RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno XLVIII n. 272 - Testo della trasmissione di martedì 28 settembre 2004

 

Sommario

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

La gratitudine e l’affetto del Papa per le autorità, le forze dell’ordine e la popolazione di Castel Gandolfo per la serenità che ha accompagnato il suo soggiorno, che si concluderà domani

 

Il male è causa di guerre, il bene produce pace e sviluppo per tutta l’umanità: presentato il messaggio per la Giornata mondiale della pace 2005, dal titolo: “Non lasciarti vincere dal male, ma vinci con il bene il male”

 

Oggi pomeriggio Messa in suffragio di Paolo VI e Giovanni Paolo I

 

Giuseppe Maria Cassant, un giovane monaco trappista all’onore degli altari: ai nostri microfoni Suor Augusta Tescari.

 

OGGI IN PRIMO PIANO

Iraq, fecondazione assistita, ecumenismo e anno dell’Eucarestia: molti i temi affrontati nel comunicato finale del consiglio episcopale della CEI, presentato da mons. Betori

 

Sono trascorsi 4 anni dall’inizio della seconda Intifada palestinese: ce ne parla padre Ibrahim Faltas

 

Dopo la bocciatura della riforma sulla naturalizzazione degli stranieri in Svizzera, dal referendum di domenica esce comunque un Paese diviso: ai nostri microfoni mons. Grampa, vescovo di Lugano

 

Nel 25.mo dell’apertura della sede centrale della comunità incontro di don Pierino Gelmini, consegnata ieri alla memoria di frate Indovino la “Madonna del Sorriso”, venerata nei centri della comunità: intervista con don Pierino Gelmini

 

CHIESA E SOCIETA’:

Veglie di preghiera e marce silenziose di protesta si sono tenute nello Stato del Kerala, nel Sud dell’India, per le tre suore delle Missionarie della Carità aggredite sabato scorso

 

Ferma condanna dei vescovi spagnoli sul progetto di legge che prevede l’equiparazione dei diritti di coppie omosessuali ed eterosessuali

 

La Conferenza episcopale lituana invita a fidarsi di esponenti politici e partiti impegnati nella ricostruzione dell’indipendenza della Lituania mediante programmi realistici e a lungo termine

 

“Con Susilo cinesi e cristiani si sentono soddisfatti”: lo sottolinea il vescovo indonesiano commentando, a spoglio quasi ultimato, la vittoria alle presidenziali di Susilo Yudhoyono

 

Premio “Per Anger” all’arcivescovo Gennaro Verolino per “l’impegno disinteressato e lo spirito eroico che gli consentirono di salvare tanti ebrei durante l’occupazione tedesca d’Ungheria”

 

“Stefano il Grande – un ponte tra oriente e occidente”: questo il titolo della mostra in programma dal 1 al 31 ottobre ai Musei Vaticani sulla figura del principe Stefano il Grande.

 

24 ORE NEL MONDO:

In Iraq ancora violenze a Falluja. Simona Pari e Simona Torretta, secondo un giornale del Kuwait, potrebbero essere liberate venerdì prossimo

 

Sempre più tensione in Nigeria: i ribelli contro il governo per il petrolio. Il prezzo del greggio supera i 50 dollari a barile

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

28 settembre 2004

 

 

LA GRATITUDINE E L’AFFETTO DEL PAPA PER LE AUTORITA’, LE FORZE DELL’ORDINE E

LA POPOLAZIONE DI CASTEL GANDOLFO PER LA SERENITA’ CHE HA ACCOMPAGNATO

IL SUO SOGGIORNO NELLA CITTADINA LAZIALE, CHE SI CONCLUDERA’ DOMANI

- Servizio di Alessandro De Carolis -

 

Sta per concludersi la permanenza di Giovanni Paolo II a Castel Gandolfo, iniziata dopo la vacanza trascorsa in Valle d’Aosta a luglio. Oggi, alla vigilia del suo rientro in Vaticano, il Papa si è congedato dalle autorità locali e dalle forze dell’ordine che hanno vegliato sulla tranquillità del suo soggiorno, ricevendo in udienza, per un breve incontro di saluto, il sindaco della cittadina castellana, Maurizio Colacchi, i membri della giunta e del Consiglio comunale e i rappresentanti dei Carabinieri e dell’Ispettorato di Pubblica sicurezza presso il Vaticano. Il servizio di Alessandro De Carolis:

 

**********

Due mesi e mezzo nel verde delle Ville pontificie, che guardano sull’impareggiabile conca del lago di Castel Gandolfo. Tanto è durata quest’anno la lunga sosta del Pontefice nel “Vaticano numero due”, secondo una sua antica e affettuosa definizione mai dimenticata. E come sempre, Giovanni Paolo II ha voluto manifestare la propria gratitudine a tutti coloro che, a vario livello, hanno contribuito a rendere sereno questo annuale soggiorno a Castel Gandolfo, a partire dalla autorità comunali ma anche, attraverso loro, alla popolazione castellana:

 

“In questa ridente e laboriosa località dei Castelli Romani, a me tanto cara, ho potuto trascorrere giorni sereni e riposanti. Ora mi appresto a fare ritorno in Vaticano, confortato anche dalla vostra spirituale vicinanza e preghiera. Per tutto questo vi ringrazio di cuore, anche a nome dei miei collaboratori”.

 

E la gratitudine del Papa per il discreto ma efficiente lavoro a garanzia della tranquillità del suo soggiorno ha toccato anche i membri di Polizia e Carabinieri, che hanno prestato servizio a Castel Gandolfo. “Vi auguro - ha detto loro - di essere sempre testimoni dei valori di giustizia, lealtà e spirito di sacrificio, che trovano la loro sorgente più profonda nell’amore per Dio e per il prossimo”. Domenica scorsa, infine, il Pontefice, affidandosi alle loro preghiere, aveva ringraziato e salutato il direttore delle Ville Pontificie, il dott. Saverio Petrillo, e i dipendenti con queste parole:

 

“Ritornando in Vaticano, porterò con me il caro ricordo dei giorni sereni e riposanti che ho potuto trascorrere al Castello, grazie anche al vostro aiuto”.

**********

 

 

IL MALE E’ CAUSA DI GUERRE, IL BENE PRODUCE PACE E SVILUPPO

PER TUTTA L’UMANITA’: PRESENTATO IL MESSAGGIO DEL PAPA

PER LA GIORNATA MONDIALE DELLA PACE 2005, DAL TITOLO:

“NON LASCIARTI VINCERE DAL MALE, MA VINCI CON IL BENE IL MALE”

- A cura di Alessandro De Carolis -

 

La pace è un bene che produce miglioramenti, morali e materiali, nella comunità internazionale e a tutti i livelli di ogni singola società. La pace porta al bene comune, al contrario del male, “causa e fonte di conflitti e guerre”. Poggia su queste fondamenta il tema del Messaggio di Giovanni Paolo II per la 38.ma Giornata mondiale della pace, che verrà celebrata il primo gennaio 2005. Il titolo del Messaggio si rifà a un versetto di San Paolo ai Romani: “Non lasciarti vincere dal male, ma vinci con il bene il male”.

 

“Il tema – si legge nella presentazione del Messaggio resa nota oggi - intende sollecitare una presa di coscienza sul male come causa e fonte di conflitti e guerre e, nello stesso tempo, sul legame inscindibile tra il bene morale e la pace. La pace, infatti, si presenta come il frutto di scelte ispirate al bene e orientate al bene”. La riflessione del Papa, che esorta alla responsabilità “personale e collettiva” nel rifiuto del male e nella scelta del suo contrario, si concentra sul “bene morale” da cui trae concretezza uno dei principi più rilevanti della dottrina sociale della Chiesa: quello del “bene comune universale”. Il realizzarlo - afferma il Pontefice - “ha tra i suoi obiettivi quello di strutturare gli assetti sociali, economici e politici, nazionali e internazionali, nella prospettiva della pace”.

 

L’altro passaggio porta ad una considerazione sui “beni materiali” che, secondo la Chiesa, devono avere una “destinazione universale”, così come ripetutamente insegnato e ribadito da Giovanni Paolo II, per il quale esiste una “stretta connessione tra diritto allo sviluppo e diritto alla pace”. “In questa prospettiva – si legge nella nota di presentazione - una responsabilità capace di lasciarsi permeare dalla volontà di ricercare il bene e di fuggire il male non può non prendere in considerazione i tanti problemi sociali ed economici che gravano sulla vita dei popoli, disuguaglianze, privazioni di ogni genere, ingiustizie diffuse, insicurezza, nella ricerca, decisa e solerte, di trovare una soluzione improntata all’equità e alla solidarietà”. Il Messaggio per la Giornata della pace 2005 - si legge infine - “avrà lo scopo di impegnare tutti a ricercare la strada del bene come la strada più sicura e veloce per giungere alla pace”.

 

 

OGGI POMERIGGIO MESSA IN SUFFRAGIO DI PAOLO VI E GIOVANNI PAOLO I

 

Si svolgerà oggi pomeriggio alle ore 18, presso l’Altare della Cattedra nella Basilica Vaticana, la Santa Messa in suffragio dei defunti Sommi Pontefici Paolo VI e Giovanni Paolo I. La celebrazione eucaristica sarà presieduta, a nome del Santo Padre, dal cardinale Joseph Ratzinger, Decano del Collegio Cardinalizio.

 

 

GIUSEPPE MARIA CASSANT, UN GIOVANE MONACO TRAPPISTA

ALL’ONORE DEGLI ALTARI

- Intervista con Suor Augusta Tescari -

 

Tra i beati che Giovanni Paolo II proclamerà domenica prossima c’è il monaco trappista Giuseppe Maria, al secolo Pietro Giuseppe Cassant, di cui parliamo oggi. Sacerdote e professo dell’Ordine cistercense riformato, è morto ad appena 25 anni di età, nel 1903, pochi mesi dopo aver ricevuto l’ordinazione sacerdotale. A parlarcene, nell’intervista di Giovanni Peduto, è la postulatrice della causa di beatificazione, la suora trappista Augusta Tescari:

 

**********

R. – La sua vita è molto semplice, appunto, perché la sua vita è stata estremamente breve. Giuseppe Maria Cassant è nato a Casseneuile, nel sud della Francia, nel 1878. Ha desiderato essere sacerdote sin dall’infanzia. E’ entrato alla trappa di Santa Maria del Deserto, a Tolosa, a 16 anni, ha trascorso 9 anni nel monastero, amato dai confratelli, sempre sorridente e contento, ma facendo molta fatica negli studi ed indebolendosi sempre più fisicamente, superando molte tentazioni di scoraggiamento. Quando ha manifestato il suo stato di salute era già troppo tardi. E’ morto di tubercolosi, appunto, 8 mesi dopo l’ordinazione sacerdotale, a 25 anni. Era il 1903. E’ tutto quello che si può dire della sua vita come cronologia.

 

D. – Qual è stata allora la sua santità?

 

R. – Penso che la sua grandezza, la sua santità è stata tutta nell’aver capito che il cuore della vita dell’uomo, la sua vera forza ed anche la sua vera gioia, è l’amore a Cristo nel mistero della Croce e nel suo cuore aperto per la salvezza del mondo e anche nella sua presenza eucaristica. Lui diceva: “L’Eucaristia è la sola felicità qui sulla terra!” e il suo motto era: “Tutto per Gesù”. Era anche la sua risposta ad ogni circostanza e ad ogni difficoltà. Io penso che la sua santità sia stata quella della vedova del Vangelo di Luca che è stata canonizzata da Gesù stesso. La vedova aveva messo due soldi, due spiccioli nel tesoro del Tempio, mentre gli altri mettevano molto, però Gesù dice: “Gli altri hanno dato del loro superfluo, mentre lei ha messo tutto quello che aveva per vivere”. Direi che è stata proprio la forma di santità di Giuseppe Maria.

 

D. – Un episodio significativo della sua vita …

 

R. – Beh, a me viene in mente quello che ha scritto, in una maniera molto ingenua, proprio da bambino, quando aveva 14 anni. Scriveva nel suo diario: “Primo giorno dell’anno 1892: Signore, io, un giorno, andrò sugli Altari. Lo spero, con la tua grazia. Signore, vengo a chiederti la grazia di arrivare sugli Altari”. Si stava esprimendo in un francese scorretto, perché usava il plurale per il singolare, però precisava, subito dopo, il senso esatto del suo desiderio: “Dammi l’intelligenza e tutto ciò che sarà utile per essere un buon prete!”. Quindi, lui non esprimeva un desiderio di santità canonizzata, ma semplicemente esprimeva il suo desiderio del sacerdozio. Però, adesso il Signore lo ha esaudito alla lettera, in un modo in cui il ragazzo non avrebbe mai neppure immaginato, in questa sua umile, però appassionata, richiesta.

 

D. – Perché questo ragazzo poi entrò nell’Ordine cistercense riformato?

 

R. – E’ entrato dietro consiglio del suo parroco che lo vedeva portato al silenzio, alla preghiera, al raccoglimento. Non era molto adatto per gli studi e per il ministero sacerdotale, mentre invece sarebbe riuscito un ottimo monaco sacerdote. L’unico dubbio del parroco era che il ragazzo non ce la facesse, dato che la regola dei trappisti era molto austera. Sicché nella canonica, prima di fargli visitare la trappa, hanno provato tutti e due, parroco e parrocchiano, a svolgere la vita trappista: si alzavano alle due di notte, cantavano interamente l’ufficio, lavoravano manualmente, praticavano il silenzio, una dieta vegetariana, eccetera. Dopo una prova di qualche mese, si è dimostrato che il ragazzo ce l’avrebbe fatta e allora il parroco lo ha accompagnato al monastero di Santa Maria del Deserto.

 

D. – Quale messaggio dà ai cristiani di oggi Giuseppe Maria Cassant?

 

R. – Penso che sia un messaggio di fiducia in questo senso: il mondo di oggi è un mondo che precipita nella depressione, nella disperazione, ma è assetato di amore e di tenerezza. La vita di Giuseppe Maria Cassant può essere una risposta soprattutto per i giovani che sono alla ricerca del senso della vita. Oggi contano soltanto i campioni, i “superdotati”. Tutto deve essere al top e, dato che normalmente non lo è, e non c’è bisogno che lo sia, i giovani che non sono guidati verso i veri valori si scoraggiano. Giuseppe Maria era un piccolo, un povero, un adolescente non brillante agli occhi degli uomini. La sua riuscita, la riuscita della sua vita è dovuta soltanto all’incontro sconvolgente con Gesù … Egli ha accolto la Sua chiamata e poi ha imparato ad amarlo lasciandosi aiutare però prima dal suo parroco e poi dal suo padre maestro che è stato per lui un amico ed un padre in una comunità di fratelli. Penso che l’atteggiamento e la vita di Giuseppe Maria aiutano i giovani perché li incoraggiano a lasciarsi guidare, a fidarsi di chi li segue, di chi li educa e, nello stesso tempo, aiutano i genitori, gli educatori, chi si occupa dei giovani a seguirli uno per uno, veramente e personalmente, come hanno fatto gli educatori di Giuseppe Cassant. E, proprio perché Joseph Cassant ha saputo essere un figlio ed un discepolo, malgrado la sua giovane età, penso che adesso può esserci padre e anche maestro.

**********             

 

 

=======ooo=======

 

 

OGGI IN PRIMO PIANO

28 settembre 2004

 

 

IRAQ, FECONDAZIONE ASSISTITA, ECUMENISMO E ANNO DELL’EUCARESTIA:

MOLTI I TEMI AFFRONTATI NEL COMUNICATO FINALE

DEL CONSIGLIO EPISCOPALE DELLA CEI, PRESENTATO DA MONS. BETORI

 

I drammi che affliggono l’umanità, le priorità per l’Italia in un momento di riforme istituzionali, la salvaguardia della vita in ogni sua forma, l’evangelizzazione e le sfide per il clero ed i laici. Queste alcune delle sfide contenute nel comunicato finale del Consiglio Episcopale Permanente, riunitosi dal 20 al 23 settembre, presentate oggi da mons. Giuseppe Betori, Segretario generale della CEI, nella Sala Marconi della Radio Vaticana. Per noi c’era Massimiliano Menichetti:

 

**********

Nel presentare il comunicato finale del Consiglio Episcopale Permanente, mons. Betori ha subito sottolineato la gratitudine dei vescovi per l’indizione, da parte del Pontefice, dell’Anno dell’Eucarestia” che avrà inizio con il congresso eucaristico mondiale in programma a Guadalajara, in Messico, dal 10 al 17 ottobre, e si concluderà con il Sinodo dei Vescovi ad ottobre 2005. Apprezzamento poi è stato espresso per i gesti di fraternità e dialogo compiuti fin da oggi dalle Chiese cattolica ed ortodosse, realizzati sia in occasione della solennità dei Santi Pietro e Paolo, con la “Dichiarazione comune” del Papa e del Patriarca Ecumenico Bartolomeo I, sia con il dono dell’Icona della Madre di Dio di Kazan al Patriarca Alessio II di Mosca. L’attenzione si è poi concentrata sulla sfida lanciata al laicato cattolico chiamato ad una sempre maggiore interazione tra parrocchie, associazioni e movimenti così da orientare in senso cristiano il tessuto sociale. Quindi è stata approfondita la tematica relativa alla formazione nei seminari, individuando orientamenti e norme per la formazione dei futuri sacerdoti. Sulla cura pastorale dei migranti, fenomeno questo sempre più complesso, è stata evidenziata l’urgenza di una pastorale più attenta ai bisogni specifici degli immigrati. Volgendo lo sguardo allo scacchiere internazionale, la CEI ha espresso forte apprensione per le tante situazione di conflittualità come in Iraq, Medio Oriente, Ossezia, Africa e per le catastrofi naturali come quella che ha colpito Haiti. Netta la posizione di mons. Betori sul ritiro delle truppe in Iraq...

 

“Oggi il problema non è tanto quello della permanenza o meno delle truppe, quanto il favorire il processo di democratizzazione che al momento ha un punto di riferimento in questo governo, che è nato, non chiediamo come, ma che occorre far crescere. C’è una realtà che può prendere mano. Il processo di democratizzazione va favorito comprendendo ciò di cui ha bisogno”.

 

Passando poi all’Italia, è stata mostrata preoccupazione per il clima e “la strumentalizzazione” che accompagna la raccolta di firme da parte dei Radicali per il referendum abrogativo sulla legge che regola la fecondazione medicalmente assistita. Quindi, parlando di riforme e federalismo è stato espresso l’invito alle istituzioni e alle componenti politiche del Paese di intraprendere la via del dialogo affinché sia conservata l’unità della nazione nel rispetto dei principi di sussidiarietà e solidarietà.

**********

 

 

SONO TRASCORSI 4 ANNI DALLO SCOPPIO DELLA SECONDA INTIFADA PALESTINESE:

DA ALLORA CIRCA 4400 I MORTI

- Intervista con padre Ibrahim Faltas -

 

L’Intifada palestinese entra oggi nel suo quinto anno. Cominciò il 28 settembre del 2000, dopo il fallimento dei negoziati di Camp David. Scintilla della rivolta, la visita di Ariel Sharon, allora capo dell’opposizione israeliana, alla spianata del Tempio di Gerusalemme, da secoli anche terzo luogo santo dell’Islam. Il servizio di Graziano Motta:

 

**********

L’Intifada ha preso il nome dalla Moschea di Al Aqsa. Ha causato finora più di 4 mila e 400 morti, in maggioranza palestinesi, ed oltre un migliaio di ebrei, il 70 per cento dei quali civili. Sono diminuiti gli attentati suicidi - si sostiene - dopo la costruzione della barriera di separazione con i territori. Il muro ha però aggravato le condizioni di vita della popolazione palestinese. Sono aumentati, inoltre, i lanci di missili e di mortai sul territorio israeliano, gli atti di guerriglia e i raid di rappresaglie israeliane, le cosiddette incursioni mirate e le operazioni militari. Ieri, un bilancio di sette palestinesi uccisi, due dei quali civili, e un evento insolito: il rapimento, nella Striscia di Gaza, da parte di cinque palestinesi armati di un operatore dell’informazione televisiva, produttore ed interprete dell’americana CNN, Riad Ali, arabo della minoranza drusa d’Israele. Un’organizzazione fondamentalista, indicata come responsabile, ha smentito, anzi ha denunciato l’accaduto. Nessuna rivendicazione finora e sforzi dell’Autorità palestinese per ottenerne il rilascio.

 

Per Radio Vaticana, Graziano Motta.

**********  

 

Dopo quattro anni di guerra, israeliani e palestinesi si ritrovano più divisi che mai. Andrea Sarubbi ne ha parlato con padre Ibrahim Faltas, responsabile della Basilica della Natività a Betlemme:

 

**********

R. – In questi quattro anni è cambiato tutto, anche tra palestinesi ed israeliani. Penso che mai, dalla guerra del ’67, i rapporti tra palestinesi ed israeliani siano stati peggiori. Non c’è dialogo e non c’è nessun rapporto tra di loro.

 

D. – Questi quattro anni sono stati segnati da una costante: ogni volta che sul piano politico la pace sembrava avvicinarsi, pensiamo alla Road Map, sul terreno la situazione precipitava …

 

R. – Il problema è che ci sono alcune persone, poche, ma da entrambe le parti, che non vogliono la pace. Allora, quando si avvicina una soluzione, un accordo, scoppia di nuovo tutto. Mi piace la famosa frase di Paul Valéry che dice che “la guerra è un massacro tra migliaia di persone che non si conoscono, nell’interesse di poche persone che si conoscono, ma non si massacrano”. Penso che sia quello che sta succedendo in Terra Santa.

 

D. – C’è stato un momento, in questi quattro anni, in cui anche voi della Basilica della Natività avete sofferto in prima persona…

 

R. – Veramente, durante l’assedio di 39 giorni della Natività, nessuno di noi pensava di uscire vivo da quella situazione. Penso che sia l’unica volta in cui sono entrati dei palestinesi armati in un posto e la maggior parte di loro ne sono usciti vivi. E questo grazie alla nostra presenza, perché abbiamo scelto di rimanere… abbiamo rischiato la nostra vita, per salvare le persone umane: assediati e assedianti.

 

D. – Padre Faltas, sono stati anni duri per la Terra Santa, anche da un punto di vista economico…

 

R. – Sì, i pellegrinaggi adesso sono bloccati. Qualcuno viene, ma sono pochi. A Betlemme adesso i disoccupati sono circa l’85 per cento. La maggior parte della gente di Betlemme lavora nel settore del turismo ed il turismo è bloccato. Tanti di questi artigiani, che lavoravano il legno di ulivo e la madreperla, hanno chiuso le loro botteghe e non lavorano più.

********** 

 

 

DOPO LA BOCCIATURA DELLA RIFORMA SULLA NATURALIZZAZIONE DEGLI STRANIERI

IN SVIZZERA, DAL REFERENDUM DI DOMENICA ESCE COMUNQUE UN PAESE DIVISO

- Con noi, mons. Piergiacomo Grampa, vescovo di Lugano -

 

La destra nazionalista canta vittoria in Svizzera, dopo la bocciatura della riforma sulla naturalizzazione degli stranieri: contro la nuova legge, che facilitava la concessione del passaporto agli immigrati di seconda e terza generazione, ha votato oltre la metà degli elettori. Ma dal referendum di domenica esce comunque un Paese diviso, come spiega mons. Piergiacomo Grampa, vescovo di Lugano, al microfono di Andrea Sarubbi:

 

**********

R. - Il voto non è uniforme e ha ripresentato quello che da noi in Svizzera si chiama il fenomeno del “Rostigraben”, del fossato che divide gli svizzeri tedeschi dagli svizzeri romandi, di lingua francese. La Romandia ha votato favorevolmente a questa apertura per l’integrazione degli stranieri, aderendo alle proposte del governo e del Parlamento di favorirne la naturalizzazione. Gli svizzeri tedeschi, invece, sono sempre più prudenti e conservatori in queste aperture e la votazione ha ripresentato questa spaccatura nel Paese. Mi dispiace che il mio cantone, il Canton Ticino, che di solito segue gli svizzeri francesi romandi, questa volta si sia allineato sulle posizioni degli svizzeri tedeschi.

 

D. – Lei ha appena detto “mi dispiace”. La Chiesa non è contenta del referendum, era favorevole alla riforma dell’allargamento della cittadinanza?

 

R. – La Chiesa è stata decisamente a favore. Si è votato la domenica dopo la festa federale del Ringraziamento, nella quale i vescovi sono soliti rivolgersi con una lettera pastorale alle loro chiese: in quella lettera, avevano indicato chiaramente il loro favore a questa comprensibile ragionevole apertura. Certo, noi eravamo favorevoli. Volevamo dare questo segnale di accoglienza più aperta e generosa verso gli stranieri, ma la maggioranza del nostro popolo non è stata del medesimo parere, dovremo pazientare, prima di raggiungere questo traguardo.

 

D. – È un momento in cui anche in Svizzera si comincia a parlare di disoccupazione. Secondo lei, questo può avere inciso sul voto?

 

R. – No. Credo, piuttosto, che la causa sia da ricercare nell’attenzione particolare degli svizzeri tedeschi alla propria storia, alla legge e ai costumi. In un mio recente intervento, avevo detto che, oggi più di ieri, svizzeri non si nasce, ma lo si diventa. Se da un lato è indispensabile preoccuparsi che chi chiede di essere svizzero conosca storia, leggi, costumi, ma soprattutto lo spirito che ha fatto grande ed invidiata la Confederazione nei secoli passati, dall’altro si pensava che un ragazzo di terza generazione, che quindi ha frequentato qui tutte le scuole, potesse automaticamente accedere alla nazionalità svizzera.

 

D. – In campagna elettorale si sono visti dei manifesti anti-immigrati che lanciavano l’allarme islamizzazione. Questo, secondo lei, quanto è stato sentito dalla gente?

 

R. – Non so dirlo. Posso aggiungere, però, che il nostro giornale cattolico si è rifiutato di pubblicare quel volantino, che abbiamo trovato inopportuno, non veritiero, volto a risvegliare un inaccettabile ed indebito spirito xenofobo. Certo che anche questa paura, agitata in modo inopportuno, ha pesato nella decisione finale. Bisogna avere pazienza. Ma i rimedi magari sono altri: che le famiglie cristiane di tradizione, ad esempio, siano più generose e feconde!

**********  

 

 

NEL 25.MO DELL’APERTURA DELLA SEDE CENTRALE DELLA COMUNITÀ INCONTRO

DI DON PIERINO GELMINI, CONSEGNATA IERI POMERIGGIO

ALLA MEMORIA DI FRATE INDOVINO LA “MADONNA DEL SORRISO”,

VENERATA IN TUTTI I CENTRI DELLA COMUNITÀ

- Intervista con Don Pierino Gelmini -

 

Consegnata ieri pomeriggio alla memoria di frate Indovino, padre Mariangelo da Cerqueto, la “Madonna del Sorriso” ovvero l’effige della Vergine Maria, venerata in tutti i Centri della Comunità Incontro, fondata da don Pierino Gelmini. Nel 25.mo dell’apertura della sede centrale della Comunità, vicino Terni, è stata ribadita la necessità di capire, aiutare ed amare gli altri, testimoniando incessantemente il volto di Cristo. Il servizio è di Massimiliano Menichetti:

 

**********

Sconfiggere la droga, la povertà e l’indifferenza con la parola di Cristo è la sfida che don Pierino Gelmini persegue quotidianamente da 40 anni, dal 1963, quando fondò la Comunità Incontro che ieri ha festeggiato i 25 anni dell’apertura della sede principale, quella del Mulino Silla di Amelia, vicino Terni. Una giornata di scambi e testimonianze sul valore dell’aiuto, sulla pericolosità della droga, dell’alcol, sulla necessità di ascoltare il messaggio del Vangelo. Don Gelmini:

 

R. - Molti credono che la Comunità sia solo una lotta alla droga, ma noi, invece, partiamo dal concetto che la nostra Comunità non è terapeutica, ma è una scuola di vita ed una proposta di vita, per cui la Comunità è aperta al mondo. Noi ci occupiamo anche di bambini abbandonati, perché non arrivino alla droga, non diventino ladroni. Per ogni persona c’è speranza ed amore.

 

D. – Cosa vuol dire, per lei, testimoniare il Vangelo?

 

R. – Testimoniare il Vangelo è… viverlo! Io parlo di Cristo terapia, Cristo valore, significato! Cristo, il pane che spezzi ogni giorno! Cristo nella speranza, nella disperazione! Questo è il Vangelo, per me.

 

D. – Don Pierino, qual è la prossima sfida?

 

R. – Un altro centro a San Severo, Pompei, ma sono tante le sfide, non è una. Alcuni Paesi non hanno risorse economiche, quindi li dobbiamo sostenere, perché c’è una povertà endemica.

 

D. – Don Pierino, in 40 anni di attività lei ha aiutato molti ragazzi ad uscire dalla droga, dall’alcolismo, dalla povertà … qual è il suo messaggio?

 

R. – Credere nell’uomo nonostante tutto.

 

Ieri è stata anche consegnata la “Madonna del Sorriso” alla memoria di frate Indovino. Ancora don Gelmini:

 

“Padre Mariangelo da Cerqueto, frate Indovino, che in vita ci ha assistito molto, ci ha dato una mano, non ci ha fatto solo promesse. Ci dava un aiuto giorno per giorno”.

 

Quindi la tradizionale cena, fatta con alimenti semplici, “per rinnovare – ha ribadito don Gelmini - il legame con le radici, con i tempi in cui il vecchio mulino era solo un mucchio di pietre abbandonate e per ritrovare”, quindi, “una vita semplice, povera, ma feconda”.

**********

 

 

=======ooo=======

 

 

CHIESA E SOCIETA’

28 settembre 2004

                                                                                                                                           

 

CONDANNIAMO CON FORZA I DUE ATTACCHI CONTRO LE MISSIONARIE DELLA CARITÀ.

COSÌ PADRE KARAKOMBIL, PORTAVOCE DELLA CONFERENZA EPISCOPALE DELL’INDIA,

COMMENTANDO GLI EPISODI DI VIOLENZA COMPIUTI SABATO DA FANATICI INDÙ

CONTRO LE SUORE MISSIONARIE DI MADRE TERESA, NELLO STATO DEL KERALA

- A cura di Maria Grazia Coggiola -

 

**********

NEW DELHI. = Veglie di preghiera e marce silenziose di protesta si sono tenute nello Stato del Kerala, nel sud dell’India, dove sabato scorso tre suore delle Missionarie della Carità, della beata Madre Teresa di Calcutta, sono state aggredite da un gruppo di fanatici indù. Il vescovo di Calicut, mons. Joseph Kalathiparambil, ha scritto una lettera di protesta al premier indiano Manmohan Singh, esprimendo il suo shock per un attacco contro un Ordine che è riconosciuto nel mondo per il suo impegno umanitario. Negli ultimi anni sono aumentate in India le violenze contro i religiosi e i luoghi di culto da parte di gruppi estremisti, legati all’ex partito di maggioranza BJP, sconfitto dal Congresso di Sonia Gandhi nelle elezioni di primavera. L’incidente di sabato in Kerala, dove i cristiani sono oltre il 20 per cento, è il primo contro delle religiose dell’Ordine della beata Madre Teresa. Le suore stavano portando cibo e medicine in una bidonville di dalit, gli intoccabili indiani, quando sono state picchiate con spranghe di ferro da alcuni uomini che le accusavano di fare opera di conversione. Poco dopo, un altro gruppo di 30 persone, ha preso d’assalto un’ambulanza con a bordo la madre superiora ed altri religiosi venuti in soccorso. Le suore, ferite alla testa, sono già state dimesse dall’ospedale. La polizia indiana avrebbe fermato una trentina di appartenenti all’ala religiosa estremista RSS del partito BJP.

**********

 

 

NUOVA CONDANNA DEI VESCOVI SPAGNOLI SUL PROGETTO DI LEGGE

CHE PREVEDE L’EQUIPARAZIONE DEI DIRITTI DI COPPIE OMOSESSUALI ED ETEROSESSUALI.

IL DDL DOVREBBE ESSERE APPROVATO VENERDI’ DAL GOVERNO ZAPATERO

 

MADRID. = Ferma condanna della Conferenza episcopale spagnola sul matrimonio tra omosessuali, a pochi giorni dall’approvazione da parte del Consiglio dei ministri del progetto di legge che prevede l’equiparazione dei diritti di coppie omosessuali ed eterosessuali. “E’ falso che l’unione di un uomo con un altro sia un matrimonio – ha detto il portavoce della Conferenza episcopale, Juan Antonio Martinez – e se la legge dice questo, è moneta falsa”. “La possibilità del matrimonio tra omosessuali per legge – ha aggiunto – introduce un virus nella società, che avrà conseguenze negative per la vita sociale”. “La Chiesa non impone niente – ha concluso il portavoce – ha il senso di un’imposizione, invece, l’esistenza di una legge che, a nostro parere, non è contraria alla fede cattolica, bensì alla ragione”. Il governo del premier spagnolo José Luis Rodriguez Zapatero approverà venerdì il progetto di legge sul matrimonio tra omosessuali, ai quali sarà permessa anche l’adozione di bambini. Il governo socialista, inoltre, prevede di rendere obbligatorio nelle scuole pubbliche l’insegnamento della storia delle religioni, inteso come approccio laico e storico filosofico, da accostare all’insegnamento facoltativo della religione. (B.C.)

 

 

UN INVITO A FIDARSI DI QUEGLI ESPONENTI POLITICI E DEI PARTITI IMPEGNATI

NELLA RICOSTRUZIONE DELL’INDIPENDENZA DELLA LITUANIA,

MEDIANTE PROGRAMMI REALISTICI E A LUNGO TERMINE. A RIVOLGERLO

E’ LA CONFERENZA EPISCOPALE LITUANA NELLA LETTERA IN VISTA DELLE ELEZIONI

PARLAMENTARI, CHE SI SVOLGERANNO NEL PAESE EST EUROPEO

IL 10 OTTOBRE PROSSIMO

 

VILNIUS. = Numerosi esponenti politici e partiti promettono di eliminare la povertà, la disoccupazione e la disuguaglianza sociale, ma è necessario prestare attenzione a quanti elaborano programmi realistici e a lungo termine, piuttosto che a quelli che promettono di risolvere tutto in tempi brevi. È quanto scrive la Conferenza episcopale lituana in una lettera in vista delle elezioni parlamentari nel Paese il 10 ottobre prossimo. “La maggior parte dei problemi della società – si legge nel documento – non può essere risolta in pochi mesi, né solo mediante azioni governative. È, dunque, fondamentale che vi sia una sinergia tra la classe politica, la Chiesa, le comunità locali e le diverse organizzazioni di volontariato”. I presuli lituani mettono poi in guardia gli elettori dalle campagne elettorali mendaci. A tal proposito, invitano i mezzi d’informazione ad evidenziare le reali capacità e la vera personalità dei diversi candidati. Occorre fare in modo – indicano i vescovi – che la propaganda elettorale non speculi sulle questioni sociali, ovvero relative ad anziani, indigenza, malati. La Lituania è un Paese troppo piccolo – si legge ancora nel messaggio – perché una parte sia ricca e l’altra indigente. Quindi, invitando gli elettori a considerare gli errori del passato, i presuli sottolineano come siano ormai obsoleti i tempi dominati dall’idea del livellamento sociale, imperniato sulla convinzione che sia giusto togliere ai ricchi per dare ai poveri. “I politici responsabili – scrivono – sono coloro che comprendono l’importanza dello sviluppo nella società e che si concentrano su come incrementare i fondi a disposizione dello Stato, per poi usarli con razionalità”. La Conferenza episcopale ha tenuto poi a ribadire che la Chiesa non sostiene alcun partito, coalizione o candidato, “sebbene non li consideri tutti uguali”. “Noi prendiamo le distanze da chi si dice particolarmente vicino alla Chiesa”, affermano, sottolineando come l’adempimento ai doveri cristiani da parte dei leader politici non passi attraverso le relazioni più o meno amichevoli con il clero, bensì mediante uno stile di vita esemplare, imperniato sul comune senso del bene che “ispiri posizioni prive di ambiguità nel momento in cui sono in discussione i diritti e la dignità della persona e la morale pubblica”. Nel documento i presuli invitano, infine, la popolazione ad adempiere il proprio dovere civico di votare e di farlo secondo la propria coscienza e le proprie convinzioni. (D.G.)

 

 

 SUSILO E’ UNA BUONA SCELTA PER LE MINORANZE”.

COSI’ IL VESCOVO INDONESIANO SUNARKO, COMMENTANDO, A SPOGLIO QUASI ULTIMATO,

LA VITTORIA ALLE PRESIDENZIALI DI SUSILO YUDHOYONO.

I RISULTATI UFFICIALI DELLA TORNATA ELETTORALE VERRANNO RESI NOTI IL PROSSIMO 5 OTTOBRE

 

JAKARTA. = “Con Susilo cinesi e cristiani si sentono soddisfatti”. Lo ha sottolineato, ai microfoni dell’agenzia Asianews, mons. Julianus Kemo Sunarko, vescovo di Purwokerto, in Indonesia. Susilo Bambang Yudhoyono (SBY) con 105 milioni di voti scrutinati su 150 milioni, guida lo spoglio con il 60,9 per cento, contro il 39,1 per cento dell’attuale presidente, Megawati Sukarnoputri. Secondo mons. Sunarko, i motivi della strepitosa vittoria di Susilo sono due: “La volontà di SBY di rendere l’Indonesia un Paese più ricco e pacifico, e il suo modo di parlare, che ha incontrato realmente le attese e i pensieri della gente indonesiana”. Il presule, inoltre, ritiene che Susilo, considerato un politico con una visione pluralistica della società, è “una garanzia di benessere per le minoranze locali, in particolare per i cinesi e i cristiani”. I cinesi sono il 2 per cento della popolazione, pari a 5 milioni di persone, mentre i cristiani raggiungono il 9,6 per cento, 20 milioni di persone. “Visto il suo passato di militare – conclude il vescovo – la gente sa che il nazionalismo diventerà uno dei principi guida di Susilo come presidente. Ma il settarismo gli è totalmente estraneo. È per questo che cinesi e cristiani sono soddisfatti della sua vittoria”. All’indomani della vittoria alle elezioni presidenziali, i cui risultati ufficiali verranno resi noti il prossimo 5 ottobre, Susilo ha invitato tutti i cittadini a “prendersi per mano”, per creare un’Indonesia “più giusta, pacifica e florida”. L’insediamento del nuovo presidente è previsto per il 20 ottobre. (B.C.)

 

 

L’ARCIVESCOVO GENNARO VEROLINO RICEVERA’ IL PROSSIMO 1° OTTOBRE

IL PREMIO “PER ANGER”. IL RICONOSCIMENTO E’ STATO ISTITUITO QUEST’ANNO

DAL GOVERNO SVEDESE, IN MEMORIA DELL’IMPEGNO PROFUSO

DALL’AMBASCIATORE ANGER NEL SALVARE GLI EBREI DI BUCAREST DALLA DEPORTAZIONE

 

ROMA. = Il prossimo primo ottobre, a Roma, presso l’Istituto Svedese di Studi Classici, l’arcivescovo Gennaro Verolino verrà insignito del premio “Per Anger”. Il riconoscimento, alla sua prima edizione, è stato istituito dal governo svedese, in memoria dell’ambasciatore Per Anger (1913-2002), segretario di legazione presso la rappresentanza diplomatica svedese a Budapest durante l’occupazione tedesca. Il premio, in particolar modo, vuole onorare l’opera dell’ambasciatore Per Anger tesa a salvare gli ebrei di Budapest dalla deportazione, attraverso il rilascio di passaporti di protezione svedesi. Nel 1944, l’arcivescovo Gennaro Verolino, uno degli ultimi testimoni dell’attività umanitaria svolta in quel tempo in Ungheria dalla diplomazia di Stoccolma, era segretario presso la Nunziatura Apostolica della capitale magiara. L’arcivescovo riceverà il premio “Per Anger” - si legge nella motivazione - per “l’impegno disinteressato, l’ingegno e lo spirito eroico che gli consentirono di salvare tanti ebrei durante l’occupazione tedesca d’Ungheria”. (B.C.)

 

 

 “STEFANO IL GRANDE – UN PONTE TRA ORIENTE E OCCIDENTE”: QUESTO IL TITOLO

 DELLA MOSTRA IN PROGRAMMA DAL 1 AL 31 OTTOBRE AI MUSEI VATICANI

 SULLA FIGURA DEL PRINCIPE STEFANO IL GRANDE, CHE GOVERNO’ LA MOLDAVIA,

REGIONE STORICA DELLA ROMANIA ORIENTALE

- A cura di Roberta Moretti -

 

**********

CITTA’ DEL VATICANO. = “Vero atleta della fede cristiana”. Così fu chiamato da Papa Sisto IV Stefano III il Grande, che dal 1457 al 1504 governò la Moldavia, regione storica della Romania orientale. Così è ricordato oggi, nel V centenario della morte, dall’ambasciatore di Romania presso la Santa Sede, Mihail Dobre, durante la conferenza stampa di presentazione della mostra a lui dedicata dal titolo “Stefano il Grande – Un ponte tra Oriente e Occidente”, in programma dal 1 al 31 ottobre nel Salone Sistino dei Musei Vaticani. La manifestazione, promossa dal ministero della cultura e dei culti della Romania, in collaborazione con i Musei Vaticani, è tesa a focalizzare la dimensione europea del principe, proclamato santo nel 1992, e a promuovere una migliore conoscenza della cultura romena. Il sovrano, noto per la tenace resistenza all’Impero ottomano, pensava che fosse compito dei sovrani europei difendere l’identità e i valori cristiani dell’Europa, minacciati dall’Islam. Il principe era consapevole dell’importanza geopolitica strategica della Moldavia, che rappresentava, a suo avviso, la “porta della cristianità”. Se questa porta fosse caduta in potere dei turchi la cristianità sarebbe stata in gran pericolo. Come “ponte tra Oriente ed Occidente” Stefano il Grande promosse il dialogo pacifico tra la Chiesa cattolica ed ortodossa, mantenendo una fitta corrispondenza epistolare con Papa Sisto IV. Il sovrano fu anche grande promotore delle arti e la mostra in Vaticano vuole esserne una testimonianza, presentando alcuni esemplari caratteristici dell’originale e multiforme arte moldava, che per la prima volta vengono esposti fuori dal territorio nazionale romeno.

**********

 

 

=======ooo=======

 

 

24 ORE NEL MONDO

28 settembre 2004

 

 

- A cura di Amedeo Lomonaco -

 

Un altro raid americano su Falluja, un ennesimo attacco della guerriglia contro soldati della coalizione a Bassora ed una serie di esplosioni a Baghdad. E’ questa la geografia dell’orrore che, nelle ultime ore, ha colpito l’Iraq. Il servizio di Amedeo Lomonaco:

 

**********

Un cittadino iracheno è morto ed un altro è rimasto ferito a causa della deflagrazione di un ordigno in una zona commerciale di Baghdad. A renderlo noto sono fonti mediche, precisando che il quartiere in cui è avvenuta l’esplosione è a maggioranza sciita, ma è abitato anche da molti cristiani. La capitale irachena è stata sconvolta anche da altre cinque esplosioni che fortunatamente non hanno provocato vittime. Due poliziotti iracheni sono stati assassinati da sconosciuti a Najaf. Due soldati dell’esercito britannico sono stati uccisi, inoltre, nel corso di un agguato compiuto da ribelli a Bassora. E nella notte almeno tre iracheni sono morti in seguito ad attacchi dell’aviazione statunitense sulla città sunnita di Falluja. Durante un altro raid compiuto a Kirkuk, le forze americane hanno arrestato Mohammad al-Jabburi, presunto leader di ‘Ansar Al Sunna’, gruppo legato ad al Qaeda e ritenuto responsabile di diversi attentati e sequestri.

 

Sul fronte ostaggi, la società di telecomunicazione ‘Orascom’ ha riferito, inoltre, che sarebbero stati rilasciati sei suoi dipendenti, quattro egiziani e due iracheni sequestrati la settimana scorsa in Iraq. La notizia non è stata ancora confermata dal ministero degli Affari esteri del Cairo. Non c’è, invece, nessun dubbio sulla liberazione di Fereydun Jahani, un diplomatico iraniano rapito lo scorso 4 agosto. Il ministero degli Esteri di Teheran ha detto, in una nota, che il rilascio è avvenuto grazie agli sforzi diplomatici e alla “stretta cooperazione” delle autorità irachene. Il ministro degli Esteri di Parigi, Michel Barnier, ha commentato questa vicenda affermando che costituisce un ulteriore incoraggiamento per arrivare alla liberazione dei due giornalisti francesi Christian Chesnot e Georges Malbrunot. Le autorità inglesi stanno verificando, infine, le affermazioni fatte ieri da Yasser al-Serri, leader di un’organizzazione islamica a Londra, secondo il quale l’ostaggio Kenneth Bigley sarebbe ancora vivo.

**********

 

Sono ore di speranza per la sorte di Simona Torretta e Simona Pari, le due volontarie italiane rapite a Baghdad tre settimane fa. Dopo tanti giorni di angosce e minacce, infatti, arrivano le prime notizie di negoziati. E oggi a Roma, in visita ufficiale, il re di Giordania, Abdallah II, si è detto fiducioso sul buon esito della vicenda. Il re è arrivato poco fa a Palazzo Chigi per incontrare il primo ministro italiano, Silvio Berlusconi. Il servizio di Giampiero Guadagni:

 

**********

Dopo tanto impenetrabile silenzio sul sequestro di Simona Torretta e Simona Pari è ora il momento dell’attesa fiduciosa, anche se su Internet arrivano ancora minacce di morte. “Entro martedì saprò dirvi qualcosa”, ha affermato in un’intervista al Corriere della Sera il re di Giordania, Abdallah II, che oggi è in visita ufficiale a Roma. Si spera sia portatore di notizie rassicuranti. Le parole di Abdallah, i cui servizi segreti hanno buoni contatti in Iraq fin dai tempi di Saddam Hussein, hanno confermato l’ottimismo creato dal giornale del Kuwait, ‘Al Rai Al Aam’, che sembra essere una fonte affidabile. Il quotidiano afferma che i negoziati hanno raggiunto un buon livello di cooperazione che le famiglie potrebbero avere notizie tra oggi e domani e che la liberazione potrebbe avvenire venerdì dietro pagamento di un riscatto. Intanto, l’intelligence americana avrebbe captato la voce di una delle due volontarie italiane, grazie ad un satellite spia. E gli occhi sono puntati anche sul presidente dell’Unione delle Comunità islamiche in Italia, che a Baghdad incontrerà rappresentanti del Consiglio degli Ulema sunniti. L’obiettivo è riportare a casa Simona Pari e Simona Torretta ed anche il corpo di Enzo Baldoni, il giornalista italiano rapito e ucciso dall’Esercito islamico in Iraq.

 

Per la Radio Vaticana, Giampiero Guadagni.

**********

 

E a Roma è giunto anche il presidente pakistano, Musharraf, alla sua prima visita in Italia. Il capo del governo di Islamabad, questa mattina a colloquio con Ciampi, incontrerà domani anche Berlusconi e giovedì verrà ricevuto in Vaticano dal Papa. La lotta al terrorismo internazionale è al centro della sua agenda, ma non mancano i temi economici: Musharraf incontrerà, infatti, anche Mincato, amministratore delegato dell’Eni, che in Pakistan estrae 50 mila barili di petrolio al giorno.

 

Un’operazione speciale condotta dalle forze filo-russe in Cecenia ha causato la morte di 23 guerriglieri separatisti e di due poliziotti. I combattimenti sono iniziati quando sulle montagne orientali della Repubblica caucasica è stato individuato un gruppo di circa 100 combattenti secessionisti.

 

Trasferiamoci in Nigeria. La milizia ribelle anti-governativa, che combatte nella regione del delta del fiume Niger, ha annunciato ieri sera l’intenzione di sferrare, a causa del petrolio, una “guerra totale contro lo stato nigeriano”, a partire dal prossimo 1 ottobre. I guerriglieri hanno anche esortato tutte le società petrolifere operanti nella zona, a bloccare la produzione entro quella data. Il prezzo del greggio, intanto, continua a salire. A New York ha superato il prezzo di 50 dollari al barile. Il greggio ha proseguito la sua corsa al rialzo anche sui mercati europei: il Brent ha toccato, questa mattina, la quota record di 46 dollari e mezzo.

 

Si fa sempre più tragico il passaggio dell’uragano Jeanne sull'isola di Haiti. Nella città settentrionale di Gonaives, sulla costa, continuano ad emergere i cadaveri a 10 giorni dal disastro: il sindaco sostiene che il bilancio potrebbe superare i 2 mila morti ed i 3 mila feriti.

 

Il candidato socialista Ferenc Gyurcsany è stato nominato, ieri a Budapest, primo ministro dal presidente dell’Ungheria, Ferenc Madl. Quest’ultimo ha incaricato il 43.enne neo premier di formare il nuovo governo.

 

I rappresentanti di circa trenta Paesi e di organizzazioni internazionali si sono riuniti, ieri ad Oslo, in Norvegia, per esaminare le necessità umanitarie ed economiche del Sudan, Paese insanguinato da due guerre civili che hanno provocato oltre un milione e mezzo di morti. Intanto, l’organizzazione non governativa “Medici senza frontiere” ha avvertito che nel sud della regione sudanese del Darfur, il tasso di malnutrizione e di mortalità ha superato la soglia di allerta.

 

La Thailandia ha annunciato oggi un “probabile” caso di trasmissione umana della cosiddetta ‘influenza dei polli’. Il caso sospetto è quello di una donna morta dopo essersi presa cura della figlia, deceduta dopo aver contratto il virus. Il ministero della Sanità thailandese ha precisato che, per il momento, non vi è alcuna prova di una mutazione del virus dei polli: recentemente l’Organizzazione mondiale della Sanità aveva messo in guardia contro l’eventualità di un’epidemia se il virus fosse riuscito a mutare.

 

 

=======ooo=======