RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno XLVIII n.
273 - Testo della trasmissione di mercoledì 29 settembre 2004
IL
PAPA E LA SANTA SEDE:
OGGI IN PRIMO PIANO
Oggi festa alla Radio Vaticana nel giorno dell’Arcangelo Gabriele, patrono della nostra emittente
CHIESA E SOCIETA’:
Appello dei vescovi
dell’Ecuador ai grandi gruppi finanziari del Paese
Sempre più preoccupante
in Somalia la crisi alimentare
Pubblicato
ieri dalla Banca Mondiale il Rapporto sullo sviluppo planetario del 2005
Oltre 15 bambini di
strada uccisi nella Repubblica Democratica del Congo
Dal 28 ottobre all’8
novembre prossimi Genova sarà capitale della scienza
In Iraq uomini armati
hanno ucciso, a Bassora, cinque agenti di sicurezza e a Mossul il presidente iracheno dell’Ong internazionale ‘World Vision’
Morti tre
palestinesi per un raid dell’esercito israeliano nella striscia di Gaza. A
Netzarim un bambino palestinese di 13 anni è rimasto ucciso nel corso di
violenti scontri
29
settembre 2004
LA BELLEZZA NON SIA
FINE A SE STESSA:
IN GESU’ E’ UNITA ALLA
GIUSTIZIA PER LIBERARE IL MONDO DALLA MALEDIZIONE
E DALLE BRUTTURE DEL
PECCATO: COSI’ IL PAPA OGGI ALL’UDIENZA GENERALE.
E NELL’ODIERNA FESTA
DEI SANTI ARCANGELI GIOVANNI PAOLO II INVITA I FEDELI:
“SENTITE ACCANTO A VOI LA PRESENZA DEGLI ANGELI
E LASCIATEVI GUIDARE DA
LORO”
“In un mondo segnato spesso da
bruttezze e brutture”, la bellezza e la giustizia di Gesù vengono a portare la
speranza di un’umanità liberata dalla maledizione. Questo in sintesi il
messaggio lanciato oggi dal Papa durante l’udienza generale in Piazza San Pietro,
al suo rientro in Vaticano dalla residenza di Castel Gandolfo al termine del
riposo estivo. Giovanni Paolo II, prendendo spunto dall’odierna festa dei Santi
Arcangeli ha poi invitato tutti a sentire accanto a sé la presenza degli Angeli
e a lasciarsi guidare da loro. Oltre 20 mila i pellegrini presenti all’udienza.
Il servizio di Sergio Centofanti:
*********
Il Papa proseguendo la catechesi
sulla Liturgia dei Vespri ha incentrato la sua riflessione sul Salmo 44, un
cantico per le nozze del Re che celebra la bellezza e la giustizia del sovrano.
La tradizione cristiana identifica in questo Re Cristo stesso, raffigurato “in
forma di uomo perfetto e affascinante”. Giovanni Paolo II ha sottolineato il
fatto che “in un mondo spesso segnato da bruttezze e brutture questa immagine è
un invito a ritrovare” la via della bellezza “nella fede, nella teologia e
nella vita sociale per ascendere alla bellezza divina”.
“La bellezza, però - ha aggiunto
- non è fine a se stessa”, ma si incontra con la giustizia. “Infatti, il
sovrano - dice il Salmo - avanza, per la verità, la mitezza e la giustizia”:
“La bellezza si deve coniugare con la bontà e
la santità di vita così da far risplendere nel mondo il volto luminoso di Dio
buono, mirabile e giusto”.
Di fronte ad una umanità
macchiata dal peccato e dal male dunque – continua il Pontefice - “la persona
di Cristo rappresenta una sfida, quella di cercarlo continuamente sulle vie
della fede e di rendersi simili a Lui”. E la bellezza della giustizia di Cristo
sta proprio nella sua misericordia: Gesù – diceva San Giovanni Crisostomo - si
è fatto maledizione per liberare l’umanità dalle maledizioni: è divenuto Lui
stesso maledizione per ricolmarci di benedizione.
Dopo la catechesi il Papa ha
salutato i vari gruppi presenti in
Piazza San Pietro: tra questi il movimento polacco di Solidarnosc che – ha
detto – ha aperto “le porte della libertà in molti Paesi d’Europa”:
“Mi
rallegro perché lo spirito di Solidarnosc continua ad unire nella nostra Patria
così tante persone. Auspico che questo sano spirito penetri anche l’Europa unita”.
Alla fine dell’udienza il Papa
ricordando l'odierna festa degli Arcangeli Michele, Gabriele e Raffaele e
quella imminente dei santi Angeli Custodi, ha invitato tutti “a pensare alla
premura con cui Dio si occupa di ogni persona umana”:
“Sentite
accanto a voi la presenza degli Angeli e lasciatevi guidare da loro”.
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TUTTI DEVONO SENTIRSI
COINVOLTI NELLA LOTTA CONTRO L’AIDS,
UN DRAMMA
CHE SI PRESENTA ANCHE COME UNA “PATOLOGIA DELLO SPIRITO”.
COSI’ GIOVANNI PAOLO II NEL MESSAGGIO PER LA
GIORNATA MONDIALE DEL MALATO,
IL PROSSIMO 11 FEBBRAIO IN CAMERUN. NUOVO APPELLO
DEL PAPA PER L’AFRICA,
SCONVOLTO DAL “FLAGELLO DELL’AIDS” E DALLE GUERRE
- A cura di Barbara Castelli -
“In
Cristo sta la speranza della vera e piena salute, la salvezza che Egli porta è
la vera risposta agli interrogativi ultimi dell’uomo. Non c’è contraddizione
fra salute terrena e salute eterna, dal momento che il Signore è morto per la
salute integrale dell’uomo e di tutti gli uomini”. Questa, in sintesi, la
riflessione che Giovanni Paolo II offre nel messaggio per la Giornata Mondiale
del Malato, che verrà celebrata il prossimo 11 febbraio presso il Santuario di
Maria Regina degli Apostoli, a Yaoundé, in Camerun. “In realtà, l’essere umano
non aspira ad un benessere solo fisico o spirituale – si legge nel documento –
ma ad una “salute” che s’esprima in un’armonia totale con Dio, con se stesso e
con l’umanità. A questo traguardo si giunge soltanto attraverso il mistero
della passione, morte e risurrezione di Cristo”.
Nel messaggio l’attenzione del Papa si focalizza soprattutto sull’Africa,
un continente “dotato di immense risorse umane, culturali e religiose”, ma
afflitto “anche da indicibili sofferenze”. Nelle parole del Pontefice, l’Africa
assume le fattezze di “quell’uomo che scendeva da Gerusalemme a Gerico” e che
derubato e percosso dai briganti resta in strada “mezzo morto”. “L’Africa -
scrive Giovanni Paolo II - è un continente in cui innumerevoli esseri umani -
uomini e donne, bambini e giovani - sono distesi, in qualche modo, sul bordo
della strada, malati, feriti, impotenti, emarginati e abbandonati. Essi hanno
un bisogno estremo di buoni Samaritani che vengano loro in aiuto”.
La Giornata Mondiale del Malato dovrebbe essere l’occasione per
riscoprire il significato profondo della nozione di salute, intesa come “una
situazione di armonia dell’essere umano con se stesso e col mondo che lo
circonda”. Proprio in questa prospettiva, il Papa non può che constatare che in
Africa quest’armonia “è oggi fortemente turbata”. “Tante malattie devastano il
Continente – sottolinea – e fra tutte in particolare il flagello dell’AIDS”. “I
conflitti e le guerre che travagliano non poche regioni africane – aggiunge il
Pontefice nel messaggio – rendono più difficili gli interventi volti a
prevenire e curare queste malattie. Nei campi dei profughi e dei rifugiati
giacciono spesso persone prive persino dei viveri indispensabili per la
sopravvivenza”. Invitando tutti, governanti e autorità civili, a non
risparmiare nessuna energia per arginare “il dolore e la morte” legate al virus
dell’HIV, il Papa ricorda che per combatterlo in modo responsabile “occorre accrescerne
la prevenzione mediante l’educazione al rispetto del valore sacro della vita e
la formazione alla pratica corretta della sessualità”. In effetti, insiste, “se
molte sono le infezioni da contagio attraverso il sangue, specialmente nel
corso della gestazione, ben più numerose sono quelle che avvengono per via
sessuale, e che possono essere evitate soprattutto mediante una condotta
responsabile e l’osservanza della virtù della castità”. Soddisfazione è stata,
inoltre, espressa per l’opera instancabile degli operatori pastorali, degli
uomini di scienza e delle industrie farmaceutiche, che si impegnano a tenere
bassi i costi dei medicinali utili nella cura dell’AIDS.
“L’annuale celebrazione della Giornata Mondiale del Malato - conclude il
Papa - offre a tutti la possibilità di comprendere meglio l’importanza della
pastorale della salute”. E’ proprio nel momento della malattia, infatti, che
“si pone con più urgenza il bisogno di trovare risposte adeguate alle questioni
ultime riguardanti la vita dell’uomo: le questioni sul senso del dolore, della
sofferenza e della stessa morte, considerata non soltanto come un enigma con
cui faticosamente confrontarsi, ma come mistero in cui Cristo incorpora a Sé la
nostra esistenza, aprendola ad una nuova e definitiva nascita per la vita che
mai più finirà”.
“i
mezzi di comunicazione al servizio della comprensione tra i popoli”
e’ il tema scelto dal
papa
per la prossima giornata
delle comunicazioni sociali
“I mezzi di comunicazione al
servizio della comprensione tra i popoli”, questo il tema della prossima
Giornata mondiale delle comunicazioni sociali, che si celebrerà l’8 maggio.
L’annuncio è stato dato oggi in occasione della festa degli arcangeli Michele,
Raffaele e Gabriele patroni di quanti lavorano nelle radio. “Il tema scelto dal
Santo Padre - ha spiegato l’arcivescovo mons. John Patrick Foley, presidente
del Pontificio Consiglio delle Comunicazioni Sociali - riflette il suo
desiderio che i media contribuiscano ad un dialogo autentico e ad una reciproca
conoscenza tra i popoli, conducendo alla comprensione, alla giustizia e ad una
pace duratura”. La Giornata delle comunicazioni sociali è l’unica celebrazione
mondiale voluta direttamente dal Concilio Vaticano II con il decreto “Inter
Mirifica”.
IL CARDINALE JOSEPH RATZINGER HA CELEBRATO IERI
SERA NELLA BASILICA VATICANA LA MESSA IN SUFFRAGIO DI PAOLO VI E GIOVANNI PAOLO
I
“Il primato di Pietro non è un
esercizio di potere ma è portare il peso degli altri, è responsabilità dell’amore”.
Con queste parole il cardinale Joseph Ratzinger, decano del collegio
cardinalizio, ha reso omaggio alle figure di Paolo VI e Giovanni Paolo I
nell’omelia della Messa di suffragio celebrata ieri presso l’Altare della
Cattedra della Basilica Vaticana, come ascoltiamo nel servizio di Ignazio Ingrao:
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“I Sommi
Pontefici Paolo VI e Giovanni Paolo I hanno “con coraggio apostolico”
confermato i loro fratelli: in un tempo dove vediamo come Satana ‘vaglia come
il grano’ i discepoli di Cristo, la fede imperturbabile dei Papi fu
visibilmente la roccia sulla quale sta la Chiesa”.
Il decano del collegio
cardinalizio ha tracciato così il ritratto spirituale di papa Montini e Papa
Luciani nell’omelia della Messa di suffragio. “L’amore di Cristo - ha proseguito
il cardinale Ratzinger - è amore per i poveri, per i sofferenti. Sappiamo bene
come i nostri Papi erano impegnati con forza contro l’ingiustizia, per i
diritti degli oppressi, quelli senza potere”. L’amore, di Cristo, ha
sottolineato ancora il porporato, non è una cosa individualistica, soltanto
spirituale, concerne la carne, concerne il mondo e deve trasformare il mondo.
Prendendo spunto dalla liturgia
di suffragio, il cardinale si è poi soffermato sul significato del ministero
petrino. “Amore e verità – ha detto il cardinale, appaiono come i due poli
della missione affidata ai successori di Pietro”. Ascoltiamo ancora le sue parole:
“Presiedere
nella carità è innanzitutto precedere ‘nell’amore di Cristo’. Pascere il gregge
di Cristo ed amare il Signore sono la stessa cosa. E’ l’amore di Cristo, che
guida le pecore sulla retta strada e costruisce la Chiesa”.
Ma l’amore, ha proseguito il
porporato, sarebbe cieco senza la verità. Perciò colui che deve precedere
nell’amore riceve una promessa dal Signore: Cristo prega per la fede di Pietro
e su questa preghiera è basata la missione dell’apostolo. La preghiera di Gesù,
ha concluso il cardinale Ratzinger, è dunque il fondamento sicuro della
funzione di Pietro per tutti i secoli.
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NOMINE
Il Santo Padre ha nominato
arcivescovo metropolita di Maringá in
Brasile mons. Anuar Battisti, finora vescovo di Toledo.
In India il Papa ha nominato
ausiliare dell’arcidiocesi di Ranchi mons. Vincent Barwa, finora vescovo di
Purnea.
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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”
“Libere” è il titolo di apertura della prima pagina
in riferimento alla liberazione di Simona Torretta e di Simona Pari dopo 22
giorni di prigionia. Iraq: uno spiraglio nel dramma degli ostaggi ancora nelle
mani dei gruppi estremistici: almeno undici persone rilasciate nel giro di 24
ore. La catechesi del Papa sul Salmo 44, 2-10 dei Vespri di lunedì 2° settimana,
tenuta all’Udienza generale in Piazza San Pietro La Santa Messa celebrata a
nome del Santo Padre dal Cardinale Joseph Ratzinger in suffragio dei Pontefici
defunti Paolo VI e Giovanni Paolo I.
Nelle pagine vaticane, il messaggio di Giovanni
Paolo II per la XIII Giornata Mondiale del Malato che si celebrerà nel 2005 a
Yaounde’, in Camerun. L’omelia del Cardinale Giovanni Battista Re al Santuario
della Madonna del Tirano nel centenario dell’apparizione.
Nelle pagine estere, Sudan: Incontro tra UE ed ONU per intensificare l’azione
internazionale del Darfur. Medio Oriente: raid israeliano provoca vittime in
Cisgiordania e nella Striscia di Gaza.
Nella pagina culturale, un articolo di Franco Patruno sul
volume che raccoglie le poesie giovanili di Karol Wojtyla
Nelle
pagine italiane, i temi delle riforme, della giustizia e della finanziaria.
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29
settembre 2004
LA GIOIA DEL PAPA PER IL RILASCIO DELLE DUE
VOLONTARIE ITALIANE.
NELLE
PRIME DICHIARAZIONI DI SIMONA TORRETTA
LA VOLONTA’ DI NON DIMENTICARE LA DRAMMATICA
REALTA’ DELL’IRAQ.
DA PARTE DEL GOVERNO LA SMENTITA DEL PAGAMENTO DI
UN RISCATTO.
DICHIARAZIONI INCORAGGIANTI PER I
DUE GIORNALISTI FRANCESI
- Ai nostri microfoni con mons. Shlemon Warduni,
padre Justo Lacunza e
padre Federico Lombardi -
Il Papa ha appreso con
grande gioia la notizia della liberazione delle due volontarie italiane. Il suo
pensiero è andato anche alle famiglie e con esse e con tutte le persone di
buona volontà ringrazia Dio per questo gesto di umanità. Nelle dichiarazioni
delle due Simone, giunte in tarda serata all’aeroporto romano di Ciampino, dove
sono state riabbracciate dai familiari per poi essere ascoltate poco dopo in
Procura, c’è la notizia di un solo trasferimento nel periodo del sequestro, la
conferma che sono state trattate bene e poi un’affermazione: i rapitori ci hanno
chiesto perdono. Il servizio di Fausta Speranza:
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''Non mollerò il mio lavoro,
magari ci saranno sviluppi diversi''. Lo ha annunciato Simona Torretta,
riconoscendo di essere stordita e stanca e non in grado di fare programmi ma
ricordando le sofferenze del popolo iracheno. C’è attesa per testimonianze
complete da parte delle due Simone, mentre per il momento di nuovo, dopo le
dichiarazioni del mondo politico di ieri, c’è la smentita ufficiale e senza
ambiguità del ministro degli esteri Frattini del pagamento di un riscatto.
Contraddice quanto riportato dal quotidiano kuwaitiano Al-Rai Al-Amm che ha
avuto una parte nell’anticipare le buone condizioni delle due rapite e poi
nell’annunciare il prossimo rilascio. Dà per scontato il pagamento di 1 milione di dollari, parlando di una prima
richiesta di 5 milioni. Da parte sua,
Scelli, commissario della Croce Rossa, afferma che parlare di riscatto è un
attentato alla vita di 25 persone che stanno curando 300 persone al giorno in Iraq. Scelli
spiega che il rilascio delle giovani è avvenuto anche a fronte
dell'impegno di restare nel Paese e potenziare le attività. Berlusconi ha
ringraziato l’opposizione per la collaborazione e ha parlato di altri temi sui
quali rivivere l’unità nazionale. Secondo il capogruppo DS,alla Camera, Violante,
dopo la fase di contentezza “resta da affrontare i problemi più duri'' e c’è da
valutare il senso della permanenza italiana in Iraq. Il presidente della
Repubblica Ciampi, dopo la prima espressione di gioia di ieri, questa mattina
sottolinea che “l'unità di intenti e la sincera condivisione dei valori
fondamentali da parte di tutte le forze sociali devono continuare a sostenere
l'attenzione degli apparati dello Stato nei nuovi scenari imposti dal terrorismo
internazionale”.
Alla vicenda ha dato risalto la
stampa mondiale. Il premier Blair ha parlato di segno incoraggiante, mentre
resta l’angoscia per il britannico sequestrato. E sul filo della speranza
riferiamo che i due giornalisti francesi potrebbero essere liberati presto
secondo un negoziatore francese che definisce un affare concluso l’accordo in
questo senso.
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Tra contentezza e speranza,
mons. Slhemon Warduni vescovo ausiliare di Baghdad, raggiunto telefonicamente
da Giada Aquilino, esprime la preoccupazione per quanto riguarda l’Iraq:
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R. - La liberazione di questi
ostaggi è una grande gioia per tutti quanti. Le preghiere dei bambini sono
veramente arrivate e le hanno salvate.
D. – Ora il pensiero della
Chiesa irachena a chi va?
R. – Continuiamo ora a pregare
affinché vengano liberati tutti gli ostaggi, che sono ancora decine e decine di
persone e che sono state sequestrate per ragioni politiche od economiche, con
lo scopo di ricevere un riscatto. Preghiamo, poi, ovviamente, per il raggiungimento
della pace in Iraq.
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Sollievo e gioia per il rilascio
delle due italiane e dei due collaboratori iracheni sono espressi prima di ogni
considerazione anche da padre Justo Lacunza, presidente del Pontificio
Consiglio di Studi Arabi e di Islamistica, al quale Fausta Speranza ha chiesto,
in particolare, di dar voce al mondo musulmano, ipotizzando il suo punto di
vista:
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R. - Questo mondo islamico è
scombussolato dal tentativo di alcuni gruppi e di alcuni dei suoi membri, che
hanno profanato il nome dell’islam, che hanno profanato il nome di Dio, e che
hanno commesso e continuano a commettere dei crimini orrendi nel nome di una
religione, di una fede. E questo è un sentimento di amarezza per moltissimi
milioni di musulmani che credono che la fede sia anche la capacità di vivere
insieme con gli altri, in armonia con gli altri. C’è un sentimento, dunque, da
parte delle popolazioni musulmane, di essere non soltanto in mezzo alla
voragine dei conflitti, della guerra, della violenza, ma anche della povertà,
del disagio, dell’immigrazione, della persecuzione in molti casi e della
sofferenza per le loro famiglie e per i loro figli e che non vedono, per così
dire, la fine di questo tunnel. Ci sono molte voci che vengono dai singoli
musulmani, uomini e donne, bambini e anziani, dalle istituzioni che vogliono
allargare i ponti, che vogliono continuare questo dialogo, che vogliono
continuare a vivere nell’armonia di un dialogo di vita.
D. – Padre Lacunza per queste
due donne si è mobilitata la popolazione irachena ed è stata una prima
assoluta. Poi ci sono state tutte le manifestazioni del mondo musulmano. Quale
segno lascerà questo rilascio?
R. – Io cerco di mettermi nei
panni di un iracheno che vive a Bassora, a Baghdad, in mezzo all’incertezza,
alle paure, alla mancanza di cibo, alla mancanza di scuole, di medicine e alla
mancanza di elettricità. Cerco di mettermi nei suoi panni, in una situazione
nella quale non vedo esattamente quello che accadrà nel pomeriggio, nella sera.
Evidentemente provo un sentimento di impotenza, un sentimento di dolore, un
sentimento di amarezza. E penso ai bambini e ai ragazzi nel cortile della
scuola, al dispensario dell’ospedale, che adesso non vedranno più l’opera di
queste due Simone. Oltre evidentemente alla letizia, al giubilo e alla gioia di
vedere liberare due donne che hanno consacrato la loro vita ad un lavoro
umanitario, nasce evidentemente anche questo senso di impotenza di vedere il
conflitto, di vedere la guerra, di vedere il dolore e la sofferenza a portata
di mano.
**********
Per una riflessione ad ampio raggio ascoltiamo il nostro
direttore dei programmi, padre Federico Lombardi:
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La
notizia della liberazione delle due Simone ci ha riempito di gioia, non solo perché
è la conclusione positiva di una vicenda che poteva concludersi tragicamente,
ma anche perché è un segno di speranza, che ci rianima nell’impegno di servizio
generoso per tutti coloro che soffrono per la guerra, la povertà e
l’ingiustizia. Abbiamo non solo ammirato le due volontarie rapite, ma
soprattutto abbiamo sempre, sinceramente, condiviso i loro ideali e quindi
auguriamo loro di tutto cuore di poter riprendere al più presto i loro impegni
di servizio, confermando con coraggio la bella testimonianza, con l’autorità
che deriva dalla prova subita, e speriamo di potere - anche noi - continuare ad
appoggiare le loro nuove battaglie di pace.
Allo stesso tempo in questo
momento di gioia per la liberazione di alcuni, non possiamo dimenticare le
altre innumerevoli vittime dei conflitti e dell’orribile piaga dei sequestri,
impiegati come mezzo di pressione politica o di finanziamento. La soddisfazione
per due o quattro o dieci vite salvate deve indicare la nostra convinzione
profonda della dignità e del valore incommensurabile di ogni singola vita umana
ed alimentare, perciò, un impegno incrollabile per la pace, “con le armi della
giustizia e dell’amore”, come dice il tema dato dal Papa per la prossima
Giornata della pace: “non lasciarti vincere dal male, ma vinci il male con il
bene”.
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LA SCHIAVITU’ ESISTE ANCORA:
SE NE E’ PARLATO A ROMA IN UN CONVEGNO
PROMOSSO DAL COORDINAMENTO NAZIONALE DELLE COMUNITA’ D’ACCOGLIENZA
- Ai nostri microfoni Lucio Babolin e Carla Valeri -
La schiavitù esiste ancora non solo nelle aree più arretrate del mondo,
ma anche nella civilissima Europa dove assume aspetti più subdoli ed
invisibili. Almeno 27 milioni di persone nel mondo - secondo una recente stima
del CNCA, il coordinamento nazionale delle comunità d’accoglienza, - sono
vittime delle “nuove forme di schiavitù”, tra queste almeno 8,5 milioni sono
bambini. Si tratta di crimini odiosi che ci sfiorano quotidianamente spesso
senza che ce ne rendiamo pienamente conto, come i piccoli mendicanti ai semafori,
le donne costrette a prostituirsi, gli immigrati costretti a lavorare senza
alcuna tutela e con remunerazioni infime.
In quest’anno, che si avvia a conclusione e che le Nazioni Unite hanno
voluto dedicare alla Commemorazione della lotta alla schiavitù, organizzazioni
internazionali come l’OIL e l’ACNUR, le ONG e molti enti locali italiani hanno
voluto fare il punto sulla situazione riunendosi a convegno a Roma. Ne è emerso
un quadro sconcertante in cui - come sottolinea Lucio Babolin, presidente del
CNCA - il primo nemico da sconfiggere sono l’indifferenza ed il senso di
assuefazione diffusi, che in parte derivano da una sottovalutazione del
fenomeno. Il servizio di Stefano Leszczynski.
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Il traffico e il commercio di esseri umani è la
terza attività più redditizia dopo il traffico di armi e di droga, con guadagni
che sfiorano i 12 miliardi di dollari l’anno. A riferirlo sono le Nazioni
Unite, in un rapporto aggiornato al 2002. Ma anche i dati diffusi
dall’Organizzazione internazionale per il lavoro e dal CNCA, il Coordinamento
delle comunità accoglienza in Italia, tracciano un quadro preoccupante per la
situazione italiana ed europea. Le vittime sono centinaia di migliaia di
uomini, donne e bambini che, privi di qualsiasi tutela, vengono ridotti in
stato di schiavitù o di semi schiavitù, per soddisfare le richieste del mercato
del lavoro nero, della prostituzione, della criminalità organizzata. Il
commento è di Lucio Babolin, presidente del Coordinamento nazionale delle
Comunità d’accoglienza:
R. – Il fenomeno della schiavitù
non è un fenomeno in fase di superamento, né a livello internazionale e né a
livello italiano. E’ eventualmente un fenomeno che si va modificando nelle sue
forme di organizzazione e di presentazione anche al cittadino. Il fenomeno,
però, è costante sostanzialmente. Se guardiamo a livello internazionale, si
parla di oltre 25-26 milioni di persone che vengono dichiarate ufficialmente in
situazioni di schiavitù. Ma se guardiamo le tre aree più significative della
riduzione di schiavitù per tratta orientata alla prostituzione, per minori
indotti o alla prostituzione o allo sfruttamento sessuale o al lavoro, il
fenomeno italiano è un fenomeno che mantiene caratteristiche di stabilità dal
punto di vista della quantità.
Si tratta di fenomeni difficili da quantificare con
esattezza, in quanto non del tutto visibili. In Italia si stima che vengano
vendute sulle strade alcune migliaia di donne. Sentiamo Carla Valeri
dell’Associazione Magliana ’80 di Roma:
“I dati che abbiamo, che sono
veramente mutevolissimi, ci dicono che ci potrebbero essere in strada circa 6-7
mila persone che si prostituirebbero. Per quello che riguarda Roma stiamo
parlando di circa 2000-2500 persone che sono sulle strade cittadine e della
provincia”.
Ma come contrastare questo
commercio di persone? Ancora Lucio Babolin del CNCA:
“C’è un problema di consentire
nei Paesi di provenienza uno sviluppo, un’attività economica, una possibilità
per la gente di avere dei diritti di cittadinanza minimi. Se noi questi glieli
neghiamo, è evidente che i flussi aumenteranno. Poi c’è anche da dire che
dentro il flusso migratorio se noi non lo intercettiamo, in termini di aumento
delle libertà, affidiamo alla illegalità, di fatto, il controllo dei flussi
migratori”.
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INFORMARE CON VERITA’ E
GIUSTIZIA, PROMUOVERE LA SOLIDARIETA’,
EVANGELIZZARE LA CULTURA:
COSI’ IL CARDINALE MARTINO ALLA RADIO VATICANA,
NEL GIORNO DELLA FESTA DI
SAN GABRIELE ARCANGELO, PATRONO DELL’EMITTENTE
- Servizio di Alessandro
De Carolis -
Rendere la Radio Vaticana uno “strumento di solidarietà”, che sappia
“evangelizzare la cultura” e fornire una comunicazione “vera e giusta”. Nel
giorno della festa di San Gabriele Arcangelo e, tradizionalmente, anche della
Radio Vaticana di cui è patrono, il cardinale Renato Martino, presidente del
Pontificio Consiglio Giustizia e pace, ha voluto soffermarsi sulle spinte
ideali e spirituali connaturate al servizio che svolge la nostra emittente. Il
servizio di Alessandro De Carolis:
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Nell’omelia della Messa
presieduta dal porporato nella cappella dell’Annunciazione della Radio, alla
presenza del cardinale Roberto Tucci e delle più alte cariche dell’emittente
pontificia, il cardinale Martino ha dapprima diretto lo sguardo sulla figura di
S. Gabriele, “l’annunciatore per eccellenza delle divine rivelazioni” e colui
che accompagna alla visione del volto di Cristo, fonte di “autentica
spiritualità” per chi opera alla Radio Vaticana. “Una simile spiritualità – ha
osservato il presidente di Giustizia e Pace – vi aiuterà a guardare oltre la
storia senza allontanarvene” e “a coltivare un amore appassionato per Dio senza
distogliere lo sguardo dai fratelli”. Inoltre, ha aggiunto, “vi permetterà di
operare nell’ambito della comunicazione e dell’informazione con una sensibilità
rispondente alle esigenze della verità cristiana, un tema cruciale di cui
Giovanni Paolo II ci insegna a cogliere i molteplici aspetti”:
“Il vostro è un servizio che deve farsi missione;
una missione protesa a dare compimento all’urgente necessità di evangelizzare
la cultura, a dare piena valorizzazione alla dimensione religiosa della
cultura, a quella domanda che proviene dal mistero della vita e rimanda al
mistero più grande, quello di Dio”.
Prima di concludere, il cardinale Martino – che in
apertura di omelia aveva ringraziato la nostra emittente per l’attenzione posta
ai lunghi anni del suo ministero a servizio della Santa Sede – ha invitato
tutta la Radio Vaticana ad essere strumento di una solidarietà, che nasce da
una “comunicazione vera e giusta” e dalla “libera circolazione delle idee”.
Esse sono veicolo di giustizia e di amore, in una società dove talvolta i media
servono la causa dell’avidità, ignorando “alcuni aspetti della sofferenza
umana.
Nel momento conviviale seguito
alla Messa, i direttori delle diverse sezioni dell’emittente vaticana hanno
provveduto, come è consuetudine, ad insignire dipendenti e programmi distintisi
per la qualità del loro lavoro. A ricevere il titolo di Commendatore
dell’Ordine di San Silvestro Papa sono stati Giovanni Peduto e Marco
Guadagnini, rispettivamente in servizio alla Radio dal 1970 e dal 1976, il
primo nel Radiogiornale e quindi con l’incarico di seguire l’attività dei
dicasteri pontifici, il secondo nei Programmi musicali, dopo alcuni anni
trascorsi nella redazione centrale. Per la sezione tecnica, è stato insignito
del Cavalierato di San Gregorio Magno Ilio Di Reda, in servizio dal 1975 a
Palazzo Pio. Infine, la Direzione dei programmi ha consegnato due menzioni di
merito: alla sezione portoghese, autrice di due programmi per l’Europa e uno
per l’Africa, e al Web Team, equipe di recente costituzione, incaricata di
sviluppare il sito Internet della Radio Vaticana. Tra i risultati di rilievo
delle ultime ore, l’inserimento nel sito della Radio dell’informazione in
lingua araba. Un traguardo di particolare importanza, in una fase storica
delicata come quella attuale.
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29
settembre 2004
APPELLO
DEI VESCOVI DELL’ECUADOR AI GRANDI GRUPPI FINANZIARI DEL PAESE.
“RICERCATE
UN MODO COSTRUTTIVO PER EVITARE LA CRISI – ESORTANO I PRESULI – POICHE’ SONO
SEMPRE I PIU’ DEBOLI A PAGARE LE CONSEGUENZE DI QUESTI SCONTRI”
QUITO. = Il presidente della Conferenza episcopale
ecuadoriana, mons. Vicente Rodrigo Cisneros Durán, ha lanciato un accorato
appello ai grandi gruppi finanziari del Paese affinché dialoghino e si
confrontino in modo costruttivo per evitare la crisi. Mons. Cisneros Durán,
arcivescovo di Cuenca, ha spiegato che i ripetuti scontri tra le parti
potrebbero causare uno stato di tensione che provocherebbe solo disordine e
caos. Lo stesso presule, inoltre, si è reso disponibile per una mediazione e ha
ufficialmente offerto i suoi uffici per un incontro. “Temo che le conseguenze
di questi scontri – ha sottolineato – debbano pagarle ancora una volta i più deboli.
Mentre le banche, i diversi settori dell’economia e le istituzioni alzano i
toni del confronto, i poveri sono costretti ad assistere e a subire inermi”.
Nei giorni scorsi, due emittenti televisive, legate ai principali gruppi
bancari, si sono accusate reciprocamente, arrivando anche a denunciare
pubblicamente illeciti commessi da alcuni loro esponenti. Il canal Tc
Television, del Grupo Isaias, ha puntato il dito contro Teleamazonas, perché
anello di una catena guidata dal banchiere Fidel Egas, membro di spicco del
Banco del Pichincha, sul quale pende una denuncia di evasione. Immediata la
risposta di Teleamazonas, che ha avviato indagini contro un deputato legato al
Grupo Isais ed ha reso pubblico un suo presunto reddito milionario. (D.D.)
SEMPRE PIU’ PREOCCUPANTE
IN SOMALIA LA CRISI ALIMENTARE.
AI DANNI DELLA GUERRA,
RIFERISCE UN RAPPORTO DELL’ORGANIZZAZIONE
“FAMINE
EARLY WARNING SYSTEM NETWORK”, SI AGGIUNGE
ANCHE LA CARENZA DI
PIOGGE
MOGADISCIO. = La terza peggiore
stagione delle piogge in un decennio sta esacerbando una crisi alimentare già
grave in diverse zone della Somalia, facendo salire ad oltre un milione il
numero di persone dipendenti da aiuti umanitari esterni. È quanto emerge
dall’ultimo rapporto dell’organizzazione “Famine Early Warning System Network”.
Il documento riferisce di oltre 220.000 persone in urgente bisogno di assistenza
alimentare in quattro zone del Paese africano: Plateau e Nugal Valley,
Galgadud, Mudug, le comunità del Lower Juba e la zona occidentale della
provincia di Gedo, nel sud. Proprio nei giorni scorsi, il coordinatore per gli
Affari umanitari delle Nazioni Unite, Maxwell Gaylard, da Nairobi, in Kenya, ha
espresso viva preoccupazione per la situazione in Somalia, riferisce l’agenzia
Misna. Se i combattimenti nel sud non cesseranno al più presto, ha detto, il Paese
rischia di trovarsi a rivivere la grave crisi alimentare che lo segnò nei primi
anni ’90 e che provocò la morte di migliaia di persone per fame. La Somalia sta
cercando da anni di uscire dal vortice di violenza e anarchia in cui è precipitata
nel 1991, dopo la caduta del regime di Siad Barre. Nelle scorse settimane,
tuttavia, da Nairobi è giunto un primo parziale segnale di speranza per la
Somalia. E’ stato varato, infatti, il Parlamento di transizione, il primo dopo
13 conferenze di pace fallite. (B.C.)
INFRASTRUTTURE
INADEGUATE, CORRUZIONE DILAGANTE E LEGGI VAGHE
METTONO UN FRENO
ALL’ATTIVITA’ DELLE IMPRESE NEI PAESI IN VIA DI SVILUPPO.
E’ QUANTO EMERGE DAL
RAPPORTO 200% SULLO SVILUPPO,
PRESENTATO IERI DALLA
BANCA MONDIALE
- A cura
di Paolo Mastrolilli -
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WASHINGTON. = La chiave per
favorire una crescita economica più veloce e, quindi, ridurre la povertà in
tutto il mondo è una strategia in due punti. Da una parte, i Paesi in via di
sviluppo devono impegnarsi a ridurre i rischi politici, i costi, le barriere e
la competizione. Dall’altra, i ricchi devono eliminare le restrizioni ai
commerci ed ai sussidi. E’ la ricetta, questa, contenuta nel Rapporto sullo sviluppo
planetario del 2005, pubblicato ieri dalla Banca Mondiale. Secondo il capo
economista dell’istituzione finanziaria di Washington, Francois Bourguignon, un
buon clima negli investimenti è centrale per la crescita e la riduzione della
povertà. Un settore privato vibrante crea posti di lavoro, fornisce i beni e i
servizi necessari per migliorare gli standard di vita e contribuisce alle
tasse, che servono per gli investimenti pubblici nella sanità, nell’istruzione
ed altro. Ma troppo spesso, i governi riducono la dimensione di questi contributi,
creando rischi ingiustificati, costi e barriere alla competizione. I problemi
principali nei Paesi in via di sviluppo riguardano l’instabilità politica, la
mancanza di infrastrutture, l’incertezza del diritto e della proprietà e la
corruzione. Dove questi temi sono stati affrontati – come in Cina, in India ed
Uganda – gli investimenti sono aumentati e con loro la crescita. Negli altri
Paesi, le imprese hanno paura di esporsi e, quindi, tutta la popolazione ne
risente. Anche i ricchi hanno, però, la loro responsabilità diretta nel
successo delle politiche internazionali per lo sviluppo sostenibile: oltre a
dare aiuti, devono eliminare le restrizioni ai commerci, ai sussidi e ad altre
distorsioni del mercato, che penalizzano i Paesi poveri, rendono meno
competitivi i loro prodotti, frenano gli investimenti e quindi impediscono una
crescita sostenibile.
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OLTRE 15 BAMBINI DI
STRADA UCCISI NELLA REPUBBLICA DEMOCRATICA DEL CONGO. DIETRO L’ASSASSINIO
ALCUNI CERCATORI DI DIAMANTI
KINSHASA. = Almeno 15 bambini di
strada (19 secondo altre fonti) sono stati uccisi nella città diamantifera di
Mbuji Mayi, capitale del Kasai Orientale, nella Repubblica democratica del
Congo. Lo hanno riferito fonti giornalistiche locali, citando il ministro degli
Affari sociali, Ingele Ifoto. “Sembra che alcuni di loro – ha detto il ministro
– abbiano rubato attrezzature ai minatori per organizzare una forza di difesa e
poi la situazione sia sfuggita di mano”. I ragazzi sarebbero stati uccisi dai
vigilantes delle miniere. Secondo gli abitanti di Mbuji Mayi le vittime
potrebbero essere una trentina, mentre il ministro ha confermato un bilancio
compreso tra 15 e 19 vittime. Alcuni sarebbero stati colpiti con pietre, altri
bruciati. Lo staff locale dell’Unicef, riferisce l’agenzia Misna, ha confermato
di aver recuperato i cadaveri di sei bambini. Secondo “La tempesta dei
tropici”, un quotidiano di Kinshasa, i ragazzi di strada sono stati oggetto di
un attacco di alcuni cercatori di diamanti, che accusano i ragazzi di disturbare
le loro attività. Nella ricostruzione del giornale “Le Potentiel”, invece, i
bambini di strada avrebbero aggredito per primi i minatori, rubando loro
diamanti grezzi lungo il fiume Lubilanji. Nella città di Mbuji Mayi vivono
circa 8.000 “enfants de la rue”, che cercano di sopravvivere in un Paese
devastato da cinque anni di guerra. Nelle miniere del Kasai i minorenni sono
spesso sfruttati come manodopera nelle rischiose attività di estrazione. (B.C.)
LA PIAZZA PIU’ FAMOSA DI PECHINO,
PIAZZA TIANANMEN, RESTERÀ CHIUSA AL PUBBLICO IL PROSSIMO 1° OTTOBRE, IN
OCCASIONE DELLA FESTA NAZIONALE CINESE.
UFFICIALMENTE LE AUTORITÀ HANNO
DICHIARATO CHE TALE PROVVEDIMENTO
E’ STATO PRESO PER TIMORE DI
ATTENTATI TERRORISTICI
PECHINO. = Per la prima volta
gli abitanti di Pechino non potranno radunarsi in piazza Tiananmen per
assistere all’alzabandiera in occasione del 55° anniversario della Fondazione
della Repubblica popolare cinese. Solo un migliaio di persone, scelte tra
funzionari e uomini di affari, potranno, infatti, accedere alla piazza e
seguire la celebrazione. Ufficialmente, le autorità hanno dichiarato che tale
decisione è stata presa per timore di attentati terroristici. In realtà, se si
escludono i militanti islamici del Movimento del Turkestan, il governo di
Pechino non è mai stato oggetto di minacce terroristiche. Gli osservatori delle
vicende cinesi attribuiscono, invece, la decisione di chiudere piazza Tiananmen
al timore di azioni di protesta, come quella che radunò l’anno scorso nella
piazza oltre 200 mila persone. A Pechino resteranno chiusi, inoltre, cinque parchi
pubblici. E secondo una tragica consuetudine, nei giorni precedenti la festa
nazionale vengono eseguite le condanne a morte: il governo cinese ha
giustiziato 36 persone, alcune per rapina, altre per corruzione, altre per
omicidio. La Cina mantiene così il triste primato di essere il Paese al mondo
con il maggior numero di esecuzioni capitali. (I.I.)
DAL 28 OTTOBRE ALL’8
NOVEMBRE PROSSIMI GENOVA SARA’ CAPITALE
DELLA SCIENZA. DIVERSE E
VARIEGATE LE INIZIATIVE LEGATE AL PROGETTO
- A cura d Dino Frambati -
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GENOVA. = Genova, capitale
quest’anno della cultura, per analogo motivo è stata prescelta per esserlo
anche della scienza, dal 28 ottobre all’8 novembre prossimi, quando vi si
svolgerà il Festival della scienza, un evento internazionale di altissimo
livello culturale che si snoderà attraverso oltre 200 iniziative, mostre
scientifiche interattive, fotografiche, laboratori didattici, presentazioni di
libri, proiezioni cinematografiche, installazioni, video-giochi, gare. Tema
principale quello dell’esplorazione, attorno al quale, però, ne ruoteranno
moltissimi altri, quali i segreti del corpo umano, neuroscienza, biodiversità,
potere dell’ambiente, cosmologia, fisica ed altro. Da citare poi la mostra
“Meraviglie della scienza”, dove saranno da vedere le realizzazioni di 50
studenti di 25 Paesi. Ci saranno poi 120 conferenze e tavole rotonde,
appuntamenti con esponenti di punta della comunità scientifica mondiale. Il
ricchissimo calendario prevede perfino spettacoli e una grande curiosa novità:
una gara di robot, laboratorio per studenti delle medie inferiori, che daranno
prova di abilità costruendo robot capaci di confrontarsi con la realtà e di
risolvere un compito loro assegnato.
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AGGREDITI E PICCHIATI A
HEBRON, NEI PRESSI DI UN INSEDIAMENTO ISRAELIANO,
DUE GIOVANI VOLONTARI DEL CHRISTIAN PEACEMAKERS TEAM ,
CHE ACCOMPAGNAVANO A SCUOLA UN GRUPPO DI BAMBINI
PALESTINESI.
I DUE
VOLONTARI RICOVERATI IN OSPEDALE
TUWANI. = Se la comunità
internazionale gioisce per la liberazione, in Iraq, delle due volontarie
italiane, le aggressioni contro membri di organizzazioni di solidarietà
continuano ad imperversare nell’area mediorientale. Questa mattina, nella zona
sud di Hebron, un ragazzo e una ragazza, volontari del Christian Peacemakers
Team (CPT) stavano scortando un gruppetto di bambini del villaggio palestinese
di Tuba alla scuola del vicino villaggio di Tuwani quando - lungo il percorso
che passa in una zona isolata nei pressi dell'insediamento israeliano di Ma'on
- sono stati avvicinati da cinque persone, vestite di nero e col volto coperto. I
piccoli sono riusciti a fuggire, anche se una bambina è stata raggiunta da un
colpo di catena dietro l'orecchio che le ha provocato una profonda
escoriazione. Diversa la sorte dei due volontari, picchiati con catene e
bastoni e uno dei due derubato del passaporto e del telefono cellulare. Sul
luogo dell'aggressione sono subito intervenuti un'altra volontaria del CPT e un
volontario di “Operazione Colomba”, altro organismo di aiuto che opera
nell’area, in attesa dell’arrivo della polizia. I due volontari sono stati
ricoverati in ospedale, ma in comunicato stampa il CPT ha denunciato il mancato
intervento dei soldati israeliani di stanza non lontano dal luogo
dell’aggressione, nonostante, si precisa nella nota, i volontari abbiano
“l'autorizzazione dell'esercito ad effettuare l'accompagnamento” e la strada
non sia “soggetta a restrizioni”. “La polizia e l'esercito – conclude il
comunicato - hanno il dovere di tutelare tutta la popolazione compresi gli
internazionali, trattandosi di zona sotto completa amministrazione israeliana”.
(A.D.C.)
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29
settembre 2004
- A cura di Amedeo Lomonaco -
In Iraq cinque agenti
dei servizi di sicurezza iracheni sono stati uccisi a Bassora da un gruppo di
sequestratori. Lo ha dichiarato il capo dei servizi di intelligence della città
precisando che l’agguato è avvenuto ieri mentre gli agenti stavano per
riconsegnare alla famiglia un ostaggio “appena liberato dalle mani della
banda”. E sempre ieri sconosciuti hanno ucciso a Mossul, nel nord dell’Iraq, il
presidente iracheno dell’Ong internazionale ‘World Vision’, Mohammad Hoshyar. A
Mossul, l’esplosione di un’autobomba ha anche causato il ferimento di sei
soldati americani e di due iracheni. Oggi pomeriggio è intanto previsto in
Italia l’arrivo di 15 bambini iracheni gravemente malati. I piccoli pazienti,
che atterreranno all’aeroporto di Fiumicino con un aereo della Croce Rossa
italiana, saranno smistati in diversi ospedali.
Il
primo ministro britannico, Tony Blair, ha ribadito oggi che la guerra in Iraq è
stata giusta, nonostante il mancato ritrovamento di armi di distruzione di
massa da parte dei servizi di intelligence. In un’intervista rilasciata alla
‘Bbc’, il premier ha contestato la tesi dell’illegalità del conflitto avanzata
dal segretario generale dell'Onu, Kofi Annan, aggiungendo che la guerra è stata
giustificata dalle violazioni alle risoluzioni dell’Onu.
Tre
palestinesi, tra i quali due adolescenti, sono morti questa mattina nella
striscia di Gaza per un’incursione dell’esercito israeliano nel campo profughi
di Jebaliya. E nei pressi della colonia israeliana di Netzarim è rimasto ucciso, nel
corso di violenti scontri, un bambino palestinese di 13 anni. A Nablus i soldati dell’esercito ebraico hanno assassinato,
ieri, un presunto militante delle ‘Brigate dei martiri di Al Aqsa’. Sempre
ieri è stato liberato, dopo 24 ore di sequestro, il giornalista della rete televisiva
Cnn, Riad Ali, rapito lunedì scorso da attivisti palestinesi.
Israele
prenderà in considerazione “tutte le opzioni” per impedire all’Iran di
sviluppare un proprio arsenale nucleare. Lo ha confermato il ministro della
Difesa israeliano, Shaul Mofaz, in una intervista pubblicata oggi dal
quotidiano ‘Yediot Ahronot’. La preoccupazione sull’attività nucleare di Teheran
è cresciuta dopo l’annuncio delle autorità iraniane di aver avviato le
procedure di conversione di uranio grezzo in gas, primo passo per la creazione
di una bomba atomica.
Venti
soldati afghani sono morti ed altri quattro sono rimasti feriti in seguito ad
un attacco sferrato da oltre 60 talebani nella provincia dell’Afghanistan
meridionale di Zabul. A riferirlo è
l’agenzia di stampa Aip precisando che l’agguato è stato condotto contro
il quartier generale dell’amministrazione e della sicurezza del distretto di
Khak-e-Afghan.
Nel
sud est della Cecenia, le forze filo-russe stanno circondando, da tre giorni,
un numeroso gruppo di guerriglieri. Nelle ultime ore, 23 ribelli e cinque
soldati sono morti durante furiosi scontri. Tra i combattenti assediati
potrebbe esserci anche Aslan Maskhadov, l’ex presidente della Repubblica
caucasica coinvolto, secondo Mosca, nella strage di Beslan. Il capo
dell’amministrazione locale, Vakha Magamgaziev, ha dichiarato, infatti, che alcune
intercettazioni radio dimostrerebbero che nel gruppo ci sono diversi
fedelissimi di Maskhadov. La notizia è stata confermata anche dal vicepremier
ceceno, Ramzan Kadyrov.
Nello Yemen, due dei sei
imputati per l’attentato compiuto contro il cacciatorpediniere statunitense
“Cole”, sono stati condannati a morte da un tribunale di Saana. Agli altri
quattro incriminati sono state inflitte pene che vanno dai cinque ai dieci anni.
L’attacco terroristico, che ha investito lo scorso 12 ottobre del 2002 la nave
da guerra americana mentre stava entrando nel porto di Aden, ha causato la
morte di 17 persone ed è stato rivendicato da ‘Al Qaeda’.
In
Spagna la polizia ha arrestato stamani, nel nord del Paese, cinque presunti
membri del gruppo separatista basco dell’Eta. Secondo quanto riportato da
diversi organi di stampa, i cinque uomini sono sospettati di aiutare i membri
dell’organizzazione ad attraversare le frontiere da e per la Spagna. Un
portavoce del ministero degli Interni di Madrid non ha rilasciato ulteriori
informazioni sulla vicenda. L'Eta ha lanciato la sua campagna terroristica,
alla fine degli anni ’60, rivendicando l’indipendenza dei Paesi baschi dalla
Spagna.
Almeno
45 clandestini nordcoreani si sono rifugiati in Cina all’interno
dell’ambasciata canadese a Pechino. Lo ha riferito l’agenzia di stampa sudcoreana
‘Yonhap’. Se il numero degli immigrati verrà confermato, si tratta della fuga
più massiccia di rifugiati nordcoreani in una sede diplomatica straniera.
Decine di migliaia di nordcoreani, addirittura 300.000 secondo organizzazioni
umanitarie sudcoreane e di altri Paesi, sono fuggiti dalla Corea del Nord
e vivono clandestinamente in Cina.
Un
tifone ha colpito l’isola giapponese di Kyushu provocando la morte di almeno
due persone. Il tifone, ribattezzato Meari, ha già flagellato l’arcipelago
meridionale di Okinawa con venti e piogge torrenziali. Frane a ripetizione
hanno inghiottito case e isolato centinaia di persone.
In
Nigeria i ribelli hanno minacciato di colpire le compagnie petrolifere ed il
loro leader, Asari, fa sapere di essere stato invitato ad Abuja dal presidente
Olusegun Obasanjio per negoziare. Ma il portavoce del presidente ha smentito
questa notizia. L’insurrezione nell’area del delta del Niger, dove si
estraggono gran parte dei 2,5 milioni di barili al giorno che il Paese africano
immette sul mercato, sta facendo impennare i prezzi del greggio. La borsa non
sembra aver accolto con fiducia, intanto, la proposta saudita di aumentare di
1,5 milioni di barili al giorno. Nonostante l’offerta saudita, il prezzo del
petrolio resta, infatti, sopra i 50 dollari al barile.
Sventato
un tentativo di colpo di Stato in Mauritania. Il ministro dell’Interno, Ould
Cherif Ahmed, ha dichiarato che le forze di sicurezza hanno bloccato un vasto
piano di destabilizzazione e di sabotaggio finalizzato alla presa del potere
nel Paese. Il ministro ha anche precisato che sono stati arrestati molti
appartenenti al commando che ha pianificato il tentativo di golpe. Tra le
persone fermate ci sono anche quattro ufficiali dell’esercito.
In Italia, via libera della
Camera alla devolution. L’Aula di Montecitorio, dopo tre giorni di
dibattito, ha approvato, infatti, l’articolo 34 del disegno di legge di riforma
costituzionale che ridisegna le competenze legislative di Stato e Regioni.
Quest’ultime avranno la potestà esclusiva di legiferare su assistenza e
organizzazione sanitaria, sull’organizzazione scolastica e sulla definizione
della parte dei programmi scolastici e formativi di interesse specifico della
Regione. Di competenza regionale anche l’ordinamento della polizia
amministrativa regionale e locale e di ogni altra materia non espressamente
riservata alla legislazione dello Stato.
Più di
120 immigrati sono sbarcati questa mattina a Lampedusa. Sono tutti in buone
condizioni di salute e sono già stati trasferiti nel centro di accoglienza
temporanea dell’isola. Dalle prime informazioni, risulta che l’imbarcazione
sarebbe partita, ieri, dalle coste nordafricane. I clandestini sostengono di
provenire dall'Eritrea e dai Territori occupati.
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