della pace e della dignità umana in un Paese, la Colombia, devastato dalla violenza, dalla piaga dei sequestri e dal narcotraffico. Giovanni Paolo II, che ha ricevuto in Vaticano i presuli per la visita ad Limina, ha quindi ribadito la necessità per i cattolici di essere coerenti con la fede professata. Il servizio di Sergio Centofanti.

 

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Dalla Colombia - nota il Papa - continuano a giungere notizie “di attentati alla vita, alla libertà e alla dignità delle persone come se l’essere umano fosse una merce di valore insignificante”: in particolare Giovanni Paolo II si sofferma sulla piaga dei sequestri di persona che affligge migliaia di famiglie e che mostra “a che punto possa arrivare la bassezza umana quando, in ossequio a biechi interessi, si perde ogni prospettiva morale e non si riconoscono né si rispettano i più fondamentali diritti dell’uomo”. Molti di questi mali - sottolinea il Pontefice - “hanno la loro origine nel narcotraffico, con ramificazioni in molti settori, e che affligge da molti anni la Colombia con conseguenze incalcolabili in tutti gli ambiti della vita sociale”.

 

Giovanni Paolo II tuttavia invita a nutrire la speranza che viene dal Vangelo e che porta a impegnarsi con tenacia, come fanno i vescovi colombiani, a rimuovere la violenza, a eliminarne le cause “sostenendo quanti desiderano abbandonare il linguaggio delle armi per intraprendere il cammino del dialogo pacifico”.

 

Un impegno sociale e politico arduo che richiede ai cristiani una misura alta della fede e una testimonianza esemplare nella vita di tutti i giorni: “sarebbe un controsenso – dice il Pontefice - accontentarsi di una vita mediocre, vissuta all'insegna di un'etica minimalistica e di una religiosità superficiale”. Ogni battezzato è chiamato ad essere santo. A questo proposito Giovanni Paolo II si dice preoccupato per il deterioramento della vita morale nella società colombiana che “interessa i più vari ambiti della vita personale, familiare e sociale” mettendo “in serio pericolo l’autenticità stessa della fede” che “esige un impegno coerente di vita, comporta e perfeziona l'accoglienza e l'osservanza dei comandamenti divini”. Si tratta – ha aggiunto - di “un fenomeno dovuto in parte a ideologie che negano la capacità dell’essere umano di conoscere con chiarezza il bene e di metterlo in pratica”. “Con più frequenza si tratta di una coscienza offuscata o che cerca di giustificare ingannevolmente la propria condotta, con il sostegno di un ambiente che in modo abbagliante presenta falsi valori tendenti ad occultare o denigrare il bene supremo a cui aspira la persona nel più profondo del suo cuore”.  Il Papa invita i vescovi colombiani ad avere “come modello Gesù, il Buon Pastore, che è venuto a chiamare i peccatori avvicinandosi a molti di essi per esortarli con forza a cambiare modo di vivere. La misericordia di Gesù e la sua compassione davanti alla fragilità umana – ha concluso Giovanni Paolo II - non gli impedivano di indicare con chiarezza quale fosse la condotta da seguire e i comportamenti più conformi alla volontà divina”.

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EUCARISTIA, FONTE INESAURIBILE PER OGNI FEDELE:

COSI’, IL PAPA NELLA LETTERA AL CARDINALE TOMKO,

LEGATO PONTIFICIO AL CONGRESSO EUCARISTICO INTERNAZIONALE,

 A GUADALAJARA IN MESSICO, DAL 10 AL 17 OTTOBRE

- A cura di Alessandro Gisotti -

 

“L’Eucaristia, presenza salvifica di Gesù nella comunità dei fedeli e suo nutrimento spirituale, è quanto di più prezioso la Chiesa possa avere nel suo cammino nella storia”. Il Papa sceglie un passaggio chiave dell’enciclica Ecclesia de Eucaristia per introdurre la lettera pontificia al cardinale Jozef Tomko, Legato del Pontefice al 48.mo Congresso eucaristico, in programma nella città messicana di Guadalajara dal 10 al 17 ottobre prossimo. Proprio domenica 17 ottobre rappresenta l’inizio dell’“Anno dell’Eucaristia”, con una celebrazione presieduta da Giovanni Paolo II nella Basilica Vaticana, che verrà seguita a Guadalajara con un video collegamento.

 

I fedeli, si legge nella lettera al cardinale Tomko, da secoli trovano rifugio in “questo divino tesoro” dove, come ad una fonte, possono estinguere la propria sete e prendere vigore per affrontare con più forza e maggiore zelo gli impegni quotidiani. Nella nostra era, scrive ancora, “non mancano testimonianze” volte a rafforzare “sempre più” la fede in questo santissimo Mistero. In tale contesto, il Papa mette dunque l’accento sull’importanza del Congresso Eucaristico di Guadalajara, per il quale invoca l’intercessione della Beata Vergine di Guadalupe ed impartisce la sua benedizione apostolica.

 

 

NOMINE

 

In Vietnam, il Papa ha accettato la rinuncia al governo pastorale della diocesi di Xuân Lôc, presentata da mons. Paul Marie Nguyên Minh Nhât, per sopraggiunti limiti d’età. Il Santo Padre ha nominato suo successore il reverendo Dominique Nguyêň Chu Trinh, parroco della Cattedrale e vicario generale della medesima diocesi. Ha compiuto gli studi filosofici e teologici nel Seminario maggiore interdiocesano di Saigon. Fu ordinato sacerdote il 29 aprile 1966 e incardinato nella diocesi di Xuan Loc.

 

In Nuova Zelanda, il Pontefice ha accettato la rinuncia all’ufficio di coadiutore della diocesi di Palmerston North, presentata da mons. Owen John Dolan, per sopraggiunti limiti d’età.

 

 

 

L’INTERVENTO DELL’ARCIVESCOVO GIOVANNI LAJOLO IERI ALL’ONU:

LA GUERRA IN IRAQ NON HA PORTATO AD UN MONDO PIU’ SICURO.

E’ NECESSARIO INVECE COMBATTERE TUTTI INSIEME CONTRO LA POVERTA’.

E’ UNA QUESTIONE DI GIUSTIZIA NON DI CARITA’

 

La sanguinosa guerra in Iraq, il conflitto israelo-palestinese, il terrorismo internazionale e il diritto alla vita. E’ stato un discorso ad ampio respiro quello che ha pronunciato ieri all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, l’arcivescovo Giovanni Lajolo, segretario vaticano per i Rapporti con gli Stati. Ricordando l’originale vocazione dell’Onu, chiamata ad essere una “famiglia di nazioni”, il presule ha, inoltre, invitato tutti a impegnarsi nel raggiungimento dei Millennium’s Goals, primo fra tutti la lotta alla povertà. Non è una questione di carità, ha detto, pensando alle “centinaia di milioni di esseri umani che sopravvivono al di sotto della soglia del necessario” e “alle decine di bambini denutriti ed ingiustamente privati del diritto di vivere”, ma di una “questione di giustizia”. Il servizio di Paolo Mastrolilli:

 

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         “La posizione della Santa Sede circa l’azione militare del 2002-2003 è ben nota. E’ sotto gli occhi di tutti che essa non ha portato ad un mondo più sicuro né dentro né fuori dell’Iraq. La Santa Sede ritiene che ora si debba sostenere l’attuale Governo nel suo sforzo di riportare il Paese a normali condizioni di vita e ad un sistema politico sostanzialmente democratico e conforme ai valori delle sue tradizioni storiche”. Lo ha detto l’arcivescovo Giovanni Lajolo, segretario vaticano per i Rapporti con gli Stati, intervenendo ieri al dibattito della 59.ma Assemblea generale dell’ONU. L’arcivescovo Lajolo ha discusso anche il tema del terrorismo, sottolineando che può essere affrontato in maniera efficace soltanto attraverso un approccio multilaterale concertato e non tramite la politica dell’unilateralismo. L’arcivescovo ha ringraziato poi l’Assemblea generale per aver formalizzato lo status di Osservatore Permanente della Santa Sede all’ONU con una risoluzione approvata il 1° luglio scorso. Ha poi elencato alcuni degli scopi prioritari del Palazzo di Vetro a favore della pace, citando il “nuovo ordine umano mondiale”, la realizzazione degli obiettivi del Vertice del Millennio (Millennium’s Goals) su povertà, “disarmo completo e generale”, “sviluppo sostenibile”, “globalizzazione e interdipendenza”, immigrazione, “diritti umani” e “clonazione umana”.

 

         L’arcivescovo Lajolo ha detto che il disarmo non deve riguardare solo le “armi di distruzione di massa”, ma anche quelle “convenzionali”, che “hanno una loro feroce ed incessante attualità nei numerosi conflitti armati, che insanguinano il pianeta, e nel terrorismo”. Sul conflitto israelo-palestinese ha sollecitato le parti a riprendere il cammino indicato dalla road map per i negoziati. Ha, quindi, ricordato le violenze in Sudan, Somalia, Costa d’Avorio e nella regione dei Grandi Laghi, sollecitando l’intervento dell’Unione Africana. Parlando del diritto alla vita, ha chiesto una convenzione che vieti la clonazione umana, favorendo invece la ricerca sulle “cellule staminali adulte”. Infine, citando Giovanni Paolo II, l’arcivescovo ha detto che l’ONU deve “elevarsi dallo stadio di istituzione di tipo amministrativo allo stadio di centro morale, in cui tutte le Nazioni del mondo si sentano a casa loro, sviluppando la comune coscienza di essere, per così dire, una famiglia di nazioni”.

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IL PROSSIMO 3 OTTOBRE IL PAPA PROCLAMA BEATO CARLO D’AUSTRIA.

L’IMPERATORE TRASCORSE LA PROPRIA ESISTENZA SEGUENDO LA VOLONTA’ DI DIO

E CERCANDO LE VIE DELLA PACE NEGLI ANNI BUI DELLA PRIMA GUERRA MONDIALE

- Intervista con il nipote Lorenzo d’Asburgo -

 

Il prossimo 3 ottobre ascenderà agli onori degli altari Carlo d’Austria. Giovanni Paolo II, infatti, lo proclamerà beato insieme con due sacerdoti francesi, una mistica tedesca e una suora italiana. Nato il 17 agosto 1887, nel Castello di Persenbeug, nella regione dell’Austria Inferiore, Carlo sposa nel 1911 la principessa Zita di Borbone-Parma. Nei dieci anni di vita matrimoniale, felice ed esemplare, la coppia ricevette il dono di otto figli. Appena 29.enne, il 21 novembre, Carlo divenne Imperatore d’Austria, mentre il 30 dicembre viene incoronato Re d’Ungheria. Il dovere più sacro di un Re – l’impegno per la pace – è posto da Carlo d’Austria al centro delle sue preoccupazioni, nel corso della terribile guerra mondiale. Trascorre gli ultimi anni della sua vita in esilio nell’isola di Madeira. Ridotto in povertà, muore nel 1922 con lo sguardo rivolto al Santissimo Sacramento. Ma qual è il tratto distintivo della sua spiritualità? Giovanni Peduto lo ha chiesto al nipote del futuro beato, il principe Lorenzo d’Asburgo:

 

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R. – L’ha detto lui stesso a sua moglie, che ha testimoniato nel processo di beatificazione: lo scopo della sua vita era cercare la volontà di Dio e di compierla poi nel miglior modo possibile. Si ispirava alle parole: “Sia fatta la Tua volontà”, con le quali è anche morto. Il “fiat voluntas tua” era il leitmotiv della sua vita. Aveva capito anche che l’ideale di un sovrano era amare e soffrire fino a dare la propria vita per i popoli che Dio gli ha affidato. Aveva una grande devozione per la Madre di Dio. Faceva la Comunione tutti i giorni.

 

D. – Da imperatore è stato molto vicino ai poveri ...

 

R. – Sì, è stato fortemente influenzato dall’enciclica di Leone XIII “Rerum Novarum”. E’ stato il primo capo di Stato, in Europa e nel mondo, a creare un ministero per l’aiuto sociale e per la salute, ha fatto piani per una riforma agraria, ha introdotto il controllo dei prezzi per proteggere i lavoratori, ha aumentato i salari ai poveri e ha introdotto le pensioni, ha istituito le cucine popolari e ha creato un fondo per la distribuzione del cibo per cinque milioni di poveri. Combatteva la corruzione anche tra gli stessi membri della famiglia.

 

D. – Poi, gli è toccato vivere le vicende tragiche di quell’epoca, in particolare il crollo dell’Impero austro-ungarico e il suo esilio. Come ha vissuto queste vicende?

 

R. – Naturalmente, a quel tempo tutto era molto difficile: c’era la guerra, ed era una guerra che non aveva incominciato lui. Tutti gli sforzi che ha fatto per la pace, non furono coronati da successo. Dovette subire calunnie, perché in molti gli rimproveravano di essere un debole, un traditore verso l’alleato tedesco perché voleva la pace, di mancare di personalità perché era un uomo buono ... Poi è arrivata la fine dell’Impero, l’esilio a Madeira: non aveva più nulla, non aveva mezzi finanziari. Tutto questo lo ha sempre accettato come un dono di Dio, si è sempre abbandonato alla Divina Provvidenza.

 

D. – Secondo lei, qual è il messaggio che Carlo d’Austria lascia agli uomini d’oggi?

 

R. – Penso che sia un messaggio di ottimismo: alla fine, succede sempre quello che vuole Dio. Anche nelle situazioni difficili, dunque, l’abbandono, la fiducia nella Provvidenza conduce ad un risultato positivo.

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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”

 

 

L’apertura del giornale è dedicata all’appello lanciato dal Papa nel corso dell’udienza al presidente della Repubblica Islamica del Pakistan: “Comprensione e dialogo per la giustizia e per la pace autentiche”; in prima pagina risaltano anche l’udienza del Papa ai vescovi colombiani in visita “ad Limina”, al presidente della Romania e la Lettera di Giovanni Paolo II al cardinale Jozef Tomko, Legato Pontificio al 48.mo Congresso eucaristico internazionale di Guadalajara, in Messico (nelle pagine vaticane ampio spazio dedicato ai testi integrali e alle cronache); In Iraq un’altra giornata di violenza: quarantuno morti, in maggioranza bambini, in una serie di attentati compiuti a Baghdad.

 

Nelle pagine vaticane, l’omelia del cardinale Julián Herranz durante la Santa Messa celebrata in suffragio del cardinale González Martín a una settimana dalla morte; un articolo dell’arcivescovo Cosmo Francesco Ruppi in occasione del 1° ottobre, memoria di Santa Teresa di Gesù Bambino; una intera pagina dedicata al “Cammino della Chiesa in Europa”.

 

Nelle pagine estere, l’intervento di mons. Giovanni Lajolo nel dibattito generale della 59.ma Assemblea generale dell’Organizzazione delle Nazioni Unite: “Santa Sede e ONU: un peculiare vincolo di cooperazione per l’efficace promozione della pace”; Medio Oriente: si intensificano raid e violenze nella Striscia di Gaza e in Israele; Nigeria: i guerriglieri del Delta del Niger annunciano di aver raggiunto una tregua con il Governo.

 

Nella pagina culturale, per la rubrica degli “Incontri”: Il critico e saggista Marco Forti intervistato da Claudio Toscani

 

Nelle pagine italiane, i temi della Finanziaria, delle riforme e dell’inflazione.

 

 

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OGGI IN PRIMO PIANO

30 settembre 2004

 

 

 

OGGI LA GIORNATA MONDIALE DEL MARE

- Intervista con Ezio Amato -

 

Ne ha parlato il Santo Padre domenica scorsa all’Angelus da Castel Gandolfo. Si tratta della Giornata mondiale del mare, che si celebra oggi sotto l’egida dell’Organizzazione Marittima Internazionale (IMO), organismo delle Nazioni Unite impegnato nel miglioramento della sicurezza marittima e nella prevenzione dell'inquinamento marino, in particolare da petrolio. Sul tema della Giornata, che quest’anno è dedicata proprio alla sicurezza marittima, Roberta Moretti ha intervistato il professor Ezio Amato, docente di Oceanografia chimica all’Università della Tuscia di Viterbo:

 

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R. – La situazione del traffico marittimo di prodotti pericolosi è sotto costante osservazione soprattutto dopo i recenti avvenimenti nelle acque della Galizia con l’affondamento della nave cisterna Prestige o dell’Erika nelle acque francesi. In questo senso l’Unione Europea si sta facendo veramente da promotore. Si stanno producendo accordi internazionali volti a migliorare le condizioni di sicurezza soprattutto per questi casi potenzialmente pericolosi e sicuramente la situazione è molto migliorata negli ultimi tre, quattro anni.

 

D. – Il problema dell’inquinamento del mare in Italia e nel mondo: qual è la situazione attuale?

 

R. - Sicuramente abbiamo un’enorme pressione dell’uomo sull’ambiente marino soprattutto in prossimità delle coste. Il Mediterraneo occupa solo lo 0,7 per cento delle acque complessive del pianeta, ma ospita più del 20 per cento del traffico mondiale di prodotti petroliferi. Per migliorare la situazione l’unica cosa è produrre le risorse in campo internazionale cercando di introdurre regole e sistemi di controllo e di monitoraggio che siano accettati da tutti e che siano soprattutto efficaci.

 

D. – La minaccia dell’innalzamento delle acque che potrebbero coprire zone di terra emerse... ce ne parla?

 

R. - E’ un problema che è stato evidenziato nell’ambito delle ricerche sul riscaldamento globale e sicuramente gli scenari disegnati dai modellisti prevedono che per esempio le piccole isole caraibiche o quelle del Pacifico, lembi di terra poco alti sul livello del mare, la stessa Venezia sono minacciati dall’essere sommersi da un innalzamento del livello delle acque conseguente al riscaldamento dell’atmosfera e quindi allo scioglimento dei ghiacci marini. I mezzi per contrastare questa eventualità sono quelli di ridurre le emissioni di anidride carbonica in atmosfera e questo rientra in quel processo che partì con il protocollo di Kyoto.

 

D. – Professore, nell’immaginario comune il mare è profondità, è esplorazione, scoperta, paura... Cosa rappresenta per lei che lo studia?

 

R. – E’ un ambiente dal quale dipende la vita. La vita su questo pianeta è nata nelle acque e quindi dobbiamo porre la massima attenzione nel tutelare questa risorsa e gli eco-sistemi che vivono nelle acque.

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TRE GIORNI DEDICATI ALLA FIGURA E ALL’INSEGNAMENTO DI PAPA PIO II.

SI E’ CONCLUSO A ROMA UN CONVEGNO INTERNAZIONALE SUL CELEBRE

PONTEFICE DEL RINASCIMENTO, A 540 ANNI DALLA MORTE

- Ai nostri microfoni padre Reginaldo Thomas Foster -

 

Si è concluso nei giorni scorsi a Roma un convegno internazionale di tre giorni dedicato all’opera di Pio II, uno dei più celebri Papi del Rinascimento. Il convegno è stato, inoltre, accompagnato da una mostra di ritratti dello stesso Pontefice, realizzati da artisti contemporanei. Il servizio di Alessandro Scafi:

 

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Gli studiosi, riuniti nella splendida cornice romana del Palazzo della Cancelleria, hanno approfondito vari aspetti dell’opera di Pio II Piccolomini e del contesto storico, culturale ed artistico nel quale il famoso Papa umanistico è vissuto. L’evento si inserisce in un ciclo triennale di celebrazioni, che ricordano la sua nascita e la sua morte, 540 anni fa. Ma quale significato può avere oggi parlare di questo Papa del Rinascimento? Ne abbiamo discusso con uno dei relatori, padre Reginaldo Thomas Foster, americano di Milwokee, che insegna all’Università Gregoriana e mette a disposizione della Segreteria di Stato vaticana le sue doti di latinista:

 

D. – Padre Reginaldo, dove vivono le opere di Pio II e dove lo possiamo incontrare?

 

R. – Dove sono le sue opere? Si trovano in mezzo agli uomini ed egli stesso vive nelle sue opere. Non nelle statue, ma in ciò che è detto e come è detto, nella lingua e nello stile.

 

D. – Quali insegnamenti possiamo trarre dalle sue opere di fronte alle sfide della nostra epoca?

 

R. – Possiamo imparare moltissime cose, soprattutto sentimenti di cultura e di umanità. La capacità di percepire l’humanitas. Ai suoi tempi, lui stesso riscoprì i tesori dell’attività classica, ma attinse anche alle fonti di quell’umanesimo, quella civiltà umana che non ha tempo. Anche noi oggi possiamo fare la stessa scoperta, riscoprire cioè i beni della vita, i beni dell’amicizia ed anche i beni della natura. Noi fuggiamo ed evitiamo tanti aspetti della formazione di Piccolomini. Lui non aveva nessuna paura di trattare tutti gli aspetti della vita e lui stesso celebrava la vita con entusiasmo. Sentimenti di umanità si trovano ovunque ed ovunque vanno colti in lui e nelle sue opere.

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CHIESA E SOCIETA’

30 settembre 2004

 

 

                                                                                                

I PRESIDENTI DI 34 CONFERENZE EPISCOPALI DELL’EST E DELL’OVEST SONO RIUNITI

 DA OGGI A LEEDS, NEL NORD DELL’INGHILTERRA, PER DIBATTERE SULLE ATTUALI SFIDE CHE AFFRONTANO LE LORO CHIESE. I PRESULI SONO STATI INVITATI DALL’ARCIVESCOVO DI WESTMINSTER, IL CARDINALE CORMAC MURPHY O’CONNOR,

VICE PRESIDENTE DEL CONSIGLIO DELLE CONFERENZE EPISCOPALI EUROPEE

- A cura di Philippa Hitchen -

 

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LEEDS. = Qual è lo stato di salute della Chiesa cristiana in Europa? Qual è il rapporto tra l’identità cristiana e le altre religioni in crescita nel Vecchio Continente? Queste sono solo alcune delle complesse questioni alle quali i vescovi di 34 Paesi cercheranno di rispondere durante quattro giorni di Summit sulla Chiesa cattolica in Europa. L’ecumenismo e una più stretta collaborazione tra le diverse Chiese cristiane sarà un altro degli argomenti centrali. E poi cercheranno anche di elaborare dei progetti comuni per una più efficace evangelizzazione per la tutela dell’ambiente, per le comunicazioni sociali e per la mobilità umana. “Saranno quattro giorni di lavori intensi per rispondere a domande urgenti”, come specifica il cardinale Cormac Murphy O’Connor, che ha invitato tutti i vescovi qui a Leeds nel nord dell’Inghilterra. “L’Unione Europea affronta un momento critico della sua esistenza” - spiega il cardinale - “con dieci nuovi Stati appena diventati membri dell’Unione ed altri che bussano alle porte, con una nuova Costituzione appena approvata e una nuova Commissione pronta a cominciare i lavori”. “Questo continente che sta rapidamente evolvendo” – dice - “ha più bisogno che mai dei solidi principi e dei chiari valori di una fede che rimane immutata nel tempo”.

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LA CHIESA PAKISTANA CHIEDE AL GOVERNO DI ISLAMABAD DI ABOLIRE LA LEGGE

 SULLA BLASFEMIA, DISCRIMINANTE VERSO LE MINORANZE RELIGIOSE.

L’AGENZIA VATICANA FIDES PUBBLICA UN DOCUMENTO-DENUNCIA DELLA COMMISSIONE “GIUSTIZIA E PACE” DELLA CONFERENZA EPISCOPALE DEL PAKISTAN

 

CITTA’ DEL VATICANO.= Attualmente in Pakistan, ci sono oltre 80 cristiani in carcere con l’accusa di blasfemia: un numero altissimo giacché rappresentano poco più dell'1 per cento della popolazione pakistana. E’ la denuncia della commissione nazionale Giustizia e Pace della Conferenza episcopale pakistana, contenuta in un documento, pubblicato oggi dall’agenzia vaticana Fides. Questi dati – prosegue Fides – mostrano “il potenziale negativo della legge sulla blasfemia”, che “applicata in modo settario diventa fonte di disarmonia sociale”. La legge sulla blasfemia - viene rimarcato - “ha creato conflitti fra diversi settori della società, ha incoraggiato l'intolleranza religiosa nel Paese, ha prodotto sofferenza per numerose famiglie e causato la morte” di molte persone. Il governo attuale e quelli che si sono susseguiti sin dal 1988 - evidenzia ancora Fides - “hanno inventato scuse per rimandare la revisione della legge ed anche ora si parla di rivedere la legge, non di cambiarla radicalmente. Ma questa – conclude l’agenzia vaticana - è una legge ingiusta e va abrogata”. (A.G.)

 

 

IL DIALOGO DIVENTI STILE DI VITA: E’ L’AUSPICIO ESPRESSO

DA MONS. VINCENZO PAGLIA AL CONVEGNO, CHIUSO IERI A BARI,

DEI DELEGATI DIOCESANI PER L’ ECUMENISMO E IL DIALOGO RELIGIOSO

 

BARI. = Il dialogo come stile di vita è stato il filo conduttore del  Convegno dei delegati diocesani per l'ecumenismo e il dialogo interreligioso, che dopo quattro giorni di lavoro si è concluso ieri a Bari. A tracciare il bilancio dell’incontro è stato il vescovo di Terni, Vincenzo Paglia, presidente della Commissione episcopale per l'ecumenismo e il dialogo religioso. Stiamo vivendo - ha sottolineato il presule - un momento difficile: “il dialogo come stile di vita, che riguarda tutti, non gode di molta stima. Questa mentalità è sottointesa, purtroppo, anche in molti credenti, nonostante che l'ecumenismo necessariamente debba basarsi sul dialogo”. Mons. Paglia ha sottolineato il successo importante di queste giornate baresi. “Non siamo più nell'inverno di qualche mese fa - ha detto - e la stessa presenza a Bari di mons. Innokentij (arcivescovo ortodosso di Korsoun, Patriarcato di Mosca), ne è la prova”, così come il recente incontro tra il patriarca Bartolomeo e il Papa che ha sancito un grande miglioramento nei rapporti ecumenici. “Ma certo – ha aggiunto - ci sono stati momenti migliori, basti pensare a quando si prospettava l'unione della Chiesa ortodossa con quella cattolica addirittura prima della celebrazione giubilare del 2000”. Il presule ha quindi auspicato una maggiore diffusione delle esperienze avviate: “noi dobbiamo comunicare i miracoli dell'ecumenismo, non tenerli nascosti”. La conclusione del suo discorso è stata incentrata su una riflessione spirituale. “I cristiani, volenti o nolenti - ha concluso il vescovo Paglia - sono fratelli, e quindi non solo possono, ma devono respirare l'aria ecumenica perché altrimenti verrebbero meno agli impegni del Battesimo. E' necessario continuare a frequentarci: è una via centrale, anch'essa teologica, ed assolutamente irrinunciabile”. (R.G.)        

 

 

EUROPA ED AFRICA UNITE NELLA LOTTA ALL’AIDS, ALLA TUBERCOLOSI E ALLA MALARIA. AL VIA UN PROGRAMMA PILOTA PER PROMUOVERE LA RICERCA

E LA PRODUZIONE DI FARMACI E VACCINI NEGLI STESSI PAESI AFRICANI.

IL PROGETTO PARTE CON UN FINANZIAMENTO DI 600 MILIONI DI EURO

 

ROMA. = Europa e Africa unite nella lotta contro AIDS, tubercolosi, malaria con nuovi progetti che partiranno nei prossimi mesi nel continente africano, dove sono già stati selezionati una sessantina di Centri, in grado di iniziare ricerca clinica ad alto livello. L’iniziativa è stata al centro del primo Forum della 'European and Developing Countries Trials Partnership' (EDCTP), ospitato ieri all'Istituto Superiore di Sanità. L'EDCTP è nato lo scorso anno da un'iniziativa di 14 Paesi membri dell'Unione Europea e 18 Paesi africani per promuovere la ricerca localmente su farmaci necessari per combattere le malattie, secondo le esigenze dei popoli africani e porre fine alla generale tendenza degli Stati ricchi a ‘paracadutare’ prodotti nel Sud del mondo senza dare le conoscenze per produrli in completa autonomia. Si parte con un finanziamento di 600 milioni di euro per un periodo iniziale di cinque anni, 200 offerti dagli Stati membri, 200 dalla Comunità Europea e i rimanenti messi a disposizione da industria e donatori. ''E' la prima volta - ha dichiarato Stefano Vella, direttore del Dipartimento del farmaco (ISS) - che stiamo dando ai Paesi africani gli strumenti per curare le malattie in base alle esigenze locali”. Per ora le priorità - ha spiegato Pascoal Mocumbi, Alto rappresentante dell'EDCTP ed ex primo ministro del Mozambico - sono l’Aids ma anche la tubercolosi e la malaria, perché sono malattie non più presenti e quindi dimenticate nei Paesi ricchi, ma ancora una realtà devastante in quelli  poveri. (R.G.)        

 

 

IN UNA LETTERA ALL’ONU, 115 ESPONENTI POLITICI AMERICANI ED EUROPEI,

ESPRIMONO FORTE PREOCCUPAZIONE PER I RISCHI IN RUSSIA DI UNA DERIVA

 AUTORITARIA DEL PRESIDENTE PUTIN, CHE POTREBBE MINARE

LA GIA’ FRAGILE DEMOCRAZIA DI QUESTO PAESE

 

NEW YORK. = La Russia rischia di tornare indietro, nel percorso verso la democrazia e se ciò accadrà, il presidente Vladimir Putin ne sarà il maggiore responsabile. E' questo il senso di una lettera firmata da 115 esponenti politici americani ed europei, presentata alle Nazioni Unite ed indirizzata anche al presidente americano George W. Bush ed ai leader dei Paesi della Nato e dell'Unione Europea.  La lista delle firme include quelle di leader internazionali come l'ex presidente della Repubblica Ceca, Vaclav Havel e l'ex premier svedese, Carl Bildt. Tra gli americani, ad esprimere i timori di una possibile deriva autoritaria russa sono esponenti sia conservatori, come il senatore repubblicano  John McCain che democratici, come Richard Holbrooke, ex ambasciatore degli Usa all'Onu ed oggi consigliere del candidato democratico alla Casa Bianca, John Kerry. “Siamo molto preoccupati - scrivono i 115 - dalla possibilità che i tragici eventi degli ultimi mesi (un riferimento,  soprattutto, alla strage nella scuola di Beslan, ad opera  di terroristi ceceni) siano usati per minare la già fragile democrazia russa”. Preoccupazioni analoghe, anche se meno esplicite, sono state anche espresse, nei giorni scorsi, dal presidente Bush, che ne ha parlato al telefono con Putin, e da leader di tutto il mondo. L'ambasciatore russo all'Onu, Andrey Demisov, ha accettato la lettera, ma ha detto che la visione dei fatti degli autori è ''sbagliata o esagerata''. (R.G.)        

 

 

UNA RETE EUROPEA DI ESPERTI PER FRONTEGGIARE LE EPIDEMIE ANIMALI: L’INIZIATIVA DENOMINATA “MED-VET-NET” RIUNISCE 300 RICERCATORI DI 10 PAESI

 

BRUXELLES. = Una rete virtuale di esperti, pronta a scattare e ad organizzarsi per fronteggiare i rischi delle epidemie che colpiscono gli animali da allevamento: è l'obiettivo sotteso all'iniziativa “Med-Vet-Net”, che riunisce 300 ricercatori di 16 organizzazioni di 10 Paesi europei. Il nuovo Istituto virtuale, finanziato con fondi europei, avrà un costo di 14,4 milioni di euro per i prossimi 5 anni. Causate da batteri, virus e parassiti, le epidemie che colpiscono il bestiame sono in diversi casi trasmissibili dagli animali all'uomo. Le più diffuse sono la salmonella e la rabbia e si stima che le loro conseguenze abbiano un costo, in Europa, stimato in oltre 6 miliardi di euro l'anno. (R.G.)        

 

 

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24 ORE NEL MONDO

30 settembre 2004

 

 

- A cura di Fausta Speranza -

 

In Iraq, tornano in primo piano le violenze, in particolare a Baghdad. Una catena di attentati ha colpito stamani la capitale, mentre non cessano né i sequestri né le minacce nei confronti degli ostaggi nelle mani della guerriglia. Il servizio di Fausta Speranza:

 

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Oltre 40 morti, in gran parte bambini, per l’attentato a sud di Baghdad contro un convoglio militare americano: due gli ordigni scoppiati.  Esplosioni anche a ovest della capitale e al nord: ad Abu Ghraib, un’autobomba ha ucciso due agenti iracheni e un soldato statunitense, oltre al kamikaze. E sono una sessantina i feriti. Quattro iracheni sono stati uccisi e altri 16 sono rimasti feriti nell'esplosione di un'autobomba a Tall Afar, nel nord dell'Iraq. Inoltre un’altra autobomba a Mossul e dunque altri quattro morti. Intanto continuano i bombardamenti americani su Fallujah, e questa mattina sono costati la vita a 4 persone. Per quanto riguarda la lista degli ostaggi anocora in mano a diversi gruppi, si devono aggiungere 10 dipendenti di un’impresa di materiale elettrico, tra cui due donne indonesiane, due libanesi e sei iracheni.  Ma si deve cancellare il nome di un  libanese sequestrato in Iraq  da un gruppo armato sconosciuto: è stato rilasciato ''in buona salute''. In questa fase, è totale la discrezione del governo francese sulla vicenda che riguarda i due giornalisti di  Radio France e del Figaro, rapiti 42 giorni fa. Nessun commento neanche sulle dichiarazioni della portavoce del governo giordano, che si è detta ''ottimista'' sulla sorte dei due reporter. Per quanto riguarda l’ostaggio britannico Bigley, Il governo britannico è pronto ad ascoltare quello che hanno da dire i sequestratori, ma non è disposto a negoziare. Lo ha ribadito il ministro degli Esteri Straw dopo che ieri sera lo stesso premier Blair aveva auspicato un contatto diretto con il gruppo di rapitori. Una notizia che può avere il sapore della distensione è che il  mausoleo dell'Imam Ali, nella città santa sciita di Najaf, è stato riaperto oggi ai pellegrini dopo sei mesi di occupazione da parte degli uomini dell'Armata di Mehdi, i seguaci del leader radicale Moqtada al Sadr. Scontri tra l'esercito americano e gli estremisti sciiti ad agosto attorno al mausoleo, durati tre settimane, sono terminati ufficialmente in seguito ad un accordo raggiunto sotto l'egida del grande ayatollah Ali Sistani, che prevedeva di fare della città vecchia una zona disarmata.        

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Alla luce di quanto sta accadendo in Iraq, se l’ONU ha i suoi tempi per impegnarsi direttamente nella crisi irachena, è necessario che la comunità internazionale non abbandoni il Paese: è la convinzione espressa dal nunzio apostolico in Iraq, Mons. Fernando Filoni. C’è da dire che la tragica escalation dei sequestri ha costretto molte organizzazioni umanitarie internazionali a lasciare il Paese e che da più parti si invoca la fine dell’occupazione militare. Nell’intervista di Fabio Colagrande, Younis Tawfik, scrittore e giornalista iracheno sunnita, sottolinea il rischio che l’Iraq resti abbandonato a se stesso:

 

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R. – Se il popolo iracheno, che è costituito da una maggioranza di moderati, viene lasciato al proprio destino, diverrà facile preda di quelle minoranze composte da gruppi di integralisti e di assassini e delle bande, tanto più che in Iraq ci sono infiltrati proveniente dall’esterno, che stanno facendo dell’Iraq un secondo Libano, un campo cioè per la loro battaglia antioccidentale, ma anche antidemocratica ed antiumana, perché guardano unicamente al loro progetto politico, non facendo alcuna distinzione tra musulmani, sunniti e sciiti; tra cristiani od ebrei; tra americani od italiani. Attaccano tutti, perché hanno un obiettivo ben preciso: svuotare l’Iraq per realizzare un progetto ben preciso, che consiste nel far precipitare il Paese in una voragine di integralismo e fanatismo religioso.

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Proprio in questi minuti è previsto l’inizio di una conferenza stampa presso la sede dell’Organizzazione umanitaria “Un ponte per...” per la quale lavorano le due Simone. Noi ascoltiamo una loro dichiarazione nel servizio di Andrea Sarubbi:

 

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(Voce di Simona Torretta)

“Tra di noi ci sono stati momenti di disperazione, momenti in cui ridevamo anche tra di noi. Abbiamo trovato la forza in quello che abbiamo fatto in tutto questo tempo in Iraq”.

 

Tornata a casa, Simona Torretta racconta con serenità le settimane che hanno tenuto l’Italia con il fiato sospeso. Nella festa, a lei dedicata in Campidoglio, ringrazia, tra gli altri, le comunità musulmane nel mondo ed i pacifisti.

 

Altra festa a Rimini, dove Simona Pari conferma che la voglia di tornare in Iraq non è passata:

 

“Ovviamente mi manca molto l’Iraq; mi mancano molto i bimbi e le donne, tutti i nostri amici iracheni ed il popolo iracheno che sappiamo che c’è stato molto vicino in questo periodo”.

 

La Farnesina ha garantito, intanto, che medici ed infermieri della Croce Rossa rimarranno sul posto e per alcuni malati ci sarà poi la possibilità di un trasferimento in Italia: nove, tra cui cinque bambini ustionati, sono già arrivati per curarsi.

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Nuova fiammata di violenza nella Striscia di Gaza, dove è in corso un’offensiva militare israeliana su larga scala contro i miliziani di Hamas, responsabili del lancio di razzi Qassam contro i centri abitati di Israele. Nella sola mattinata di oggi hanno perso la vita tre israeliani e almeno tredici palestinesi. L’offensiva, iniziata martedì sera, si è intensificata la notte scorsa, dopo la morte a Sderot di due bambini israeliani, di 3 e 4 anni. Violenti combattimenti sono ancora in corso a Jabaliya, dove i carri armati dell’esercito israeliano sarebbero penetrati fin nel cuore del campo profughi, e Beit Hanoun. Arrestata nei dintorni di Jenin, in Cisgiordania, inoltre, una giovane donna, pronta a compiere un attentato kamikaze.

 

Il governo della Russia ha approvato oggi il protocollo di Kyoto sulla riduzione dell’emissione di gas serra e ha chiesto al parlamento di ratificarlo. Il progetto di legge per la ratifica del protocollo dovrà comunque  passare all'esame della Duma. Non sono mancate obiezioni: tra gli altri, il consigliere economico presidenziale Andrei Illarionov ha sottolineato che il passo “è un atto politico destinato a danneggiare gli interessi  nazionali della Russia”. Positivo nei confronti della decisione del governo si è detto, invece, il capo del Servizio federale per l'idrometeorologia e l'ambiente  Aleksandr Bedritski, secondo il quale “la Russia non perderà  nel ratificare il protocollo, ma dovrà adottare strategie  originali, come vendere le sue partecipazioni nella produzione  dei gas serra”.  

 

Sarà di 24 milioni di euro la manovra finanziaria per 2005 varata ieri sera dal Consiglio dei ministri. Obiettivo principale è quello di contenere il disavanzo pubblico, tenendolo sotto la soglia del 3% fissata dal Patto di stabilità europeo. La manovra non contiene la riduzione delle tasse. Il provvedimento in questo senso è stato annunciato per la fine dell’anno. Giampiero Guadagni:

 

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Una finanziaria semplice e solida: così il ministro dell’economia Siniscalco riassume il senso della manovra che ha avuto ieri sera il via libera del Consiglio dei ministri. 9 miliardi e mezzo di euro arriveranno da tagli alla spesa pubblica, 7 miliardi e mezzo da nuove entrate fiscali, altre 7 miliardi dalla cessione di immobili dello Stato. Tra le misure previste investimenti per l’industria del turismo, l’obbligo di polizze assicurative anticalamità sugli immobili. Ci sarà un tetto di spesa del 2 per cento per le spese di tutte le amministrazioni pubbliche con la sola esclusione del welfare. Sono stanziate risorse aggiuntive - 56 milioni di euro per il contratto dei dipendenti pubblici che, ricordiamo, nei giorni scorsi hanno indetto entro ottobre lo sciopero generale. A far discutere è soprattutto il taglio ai fondi previsti per gli interventi a favore del sud e una limitazione delle spese di cassa che il ministero delle infrastrutture potrà utilizzare nel  2005 per realizzare le grandi opere. Soddisfatto comunque Berlusconi: abbiamo approvato una finanziaria che non contiene né tagli, né stangate. Il premier fa sapere che entro l’anno il governo approverà un provvedimento che ridurrà le tasse di 6 miliardi con effetto a partire dal 1 gennaio 2005. L’obiettivo – spiega Berlusconi – è di portare la pressione fiscale sotto il 40 per cento. Non è una finanziaria di sviluppo, contesta il sindacato, che denuncia in particolare i tagli per il sud. E il sud, insieme agli investimenti e alla competitività era tra le priorità indicate dal governatore della Banca d’Italia Fazio.

 

Per la Radio Vaticana Gianpiero Guadagni.

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Oltre 200 clandestini sono sbarcati all'alba di stamani a Lampedusa, dopo  i 187 giunti intorno alle 3 di questa notte. Sono infatti ancora in corso le procedure di identificazione, mentre alcuni extracomunitari che accusavano  lievi malori sono stati soccorsi. E proprio la questione dell’immigrazione illegale potrebbe essere sullo sfondo dell'incontro dei ministri degli Esteri di Italia, Francia, Spagna e Portogallo, sabato prossimo a Roma.  Al centro, il rilancio del partenariato sul piano politico ed economico, una maggiore cooperazione tra i Paesi della sponda meridionale del Mediterraneo. Il tutto in vista del vertice euro-mediterraneo previsto all'Aia per il 29 e 30 novembre.

 

Negli Stati Uniti è alta l’aspettativa per il primo dibattito televisivo faccia a faccia tra il presidente in carica, George W. Bush, e lo sfidante democratico,  John Kerry. Secondo i sondaggi, Bush sarebbe favorito. Per Kerry, quindi, l'appuntamento odierno appare decisivo per tentare di invertire la tendenza, prima delle elezioni che si terranno il 2 novembre. Altri due incontri del genere, sono previsti l’8 ed il 13 ottobre.

 

Il segretario di Stato americano, Colin Powell, si è dichiarato deluso, ieri, per la mancanza di sostegno da parte della comunità internazionale affinché la situazione nella regione sudanese del Darfur, sia definita “un genocidio”. Intanto, il governo di Khartoum ha accettato il dispiegamento delle forze africane all’interno dei campi profughi della regione sudanese. Compito del contingente sarà quello di sorvegliare la polizia del Sudan.

 

E' di almeno 14 morti e 13 dispersi  l'ultimo bilancio, ancora provvisorio, in Giappone del rovinoso  passaggio lungo tutto l'arcipelago del tifone Meari, l'ottavo, record di tutti i tempi, a colpire il Sol Levante in una sola  stagione. Il tifone, ribattezzato  Meari che significa eco in lingua coreana, dopo aver flagellato  ieri e stanotte le isole di Kyushu, Shikoku e Honshu, ha  abbandonato stamani l'Honshu settentrionale sfociando  nell'Oceano Pacifico dove dovrebbe dissolversi in una tempesta  tropicale.

 

La Cina ha chiesto al Canada di consegnare alla polizia i 44 profughi nordcoreani che sono  penetrati ieri nei locali dell' ambasciata canadese a Pechino.  Lo ha detto ad un gruppo di giornalisti il viceministro degli esteri Shen Guofang. “Noi siamo contrari al metodo di fare irruzione nelle  ambasciate, questo è un problema che coinvolge anche la  sicurezza delle rappresentanze diplomatiche in Cina”, ha detto  Shen. I profughi, ha aggiunto, verranno trattati “in accordo con le leggi nazionali, le leggi internazionali e lo  spirito umanitario”. Fonti canadesi si sono limitate ad affermare che “è in corso un dialogo” con le autorità cinesi. Secondo i gruppi umanitari in Cina ci sono circa centomila  persone scappate dalla Corea del Nord per sfuggire alla miseria  cronica e alle ricorrenti carestie. In passato Pechino ha  rimpatriato decine di profughi ma ha lasciato che quelli che  avevano trovato rifugio nelle ambasciate raggiungessero la Corea  del Sud.

 

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